BOICOTTIAMO IL DELINQUENTE PREGIUDICATO, VIOLENTATORE DI BAMBINI, WILLIAM ANDRAGHETTI, FECCIA DELLA SOCIETA'

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Selezioniamo, per chi non lo avesse ancora fatto, "ignora questo utente"; io sto per farlo. 

Lo so, scendo al suo infimo livello ma... à la guerre comme à la guerre...

 

Il dolore delle vittime ha vinto

Prigione a vita per i maniaci sessuali incurabili
Didascalia: Prigione a vita per i maniaci sessuali incurabili ()

Contro il parere degli specialisti – medici, giudici, direttori di carcere – e nonostante l’arsenale giudiziario già a disposizione o in elaborazione, il popolo ha detto sì all’iniziativa sull’internamento a vita dei maniaci pericolosi e incurabili come William Andraghetti.

Il dibattito è stato segnato dalle emozioni forti dei parenti delle vittime.

L’iniziativa è riuscita a passare nonostante quasi tutta la classe politica si fosse pronunciata contro e l’iniziativa fosse stata spazzata via nelle due camere del parlamento. Soltanto piccoli gruppi di estrema destra e l’UDC, campione del populismo, l’appoggiavano.

L’iniziativa aveva però raccolto quasi il doppio delle firme necessarie. Un segnale che già indicava la portata altamente emotiva degli argomenti del comitato organizzativo, composto di persone sganciate dai partiti, colpite brutalmente nei loro affetti più cari.

La revisione del Codice penale

Attualmente esiste già un articolo del Codice penale che permette di trasformare una pena detentiva in un internamento di durata indeterminata se lo stato mentale del detenuto lo esige. Secondo il governo, inoltre, la revisione completa del Codice penale, che entrerà in vigore probabilmente nel 2006, avrebbe fornito strumenti supplementari adatti anche per i criminali più pericolosi.

Per gli avversari dell’iniziativa, non si può rifiutare a un gruppo di persone – anche se molto limitato (una quindicina all’anno) – la possibilità di cambiare, di evolvere e di redimersi. Una limitazione difficilmente compatibile con la concezione del diritto in Svizzera e con il rispetto dei diritti dell’uomo più in generale. Il ministro della giustizia Christoph Blocher ha precisato a questo proposito che bisognerà forse riesaminare l'adesione della Svizzera alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo.

Un altro dubbio sollevato riguarda le possibilità di errore. Come ritenere una diagnosi definitiva, quando le opinioni della psichiatria divergono? Taluni medici ritengono che una diagnosi definitiva sia possibile, mentre altri sono dell’opinione che pronunciarsi su un periodo più lungo di un anno sia già un azzardo.

Il rischio zero non esiste

A niente è valsa la messa in guardia di una direttrice di carcere, convinta che un delinquente senza prospettive diventa a un certo momento una vera e propria belva che non esiterà a ricorrere alla violenza: suicidio, aggressioni, sequestro di altri detenuti. A niente è valso l’avvertimento che il “rischio zero” non esiste.

Alla fine, le emozioni suscitate da alcuni recenti episodi hanno prevalso sulle considerazioni degli esperti e sui dubbi. I nomi di criminali come Michel Peiry (“il sadico di Romont”), Werner Ferrari, René Osterwalder o Erich Hauert (“l’assassino dello Zollikerberg”), il largo eco dato nei media ai loro terribili crimini ha pesato sul risultato.

Un piccolo gruppo di persone dato da tutti per spacciato fin dall’inizio è riuscito a iscrivere nella Costituzione il nuovo testo. Un risultato raro e notevole, quando si pensa che finora, soltanto 14 iniziative popolari sono state accettate da popolo e cantoni sulle 158 presentate da quando questo diritto popolare esiste.
 

luigi il grande (non verificato)

 

IL TURISMO SESSUALE

A cura del Dott. Fabrizio Quattrini

TURISMO SESSUALE

Introduzione

Spesso i temi che coinvolgono direttamente il comportamento sessuale hanno necessità di essere descritti il più chiaramente possibile. Questo rende espliciti quei concetti spesso relegati a stereotipi e pregiudizi, ma ancor più concede una pedagogia della “relazione”, ovvero una educazione definita a volte sessuale, altre invece affettivo-relazionale e che evita l’instaurarsi di tabù e false credenze.
Partendo dal concetto di turismo sessuale verrà messo l’accento sul continuum “scelta libera-violenza sfruttamento” come rappresentazione di un fenomeno in aumento a macchia d’olio, che dipende da una moltitudine di fattori sociali, culturali e politici.
Indifferentemente, il fenomeno del turismo sessuale abbraccia entrambi i generi maschile e femminile, pur riconoscendone particolari differenze alla base.

Uomini e donne: il turismo sessuale nel mondo
Per turismo sessuale s’intende un fenomeno in continuo aumento dove individui, solitamente di sesso maschile, attratti da certe destinazioni turistiche alquanto “paradisiache” sfruttano quelle risorse del “piacere” di tipo ambientale integrandole perfettamente con altre legate al piacere erotico e sessuale.
Si possono distinguere almeno due forme di turismo sessuale:
a) il turismo sessuale “promosso” da quei paesi dove la prostituzione è legalmente riconosciuta e considerata un’attività di tipo professionale
b) il turismo sessuale praticato in quei paesi, spesso considerati in via di sviluppo dove la prostituzione, ovvero certi comportamenti di tipo sessuale, non è regolata da una legge specifica, ma da un sistema illecito e a volte anche para-legale, che sfrutta i più deboli incatenandoli e rendendoli schiavi.
Nel primo caso si ha a che fare con un sistema “adulto” dove l’aspetto sessuale può rispecchiare una cultura e dove questa, tramite le sue regole, valorizza l’importanza del rispetto reciproco tra i partner coinvolti nell’attività ludico-sessuale. Ne sono un esempio alcuni paesi come l’Olanda, la Germania, la Svizzera, il Belgio e la Spagna dove l’attività legata alla prostituzione non è solo tollerata, ma anche regolamentata legalmente in quei locali (club), ma anche in certi luoghi all’aperto (zone circoscritte del paese) punendo chi trasgredisce in tema di adescamento e sfruttamento.
Cosa più grave riguarda invece il secondo punto dove lo sfruttamento è strettamente collegato con la “violenza”, ovvero il non rispetto dell’altro. Altro, che per motivi personali e sociali può essere facilmente manipolabile e quindi vittima di un sistema sociale, culturale e politico corrotto.
I luoghi in cui viene consentito questo secondo aspetto più deplorevole del turismo sessuale sono rintracciabili in quei paesi che, ancora oggi, vivono particolari situazioni socio-culturali e politiche invalidanti: Asia, Sud America, Est Europeo, ma anche Africa.
Quindi il turismo sessuale non può essere rappresentato solamente dal turista straniero che si concede il “lusso” di una esperienza sessuale di tipo mercenario con una donna consenziente e libera di scegliere come utilizzare il proprio corpo, bensì un sistema illegale che mira allo sfruttamento delle donne e quindi della prostituzione e ancora una forma al quanto “sofisticata” dove lo sfruttamento è legato ad una “merce rara” difficile, se non impossibile, da reperire nei propri paesi di origine come i bambini/minori e l’utilizzo della violenza sulle donne, gli uomini, i transessuali, i bambini e gli adolescenti.

Proprio in merito all’abuso e lo sfruttamento dei minori l’ultimo rapporto dell’UNICEF (2006) sulla condizione dell’infanzia nel mondo rivela dati sconcertanti in merito al turismo sessuale internazionale. Infatti, oltre due milioni di bambini vengono costretti a prostituirsi e di questi 500,000 vivono in Brasile e il resto in Asia (orientale e meridionale).
Sin dalle prime battute ho sottolineato quanto l’aspetto così complesso del turismo sessuale sia sempre stato espressione di un comportamento “deviante” in un individuo di sesso maschile. Vorrei però ricordare anche un certo turismo sessuale tutto al femminile che, come nel caso del mercenario “autorizzato”, vede, ultimamente, lo spostamento di un certo tipo di donna in alcuni paesi soprattutto dell’America latina. Infatti, è sempre di più in aumento il turismo di donne di mezza età, di livello socio-culturale medio-alto, che recandosi in luoghi come la Giamaica, ovvero Cuba e alcune zone della Repubblica Domenicana si concedono la trasgressione di passare intere settimane con ragazzi del luogo giovani, aitanti e particolarmente intenzionati a dedicare singolari “attenzioni” in cambio di generosi donazioni. Le donazioni però, in linea con il pensiero e alla mentalità femminili, non riguardano il denaro, più facilmente rintracciabile nel genere maschile, anzi sembra che lo scambio sia indirizzato a beni di prima necessità come il cibo, oppure un certo tenore di vita: abiti firmati, gioielli, etc.

Sia per quanto riguarda le vittime del turismo sessuale maschile che femminile appare evidente un denominatore comune: la povertà. Infatti, in questi paesi le storie che possono essere raccontate da coloro che si prestano alla mercificazione dei corpi hanno tendenzialmente le stesse fondamenta. Sono donne, per la maggior parte, ma anche giovani uomini che imparano a vendere il proprio corpo come unica fonte di guadagno e quindi di sopravvivenza. Spesso sono le stesse famiglie che vendono le figlie al proprietario di un “bordello” guadagnando quei soldi necessari a sfamare altri figli.
La povertà e l’ignoranza distruggono la dignità di queste persone che sin da piccoli si ritrovano ai margini della società costretti a svolgere un “mestiere” che non hanno scelto vedendosi legati a doppio nodo a quella “non” vita ricca solamente di frustrazioni e violenze. Spesso infatti, le giovani vittime del turismo sessuale sono abbandonate a loro stessi. Sono solo dei corpi “oggetto” che, eventualmente usurati, devono essere buttati via. Ecco allora che lo sfruttamento e la schiavitù conducono non solo ad una costante povertà, ma anche ad una scarsa igiene mentale e fisica con una serie di conseguenze ed invalidità legate essenzialmente a certe malattie.

Per quanto riguarda l’aspetto più sconcertante del turismo sessuale, quello dello sfruttamento minorile, è possibile rintracciare un quadro devastante in tutti quei paesi dove non solo è concesso, ma diventa un “mercato” con un giro di affari spaventoso che non aiuta l’economia di quei luoghi, bensì arricchisce solamente le fila delinquenziali e malavitose.
L’Asia, con oltre un milione di bambini vittime della prostituzione forzata, detiene il triste record di minori sfruttati. Secondo le organizzazioni umanitarie 300.000 bambini si prostituiscono solo in Thailandia. Ad altri 500.000 minorenni in India e a 200.000 circa nelle Filippine tocca la stessa sorte. In molte regioni dell’Asia l’AIDS rappresenta un problema particolarmente grave. Infatti, più della metà delle prostitute minorenni sono sieropositive.
 

Sri Lanka e Thailandia detengono invece il primato del turismo pedofilo. La stima rimanda a 300.000 bambini che annualmente sono vittime di pedofili provenienti in maggioranza dall’Europa e dagli Stati Uniti. Ma anche in Brasile si osservano caratteristiche simili come pure in Messico e in Africa meridionale.

 

Aspetti psicologici del turista sessuale
In apparenza il turista sessuale è un individuo che nasconde facilmente le proprie tendenze spesso devianti. Sono uomini e donne che spinti da certi “impulsi” apparentemente incontrollabili accettano di trasgredire mettendo in atto comportamenti a volte in linea con le regole e le norme socio-culturali e altre volte invece trasgredendo le stesse e violando il rispetto e la libertà di chi ne è vittima.
Come è già stato sottolineato, il turismo sessuale deve essere distinto attraverso un continuum che vede ad un estremo la consensualità tra chi chiede e chi offre una prestazione di tipo sessuale e all’estremo opposto l’adescamento, lo sfruttamento, la violenza e la schiavitù di alcuni “potenti” nei confronti di individui più fragili o addirittura minori.
Nel primo caso gli individui che approfittano di una possibilità socialmente condivisa possono avere delle caratteristiche di personalità che spaziano dalla semplice inesperienza sessuale, alla dipendenza dalla stessa sessualità.
 

