CASTRAZIONE CHIRURGICA - UNICO RIMEDIO PER I PEDOFILI RECIDIVI

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Castrazione chirurgica per i pedofili: l'unico modo per stare davvero dalla parte dei bambini

Pubblicato da Rossella Martina

 

I pedofili recidivi bisogna castrarli. E non parlo di castrazione chimica, ma di quella chirurgica. La castrazione chimica funziona soltanto se il soggetto prende regolarmente e volontariamente alcuni inibitori ormonali. Come smette di prendere i medicinali, tornano i sordidi impulsi sessuali nei confronti dei bambini, tornano gli agguati, le circonvenzioni, la sopraffazione, gli abusi, gli stupri.
La castrazione chirurgica è ciò che ci vuole. Non è affatto una tortura medievale come molti possono credere. Si tratta semplicemente di asportare alcune particolari cellule all’interno dei testicoli, le cellule che producono il testosterone. Una piccola semplice operazione che viene fatta ambulatorialmente, mezz’ora in tutto e la faccenda è risolta. Ma nelle nostre civilissime società né la castrazione chimica, né tantomeno quella chirurgica possono essere applicate perché, dicono i garantisti, è una violazione di un fondamentale diritto umano. Ma quale diritto umano? Quello di rovinare per sempre bambini incapaci di difendersi? Di perpetrare uno dei più orrendi crimini che la nostra specie abbia inventato? Quello di sporcare per sempre l’esistenza di un bambino, una bambina anche piccolissimi, come è successo per quel mostro di Agrigento che, condannato per avere stuprato tre sorelline e poi rimesso in libertà, è subito tornato a sfogare i suoi vomitevoli istinti su un’altra bimba di quattro anni? I suoi diritti dobbiamo rispettare? E quelli delle sue vittime, invece? Loro non hanno neppure il diritto di vederlo punito questo signore? No, scusate, ma io su questo argomento proprio non riesco a mantenere la calma e la serenità vantata da certi giuristi in questi casi. E’ già molto che i cittadini perbene non invochino la pena di morte. Ma almeno bisogna impedire che i pedofili commettano due volte un reato simile perché già una sola volta è troppo. E allora castrazione chirurgica. Sono malati, no? Bene, guariamoli con il bisturi come si fa con tante altre malattie e staremo tutti più tranquilli.
L’alternativa potrebbe essere il carcere a vita (perché possono stare dentro dieci o venti anni, ma come escono siamo da capo), ma qui da noi in carcere non ci sta nessuno, neppure i peggiori assassini perché noi italiani siamo così buoni e comprensivi che ci preoccupiamo molto più dei carnefici che delle vittime come è stato giustamente scritto.
Vedo che Veltroni a riguardo ha rilasciato dichiarazioni forti: “Ci vuole la mano dura dello Stato, le pene contro la pedofilia vanno inasprite”. Bene, però sono frasi che abbiamo già sentito (nel governo di centrodestra lo ripeteva sempre Calderoli), ma poi non se ne fa mai di nulla perché c’è sempre qualche legge più importante (più importante per la Casta) da approvare. Spero che chiunque vada al governo metta al primo posto in agenda una legge non dura ma ferrea contro la pedofilia, perché ogni giorno ci sono decine di vittime, decine di bambini la cui vita viene deturpata, che aspettano che qualcuno si ricordi di loro e provi a proteggerli. Perché fatti come quelli di Agrigento, purtroppo frequentissimi in tutta Italia, sono una vergogna incancellabile per qualsiasi paese voglia chiamarsi civile.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Luigi il Grande

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Pedofilia

 
 
 
 

La parola pedofilia deriva dal tema greco παῖς, παιδός (bambino) e φιλία (amicizia, affetto).

  • In ambito psichiatrico la pedofilia è catalogata nel gruppo delle parafilie, ovvero tra i disturbi del desiderio sessuale, e consiste nella preferenza erotica[1] da parte di un soggetto giunto alla maturità genitale per soggetti che invece non lo sono ancora, cioè in età pre-puberale. Il limite di riferimento di età varia da persona a persona (poiché ogni individuo raggiunge la maturità sessuale in tempi diversi), ma oscilla generalmente tra gli 11 e 13 anni.
  • Nell'accezione comune, al di fuori dall’ambito psichiatrico, talvolta il termine pedofilia si discosta dal significato letterale e viene utilizzato per indicare quegli individui che abusano sessualmente di un bambino, o che commettono reati legati alla pedopornografia. Questo uso del termine è inesatto. La psichiatria e la criminologia distinguono i pedofili dai child molester (molestatori o persone che abusano di bambini).[2][3] Le due categorie non sono sempre coincidenti. La pedofilia è una preferenza sessuale dell’individuo o un disturbo psichico, non un reato. La pedofilia definisce l’orientamento della libido del soggetto, non un comportamento oggettivo. Vi sono soggetti pedofili che non attuano condotte illecite, come si hanno casi di abusi su bambini compiuti da individui non affetti da pedofilia.
  • La diagnosi in psichiatria [modifica]

    L'attrazione sessuale - in qualche misura - verso i bambini non è sufficiente per la diagnosi di pedofilia. La psichiatria (secondo il criterio DSM IV-TR)[4] definisce pedofili solo quelle persone, aventi più di 16 anni, per le quali i bambini o le bambine costituiscono l’oggetto sessuale preferenziale, o unico. Occorre inoltre che il sintomo persista in modo continuativo per almeno 6 mesi. Non si considera pedofilia il caso in cui la differenza di età tra gli individui sia minore di circa 7 anni. Non sono da considerare pedofili i soggetti attratti principalmente da persone in fasce di età pari o superiori ai 12 anni circa, purché abbiano già raggiunto lo sviluppo puberale: l’attrazione per i teenagers è definita con i termini poco usati efebofilia e ninfofilia o «sindrome di Lolita».

    Il criterio psichiatrico DSM prevede diverse specificazioni, la pedofilia può essere: di Tipo Esclusivo (attratto solo da bambini/e) oppure di Tipo Non Esclusivo (persona attratta anche da persone adulte); di Tipo Differenziato (attrazione solo per uno dei due sessi) oppure di Tipo Indifferenziato. L’attrazione per bambini maschi risulta mediamente più resistente fra i child molester: il tasso di recidiva dei soggetti attratti da bambini è circa doppio di quelli attratti da bambine. Tali aspetti sono anche meglio dettagliati nell'ambito della psicopatologia sessuale dei Sexual Offender, vale a dire di quella categoria di persone che a motivo della loro compulsività sessuale rientrano nelle casistiche giudiziarie e attuano comportamenti che vengono riconosciuti come penalmente rilevanti[senza fonte]. Il Tipo Indifferenziato inoltre sembra essere mediamente più grave del Tipo Differenziato. Vi è inoltre una forma di pedofilia limitata all'Incesto (interesse rivolto solo a figli/e o a fratelli/sorelle).

    D'altra parte, il criterio categoriale del DSM non considera l'aspetto dimensionale del disturbo: vale a dire che nell'ambito della stessa diagnosi esistono svariate manifestazioni di gravità della stessa che solamente un accurato esame della psicopatologia sessuale è in grado di definire con precisione[senza fonte].

    La normativa italiana [modifica]

    Nell'ordinamento italiano,[5] fino al 1996 il reato di abuso sessuale ai danni di un minore era previsto dall'art. 519 comma 2 del codice penale.

    Con la legge 66 del 15 febbraio 1996, Norme contro la violenza sessuale,[6] si è disposta l'abrogazione integrale della disciplina previgente[7] e si è delineata una fattispecie ad hoc intitolata "Atti sessuali con minorenne" (per distinguere i casi in cui il minore abbia prestato il suo consenso da quelli in cui vi è stata vera e propria costrizione), aggiungendo al codice penale i seguenti articoli:

    • art. 609 bis: Violenza sessuale
    • art. 609 ter: Circostanze aggravanti (della violenza sessuale)
    • art. 609 quater: Atti sessuali con minorenne (minore dell'età del consenso, che varia a seconda dei casi)[6]
    • art. 609 quinquies: Corruzione di minorenne
    • art. 609 sexies: Ignoranza dell'età della persona offesa
    • art. 609 septies: Querela di parte
    • art. 609 novies: Pene accessorie e altri effetti penali
    • art. 609 decies: Comunicazione al tribunale per i minorenni

    Successivamente è stata emanata la legge 269/1998,[8][9] Norme contro lo sfruttamento della prostituzione, della pornografia, del turismo sessuale in danno di minori, quali nuove forme di riduzione in schiavitù che ha introdotto nel codice penale gli articoli:

    • art. 600 bis: Prostituzione minorile
    • art. 600 ter: Pornografia minorile
    • art. 600 quater: Detenzione di materiale pornografico (minorile)
    • art. 600 quinquies: Iniziative turistiche volte allo sfruttamento della prostituzione minorile

    La legge 269/1998 è stata recentemente aggiornata dalla legge n. 38 del 2 marzo 2006 (38/2006),[10] pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 15 febbraio 2006, recante titolo: Disposizioni in materia di lotta contro lo sfruttamento sessuale dei bambini e la pedopornografia anche a mezzo Internet (legge che modifica la precedente normativa in particolare adeguandola ai recenti accordi internazionali e alla decisione quadro europea). Le principali novità hanno riguardato:

    • inasprimento delle pene
    • ampliamento della nozione di pornografia minorile e del suo ambito
    • modifica dell'art. 600 bis del codice penale (prostituzione minorile): viene punito chi compie atti sessuali, in cambio di denaro o di altra utilità, con minori di età compresa tra i 14 e i 18 anni (precedentemente l’età era compresa tra i 14 e i 16 anni)
    • obbligo per i tour operator che organizzano i viaggi di inserire in modo evidente, sui cataloghi e sui documenti forniti agli utenti, la dicitura: "la legge italiana punisce con la reclusione i reati concernenti la prostituzione e la pornografia minorile, anche se commessi all'estero"
    • introduzione della pornografia minorile virtuale. Le pene previste (dagli art. 600 ter e 600 quater del codice penale) per i reati di pornografia minorile si possono applicare – seppure diminuite di un terzo – anche alle immagini virtuali. Per immagini virtuali si intendono quelle realizzate ritoccando foto di minori o parti di esse "con tecniche di elaborazione grafica (...) la cui qualità di rappresentazione fa apparire come vere situazioni non reali"
    • agevolazione dell'attività degli inquirenti attraverso la possibilità di arresto in flagranza di reato per l'acquisto o la cessione di materiale pornografico minorile anche virtuale. L'arresto è facoltativo e può essere deciso in base alle quantità e alla qualità del materiale reperito
    • introduzione tra le pene accessorie dell'interdizione perpetua da qualsiasi incarico nelle scuole di ogni ordine e grado, negli uffici o nelle strutture, pubbliche o private, frequentate prevalentemente da minori.

    Analisi del fenomeno [modifica]

    Reati di pedofilia si sono verificati in tutti i luoghi dove sono presenti bambini: famiglie (nel qual caso potrebbe trattarsi di incesto), centri religiosi (seminari, oratori), scuole d'infanzia, associazioni giovanili (in USA i boy-scout). Data l'estrema ampiezza di tipologie di reati, che talvolta non richiedono nemmeno il contatto fisico col bambino (es. esibizionismo, riproduzione di materiale pedopornografico, ecc.), la diffusione dei reati di pedofilia è considerata elevatissima. «Il 10-30% circa dei bambini subisce molestie sessuali entro i 18 anni. L'attrazione del pedofilo può essere rivolta sia verso i bambini sia verso le bambine, ma sembra che queste ultime siano le vittime più frequenti (88%).»[11]

    Nel maggio 2007 tutti i media hanno parlato ripetutamente di notizie su reati svolti da membri del clero, sulla base del fatto che oltre 4000 sacerdoti sono stati accusati di abuso di minori negli USA e in Canada. Si tratta però del numero totale delle accuse raccolte in un arco di 50 anni e comprende non solo i casi di pedofilia in senso stretto, ma anche i rapporti con adolescenti minori di anni 18. Sino ad oggi le condanne per pedofilia hanno riguardato solo 40 casi su 4000. Nel giugno 2009 il cardinale Claudio Hummes, Prefetto della Congregazione per il Clero ha dichiarato al settimanale cattolico spagnolo Vida Nueva che i casi di pedofilia a volte non arrivano nemmeno al 4% dei sacerdoti.[12] Questa dichiarazione rettifica una precedente intervista dello stesso cardinale Hummes del 5 gennaio 2008 all'Osservatore Romano, in cui dichiarava che tra i sacerdoti neppure l'1% ha a che fare con problemi di condotta morale e sessuale.[12]

    Nel settembre del 2009 l'arcivescovo Silvano Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede all’ONU di Ginevra, in una dichiarazione emessa in una riunione del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite a Ginevra, in relazione ai crimini sessuali sui minori, ha dichiarato che nel clero cattolico solo tra l’1,5% e il 5% dei religiosi ha commesso atti di questo tipo.[13]

    La cifra del 4% è stata contestata anche dallo studioso Massimo Introvigne, sulla base di uno studio indipendente condotto dal John Jay College of Criminal Justice della City University of New York, che non è un’università cattolica ed è unanimemente riconosciuta come la più autorevole istituzione accademica degli Stati Uniti in materia di criminologia[14].

    È uscito un libro dal titolo Atti impuri nell'anno 2009 che riporta cifre aggiornate sulla pedofilia nella Chiesa americana. Tra il 1950 e il 2004 si sono registrati undicimila casi documentati di abusi sessuali su minori i cui autori sono preti. Mediamente i preti diocesani implicati negli abusi sono il 4,3 per cento. Alcun anni hanno prodotto percentuali molto alte di preti pedofili. Nel 1963, 1966, 1970, 1970 e nel 1974 si è arrivati all'otto per cento di predatori diocesani, fino al nove per cento del 1975.

    Nel libro si fanno anche delle estrapolazioni su quelli che possono essere i limiti del fenomeno pedofilia (abusi su minori) nella Chiesa e si stima che i casi sono stimabili in quaranta-sessantamila che farebbero salire il tasso dei preti abusanti a percentuali altissime.[15]

    Per quanto riguarda i crimini più efferati, uno studio del Centro Aurora di Bologna (Centro Nazionale per i bambini scomparsi e sessualmente abusati)[16] ha evidenziato che in Italia dal 2004 al 2007 sono scomparsi 3.399 minori, non ritrovati nel periodo considerato. Lo stesso studio, coadiuvato dalle denunce del Procuratore Nazionale Antimafia, Pier Luigi Vigna, suggerisce che i mercati illeciti principali per questi bambini e ragazzi sono essenzialmente tre:

    È indispensabile però mettere in conto il fatto che molto spesso è estremamente difficile sia verificare sia smentire le accuse di pedofilia. Altri autori, quindi, giungono a conclusioni diametralmente opposte. Secondo Fabrizio Tonello: "meno di cento bambini viene rapito ogni anno e quasi nessuno di questi rapimenti ha a che fare con crimini a sfondo sessuale". Anche il grande numero di accuse di pedofilia sarebbe spesso dovuto a isteria collettiva.[17] Un grande numero di condanne di innocenti o di assoluzioni solo dopo anni di indagini e processi sono citati in siti vicini agli accusati.[18][19]

    La pedofilia in Italia [modifica]

    Secondo i dati raccolti da Telefono Azzurro e pubblicati nel rapporto nazionale sulla condizione dell'infanzia e dell'adolescenza, quasi il 60% degli abusi su minori avviene in famiglia. Nel panorama internazionale emerge che in Francia e in Inghilterra i minorenni vittime di abuso sessuale sono molto più numerosi, ma ciò che preoccupa in Italia è il "sommerso": è probabile, infatti, che alcune situazioni di abuso non arrivino alla denuncia.[20]

    Luca Steffenoni, nel suo libro Presunto colpevole, osserva che «nella classifica degli abusatori di minori si collocano, con un sorprendente 80 per cento, i padri separati denunciati dall'ex-moglie in concomitanza o immediatamente dopo la richiesta di divorzio».[21]

    L'attendibilità delle testimonianze infantili [modifica]

    L'interazione con genitori e psicologi può indurre nel bambino la formazione di falsi ricordi.[senza fonte] In Italia è stato messo a punto un protocollo realizzato dalla collaborazione interdisciplinare tra avvocati, magistrati, psicologi, psichiatri, criminologi e medici legali dopo il convegno "Abuso sessuale sui minori e processo penale", tenutosi a Noto il 9 giugno 1996. Questo documento chiamato appunto Carta di Noto, aggiornato il 7 luglio 2002, prescrive la prassi da seguire nel ricevere la testimonianza del bambino o della bambina. La Corte Costituzionale ha più volte ribadito che le direttive contenute nella "Carta di Noto" rappresentano delle mere indicazioni metodologiche non tassative, con la conseguenza che l'eventuale inosservanza di dette prescrizioni non comporta la nullità dell'esame.[22]

    Le fantasie infantili secondo Freud [modifica]

    Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Dal trauma (teoria della seduzione) al desiderio (fantasie di seduzione).

    Molti accusati di pedofilia sono stati assolti nonostante testimonianze oculari (il ricordo vivo e particolareggiato dei minorenni coinvolti), rivelatesi poi non attendibili e in contrasto con i riscontri probatori.

    In psicologia, è noto che una persona può avere un ricordo molto vivo e dettagliato di eventi, che sinceramente crede che siano accaduti, ma che non si sono mai verificati in realtà. Perciò, anche se la testimonianza proviene da un bambino, che non può avere interesse a testimoniare il falso, le indagini devono trovare riscontri probatori oggettivi, per non fondare la pubblica accusa solo sulla base di testimonianze oculari.

    Le accuse di pedofilia talora rivolte da bambini minorenni nei confronti dei genitori potrebbero rientrare in «sogni ad occhi aperti», che sono un appagamento compensativo nell'immaginazione di desideri che il bambino avverte come pericolosi, reprime e tende a dimenticare. La soddisfazione avviene in un modo semplice, producendo un ricordo che è identico a quello che si sarebbe voluto che accadesse nella realtà. Quando la personalità diviene più forte, nell'adulto, la compensazione e rimozione divengono più capaci di soddisfare un desiderio in modo diverso dalla volontà iniziale, ma con azioni nella vita reale, senza forzare la memoria e i ricordi.

    La tesi di Sigmund Freud e della figlia Anna (che parlò più esplicitamente di queste fantasie infantili) è stata a volte portata come prova nei tribunali per smentire accuse di pedofilia. Tuttavia la loro tesi è stata oggetto della più feroce critica da parte di Jeffrey Moussaieff Masson, che durante i primi anni del 1980 era direttore dei Freud Archives.[23]

    Presunti abusi infantili sono anche riemersi nella memoria di migliaia di pazienti adulti sottoposti a psicoterapia o altre cure analoghe, determinando un vivace dibattito scientifico sulla loro attendibilità e un seguito di contenziosi legali.

    Da vittime a carnefici [modifica]

    Secondo alcuni studi, una rilevante percentuale dei condannati per pedofilia ha a sua volta subito abusi durante l'infanzia. «È stato osservato che i bambini che erano stati oggetto di attenzioni pedofiliche mostrano da adulti un comportamento analogo con maggior frequenza rispetto alla popolazione generale.»[11]

    Freud affermò che i traumi infantili in generale sono inguaribili e lasciano ferite che non rimarginano più e che provocano, negli adulti con una storia di abusi nella loro infanzia, una molteplicità di fenomeni a carico della sfera emotiva, relazionale, sociale, comportamentale di varia profondità.

    Tale fatto determina due elementi di rilievo per la legislazione in materia: da un lato evidenzia la gravità del danno subito dal bambino (e quindi della colpa del reo), dall'altro lascia intuire la difficoltà di stabilire capacità di intendere e di volere del reo, in quanto è possibile che sia affetto da turbe psichiche (o raptus improvvisi) a causa di violenze pregresse subite nell'infanzia. D'altra parte la complessità del problema emerge chiaramente in ambito clinico a fronte delle difficoltà nelle quali si vengono a trovare i professionisti (psichiatri e psicologi) che trattano le persone affette da pedofilia.

    Terapia [modifica]

    Il programma terapico si pone queste mete:[11]

    • il decremento dell'impulso sessuale rivolto al bambino mediante l'eliminazione di rinforzi positivi (la "cessazione di stimoli rinforzanti" del condizionamento operante) e tramite il controllo del turgore del pene;
    • il decremento del coinvolgimento emozionale nei confronti del bambino;
    • il miglioramento dei rapporti interpersonali con altri adulti;
    • il decremento dell'ipersessualità.

    La psicoterapia cognitivo-comportamentale è utile per interrompere i comportamenti parafilici appresi. Validi risultati si ottengono anche con la terapia di gruppo. Qualora il disturbo sia contraddistinto da un'ipersessualità, si ricorre a un trattamento psicofarmacologico usando il ciproterone acetato (CPA) e il medrossiprogesterone acetato (MPA), con durata superiore anche ai quattro anni. Se la pedofilia è associata ad altri disturbi psichiatrici, si può intervenire con antidepressivi e antipsicotici.

    L'indagine del NIMH e pubblicazioni su riviste specializzate [modifica]

    Il dott. prof. Gene G. Abel,[24] ordinario di Psichiatria alla Facoltà di Medicina dell'Università di Emory in Georgia e direttore della Clinica per i disturbi sessuali di Manhattan, ha realizzato per il National Institute of Mental Health (NIMH) ("Istituto Nazionale di Igiene Mentale degli Stati Uniti") il più grande studio al mondo sul fenomeno pedofilia. The Abel and Harlow child molestation prevention study[25][26][27] è durato otto anni ed è stato condotto su 16 mila adulti che hanno ammesso di aver molestato almeno un bambino. I risultati delle sue ricerche sono pubblicati sulle più importanti riviste di psichiatria mondiali, sul New York Times[28] e nel volume The stop Children molestation Book (Gene G. Abel, M. D. and Nora Harlow, edito da Xlibris 2001).[29]

    Secondo i dati dello studio, i pedofili tenderebbero a modificare le loro attività sociali e lavorative scegliendo stili di vita e mestieri a contatto con i minori, in special modo occupando posizioni che permettano di ottenere agevolmente la fiducia dei bambini e genitori. In particolare un pedofilo adatta la propria professione alle proprie esigenze sessuali.

