E' passato un anno di governo Berlusconi.

Questa discussione ha 3 interventi Last post
Iscritto dal: 27/12/2008
User offline. Last seen 6 anni 26 settimane ago.

Riporto ciò che ha scritto in merito l'onorevole Di Pietro.
"E' passato un anno di governo Berlusconi.-

E' passato un anno di governo Berlusconi. Sono state fatte le elezioni europee e le amministrative. Ora possiamo trarre una prima conclusione: e' stato un anno terribile!

Un anno terribile sul piano dell'economia, della giustizia, dell'informazione, dell'occupazione e del lavoro, sul piano della trasparenza degli atti della Pubblica Amministrazione.

Un anno terribile perche' questo governo e questa sua maggioranza parlamentare asservita, stanno pensando solo a emanare provvedimenti che servono a loro stessi, alla loro casta, tenendo come riferimento quel progetto di "rinascita" piduista.

"Noi ci prendiamo tutto e, quindi, utilizziamo le strutture statali per fini personali", anzi, "utilizziamo pure gli aerei di Stato, i Top gun di Stato, per portare nani, ballerine e menestrelli in residenze private per i nostri godimenti".

Insisto: L'italia dei Valori non vuol mettere "l'occhio nel buco della serratura" della camera da letto del presidente del Consiglio. Il problema, proseguendo la metafora, e' che non si tratta della camera da letto del presidente del Consiglio, ma della "sala da pranzo e della cucina" di tutti gli italiani, che, per lo piu', sono rimasti con il "frigorifero vuoto". Perche' questo Parlamento, dal quale io sto parlando, ancora oggi, alla Camera e al Senato, si sta occupando delle intercettazioni telefoniche, del testamento biologico, del "sesso degli angeli" e bavagli, ma non di economia e di lavoro.

E' questa la ragione per cui noi abbiamo chiesto la sfiducia di questo Presidente del Consiglio. Perche' ci sta ridicolizzando agli occhi del mondo, perche' sta impoverendo l'economia reale del Paese, perche' sta creando una giustizia a doppio binario: zero tolleranza per i comuni cittadini e tolleranza senza limiti per i potenti di Stato.

Il direttore del Tg1, Minzolini, e' una persona che io conosco bene perche' l'ho gia' querelata tre volte. La cause che ha perso non sono state pagate da lui, ma se le e' fatte pagare dalla Mondadori di Berlusconi! Oggi, Minzolini, e' direttore del Tg1.

Prima ci liberiamo di questo governo e meglio e'! Anche con riferimento a questa squallida legge, che stanno per emanare e che chiamano "legge sulle intercettazioni", quando in realta' e' una legge bavaglio all'informazione, e' stata pensata affinche' voi non possiate sapere piu' niente. Solo attraverso la Rete, fin quando sara' libera, potremo parlare liberamente. Le televisioni nazionali ufficiali non potranno neanche piu' farvi sapere le malefatte che combina questa casta politica. D'ora in poi, con la scusa delle intercettazioni, nessuno potra' piu' far passare le notizie sui giornali.

E come dovremmo liberarci da questa zavorra al governo? Con il voto di sfiducia. Lo sapete che per discutere in Parlamento il voto di sfiducia bisogna avere 63 firme? Solo l'iItalia dei Valori ha firmato, nessuno dell'opposizione lo ha fatto. Questi pavidi! Queste persone senza coraggio! Questi "Ponzio Pilato" che non hanno il coraggio di denunciare con i fatti, oltre che a parole, come stanno le cose. Ci dicono "ma non raggiungete la maggioranza dei parlamentari per votare la sfiducia". Ma da qualche parte bisognera' pur cominciare a parlarne, così l'opinione pubblica viene almeno a conoscenza di ciò che sta accadendo.

Ecco perche' noi dell'Italia dei Valori - e concludo - oltre al voto di sfiducia, ci accingiamo anche a raccogliere le firme per il referendum su questa "legge bavaglio" all'informazione. Perche' e' l'unico modo per parlare ad almeno un milione di cittadini che sottoscriveranno con noi questo referendum. Sara' un modo per parlarne, nelle citta', nelle piazze, un modo per far conoscere l'altra verita', rispetto a quella ufficiale e menzognera. Fate una scelta: o ci date forza per poter essere voce della liberta' in questo Paese o il regime ci travolgera' tutti.

Leggi anche:
- Mozione di sfiducia
- Tutti insieme appassionatamente, contro la mozione Idv

Postato da Antonio Di Pietro "

f.g.

Iscritto dal: 17/01/2009
User offline. Last seen 7 anni 14 settimane ago.