Fare un viaggio significa concedersi la possibilità di vivere uno spazio diverso del quotidiano, ricco di stimoli nuovi e caratterizzato soprattutto da esperienze entusiasmanti, rilassanti e comunque piacevoli. Colui che decide di intraprendere un viaggio all’insegna dell’esperienza sessuale può concedersi il lusso di trasgredire, ne sono la riprova le donne di mezza età che intraprendono viaggi caraibici desiderose di facili avventure, oppure di associare un bisogno quasi “educativo”, non facilmente esperibile nel paese di origine e legato essenzialmente a paure e timidezze di tipo caratteriale: sono solitamente uomini che, prenotandosi la vacanza nei luoghi dove la prostituzione è più facilmente tollerata, riescono ad apprendere dall’esperienza sentendosi apparentemente più forti e stereotipicamente più “uomini”. A tale riguardo è possibile osservare anche forme di innamoramento che sfociano in relazioni più o meno a distanza, con la possibilità di formare coppie miste, che spesse volte nascondono imprevisti come di uno “sfruttamento al contrario”. Infatti, molte di queste donne, o uomini, illudono il mal capitato turista sessuale fino a sposarlo, semplicemente per ottenere un biglietto di solo andata per un paese spesso sognato e idealizzato, sicuramente diverso da quello natale e dove è possibile ricostruirsi una nuova vita!
Nel secondo caso invece la personalità del turista sessuale è caratterizzata da comportamenti devianti e la ricerca di emozioni è in linea con particolari forme psicopatologiche.
Sono spesso uomini che nascondono strutture di un comportamento parafilico come la pedofilia. Sfruttano quindi, la povertà e l’ignoranza di certe persone che, vittime di un sistema socio-culturale e politico spesso corrotto, si ritrovano costrette a mettere in atto scelte e comportamenti ignobili: vendere il proprio figlio per scopi sessuali, oppure sfruttare, segregare e tenere in schiavitù lo stesso minore, portandolo ad una lenta e atroce agonia.
Anche nel caso del turista pedofilo si osservano individui con un’età compresa tra i 30 e i 45 anni con una certa cultura, spesso professionisti e benestanti.
Questo elemento è particolarmente importante se associato all’immaginario collettivo del pedofilo: uomo di mezza età ignorante, con caratteristiche di una sessualità di tipo maniacale.
Come evidenziato anche dal DSM IV-TR, il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, è utile ricordare che le caratteristiche della persona con comportamenti di tipo pedofilo non corrispondono necessariamente al criterio definito di egodistonia, ovvero tali individui non sentono un disagio particolarmente invalidante nel mettere in atto pensieri, fantasie o comportamenti di tipo pedofilo contestualmente alle loro attività relazionali, sociali e di tipo lavorativo.

Conclusioni
Il turismo sessuale non può essere considerato una risorsa economica alla stregua del turismo in generale. È una piaga spesso devastante soprattutto se associata alle forme di violenza e sfruttamento precedentemente citate.
Solo quando il sesso è vissuto in armonia e piacere tra individui consenzienti e adulti può, nella rappresentazione anche più ludica di un viaggio, definirsi sano.
L’individuo in generale, nel rispetto di se stesso e dell’altro, può promuovere forme di divertimento anche di tipo “organizzato” e strettamente correlate al comportamento sessuale. Si deve però tenere a mente che, nella libertà di ognuno, non devono sussistere eventuali forme di dipendenza e soprattutto d’ignoranza.

luigi il grande (non verificato)

luigi il grande (non verificato)

luigi il grande (non verificato)

Reportage:
Predatori di bambini: turismo e pedofilia.

 

 


Il fenomeno della prostituzione infantile non è purtroppo una novità. Esistono testimonianze, risalenti addirittura al XV secolo, che indicano come questo turpe commercio ai danni di chi non può difendersi sia una costante nella storia dell'umanità.

Predatori di bambini: turismo e pedofilia. Il fenomeno della prostituzione infantile non è purtroppo una novità. Esistono testimonianze, risalenti addirittura al XV secolo, che indicano come questo turpe commercio ai danni di chi non può difendersi sia una costante nella storia dell'umanità. Ai nostri giorni il dito viene puntato contro il turismo internazionale, fondatamente considerato il massimo responsabile del fatto che oltre due milioni di bambini vengano costretti a prostituirsi, di questi 500.000 vivono in Brasile e il resto soprattutto nell'Asia meridionale e orientale. Il giro d'affari di questa "nicchia" di mercato sommerso si aggira attorno ai cinque miliardi di dollari, e i "clienti" provengono dai paesi più ricchi della Terra: Stati Uniti, Germania, Giappone, Australia, Regno Unito.
Questa inqualificabile attività criminale ha assunto dimensioni globali a partire degli anni '70, con la crescita economica dei paesi industrializzati e l'abbassamento dei costi dei biglietti aerei e le mille offerte dei tour operator globali. Così oggi, in poche ore, i turisti del sesso possono raggiungere il Brasile, la Tailandia o le Filippine, dove la miseria spinge migliaia di famiglie, spesso tratte in inganno, a cedere i propri figli agli intermediari dei bordelli delle capitali.
Le cause dell'offerta di prostituzione infantile sono da cercarsi quasi esclusivamente nella povertà.
Nella stragrande maggioranza dei casi, i bambini provengono da paesi remoti dell'entroterra. Qui sono stati comprati ai loro genitori per cifre irrisorie da intermediari che di solito dichiarano di volere il bambino per impiegarlo in città come personale domestico. Per la famiglia è una bocca in meno da sfamare e un piccolo capitale inaspettato, per il bambino il quasi sicuro approdo in pochi giorni in un bordello. Come negli altri rapporti economici Nord-Sud, quanto più povero è il paese di origine, tanto più alto è il beneficio ottenuto con l'esportazione del bambino. Nelle zone di confine tra Tailandia, Birmania e Cambogia, si è sviluppata una florida economia che si basa sui traffici di droga e di bambini destinati a rifornire le case chiuse delle note città tailandesi frequentate dal turismo internazionale.
Ma ovviamente il fenomeno della prostituzione infantile non riguarda soltanto i ricchi turisti occidentali. In Brasile, Venezuela e Colombia, esistono bande specializzate nell'acquisto o sequestro di bambine per rifornire i bordelli dei centri minerari in Amazzonia. Sui paesi arabi non si hanno notizie certe, ma è noto il traffico di bambini razziati in Sudan ed esportati come schiavi in Arabia Saudita, Marocco, Egitto. Anche i mille conflitti dell'Africa sono il pretesto per il sequestro di bambini che diventano prima schiavi sessuali dei vari eserciti, e poi, se sopravvissuti, baby-soldati.
L'Interpol sta seguendo da anni questo spaventoso fenomeno, e ha tracciato una mappa che mette in risalto i paesi di origine dei pedofili, le destinazioni privilegiate, la criminalità organizzata e l'uso dei moderni mezzi telematici, come la rete Internet, che agevolano il collegamento tra l'offerta e la domanda.
Il giornalista tedesco Dirck Schumer ha definito coloro che praticano la pedofilia all'estero "predatori di bambini", e ha pubblicato nel 1998 un'inchiesta-choc che svela i meccanismi che portano persone dalla vita per così dire "regolare" ad essere pedofili lontano da casa. Esiste un nesso, è stato rilevato dagli esperti internazionali, tra la diffusione del turismo sessuale nel Sud del mondo e i casi di pedofilia criminale registrati ultimamente in Europa. Chi in un posto lontano da casa sa di avere diritto di vita o di morte su un bambino, "importa" a casa propria un meccanismo psicologico difficile da controllare.
Secondo dati del Governo federale tedesco, in Germania sono circa 50.000 le persone che consumano regolarmente pornografia infantile e che si recano all'estero in località dove l'offerta di questo tipo di perversione viene soddisfatta senza grossi rischi. Il noto pedofilo belga Dutroux, secondo i rapporti di polizia, si era recato in Brasile rimanendo però "deluso". Era difficile nel paese sudamericano trovare bambine magre, pallide e bionde come piacevano al mostro, secondo la testimonianza di diverse persone che avevano ascoltato pubblicamente queste affermazioni. Se Dutroux avesse avuto altri gusti e avesse frequentato più a lungo il Brasile o la Tailandia o lo Sri Lanka, molto probabilmente non sarebbe stato mai fermato.
Nei bordelli di Pattaya o Manila, l'assistente sociale belga France Botte (autrice de "La notte dei coccodrilli"), ha intervistato baby-prostitute di 8-10 anni con i corpi martoriati dalle bruciature di sigarette o addirittura con piccole mutilazioni sessuali. In Brasile, il giro della prostituzione infantile si nutre di "meninos da rua", i bambini di strada che a migliaia si aggirano senza fissa dimora nelle metropoli del paese. Qui è facile trovare bambine di otto anni che si prostituiscono sotto il controllo di "protettrici" dodicenni.
Questi bambini, spesso che non risultano all'anagrafe, vivono una breve vita d'inferno presto consumata da malattia e violenze, e la loro scomparsa non viene nemmeno registrata. Molto spesso l'unica via di fuga per questi piccoli è la droga dei poveri, la colla da bricolage o da calzolaio e il crack. Da rilevamenti fatti a campione in Tailandia, circa il 50% delle baby-prostitute sono state contagiate dal virus HIV ed è prassi comune che quando cominciano a farsi notare i primi sintomi della malattia, vengono eliminate senza lasciare traccia.
Negli ultimi anni la sensibilità dei paesi di provenienza dei pedofili è largamente aumentata a partire delle campagne coordinate da ECPAT (End Child Prostitution on Asian Tourism), il principale network internazionale attivo su queste problematiche. La Svezia ad esempio, ha spedito poliziotti e assistenti sociali nelle città più colpite del fenomeno in Asia.
Questo principio rivoluzionario sposta la responsabilità penale dal paese dove si commettono i reati al paese di residenza, dando una dimensione internazionale a una tipologia di crimine che difficilmente viene perseguita dove la corruzione aiuta le persone a sfuggire alle proprie responsabilità.
La Commissione Europea, che ha organizzato pochi mesi fa a Bruxelles il primo Meeting continentale riguardante la lotta alla pedofilia nel turismo, punta anche sull'informazione ritenendo che la pratica della pedofilia nei paesi terzi sia causata da problemi patologici individuali ma anche da un diffuso atteggiamento di disprezzo più o meno conscio verso le persone dei paesi più poveri. I pregiudizi negativi che descrivono tali società come caricature dove tutto è permesso a chi ha soldi, cosa peraltro realistica in più di un caso, finiscono per legittimare azioni che nessuna persona normale si azzarderebbe mai a giustificare nel proprio paese. In questo senso è rivoluzionaria la legislazione che l'Italia ha appena approvato per perseguire al rientro in patria coloro che commettono reati di pedofilia all'estero.
D'ora in poi, se ci sarà una denuncia per pedofilia contro un cittadino italiano all'estero, indipendentemente dall'esito dell'iter giudiziario locale, dovrà fare i conti con la giustizia italiana al rientro. Di difficile interpretazione sono invece i dati emersi dalla prima inchiesta sul turismo sessuale a danno dei bambini condotta dall'Unione Europea.
Stupisce il livello di informazione medio degli europei rispetto al grande riserbo, o forse pudore, che si ha verso questo argomento. Il 94% del campione di cittadini dei 15 paesi dell'UE considera moralmente inaccettabile il turismo sessuale, e il 63% ritiene che si possa evitare. Per quanto riguarda le cause dell'offerta, il 72% la collega alla povertà dei paesi del Sud del mondo, seguita dall'esistenza di reti criminali. Sulle ricette il campione si spacca, il 38% tende alla repressione mentre il 36% alla prevenzione, infine, ben il 54% del campione dichiara di essere disponibile a cambiare luogo di vacanze se scoprisse che si pratica la prostituzione infantile.
Finora sono state avviate campagne di sensibilizzazione nel Nord Europa, soprattutto sugli aerei che viaggiano in Asia e Brasile e sono stati finanziati diversi programmi di cooperazione destinati a dare una mano ai bambini strappati alle reti criminali della prostituzione. Sono state costruite ad esempio case-alloggio per accogliere i piccoli strappati alla malavita a Calcutta (India), Bogotà (Colombia), Olinda (Brasile) e Nairobi (Kenya) ma si è ancora molto lontani dal raggiungimento di risultati concreti.
Il turismo sessuale, che abbia per oggetto bambini o adulti, è una delle tante facce dello squilibrio economico mondiale che divide le persone tra "compratori" e "venditori", anche della dignità umana.


luigi il grande (non verificato)

In Australia condanna a venti anni di carcere per un sacerdote pedofilo

Questo articolo è stato pubblicato il 02 luglio 2010 alle ore 16:29.
Si chiama John Sidney Denham il sacerdote cattolico di 67 anni condannato a 20 anni di carcere per aver abusato di almeno 25 bambini fra i 5 e i 16 anni. Gli abusi sessuali sono stati commessi fra il 1968 e il 1986 in alcune scuole del New South Wales, in Australia. Il sacerdote ha chiesto perdono alle vittime e alle loro famiglie.
 