    (EN)

« Molesters often become youth ministers, day-care workers, Boy Scout leaders, teachers, Big Brothers and pediatricians, He [a pedophile] is often an active Christian who is involved in his church.[30] »
(IT)
« I molestatori spesso diventano leader di gruppi giovanili, infermieri, capi scout, insegnanti, "Fratelli maggiori" e pediatri. [Un pedofilo] è spesso un fervente cristiano con ruoli all'interno della sua Chiesa. »
 

Nei casi riportati (distribuiti uniformemente per età, estrazione sociale, professione, credo religioso, etnia) il pedofilo è maschio nel 99% dei casi. Il pedofilo eterosessuale abusa in media di 19,8 bambine commettendo 23,2 atti sessuali. Il pedofilo omosessuale abusa in media di 150 bambini commettendo 281,7 atti.

Secondo due studi pubblicati sull'American Journal of Psychology e il Journal of Psychiatric Practice i bambini sviluppano problemi psicologici maggiori quando gli abusi vengono compiuti da figure genitoriali (amici di famiglia, preti o altre figure religiose, allenatori) o quando vengono condotti con l'uso di violenza e/o con contatti genitali.[31][32]

La pedofilia femminile [modifica]

Sebbene gran parte dei pedofili sia di sesso maschile, una percentuale minore è rappresentata da adulti di sesso femminile.[33][34][35][36][37][38][39] Gli abusi su minori commessi da donne tendono ad essere sottostimati rispetto a quelli commessi da uomini:[39] uno dei possibili motivi è il fatto che questi avvengono spesso in circostanze in cui la donna è la persona che si prende cura del bambino, per esempio durante il bagno o mentre il bambino viene vestito o svestito;[39] un altro motivo è che il fatto potrebbe non venire percepito come molestia se il minore è un adolescente, il quale potrebbe invece interpretare il fatto come un fortunato rito di iniziazione sessuale[39] (in questo caso comunque non si tratterebbe di pedofilia se il minore ha già raggiunto lo sviluppo sessuale, tuttalpiù di efebofilia, ossia attrazione sessuale per gli adolescenti)[senza fonte]. Le donne pedofile non hanno una età ben precisa, ma solitamente tendono ad essere giovani di 22-23 anni, possibilmente con disturbi psichiatrici, in particolare depressione e abuso di stupefacenti; frequentemente hanno disordini della personalità (antisociale, borderline, narcisistico, dipendente).[39] Quando una donna è coinvolta in atti sessualmente impropri verso minori si verifica un aumento del rischio che sia implicato anche un pedofilo uomo.[39] Studi condotti nel Regno Unito e negli USA suggeriscono che un range tra il 5% e il 20% degli abusi sono commessi da donne.[40]

Alcune questioni aperte [modifica]

La castrazione chimica [modifica]

La castrazione chimica è un trattamento farmacologico, che dovrebbe dissuadere il pedofilo da recidive eliminando la libido connessa all'atto violento ed è utilizzato in diversi paesi, spesso in combinazione con misure di sospensione condizionale della pena. Nel corso del 2005, l'allora ministro delle riforme Roberto Calderoli ne ripropose l'utilizzo in Italia.[41]

La castrazione chimica elimina la libido connessa con gli atti sessuali, solamente in via temporanea.

L'accettazione di questa pratica è spesso la premessa di una libertà condizionale, anche se il trattamento farmacologico potrebbe non essere ripetuto, con il rischio di reiterazione del reato.

In altre parole, è necessaria un'assunzione puntuale e prolungata nel tempo dei farmaci inibitori degli ormoni sessuali, non priva di conseguenze fisiologiche, maggiori di una castrazione chirurgica.

Il trattamento tuttavia potrebbe risultare inefficace portando il paziente ad altre manifestazioni psicopatologiche. Nella memoria dell'opinione pubblica tedesca, per esempio, ricorre il caso della metà degli anni 'Ottanta su un maniaco più volte imputato di violenze nei confronti di minori e che richiese espressamente il trattamento farmacologico. Secondo taluni la terapia avrebbe portato l'uomo ad una forma di "impotenza" piuttosto che ad un'attenuazione della libido, un forte senso di frustrazione cui avrebbe fatto fronte con un comportamento ancor più violento. All'atto pratico l'uomo si macchiò di omicidio di una bambina ma la giustizia tedesca riconobbe in lui uno stato di infermità emettendo una lieve condanna. La sentenza destò l'ira e la disperazione della piccola vittima spingendola ad uccidere l'uomo. Costituitasi la donna ebbe l'unanime solidarietà dell'opinione pubblica internazionale e fu assolta. Questo episodio emblematico avrebbe portato dello scetticismo nei confronti del trattamento farmacologico, forse meno efficace della terapia chirurgica, con la castrazione del soggetto afflitto da manie.[senza fonte]

La perdita del diritto alla privacy del pedofilo [modifica]

Negli USA è in vigore la cosiddetta "Legge Megan", che prende il nome da Megan Kanka, bimba di sette anni rapita, violentata e uccisa nel 1994 da un vicino di casa pluripregiudicato per reati sessuali su minori. La legge prevede che chiunque venga condannato per qualsiasi genere di reato a sfondo sessuale perda essenzialmente ogni diritto alla Privacy per un periodo variabile, da un minimo di 10 anni dalla data del rilascio fino a tutta la vita, con l'obbligo di registrare presso le Forze dell'ordine il proprio domicilio e i propri spostamenti, il divieto assoluto di frequentare, o risiedere nelle vicinanze di, luoghi abitualmente frequentati da minori o dal genere di persona normalmente bersaglio dei propri crimini, e in taluni casi l'affissione di tali dati in un registro pubblicamente consultabile; alcune municipalità statunitensi offrono la possibilità a chiunque di accedere a tali dati tramite appositi siti Internet. L'applicazione di questa legge è ancora fonte di un aspro dibattito negli USA. Un'ampia parte dell'opinione pubblica la sostiene basandosi sul fatto che i predatori sessuali tendono ad un alto grado di recidivia; tuttavia alcuni Stati e comunità ancora rifiutano di applicarla, sulla base del fatto che interessa persone che hanno pagato il loro debito con la società scontando una pena detentiva, e che la violazione della loro privacy può mettere essi e le loro famiglie in pericolo di ritorsioni.[42]

Collaborazione e conflitti fra diversi ordinamenti giuridici [modifica]

Rapporti fra diversi stati [modifica]

Il principio che informa la legislazione è l'indipendenza degli Stati Sovrani, che emanano leggi nel loro ordinamento giuridico. Uno stesso reato potrebbe in uno Stato appartenere alla sfera del diritto penale e in un altro essere punito con sanzioni amministrative. Vediamo il caso dei rapporti fra la giustizia italiana e quelle estere per reati di pedofilia. La nostra legge persegue anche i reati compiuti all'estero: gli italiani che compiono turismo sessuale potrebbero essere inquisiti nello Stato estero, su denuncia delle vittime, e poi in Italia, d'ufficio dalla magistratura. Le autorità competenti straniere non sono obbligate dal diritto internazionale a dare comunicazione dei fatti alla magistratura italiana perché avvii un procedimento, né a fornire prove, atti processuali in caso di rogatoria, né collaborazione nelle indagini delle forze di polizia. Analogo discorso, vale per la magistratura italiana nei confronti delle leggi e autorità competenti del Paese in cui è stato commesso il reato. Un eventuale coordinamento può essere stabilito tramite un accordo bilaterale.

Rapporti fra uno Stato e una Chiesa o un'associazione [modifica]

Il rapporto fra l'ordinamento giuridico della Chiesa Cattolica, il diritto canonico, e il diritto penale degli stati laici è cosa molto differente dal rapporto fra le legislazioni di stati diversi, sopra descritto. Il diritto canonico si interessa dei peccati, mentre il codice penale ha a che vedere solo con i reati. Per lo più i reati sono anche peccati, e nel caso della pedofilia peccati gravissimi, ma si tratta di cose concettualmente diverse.

È indispensabile non confondere sul piano giuridico la Chiesa Cattolica con il Vaticano. La Chiesa è una comunità internazionale (articolata in chiese nazionali) retta da una "costituzione" (il diritto canonico, appunto), che gioca un ruolo identico a quello svolto dallo statuto di qualunque associazione. La Città del Vaticano, invece, è uno Stato, una monarchia assoluta, dotata di un territorio e di un proprio sistema legislativo e in quanto tale ha in comune con la Chiesa Cattolica solo il fatto di essere guidato dal Papa e nulla più.

Come tutte le comunità, la Chiesa ha stabilito anche delle regole per sospendere o escludere i membri indegni e dei tribunali per applicare queste regole (in una associazione è il collegio dei probiviri). Chi abbia commesso un grave crimine, come ad esempio di pedofilia, sarà sottoposto dallo stato (o dagli stati) competenti a processo penale e simultaneamente sarà sottoposto a un giudizio da parte delle comunità a cui appartiene. Si tratta di giudizi autonomi sia nei tempi di svolgimento del processo sia nel verdetto.

Nella chiesa cattolica la repressione dei crimini più infamanti contro i sacramenti e contro la morale, fra cui la pedofilia, è regolata dalla De Delictis Gravioribus, che ha sostituito nel 2001 la Crimen sollicitationis a seguito della riforma del codice di Diritto Canonico.

Già la Crimen sollicitationis equiparava la pedofilia, dal punto di vista penale, ai casi più gravi di molestie sessuali durante il Sacramento della Penitenza (§73); per questi reati è prevista la pena massima possibile, cioè la riduzione allo stato laicale (§61).

È previsto l'insediamento nella diocesi interessata di un tribunale ad hoc presieduto dal vescovo e composto di soli sacerdoti esperti di diritto canonico (non di avvocati rotali laici). Le sedute sono a porte chiuse e gli atti del processo secretati, data la natura infamante delle accuse. L'eventuale verdetto di condanna, però, è ampiamente diffuso per consentire l'implementazione delle pene (sospensione a divinis, scomunica, ecc.). Il secondo grado di appello è presso la Congregazione per la Dottrina della Fede a Roma.

Il tribunale ecclesiastico, data la sua natura e finalità, non ha autorità per chiedere al colpevole di costituirsi presso le autorità civili e subire anche un processo da parte dello Stato, né a membri del tribunale o a testimoni oculari di denunciare il fatto.[43]

Resta naturalmente per tutti l'obbligo morale grave di fare tutto quanto è possibile per impedire che eventuali atti di pedofilia vengano ripetuti. Perciò i dettami del "diritto divino naturale" (uno dei fondamenti del diritto canonico) comportano l'obbligo perentorio di denunciare il presunto reo alle istituzioni ecclesiali.[44] Lo stesso obbligo morale sussiste implicitamente verso i tribunali civili, fatte salve le notizie coperte da segreto pontificio (cioè quelle acquisite dalle udienze del processo: ad esempio una eventuale confessione del reo), che sono coperte dal segreto del confessionale, e fatto salvo il diritto di autotutela di vittime e testimoni, spesso riluttanti a procedere a denunce penali.

Gli Stati laici riconoscono sia l'autonomia del diritto canonico sia la legittimità del segreto del confessionale. Ovviamente gli stessi sacerdoti o vescovi, se esecutori di atti penalmente rilevanti, sono assoggettati come chiunque al giudizio delle corti statali, secondo quanto è previsto dall'ordinamento giuridico di ogni nazione.

Le dichiarazioni della Chiesa cattolica [modifica]

Per quanto riguarda le denunce di pedofilia nei confronti di sacerdoti cattolici, le dichiarazioni e i gesti di Benedetto XVI hanno assunto nel tempo i toni di una crescente condanna:

  • Ottobre 2006, Irlanda, uno dei Paesi più colpiti: il Pontefice parla di «enormi crimini» di fronte ai quali «è urgente adottare misure perché non si ripetano» e tra questa misure indica la necessità di «garantire che i principi di giustizia siano pienamente rispettati».[45]
  • Aprile 2008, Usa: esprime «profonda vergogna»[46] e, su iniziativa del cardinale di Boston, riceve cinque «vittime».
  • 19 luglio 2008, Giornata Mondiale della Gioventù, Sydney: «Le vittime devono ricevere compassione e cura e i responsabili di questi mali devono essere portati davanti alla giustizia.» Oltre a questa nuova dichiarazione, ribadisce l'invito a: «riconoscere la vergogna che tutti abbiamo sentito a seguito degli abusi sessuali sui minori da parte di alcuni sacerdoti o religiosi di questa nazione. Sono profondamente dispiaciuto per il dolore e la sofferenza che le vittime hanno sopportato e assicuro che, come i loro pastori, anche io condivido la loro sofferenza».[47] Come ultimo gesto prima di lasciare l’Australia a conclusione della 23ª Giornata mondiale della Gioventù, Benedetto XVI ha incontrato un gruppo rappresentativo (due uomini e due donne) di coloro che hanno subito abusi sessuali da parte del clero.
  • 14 marzo 2010: Mons. Giuseppe Versaldi commenta lo scandalo degli abusi sui minori.[48]

Nell'ottica ecclesiastica, quando il diritto canonico confligge col diritto civile, prevale il diritto canonico. Che, per i delicta graviora, come la pedofilia, prevede l'ammonizione, il trasferimento, l'isolamento, la penitenza e la preghiera, la sospensione a divinis, fino alla riduzione allo stato laicale.[49] Non esiste un obbligo formale di denuncia da parte dell’autorità ecclesiastica, perché un vescovo non è un pubblico ufficiale. Il vescovo che tace non commette reato, a differenza ad esempio di un preside che tacesse.[50]

Il 12 aprile 2010, il Vaticano pubblica una nota esplicativa della De delictis gravioribus del 2001, nella quale si chiarisce il rapporto con le leggi civili in materia di pedofilia. Dove le leggi lo prevedano, i vescovi sono obbligati a denunciare i fatti di pedofilia alle autorità preposte; se un ecclesiastico è stato riconosciuto colpevole da un tribunale civile, vi sono gli estremi per un decreto papale di riduzione allo stato laicale, senza processo canonico e senza possibilità di revoca. In questo modo, si realizza un primo riconoscimento in materia delle leggi e dei tribunali non ecclesiastici. È il primo documento che afferma il principio della collaborazione con le autorità giudiziarie. Viene poi superato l segreto pontificio, almeno in parte quando le leggi obbligano gli ecclesiastici, in qualità di cittadini, alla denuncia dei casi di pedofilia.

Nulla è indicato in merito agli ecclesiastici, che di propria iniziativa, esercitando la libertà di coscienza, anche negli Stati in cui non sia obbligatorio denunciare fatti di pedofilia, denuncino altri ecclesiastici, o presenzino contro di loro come testimoni nei tribunali civili. non vi sono accenni alla questione del trasferimento di diocesi o parrocchia per i pedofili: nessuna sanzione è prevista per i vescovi che si limitino a trasferire in altra diocesi i sospetti pedofili, né vige un obbligo di comunicazione "orizzontale" fra la diocesi di origine e quella di destinazione.

Il vescovo può limitare preventivamente la libertà di azione dei prelati sospettati di pedofilia, in particolare le loro attività con i bambini. L'enciclica De delictis gravioribus, datata 18 maggio 2001 e rivolta a tutti i vescovi del pianeta, vieta gli ecclesiastici di testimoniare in tribunali civili, pena la loro scomunica. Il documento afferma che «nei Tribunali costituiti presso gli ordinari o i membri delle gerarchie cattoliche solamente i sacerdoti possono validamente svolgere le funzioni di giudice, promotore di giustizia, notaio e difensore» ribadendo che «le cause di questo tipo sono soggette al segreto pontificio» e che si sarebbero dovuti attendere 10 anni, da quando le vittime avessero compiuto la maggiore età, per rivelare le accuse (ottenendo in questo modo la prescrizione dei reati, a quel punto non più perseguibili). Secondo il testo della Crimen sollicitationis, il segreto è perpetuo e si estende anche dopo il termine del processo e la sentenza definitiva del tribunale canonico, e dunque non è un mero segreto processuale.

La Crimen sollicitationis obbliga, a pena di scomunica, il colpevole,chi ha subito le molestie, o chiunque abbia notizie certi su episodi di abuso sessuale a denunciarli al Tribunale Canonico o al sacerdote, comunque ad autorità ecclesiastiche, non civili. La Crimen sollicitationis del 1962 è stata superata dalla riforma del Codice di Diritto Canonico del 1983.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Luigi il Grande

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Combattere la pedofilia con la castrazione farmacologica ?

Una iniezione ogni mese, ma sarà d’obbligo il consenso del pedofilo.
Le parafilie comprendono diverse devianze sessuali, tra cui la pedofilia.

Negli Stati Uniti si ritiene che una percentuale oscillante tra il 6 ed il 62% delle donne abbia subito abusi sessuali nell’infanzia, ed il 10-30% degli uomini.

Per cercare di contenere il fenomeno della pedofilia è’ stato più volte proposto l’uso della castrazione farmacologica.

In passato si è fatto uso di farmaci antiandrogeni, come il Ciproterone ed il MedrossiProgesterone.

Attualmente sono più impiegati gli agonisti LHRH ( Goserelin, Buserelin). Questi farmaci agiscono a livello dell’asse ipotalamo-ipofisario e richiedono una somministrazione mensile o trimestrale. Gli agonisti LHRH stimolano inizialmente la produzione di FSH ( ormone follicostimolante) e di LH ( ormone luteinizzante) , mentre il trattamento prolungato produce desensibilizzazione dei recettori ipofisari ed inibizione della produzione di entrambi gli ormoni gonadotropi.
In questo modo gli agonisti LHRH abbassano i livelli di testosterone, riducendo la libido.

Gli agonisti LHRH trovano indicazione principale in clinica nel trattamento del carcinoma della prostata e del carcinoma mammario metastatizzato.

Per aumentare l’attività gli agonisti LHRH possono essere associati agli antiandrogeni ( Ciproterone).

Un altro farmaco impiegato nella castrazione farmacologica è la Triptorelina, un decapeptide di sintesi analogo del GnRH naturale.
I livelli di castrazione vengono raggiunti entro 20 giorni dalla somministrazione.

Sono in corso studi per verificare l’utilità dell’impiego dei farmaci SSRI ( selective serotonin reuptake inhibitors). Questi farmaci sono già ampiamente usati come antidepressivi , ma sembrebbero agire anche nei disturbi di devianza sessuale. Tra questi , uno dei più studiati è la Fluoxetina, più noto con il nome commerciale Prozac.

La castrazione farmacologica tuttavia pone dei problemi etici.
Infatti essendo questa terapia non priva di effetti indesiderati il suo uso non può essere indiscriminato. Dovrebbe essere riservato a persone con atteggiamenti pedofili ripetuti ed accettazione da parte del pedofilo.

In ultima analisi ma con la certezza dell'esito sul sex offender, la castrazione chirurgica è ancora la soluzione con minori effetti collaterali.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Luigi il Grande

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Castrazione chirurgica per i pedofili:
l'unico modo per stare davvero
dalla parte dei bambini

 

I pedofili recidivi bisogna castrarli. E non parlo di castrazione chimica, ma di quella chirurgica. La castrazione chimica funziona soltanto se il soggetto prende regolarmente e volontariamente alcuni inibitori ormonali. Come smette di prendere i medicinali, tornano i sordidi impulsi sessuali nei confronti dei bambini, tornano gli agguati, le circonvenzioni, la sopraffazione, gli abusi, gli stupri.
La castrazione chirurgica è ciò che ci vuole. Non è affatto una tortura medievale come molti possono credere. Si tratta semplicemente di asportare alcune particolari cellule all’interno dei testicoli, le cellule che producono il testosterone. Una piccola semplice operazione che viene fatta ambulatorialmente, mezz’ora in tutto e la faccenda è risolta. Ma nelle nostre civilissime società né la castrazione chimica, né tantomeno quella chirurgica possono essere applicate perché, dicono i garantisti, è una violazione di un fondamentale diritto umano. Ma quale diritto umano? Quello di rovinare per sempre bambini incapaci di difendersi? Di perpetrare uno dei più orrendi crimini che la nostra specie abbia inventato? Quello di sporcare per sempre l’esistenza di un bambino, una bambina anche piccolissimi, come è successo per quel mostro di Agrigento che, condannato per avere stuprato tre sorelline e poi rimesso in libertà, è subito tornato a sfogare i suoi vomitevoli istinti su un’altra bimba di quattro anni? I suoi diritti dobbiamo rispettare? E quelli delle sue vittime, invece? Loro non hanno neppure il diritto di vederlo punito questo signore? No, scusate, ma io su questo argomento proprio non riesco a mantenere la calma e la serenità vantata da certi giuristi in questi casi. E’ già molto che i cittadini perbene non invochino la pena di morte. Ma almeno bisogna impedire che i pedofili commettano due volte un reato simile perché già una sola volta è troppo. E allora castrazione chirurgica. Sono malati, no? Bene, guariamoli con il bisturi come si fa con tante altre malattie e staremo tutti più tranquilli.
L’alternativa potrebbe essere il carcere a vita (perché possono stare dentro dieci o venti anni, ma come escono siamo da capo), ma qui da noi in carcere non ci sta nessuno, neppure i peggiori assassini perché noi italiani siamo così buoni e comprensivi che ci preoccupiamo molto più dei carnefici che delle vittime come è stato giustamente scritto.
Vedo che Veltroni a riguardo ha rilasciato dichiarazioni forti: “Ci vuole la mano dura dello Stato, le pene contro la pedofilia vanno inasprite”. Bene, però sono frasi che abbiamo già sentito (nel governo di centrodestra lo ripeteva sempre Calderoli), ma poi non se ne fa mai di nulla perché c’è sempre qualche legge più importante (più importante per la Casta) da approvare. Spero che chiunque vada al governo metta al primo posto in agenda una legge non dura ma ferrea contro la pedofilia, perché ogni giorno ci sono decine di vittime, decine di bambini la cui vita viene deturpata, che aspettano che qualcuno si ricordi di loro e provi a proteggerli. Perché fatti come quelli di Agrigento, purtroppo frequentissimi in tutta Italia, sono una vergogna incancellabile per qualsiasi paese voglia chiamarsi civile.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Luigi il Grande

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Pedofilia, un dramma su cui riflettere

24 agosto 2010

(di Carolina Caradonna)

Volevo aspettare un po’ prima di scrivere quest’articolo ma sentendo parlare di castrazione chimica come “punizione” per i pedofili mi sono chiesta se chi ne stava parlando e chi ascoltava fosse realmente informato sui trattamenti terapeutici per i pedofili e su cosa sia un pedofilo.

