di Luigi Cortinovis
Rallenta la crescita economica dei Paesi Ocse nel quarto trimestre del 2010: e il nostro Paese va peggio degli altri. Eppure, in fatto di tassazione le cose non migliorano, anzi.
Riporta l’agenzia di Stampa Asca: “I piccoli imprenditori italiani presentano un livello di eroicità non riscontrabile in nessuna altra parte dell'Europa occidentale. Per assolvere i 15 diversi pagamenti richiesti dal fisco italiano, le nostre piccole e medie imprese perdono complessivamente 285 ore l'anno, con un prelievo fiscale che mediamente è pari al 68,6% degli utili realizzati dall'azienda. Un risultato che non ha eguali tra i principali Paesi Ue”'.
Lo afferma il segretario della CGIA di Mestre, Giuseppe Bortolussi, che sottolinea: “Tra le piccole e medie imprese europee, quelle italiane sono le più soffocate dal fisco e dalla burocrazia. Nonostante gli sforzi e i risultati ottenuti negli ultimi anni, la farraginosità delle procedure burocratiche in materia fiscale continua a penalizzare il tessuto connettivo della nostra economia. Per questo possiamo dire che nel fare il proprio lavoro, nonostante questo fisco così vorace ed con una burocrazia così logorante ed ottusa, i piccoli imprenditori italiani presentano un livello di eroicità non riscontrabile in nessuna altra parte dell'Europa occidentale”.
Le dichiarazioni del segretario degli artigiani mestrini trovano conferma nell'ultima analisi realizzata dal suo ufficio studi che, su dati della di World Bank/IFC, che ha analizzato i tempi e i costi medi necessari per espletare gli adempimenti fiscali a carico delle piccole e medie imprese presenti nei principali Paesi dell'Ue. Ed i risultati, per i nostri colori, sono impietosi. Il tempo necessario per espletare i pagamenti fiscali nel nostro Paese si aggira sulle 285 ore l'anno. In Germania, invece, sono necessarie 215 ore, in Spagna 197 e in Danimarca 135. Chiude questa particolare graduatoria l'Irlanda con 76 ore.
Anche il carico fiscale che grava sulle spalle dei nostri piccoli imprenditori non ha eguali in Europa. Se da noi il peso delle tasse sugli utili dell'azienda e' pari al 68,6%, in Francia e' al 65,8%, in Spagna al 56,5% e in Svezia al 54,6%. Chiude la classifica sempre l'Irlanda con un carico fiscale pari al 26,5%. Solo tra il numero di pagamenti fiscali lasciamo la prima posizione ad altri. Infatti, la Germania guida questa classifica con 16 scadenze, ma subito dopo ci piazziamo noi con 15.
Al terzo posto, tutti con 9 pagamenti, troviamo i Paesi Bassi, la Danimarca e l'Irlanda. Infine, dalla CGIA di Mestre ricordano che l'Unione europea ha definito le Pmi le imprese che occupano meno di 250 persone, il cui fatturato annuo non supera i 50 milioni di euro, oppure il cui bilancio annuo non supera i 43 milioni di euro. Queste aziende sono il vero motore dell'economia continentale: nell'Ue dei 25 sono circa 23 milioni, danno lavoro a 75 milioni di persone e rappresentano il 99% di tutte le imprese.
Insomma, pressione fiscale al 70%. Ma non era già tutto scritto in “Elogio dell’evasore fiscale”?

Da www.movimentolibertario.it