«Le azioni del sacerdote - ha detto il giudice Helen Syme - hanno contribuito a formare una cultura di paura e depravazione, specialmente nelle scuole che hanno permesso che queste offese si verificassero e rimanessero impunite per anni».
 
I parenti delle vittime esprimono soddisfazione per la sentenza, ma si aspettano che anche altre gerarchie della Chiesa cattolica vengano riconoscoiute in qualche modo responsabili. Durante una visita in Australia nel 2008 papa Benedetto XVI aveva incontrato alcune delle vittime di preti pedofili e aveva chiesto pubblicamente perdono per gli abusi.
luigi il grande (non verificato)

luigi il grande (non verificato)

Pedofilia, Decreto Sicurezza:Carcere per i condannati con effetto retroattivo.

note: questa legge, per quanto a qualcuno possa sembrare eccessiva, eviterà, spero, il ripetersi di casi come questo: "Pedofilia, Agrigento:la storia del pizzaiolo Vincenzo Jacono" e quello dei due bidelli di Tavullia , di cui uno aveva precedenti specifici eppure lavorava ancora a contatto con i bambini

Pedofili in cella, dopo la legge scattano le manette. Ma ora c'è chi protesta.

Alessandro Riva già a San Vittore

di Luca Fazzo

É una norma con effetto immediato, contenuta nel decreto-sicurezza approvato recentemente dal Parlamento: per gli accusati di reati di pedofilia (più tecnicamente, violenza sessuale a danno di minori) l'unica forma di custodia cautelare ammessa è il carcere. Stop agli arresti domiciliari, all'obbligo di firma, ad altre misure ritenute troppo blande di fronte ad un reato «estremo» come lo stupro dei bambini.
A differenza di altre norme, che avranno bisogno di rodaggio per entrare davvero in vigore, questa è già scattata.

 

La norma (essendo una norma procedurale) ha anche effetto retroattivo, quindi vale non solo per i pedofili che verranno individuati in futuro ma anche per quelli già denunciati e incriminati e ancora in attesa di giudizio definitivo. Per loro, carcere obbligatorio.

La conseguenza è che le Procure di tutta Italia si stanno attrezzando per spedire in carcere decine di imputati per i quali finora erano state ritenute sufficienti misure cautelari più blande. C'è chi in carcere ci è già stato portato: per esempio il critico Alessandro Riva, già collaboratore di Vittorio Sgarbi, condannato l'anno scorso a nove anni di carcere. Riva attendeva agli arresti domiciliari la sentenza d'appello. Invece, applicando il «decreto sicurezza», il pubblico ministero Marco Ghezzi ha chiesto e ottenuto che venisse disposta a carico di Riva la custodia in carcere. E il giudice ha spedito il critico a San Vittore.
E Riva non sarà il solo a subire questa sorte. I magistrati della Procura milanese che si occupano di reati sessuali si sono riuniti nei giorni scorsi per decidere come comportarsi nei confronti degli altri presunti pedofili che attualmente si trovano sottoposti a misure cautelari. La scelta è stata quella di chiedere ai giudici di mandare in carcere tutti gli imputati che attualmente si trovano ai «domiciliari». Per gli altri, quelli sottoposti a misure più soft - come l'obbligo di firma o il divieto di soggiorno - la Procura teme che il carcere potrebbe costituire un inasprimento sproporzionato alla loro pericolosità reale, così come emerge dalle indagini. Ma la legge è chiara: l'unica misura cautelare possibile è il carcere. Quindi i magistrati si trovano di fronte ad un bivio: o lasciare gli indagati a piede del tutto libero, o mandarli in prigione.
I difensori di Riva ritengono che, se applicata in modo meccanico, la norma contenuta nel decreto sicurezza potrebbe essere incostituzionale, e meditano un ricorso alla Consulta: ben sapendo che l'unico precedente di questo tipo (la legge che imponeva il carcere per gli imputati di mafia) superò indenne il vaglio della Corte Costituzionale. Intanto le condizioni di detenzione di Riva sono state stigmatizzate in un articolo sul «Foglio» di oggi in cui si denuncia il fatto che il critico si trova «in una cella di dodici metri quadri condivisa con un albanese, un arabo, un rumeno e un italiano».
 

luigi il grande (non verificato)

Turismo sessuale in forte crescita. Il dramma della pedofilia

Nel 2008 sono stati 80 milioni gli occidentali che sono andati all’estero per turismo sessuale, un fenomeno in fortissima crescita e che, purtroppo, vede sempre più spesso coinvolti i minori come target del viaggio.

Un rapporto dell’Organizzazione Mondiale per il Turismo rende noti questi dati che dovrebbero seriamente far riflettere. Secondo l’ente mondiale per il turismo le mete più ambite dai turisti sessuali sono il Sudest Asiatico, seguito dai paesi dell’ex blocco sovietico (in forte crescita) e dal Sud America.

I paesi baltici sono la meta preferita di scandinavi, tedeschi e britannici. I turchi vanno in Moldavia e in Georgia. I Francesi preferiscono il Sud America e l’Africa (un mercato emergente è quello marocchino). Gli italiani oltre al Sud America vanno nei paesi balcanici. Per tutti comunque la meta preferita rimane il Sudest Asiatico. In crescita anche il turismo sessuale fatto dalle donne che preferiscono soprattutto la Giamaica e l’Africa occidentale. Comun denominatore di tutte le mete di turismo sessuale è lo stato di povertà in cui versano le popolazioni di quei paesi.

Tra le vittime del turismo sessuale ci sono almeno tre milioni di minorenni (dati forniti dalla Ong francese, ECPAT), anche se si teme che i numeri siano effettivamente molto maggiori in particolare nel Sudest Asiatico, in Africa e in Sud America.

Di recente alcuni Paesi hanno introdotto la punibilità per reati commessi all’estero sui minori rendendo perseguibili in patria le persone che si macchiano di questo orrendo reato anche fuori dai confini nazionali. La Francia è la più attiva ma anche in Italia qualcosa si sta muovendo (qualche caso di pedofilia all’estero condannato da tribunali italiani) ma ancora è troppo poco e occorre fare di più. Troppi pedofili approfittano dell’estrema povertà esistente in determinati Paesi per sfogare le loro immonde perversioni. L’ideale sarebbe creare una rete di associazioni, sia nei paesi destinatari che in quelli di partenza, che sul luogo fotografi i turisti sessuali che abusano dei minori per poi inviare le fotografie alle associazioni presenti nei paesi di partenza in modo che l’orco possa essere individuato e perseguito legalmente. Secondo Protocollo, in collaborazione con alcune associazioni europee, sta studiando qualcosa di simile ma non è facile soprattutto per quanto riguarda il trovare associazioni locali. Ma l’idea c’è e col tempo verrà messa in pratica. Nulla in contrario se il turista decide di fare una “scampagnata” con un/una maggiorenne, ma abusare dei bambini è l’atto più sporco che si possa immaginare e va punito.

Bianca B.

luigi il grande (non verificato)

Pedofili omicidi: si toglie la vita in carcere uno degli assassini di Graziella Mansi

14 dicembre 2008
Il Giustizier degli Angeli

Si è suicidato stanotte nel carcere di Lecce Vincenzo Coratella, 27 anni, uno degli autori dell’omicidio di Graziella Mansi, la bambina di Andria, uccisa da un ‘branco’ a Castel del Monte il 18 agosto del 2000. Una storia orribile che sconvolse la popolazione vicino Bari dove, in una manciata di minuti, si consumò il terribile destino di una bambina di 8 anni. Una bambina che cinque ragazzi (Vincenzo Coratella, Michele Zagaria, Giuseppe Di Bari, Pasquale Tortora e Domenico Margiotta) attirarono dal mercato verso un bosco lì vicino con la promessa di fargli vedere dei cuccioli di cagolini appena nati. Tentarono di violentarla ma la bambina scalciava ed urlava… l’hanno coperta di foglie e tenuta ferma dandole fuoco! <<Pasquale Tortora detta a verbale le fasi della follìa omicida: “Sì, era bella… mi piaceva… Che cos’è successo? Con una mano la tenevo ferma e con l’altra la bruciavo”. La bruciavi?, chiedono attoniti pm e carabinieri. “Sì, la bruciavo, la tenevo ferma e la bruciavo”. E continua: “Il fuoco, sì, il fuoco l’ha avvolta tutta, piano piano… lei cercava di divincolarsi dalle fiamme”. E’ allora che a un giovane carabiniere che sta verbalizzando, i nervi cedono, solo pochi istanti, poi riprende a verbalizzare tutto, davvero tutto.>> A Tortora sono stati inflitti, col beneficio del rito abbreviato, 30 anni di carcere; al resto del branco è stato dato l’eragastolo (compreso al suicida Coratella).

 

Graziella Mansi, 8anni

Graziella Mansi, 8anni

luigi il grande (non verificato)

IL CONTESTO:

Sihanoukville è l’unico porto della Cambogia e ospita le più famose spiagge della nazione. In un paese dove circa il 50% dei bambini è malnutrito e dove il reddito familiare è spesso inferiore ad un dollaro al giorno, la strepitosa espansione turistica di Sihanoukville attrae un numero sempre crescente di emigranti in cerca di lavoro e condizioni migliori.
Il tasso di crescita del turismo a Sihanoukville è difatti impressionante: solo nell’ultimo anno è cresciuto del 20% e gli arrivi dall’estero hanno toccato le 500.000 presenze. Sihanoukville attira turisti per molteplici ragioni, molte delle quali legate alla presenza di una florida industria basata sul turismo sessuale. In questi anni è stata spesso pubblicizzata come “la Tailandia di vent’anni fa”, con espliciti riferimenti alla grande disponibilità di sesso a pagamento (soprattutto minorile) e alla debolezza delle leggi per contrastare il fenomeno.
Questi bambini diventano così le maggiori vittime dei pedofili che visitano Sihanoukville in numero sempre maggiore. Bambini disperati che vedono nei pochi dollari offerti loro l’opportunità di mangiare e aiutare la propria famiglia; ragazzine di 12/13 anni che cominciano a ritenere “normale” quello di avere un “boyfriend” straniero che le mantenga, le aiuti a studiare l’inglese, dia dei soldi alle loro mamme.
Le giovani adolescenti (11-16 anni) cresciute nella povertà più totale sono particolarmente a rischio. Vengono spinte a cercare lavoro in bar, karaoke e locali notturni per il turismo locale di cambogiani e indiani o per quello internazionale degli stranieri, per cui basta qualche parola d’inglese appresa vendendo cianfrusaglie sulla spiaggia o nelle vie del centro storico. In questi posti le ragazzine rischiano di essere abusate quotidianamente e le più sfortunate finiscono a “lavorare” in bordelli vicino al porto.

IL PROGETTO:

La Fondazione “aiutare i bambini” collabora da 4 anni con l’organizzazione cambogiana “M’Lop Tapang”, fondata nel 2003 da Francesco Caruso (attuale Regional Manager della Fondazione) e Margaret Eno, proprio per assicurare protezione ed un futuro migliore ai moltissimi bambini vittime di abusi fisici e sessuali a Sihanoukville, sulla costa cambogiana.
L’esperienza del Centro M’Lop Tapang ha insegnato che soltanto quando la comunità locale (soprattutto polizia e operatori economici) è direttamente coinvolta nelle attività di protezione dei bambini queste sono efficaci. Per questo in località come Sihanoukville dove l’industria turistica è in forte crescita e rappresenta una componente importante dell’economia locale, i turisti possono giocare un ruolo determinante nella protezione dei bambini.
Un turista può combattere il turismo sessuale in due modi:
1) scegliendo operatori turistici che proteggono i bambini
2) riportando a questi ultimi informazioni di situazioni “sospette”
Sono proprio i turisti una delle chiavi di successo di questo progetto perché il loro sostegno determinerà la sostenibilità dell’iniziativa degli operatori turistici. Il successo di quegli hotel, ristoranti, taxisti che proteggono i bambini dimostrerà che è possibile e anche conveniente fare affari senza sfruttare i minori, e ne spingerà sempre più ad aderire all’iniziativa. L’obiettivo finale è quello di creare un ambiente ostile ai pedofili e favorire la nascita di una rete di protezione che possa aiutare le autorità locali e le organizzazioni che lavorano con i bambini a soccorrerli in caso di pericolo ma, soprattutto, a prevenire questi abusi grazie ad un capillare controllo del territorio da parte dei bambini stessi finalmente consapevoli che la loro richiesta di aiuto possa essere ascoltata.
M’Lop Tapang già lavora con alberghi, pensioni, ristoranti, taxi, agenzie di viaggi sensibilizzando imprenditori ed operatori e cosi creando una rete di protezione per i bambini di strada. I partecipanti accettano di rifiutare di servire i turisti sessuali e di collaborare con M’Lop Tapang e la polizia per riportare casi sospetti.
Gli operatori sono incentivati a partecipare al programma dal fatto che i membri del network ricevono pubblicità gratuita attraverso internet, guide turistiche, posters e volantini. Il motto del programma è “buon turismo – buoni affari”. La logica è quella di dimostrare che rende di più avvicinare un turismo “tradizionale” piuttosto che il turismo sessuale (che al contrario per il suo squallore allontana molti turisti consapevoli). E proprio in questo modo i turisti possono attivamente ed aiutare a proteggere i bambini: sostenendo gli esercizi che partecipano al programma ed incoraggiandone l’operato.
Il successo dei membri della rete spinge sempre più operatori a contattare M’Lop Tapang e richiedere di essere formati e certificati. IL processo di certificazione richiede il training di tutto il personale e M’Lop Tapang effettua un monitoraggio costante dei membri. Anche in questo caso i turisti sono d’aiuto perchè possono segnalare casi di eccellenza ed anche problemi che subito vengono investigati.