La pedofilia è un disturbo psicopatologico inserita all’interno delle Parafilie nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, che vengono così spiegate: «caratterizzate da ricorrenti e intensi impulsi, fantasie o comportamenti sessuali che implicano oggetti, attività o situazioni inusuali e causano disagio clinicamente significativo o compromissione dell’area sociale, lavorativa, o di altre aree importanti del funzionamento». Invece il pedofilo, più nello specifico, è colui che raggiunta la maturità sessuale è eroticamente attratto da soggetti che ancora non lo sono.

Proviamo a spiegare quali sono i trattamenti terapeutici:

La castrazione chirurgica è considerata come una soluzione definitiva. La castrazione chirurgica non blocca il desiderio, ma ferma solo l’atto fisico.

La terapia psico-cognitivo-comportamentale, a mio parere è forse quella che tiene conto del fatto che il pedofilo è innanzitutto una persona malata e dà maggiore spazio alla prevenzione della recidiva. Essa ha come obiettivo la modificazione della sessualità deviata attraverso, sia la riduzione dell’eccitamento sessuale verso pratiche o partners “inusuali”, sia la promozione e il rafforzamento dell’eccitamento sessuale in rapporto ad adeguate pratiche o partners con diverse tecniche che spesso sono combinate tra loro.

Il trattamento psicoterapeutico è una soluzione proposta per le parafilie in generale ma è molto difficile che funzioni su un pedofilo.

Infine, la terapia farmacologica che riesce semplicemente a contenere il comportamento, ma non riuscendo a risolvere il sintomo. Non blocca la motivazione all’atto, riduce solo la libido. Questo tipo di terapia, infatti, viene associata alla terapia cognitivo-comportamentale.

Va sempre ricordato che il pedofilo è una persona malata, egli molte volte vorrebbe non compiere azioni che sa benissimo essere sbagliate, ma purtroppo non riesce a gestire il suo comportamento, ecco perchè sono a favore della terapia cognitivo-comportamentale.

Non si può in nessun modo giustificare ciò che un pedofilo fa, ma non va nemmeno dimenticato il risvolto umano che caratterizza queste tragedie che è tale anche per chi aggredisce, trattandosi a volte di persone, come già ricordato, affette da una vera e propria malattia e impotenti di fronte ai propri impulsi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Luigi il Grande

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dipartimentodonnelaDestra-siciliana

La pedofilia è tra i mali oscuri della nostra società ed uno dei più gravi e sentiti da tutta la collettività, perché i protagonisti delle tante storie tristi e agghiaccianti sono i bambini, piccole esistenze che si spezzano per il brutale impatto di adulti deviati, generando terribili effetti. Da specifici studi è risultato che, rispetto alla media della popolazione, i bambini coinvolti nella pedofilia hanno una probabilità più alta del 500 % di ammalarsi in età adulta di depressione e del 400 % di ricorrere al suicidio.

Il pedofilo è una persona subdola che sa rapportarsi molto bene con i bambini, comportandosi da amico e facendo sentire loro che possono fidarsi di lui. Spesso le violenze avvengono tra le mura domestiche, proprio lì dove i bambini dovrebbero essere più al sicuro, compiute dagli stessi familiari o da persone amiche e purtroppo, non sono circoscritte solo alle famiglie degradate, ma si estendono a tutte le classi sociali e a tutte le categorie di professionisti.

I dati raccolti sono sconcertanti ed evidenziano un fenomeno in costante aumento anche per la diffusione tramite Internet. La rete, infatti, facilita per sua natura lo scambio di opinioni e quindi anche la diffusione della pedopornografia.

I numeri dell’orrore corrono da un capo all’altro del mondo, in Italia ogni anno si registrano 23.000 casi di pedofilia. La fascia più coinvolta è quella fra gli 11 e i 14 anni ma è in aumento anche quella tra 0 e 10 anni. Nel Regno Unito, secondo i dati forniti dal Ministero dell’interno, nel biennio 2005-2006, circa cinquemila ragazzi di età inferiore ai 16 anni sono stati violentati e almeno seimila sotto i 13 anni hanno subito molestie sessuali. In tutto il mondo circa 150 milioni di bambine e 73.000 milioni di bambini sotto i 18 anni subiscono ogni anno “manipolazioni” e contatti sessuali forzati. Due milioni di bambini nel mondo sono sfruttati nella produzione di pellicole pedopornografiche e più di un milione risultano vittime di turpi traffici che hanno come destinazione i “baby-bordelli tropicali”.

La pedofilia, definita come l’attrazione sessuale verso bambini in età pubere o pre-pubere, cioè in età generalmente inferiore a 13 anni, in psichiatria è catalogata nel gruppo delle parafilie, ovvero fra i disturbi del desiderio sessuale e come tale, come sostenuto, non può considerarsi una malattia fisica curabile dalla quale cui si possa guarire, ma, piuttosto, una patologia della psiche che non si risolve attraverso un intervento mirato esclusivamente sul corpo.

Sicuramente una legge non è sufficiente per cancellare gli orrori delle violenze della pedofilia, ma può rappresentare un argine alla diffusione di questo reato oltre ad un contributo per combatterlo. Il problema deve essere necessariamente affrontato e, se non debellato, almeno represso, per annullare gli effetti antiumani di questa perversa e diabolica pratica.

Negli ultimi anni, a causa dei clamorosi casi di pedofilia sadica in Italia, sono state invocate da più fonti degli interventi terapeutici per i pedofili e tra questi, anche la castrazione chirurgica, che ha avuto in altri paesi un grande impiego nel trattamento dei crimini sessuali, ma, nel caso specifico dell’argomento trattato, non serve perché l’atto sessuale pedofilico non richiede necessariamente l’erezione né tanto meno la penetrazione, ma anche solo compiacimento a guardare, a toccare, a far compiere gli atti ad altri, a fotografare, ad annusare semplicemente la vittima, oppure ad usare violenza con corpi estranei e oggetti.

In Italia la pedofilia come reato è disciplinata dalla legge n. 66 del 15 febbraio 1996 “ Norme contro la violenza sessuale” e dalla legge 269/1998, che hanno introdotto degli specifici articoli nel codice penale e recentemente è stata aggiornata dalla legge 38/2006 “Disposizioni in materia lotta contro lo sfruttamento sessuale dei bambini e la pedo-pornografia anche a mezzo Internet”.
L’introduzione nel nostro codice penale in materia di pedofilia di pene sensibilmente più severe rispetto a quelle previste, dirette ad ottenere condanne più forti da parte dei giudici, non sembra da sola essere sufficiente a combattere questo reato così aberrante. Diventa quindi necessario, oltre che correggere il regime sanzionatori insufficiente, introdurre strumenti diversi.

Si parla molto oggi di castrazione chimica, ovvero la somministrazione periodica all’incriminato di particolari farmaci, utilizzati solo in casi specifici per la cura di precise forme tumorali che si è visto hanno l’effetto di inibire la secrezione degli ormoni maschili e quindi la libido.

In diversi Stati d’oltreoceano (California e Canada) ed europei (Francia, Germania, Danimarca, Svezia e Norvegia) la castrazione chimica è già legge. A Londra viene praticata, dietro richiesta volontaria, per i pedofili recidivi ed è stato proposto di renderla obbligatoria per tutti i condannati per pedofilia.

Ma anche se l’intervento di castrazione in alcune parti del mondo consegue un certo successo, la questione rimane aperta per quanto riguarda la capacità dei farmaci di innescare uno stabile mutamento di comportamento nel soggetto pedofilo. Infatti non esistono studi scientifici in grado di ritenere che una terapia di questo tipo sia risolutiva, in quanto produce i suoi effetti sino a quando viene somministrata, per poi cessare ogni effetto in seguito alla sospensione della terapia

La pedofilia allo stato attuale non ha cure efficaci che possano garantire una reale “guarigione”. Infatti la percentuale di recupero dei pedofili tentata sia in Europa che nel mondo, rispetto all’espansione del fenomeno, è bassissima ed è pari al 3-5 % !
Un grande aiuto nella lotta alla pedofilia si è avuto da interventi a più ampio spettro quali le campagne informative sulla cultura dell’infanzia, sulle relazioni familiari operate attraverso tutti i canali disponibili, dalla scuola alla famiglia, ai mass media ad Internet.

In conclusione, per risolvere quanto più possibile il problema della pedofilia, non si possono che abbracciare tutti gli argomenti trattati.

Il Dipartimento donne propone:

Potenziare le campagne informative alle famiglie attraverso ogni possibile canale.
Offrire strumenti di conoscenza e formazione agli adulti che sono a stretto contatto con i bambini, dai familiari alla scuola che hanno il delicato compito di ascoltarli e dialogare con loro affrontando insieme le loro ansie e i loro problemi.
Dare aiuti alle associazioni che lottano contro la pedocriminalità
Rafforzare le indagini conoscitive sul reo, rendendole pubbliche a chi ne faccia richiesta a fini di tutela.
Inasprire le pene previste.
Interdire per sempre i colpevoli dalla curatela, dalla potestà e tenerli lontani per tutta la vita da qualsiasi possibile contatto con i minori, sia in ambito familiare che sociale.
Sottoporre il reo ad una perizia psicologica per capire il tipo di percorso rieducativo a lui necessario. Il percorso viene effettuato in carcere, da servizi sociali e sanitari specializzati e continuato per un periodo anche dopo lo sconto della pena al fine di rendere il colpevole consapevole della propria responsabilità nel reato sessuale compiuto e dell’offesa impartita alle vittime.
Studiare piani di prevenzione, atti ad individuare i fattori che possono far deviare ulteriormente
Introdurre, a sostegno della terapia socio riabilitativa, la castrazione chimica, senza sconto di pena (altrimenti potrebbe essere una scelta di comodo per abbreviare la detenzione) al fine di evitare ulteriormente un’eventuale recidiva.
In caso di recidiva, dopo lo sconto della pena, provvedere alla castrazione chirurgica e tenere a vita in specifici istituti il colpevole facendolo lavorare.

 
Maria Antonietta Naso, responsabile dell’Ufficio giuridico del Dipartimento nazionale donne
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Luigi il Grande

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Pedofilia: perché il Governo non parla? Le donne de la Destra chiedono intervento Istituzioni  

pedofilia1.jpgLa pedofilia è tra i mali oscuri della nostra società ed uno dei più gravi e sentiti da tutta la collettività, perché i protagonisti delle tante storie tristi e agghiaccianti sono i bambini, piccole esistenze che si spezzano per il brutale impatto di adulti deviati, generando terribili effetti. Da
specifici studi è risultato che, rispetto alla media della popolazione, i bambini coinvolti nella pedofilia hanno una probabilità più alta del 500 % di ammalarsi in età adulta di depressione e del 400 % di ricorrere al suicidio.
Il pedofilo è una persona subdola che sa rapportarsi molto bene con i bambini, comportandosi da amico e facendo sentire loro che possono fidarsi di lui. Spesso le violenze avvengono tra le mura domestiche, proprio lì dove i bambini dovrebbero essere più al sicuro, compiute dagli stessi familiari o da persone amiche e purtroppo, non sono circoscritte solo alle famiglie degradate, ma si estendono a tutte le classi sociali e a tutte le categorie di professionisti.
I dati raccolti sono sconcertanti ed evidenziano un fenomeno in costante aumento anche per la diffusione tramite Internet. La Rete, infatti,facilita per sua natura lo scambio di opinioni e quindi anche la diffusione della pedopornografia. I numeri dell’orrore corrono da un capo all’altro del mondo, in Italia ogni anno si registrano 23.000 casi di pedofilia. La fascia più coinvolta è quella fra gli 11 e i 14 anni ma è in aumento anche quella tra 0 e 10 anni. Nel Regno Unito, secondo i dati forniti dal Ministero dell’interno, nel biennio 2005-2006, circa cinquemila ragazzi di età inferiore ai 16 anni sono stati violentati e almeno seimila sotto i 13 anni hanno subito molestie sessuali. In tutto il mondo circa 150 milioni di bambine e 73.000 milioni di bambini sotto i 18 anni subiscono ogni anno “manipolazioni” e contatti sessuali forzati. Due milioni di bambini nel mondo sono sfruttati nella produzione di pellicole pedopornografiche e più di un milione risultano vittime di turpi traffici che hanno come destinazione i “baby-bordelli tropicali”.
La pedofilia, definita come l’attrazione sessuale verso bambini in età pubere o pre-pubere, cioè in età generalmente inferiore a 13 anni, in psichiatria è catalogata nel gruppo delle parafilie, ovvero fra i disturbi del desiderio sessuale e come tale, come sostenuto, non può considerarsi una malattia fisica curabile dalla quale cui si possa guarire, ma, piuttosto, una patologia della psiche che non si risolve attraversoun intervento mirato esclusivamente sul corpo.
Sicuramente una legge non è sufficiente per cancellare gli orrori delle violenze della pedofilia, ma può rappresentare un argine alla diffusione di questo reato oltre ad un contributo per combatterlo. Il problema deve essere necessariamente affrontato e, se non debellato, almeno represso, per annullare gli effetti antiumani di questa perversa e diabolica pratica.
Negli ultimi anni, a causa dei clamorosi casi di pedofilia sadica in Italia, sono state invocate da più fonti degli interventi terapeutici per i pedofili e tra questi, anche la castrazione chirurgica, che ha avuto in altri paesi un grande impiego nel trattamento dei crimini sessuali, ma, nel caso specifico dell’argomento trattato, non serve perché l’atto sessuale pedofilico non richiede necessariamente l’erezione né tanto meno la penetrazione, ma anche solo compiacimento a guardare, a toccare, a far compiere gli atti ad altri, a fotografare, ad annusare semplicemente la vittima, oppure ad usare violenza con corpi estranei e oggetti.
In Italia la pedofilia come reato è disciplinata dalla legge n. 66 del 15 febbraio 1996 “ Norme contro la violenza sessuale” e dalla legge 269/1998, che hanno introdotto degli specifici articoli nel codice penale e recentemente è stata aggiornata dalla legge 38/2006 “Disposizioni in materia lotta contro lo sfruttamento sessuale dei bambini e la pedo-pornografia anche a mezzo Internet”.
L’introduzione nel nostro codice penale in materia di pedofilia di pene sensibilmente più severe rispetto a quelle previste, dirette ad ottenere condanne più forti da parte dei giudici, non sembra da sola essere sufficiente a combattere questo reato così aberrante. Diventa quindi necessario, oltre che correggere il regime sanzionatori insufficiente, introdurre strumenti diversi.
Si parla molto oggi di castrazione chimica, ovvero la somministrazione periodica all’incriminato di particolari farmaci, utilizzati solo in casi specifici per la cura di precise forme tumorali che si è visto hanno l’effetto di inibire la secrezione degli ormoni maschili e quindi la libido.

In diversi Stati d’oltreoceano (California e Canada) ed europei (Francia, Germania, Danimarca, Svezia e Norvegia) la castrazione chimica è già legge. A Londra viene praticata, dietro richiesta volontaria, per i pedofili recidivi ed è stato proposto di renderla obbligatoria per tutti i
condannati per pedofilia.
Ma anche se l’intervento di castrazione in alcune parti del mondo consegue un certo successo, la questione rimane aperta per quanto riguarda la capacità dei farmaci di innescare uno stabile mutamento di comportamento nel soggetto pedofilo. Infatti non esistono studi scientifici in grado di ritenere che una terapia di questo tipo sia risolutiva, in quanto produce i suoi effetti sino a quando viene somministrata, per poi cessare ogni effetto in seguito alla sospensione della terapia La pedofilia allo stato attuale non ha cure efficaci che possano garantire una reale “guarigione”. Infatti la percentuale di recupero dei pedofili tentata sia in Europa che nel mondo, rispetto all’espansione del fenomeno, è bassissima ed è pari al 3-5 % !
Un grande aiuto nella lotta alla pedofilia si è avuto da interventi a più ampio spettro quali le campagne informative sulla cultura dell’infanzia, sulle relazioni familiari operate attraverso tutti i canali disponibili, dalla scuola alla famiglia, ai mass media ad Internet.
In conclusione, per risolvere quanto più possibile il problema della pedofilia, non si possono che abbracciare tutti gli argomenti trattati.

Il Dipartimento donne propone:

1. Potenziare le campagne informative alle famiglie attraverso ogni possibile canale.
2. Offrire strumenti di conoscenza e formazione agli adulti che sono a stretto contatto con i bambini, dai familiari alla scuola che hanno il delicato compito di ascoltarli dialogare con loro affrontando insieme le loro ansie e i loro problemi.
3. Dare aiuti alle associazioni che lottano contro la pedocriminalità
4. Rafforzare le indagini conoscitive sul reo, rendendole pubbliche a chi ne faccia richiesta a fini di tutela.
5. Inasprire le pene previste.
6. Interdire per sempre i colpevoli dalla curatela, dalla potestà e tenerli lontani per tutta la vita da qualsiasi possibile contatto con i minori, sia in ambito familiare che sociale.
7. Sottoporre il reo ad una perizia psicologica per capire il tipo di percorso rieducativo a lui necessario. Il percorso viene effettuato in carcere, da servizi sociali e sanitari specializzati e continuato per un periodo anche dopo lo sconto della pena al fine di rendere il colpevole consapevole della propria responsabilità nel reato sessuale compiuto e dell’offesa impartita alle vittime.
8. Studiare piani di prevenzione, atti ad individuare i fattori che possono far deviare ulteriormente
9. Introdurre, a sostegno della terapia socio riabilitativa, la castrazione chimica, senza sconto di pena (altrimenti potrebbe essere una scelta di comodo per abbreviare la detenzione) al fine di evitare ulteriormente un’eventuale recidiva.
10. In caso di recidiva, dopo lo sconto della pena, tenere a vita in specifici istituti il colpevole facendolo lavorare e provvedere alla castrazione chirurgica.

Dipartimento nazionale delle donne
Rete del sociale

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Luigi il Grande

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' FATEVI CASTRARE E SARETE LIBERI'
 
LA CHIAMANO già la ' Legge Bobbitt' , ma potrebbe chiamarsi anche ' Legge Farinelli' . Due giorni fa il Senato del Texas ha approvato con 28 voti favorevoli e uno solo contrario una legge che prevede il taglio dei testicoli in cambio di un fortissimo sconto della pena per i prigionieri condannati per violenza sessuale. E' un' offerta ai pedofili e agli stupratori: "Volete tornare nella società? Dovete rimuovere quello che vi rende inaccettabili, dovete recidere l' impulso che vi spinge alle molestie sessuali". E quindi, zacchete. Il senatore repubblicano Teel Bivins ha difeso la propria iniziativa dicendo di avere valutato meticolosamente gli studi sulla castrazione in alcuni paesi europei. "L' evirazione - sostiene Bivins - riduce enormemente la probabilità di ripetere i reati sessuali". Rimuovendo i testicoli si riporta il livello di testosterone a quello che gli uomini hanno prima della pubertà, eliminando quindi gli stimoli sessuali. Bivins dice di avere studiato questa proposta di legge per dare una mano agli stupratori, non per sottoporli a quella che sembra una pratica medievale paragonabile alle peggiori punizioni imposte dalla legge islamica. "Ho parlato con alcuni di loro - ha detto Bivins - e mi hanno detto di non essere capaci di frenare i propri impulsi sessuali, di essere disponibili a farsi aiutare da un medico per controllare questi istinti". Con questi argomenti Bivins spera di convincere anche la Camera del Texas e di ottenere poi la firma del governatore, perché la sua proposta diventi davvero legge. A ostacolarlo ci saranno però i democratici. Come il senatore Royce West che è rimasto scioccato dalla votazione dei suoi colleghi (e che evidentemente è quell' ' uno' che ha votato contro la proposta): "E' una barbarie, il prossimo passo cosa sarà? Tagliare la mano ai ladri?". E visto che il Texas detiene il record delle esecuzioni capitali in America, questa domanda potrebbe non essere così retorica. Ma Tom, un pedofilo londinese di 60 anni che fin dall' adolescenza ha molestato decine di bambini, sua figlia compresa, sembra dare ragione alla crudele proposta dei repubblicani. "Ero pedofilo, e sono guarito facendomi castrare", ha raccontato Tom alla stampa di tutto il mondo l' anno scorso. Nonostante i 17 anni trascorsi in cella per violenza sessuale, i suoi impulsi erano sempre gli stessi. Non era in grado di controllarsi. "Ho rovinato l' infanzia di tutti i bambini e le bambine che ho avvicinato. Ero ancora un pericolo per la società". Poi ha trovato un medico disposto ad asportargli i testicoli. "La castrazione mi ha liberato dalle catene che mi trascinavo fin da piccolo: finalmente non molesterò più nessuno. I chirurghi che mi hanno operato hanno salvato la vita di quattro o cinque bambini, quelli che avrei molestato fino a oggi se non fossi stato operato". La ' Legge Bobbitt' , in onore di Lorena Bobbitt, la giovane ecuadoriana che ha evirato il marito per vendicarsi delle sue violenze, ottenendo come condanna 45 giorni in una istituzione psichiatrica, ha dei precedenti. Robert Wexman, un senatore della Florida a febbraio dell' anno scorso aveva proposto al Congresso del suo Stato una legge che prevedeva la castrazione totale per gli stupratori recidivi: via il pene alla seconda aggressione, e la sedia elettrica alla terza. "Sono fermamente convinto - ha dichiarato il senatore Wexman - che se un uomo sapesse che è in gioco il suo pene ci penserebbe non due volte, ma duecento volte prima di aggredire una donna". Ma una legge simile è già stata dichiarata anticostituzionale nell' Oklahoma. Per quanto barbara, la legge prevede, comunque, il consenso del condannato. Si tratta di una scelta in alternativa alla prigione. Il prigioniero ha 60 giorni di tempo per decidere se chiedere la commutazione della pena in castrazione. E poi può anche cambiare idea, anche a pochi minuti dall' operazione chirurgica. E ripensandoci, però, perde per sempre l' ' opzione Bobbitt' . - di CARLO PIZZATI
 
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Luigi il Grande

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La proposta di Mauro Manfredini

Oggi mi è caduto l’occhio su questa dichiarazione di Mauro Manfredini, capogruppo della lega Nord in Consiglio comunale, diffusa dal Resto del Carlino: “La castrazione chimica? Si faccia quella chirurgica e in piazza Grande, pubblicamente, per dissuadere i potenziali stupratori“.