Sì, filippo, bisogna guardare avanti. Oppure, se guardiamo indietro, molti non potrebbero nemmeno stare in parlamento, a leggi vigenti. Marcello de angelis ha scritto (non pentito) addirittura canzoni antisemite e nessuno gli rimprovera nulla. Mi chiedo sempre come faccia la nirenstein ad essere sua compagna di scranno, nella stessa formazione. Questa compagine governativa è un delirio.

Ca.pace

Iscritto dal: 24/09/2000
User offline. Last seen 5 anni 27 settimane ago.

 Leggi anche questo moralizzatore Galatti

 

 

Scalfari politico e l'Ingegnere a Tangentopoli

 

 

Di Giordano Gaetano - 5 giugno 1993
 

Scalfari politico e l’Ingegnere a Tangentopoli

Pannella organizza un convegno per radiografare i Grandi Moralizzatori della Repubblica

“L’Italia di domani - ammonisce Taradash - non nasce se sorgono i sepolcri imbiancati della spregiudicatezza”

di GAETANO GIORDANO

SOMMARIO: Vivace articolo di cronaca dello svolgimento del Convegno promosso dal gruppo federalista europeo a Roma per chiarire quali siano le vere caratteristiche del gruppo De Benedetti, un gruppo “politico, finanziario, editoriale” che oggi rappresenta, ad avviso dei promotori, “una parte del potere del Paese”. In particolare, si riferisce delle relazioni dei giornalisti Marco Borsa (che ripercorre la storia dello stesso De Benedetti dagli inizi fino agli ultimi recenti avvenimenti che lo vedono impigliato in Tangentopoli), Piero Vigorelli e Giulio Mazzocchi.

(IL GIORNO, 5 giugno 1993)

ROMA - Tanto per non far nomi: si parla di Carlo De Benedetti e di Eugenio Scalfari. Accade in un convegno intitolato, con sparata ironia, “I Grandi Moralizzatori della Repubblica”, indetto dal Gruppo federalista europeo della Camera dei Deputati e presieduto, nell’ovattata auletta dei gruppi parlamentari di Montecitorio, da Marco Pannella che chiuderà oggi una due giorni di interventi allusivamente dedicati a De Benedetti finanziere e alla Repubblica degli scandali, a Scalfari politico e a De Benedetti a Tangentopoli,a Una morale sinistra e alla Rai e la Repubblica (dove la parola Repubblica ha spesso un preciso doppio senso).

Qualche anticipo lo dà già, il leader dei radicali storici. “Il gruppo De Benedetti - gruppo politico, finanziario, editoriale - è una parte del potere del Paese. La Repubblica è un partito improprio e non un giornale d’opinione. Un gruppo e un partito improprio che, a differenza di Berlusconi, vogliono anche insegnare la morale”.

E invece non si tratta di far la morale a nessuno, dice Marco Taradash. Ma come reagire, rispetto a chi la vuol fare ad altri, magari senza esser titolare del magistero morale necessario.Ecco allora una serie di testimonianze per verificare se questi titoli ci sono o no. E se è giusto pretendere d’essere rimasti immuni dal virus di Tangentopoli all’insegna dell’ “Abbiamo rubato poco, i ladri sono gli altri”. E se è credibile parlare di un’editoria subalterna quando è evidente una subalternità imposta ad altri. E se è legittimo dire che Berlusconi agisce nel suo interesse mentre il gruppo De Benedetti nell’interesse generale. Una cosa è certa:“L’Italia nuova non può nascere dalle macerie di Tangentopoli se accanto sorgono i sepolcri imbiancati della spregiudicatezza, dentro i quali - come dice il Vangelo, non la tivvù spazzatura - si trovano ossa e putridume”.

Il guaio è che nella tomba può finirci la libertà di stampa, se è vero - come amaramente dice Marco Borsa, giornalista economico e direttore di Espansione - che “i giornalisti sono liberi di fare i giornali che gli editori vogliono”. Borsa parla di come “l’Ingegnere” sia approdato all’editoria al termine di un itinerario finanziario denso di bagliori e bui, di impennate e crolli. Dall’irresistibile ascesa del giovane manager pratico di borsa che da un piccolo mondo antico di imprenditori onorato dai debiti passa alla corte degli Agnelli, dirigente ed azionista nella stanza dei bottoni della Fiat, fino alla rottura mascherata ma traumatica. Poi la Olivetti, il colpo della vita, un impero per 15 miliardi, in un anno e mezzo da settanta miliardi di passivo ad altrettanti di attivo. Ma poi ecco i lunghi tratti di penombra e peggio, il coinvolgimento con Calvi e il Banco Ambrosiano, gli intrecci oscuri, la condanna per bancarotta. Una sentenza forse discutibile, ma un colpo duro e quindi la decisione del pas