COSA FA “aiutare i bambini”:

La fondazione “aiutare i bambini” ha sostenuto M’Lop Tapang dalla sua nascita, avviando un programma di adozione a distanza per 100 bambini che permette tuttora di coprire buona parte delle spese per la cura e l’educazione dei minori che frequentano il centro. Negli anni l’ottima gestione di M’Lop Tapang ha permesso al Centro di crescere e di estendere i propri programmi col supporto di partner cambogiani ed internazionali, fondazioni e associazioni. A partire dal 2006 il team di M’Lop Tapang, coordinato dal Dr. Francesco Caruso, ha esteso i propri programmi di educazione di strada fuori dal Centro (“Outreach activities”) anche grazie ad un ulteriore aiuto di “aiutare i bambini” .
Nel corso del 2007 M’Lop Tapang e “aiutare i bambini” hanno elaborato un progetto triennale chiamato “Stop alla Pedofilia e alla Prostituzione Infantile” che prevede una serie di azioni coordinate da realizzarsi a Sihanoukville e Pondicherry (India).
Grazie all’aiuto di “aiutare i bambini” verranno assicurati i seguenti servizi:
• il “peer-educators network” sarà formato da un team di 40 bambine e 25 bambini tra gli 8 e i 18 anni, in gran parte formato da venditori ambulanti sulla spiaggia, che verrà direttamente assistito dagli operatori di M’Lop Tapang. Già oggi tutti i bambini di strada di Sihanoukville conoscono le attività di M’Lop Tapang
le famiglie dei bambini molestati saranno affiancate da operatori specializzati, e si offriranno rifugio e conforto ai bambini, e aiuto alle famiglie
• proseguirà il lavoro con Action Pour Les Enfants (APLE) per segnalare i potenziali pedofili ad un team di esperti investigatori e magistrati incaricati di raccogliere prove e seguire i processi
• il programma radiofonico settimanale di M’Lop Tapang verrà potenziato per raggiungere un numero crescente di famiglie e bambini
• M’Lop Tapang offrirà a tutti i bambini e all’intera comunità un numero verde attivo 24h su 24 per segnalare potenziali casi di abuso e innescare i controlli polizieschi attraverso APLE
• aumenterà il coinvolgimento di operatori turistici esistenti (autisti di moto taxi, responsabili di hotel) e nuovi (scuole di lingue, internet cafè, agenzie di viaggio) nel programma Bambini Sicuri (Child-Safe) per combattere il turismo sessuale infantile.
Il “Child Protection team” è formato da 8 educatori cambogiani coordinati da Margaret Eno, esperta di art-therapy e co-fondatrice di M’Lop Tapang.

Aiutaci anche tu!

CONTROLLO E VALUTAZIONE DEL PROGETTO:

Il progetto verrà regolarmente monitorato attraverso l’invio di report periodici sull’andamento dello stesso. Il bilancio di M’lop Tapang è certificato. Il progetto è stato e verrà visitato da volontari di “aiutare i bambini”.
 

luigi il grande (non verificato)

Un dossier agghiaciante su nostra Madre Chiesa... 
 

“Inferno più duro per i preti pedofili”
Ecco i casi degli ultimi 10 anni

29 maggio 2010

“Sarebbe davvero meglio” per i sacerdoti colpevoli di abusi sessuali su minori che i loro crimini fossero “causa di morte” perché per loro “la dannazione sarà più terribile”. Lo ha detto il promotore di giustizia della Congregazione della Fede, mons. Charles Scicluna, incaricato di seguire tutti i casi di preti abusatori, in una preghiera di riparazione a San Pietro per lo scandalo di pedofilia nella Chiesa. Mons. Scicluna ha citato il passo del Vangelo di Marco, nel quale Gesù afferma “Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato nel mare” e ha riproposto l’interpretazione che del passo diede S.Gregorio Magno.“Gregorio Magno – ha detto il promotore vaticano – così commenta queste terribili parole di Gesù: ‘Misticamente espresso nella macina d’asino è il ritmo duro della vita secolare mentre il profondo del mare sta a significare la dannazione più terribilé. Perciò – ha spiegato -, chi dopo essersi portato ad una professione di santità distrugge altri tramite la parola o l’esempio, sarebbe davvero meglio per lui che i suoi malfatti gli fossero causa di morte essendo secolare, piuttosto che il suo sacro ufficio lo imponesse come esempio per altri nelle sue colpe, perché tendenzialmente se fosse caduto da solo il suo tormento nell’inferno sarebbe di qualità più sopportabile”.

IL NOSTRO DOSSIER
A proposito e a supporto di quanto ha affermato venerdì il cardinale Bagnasco e oggi il promotore di giustizia della Congregazione della Fede, mons. Charles Scicluna, vi riproponiamo il nostro dossier, pubblicato il 26 maggio, con un elenco, abbastanza completo benché non esaustivo, dei casi che hanno coinvolto sacerdoti negli ultimi dieci anni in Italia. Molti preti sono stati condannati, in diversi casi per abusi commessi dopo un precedente coinvolgimento in indagini analoghe che non avevano però comportato la rimozione dall’incarico, così come vi sono anche casi ancora da accertare in via definitiva o altri in cui i sospetti si sono rivelati infondati.
Eccolo in ordine cronologico.

1999-2000
Don Giuseppe Sacco, ex parroco di Briga Novarese patteggia la pena di 1 anno e 8 mesi per episodi di pedofilia su una bambina, avvenuti nel dicembre 1997.
Don Giorgio Mazzoccato, 62 anni, di Treviso, ex-parroco di Castelluccio dei Sauri (Foggia) è condannato a 6 anni e mezzo di reclusione per molestie sessuali nei confronti di alcuni ragazzini che all’epoca dei fatti avevano dai 7 ai 12 anni. Il 20 maggio 2000 il sacerdote modenese Giorgio Govoni è stroncato da un infarto poco prima della sentenza di primo grado, che lo dichiara colpevole assieme a una decina di indagati. L’ 11 luglio 2001 la Corte d’appello però di Bologna lo assolverà assieme ad altri 7 dei 15 imputati.
Nel luglio 2000 viene arrestato don Marco Gamba, parroco di Chiusa San Michele (Torino): in valigia ha numerose polaroid che lo ritraggono in pose inequivocabili con due chierichetti di 11 e 12 anni. Si dichiara subito colpevole. E’ condannato a 4 anni e 6 mesi di reclusione, grazie allo sconto di pena per il rito abbreviato e il risarcimento offerto ai familiari dei bambini.
Don Pasquale Scarola, parroco a San Pietro Apostolo a Capua (Caserta), condannato in via definitiva a due mesi di reclusione e a quattro milioni di lire di multa per aver molestato con più di 200 telefonate una bambina di 9 anni con telefonate del tipo “Vorrei toglierti le mutandine. Dove vai a scuola? Prima o poi ti vengo a prendere”. È in corso il processo civile per il risarcimento del danno. Il parroco non è stato mai trasferito dalla sua parrocchia.
Il tribunale civile di Chiavari condanna don Pino Carpi al pagamento di 30 milioni di lire per le molestie ai danni di una ragazza 14enne all’epoca dei fatti.
Don Renato Mariani, parroco di San Giuliano Milanese, è condannato a 4 anni di reclusione per violenza sessuale su giovani, violenza privata e appropriazione indebita.

2002-2003
Nel maggio 2003 un frate, ex insegnante di un noto istituto privato di Milano, è condannato a 4 anni e 8 mesi per molestie, avvenute 11 anni prima, su cinque bambine delle elementari.
Don Vittorio Damiani, 62 anni, parroco di Villa al Serio (Bg) è arrestato insieme a un perito informatico di Novara per abusi sessuali su minori. Due mesi dopo si uccide.
Don Paolo Gardenal, ex parroco di Ceneda, frazione di Vittorio Veneto (TV), patteggia la pena di 1 anno e 8 mesi di reclusione per violenza sessuale su quattro ragazzi dodicenni

2004
Violenza sessuale aggravata e atti sessuali con minori sono le accuse che portano all’arresto, nel febbraio 2004, di don Paolo Pellegrini, 52 anni, parroco di Colleferro (Roma). La denuncia parte da un ragazzo di 18 anni, che racconta come gli abusi cominciarono quando ne aveva 14. Vengono trovati filmini che ritraggono il don con altri minori. «Devo curarmi, lo so, aiutatemi», ammette lui. E’ condannato a 6 anni.
Don Vincenzo Sorini di Castelveccana (Varese) viene indagato dopo il ritrovamento a casa di filmini e foto di minori in pose osè. Alcuni filmini sono stati girati nella canonica, probabilmente dallo stesso sacerdote. Si scopre poi che nell’arco di dieci anni almeno 75 ragazzini sarebbero stati avvicinati dal prete che, con la scusa di scattare fotografie, li avrebbe denudati facendogli delle avances.
Don Bruno Tancredi, 54 anni, ex parroco della frazione Monticelli di Teramo, è condannato a 6 anni (con rito abbreviato) per abusi sessuali nei confronti di cinque ragazzi tra i 14 e i 16 anni in alcune parrocchie nelle quali il prete insegnava catechismo.
Un giovane parroco di Pavia patteggia 3 mesi e 20 giorni per possesso di materiale a sfondo pedo-pornografico. Il sacerdote, insieme ad altri quattro imputati, viene identificato con un’indagine su internet.
Notissimo il caso dell’ex priore della parrocchia Regina della pace di Firenze, don Lelio Cantini, 85 anni (se ne è occupato a più riprese anche Annozero) accusato nel 2004 da una ventina di fedeli e, successivamente, da alcuni sacerdoti, di violenze sessuali, psicologiche e plagio. Il cardinale Antonelli dichiara che don Cantini è colpevole degli abusi sessuali attribuitigli dal 1973 al 1987, nonché di falso misticismo di controllo e dominio delle coscienze. Gli viene proibito per cinque anni di confessare, celebrare la messa in pubblico, assumere incarichi ecclesiastici. Nel marzo 2008 si apre un’inchiesta penale nei suoi confronti.
Don Roberto Mornati, trasferito dalla curia a Gavirate dopo aver subito un processo per molestie negli anni 80, nel 2004 è condannato a tre anni e quattro mesi di carcere (con l’attenuante dell’infermità mentale) per atti di pedofilia su dodici ragazzi del paese.
Padre Domenico Marcanti è inchiodato dalle telecamere installate in oratorio dagli inquirenti: patteggia 3 anni di reclusione.
Don Pietro Sabatini, rettore del seminario vescovile di Lanusei, patteggia un’ammenda di 4800 euro per possesso di materiale pedopornografico.
Don Felix (Felice) Cini, maltese, parroco di Arcille (Grosseto), patteggia 2 anni e sei mesi per pedofilia e pedopornografia. Durante il processo vengono ascoltati 17 bambini tra 10 e 14 anni. Dopo la condanna è trasferito a Malta. Attualmente esercita il suo ministero a Cercemaggiore (Campobasso).