I leghisti non riscuotono le mie simpatie, ma una dichiarazione simile mi era sembrata eccessiva anche per un leghista e mi è venuto qualche dubbio sulla sua veridicità.

Mauro Manfredini

Mauro Manfredini

Perciò ho spulciato sul sito del comune e ho trovato il resoconto della seduta. Ecco cosa ha detto Mauro Manfredini: “[...] Quella degli stupri è una vera e propria emergenza sociale e i responsabili devono essere assicurati alla giustizia. Proprio per questo l’attuale governo ha predisposto l’obbligo di carcerazione preventiva per gli stupratori e sta valutando disegni di legge per la castrazione chimica, e la creazione di un registro per stupratori e pedofili. Più che la castrazione chimica io spero che si arrivi a quella chirurgica, magari sopra la Preda Ringadora“.

Nessuna esagerazione da parte del Carlino. Il quotidiano si è limitato a trascrivere “Piazza Grande” al posto di “Preda Ringadora”, per facilitare la comprensione del pezzo ai non modenesi.

(La Preda Ringadora è un grosso masso, posto in Piazza Grande a Modena. In epoca medievale la Preda era usata  come palco per gli oratori, ma anche come luogo dove eseguire le sentenze di morte ed esporre cadaveri)

Preda Ringadora
Preda Ringadora

Mauro Manfredini è capogruppo della Lega Nord in consiglio comunale a Modena.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Luigi il Grande

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Stupri, giro di vite del Governo. Ma esplode la violenza fai da te

Molestie sessuali, pronto il decreto. Le ronde rischiano di trasformarsi in missioni squadristiche. Il 35% degli aguzzini è di nazionalità italiana

 

Come mettere fine agli stupri

 

 

Stupri 

Generalmente chi si macchia di stupro torna presto in libertà, è recidivo e la normativa attuale è lacunosa. Passano questi messaggi, nella società e allora serve una reazione, un segnale forte.  Il Governo vuole rispondere all'esplosione ingiustificata di violenza sessuale con un decreto legge. Molestie vili e ripugnanti, che lasciano nel corpo delle donne  cicatrici nell'anima, difficili da estirpare, mentre a livello collettivo diffondono insicurezza di massa.

Dopo gli stupri di questi giorni il governo varerà un provvedimento d'urgenza per anticipare alcune norme contenute nel disegno di legge approvato in Senato. Tra queste l'articolo che vieta la concessione degli arresti domiciliari a chi è accusato di violenza sessuale. Tra i provvedimenti in arrivo oltre a una maggiore presenza delle forze dell'ordine sul territorio e al gratuito patrocinio per le vittime, ci sono anche le ronde, fortissimamente volute dalla Lega Nord per incrementare la collaborazione di privati con gli enti pubblici, che secondo alcuni potrebbero rivelarsi un'arma a doppio taglio, rischiando di degenerare in giustizia sommaria  e dando vita a vere e proprie spedizioni punitive contro i clandestini, com'è avvenuto a Roma dove un rumeno è stato linciato durante un raid collettivo.

La Cei invita, in tal proposito a non generalizzare e a non cedere all'ideologia della giustizia fai da te, peraltro stimolata dall'emozione del momento. Il Ministro per le pari Opportunità Mara Carfagna  propone una banca dati del Dna come si fa per i pedofili, mentre Roberto Calderoli, ministro per la Semplificazione ed esponente del Carroccio rilancia l'idea della castrazione chimica, e, ove non bastasse, intervenire chirurgicamente.  «Magari senza arrivare alla pena di morte, ma certe volte mi viene il dubbio che pure la castrazione chimica sia insufficiente...». Vorrebbe la castrazione chirurgica? «Quando la vittima di violenza è una bambina di 14 anni ho il dubbio che la castrazione chimica sia poco. Quando uno arriva a violentare un bambino, forse non rimane che la castrazione chirurgica. Di fronte a certi casi non riesco a pensare alla riabilitazione».

Secondo i dati del Ministero dell'Interno i casi di violenza sessuale sulle donne denunciati sono stati 246 nel 2007, mentre 221, nel 2008 (in diminuzione del 10,1%, dunque, malgrado la loro percezione sia enormemente più rimarcata). In 63 casi su 100 si è riusciti a risalire all'aggressore. La nazionalità  degli stupratori è principalmente italiana, nel 35% dei casi. Nel 31% rumena, mentre nel 6% egiziana. Le vittime sono in grande prevalenza donne italiane (55%). Sono di nazionalità rumena il 9,4%. Il 53% delle molestie avviene al Nord. Sono un milione in Italia le donne che hanno subito stupri o tentati stupri. Rabbia e paura si amplificano, non solo nell'universo femminile.
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Luigi il Grande

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Castrazione chimica o chirurgica. Giusta risposta ai reati sessuali?

01_04_10_castrazchimicaInasprimento delle pene, durezza contro la reiterazione del crimine: quando si parla di violenza sessuale è inevitabile che il pensiero corra ad una misura, fra le più controverse dei sistemi giudiziari di tutto il mondo, ossia la castrazione chimica oppure chirurgica.

Richiesta, criticata, la possibilità di ricorrere a questo metodo per affrontare il grave problema di abuso sessuale torna spesso nell’agenda setting mediatica, soprattutto dinanzi a gravi fatti di cronaca che scuotono l’opinione pubblica o quando uno stato delibera una legge che ne prevede l’applicazione.

Ma cerchiamo di approfondire la questione: secondo Wikipedia, la castrazione chimica è “un trattamento farmacologico, che dovrebbe dissuadere il pedofilo da recidive eliminando la libido connessa all’atto violento ed è utilizzato in diversi paesi, spesso in combinazione con misure di sospensione condizionale della pena. La castrazione chimica elimina la libido connessa con gli atti sessuali, solamente in via temporanea. L’accettazione di questa pratica è spesso la premessa di una libertà condizionale, anche se il trattamento farmacologico potrebbe non essere ripetuto, con il rischio di reiterazione del reato. In altre parole, è necessaria un’assunzione puntuale e prolungata nel tempo dei farmaci inibitori degli ormoni sessuali, non priva di conseguenze fisiologiche, maggiori di una castrazione chirurgica.”

Il trattamento farmacologico è quindi in grado di rispondere al problema agendo sulla pulsione sessuale dell’aggressore, diminuendo, cioè, il suo desiderio sessuale.

Chi critica la sua applicazione, sottolinea alcuni aspetti rilevanti della questione: nei paesi dove è stata introdotta la castrazione chimica è una pratica volontaria, questo perché causerebbe problemi morali l’imposizione di un trattamento sanitario obbligatorio come pena; inoltre alcuni studi hanno messo in luce come la sua efficacia sia reale, solamente abbinando ai percorsi terapeutici la volontà del soggetto di cooperare ed un sostegno psicologico professionale.

Inoltre, a fare da contraltare, ci sono sul mercato sostanze antagoniste, capaci di contrastare l’effetto della castrazione chimica: stiamo parlando di Cialis o del popolare Viagra.

Applicata in recentemente in Polonia, citata come possibile da Sarkozy, in vigore da anni in Danimarca, Germania, Svezia e Usa e da due anni in Inghilterra, presente in Canada e Spagna, questo metodo innesca puntualmente dibattiti e discussioni; ove è prevista per legge vi sono comunque condizioni a sé stanti, differenti di stato in stato: nella maggior parte dei casi, comunque, si parla di adesione volontaria alle cure da parte dell’interessato.

Fra gli ultimi Paesi ad aver scelto di utilizzare questa misura repressiva c’è l’Argentina, nello specifico la provincia argentina di Mendoza, dove i condannati per stupro verranno sottoposti a castrazione chimica: lo ha annunciato poco tempo fa il governatore di Mendoza, Celso Jaque.

Secondo le autorità locali, fra gli aggressori sarebbe recidivo il 70% dei detenuti per abusi sessuali, mentre la percentuale sfiora il 90% secondo le organizzazioni di difesa delle vittime.

Le nuove norme attuate a Mendoza prevedono che chi non vorrà sottoporsi al trattamento volontario, non potrà godere dei benefici di legge, cioè sconti di pena o indulto. Da quanto è stato reso noto, il trattamento farmacologico sui condannati per stupro inizierà tra maggio e giugno.

In Italia sta facendo discutere un editoriale di Vittorio Feltri, in cui il giornalista, in merito agli scandali relativi ai preti pedofili, si diceva a favore dell’applicazione del provvedimento ai preti pedofili.

La pedofilia, spesso ancor più della violenza sessuale, ha incentivato le discussioni a favore e contro la castrazione chimica: la rabbia naturale che si scatena dinanzi a notizie riguardanti l’abuso di bambini e bambine spinge a cercare le soluzioni più nette per fermare il fenomeno.

In Italia diversi esponenti politici hanno espresso il proprio parere favorevole all’utilizzo di tali prassi, fra essi Gianfranco Fini e Roberto Maroni.

Sembra comunque che, nonostante in taluni momenti il dibattito in Italia torni a concretizzarsi, la possibilità di una legge in questo senso sembra lontana.

 

di Santina Buscemi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Luigi il Grande

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PSYCHOMEDIA
Telematic Review
Sezione: SCIENZE E PENSIERO
Area: Criminologia

La diagnosi clinica e la terapia della pedofilia

M. Strano, P. Germani, V. Gotti, G. Errico

 

Premessa

In medicina la diagnosi è la valutazione dei sintomi avvertiti dal paziente e degli elementi oggettivi a disposizione dei medico, specialmente attraverso analisi di laboratorio, al fine di determinare la natura dei processo morboso in atto e la sua sede nell'organismo. Molti clinici hanno una certa riluttanza a formulare una diagnosi di pedofilia, perché l'individuo porterebbe per tutta la sua vita un marchio tremendo. Spesso quando incontra una situazione che presenta delle caratteristiche della pedofilia, il professionista preferisce usare un'altra diagnosi come ad esempio una forte depressione. (Hollin, Howell, 1991). Proponiamo in questo saggio integralmente i criteri psichiatrici assunti per convenzione dall'A.P.A., per la formulazione della diagnosi di pedofilia e di seguito altri approcci diagnostici di origine psicologica. Descriviamo infine una serie di tecniche terapeutiche normalmente adottate per pazienti affetti da pedofilia.

CRITERI DIAGNOSTICI DEL DSM-IV (American Psychiatry Association)

(testo integrale tratto dal manuale)

F65.4 Pedofilia (302.2)

La focalizzazione parafilica della Pedofilia comporta attività sessuale con bambini prepuberi (generalmente di 13 anni o più piccoli). Il soggetto con Pedofilia deve avere almeno 16 o più anni, e deve essere di almeno 5 anni maggiore del bambino. Per i soggetti tardo-adolescenti con Pedofilia, non viene specificata una precisa differenza di età, e si deve ricorrere alla valutazione clinica; bisogna tenere conto sia della maturità sessuale del bambino che della differenza di età. I soggetti con Pedofilia di solito riferiscono attrazione per i bambini di una particolare fascia di età. Alcuni soggetti preferiscono i maschi, altri le femmine, e alcuni sono eccitati sia dai maschi che dalle femmine. Quelli attratti dalle femmine di solito preferiscono quelle tra 8 e 10 anni, mentre quelli attratti dai maschi di solito preferiscono bambini un po' più grandi. La Pedofilia che coinvolge vittime di sesso femminile si riscontra più spesso di quella che coinvolge vittime di sesso maschile. Alcuni soggetti con Pedofilia sono attratti sessualmente solo da bambini (Tipo Esclusivo), mentre altri sono talvolta attratti da adulti (Tipo Non Esclusivo). I soggetti con Pedofilia che sfogano i propri impulsi con bambini possono limitarsi a spogliare il bambino e a guardarlo, a mostrarsi, a masturbarsi in presenza del bambino, a toccarlo con delicatezza e a carezzarlo. Altri, comunque, sottopongono il bambino a fellatio o cunnilingus, o penetrano la vagina, la bocca o l'ano del bambino con le dita, con corpi estranei, o col pene, e usano vari gradi di violenza per fare ciò. Queste attività sono di solito giustificate o razionalizzate sostenendo che esse hanno valore educativo per il bambino, che il bambino ne ricava piacere sessuale, o che il bambino era sessualmente provocante - argomenti comuni anche nella pornografia pedofilica.

I soggetti possono limitare le loro attività ai propri figli, a figliastri, o a parenti oppure possono scegliere come vittime bambini al di fuori della propria famiglia. Alcuni soggetti con Pedofilia minacciano il bambino per evitare che parli. Altri, specie coloro che abusano spesso dei bambini, sviluppano complicate tecniche per avere accesso ai bambini, che possono includere guadagnare la fiducia della madre del bambino, sposare una donna con un bambino attraente, scambiarsi bambini con altri soggetti con Pedofilia, o, in casi rari, adottare bambini di paesi sottosviluppati o rapire bambini ad estranei. Tranne i casi in cui il disturbo è associato a Sadismo Sessuale, il soggetto può essere attento ai bisogni del bambino per ottenere l'affetto, l'interesse, e la fedeltà del bambino stesso, e per evitare che questi riveli l'attività sessuale. Il disturbo inizia di solito nell'adolescenza, sebbene alcuni soggetti con Pedofilia riferiscano di non essere stati eccitati da bambini fino alla mezza età. La frequenza del comportamento pedofilico varia spesso a seconda dello stress psicosociale. Il decorso è di solito cronico, specie in coloro che sono attratti dai maschi. Il tasso di recidive dei soggetti con Pedofilia con preferenza per i maschi è all'incirca doppio rispetto a coloro che preferiscono le femmine.

Criteri diagnostici per F65.4 Pedofilia (302.2)

- Durante un periodo di almeno 6 mesi, fantasie, impulsi sessuali, o comportamenti ricorrenti, e intensamente eccitanti sessualmente, che comportano attività sessuale con uno o più bambini prepuberi (generalmente di 13 anni o più piccoli).

- Le fantasie, gli impulsi sessuali o i comportamenti causano disagio clinicamente significativo o compromissione dell'area sociale, lavorativa, o di altre importanti aree del funzionamento.

- Il soggetto ha almeno 16 anni ed è di almeno 5 anni maggiore del bambino o dei bambini di cui al Criterio A.

Nota:
Non includere un soggetto tardo-adolescente coinvolto in una relazione sessuale perdurante con un soggetto di 12-13 anni.

Specificare se:

- Sessualmente Attratto da Maschi

- Sessualmente Attratto da Femmine

- Sessualmente Attratto da Entrambi

Specificare se:

- Limitato all'Incesto

Specificare il tipo:

- Tipo Esclusivo (attratto solo da bambini)

- Tipo Non Esclusivo

I criteri diagnostici di Lanning

Un'interessante classificazione diagnostica, basata sull'esperienza investigativa dell'autore, è stata proposta da Ken Lanning, (agente dell'FBI e tra i maggiori esperti al mondo di reati contro i minori) nella quale vengono delineate quattro tipologie di pedofili: il represso, l'indifferente sul piano morale, l'indifferente sul piano sessuale, l'inadeguato.

- Il represso, avendo una bassa autostima, ha rapporti con minori in sostituzione dei soggetti adulti, per lui inavvicinabili. In questo genere di soggetti, gli episodi di pedofilia sono da collegarsi a qualche evento traumatico della propria vita.

- L'indifferente sul piano morale, essendo un individuo privo di coscienza che spesso agisce di impulso, non percepisce come grave l'abuso e tende a molestare sia i propri figli che altre vittime.

- L'indifferente sul piano sessuale (definito da Ken Lanning "sperimentatore sessuale") abusa sessualmente di un bambino perché si annoia e l'esperienza gli sembra nuova, eccitante, diversa. E' un individuo disposto a provare tutto.

- L'inadeguato è una persona socialmente emarginata che spesso continua a vivere con i genitori o con un parente più anziano. Pur non essendo naturalmente attratto dai bambini (anzi la curiosità sessuale lo spinge verso gli adulti), sono queste le vittime scelte in sostituzione dei coetanei nei confronti dei quali si sente insicuro.

Nell'ambito della pedofilia, infine, Lanning distingue tra pedofili preferenziali, ovvero individui che, preferendo avere rapporti sessuali con bambini, li fanno oggetto delle proprie fantasie e pedofili situazionali, ovvero individui che molestano un minore non perché sia la vittima ideale bensì quella più facile, a portata di mano al momento opportuno.

La fallometria

La fallometria viene utilizzata in ambito sperimentale per valutare le varie parafilie. Attraverso tale metodica viene misurata l'eccitazione sessuale dei soggetto in risposta a stimoli visivi e uditivi. La diagnosi differenziale fra le varie preferenze erotiche può essere stabilita attraverso il test fallometrico, che usa la registrazione continua dei cambiamento dei volume dei pene quando un soggetto vede figure potenzialmente eccitanti sullo schermo o ascolta racconti di questo tipo (Murphy et Flanagan, 1981).

Durante gli ultimi due decenni, sono state realizzate numerose varianti di questo test dai laboratori di psicologia. Dovunque venga usato il test fallometrico per la pedofilia si somministrano stimoli rappresentanti adulti e bambini nudi attraverso pezzi di film mostrati su schermo, diapositive o grazie all'immaginazione dovuta alla narrativa verbale. Ci sono, comunque, grandi differenze nella presentazione degli stimoli tra i vari laboratori, sia nei tipi di sensori per il pene, che nella valutazione dei risultati dei test. Per tale motivo, sono frequentemente svolti degli studi comparativi nel tentativo di stabilire il potenziale diagnostico dei test. Vi ad esempio delle ricerche che sostengono che l'attendibilità e la validità di questa procedura per la valutazione clinica non sono state chiarite appieno e l'esperienza clinica suggerisce che i soggetti possono simulare reazioni manipolando immagini mentali controllando così l'eccitazione. Un punto a sfavore dei test fallometrico è infatti, rappresentato dalla supposizione che tale tecnica potrebbe non essere obiettiva con soggetti anziani o con soggetti che non hanno un adeguata risposta peniena.

Prognosi della pedofilia

La prognosi si sa è la previsione dei decorso, della durata e dell'esito di una malattia, della quale è stata fatta la diagnosi. La prognosi sfavorevole per le parafilie è associata con l'età di insorgenza precoce, l'alta frequenza degli atti, assenza di senso di colpa o vergogna riguardo all'atto e abuso di alcool o di droga. La prognosi è solitamente favorevole quando quando c'è un'alta motivazione al cambiamento e quando il paziente si rivolge spontaneamente a cercare aiuto, piuttosto che per intervento legale (Kaplan 1993). Dal DSM-IV rileviamo alcune tra le fantasie e i comportamenti associati con le parafilie possono iniziare nella fanciullezza o nella prima adolescenza, ma divengono meglio definiti ed elaborati durante l'adolescenza e la prima età adulta. L'elaborazione e la modificazione delle fantasie parafiliche possono continuare per tutta la vita del soggetto. Per definizione, le fantasie e gli impulsi associati con questi disturbi sono ricorrenti. Molti soggetti riferiscono che le fantasie sono sempre presenti, ma che ci sono però dei periodi in cui la frequenza delle fantasie e l'intensità degli impulsi variano notevolmente. I disturbi tendono ad essere cronici e a permanere per tutta la vita, ma negli adulti sia le fantasie che i comportamenti spesso diminuiscono con l'avanzare dell'età. I comportamenti possono aumentare in risposta a fattori psicosociali stressanti, in relazione ad altri disturbi mentali, o quando si accrescono le possibilità di "dedicarsi" alla loro parafilia.

Strategie terapeutiche per la pedofilia

Di tutte le perversioni, la pedofilia è quella che più facilmente può creare nei terapeuti sentimenti dì disgusto (Gabbard, 1995). Nel gratificare i suoi desideri sessuali, il pedofilo può irrimediabilmente danneggiare dei bambini innocenti. Tuttavia una qualche cornice concettuale o formulazione psicodinamica può permettere ai clinici di mantenere una sembianza di empatia e di comprensione quando si cerchi di curare questi pazienti (Gabbard, 1995). Queste poche frasi ci bastano a far capire il reale stato delle "cose", lo stato d'animo con il quale i clinici affrontano la pedofilia e le ricerche relative alla scoperta di un adeguato trattamento, per questa parafilia così comune ma allo stesso tempo così sconosciuta. Adams (1980) ha notato che il trattamento della pedofilia è spesso difficile; a parte le reazioni emozionali forti, molti pedofili reputano la loro attività come innocua ed entrano in trattamento presso i servizi legali solo per evitare la prigione. Alcune di queste difficoltà risiedono nel fatto che tutte le attività perverse hanno la caratteristica di essere piacevoli e impulsive. Questo doppio aspetto può entrare in antitesi poiché l'impulsività imprime alle sensazioni piacevoli l'urgenza di compiersi, non lasciando spazio a ripensamenti (Piscelli,1994). Durante la loro vita, i pedofili ed altri parafilici, sviluppano una ben congegnata soluzione erotica ai loro problemi e sono raramente interessati a rinunciare ad essa (McDougall, 1986; Usuelli, 1989). Generalmente le perversioni sono egosintoniche, per questo motivo, solo una minima parte di questi pazienti richiede volontariamente un trattamento, e quando lo fanno, quasi sempre sono spinti all'ansia o dalla depressione connessi alla perversione (Lorand, 1968). Può tuttavia accadere che tali pazienti richiedano l'intervento anche per confermare a loro stessi e agli altri di essere "malati", cercando così di indurre l'analista ad ammettere la superiorità dell'organizzazione perversa. La restante parte dei pazienti parafilici, invece, giunge in terapia sotto pressioni esterne, quando cioè il paziente reputa le conseguenze sociali alle sue "attività perverse" peggiori della rinuncia ai suoi istinti, come ad esempio crisi coniugali o cause giudiziarie pendenti (Gabbard, 1995). Nei casi di pedofilia, la terapia viene prescritta in sede giudiziaria come indispensabile per ottenere la libertà condizionata e ciò contribuisce a rendere qualsiasi tipo di trattamento di difficile risoluzione. Tuttavia, come dimostrano alcune ricerche negli USA, è possibile ottenere risultati soddisfacenti nonostante l'assenza di un'iniziale motivazione del paziente (Roccia et Foti, 1994). Questi pazienti, infatti, finirebbero comunque per rinunciare alle cure, anche se vi sono sottoposti volontariamente (Renvoize, 1987). Un ulteriore aspetto da tenere in considerazione, è il tipo di risposta controtransferale che questo tipo di pazienti evocano. Di tutte le perversioni, infatti, la pedofilia è quella che più facilmente può far nascere nei terapeuti sentimenti negativi a causa del coinvolgimento di bambini nella gratificazione sessuale. Per il clinico, così, sarà facile assumere un atteggiamento punitivo, moralistico o giudicante nei confronti del pedofilo in terapia. Ma cosa ancora più deleteria sarebbe colludere con il paziente che cerca di evitare di prendere in esame la perversioni, focalizzando la terapia su altri sintomi (Bonafiglia, 1996). Malgrado ciò alcuni rapporti testimoniano il successo di alcuni trattamenti.