saggio dal mondo dell’impresa a quello della finanza, l’accostamento alla politica, la casa a Roma, relazioni talora chiacchierate ma sempre di primo piano. L’accordo con gli americani per la Olivetti, la grande ricchezza personale rastrellando in borsa dai tre ai quattromila miliardi in tre anni. E poi il contraccolpo della mancata scalata alla Société générale belga costata mille miliardi, la cessione della Buitoni, la sconfitta nell’attacco frontale all’editoria con l’operazione Mondadori. E oggi, tuttavia, il controllo di uno dei maggiori gruppi editoriali italiani, in raccordo al più alto livello nazionale del mondo del potere economico con quello dell’informazione, ancora secondo il modello mussoliniano che nel 1925 legiferò per avere alla guida dei maggiori giornali proprietà più accomodanti col regime fascista. Una legge mai cambiata - ricorda Borsa - perchè “i governi vogliono sempre che i giornali abbiano una proprietà che non rompa le palle”.

Potere e stampa camminano abbracciati. E accade talvolta che nel viluppo scompaia qualcosa. Di una “curiosa dimenticanza” parla Antonio Maria Mira, giornalista dell’Avvenire, autore dello scoop su “De Benedetti a Tangentopoli”. La dimenticanza ha riguardato un verbale di interrogatorio nell’ambito di Mani pulite, rimasto misteriosamente nascosto in un cassetto mentre altri verbali finivano allegramente in prima pagina nello spazio di un giorno, o di poche ore. Un verbale nel quale per la prima volta veniva citato il gruppo De Benedetti e rimasto nell’ombra fino alla clamorosa Canossa dell’ “Ingegnere”.

Non proprio buona stampa, per l’editore. Nè per il direttore. Per Eugenio Scalfari ci sono le critiche dure di Piero Vigorelli, che del numero uno della “Repubblica” tratteggia l’itinerario della militanza politica, dalla candidatura nelle liste radicali nel lontano ‘58 all’elezione al Parlamento nel ‘68 nella lista del Psi, secondo una vocazione frustrata e mascherata nel ruolo professionale: oggi, secondo Vigorelli, Scalfari è il “padrino della disinformazione”. E c’è l’amarezza di Giulio Mazzocchi, che accosta con angoscia i tempi di un’antica dignità del giornalismo a quelli attuali, in cui Eugenio Scalfari, con una “mascalzonata intellettuale”, dice di De Benedetti “Ecco un editore che sarebbe piaciuto ad Ernesto Rossi”. Tempi di un “tacere continuo” dei giornalisti. “Per evitare che per vendetta vengano a scavare tra le tue cose si evita di scavare tra quelle degli altri”.

 

 

Ma insomma, che cos’è? Un processo? No, spiega Pannella. Questo convegno è uno strumento di conoscenza. “Non dimentichiamo che il fondamento della democrazia è conoscere per deliberare”.

www.radioradicale.it/exagora/scalfari-politico-e-lingegnere-a-tangentopoli

 

                                                  ..........5 GIUGNO 1993..........

Iscritto dal: 27/12/2008
User offline. Last seen 6 anni 26 settimane ago.

.......tutto ciò era datato il....5 giugno 1993, e dal 1993 è passata tanta acqua sotto i ponti!
Oggi la situazione finanziaria, politica e morale è completamente cambiata in Italia. Ed è cambiata in peggio, pricipalmente grazia alla nefasta azione globale di Berlusconi: l'artefice principale di ogni male!
Con ciò non significa che gli altri siano tutti illibati: chi non ha peccati scagli la prima pietra! Ma, ci sono peccatucci e peccati mortali diversi, sproporzionati, e apportatori di altri peccati mortali che hanno fatto sprofondare l'Italia nel luridume in cui versa.
Credo che almeno questo debba e possa essere chiaro a chi non marcisce nella menzogna, e a chi ha chiaro il senso delle proporzioni!
Se poi, guardando ai peccatucci degli altri, si voglia coprire il male che ha fatto colui che " senza vergogna"
si ripropone a fare tutte le porcherie che ha fatto, adducendo come scusa il fatto che è autorizzato a ripetere tutto ciò prchè è ciò che vogliono i suoi sostenitori, allora, senza reticenza, siamo costretti a dire a questi sostenitori: svergognati! state attenti a ciò che fate, perchè anche il vostro capo scarica su di voi tutte le sue responsabilità!!!

f.g.