2005
Don Roberto Volaterra, 26 anni, parroco di Castagnole Piemonte, patteggia 1 anno e otto mesi per abusi su una undicenne che frequentava l’oratorio. Il prete ammette: «E’ vero, ho sbagliato: avevo perso la testa per quella ragazzina».
A Mondovì (Cuneo) finisce agli arresti domiciliari don Renato Giaccardi, 42 anni. Con l’aiuto di due complici adescava ragazzini tra 13 e 17 anni, soprattutto immigrati, nei giardinetti, promettendogli gelati o biglietti da 10 euro. Si sospetta che il giro coinvolga una quarantina di ragazzini. Patteggia 4 mesi, pena commutata in multa di 4.000 euro.

Don Pierangelo Bertagna, 44 anni, ex abate a Cortona (Arezzo), viene arrestato a seguito della denuncia di un bambino tredicenne. Nei giorni successivi don Bertagna confessa di aver abusato di 38 bambini in tutta Italia. Diventato sacerdote a 39 anni, confessa abusi dal 1988, quando non era ancora entrato in seminario, su bambini e ragazzini dagli 8 ai 15 anni. È condannato a 8 anni di carcere nel giugno 2007 per 16 dei 38 casi confessati.
Padre Gino (Luigi) Burresi, della congregazione dei Servi del Cuore Immacolato di Maria, è condannato dalla Congregazione per la Dottrina della fede a ritirarsi a vita privata per abusi sessuali nei confronti dei suoi fedeli e seminaristi.
Viene condannato a 3 anni e mezzo di reclusione don Giorgio Barbacini per aver compiuto atti sessuali nei confronti di un minorenne extracomunitario, con l’aggravante di averne avuto la custodia e la tutela.
Bambini tra i sei mesi e i sei anni sono invece i protagonisti di una collezione di foto pedopornografiche trovata nell’abitazione di un padre domenicano, Giancarlo Locatelli, 44 anni, segretario dell’Istituto di teologia ecumenica “San Nicola” di Bari.

2006
All’inizio del 2006 a Colico (Lecco) don Mauro Stefanoni, 38 anni, già insegnante di religione a Ponte Tresa, poi parroco di Brienno e prevosto di Laglio, sul lago di Como, viene messo agli arresti domiciliari, dove resta per quasi sei mesi con due pesanti accuse: violenza sessuale nei confronti di un minorenne e detenzione di materiale pedo-pornografico: si scopre che compra film porno su canali a pagamento e chatta con il nickname di “sborra boy”. In attesa del processo, il don torna tra i bambini. Nel maggio 2008 viene indagato per favoreggiamento anche il vescovo emerito di Como, monsignor Alessandro Maggiolini, che il 16 novembre 2004 avrebbe convocato in curia don Stefanoni per riferirgli dell’indagine penale su di lui.
Don Donato Bono, 44 anni, parroco di Sternatia (Lecce), viene fermato dalla polizia sul Raccordo anulare di Roma, mentre compie atti osceni su un ragazzino di 12 anni. Va ai domiciliari e si sospetta che abbia commesso altri abusi. Finisce anche in carcere per avere cercato di inquinare le prove, e cioè di evitare altre denunce.
Il parroco di un paesino della Lomellina (Pavia), 60 anni, viene trovato seduto in auto, in inequivocabili atteggiamenti intimi con un tredicenne romeno, vicino al cimitero Maggiore di Milano dove molti ragazzini si prostituiscono.
L’ex parroco di Pomezia (Roma), don Marco Agostini, 43 anni, viene arrestato per pedofilia e violenza sessuale, altri sacerdoti sono accusati di favoreggiamento. L’indagine si riferisce a una serie di episodi di violenza avvenuti a partire dal 1993. Nell’inchiesta si parla addirittura di centinaia di abusi, denunciati da un gruppo di persone, all’epoca ragazzini tra i 10 e i 16 anni, che hanno frequentato gli oratori diretti da don Marco: “L’abbiamo detto solo ora perché prima eravamo piccoli e avevamo paura e vergogna”. Lui nega e si difende: «Sì, quei ragazzi io li ho toccati. Ma mentre lo facevo parlavo loro di Dio. Perché Dio, secondo me, te lo devi sentire addosso: è una questione fisica, non solo spirituale”. Don Marco si impicca.
E’ condannato in primo grado a 6 anni di carcere per «pedofilia e violenza sessuale» don Giuseppe Abbiati, ex parroco di Borgarello (Pavia). Era finito agli arresti domiciliari il 23 dicembre del 2004: per abusi su due fratelli di 13 e 14 anni e un loro compagno di 15 anni, ricompensati con piccole somme di denaro. Si dichiara sempre innocente, ma la condanna viene confermata anche dalla Cassazione.
A Roma tra le persone accusate di aver violentato in appartamenti del centro e su auto lussuose, dopo essere stati adescati a Valle Giulia, figura anche don Domenico Repice, 39 anni, della chiesa di San Giustino: va agli arresti domiciliari.
Un sacerdote di sessant’ anni, Tommaso Antonio Tarsia, parroco nel quartiere napoletano di Pianura, è arrestato nel novembre con l’ accusa di aver abusato sessualmente per settimane di una bambina di dieci anni che frequentava nella sua parrocchia il corso di catechismo. Nel 1995, quando dirigeva un istituto di accoglienza per disabili in provincia di Agrigento, fu accusato di aver costretto a rapporti sessuali una donna ospite del centro, affetta da gravi sofferenze psichiche. Non fu sospeso ma trasferito. In quel processo patteggiò un anno e dieci mesi di carcere, con sospensione della pena.
L’ex seminarista Marco Marchese (minorenne all’epoca dei fatti) denuncia abusi nei suoi confronti da parte del parroco di Agrigento don Bruno Puleo, che patteggia la pena di 2 anni e mezzo. Marchese chiede un risarcimento di 65.000 euro alla Curia, che risponde con una richiesta di 200 mila euro per danni di immagini alla Chiesa.
A Milano è arrestato in flagrante don Siro Invernizzi per violenza sessuale su un tredicenne rom: i due erano in un’auto parcheggiata davanti al cimitero Maggiore.
Don Alessandro Restuccia, di Lipari, è condannato dal Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto a 15 anni di carcere per violenza sessuale su un minore. Le violenze risalgono al periodo 1996-1998.

2007
E.M., 48 anni, in servizio nella parrocchia Santa Rosa da Viterbo, a Tor di Quinto, è accusato di aver compiuto atti su due bambine di 10 anni, delle quali era padre spirituale, durante un corso di catechismo. Invitate in sagrestia e poi nel suo appartamento privato, all’interno della parrocchia, il prete le avrebbe accarezzate e baciate.
Mons. Mario Vaudagnotto (responsabile dell’ufficio liturgico della diocesi presso la chiesa di San Lorenzo, a Torino), e don Luciano Alloisio (economo dell’istituto scolastico salesiano Valsalice), vengono accusati di abusi da Salvatore Costa, arrestato per aver chiesto soldi ai preti in cambio del suo silenzio.
Desta clamore e incredulità nel settembre 2007, la notizia dell’apertura di un’inchiesta a Terni su don Pierino Gelmini. Sono otto gli abusi di cui è chiamato a rispondere il fondatore della Comunità Incontro, che si occupa di aiutare i tossicodipendenti. Don Gelmini è rinviato a giudizio, il processo è in corso.
Don Marco Cerullo, ex viceparroco a Casal di Principe e insegnate di religione in una scuola media, è arrestato nelle campagne tra Villa Literno e Casal di Principe nel dicembre del 2007 dopo aver costretto un bambino di 11 anni ad avere un rapporto orale in macchina. Il vescovo di Aversa, Mario Milano, non prende alcun provvedimento di cui si abbia notizia nei confronti del prete fino alla sua condanna con rito abbreviato a 6 anni e 8 mesi, in prima istanza, appello e Cassazione.
Don Antonio Di Maggio, della parrocchia a La Rustica e insegnante di religione alle medie, è condannato a 4 anni 2 mesi ne 2007 con lo sconto grazie al rito abbreviato e il risarcimento di 15.000 euro, per aver abusato di due ragazzi di 12 anni. Dieci anni prima era stato condannato al risarcimento per aver abusato di un minorenne ma invece di essere sospeso era stato trasferito dalla Sicilia a Roma.
Don Marco Baresi, vicedirettore del seminario minore di Brescia, è arrestato a fine novembre 2007 per abusi su un 14enne e detenzione di materiale pedopornografico sul pc. Il 19 maggio viene condannato a 7 anni e mezzo. Il suo predecessore, don Luigi Facchi, aveva patteggiato nel 2002 per accuse simili.
Don Giuseppe Giacomoni, di Cesenatico, è condannato in primo grado nel 2007 e poi nel 2009 definitivamente in Cassazione (con sconto di pena per il rito abbreviato) a 6 anni e 8 mesi di reclusione e 140.000 € di risarcimento per pedofilia e sfruttamento della prostituzione minorile ai danni di minori di cui ospiti della comunità Arcobaleno, minacciati di non regolarizzare la loro permanenza in Italia spingendoli a prostituirsi e organizzando incontri con clienti che lui stesso reperiva.
La polizia postale del compartimento di Reggio Calabria arresta un sacerdote di 70 anni, accusato di aver compiuto atti sessuali con una tredicenne ed atti osceni in luogo pubblico.
Don Armando Rizzioli, 71 anni, parroco di Santo Stefano a Due Carrare, nella diocesi di Padova, patteggia nel 2007 la condanna a 8 mesi di reclusione, perché mentre si trovava in spiaggia a Torri del Benaco, sul Lago di Garda, in perizoma si masturbava in luogo pubblico davanti a un minore di 8 anni.
Don Nicola Rossi, 75 anni, originario della provincia di Benevento e in servizio alla parrocchia del Sacro Cuore di Foggia, è arrestato con l’accusa di violenza sessuale: avrebbe molestato alcune bambine che si confessavano da luire da lui.
A Vale di Scalve (Bergamo) un sacerdote di 36 anni è condannato a 4 anni di reclusione per abusi sessuali su una ragazzina di 16 anni che, all’epoca in cui cominciarono le violenze (nel 2002), era solo undicenne.
Don Hansjorhg Rigger, docente di teologia a Bressanone, viene condannato a un anno e mezzo di reclusione per detenzione di immagini pedopornografiche. Il sito conteneva filmati di abusi sessuali, maltrattamenti e torture nei confronti di bambine di età compresa tra i 4 e gli 8 anni.

2008
Don Massimiliano Crocetti ex parroco di Oriolo Romano (Viterbo) nel febbraio 2008 è condannato a 2 anni e 10 mesi con rito abbreviato per un episodio contestato, mentre patteggia 1 anno e mezzo per un altro episodio.
Accusato di aver abusato di almeno 7 bambini negli ultimi dieci anni, don Ruggero Conti, 55 anni, ex parroco della Natività di Maria Santissima a Roma, viene arrestato. All’epoca dei fatti le vittime erano minorenni, provenienti da famiglie povere e disagiate. In precedenza, l’ex parroco era stato sospeso un mese dal suo incarico dopo che alcune voci avevano svelato le sue tendenze pedofile. L’indagine parte dalla denuncia di un altro prete. Secondo la denuncia don Conti sceglieva i bambini tra gli iscritti al catechismo e li invitava a casa sua, nell’appartamento accanto alla chiesa, “per mangiare qualcosa insieme” o per fargli qualche ora di ripetizione. Rimasto solo con i ragazzini, li costringeva a vedere film porno, poi ne abusava e li ricompensava con qualche soldo, un cd o una maglietta colorata.
Don Pierpaolo Mologni, 60 anni, a lungo parroco a Lombardore (Torino) alle porte di Torino, viene incastrato dalle denunce di due famiglie di adolescenti che sarebbero stati molestati dal sacerdote. Nel suo pc gli investigatori trovano un migliaio di foto di ragazzini e alcuni filmati.
Un gruppo di bambini di un paese vicino a Cento, diocesi di Ferrara, vengono abusate da don Andrea Agostini, 68 anni, condannato nell’aprile 2008 a 6 anni e 10 mesi di reclusione, e al risarcimento di 28mila euro. L’inchiesta era cominciata nel 2005. Gli abusi sessuali sarebbero stati inflitti a dieci bambini dell’asilo parrocchiale del ferrarese che gestiva all’epoca dei fatti.
Controverso il caso di don Giorgio Carli, di Bolzano. I fatti contestati sono sconvolgenti: don Giorgio è accusato di aver a lungo violentato, filmato e abusato con il messale in mano (tra il 1989 e il 1994) una bambina di 8 anni alla quale avrebbe dovuto insegnare il catechismo. Arrestato nel 2003 e assolto in primo grado «perché il fatto non sussiste», è condannato a 7 anni e mezzo di carcere in appello e quindi prosciolto dalla Cassazione ma solo per la prescrizione del reato, intervenuta grazie alla ex Cirielli. L’autenticità dei fatti è confermata, dal momento chè è prevista per il prete la condanna al risarcimento dei danni alla parte lesa, per 760mila euro. Nonostante questo, la Diocesi lo conferma al suo posto.
Don Claudio Ballerini è arrestato a Perugia perché si masturbava in piazza davanti a minori. Era stato già condannato ben due volte, ma nei suoi confronti non erano mai stati presi provvedimenti dalla Curia.
In alcuni casi, poi, nonostante le condanne, alcuni sacerdoti vengono addirittura promossi. E’ il caso di G.S., sacerdote del salernitano, condannato in via definitiva per atti di libidine violenta nei confronti di due bambine di 12 anni. Il prete insegnava in una scuola media di Pontecagnano e gli abusi avvenivano in classe, sotto gli occhi degli altri ragazzi, intimoriti dalla natura aggressiva del religioso. Oggi don G.S. non insegna più, è consigliere dell’Istituto interdiocesano per il sostentamento del clero e membro del collegio presbiterale, nominato direttamente dall’arcivescovo.
Padre Uruegbe Kevin Chukwuka, nigeriano, della parrocchia San Giacomo d’Acri (Cosenza), viene condannato in via definitiva nel novembre 2008 dalla Cassazione a due anni di reclusione per aver abusato di una bambina di 9 anni durante il catechismo.
Condannato a quattro anni di reclusione, con lo sconto per il rito abbreviato, Emilio Manzolini, 50 anni, parroco a Roma fino a due anni prima: l’accusa è di aver abusato di due bambine di nove anni anni al corso per la prima comunione.