In maniera molto generale, come risulta chiaramente in molti manuali di psichiatria, nel trattamento delle parafilie, la psicoterapia orientata all'insight è l'approccio più comune; i pazienti hanno l'opportunità di capire le loro dinamiche e gli eventi che hanno fatto sì che la parafilia si sviluppasse. I pedofili diventano coscienti degli eventi quotidiani che li hanno indotti ad agire sui loro impulsi (per esempio dopo un rifiuto reale o fantasticato). La psicoterapia, inoltre permette a questi pazienti di recuperare l'autostima, di migliorare le capacità interpersonali e trovare metodi di gratificazione sessuale accettabili.

Terapie farmacologiche

La terapia farmacologica, che comprende farmaci antipsicotici o antidepressivi, è indicata per il trattamento della pedofilia se questa è associata alla schizofrenia e alla depressione. Gli antiandrogeni, come il ciproterone acetato (CPA) in Europa e il medrossiprogesterone (MPA) acetato negli Stati Uniti, sono stati usati sperimentalmente nelle perversioni da ipersessualità, e in alcuni casi (accuratamente selezionati), ci sono state segnalazioni di diminuzione del comportamento ipersessuale. Il medrossiprogesterone acetato sembra giovare a questi pazienti la cui spinta ipersessuale (per esempio la pratica costante della masturbazione, il contatto sessuale ad ogni occasione, la sessualità compulsivamente aggressiva) è fuori controllo oppure pericolosa (Kaplan, 1993). Di fronte a pazienti parafilici, non rispondenti ad alcun intervento terapeutico, l'impiego di farmaci dotati di attività antiandrogena sembra che abbia evidenziato da tempo una notevole efficacia nel loro trattamento. Il ciproterone acetato è stato a questo riguardo il farmaco utilizzato con maggiore frequenza, nonostante la sua somministrazione sia soggetta ad effetti collaterali (Delle Chiaie, et Picardi, 1994). Benché non si hanno delle prove dell'esistenza di qualche nota correlazione tra il comportamento parafilico e la funzione endocrina, sia negli uomini che nelle donne, in alcuni pedofili potrebbe tuttavia esistere un'alterazione della funzionalità dell'asse ipotalamo-ipofisi-gonadi, e si segnala inoltre anche l'esistenza di una correlazione positiva tra la presenza di elevati livelli plasmatici di testosterone e un comportamento sessuale violento (Delle Chiaie, et Picardi, 1994). L'utilizzo di una terapia farmacologica non implica però una rinuncia al trattamento psicoterapico, che anzi rimane consigliabile. La riduzione degli impulsi sessuali devianti con mezzi farmacologici conduce il paziente a beneficiare in maggior misura della psicoterapia. L'obiettivo dei trattamento farmacologico è quello di ridurre la libido e l'eccitazione sessuale. I neurolettici non sembrano possedere una grande efficacia in tal senso, mentre sono stati descritti dei casi di pazienti trattati efficacemente con fluoxetina (Delle Chiaie, et Picardi, 1994). Appare comunque preferibile cercare dì interferire con le basi ormonali dell'eccitazione sessuale: infatti, nell'uomo adulto gli androgeni svolgono un ruolo molto importante nella genesi dei comportamento erotico (Delle Chiaie, 1994). In tale ottica, due sono i farmaci che sono stati finora maggiormente impiegati nella terapia delle parafilie: il ciproterone acetato e il medrossiprogesterone acetato. Comunque per diverse ragioni sia etiche che legali, l'uso di taloi farmaci rimane relativamente ristretto e solo in alcune nazioni. Queste cure ormonali sembrano riscuotere successo nei risultati terapeutici; comunque si deve tenere conto dell'elevata frequenza con cui si manifestano fastidiosi effetti collaterali, alcuni dei quali potenzialmente dannosi anche a lungo termine.

Terapia chirurgica

Appare interessante notare che in passato la castrazione chirurgica è stata largamente impiegata nel trattamento di pazienti con comportamento sessuale criminale e che tale trattamento è risultato efficace nel tentativo di ridurre sensibilmente la frequenza dei recidivismo. Tale terapia è stata spesso utilizzata nei casi di pedofilia, praticata in Svizzera, nella regione di Zurigo, dove più di 10.000 pazienti sono stati sottoposti a tale procedura per varie ragioni psichiatriche dal 1910 (Plenge, 1961). Nel 1979, comunque, il governo tedesco dichiarò la castrazione illegale per il trattamento di pazienti istituzionalizzati. Più recentemente, di tale tecnica si è occupato Heim che, insieme ad Hursch (1979), ha riesaminato la letteratura europea a riguardo. Molti studi empirici mettono in evidenza come il comportamento sessuale dei soggetti castrati venga modificato. Tuttavia, in un lavoro di Heim (1980) viene chiaramente dimostrato come le manifestazioni sessuali conseguenti la castrazione si modificano notevolmente, ma tali variazioni non sono prevedibili con sistematica certezza. Per questo motivo, la castrazione chirurgica non sembra essere più raccomandata come procedura terapeutica attendibile negli aggressori sessuali istituzionalizzati ( Bonafiglia, 1996).

Terapia ipnotica

Un esame degli abstract di psicologia nei passati 25 anni evidenzia poche pubblicazioni sull'efficienza dell'uso delle tecniche ipnotiche nel trattamento della pedofilia. Solo un breve caso è descritto in un articolo di Caprio (1972), ma senza fornire elementi precisi per comprendere il tipo di trattamento che è stato applicato. Lawrence Stava (1984) testimonia l'uso di tecniche ipnotiche con una struttura psicodinamica. Le tecniche usate sono i "sogni indotti", descritte da Sacerdote (1967), e la "tecnica dell'effetto ponte", descritta da Watkins (1971). Il materiale ipnotico preso in esame è rappresentato da immagini di esperienze sessuali dirette o indirette o rappresentazioni simboliche conflittuali. Secondo alcuni autori, nel caso di un pedofilo che è stato da bambino molestato sessualmente, rivivere il trauma della molestia sessuale è un'importante elemento nel processo di cambiamento (nei pedofili di sesso maschile); Il paziente inizia a sviluppare una consapevolezza, fino ad allora oscurata, di una connessione tra gli abusi sessuali commessi e le sue esperienze sessuali sperimentate da bambino da parte di persone adulte. Dunque, nonostante la scarsa diffusione dell'ipnosi nel trattamento della pedofilia il tentativo di un approccio psicodinamico ipnoterapeutico per i pedofili sembra possibile.

Terapia comportamentale e tecniche cognitive

La terapia comportamentale viene usata per rompere il modello disadattivo appreso. Stimoli nocivi, come scosse elettriche e cattivi odori, vengono accoppiati con l'impulso, che pertanto diminuisce. Gli stimoli possono essere autosomministrati e usati dai pazienti ogniqualvolta sentono che agiranno sotto impulso. Per quanto concerne l'approccio psicoterapeutico, una psicoterapia individuale può rivelarsi molto utile, soprattutto nei soggetti motivati al cambiamento. I self-report di interventi basati sull'uso di tecniche comportamentali o di terapie cognitivo-comportamentali sono i più frequentemente rilevabili in letteratura, anche se i risultati appaiono spesso incerti. In realtà la maggior parte degli psicoterapeuti sente una scarsa fiducia nel riuscire ad offrire un trattamento a soggetti pedofili. Maletzky (1973), ha mostrato che l'efficacia della terapia comportamentale aumenta se si usa contemporaneamente alla terapia, l'"acido valerianico", una sostanza non corrosiva e di cattivo odore; l'associazione del cattivo odore al desiderio sessuale indotto durante la terapia dovrebbe garantire la diminuzione dei desiderio stesso. Comunque il trattamento della pedofilia non dovrebbe mirare solo ad una riduzione della stimolazione dei comportamenti sessuali devianti, ma anche al cambiamento di altre componenti del comportamento sociale e sessuale deviante per tentare il mantenimento dei risultati a lungo termine (Barlow, 1974)

- Covert Sensitization
Questa tecnica elaborata da Cautela (1967) prevede che il pedofilo immagini una scena rilevante nel suo atto offensivo e che a tali fantasie faccia seguito un'altra fantasia che contenga conseguenze spiacevoli, come ad esempio quella di essere arrestato. Callahan e Leitemberg (1973) hanno utilizzato questa tecnica ottenendo buoni risultati con un gruppo di esibizionisti, omosessuali e un pedofilo; risultai simili sono stati ottenuti da Barlow (1969) con un omosessuale e un pedofilo. Eventuali fallimenti di tale tecnica sono stati invece giustificati da Christie e collaboratori (1979) imputandoli alla scarsa capacità immaginativa dei soggetti o alla loro immunità alle conseguenze avversive immaginate. Recentemente si è potuto assistere anche all'impiego non solo di fantasie immaginate avversive ma anche all'utilizzo di fantasie di conseguenze positive. Secondo Salter, le conseguenze positive immaginate possono essere sociali, cognitive, materiali. Hallan e Rachman (1976) hanno contribuito con ulteriori modifiche a questa tecnica.

Impiegata nei programmi terapeutici per i pedofili, la Terapia Avversiva. si sviluppa dai principi dei Condizionamento Classico ma è diversa nel paradigma per ciò che riguarda i tipi e gli schemi di rinforzo, negli stimoli avversivi impiegati e nel materiale stimolo utilizzato. In tale paradigma rientra la Shame Avversion Therapy (Serber, 1970). La tecnica di Serber prevede che il trasgressore sessuale attui la sua performance davanti a un gruppo di terapeuti che pertanto lo derideranno e lo disapproveranno. Insieme a Wolpe (1972), Serber ha riportato grande successo dopo sei mesi di trattamento con circa sette pazienti su dieci. Limiti nell'impiego di tale procedura risiedono nella sua sconsigliata applicabilità a pazienti che oltre all'interesse sessuale deviante mostrano impulsi ostili e/o immagini di sé negativa.

- Ricondizionamento Orgasmico
Tale procedura fu introdotta da Marquis (1970). In questo paradigma il pedofilo è invitato a sostituire le fantasie masturbatorie devianti con fantasie non devianti. Risultati positivi nell'impiego di questa tecnica sono tati riportati da Abel e collaboratori (1973) e nello stesso anno da Marshall che l'associò alla terapia avversiva lavorando con un gruppo di stupratori istituzionalizzati.

- Social Skills
Oltre ai loro interessi sessuali e devianti, i pedofili possono presentare anche problemi di relazione sociale e sessuale. Molti pedofili possono essere socialmente ansiosi o presentare difficoltà di relazioni con altri adulti. Sarebbe proprio questo a spingere tali soggetti ad atteggiamenti e pensieri devianti (Baxter et al., 1986). A tale proposito è stato suggerito un training di abilità sociali sia di gruppo che individuali. La caratteristica di questo approccio è rappresentata dal feed-back che è dato dal pedofilo durante una situazione di role-play in cui il soggetto è impegnato in un'attività deviante.

Psicoterapia e psicoanalisi

A causa delle molteplici difficoltà di trattamento che si incontrano durante la terapia di pazienti pedofili, gli approcci psicodinamici costituiscono la forma elettiva di trattamento (Kaplan, 1991). Ma le aspettative di un terapeuta devono comunque essere modeste. Anche se molti pazienti potranno guadagnare molto per ciò che concerne la razionalità oggettuale e il funzionamento dell'Io, le loro tendenze perverse sottostanti potrebbero essere modificate in modo minore (Gabbard, 1995). I pazienti con organizzazione di più alto livello hanno un esito migliore di quelli con livelli di organizzazione di carattere borderline (Persoti, 1986). Allo stesso modo, è possibile che pazienti con una mentalità e con una certa motivazione, non egosintonici con l'origine dei loro sintomi, verso i quali provano disagio e curiosità, traggano maggiori vantaggi di coloro che non mostrano di avere tali qualità. Socarides (1988) ha riportato che i pedofili fissati a un livello fallico-edipico con una certa forza dell'Io, potrebbero avere buoni risultati con la psicoanalisi. Anche altri autori sono a favore di una terapia altamente espressiva come la psicoanalisi in quanto questa sembra migliorare la relazionalità oggettuale e il funzionamento dell'Io dei paziente con il raggiungimento di un'adeguata sublimazione (McDougall, 1993; Rosen, 1979). Tuttavia. non sono pochi i problemi che si incontrano con soggetti parafilici nel corso di una terapia psicodinamica. Questo tipo di pazienti, infatti, non ama focalizzare la loro attenzione sulla parafilia in questione non considerandola un problema. Il compito dei terapeuta sarà allora quello di prendere in considerazione tale diniego fin dall'inizio (Matteucci et Bonafiglia, 1996). Come ha più volte ricordato Kouht (1971), le attività e le fantasie perverse sono spesso in un'area scissa e copartimentalizzata della personalità. Compito dei terapeuta è perciò quello di integrare la perversione con il funzionamento mentale della personalità del paziente in modo che la parafilia venga affrontata tenendo in considerazione tutta la vita dei paziente.

Psicoterapia psicodinamica di gruppo

La psicoterapia psicodinamica di gruppo costituisce un'alternativa o un'integrazione ad altre terapie nel trattamento dei pedofili. Anche se svolta in forma ambulatoriale, la psicoterapia di gruppo, sia con i pedofili che con gli aggressori sessuali, ha raggiunto spesso risultati positivi (Rappeport, 1974). In questo tipo di terapia, il gruppo costituisce un conforto e un sostegno ai componenti che hanno un'intima familiarità coi problema. Questo è molto simile a quanto avviene coi gruppi di alcolisti o tossicodipendenti, nei quali la pressione dei gruppo costituisce un supporto per tollerare il cambiamento dei comportamento distruttivo (Gabbard, 1995).

Trattamento Ospedaliero

Nella popolazione dei pazienti parafilici, coloro che fanno maggiormente ricorso a questo trattamento sono i pedofili. Anche in questo tipo di terapia emergono numerosi problemi controtransferali già descritti in precedenza. In molti casi, infatti, il paziente tende ad avere atteggiamenti di negazione nei confronti della sua perversione e ciò rappresenta il rischio di una collusione per tutto lo staff ospedaliero. Tutto il personale può infatti credere, ingannato dal pedofilo, che quest'ultimo stia seguendo i suggerimenti e il trattamento, mentre in realtà molti pedofili "fanno il gioco" del trattamento solo perché questo è preferibile al carcere dove, i pedofili vengono spesso violentati. Un altro rischio di collusione è invece rappresentato dalla tendenza dei pedofilo, soprattutto quello con tratti antisociali, a spostare il focus su altri problemi, cosicché durante l'intero ricovero, la loro condotta deviante non verrà mai presa in esame. I pedofili in un reparto ospedaliero possono virtualmente bloccare, nel gruppo di pazienti le risposte di feedback che vendono invece date agli altri pazienti (Gabbard, 1995).

Conclusioni

Dalle esperienze scaturite dall'applicazione delle varie tecniche terapeutiche ciò che emerge in particolar modo è che gli obbiettivi terapeutici non dovrebbero essere focalizzati esclusivamente alle modificazione del comportamento sessuale deviante ma dovrebbero mirare ad aiutare il paziente a superare il diniego rispetto al sintomo perverso, a sviluppare empatia per le sue vittime a identificare i deficit sociali e le capacità di adattamento inadeguate, a sviluppare un piano comprensivo per la prevenzione delle ricadute che comprenda l'evitamento delle situazioni che risultano particolarmente stimolanti per lui (Matteucci et Bonafiglia, 1996). D'altra parte, l'analista o il terapeuta in generale, dovrà essere in grado di tollerare gli stretti limiti che il paziente impone alle sue capacità e al suo potere e dovrà sapere accettare di non essere in grado di promuovere delle trasformazioni strutturali nel paziente. "Se"- come ritiene Semi (1989) "questa rinuncia terapeutica da parte dell'analista è l'espressione dell'accettazione autentica dei proprio limite, essa può allora dare al paziente non solo una conferma dell'inaccettabilità delle sue strutture, ma forse, può anche fornirgli un nuovo modello di funzionamento intrapsichico e relazionale, al di fuori dello schema perverso".

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Luigi il Grande

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No alla pedofilia
Pedofilia                              

La pedofilia indica l'attrazione sessuale di soggetto sessualmente maturo verso soggetti che invece non lo sono,  senza necessariamente violenze, anzi con la 'conquista della fiducia della vittima' 

Definizione
La parola pedofilia deriva dal greco pa?? (fanciullo) e f???a (amicizia, affetto). Un termine simile, di significato leggermente diverso ma correlato, è il termine pederastia.
In ambito psichiatrico è catalogata nel gruppo delle parafilie, ovvero tra i disturbi del desiderio sessuale. Nell'accezione comune, al di fuori dall’ambito psichiatrico, talvolta il termine pedofilia si discosta dal significato letterale e viene utilizzato per indicare quegli individui che abusano sessualmente di un bambino, o che commettono reati legati alla pedo-pornografia. Questo uso del termine è inesatto. La psichiatria e la criminologia distinguono i pedofili dai child molester (molestatori o persone che abusano di bambini). Le due categorie non sono coincidenti. La pedofilia è una preferenza sessuale dell’individuo o un disturbo psichico, non un reato. Il termine medico, infatti, definisce l’orientamento della libido del soggetto, non un comportamento oggettivo, e vi sono soggetti pedofili che non attuano condotte illecite, come si hanno casi di abusi su bambini compiuti da individui non affetti da pedofilia.
Spesso il termine pedofilia viene usato per definire un'intera tipologia di reati, cioè gli atti illeciti che sono conseguenza del desiderio sessuale pedofilo. Anche se questi atti illeciti possono comprendere atti gravissimi di violenza, il coinvolgimento del minore in attività sessuali - anche non caratterizzate da alcun tipo di violenza o minaccia - è di per sé considerato reato. "L'abuso sessuale costituisce sempre e comunque un attacco confusivo e destabilizzante alla personalità del minore e al suo percorso evolutivo" (cfr. Loredana Petrone)

La normativa italiana
In Italia l'abuso sessuale causato da un pedofilo è disciplinato secondo la legge 66 del 15 febbraio 1996, Norme contro la violenza sessuale, che ha introdotto i seguenti articoli del codice penale (con le successive modifiche della legge 6 febbraio 2006):
art. 609 ter: Circostanze aggravanti della violenza sessuale
art. 609 quater: Atti sessuali con minorenne
art. 609 quinquies: Corruzione di minorenne
art. 609 sexies: Ignoranza dell'età della persona offesa
art. 609 septies: Querela di parte
art. 609 decies: Comunicazione al tribunale per i minorenni
Successivamente è stata emanata la legge 269/1998, che introduce "Norme contro lo sfruttamento della prostituzione, della pornografia, del turismo sessuale in danno di minori, quali nuove forme di riduzione in schiavitù" . Sono stati pertanto creati gli articoli 600 bis e seguenti del codice penale:
art. 600 bis: Prostituzione minorile
art. 600 ter: Pornografia minorile
art. 600 quater: Detenzione di materiale pornografico
art. 600 quinquies: Iniziative turistiche volte allo sfruttamento della prostituzione minorile
La legge 269/1998 è stata recentemente aggiornata dalla legge n. 38 del 2 marzo 2006 (38/2006), pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 15 febbraio 2006, recante titolo: "Disposizioni in materia di lotta contro lo sfruttamento sessuale dei bambini e la pedo-pornografia anche a mezzo Internet" (legge che modifica la precedente normativa in particolare adeguandola ai recenti accordi internazionali e alla decisione quadro europea). Queste le principali novità:
-inasprimento delle pene
-ampliamento della nozione di pedo-pornografia e del suo ambito
-modifica dell'art. 600 bis del codice penale (prostituzione minorile): viene punito chi compie atti sessuali, in cambio di denaro o di altra utilità, con minori di età compresa tra i 14 e i  17 anni (precedentemente l’età era compresa tra i 14 e i 16 anni)
-obbligo per i tour operator che organizzano i viaggi di inserire in modo evidente, sui cataloghi e sui documenti forniti agli utenti, la dicitura: "la legge italiana punisce con la reclusione  i reati concernenti la prostituzione e la pornografia minorile, anche se commessi all'estero".
-introduzione della pedo-pornografia virtuale. Le pene previste (dagli art. 600 ter e 600 quater del codice penale) per i reati di pedo-pornografia si possono applicare – seppure diminuite  di un terzo – anche alle immagini virtuali. Per immagini virtuali si intendono quelle realizzate ritoccando foto di minori o parti di esse "con tecniche di elaborazione grafica (...) la cui  qualità di rappresentazione fa apparire come vere situazioni non reali".
-agevolazione dell'attività degli inquirenti attraverso la possibilità di arresto in flagranza di reato per l'acquisto o la cessione di materiale pedo-pornografico anche virtuale. L'arresto è  facoltativo e può essere deciso in base alle quantità e alla qualità del materiale reperito.
-introduzione tra le pene accessorie dell'interdizione perpetua da qualsiasi incarico nelle scuole di ogni ordine e grado, negli uffici o nelle strutture, pubbliche o private, frequentate  prevalentemente da minori.
 