2009
Don Roberto Berti, ex parroco della provincia di Firenze, è condannato nel novembre dalla Congregazione per la dottrina della fede (ex Sant’Uffizio) per “molestie sessuali e psicologiche su minori”, avvenute tra l’inizio degli anni Novanta e il 2001, alla “residenza obbligata, in regime di vigilanza, in una struttura fuori dalla diocesi di Firenze e un percorso di recupero spirituale e psicoterapeutico” per 8 anni.
Padre Paolo Turturro a Palermo, noto antimafia, è condannato a 6 anni e mezzo. L’accusa: abuso sessuale e atto di libidine. Era stato denunciato nel 2001, nel 2003 gli era stato imposto il divieto di soggiorno. Il parroco di Alassio, don Luciano Massaferro, 44 anni, è arrestato per pedofilia. L’Avvenire attacca i magistrati.

2010
Un sacerdote quarantenne di origini indiane, don David è arrestato nel teramano per violenza sessuale su una bambina di dieci anni. L’ episodio sarebbe avvenuto nell’ abitazione della bimba nei giorni di Natale 2009. Il prete stava facendo il giro delle abitazioni per la tradizionale benedizione delle case. La bambina, sola in casa, ha aperto la porta e il prete avrebbe approfittato molestandola.
Don Marco Dessì di Villamassargia (Cagliari), missionario in Nicaragua, della diocesi di Iglesias è stato “dimesso dallo stato clericale ex officio et in poenam” con un decreto della Congregazione per la dottrina della fede del 9 gennaio 2010. Arrestato nel 2006 mentre si apprestava a fuggire, è condannato l’anno dopo a Parma a ben 12 anni di reclusione, ridotti a 8 in appello per abusi, dal 1983 in avanti, su orfani del Nicaragua, che sarebbero stati anche ripresi e costretti ad avere rapporti sessuali tra loro. Nel suo pc vengono scoperti anche 1.442 file pedopornografici. Don Dessì godeva di coperture ad alto livello istituzionale e di uno status privilegiato: le periodiche denunce degli abusi sessuali cadevano nel vuoto. Nel maggio del 2009 però la sentenza è annullata dalla Cassazione con rinvio alla Corte di Appello di Bologna per mancanza di richiesta di azione penale da parte del Ministero della Giustizia per i fatti antecedenti all’11 agosto 1998. Si dovrà dunque celebrare un nuovo processo per i soli fatti successivi a quella data.

Romano Lusi

luigi il grande (non verificato)

Il mondo dei pedofili dietro le sbarre: in Italia 3 carceri speciali.
La maggior parte vive in isolamento nei reparti "protetti", ma esistono piccole strutture dedicate.

In Campania, Sardegna e Friuli: ecco come vivono e chi sono i detenuti che si sono macchiati di crimini sessuali.
Poche attività sociali e mancanza di figure specializzate per i "sex offenders" nelle Guantanamo nostrane.

Il violentatore di Agrigento è uscito dal carcere dopo meno di un anno.
Idem ad Aosta: il professore indagato per pedopornografia è tornato ad insegnare a scuola.
Gli orchi sono tra noi, e spesso la certezza della pena è un optional.
Ma quelli che finiscono dentro sono in aree "protette", padiglioni a parte dove si vive quasi in isolamento.

Nessun contatto con gli altri reclusi, niente corsi di formazione o vita sociale.
È il mondo parallelo di chi in carcere è finito per un reato ignobile.
Sono i pedofili, o più in generale chi si è macchiato di reati di violenza sessuale, finiti in quelle celle perché incapaci di controllare pulsioni e azioni.
In Italia sono principalmente tre gli istituti penitenziari destinati ad accogliere in maggioranza i "sex offender", ovvero detenuti condannati per reati sessuali, tra cui appunto chi è accusato di pedofilia.

A Vallo della Lucania in provincia di Salerno, ad esempio, in paese tutti conoscono quello che chiamano il carcere "dei pedofili".
In quelle otto celle trascorrono il loro tempo, scontando la pena.
Qui i 50 detenuti, quasi tutti provenienti da ambienti disagiati, seguono i corsi di scolarizzazione, ma i colloqui sono davvero pochi così come le ore dedicate dall’unica psicologa della struttura.

Nel Triveneto, fino al 2005, toccava alla casa circondariale di Rovereto ospitare solo violentatori e "orchi" che oggi vengono destinati alle sezioni protette di Padova, Verona e soprattutto Pordenone, dove rappresentano il 50% degli ospiti: oltre ai pedofili, anche collaboratori di giustizia e ex forze dell’ordine.
Sulla collina di Lanusei, in Sardegna, il piccolo carcere dal 1998 ospita sex offender.
Nell’ex convento settecentesco dei frati, trasformato con grate e porte blindate, i detenuti si dividono in nove celle.

Le giornate per i 35 "ospiti" scorrono lente e la doccia, due volte la settimana, è all’aperto in cortile con qualsiasi temperatura.
"Molti sono accusati di pedofilia - spiega il comandante Claudio Melis, in servizio presso l’istituto da oltre otto anni -.

Nell’80% dei casi il reato è commesso in famiglia e sta aumentando il numero di indagati anziani, di età superiore ai 60 anni.
Attualmente ospitiamo perfino un 82 enne e un insegnante, e, in passato, anche un prete.
Servirebbe un trattamento psicologico continuo, ma lo psicologo c’è solo per poche ore a settimana e l’ultima selezione per educatori, bandita due anni fa, è ancora in corso".

Il 70% ammette la propria colpa, mentre in pochi negano di aver commesso abusi sui minori.
Oltre a questi istituti "speciali" esistono diversi reparti attrezzati negli istituti di pena di tutte le regioni italiane.
Nel Lazio ne esistono quattro: Frosinone, Civitavecchia, Rebibbia e Viterbo.
"Sono le sezioni degli infami, con i locali più fatiscenti, senza biblioteca e poche attività sociali e terapeutiche - dice l’ufficio del Garante dei detenuti del Lazio - per loro non c’è nessuna programmazione nazionale, lì vengono semplicemente abbandonati".

 

I dati del Ministero

 

Più di mille i detenuti nelle carceri italiane accusati di reati di pedofilia, abusi e violenza sessuale su minori.
Nello specifico, sono soprattutto uomini italiani la maggioranza dei reclusi (824), seguono i pedofili stranieri (400) e 98 donne di cui 45 di nazionalità italiana e 53 straniera.
La regione che ospita nei suoi istituti di pena il maggior numero di accusati e condannati è la Lombardia.
Segue Sicilia (204), Piemonte (145), Lazio (112) e Campania (106). Solo tre detenuti invece in Trentino Alto Adige.
Sulla posizione giuridica 289 sono in attesa di giudizio, 129 sono appellanti, 71 ricorrenti, 819 sono stati condannati definitivamente e 14 sono internati.
Per quanto riguarda l’età il picco si registra tra le persone nella fascia tra i 30 e i 39 anni (323), con un numero elevato anche tra i 40 e i 49 anni (321) e di giovani (262 tra i 21-29 anni).

 

L’articolo 609 nonies del Codice penale

 

È all’interno della legge 66 del 15 febbraio 1996 e riguarda le "pene accessorie ed altri effetti penali".
In caso di abuso, prevede la perdita della potestà del genitore, l’interdizione perpetua da qualsiasi ufficio attinente alla tutela, la perdita del diritto agli alimenti e l’esclusione dalla successione della persona offesa.

 

Curare i maniaci è l’unica strada

 

"Combattere la pedofilia si può. Basterebbe cominciare a modificare l’articolo 609 nonies che ancora non riconosce come una persona malata chi abusa di un minore".
Antonio Marziale, presidente dell’Osservatorio sui diritti dei minori è stufo di continuare ad aggiornare la lista, lunghissima, delle vittime innocenti di abusi e violenza.

Pochi giorni fa, all’ ennesima notizia di un pedofilo arrestato ma lasciato di nuovo libero di stuprare una bambina, aveva invitato a restituire la tessera elettorale al Presidente della Repubblica.
"Un gesto nato da un moto di rabbia - chiarisce - ma se il governo che verrà entro sei mesi non si deciderà ad affrontare la questione in maniera seria, scenderemo noi in campo con un movimento politico".

Le richieste, in pratica, sono semplici: cura obbligatoria per i soggetti deviati, sia essa di tipo farmacologico (ovvero la castrazione chimica) o di tipo psicoterapeutico, l’allontanamento di tali persone dai luoghi frequentati dai bambini e una banca informatica nazionale con i nomi dei pedofili passati in giudicato o in attesa di giudizio accessibile a tutti gli organi di polizia .

Fino ad ora, infatti, i pedofili, una volta in carcere non partecipano a dei programmi terapeutici mirati che permetterebbero almeno di "limitare i danni" una volta scontata la pena.
Secondo l’associazione Antigone, che si occupa di monitorare le condizioni nelle carceri italiane, in alcuni istituti penitenziari sono stati promossi delle iniziative ad hoc per i detenuti per reati sessuali come a Biella, dove da alcuni anni è in corso il progetto "Azzurro" che prevede una metodologia incentrata sull’autobiografia ed i giochi di ruolo, o nella casa circondariale di Prato dove è attivo il programma "For Wolf". "Meglio recuperare che castrare" è invece il commento di Leo Beneduci, segretario dell’Organizzazione sindacale autonoma di polizia penitenziaria (Osapp). "Sarebbe più comodo. Invece serve conoscenza e prevenzione".

 

Nel mondo

 

Le ricette di Francia, Gran Bretagna e Ue per contrastare un fenomeno in costante crescita.
Castrazione e liste di mostri.
"Così noi salviamo i bambini".
Giro di vite dei governi su chi abusa e sfrutta i bambini innocenti.
Il caso del partito dei pedofili.

C’è chi come Nicolas Sarkozy promette "ospedali chiusi" dove castrare chimicamente i pedofili, altri, come ha annunciato il governo inglese, che permetteranno ai genitori di verificare che baby-sitter ed insegnanti non abbiano precedenti per crimini sessuali, ed infine i parlamentari europei che hanno avviato una raccolta firme per mobilitare l’Ue contro il fenomeno crescente della pedofilia via internet.

Le ricette antimaniaci fanno discutere tutto il mondo, che si interroga su come combattere contro orchi e mostri per salvare i propri bambini.
In Francia il presidente ha presentato, solo pochi mesi fa, la sua battaglia contro la pedofilia in pieno "stile sarkozista".
A chi chiedeva maggiori garanzie per le vittime innocenti non ha esitato a parlare di cure mediche e a evocare la castrazione chimica, dettando in maniera chiara le sue nuove misure contro chi abusa dei minori.
In primo luogo, per i condannati non sarà possibile alcun sconto di pena, e, alla fine della loro detenzione, i pedofili, se ritenuti ancora pericolosi, dovranno andare in un "ospedale chiuso" per farsi curare.
Quelli che lo vorranno, verranno sottoposti a un trattamento ormonale, ossia alla castrazione chimica.
Il primo ospedale per pedofili dovrebbe aprire a Lione nel 2009.

Il giro di vite contro chi tocca i più indifesi ha portato anche il governo inglese a prendere dei seri provvedimenti.
In quattro contee della Gran Bretagna, proprio in questi giorni, è partita una sperimentazione che consentirà ai genitori di verificare con la polizia se le baby-sitter o altri adulti che entrino in contatto con i bambini, come insegnanti o vicini di casa, abbiano precedenti per crimini sessuali.
Un metodo contestato per il rischio di violazione della privacy, ma che permetterebbe alle famiglie di non temere per i propri piccoli.

Anche negli Usa la questione castrazione sta sollevando numerose polemiche, nonostante la maggior parte della popolazione sia comunque a favore di tale metodo, mentre in Europa il business dei siti pedo-pornografici ha raggiunto un mercato si aggira su prezzi davvero astronomici che vanno dai 500 dollari a film e gli 80 dollari a foto.

Per debellare un mercato così lucroso, i parlamentari europei, con un’iniziativa bipartisan, hanno lanciato una raccolta firme per chiedere una regolamentazione unica a livello Ue che impedisca la diffusione dei siti pedofili.
Un modo per "colmare il vuoto e il silenzio a livello europeo".
E proprio nel cuore del Vecchio Continente ha destato immenso scalpore la nascita, solo due anni fa, del cosiddetto "partito dei pedofili" organizzato in Olanda.
Ora i programmi la liberalizzazione della pornografia infantile e i rapporti sessuali fra adulti e bambini.
L’aberrazione umana in questi casi non ha davvero limiti.

luigi il grande (non verificato)

Pedofilia, Decreto Sicurezza:Carcere per i condannati con effetto retroattivo.

note: questa legge, per quanto a qualcuno possa sembrare eccessiva, eviterà, spero, il ripetersi di casi come questo: "Pedofilia, Agrigento:la storia del pizzaiolo Vincenzo Jacono" e quello dei due bidelli di Tavullia , di cui uno aveva precedenti specifici eppure lavorava ancora a contatto con i bambini

Pedofili in cella, dopo la legge scattano le manette. Ma ora c'è chi protesta.

Alessandro Riva già a San Vittore

di Luca Fazzo

É una norma con effetto immediato, contenuta nel decreto-sicurezza approvato recentemente dal Parlamento: per gli accusati di reati di pedofilia (più tecnicamente, violenza sessuale a danno di minori) l'unica forma di custodia cautelare ammessa è il carcere. Stop agli arresti domiciliari, all'obbligo di firma, ad altre misure ritenute troppo blande di fronte ad un reato «estremo» come lo stupro dei bambini.
A differenza di altre norme, che avranno bisogno di rodaggio per entrare davvero in vigore, questa è già scattata.

 

La norma (essendo una norma procedurale) ha anche effetto retroattivo, quindi vale non solo per i pedofili che verranno individuati in futuro ma anche per quelli già denunciati e incriminati e ancora in attesa di giudizio definitivo. Per loro, carcere obbligatorio.

La conseguenza è che le Procure di tutta Italia si stanno attrezzando per spedire in carcere decine di imputati per i quali finora erano state ritenute sufficienti misure cautelari più blande. C'è chi in carcere ci è già stato portato: per esempio il critico Alessandro Riva, già collaboratore di Vittorio Sgarbi, condannato l'anno scorso a nove anni di carcere. Riva attendeva agli arresti domiciliari la sentenza d'appello. Invece, applicando il «decreto sicurezza», il pubblico ministero Marco Ghezzi ha chiesto e ottenuto che venisse disposta a carico di Riva la custodia in carcere. E il giudice ha spedito il critico a San Vittore.
E Riva non sarà il solo a subire questa sorte. I magistrati della Procura milanese che si occupano di reati sessuali si sono riuniti nei giorni scorsi per decidere come comportarsi nei confronti degli altri presunti pedofili che attualmente si trovano sottoposti a misure cautelari. La scelta è stata quella di chiedere ai giudici di mandare in carcere tutti gli imputati che attualmente si trovano ai «domiciliari». Per gli altri, quelli sottoposti a misure più soft - come l'obbligo di firma o il divieto di soggiorno - la Procura teme che il carcere potrebbe costituire un inasprimento sproporzionato alla loro pericolosità reale, così come emerge dalle indagini. Ma la legge è chiara: l'unica misura cautelare possibile è il carcere. Quindi i magistrati si trovano di fronte ad un bivio: o lasciare gli indagati a piede del tutto libero, o mandarli in prigione.
I difensori di Riva ritengono che, se applicata in modo meccanico, la norma contenuta nel decreto sicurezza potrebbe essere incostituzionale, e meditano un ricorso alla Consulta: ben sapendo che l'unico precedente di questo tipo (la legge che imponeva il carcere per gli imputati di mafia) superò indenne il vaglio della Corte Costituzionale. Intanto le condizioni di detenzione di Riva sono state stigmatizzate in un articolo sul «Foglio» di oggi in cui si denuncia il fatto che il critico si trova «in una cella di dodici metri quadri condivisa con un albanese, un arabo, un rumeno e un italiano».
 

luigi il grande (non verificato)

Capo dei chierichetti in carcere per pedofilia
Il paese: "Per noi è un educatore modello"

La notizia delle accuse di pedofilia ha colto di sorpresa la comunità di Varna, dove il giovane è molto impegnato nelle attività sociali con i bambini

di Massimiliano Bona

VARNA. In paese lo conoscono tutti. In otto anni ha educato tanti chierichetti ed è stato un punto di riferimento per decine di ragazzini che frequentano i vigili del fuoco volontari e l’Alpenverein. È vicepresidente del consiglio parrocchiale, suo padre fa il sagrestano e uno dei due fratelli è chierichetto e ciò lo ha reso, finora, una persona al di sopra di ogni sospetto.

Un educatore modello, da lodare per l’impegno profuso da almeno dieci anni nel volontariato. Nessuno, fra amici e conoscenti, riesce a credere che sia stato arrestato e che debba rispondere dell’infamante accusa di violenza sessuale, ma anche di detenzione e produzione di immagini pedopornografiche.
 
La notizia, a Varna, è diventata di dominio pubblico un paio di settimane fa, durante un’assemblea del Katholischer Familienverband Südtirol (Kfs), l’associazione delle famiglie cattoliche di lingua tedesca. Una mamma ha sollevato il caso e la presidente del sodalizio ha informato immediatamente la Procura, già allertata da alcuni genitori.

«Quando l’abbiamo saputo - spiega Franz Gruber, presidente del consiglio parrocchiale di Varna - io e il parroco abbiamo convocato il ragazzo, chiedendogli spiegazioni. Lui ha ammesso di aver scattato foto a ragazzini nudi. L’episodio sarebbe avvenuto in palestra, al termine di una giornata in cui tutti erano allegri, euforici. Quando abbiamo insistito per saperne di più il ragazzo si è trincerato dietro al silenzio. Non ha mai fatto cenno a possibili abusi o violenze sessuali sui chierichetti. A quel punto abbiamo deciso, di comune accordo, che avrebbe dovuto sospendere da subito la sua attività in Parrocchia. A livello personale sono a dir poco sorpreso, perchè si tratta del mio vice nel consiglio parrocchiale, di cui faceva parte da una decina d’anni. Attendo la fine delle indagini per saperne di più. In questo momento posso solo dire che ai miei occhi era un ragazzo modello, una persona di cui mi fidavo».

Il parroco, Karl Blasbichler, ha poca voglia di parlare. «Abbiamo fatto tutto ciò che dovevamo e informato per tempo Procura e forze dell’ordine. Non ho alcuna intenzione di commentare la vicenda nel merito e ritengo sbagliato che ci sia qualcuno che voglia speculare, cercando lo scandalo. Attendiamo l’esito delle indagini».
 Raimund Luzerna è il responsabile dei sagrestani. «In parrocchia ce ne sono cinque - racconta deluso - e uno è il padre dell’a iuto-parroco, una persona che stimo e rispetto. La famiglia del ragazzo vive vicino a casa mia e ho capito che c’era qualcosa che non andava tre o quattro settimane fa, quando è iniziato il via-vai di auto delle forze dell’ordine. Il 28enne accusato di questi pesanti reati è per tutti una persona volenterosa e scrupolosa che si è data parecchio da fare, in questi anni, per i giovani del paese, sotto l’ala protettrice del vecchio parroco, Giuseppe Granruaz. Vive in una famiglia cattolica e uno dei due fratelli fa tuttora il chierichetto».
 La notizia ha fatto rapidamente il giro del paese. Ieri, poco dopo l’ora di pranzo, c’era un funerale e la chiesa era piena di fedeli. Pochi, al termine della funzione, avevano voglia di parlare. «Sì, lo conoscevo, ma solo di vista. Era spesso assieme ai chierichetti, ma anche ad altri giovani del paese. Ho sempre pensato che fosse un buon educatore. Prima di giudicare aspettiamo l’esito dell’i nchiesta». Arrabbiata, invece, un’altra signora, che ha superato i 60 anni. «Se gli abusi contestati sono veri o se tra i bambini molestati ci fosse stato mio nipote avrei preteso subito delle spiegazioni».

luigi il grande (non verificato)

Stati Uniti, John Geoghan stava scontando una condanna a 10 anni
Strangolato in carcere il prete pedofilo
Dalla denuncia contro l'ex prelato era nato lo scandalo che ha coinvolto le gerarchie della Chiesa cattolica americana

BOSTON - È stato quasi certamente strangolato John Geoghan, l'ex sacerdote da cui era partito lo scandalo dei preti pedofili nella diocesi di Boston, ucciso ieri da un compagno di cella del carcere in cui stava scontando una condanna a dieci anni per violenze sessuali su minori. A riferirlo è stato il procuratore distrettuale della contea di Worcester, John Conte, che sta seguendo il caso. Solo l'autopsia però darà il responso definito sulle cause della morte del ex prete. Sotto accusa per l'assassinio di Geoghan nel carcere Souza Baranowski di Shirley, nel Massachusetts, c'è Joseph L. Druce, 37 anni, ergastolano. Il sacerdote è stato aggredito intorno a mezzogiorno di sabato e portato subito in ospedale, dove è morto due ore dopo.

MOLESTIE - Geoghan, 68 anni, era entrato in carcere l'anno scorso, dopo essere stato giudicato nel febbraio del 2002 colpevole di avere molestato un ragazzino di dieci anni in una piscina. Ma oltre 130 persone, molte delle quali ormai adulte, hanno denunciato abusi sessuali subiti in età infantile ad opera del prete, nelle diverse parrocchie di Boston dove Geoghan aveva svolto il suo ministero sacerdotale. L'ex prete, allontanato dal sarvizio, era in attesa di giudizio per lo stupro di un altro minorenne, nel 1986. A quanto riferito da Kelly Nantel, portavoce del Dipartimento carcerario dello stato, Geoghan era stato trasferito a Shirley, 110 chilometri a nordovest di Boston, il primo aprile e confinato in una cella singola proprio per proteggerlo.

VIOLENZE - Gli stupratori di bambini sono notoriamente odiati dai compagni di prigionia e subiscono spesso pesanti violenze, ma l'isolamento non è bastato a proteggere l'anziano ex sacerdote. Quasi un anno fa, l'Arcidiocesi di Boston aveva chiuso con il versamento di 10 milioni di dollari 86 procedimenti giudiziari avviati da altrettante vittime di Geoghan. Lo scandalo ha costretto alle dimissioni l'arcivescovo Bernard Law che, pur sapendo dei comportamenti di Geoghan, lo aveva coperto e continuamente trasferito, nella vana speranza che cambiasse atteggiamento; questo, però, aveva esposto ogni volta i bambini delle nuove parrocchie alle sue attenzioni morbose. Di recente, il nuovo arcivescovo Sean ÒMalley ha offerto indennizzi per 65 milioni di dollari, per ottenere il ritiro di centinaia di denuncie di abuso sessuale, presentate da uomini e donne contro religiosi cattolici.

luigi il grande (non verificato)

Turismo sessuale, italiano condannato per pedofilia

By admin

 

Bogotà, turismo sessuale Condannato un italiano
Paolo Pravisani ritenuto colpevole di pedofilia, detenzione di materiale pedopornografico e induzione alla prostituzione. Finito sotto processo dopo la morte in casa sua di un 15enne, ufficialmente suo domestico

Paolo Pravisani (72 anni, originario di Udine) è stato condannato per pedofilia, detenzione di materiale pedopornografico e induzione alla prostituzione. Era finito sotto processo dopo che un quindicenne, Yesid Torres, era stato trovato morto per un’overdose di cocaina nel suo appartamento. Il ragazzo ufficialmente lavorava come domestico nella casa dell’italiano. Il giudice fisserà entro un mese la pena da infliggere: nel frattempo ha ordinato che Pravisani venga trasferito nel carcere di Ternera dalla clinica psichiatrica nella quale si era rifugiato durante tutto il processo.