La diagnosi in psichiatria
L’attrazione sessuale - in qualche misura - verso i bambini non è sufficiente per la diagnosi di pedofilia. La psichiatria (secondo il criterio DSM IV-TR) definisce pedofili solo quelle persone, aventi più di 16 anni, per le quali i bambini o le bambine costituiscono l’oggetto sessuale preferenziale, o unico. Occorre inoltre che il sintomo persista in modo continuativo per almeno 6 mesi. Non si considera pedofilia il caso di persone maggiorenni quando la differenza di età rispetto al minore è meno di cinque anni. Non sono da considerare pedofili i soggetti attratti principalmente da persone in fasce di età pari o superiori ai 12 anni circa, purchè abbiano già raggiunto lo sviluppo puberale: l’attrazione per i teenagers è definita con i termini poco usati efebofilia e ninfofilia o «sindrome di Lolita».
Il criterio psichiatrico DSM prevede diverse specificazioni, la pedofilia può essere: di Tipo Esclusivo (attratto solo da bambini..e) oppure di Tipo Non Esclusivo (persona attratta anche da persone adulte); di Tipo Differenziato (attrazione solo per uno dei due sessi) oppure di Tipo Indifferenziato. L’attrazione per bambini maschi risulta mediamente più resistente fra i child molester: il tasso di recidiva dei soggetti attratti da bambini è circa doppio di quelli attratti da bambine. Tali aspetti sono anche meglio dettagliati nell'ambito della psicopatolgia sessuale dei "Sexual Offender", vale a dire di quella categoria di persone che a motivo della loro compulsività sessuale rientrano nelle casistiche giudiziarie e attuano comportamenti che vengono riconosciuti come penalmente rilevanti. Il Tipo Indifferenziato inoltre sembra essere mediamente più grave del Tipo Differenziato. Vi è inoltre una forma di pedofilia limitata all'Incesto (interesse rivolto solo a figli/e o a fratelli/sorelle).
D'altra parte, il criterio categoriale del DSM non considera l'aspetto dimensionale del disturbo: vale a dire che nell'ambito della stessa diagnosi esistono svariate manifestazioni di gravità della stessa che solamente un accurato esame della psicopatolgia sessuale è in grado di definire con precisione

Pratiche diffuse fra i pedofili
Gli psicologi distinguono tre tipologie di pedofilia: latente, attiva e killer.
La prima è quella caratterizzata da una morbosa passione per i ragazzini, che resta a livello di fantasie erotiche (latente viene dal verbo latino "lateo", cioè nascondo).
La pedofilia attiva, considerata il passo successivo di quella latente, è quella in cui si realizzano violenze psichiche o fisiche a danno dei bambini; ad esempio somministrando loro droga allo scopo di stordirli in modo da facilitare l'abuso sessuale.
Il tipo killer il pedofilo manifesta una lato un sadico il cui massimo godimento rappresenta la morte della vittima.
Tra le pratiche diffuse vi è anche quella di filmare gli abusi per serbarne memoria, per una condivisione tra pedofili o per una commercializzazione ad esempio attraverso internet pare essere una modalità particolarmente usata negli ultimi anni. Il mercato della pedo-pornografia su internet presenta un indice di crescita elevato

Analisi del fenomeno
Reati di pedofilia si sono verificati in tutti i luoghi dove sono presenti bambini: famiglie, scuole d'infanzia, associazioni giovanili (in USA i boy-scouts), centri religiosi (seminari, oratori). Data l'estrema ampiezza di tipologie di reati, che talvolta non richiedono nemmeno il contatto fisico col bambino (es. esibizionismo, riproduzione di materiale pedopornografico, ecc.), la diffusione dei reati di pedofilia è considerata elevatissima. Secondo il MOIGE il 30% delle donne e il 15% degli uomini hanno subito atti illeciti da parte di pedofili.
Nel maggio 2007 tutti i media hanno parlato ripetutamente di notizie su reati svolti da membri del clero, sulla base del fatto che oltre 4000 sacerdoti sono stati accusati di abuso di minori in USA e Canada. Si tratta però del numero totale delle accuse raccolte in un arco di 50 anni e comprende non solo i casi di pedofilia in senso stretto, ma anche i rapporti con adolescenti minori di anni 18. Sino ad oggi le condanne per pedofilia hanno riguardato solo 40 casi su 4000. Su 'La Stampa' del 1 giugno 2007, p. 35, Filippo Di Giacomo conclude: «fonti non confessionali stabiliscono allo 0,3 per cento del clero la percentuale di infamia che si riferisce alla Chiesa Cattolica. Una percentuale del tutto simile a quella che colpisce i ministri di culto di altre confessioni religiose i quali forse perché non cattolici e perché operanti in terre anglosassoni , finiscono in tribunale ma vengono ignorati dai giornali». 0,3%, quindi, 3 sacerdoti ogni mille.
Per quanto riguarda i crimini più efferati, uno studio del Centro Aurora di Bologna (Centro Nazionale per i bambini scomparsi e sessualmente abusati)[7] ha evidenziato che in Italia dal 2004 al 2007 sono scomparsi 3.399 minori, non ritrovati nel periodo considerato. Lo stesso studio, coadiuvato dalle denunce del Procuratore Nazionale Antimafia, Pier Luigi Vigna, suggerisce che i mercati illeciti principali per questi bambini e ragazzi sono essenzialmente tre:
Pedofilia
Traffico di organi
Satanismo
È indispensabile però mettere in conto il fatto che molto spesso è estremamente difficile sia verificare sia smentire le accuse di pedofilia. Altri autori, quindi, giungono a conclusioni diametralmente opposte. Secondo Fabrizio Tonello: "meno di cento bambini viene rapito ogni anno e quasi nessuno di questi rapimenti ha a che fare con crimini a sfondo sessuale". Anche il grande numero di accuse di pedofilia sarebbe spesso dovuto a isteria collettiva. Un grande numero di condanne di innocenti o di assoluzioni solo dopo anni di indagini e processi sono citati in siti vicini agli accusati

Alcune questioni aperte

-Carnefici e vittime
Secondo alcuni studi, una rilevante percentuale dei condannati per pedofilia ha a sua volta subito abusi durante l'infanzia. Diversi studiosi della problematica hanno dimostrato attraverso studi scientifici come sia importante trattare il disturbo al fine di prevenire ulteriori recidive che in alcuni casi possono essere quantificate.
Freud affermò che i traumi infantili in generale sono inguaribili e lasciano ferite che non rimarginano più e che provocano, negli adulti con una storia di abusi nella loro infanzia, una molteplicità di fenomeni a carico della sfera emotiva, relazionale, sociale, comportamentale di varia profondità.
Tale fatto determina due elementi di rilievo per la legislazione in materia: da un lato evidenzia la gravità del danno subito dal bambino (e quindi della colpa del reo), dall'altro lascia intuire la difficoltà di stabilire capacità di intendere e di volere del reo, in quanto è possibile che sia affetto da turbe psichiche (o raptus improvvisi) a causa di violenze pregresse subite nell'infanzia. D'altra parte la complessità del problema emerge chiaramente in ambito clinico a fronte delle difficoltà nelle quali si vengono a trovare i professionisti (psichiatri e psicologi) che trattano le persone affette da pedofilia.
L'Organizzazione mondiale della sanità classifica la pedofilia fra i disturbi del comportamento sessuale, senza peraltro escludere una responsabilità penale nell'atto.

-La castrazione chimica
La castrazione chimica è un trattamento farmacologico, che dovrebbe dissuadere il pedofilo da recidive eliminando la libido connessa all'atto violento ed è utilizzato in diversi paesi, spesso in combinazione con misure di sospensione condizionale della pena. Nel corso del 2005, l'allora ministro delle riforme Roberto Calderoli ne ripropose l'utilizzo in Italia.
La castrazione chimica elimina la libido connessa con gli atti sessuali, solamente in via temporanea.
L'accettazione di questa pratica è spesso la premessa di una libertà condizionale, anche se il trattamento farmacologico potrebbe non essere ripetuto, con il rischio di reiterazione del reato.
In altre parole, è necessaria un'assunzione puntuale e prolungata nel tempo dei farmaci inibitori degli ormoni sessuali, non priva di conseguenze fisiologiche, maggiori di una castrazione chirurgica, unica strada sicura.

-La perdita del diritto alla privacy del pedofilo
Negli USA è in vigore c.d. "Legge Megan", che prende il nome da Megan Kanka, bimba di sette anni rapita, violentata e uccisa nel 1994 da un vicino di casa pluripregiudicato per reati sessuali su minori. La legge prevede che chiunque venga condannato per qualsiasi genere di reato a sfondo sessuale perda essenzialmente ogni diritto alla Privacy per un periodo variabile, da un minimo di 10 anni dalla data del rilascio fino a tutta la vita, con l'obbligo di registrare presso le Forze dell'ordine il proprio domicilio e i propri spostamenti, il divieto assoluto di frequentare, o risiedere nelle vicinanze di, luoghi abitualmente frequentati da minori o dal genere di persona normalmente bersaglio dei propri crimini, e in taluni casi l'affissione di tali dati in un registro pubblicamente consultabile; alcune municipalità statunitensi offrono la possibilità a chiunque di accedere a tali dati tramite appositi siti Internet. L'applicazione di questa legge è ancora fonte di un aspro dibattito negli USA. Un'ampia parte dell'opinione pubblica la sostiene basandosi sul fatto che i predatori sessuali tendono ad un alto grado di recidivia; tuttavia alcuni Stati e comunità ancora rifiutano di applicarla, sulla base del fatto che interessa persone che hanno pagato il loro debito con la società scontando una pena detentiva, e che la violazione della loro privacy può mettere essi e le loro famiglie in pericolo di ritorsioni.

Le dichiarazioni della Chiesa cattolica
Per quanto riguarda le denunce di pedofilia nei confronti di sacerdoti cattolici, le dichiarazioni e i gesti di Benedetto XVI hanno assunto nel tempo i toni di una crescente condanna:
-Ottobre 2006, Irlanda, uno dei Paesi più colpiti: il Pontefice parla di «enormi crimini» di fronte ai quali «è urgente adottare misure perché non si ripetano» e tra questa misure indica la necessità di «garantire che i principi di giustizia siano pienamente rispettati»;
-Aprile 2008, Usa: esprime «profonda vergogna» e, su inziativa del cardinale di Boston, riceve cinque «vittime».
-19 luglio 2008, Giornata Mondiale della Gioventù, Sydney: «Le vittime devono ricevere compassione e cura e i responsabili di questi mali devono essere portati davanti alla giustizia. ». Oltre a questa nuova dichiarazone, ribadisce l'invito a: «riconoscere la vergogna che tutti abbiamo sentito a seguito degli abusi sessuali sui minori da parte di alcuni sacerdoti o religiosi di questa nazione. Sono profondamente dispiaciuto per il dolore e la sofferenza che le vittime hanno sopportato e assicuro che, come i loro pastori, anche io condivido la loro sofferenza».. Come ultimo gesto prima di lasciare l’Australia a conclusione della 23ª Giornata mondiale della Gioventù, Benedetto XVI ha incontrato un gruppo rappresentativo (due uomini e due donne) di coloro che hanno subito abusi sessuali da parte del clero.
I documenti elaborati in precedenza si spingevano a un invito a «collaborare con la giustizia», su richiesta dell'autorità e ad indagini avviate, non parlando di obbligo di intraprendere un'iniziativa penale.Non vi sono encicliche o altri documenti scritti, che affermano il principio della collaborazione con le autorità giudiziarie.

Ulteriori informazioni: http://blogs.myspace.com/index.cfm?fuseaction=blog.ListAllCustom&friendId=270627916&swapped=true#ixzz0zIaUgFfU
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Luigi il Grande

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Castrazione: La Lega

 
La castrazione come pena per i responsabili degli stupri. Sono i militi in camicia verde a tirar fuori quest'idea.
Zaia, contraddicendo il suo solito applomb e vestendo per una volta i panni di Gentilini propone la castrazione chimica.
Troppo poco, gli risponde il collega di partito Calderoli: bisogna castrarli chirurgicamente. Dunque gli stupratori (e i pedofili?) vanno evirati; per i colpevoli di furto si potrebbe proporre il taglio delle mani, come insegna la Sharia che i militi padani vedono come il fumo negli occhi in quanto prodotto dell'Islam, ma che potrebbe dare qualche utile suggerimento.
Per l'eccesso di velocità invece si potrebbero introdurre le trenta nerbate di fantozziana memoria, assestate sulla schiena del trasgressore dai vigili urbani.
La pena corporale, strettamente connessa alla tortura, è un concetto medievale che non può trovare posto nella moderna civiltà giuridica. Dunque è una boutade di basso livello.
L'uscita dei leghisti riporta in primo piano l'osteria padana, per dirla con Pisanu che è uomo di centrodestra come i suddetti, dove fra un bicchiere di bianco e una partita a scopa si brontola a ruota libera e si sparano battute incivili e pericolose.
Giusta l'indignazione di tutti e più che comprensibile la rabbia per l'ultimo fine settimana funestato dagli stupri (Roma, Milano, Padova e Bologna).
Però un politico dovrebbe astenersi dalle invettive rozze; meno dichiarazioni di fuoco alle agenzie di stampa, che oltre a essere gravi in sè sono una dimostrazione dell'italica inclinazione alla chiacchiera, e più impegno per accellerare i progetti sulla sicurezza.
Finora gli uomini della destra si sono dimostrati veloci solo nel varare i provvedimenti che più stanno a cuore a Berlusconi come inquisito, ovvero il terrificante Lodo Alfano a cui seguirà un altro Lodo per i ministri.
E hanno dimostrato una sensibilità esasperata per il tema delle intercettazioni, che temono moltissimo.
Ancora, più impegno per destinare fondi all'edilizia carceraria o per evitare che vengano tagliati i soldi alle forze dell'ordine e alla magistratura come ha fatto questo governo di irresponsabili. Zaia, Calderoli e tutti i legaioli inferociti chiedano spiegazioni a Tremonti mani di forbice.
Più impegno per accellerare i tempi dei processi e per riformare il diritto penale, in modo da rendere le pene effettive e restringere l'applicabilità di misure alternative al carcere e meccanismi premiali di cui negli anni si è abusato.
Questo e molto altro sarebbe realmente necessario e si potrebbe fare per affrontare la piaga della criminalità, se la casta dei mandarini di Roma non fosse affacendata in altre questioni.
La demagogia a base di battute grevi e dell'occhio per occhio per i malfattori, in stile codice di Hammurabi, invece ha l'effetto di spingere qualche esagitato a passare all'azione, come insegna ancora il caso di Roma con il raid anti-rumeni della notte scorsa.
Oltre a essere funzionale al disegno leghista, che mira a tenere alta la rabbia e la paura del popolo per cementare il consenso.
 
 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Luigi il Grande

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Abusi sui minori

Dopo le ultime violenze il governo prepara un decreto con misure antistupro, fra cui lo stop agli arresti domiciliari e le ronde dei cittadini. La Lega propone la castrazione chimica ma Calderoli rincara: bisogna intervenire chirugicamente.

Sono arrivati oggi a Roma i primi 15 ufficiali della polizia romena che affiancheranno la polizia italiana nelle indagini delle questure maggiormente coinvolte nel contrasto alla criminalità organizzata proveniente dalla Romania. Lo si apprende in ambienti del Viminale. A giorni la task force, istituita in base ad accordi intercorsi tra il capo della Polizia, prefetto Antonio Manganelli e il suo omologo romeno nel corso di numerosi incontri sia in Romania che al Viminale, sarà rafforzata da altri 10 ufficiali romeni.

Dopo gli ultimi episodi di violenza il governo ha deciso di dare una risposta immediata e veloce e preannuncia un decreto che sarà discusso già nel prossimo consiglio dei ministri, previsto per venerdì o addirittura prima. Stando alle prime indiscrezioni alcune misure sarebbero già contenute nel disegno di legge sulla sicurezza in discussione alla Camera dopo l'approvazione del Senato. Quattro i punti fondamentali, di cui i primi due di ispirazione leghista: non sarà possibile applicare pene alternative alla detenzione (niente arresti domiciliari), la possibilità - sotto controllo dei sindaci - di istituire ronde di cittadini non armati, aumento dell'organico delle forze dell'ordine nelle zone più a rischio, patrocinio gratuito per le vittime degli stupri.

Sugli ultimi due punti grava però il problema della spesa: a causa della mancanza di fondi il patrocinio era già stato tolto dal disegno di legge sulla sicurezza, mente alla polizia la Finanziaria 2009 ha già tolto quelli per la manutenzione delle auto col risultato che i soldi bastano solo per la benzina e le auto che hanno bisogno di manutenzione restano ferme (250 a Roma pari al 15%, 113 a Napoli, pari al 60%).

La Lega propone la castrazione chimica ma Calderoli, ministro della Semplificazione normativa, vorrebbe di più: «Quando la vittima di violenza è una bambina di 14 anni come è successo a Roma, ho il dubbio che la castrazione chimica sia troppo poco. Quando uno arriva a violentare un bambino forse non rimane che la castrazione chirurgica. Di fronte a certi casi non riesco a pensare alla riabilitazione. la società deve difendersi» ha detto in un'intervista a La stampa.

 

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Luigi il Grande

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Il trattamento clinico dei pedofili
 a cura di Francesca Rossi
 
I trattamenti che si riferiscono al tema degli abusi sono spesso esclusivamente circoscritti all'ambito legislativo, in particolare si riferiscono a pene detentive e pecuniare. Scegliere un qualche trattamento terapeutico cui sottoporre un pedofilo non è mai semplice, in primo luogo perchè raramente si dichiara come tale e accetta di riconoscere il suo problema sessuale come una parafilia, dichiarando semmai che la sua condotta è il risultato di una semplice scelta. Inoltre, anche al termine della pena detentiva, il pedofilo resta tale a meno che non avvenga un cambiamento. Solo nel caso in cui il pedofilo sia consapevole della natura patologica della propria sessualità, può essere messa in atto un'azione di tipo preventivo: lo scopo di un simile progetto terapeutico è innanzitutto il riconoscimento consapevole dei danni che la propria condotta crea nelle vittime e di conseguenza l'astenzione da questo comportamento compulsivo.

In anni recenti è stato proposto come intervento risolutivo la castrazione chirurgica, allo scopo di prevenire la reitarazione di comportamenti dannosi. Sebbene il comportamento degli individui sottoposti a intervento chirurgico si modifichi, è stata rilevata la variabilità individuale delle risposte.

Programmi ispirati a terapie cognitivo-comportamentali sembrano dare risultati soddisfacenti, poichè danno maggiore spazio al tema della prevenzione. Lo scopo di questi programmi consiste nell'incentivare i cambiamenti ottenuti con l'applicazione del programma stesso, affinchè l'individuo continui ad utilizzare i comportamenti appresi anche dopo la fine del trattamento.

Due sono gli obiettivi perseguiti: il primo consiste nella riduzione dell'eccitamento sessuale verso partners-vittime; il secondo consiste nell'indirizzare l'eccitamento sessuale verso partners adeguati. Per raggiungere tali obiettivi vengono proposte diverse tecniche di condizionamento (dalla sostituzione delle fantasie devianti con fantasie non devianti alle tecniche dell'avversione per cui vengono associati stimoli spiacevoli alle situazioni eccitanti).

 
 
 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Luigi il Grande

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Sarkozy: "Contro i reati sessuali legge per la castrazione chimica/chirurgica"

di Alberto Toscano

 

Il presidente vuole che un criminale condannato per stupro possa uscire di prigione solo se si impegna a sottoporsi "a un trattamento destinato a contenere la sua libido"

 Parigi - Mentre il capo dello Stato Nicolas Sarkozy, intervistato dal Figaro, si esprime favorevolmente all'idea della cosiddetta "castrazione chimica", una nuova polemica scuote la Francia sul terreno dei reati sessuali. «Egregio signor presidente, vorrei il suo accordo allo scopo di subire per via chirurgica l'ablazione totale dei miei testicoli», ha scritto a Nicolas Sarkozy una persona sul punto d'essere processata per il sequestro e la violenza sessuale su un bambino. Il fatto fece scalpore nell'agosto 2007, quando il pedofilo recidivista Francis Evrad, appena uscito di prigione dopo una condanna a 18 anni per violenza e crimini sessuali, violentò e seviziò in un garage il piccolo Enis, che aveva allora cinque anni, nella zona di Roubaix, vicino al confine col Belgio. Oggi Evrad ha 63 anni e si dice pronto a ogni sacrificio pur di non ricadere nella tentazione della violenza sui minori. Nella lettera a Sarkozy, il detenuto afferma che la castrazione pura e semplice di pregiudicati per gravissimi reati sessuali è già ammessa in altri Paesi e chiede dunque l'autorizzazione a subire la mutilazione in un ospedale francese. Il processo per il calvario del piccolo Enis comincerà tra una decina di giorni ed ecco la parte civile diffidare di quelle che considera pure e semplici macchinazioni dell'imputato allo scopo di ridurre la propria pena.
Il presidente Sarkozy si tiene fuori dalla polemica sull'imminente processo a Francis Evrad, ma prende posizione sul problema delle pene per gli autori di reati a sfondo sessuale, che sconfinano spesso nell'omicidio della vittima (com'è appena accaduto a una donna sequestrata nella regione parigina). Se il discorso sulla mutilazione del colpevole per via chirurgica non viene preso in considerazione dalle autorità francesi, l'ipotesi della cosiddetta "castrazione chimica" sta facendo proseliti e viene presa sul serio anche negli ambienti dell'Eliseo.

Non si tratterebbe di castrare il pregiudicato nel senso letterale del termine, ma di sottoporre la sua liberazione (soprattutto se anticipata, rispetto a condanne che in Francia sono spesso durissime per questo genere di reati) a precise garanzie circa l'assunzione di farmaci destinati a ridurre le pulsioni libidinose. La castrazione fisica è ovviamente irreversibile, mentre quella chimica può essere sospesa in qualunque momento, circostanza che impone alle autorità di trovare forme di controllo sul comportamento del pregiudicato, soprattutto se egli viene spinto ad accettare quelle condizioni in cambio proprio di una liberazione anticipata. Lo stesso Evrard ha accettato recentemente di sottoporsi a un trattamento del genere, ma poi lo ha sospeso perché ha capito che mai e poi mai gli sarebbe stata concessa la liberazione anticipata prima del processo (e probabilmente neanche dopo).

Nella sua lunga intervista a 360 gradi, uscita sul Figaro, Sarkozy interviene sull'argomento definendo «profondamente anormale» il fatto che persone «malate» ritrovino la libertà senza essere sottoposte a un adeguato «trattamento medico». Come dire: castrazione chimica, almeno per un certo tempo, o privazione della libertà. «Un criminale sessuale - ha detto Sarkozy - non dovrà uscire di prigione che dopo aver scontato la propria pena e dopo essersi impegnato a sottoporsi a un trattamento chimico destinato a contenere la sua libido».

Non solo, dunque, il presidente esclude che il condannato per reati sessuali possa beneficiare di riduzioni di pena, ma auspica per lui misure precise di trattamento medico (e quindi di controlli da parte del personale competente) per evitare che abbia tendenza a ripetere le azioni che lo avevano portato in galera.

Adesso tocca al governo preparare un disegno di legge coerente con le indicazioni di Sarkozy in materia di crimini sessuali. L'Eliseo vuol fare in fretta e quel testo, che implicherà il ricorso alla cosiddetta "castrazione chimica", verrà discusso in Parlamento nel mese di novembre. L'opposizione è divisa e perplessa su questo argomento, ma tra i ranghi socialisti anche l’ex candidata presidenziale Ségolène Royal si è detta - in linea di massima - favorevole all'idea della castrazione chimica ma se necessario, anche a quella chirurgica.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Luigi il Grande

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Castrazione chirurgica per i pedofili: l'unico modo per stare davvero dalla parte dei bambini

Pubblicato da Rossella Martina Lun, 18/02/2010

I pedofili recidivi bisogna castrarli. E non parlo di castrazione chimica, ma di quella chirurgica. La castrazione chimica funziona soltanto se il soggetto prende regolarmente e volontariamente alcuni inibitori ormonali. Come smette di prendere i medicinali, tornano i sordidi impulsi sessuali nei confronti dei bambini, tornano gli agguati, le circonvenzioni, la sopraffazione, gli abusi, gli stupri.
La castrazione chirurgica è ciò che ci vuole. Non è affatto una tortura medievale come molti possono credere. Si tratta semplicemente di asportare alcune particolari cellule all’interno dei testicoli, le cellule che producono il testosterone. Una piccola semplice operazione che viene fatta ambulatorialmente, mezz’ora in tutto e la faccenda è risolta. Ma nelle nostre civilissime società né la castrazione chimica, né tantomeno quella chirurgica possono essere applicate perché, dicono i garantisti, è una violazione di un fondamentale diritto umano. Ma quale diritto umano? Quello di rovinare per sempre bambini incapaci di difendersi? Di perpetrare uno dei più orrendi crimini che la nostra specie abbia inventato? Quello di sporcare per sempre l’esistenza di un bambino, una bambina anche piccolissimi, come è successo per quel mostro di Agrigento che, condannato per avere stuprato tre sorelline e poi rimesso in libertà, è subito tornato a sfogare i suoi vomitevoli istinti su un’altra bimba di quattro anni? I suoi diritti dobbiamo rispettare? E quelli delle sue vittime, invece? Loro non hanno neppure il diritto di vederlo punito questo signore? No, scusate, ma io su questo argomento proprio non riesco a mantenere la calma e la serenità vantata da certi giuristi in questi casi. E’ già molto che i cittadini perbene non invochino la pena di morte. Ma almeno bisogna impedire che i pedofili commettano due volte un reato simile perché già una sola volta è troppo. E allora castrazione chirurgica. Sono malati, no? Bene, guariamoli con il bisturi come si fa con tante altre malattie e staremo tutti più tranquilli.
L’alternativa potrebbe essere il carcere a vita (perché possono stare dentro dieci o venti anni, ma come escono siamo da capo), ma qui da noi in carcere non ci sta nessuno, neppure i peggiori assassini perché noi italiani siamo così buoni e comprensivi che ci preoccupiamo molto più dei carnefici che delle vittime come è stato giustamente scritto.
Vedo che Veltroni a riguardo ha rilasciato dichiarazioni forti: “Ci vuole la mano dura dello Stato, le pene contro la pedofilia vanno inasprite”. Bene, però sono frasi che abbiamo già sentito (nel governo di centrodestra lo ripeteva sempre Calderoli), ma poi non se ne fa mai di nulla perché c’è sempre qualche legge più importante (più importante per la Casta) da approvare. Spero che chiunque vada al governo metta al primo posto in agenda una legge non dura ma ferrea contro la pedofilia, perché ogni giorno ci sono decine di vittime, decine di bambini la cui vita viene deturpata, che aspettano che qualcuno si ricordi di loro e provi a proteggerli. Perché fatti come quelli di Agrigento, purtroppo frequentissimi in tutta Italia, sono una vergogna incancellabile per qualsiasi paese voglia chiamarsi civile.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Luigi il Grande

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Vicenza. Violenza sessuale su due bimbe
di 4 e 9 anni: in manette 56enne di Schio

L'uomo è un amministratore condominiale divorziato di Schio
Alle piccole offriva dolciumi, poi con una scusa abusava di loro

VICENZA (11 agosto) - Un uomo, C.D.A., 56 anni, di Schio (Vicenza), è stato arrestato per violenza sessuale nei confronti di due bambine di 9 e 4 anni. L'uomo è stato raggiunto da un provvedimento restrittivo emesso dal gip berico Elosia Pesenti su richiesta della procura. Le indagini erano state avviate dalla denuncia presentata da una senegalese contro l'uomo, divorziato, accusandolo di essere responsabile di atti sessuali nei confronti delle sue due figlie. Gli episodi sarebbero avvenuti tra la fine luglio e l'inizio di agosto.

Il violentatore aveva un precedente per abusi. L'uomo aveva già un precdente risalente agli anni Ottanta per reati sessuali. Lavorando come amministratore condominiale, si trovava sovente nella palazzina dove vivevano le piccole vittime e non gli mancavano le occasioni per intrattenersi per parlare con la madre senegalese che lavorava saltuariamente come collaboratrice domestica. Questo è un caso dove applicare la castrazione chimica obbligatoria oppure quella chirurgica poteva essere l'eventuale dovuta cura preventiva. 

Alle bimbe caramelle e dolciumi, poi il sesso mentre la mamma era fuori per lavoro. L'indagato si presentava nella casa della donna quanto questa era impegnata in qualche lavoro domestico in altre abitazioni: si faceva aprire la porta dalle due bambine conquistando la loro simpatia offrendo loro caramelle o dolciumi. Una volta dentro casa con una scusa, come quella di essere aiutato a spalmare la crema, convinceva le piccole a compiere su di sé atti sessuali. Un gioco che durava meno di mezz'ora (il tempo giusto prima che rincasasse la madre) e che alla bambina di 9 anni non piaceva e trovava strano: così ha riferito i suoi dubbi alla madre che si è rivolta ai carabinieri. I militari hanno compiuto accertamenti che hanno confermato le accuse, convincendo la gip Eloisa Pesenti ad emettere un ordine di custodia cautelare in carcere.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Luigi il Grande

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Pedofilia: le proposte di legge ci sono gia'

Veltroni interviene oggi sul problema della pedofilia, un tema sul quale nessuno deve abbassare la guardia. Desidererei pero' che Veltroni prendesse buona nota che nel giugno scorso fu approvata dalla Camera una mozione, la numero 1-00194 , che tra gli impegni per il Governo prevedeva quello di 'esercitare ogni azione affinche' l'Onu riconosca i reati di pedofilia come crimine contro l'umanita', o ancora nel luglio 2007 veniva depositata la proposta di legge sulla pedofilia numero 2941 a prima firma del sottoscritto (Antonio Di Pietro), che inasprisce e garantisce la certezza della pena per i pedofili, o ancora la proposta di legge 3310 del dicembre 2007, sempre a mia firma, che integra il codice penale introducendo il reato di sequestro di minori. Entrambe le proposte di legge prevedono l'imprescrittibilita' del reato di violenza sui minori o la prescrittibilita' a decorrere dalla maggiore eta' della vittima. Queste due Proposte di Legge sono sul sito della Camera e chiunque puo' constatarne il progresso dell'iter parlamentare. Volendo su un tema come quello della lotta alla pedofilia che riguarda tutta la societa', si potrebbe chiedere una convergenza unanime, se pur a Camere sciolte, anche perche' i pedofili o chi compie violenza contro i minori puo' colpire in qualsiasi momento. In ultima analisi è aperto il dibattito che preveda la castrazione chirurgica di fronte a recidiva e particolarmente grave.



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Luigi il Grande

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Stupri/ Castrazione chimica e/o chirurgica: un dibattito aperto in Europa

 
 
Castrazione chimica o chirurgica per punire gli stupratori e prevenire successive violenze. Il dibattito sulla castrazione chirurgica, in Europa, è stato aperto dal caso Pavel, in Repubblica ceca.

Dopo aver passato sette anni in prigione e cinque in un istituto psichiatrico, Pavel ha richiesto la castrazione chirurgica: “So quello che provo violentando – ha detto Pavel. – Rimuovendo i testicoli cesserebbero le tentazioni: sarebbe come lasciare una macchina senza benzina”.

In Italia si parla, invece, di castrazione chimica che blocca la produzione di ormoni tramite l’impiego di farmaci per un lungo periodo. La Lega Nord l’ha proposta come punizione per gli stupratori ed ha indetto una petizione raccogliendo più di mille firme nella sola Milano.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Luigi il Grande

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Castrazione chirurgica per i pedofili:l'unico modo per stare davvero dalla parte dei bambini

Pubblicato da Rossella Martina

 

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I pedofili recidivi bisogna castrarli. E non parlo di castrazione chimica, ma di quella chirurgica. La castrazione chimica funziona soltanto se il soggetto prende regolarmente e volontariamente alcuni inibitori ormonali. Come smette di prendere i medicinali, tornano i sordidi impulsi sessuali nei confronti dei bambini, tornano gli agguati, le circonvenzioni, la sopraffazione, gli abusi, gli stupri.
La castrazione chirurgica è ciò che ci vuole. Non è affatto una tortura medievale come molti possono credere. Si tratta semplicemente di asportare alcune particolari cellule all’interno dei testicoli, le cellule che producono il testosterone. Una piccola semplice operazione che viene fatta ambulatorialmente, mezz’ora in tutto e la faccenda è risolta. Ma nelle nostre civilissime società né la castrazione chimica, né tantomeno quella chirurgica possono essere applicate perché, dicono i garantisti, è una violazione di un fondamentale diritto umano. Ma quale diritto umano? Quello di rovinare per sempre bambini incapaci di difendersi? Di perpetrare uno dei più orrendi crimini che la nostra specie abbia inventato? Quello di sporcare per sempre l’esistenza di un bambino, una bambina anche piccolissimi, come è successo per quel mostro di Agrigento che, condannato per avere stuprato tre sorelline e poi rimesso in libertà, è subito tornato a sfogare i suoi vomitevoli istinti su un’altra bimba di quattro anni? I suoi diritti dobbiamo rispettare? E quelli delle sue vittime, invece? Loro non hanno neppure il diritto di vederlo punito questo signore? No, scusate, ma io su questo argomento proprio non riesco a mantenere la calma e la serenità vantata da certi giuristi in questi casi. E’ già molto che i cittadini perbene non invochino la pena di morte. Ma almeno bisogna impedire che i pedofili commettano due volte un reato simile perché già una sola volta è troppo. E allora castrazione chirurgica. Sono malati, no? Bene, guariamoli con il bisturi come si fa con tante altre malattie e staremo tutti più tranquilli.
L’alternativa potrebbe essere il carcere a vita (perché possono stare dentro dieci o venti anni, ma come escono siamo da capo), ma qui da noi in carcere non ci sta nessuno, neppure i peggiori assassini perché noi italiani siamo così buoni e comprensivi che ci preoccupiamo molto più dei carnefici che delle vittime come è stato giustamente scritto.
Vedo che Veltroni a riguardo ha rilasciato dichiarazioni forti: “Ci vuole la mano dura dello Stato, le pene contro la pedofilia vanno inasprite”. Bene, però sono frasi che abbiamo già sentito (nel governo di centrodestra lo ripeteva sempre Calderoli), ma poi non se ne fa mai di nulla perché c’è sempre qualche legge più importante (più importante per la Casta) da approvare. Spero che chiunque vada al governo metta al primo posto in agenda una legge non dura ma ferrea contro la pedofilia, perché ogni giorno ci sono decine di vittime, decine di bambini la cui vita viene deturpata, che aspettano che qualcuno si ricordi di loro e provi a proteggerli. Perché fatti come quelli di Agrigento, purtroppo frequentissimi in tutta Italia, sono una vergogna incancellabile per qualsiasi paese voglia chiamarsi civile.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Luigi il Grande

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Vasectomia come metodo contraccettivo e castrazione chimica/chirurgica come soluzione contro la pedofilia
Servono leggi chiare su vasectomia e castrazione chimica/chirurgica
Servono leggi chiare su vasectomia e castrazione chimica

Leggi chiare sulla vasectomia come metodo contraccettivo e sulla castrazione chimica/chirurgica come soluzione contro la pedofilia. A chiederle la Società italiana di urologia (Siu), in occasione dell'82esimo Congresso nazionale Siu in corso a Rimini.

«La vasectomia, considerata il metodo contraccettivo maschile a lungo termine più efficace, con una possibilità di gravidanza inferiore all'1% - spiega Vincenzo Mirone, presidente della Siu - è un intervento che consiste nella sezione chirurgica bilaterale dei dotti deferenti deputati a portare il liquido seminale nelle vescichette seminali, organi nei quali lo sperma viene immagazzinato e poi espulso. In Italia, però, il ricorso alla vasectomia è di gran lunga più limitato rispetto ad altri Paesi europei, ed è svantaggiato dall'assenza di una legislazione chiara. Con la legge 194 è venuto a cadere il divieto di aborto, ma anche il divieto di contraccezione: potrebbe sembrare lecito praticare questa tecnica come metodo contraccettivo, ma in realtà c'è chi la contesta perché in contrasto con l'articolo penale che vieta "lesioni gravi su consenziente". Con questo vuoto legislativo, la scelta sui criteri di selezione dei pazienti è a discrezione dei dirigenti ospedalieri».

Ma la carenze legislative vanno oltre e gli urologi auspicano un intervento urgente: «Per assurdo - evidenzia provocatoriamente Mirone - se un pedofilo si rivolgesse a uno dei nostri urologi per chiedere un trattamento che lo aiuti a tenere a bada impulsi deviati, il medico non avrebbe nessun tipo di possibilità di intervento. La castrazione chimica e quella chirurgica sono già usate in molti Paesi ed è una soluzione estremamente utile come terapia della pedofilia: oggi abbiamo molecole che somministrate con cadenza settimanale o mensile abbassano il livello di testosterone e fanno sì che non si manifesti l'impulso sessuale». Ma nel nostro Paese non è permessa. «Se si avesse la piena consapevolezza dei danni psicologici e comportamentali che la violenza sessuale genera in un bambino - conclude Mirone - allora forse la castrazione chimica/chirurgica dei pedofili sembrerebbe più ammissibile. È ovvio che tale provvedimento, perchè possa funzionare, deve necessariamente essere inserito in un programma ben organizzato che preveda un adeguato supporto medico e psicologico».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Luigi il Grande

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Secondo il presidente dell'Istituto superiore di psicologia applicata (Ispa), Piero Rocchini la castrazione chimica è il solo rimedio adottato in ambito scientifico che ha dato risultati consistenti per curare i pedofili. da cui risulta che quattro italiani su cinque sono favorevoli a questa ''cura''. La pedofilia, spiega Rocchini, ''non è una malattia, ma una deviazione sessuale e quindi non è fonte di angoscia, come sarebbe una malattia, ma fonte del massimo piacere possibile per il pedofilo. Questo spiega la bassissima percentuale, pari al 3-5%, di recupero di pedofili con qualsiasi terapia tentata sia in Europa che nel mondo. Trattandosi quindi di un istinto di ricerca del piacere, dannosissimo per i bambini coinvolti che hanno una probabilità del 500% di ammalarsi di depressione in età adulta e del 400% di tentare il suicidio rispetto alla popolazione media, la società -afferma lo psichiatra- ha il dovere di tutelarsi con l'unico intervento che sinora ha ottenuto risultati validi: la castrazione chimica, assolutamente reversibile nel caso in futuro si trovino altri sistemi di intervento''. Resta in ultima istanza ma con risultati certi, la castrazione chirurgica del pedofilo.Il noto esperto continua sostenendo che: ''più che centri terapeutici per pedofili, al nuovo governo, si dovrebbero chiedere leggi più severe e centri di ricerca, ampliando le possibilità di intervento per una controcultura contro la strumentalizzazione del bambino che la lobby dei pedofili, usando anche l'enorme forza economica di cui dispone, cerca di far passare''.
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Luigi il Grande

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Pedofilia, si può curare?

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) la include nell’elenco dei disturbi del comportamento sessuale.

E’ una patologia psichiatrica che si inserisce tra le parafilie, disturbi che comportano un’attrazione per qualcosa di anomalo, come oggetti inanimati o, in questo caso, bambini.

Più precisamente si intende per pedofilia l’attività sessuale con bambini in età prima della pubertà da parte di individui che abbiano più di 16 anni ed almeno 5 anni in più di età e che avvertano questo desiderio in maniera intensa e ripetitiva per almeno sei mesi.

Non ci sono elementi o studi che permettano di identificare le cause del disturbo, ne’ certezze scientifiche. Si tratta di una patologia di natura psichiatrica e non si sono trovate a livello cromosomico, ormonale o genetico alterazioni che identifichino il soggetto pedofilo.

 

E’ importante non confondere la pedofilia (come malattia psichiatrica) e la capacità di intendere e volere: nel 99,9% dei casi, infatti, le condotte pedofile sono condotte lucide e quindi perseguibili penalmente. La pedofilia e’ perciò una malattia che non implica una deresponsabilizzazione penale.

Cure possibili?
Sono stati presi in considerazione due percorsi terapeutici: il primo orientato a correggere il profilo ormonale, definito con un’infelice terminologia “castrazione chimica “, il secondo orientato a curare il disturbo psichiatrico ma i risultati non sono incoraggianti ed in ultima analisi è presa in considerazione la "castrazione chirurgica".

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Luigi il Grande

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La Svizzera potrebbe ben presto ritrovarsi nella condizione di dovere reintrodurre la pena di morte per i delitti a sfondo sessuale compiuti da pedofili. A stabilirlo, se i fautori della proposta riusciranno a raccogliere le 100mila firme necessarie per indirlo, sarà  proprio un referendum. Il fautore del ripristino della pena capitale è il comitato, guidato da Marcel Graf, un informatico di 35 anni che vive a Knonau, nel Canton Zurigo. Graf  non ha dubbi sulle motivazioni che lo hanno portato alla proposta. Dichiara, infatti, di aver sofferto, nel corso della sua vita, per l'uccisione di un bambino da parte di un maniaco. "Un fatto strettamente privato, su cui non intendo soffermarmi oltre" ha concluso, ancora scosso.

I sostenitori della pena di morte, in un Paese che l'ha abolita nel lontano 1942, chiedono anche che il boia, una volta che il tribunale abbia emesso la condanna, agisca in fretta. "Il giudice - si legge nel testo che si vuole sottoporre al voto popolare - fissa la data della sentenza a non più di 3 mesi dal giudizio del tribunale". Ma perchè tutto quetso avvenga, Graf dovrà raccogliere, insieme ai suoi alleati, ben 100mila firme, tutte entro e non oltre il 24 febbraio 2012. Lo ha stabilito, a Berna, la Cancelleria federale che, in sostanza, avrebbe dato il via libera all'iniziativa.

La raccolta di firme è quindi pronta a partire. E Graf non avrebbe nemmeno perso tempo. Ha già attivato un sito Internet per sostenere la tesi della necessità di giustiziare i pedofili assassini. Se la petizione, da qui a sei mesi, sarà condivisa, la palla infuocata passerà al Parlamento elvetico che non potrà sottrarsi a esprimere il proprio parere. Ed è proprio su questo passaggio che si concentrano tutte le critiche dei costituzionalisti, compreso il docente di Diritto pubblico all'università di Zurigo, Georg Müller. Secondo Müller, infatti, l'eventuale esame del potere legislativo arriverà troppo tardi: "Quando 100mila persone hanno firmato un testo -ha avvertito il giurista - la pressione sul Parlamento è troppo grande per indurlo a dichiararlo nullo". La speranza di molti, dunque, è che, come già avvenuto nel 1985 con un tentativo andato a vuoto di reintrodurre la pena capitale nei confronti dei trafficanti di droga, sia proprio la mancanza delle firme necessarie ad evitare al Parlamento svizzero un dibattito sicuramente imbarazzante e complicato. La Confederazione, aderendo alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo, si è infatti impegnata a "rinunciare alla pena capitale in tempo di pace come di guerra".

"Una volta ancora ci troviamo di fronte al dilemma del rispetto parallelo dei diritti popolari, dei diritti fondamentali e dei nostri impegni internazionali", hanno fatto notare, all'unisono, ieri, molti commentatori.
Oggi non c'è un partito, neppure l'Unione democratica di centro di Christoph Blocher, a sostegno della reintroduzione della pena di morte. Eppure, il Presidente democristiano, Christoph Darbellay, non è tranquillo e teme che i referendum, vanto della democrazia diretta elvetica, facciano "il gioco di estremisti e populisti". Considerando anche il fatto che Marcel Graf, con la sua campagna, tocca un tasto sicuramente sensibile come quello della lotta alla pedofilia. La maggioranza degli Svizzeri, nel maggio scorso, accolse con quasi il 52% di voti favorevoli, contro il parere di governo e Parlamento, la proposta di rendere imprescrittibili le violenze sessuali contro i bambini.

25/08/2010

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Luigi il Grande

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Pedofilia, un dramma su cui riflettere

 

(di Carolina Caradonna)

Volevo aspettare un po’ prima di scrivere quest’articolo ma sentendo parlare di castrazione chimica come “punizione” per i pedofili mi sono chiesta se chi ne stava parlando e chi ascoltava fosse realmente informato sui trattamenti terapeutici per i pedofili e su cosa sia un pedofilo.

La pedofilia è un disturbo psicopatologico inserita all’interno delle Parafilie nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, che vengono così spiegate: «caratterizzate da ricorrenti e intensi impulsi, fantasie o comportamenti sessuali che implicano oggetti, attività o situazioni inusuali e causano disagio clinicamente significativo o compromissione dell’area sociale, lavorativa, o di altre aree importanti del funzionamento». Invece il pedofilo, più nello specifico, è colui che raggiunta la maturità sessuale è eroticamente attratto da soggetti che ancora non lo sono.

Proviamo a spiegare quali sono i trattamenti terapeutici:

La castrazione chirurgica è considerata come una soluzione momentanea. Molti studi hanno dimostrato che, dopo l’operazione, i pedofili hanno ripreso a compiere reati sessuali anche in modo più sadico. La castrazione chirurgica non blocca quindi il desiderio, ma ferma solo l’atto fisico.