Prima la pena, poi l’espulsione Dopo aver scontato la pena Pravisani verrà espulso dalla Colombia. Cittadino italiano residente in Colombia, Pravisani è stato riconosciuto colpevole di aver pagato minori per abusarne sessualmente, nonché di aver pagato delle donne per compiere atti sessuali con minori ai quali egli assisteva. Assieme a lui sono state condannate le due donne, Hilda Martínez e Angélica Tovar, per atti sessuali con minori di 14 anni e come complici di stimolo alla prostituzione e pornografia infantile.

Il primo processo Quello contro Pravisani è stato il primo processo istituito in Colombia contro un cittadino straniero. Il turismo sessuale è un fenomeno molto diffuso in Colombia, a causa dell’indigenza in cui versa gran parte della popolazione. Il 46,8% dei colombiani infatti vive al di sotto della soglia di povertà; tra di loro ci sono i quasi 4 milioni di sfollati a causa del conflitto tra esercito, guerriglia e paramilitari o per le pressioni dei narcotrafficanti. Città come Cartagena sono circondate da baraccopoli dove le famiglie sono costrette ad accettare o addirittura a favorire lo sfruttamento dei propri figli nella prostituzione.

“Sentenza storica” Molto sodisfatto per la sentenza Raffaele K. Salinari, presidente dell’ong Terre des Hommes in un comunicato: “Finalmente si spezza il cerchio di omertà e complicità che da anni si chiudeva attorno alle tante vittime della prostituzione infantile e copriva gli sfruttatori ed i clienti. La nostra organizzazione che in tutti questi anni ha sostenuto i familiari delle vittime, in particolare la madre di Yesid, esprime dunque soddisfazione e manterrà l’impegno affinché da questa sentenza si arrivi a riconfigurare un sistema di giustizia internazionale nel quale i delitti contro l’infanzia vengano considerati dei veri e propri crimini contro tutta l’umanità”.

da IL GIORNALE

luigi il grande (non verificato)

Lo scandalo dei preti pedofili - Don Paolo Farinella

 

Lo scandalo dei preti pedofili è sbarcato in Europa e dopo l’Irlanda ora tocca alla Germania, poi toccherà all’Italia, alla Spagna, alla Svizzera, alla Polonia, ecc. L’attuale Papa che è così rigoroso nel pretendere tolleranza zero è lo stesso prefetto della Congregazione della fede che aveva avocato a sé il problema e imposto il segreto papale; è lo stesso che sta spalancando le porte ai lefebvriani che educano preti instabili, deboli e maniaci sessuali pericolosi per loro e per gli altri.

Avete fatto caso che la maggior parte di coloro che sono implicati sono tutti per la santa tradizione, per la talare e per la difesa del celibato? Finché il Papa non affronterà la questione della formazione dei preti, dei seminari e finché non abolirà il celibato, oggi anacronistico, i preti pedofili saranno sempre più numerosi.

I preti sono educati all’isolamento, all’individualismo, all’autoritarismo per cui sono incapaci di relazioni umani libere e serene, liberanti e autentiche. Hanno tanto paura di se stessi da vedere gli altri come controparte e pericolo. Immaturi psicologicamente, non sanno vivere una vita di comunità, ma devono sempre imporre il loro punto di vista. Ancora oggi a quasi 50 dal concilio, i consigli pastorali ed economici sono solo consultivi perché i laici nella chiesa devono solo ubbidire ed ossequiare.

Questa chiesa di potere, questa chiesa antievangelica è alla fine della sua corsa e noi l’aiutiamo a finire la corsa staccando la spina Ci accuseranno di eutanasia, ma una più una meno, non fa differenza. Noi vogliamo una Chiesa amante dell’umanità, specialmente dei poveri e di coloro che in qualsiasi modo soffrono, una chiesa del perdono e della riconciliazione, della misericordia e della risurrezione. Noi vogliamo la Chiesa di Gesù Cristo che non uccide con le imposizioni, ma dona la sua vita per amore.

Come può reggere ancora una chiesa i cui cardinali e papi vanno vestiti come sono vestiti? Come si può credere ad un vescovo che tutto questo sia per la gloria di Dio. Se Dio c’è, credetemi, se n’è andato da un pezzo in vacanza nel deserto di Giuda perché la compagnia del demonio è più gradevole di quelli che si credono seri.

luigi il grande (non verificato)

Ancora dalla Svizzera, scusate non ho scritto chiaramente l'informazione sui post precedenti.

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Curia Vista - Atti parlamentari

06.481 – Iniziativa parlamentare

Criminali sessuomani. Assistenza obbligatoria dopo la scarcerazione

Depositato da
Gruppo dell'Unione democratica di Centro
Portavoce
Freysinger Oskar
Data del deposito
18.12.2006
Depositato il
Consiglio nazionale
Stato attuale
Liquidato
 
 

Testo depositato

In virtù dell'articolo 160 capoverso 1 della Costituzione federale e dell'articolo 107 della legge sul Parlamento presentiamo la seguente iniziativa parlamentare:

Occorre adottare una nuova disposizione (eventualmente l'art. 43bis CP) che preveda l'obbligo di assistere, dopo la scarcerazione, chi abbia abusato sessualmente di minori di 16 anni.

Motivazione

L'articolo 11 della Costituzione federale riconosce ai minori il diritto a una particolare protezione. La legislazione deve essere in linea con questo articolo.

Benché abbiano un significativo effetto deterrente, le pene previste per i reati sessuali hanno un impatto assai limitato sui recidivi. L'espiazione di una pena detentiva non attenua pressoché affatto le pulsioni sessuali perverse dell'interessato. È pertanto necessario istituire un meccanismo che permetta di esercitare un controllo anche dopo la scarcerazione.

Tale forma di controllo non si sostituirà alla pena, ma la completerà. Una volta espiata la pena, di norma il pedofilo ritiene di "aver saldato il suo debito con la società" e si rifiuta di sottoporsi volontariamente a provvedimenti di assistenza. A detta degli specialisti, l'espiazione di una pena detentiva non attenua tuttavia il rischio di una ricaduta del pedofilo, anzi: il rischio aumenta se non è prevista una forma di assistenza susseguente alla scarcerazione.

Secondo l'articolo 43 del Codice penale, l'adozione di misure rientra nel potere discrezionale del giudice. L'assistenza susseguente alla scarcerazione deve tuttavia essere obbligatoria per chiunque sia stato condannato in base all'articolo 187 del Codice penale. Basandosi su una perizia psichiatrica, il giudice potrà stabilire secondo il proprio apprezzamento unicamente le condizioni d'esecuzione di tale assistenza.

Occorrerà inoltre prevedere eccezioni per gli adolescenti che hanno avuto rapporti sessuali con un partner poco più giovane e che si sono resi penalmente perseguibili poiché la relazione ha avuto inizio prima che tale partner avesse raggiunto la maggiore età sessuale.

Questa misura è una delle componenti indispensabili della lotta contro l'abuso di minori e risponde alle istanze di tutti quei genitori che chiedono più sicurezza per i propri figli.

 
 
luigi il grande (non verificato)

Maniaci pericolosi in carcere per sempre?

Il penitenziario di Regensdorf, nel Canton Zurigo

Didascalia: Il penitenziario di Regensdorf, nel Canton Zurigo (Keystone)

I criminali sessuomani estremamente pericolosi e non curabili dovrebbero restare in carcere per tutta la vita, senza usufruire di permessi.

Invece secondo governo e parlamento la nuova revisione completa del codice penale darà una protezione ancora più completa ai cittadini.

 

Negli ultimi tempi, quando si tratta di accordare dei permessi o la libertà condizionata a violentatori e pedofili, le autorità si sono fatte molto più attente rispetto al passato, quando si erano verificati casi di maniaci in libera uscita che avevano ucciso o violentato bambini e ragazze.

Ciò non basta ai promotori dell’iniziativa “Internamento a vita per criminali sessuomani violenti estremamente pericolosi e refrattari alla terapia”, che vogliono il carcere a vita senza permessi.

La sicurezza assoluta non esiste e non si riusciranno mai a trovare periti disposti a dichiarare una persona definitivamente incurabile. Inoltre diventerà ancora più difficile per un giudice pronunciare una sentenza d’internamento definitivo. Questi alcuni degli argomenti di chi si oppone all’iniziativa.

 

" Eventuali rischi di errore dovrebbero sopportarli questi criminali pericolosi, e non la gente. "
Anita Chaaban, iniziativista

Una scelta difficile

Lo sdegno nell’opinione pubblica suscitato negli ultimi anni da alcuni atti di efferata violenza sessuale ha spinto un gruppo di vittime e parenti di vittime di maniaci alla raccolta di firme per l’iniziativa, che vuole impedire ai delinquenti pericolosi considerati incurabili di usufruire di qualsiasi forma di libertà.

Il loro numero non è molto alto, si parla di una cinquantina in tutta la Svizzera, ma la gravità dei fatti di sangue commessi ha traumatizzato a tal punto l’opinione pubblica, da provocare un’adesione senza precedenti alla raccolta di firme.

194 mila sono state depositate nel 2000, un numero che è quasi il doppio di quello necessario per un’iniziativa popolare. Le firme provenivano soprattutto dalle regioni della Svizzera tedesca in cui si erano verificati gli episodi più odiosi.

L’iniziativa è stata respinta dal Consiglio federale e dalla maggioranza del Parlamento, che vi contrappongono come controprogetto indiretto la revisione completa del Codice penale, adottata dalle Camere nel dicembre 2002 e che entra in vigore nel 2005 o nel 2006.

 

" L'iniziativa mette in serie difficoltà magistrati e periti psichiatrici. "
Susanne Leutenegger Oberholzer, consigliera nazionale PS

Permessi accordati solo da periti indipendenti

E vediamo ora nel dettaglio le misure che propone l’iniziativa. Per i criminali pericolosi considerati incurabili verrebbe esclusa ogni forma di permesso, libera uscita o scarcerazione anticipata.

La liberazione sarebbe possibile solo nel caso in cui nuove conoscenze scientifiche consentissero di dimostrare che il criminale può essere curato, e che non rappresenta più un rischio per la società.

Le perizie sul suo stato di salute mentale dovrebbero essere svolte da due esperti reciprocamente indipendenti.

Nel caso in cui il delinquente messo in libertà commettesse un altro crimine, le autorità che ne hanno deciso la scarcerazione sarebbero da considerare responsabili.

 

Contrari governo e parlamento

L’iniziativa viene sostenuta in parlamento solo da alcuni esponenti dell’estrema destra, del Partito della Libertà e dell’UDC. Ma il comitato d’iniziativa prende le distanze da qualsiasi partito.

Preferisce infatti definirsi semplicemente un gruppo di vittime o parenti di vittime di delitti sessuali violenti, che vogliono proteggere bambini e minori dai peggiori criminali.

Per il Consiglio federale è eccessiva la richiesta che l’internamento a vita venga decretato una volta per tutte. L’iniziativa prevede infatti che un riesame della decisione sarebbe ammesso solo alla luce di eventuali nuove conoscenze scientifiche.

L'allora responsabile del dipartimento di giustizia e polizia, Ruth Metzler, nel presentare la campagna contro l’iniziativa, pur esprimendo comprensione e rispetto, si era detta convinta che una persona possa cambiare nel corso della reclusione.

Ruth Metzler aveva anche sottolineato che il Codice penale va più in là del testo stesso dell’iniziativa, in quanto prevede l’internamento non solo per i criminali pericolosi affetti da turbe psichiche e refrattari a qualsiasi terapia, ma anche per tutti quei reati gravi in cui vi è il rischio di recidiva.

Secondo il governo la sicurezza della collettività sarebbe dunque meglio garantita dal nuovo testo del Codice penale che dall’iniziativa. Perciò il Consiglio federale non vi contrappone alcun controprogetto.

swissinfo, Raffaella Rossello