La terapia psico-cognitivo-comportamentale, a mio parere è forse quella che tiene conto del fatto che il pedofilo è innanzitutto una persona malata e dà maggiore spazio alla prevenzione della recidiva. Essa ha come obiettivo la modificazione della sessualità deviata attraverso, sia la riduzione dell’eccitamento sessuale verso pratiche o partners “inusuali”, sia la promozione e il rafforzamento dell’eccitamento sessuale in rapporto ad adeguate pratiche o partners con diverse tecniche che spesso sono combinate tra loro.

Il trattamento psicoterapeutico è una soluzione proposta per le parafilie in generale ma è molto difficile che funzioni su un pedofilo.

Infine, la terapia farmacologica che riesce semplicemente a contenere il comportamento, ma non riuscendo a risolvere il sintomo. Non blocca la motivazione all’atto, riduce solo la libido. Questo tipo di terapia, infatti, viene associata alla terapia cognitivo-comportamentale.

Va sempre ricordato che il pedofilo è una persona malata, egli molte volte vorrebbe non compiere azioni che sa benissimo essere sbagliate, ma purtroppo non riesce a gestire il suo comportamento, ecco perchè sono a favore della terapia cognitivo-comportamentale.

Non si può in nessun modo giustificare ciò che un pedofilo fa, ma non va nemmeno dimenticato il risvolto umano che caratterizza queste tragedie che è tale anche per chi aggredisce, trattandosi a volte di persone, come già ricordato, affette da una vera e propria malattia e impotenti difronte ai propri impulsi.

Sottolineo quindi la maggiore completezza del trattamento cognitivo-comportamentale e delle castrazione chirurgica come soluzione integrata.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Luigi il Grande

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CASTRAZIONE CHIRURGICA DI PEDOFILI E STUPRATORI

La castrazione chimica è un tipo di castrazione, solitamente non definitiva, causata da farmaci a base di ormoni. Fu sviluppata come misura temporanea preventiva per stupratori e pedofili. Per gli uomini colpevoli di reati a sfondo sessuale, la castrazione chimica è da alcuni considerata più umana della castrazione vera e propria, ed è applicata come parte della pena di tali reati in diversi paesi, inclusi gli Stati Uniti. L'ACLU (American Civil Liberties Union), però, sostiene che essa sia contraria alla costituzione americana.

 

Calderoli: Si alla castrazione chimica e chirurgica

Contro la pedofilia "se non la castrazione chirurgica, serve almeno quella chimica". Lo afferma in una nota Roberto Calderoli, Coordinatore delle Segreterie Nazionali della Lega Nord e Vice Presidente del Senato.
"Trentadue arresti di insopettabili per violenze sessuali su bambini dai 10 ai 12 anni, due 12enni stuprate nell'arco di pochissimo tempo. Questi sono, purtroppo, - sottolinea - episodi che sollevano lo sdegno di tutti al momento, per essere poi subito dopo essere colpevolmente dimenticati, facendo finta di ignorare che forse in questo stesso momento un bimbo o una bimba vengono violati. I pedofili sono degli ammalati, ammalati pericolosi, e visto che per le malattie psichiatriche, quando il paziente diventa pericoloso per sè e per gli altri, è previsto il trattamento sanitario obbligatorio (TSO), anche contro il parere dell'interessato, si dovrebbe prevedere la castrazione chimica obbligatoria per chi si macchia di pedofilia"."Personalmente - spiega Calderoli - ritengo che quest'ultima misura sia un utile antidoto alle violenze sessuali, quando riguardino maggiorenni, mentre per i pedofili recidivi non direi di no alla castrazione chirurgica, come avviene in alcuni stati degli Usa, in quanto unica soluzione che elimina la possibilità di recidive: ma a fronte della solita levata di scudi dei soliti ipocriti perbenisti sono pronto ad accontentarmi di quella chimica, purché però si faccia qualcosa subito. Perché diversamente - conclude - colpevoli non saranno soltanto i pedofili ma anche una classe politica incolpevole di fermarli".

CONTRARI: articolo tratto da da www.sosinfanzia.org

Inutile la castrazione chimica

Psicologi, criminologi, associazioni anti-pedofilia e sacerdoti picchiano duro contro la proposta di Calderoli sulla castrazione chimica dei pedofili. 
«Perché? La castrazione - spiega Lino Rossi, psicologo e criminologo, docente di Psicologia giuridica all'Università di Modena e Reggio Emilia, che sta lavorando proprio alla definizione del profilo psicologico del pedofilo - è una questione non tanto chiara. Da una lato provoca un temporaneo abbassamento dei desideri sessuali, dall’altro rende il soggetto più aggressivo. I dati - continua Rossi - provengono da una ricerca condotta in California e Canada, dove viene praticata la castrazione chimica. Sul piano clinico va premesso un fatto: chi abusa esprime un disturbo psicologico e non patologico, la pedofilia non è una malattia». 
Contraria al disegno di legge anche la psicologa del Moige (Movimento italiano genitori ) Loredana Petrone. «La castrazione chimica - afferma - consiste nella somministrazione di ormoni ma non modifica l’assetto di personalità del pedofilo, perciò è inutile. Un’alternativa? L’utilizzo di un trattamento psicoterapico durante il periodo di detenzione». 
Dice no pure Roberta Cecchetti, responsabile del progetto "Stop-it", costola dell’associazione Save the children, nato due anni fa contro la pedo-pornografia on-line. «L’abuso - spiega Cecchetti - non è solo fisico ma anche mentale. Il nostro progetto mira a intercettare il materiale porno che gira su Internet: dietro ogni immagine c’è un abuso, che va scoperto. In alcuni Stati europei non è reato ritrarre un minore di 16 anni con il proprio partner. In Italia sì, fino ai 18 anni. Le leggi europee a tutela dei minori andrebbero armonizzate.». 

«La castrazione chimica dei pedofili - rincara la dose don Forunato Di Noto, precursore della battaglia anti-pedofili e presidente dell’associazione Meter - non un rimedio ma un’assurdità. La pedofilia è un problema molto serio che non va risolto a valle (con la pena) ma a monte. I bambini vanno amati e non abbandonati. I pedofili si insinuano negli spazi vuoti che evidentemente esistono nella vita di un bimbo. È questo l’unica e la più importante mancanza che va colmata». 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Luigi il Grande

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PSYCHOMEDIA
Telematic Review
Sezione: SCIENZE E PENSIERO
Area: Criminologia

La diagnosi clinica e la terapia della pedofilia

M. Strano, P. Germani, V. Gotti, G. Errico

 

Premessa

In medicina la diagnosi è la valutazione dei sintomi avvertiti dal paziente e degli elementi oggettivi a disposizione dei medico, specialmente attraverso analisi di laboratorio, al fine di determinare la natura dei processo morboso in atto e la sua sede nell'organismo. Molti clinici hanno una certa riluttanza a formulare una diagnosi di pedofilia, perché l'individuo porterebbe per tutta la sua vita un marchio tremendo. Spesso quando incontra una situazione che presenta delle caratteristiche della pedofilia, il professionista preferisce usare un'altra diagnosi come ad esempio una forte depressione. (Hollin, Howell, 1991). Proponiamo in questo saggio integralmente i criteri psichiatrici assunti per convenzione dall'A.P.A., per la formulazione della diagnosi di pedofilia e di seguito altri approcci diagnostici di origine psicologica. Descriviamo infine una serie di tecniche terapeutiche normalmente adottate per pazienti affetti da pedofilia.

CRITERI DIAGNOSTICI DEL DSM-IV (American Psychiatry Association)

(testo integrale tratto dal manuale)

F65.4 Pedofilia (302.2)

La focalizzazione parafilica della Pedofilia comporta attività sessuale con bambini prepuberi (generalmente di 13 anni o più piccoli). Il soggetto con Pedofilia deve avere almeno 16 o più anni, e deve essere di almeno 5 anni maggiore del bambino. Per i soggetti tardo-adolescenti con Pedofilia, non viene specificata una precisa differenza di età, e si deve ricorrere alla valutazione clinica; bisogna tenere conto sia della maturità sessuale del bambino che della differenza di età. I soggetti con Pedofilia di solito riferiscono attrazione per i bambini di una particolare fascia di età. Alcuni soggetti preferiscono i maschi, altri le femmine, e alcuni sono eccitati sia dai maschi che dalle femmine. Quelli attratti dalle femmine di solito preferiscono quelle tra 8 e 10 anni, mentre quelli attratti dai maschi di solito preferiscono bambini un po' più grandi. La Pedofilia che coinvolge vittime di sesso femminile si riscontra più spesso di quella che coinvolge vittime di sesso maschile. Alcuni soggetti con Pedofilia sono attratti sessualmente solo da bambini (Tipo Esclusivo), mentre altri sono talvolta attratti da adulti (Tipo Non Esclusivo). I soggetti con Pedofilia che sfogano i propri impulsi con bambini possono limitarsi a spogliare il bambino e a guardarlo, a mostrarsi, a masturbarsi in presenza del bambino, a toccarlo con delicatezza e a carezzarlo. Altri, comunque, sottopongono il bambino a fellatio o cunnilingus, o penetrano la vagina, la bocca o l'ano del bambino con le dita, con corpi estranei, o col pene, e usano vari gradi di violenza per fare ciò. Queste attività sono di solito giustificate o razionalizzate sostenendo che esse hanno valore educativo per il bambino, che il bambino ne ricava piacere sessuale, o che il bambino era sessualmente provocante - argomenti comuni anche nella pornografia pedofilica.

I soggetti possono limitare le loro attività ai propri figli, a figliastri, o a parenti oppure possono scegliere come vittime bambini al di fuori della propria famiglia. Alcuni soggetti con Pedofilia minacciano il bambino per evitare che parli. Altri, specie coloro che abusano spesso dei bambini, sviluppano complicate tecniche per avere accesso ai bambini, che possono includere guadagnare la fiducia della madre del bambino, sposare una donna con un bambino attraente, scambiarsi bambini con altri soggetti con Pedofilia, o, in casi rari, adottare bambini di paesi sottosviluppati o rapire bambini ad estranei. Tranne i casi in cui il disturbo è associato a Sadismo Sessuale, il soggetto può essere attento ai bisogni del bambino per ottenere l'affetto, l'interesse, e la fedeltà del bambino stesso, e per evitare che questi riveli l'attività sessuale. Il disturbo inizia di solito nell'adolescenza, sebbene alcuni soggetti con Pedofilia riferiscano di non essere stati eccitati da bambini fino alla mezza età. La frequenza del comportamento pedofilico varia spesso a seconda dello stress psicosociale. Il decorso è di solito cronico, specie in coloro che sono attratti dai maschi. Il tasso di recidive dei soggetti con Pedofilia con preferenza per i maschi è all'incirca doppio rispetto a coloro che preferiscono le femmine.

Criteri diagnostici per F65.4 Pedofilia (302.2)

- Durante un periodo di almeno 6 mesi, fantasie, impulsi sessuali, o comportamenti ricorrenti, e intensamente eccitanti sessualmente, che comportano attività sessuale con uno o più bambini prepuberi (generalmente di 13 anni o più piccoli).

- Le fantasie, gli impulsi sessuali o i comportamenti causano disagio clinicamente significativo o compromissione dell'area sociale, lavorativa, o di altre importanti aree del funzionamento.

- Il soggetto ha almeno 16 anni ed è di almeno 5 anni maggiore del bambino o dei bambini di cui al Criterio A.

Nota:
Non includere un soggetto tardo-adolescente coinvolto in una relazione sessuale perdurante con un soggetto di 12-13 anni.

Specificare se:

- Sessualmente Attratto da Maschi

- Sessualmente Attratto da Femmine

- Sessualmente Attratto da Entrambi

Specificare se:

- Limitato all'Incesto

Specificare il tipo:

- Tipo Esclusivo (attratto solo da bambini)

- Tipo Non Esclusivo

I criteri diagnostici di Lanning

Un'interessante classificazione diagnostica, basata sull'esperienza investigativa dell'autore, è stata proposta da Ken Lanning, (agente dell'FBI e tra i maggiori esperti al mondo di reati contro i minori) nella quale vengono delineate quattro tipologie di pedofili: il represso, l'indifferente sul piano morale, l'indifferente sul piano sessuale, l'inadeguato.

- Il represso, avendo una bassa autostima, ha rapporti con minori in sostituzione dei soggetti adulti, per lui inavvicinabili. In questo genere di soggetti, gli episodi di pedofilia sono da collegarsi a qualche evento traumatico della propria vita.

- L'indifferente sul piano morale, essendo un individuo privo di coscienza che spesso agisce di impulso, non percepisce come grave l'abuso e tende a molestare sia i propri figli che altre vittime.

- L'indifferente sul piano sessuale (definito da Ken Lanning "sperimentatore sessuale") abusa sessualmente di un bambino perché si annoia e l'esperienza gli sembra nuova, eccitante, diversa. E' un individuo disposto a provare tutto.

- L'inadeguato è una persona socialmente emarginata che spesso continua a vivere con i genitori o con un parente più anziano. Pur non essendo naturalmente attratto dai bambini (anzi la curiosità sessuale lo spinge verso gli adulti), sono queste le vittime scelte in sostituzione dei coetanei nei confronti dei quali si sente insicuro.

Nell'ambito della pedofilia, infine, Lanning distingue tra pedofili preferenziali, ovvero individui che, preferendo avere rapporti sessuali con bambini, li fanno oggetto delle proprie fantasie e pedofili situazionali, ovvero individui che molestano un minore non perché sia la vittima ideale bensì quella più facile, a portata di mano al momento opportuno.

La fallometria

La fallometria viene utilizzata in ambito sperimentale per valutare le varie parafilie. Attraverso tale metodica viene misurata l'eccitazione sessuale dei soggetto in risposta a stimoli visivi e uditivi. La diagnosi differenziale fra le varie preferenze erotiche può essere stabilita attraverso il test fallometrico, che usa la registrazione continua dei cambiamento dei volume dei pene quando un soggetto vede figure potenzialmente eccitanti sullo schermo o ascolta racconti di questo tipo (Murphy et Flanagan, 1981).

Durante gli ultimi due decenni, sono state realizzate numerose varianti di questo test dai laboratori di psicologia. Dovunque venga usato il test fallometrico per la pedofilia si somministrano stimoli rappresentanti adulti e bambini nudi attraverso pezzi di film mostrati su schermo, diapositive o grazie all'immaginazione dovuta alla narrativa verbale. Ci sono, comunque, grandi differenze nella presentazione degli stimoli tra i vari laboratori, sia nei tipi di sensori per il pene, che nella valutazione dei risultati dei test. Per tale motivo, sono frequentemente svolti degli studi comparativi nel tentativo di stabilire il potenziale diagnostico dei test. Vi ad esempio delle ricerche che sostengono che l'attendibilità e la validità di questa procedura per la valutazione clinica non sono state chiarite appieno e l'esperienza clinica suggerisce che i soggetti possono simulare reazioni manipolando immagini mentali controllando così l'eccitazione. Un punto a sfavore dei test fallometrico è infatti, rappresentato dalla supposizione che tale tecnica potrebbe non essere obiettiva con soggetti anziani o con soggetti che non hanno un adeguata risposta peniena.

Prognosi della pedofilia

La prognosi si sa è la previsione dei decorso, della durata e dell'esito di una malattia, della quale è stata fatta la diagnosi. La prognosi sfavorevole per le parafilie è associata con l'età di insorgenza precoce, l'alta frequenza degli atti, assenza di senso di colpa o vergogna riguardo all'atto e abuso di alcool o di droga. La prognosi è solitamente favorevole quando quando c'è un'alta motivazione al cambiamento e quando il paziente si rivolge spontaneamente a cercare aiuto, piuttosto che per intervento legale (Kaplan 1993). Dal DSM-IV rileviamo alcune tra le fantasie e i comportamenti associati con le parafilie possono iniziare nella fanciullezza o nella prima adolescenza, ma divengono meglio definiti ed elaborati durante l'adolescenza e la prima età adulta. L'elaborazione e la modificazione delle fantasie parafiliche possono continuare per tutta la vita del soggetto. Per definizione, le fantasie e gli impulsi associati con questi disturbi sono ricorrenti. Molti soggetti riferiscono che le fantasie sono sempre presenti, ma che ci sono però dei periodi in cui la frequenza delle fantasie e l'intensità degli impulsi variano notevolmente. I disturbi tendono ad essere cronici e a permanere per tutta la vita, ma negli adulti sia le fantasie che i comportamenti spesso diminuiscono con l'avanzare dell'età. I comportamenti possono aumentare in risposta a fattori psicosociali stressanti, in relazione ad altri disturbi mentali, o quando si accrescono le possibilità di "dedicarsi" alla loro parafilia.

Strategie terapeutiche per la pedofilia

Di tutte le perversioni, la pedofilia è quella che più facilmente può creare nei terapeuti sentimenti dì disgusto (Gabbard, 1995). Nel gratificare i suoi desideri sessuali, il pedofilo può irrimediabilmente danneggiare dei bambini innocenti. Tuttavia una qualche cornice concettuale o formulazione psicodinamica può permettere ai clinici di mantenere una sembianza di empatia e di comprensione quando si cerchi di curare questi pazienti (Gabbard, 1995). Queste poche frasi ci bastano a far capire il reale stato delle "cose", lo stato d'animo con il quale i clinici affrontano la pedofilia e le ricerche relative alla scoperta di un adeguato trattamento, per questa parafilia così comune ma allo stesso tempo così sconosciuta. Adams (1980) ha notato che il trattamento della pedofilia è spesso difficile; a parte le reazioni emozionali forti, molti pedofili reputano la loro attività come innocua ed entrano in trattamento presso i servizi legali solo per evitare la prigione. Alcune di queste difficoltà risiedono nel fatto che tutte le attività perverse hanno la caratteristica di essere piacevoli e impulsive. Questo doppio aspetto può entrare in antitesi poiché l'impulsività imprime alle sensazioni piacevoli l'urgenza di compiersi, non lasciando spazio a ripensamenti (Piscelli,1994). Durante la loro vita, i pedofili ed altri parafilici, sviluppano una ben congegnata soluzione erotica ai loro problemi e sono raramente interessati a rinunciare ad essa (McDougall, 1986; Usuelli, 1989). Generalmente le perversioni sono egosintoniche, per questo motivo, solo una minima parte di questi pazienti richiede volontariamente un trattamento, e quando lo fanno, quasi sempre sono spinti all'ansia o dalla depressione connessi alla perversione (Lorand, 1968). Può tuttavia accadere che tali pazienti richiedano l'intervento anche per confermare a loro stessi e agli altri di essere "malati", cercando così di indurre l'analista ad ammettere la superiorità dell'organizzazione perversa. La restante parte dei pazienti parafilici, invece, giunge in terapia sotto pressioni esterne, quando cioè il paziente reputa le conseguenze sociali alle sue "attività perverse" peggiori della rinuncia ai suoi istinti, come ad esempio crisi coniugali o cause giudiziarie pendenti (Gabbard, 1995). Nei casi di pedofilia, la terapia viene prescritta in sede giudiziaria come indispensabile per ottenere la libertà condizionata e ciò contribuisce a rendere qualsiasi tipo di trattamento di difficile risoluzione. Tuttavia, come dimostrano alcune ricerche negli USA, è possibile ottenere risultati soddisfacenti nonostante l'assenza di un'iniziale motivazione del paziente (Roccia et Foti, 1994). Questi pazienti, infatti, finirebbero comunque per rinunciare alle cure, anche se vi sono sottoposti volontariamente (Renvoize, 1987). Un ulteriore aspetto da tenere in considerazione, è il tipo di risposta controtransferale che questo tipo di pazienti evocano. Di tutte le perversioni, infatti, la pedofilia è quella che più facilmente può far nascere nei terapeuti sentimenti negativi a causa del coinvolgimento di bambini nella gratificazione sessuale. Per il clinico, così, sarà facile assumere un atteggiamento punitivo, moralistico o giudicante nei confronti del pedofilo in terapia. Ma cosa ancora più deleteria sarebbe colludere con il paziente che cerca di evitare di prendere in esame la perversioni, focalizzando la terapia su altri sintomi (Bonafiglia, 1996). Malgrado ciò alcuni rapporti testimoniano il successo di alcuni trattamenti.

In maniera molto generale, come risulta chiaramente in molti manuali di psichiatria, nel trattamento delle parafilie, la psicoterapia orientata all'insight è l'approccio più comune; i pazienti hanno l'opportunità di capire le loro dinamiche e gli eventi che hanno fatto sì che la parafilia si sviluppasse. I pedofili diventano coscienti degli eventi quotidiani che li hanno indotti ad agire sui loro impulsi (per esempio dopo un rifiuto reale o fantasticato). La psicoterapia, inoltre permette a questi pazienti di recuperare l'autostima, di migliorare le capacità interpersonali e trovare metodi di gratificazione sessuale accettabili.

Terapie farmacologiche

La terapia farmacologica, che comprende farmaci antipsicotici o antidepressivi, è indicata per il trattamento della pedofilia se questa è associata alla schizofrenia e alla depressione. Gli antiandrogeni, come il ciproterone acetato (CPA) in Europa e il medrossiprogesterone (MPA) acetato negli Stati Uniti, sono stati usati sperimentalmente nelle perversioni da ipersessualità, e in alcuni casi (accuratamente selezionati), ci sono state segnalazioni di diminuzione del comportamento ipersessuale. Il medrossiprogesterone acetato sembra giovare a questi pazienti la cui spinta ipersessuale (per esempio la pratica costante della masturbazione, il contatto sessuale ad ogni occasione, la sessualità compulsivamente aggressiva) è fuori controllo oppure pericolosa (Kaplan, 1993). Di fronte a pazienti parafilici, non rispondenti ad alcun intervento terapeutico, l'impiego di farmaci dotati di attività antiandrogena sembra che abbia evidenziato da tempo una notevole efficacia nel loro trattamento. Il ciproterone acetato è stato a questo riguardo il farmaco utilizzato con maggiore frequenza, nonostante la sua somministrazione sia soggetta ad effetti collaterali (Delle Chiaie, et Picardi, 1994). Benché non si hanno delle prove dell'esistenza di qualche nota correlazione tra il comportamento parafilico e la funzione endocrina, sia negli uomini che nelle donne, in alcuni pedofili potrebbe tuttavia esistere un'alterazione della funzionalità dell'asse ipotalamo-ipofisi-gonadi, e si segnala inoltre anche l'esistenza di una correlazione positiva tra la presenza di elevati livelli plasmatici di testosterone e un comportamento sessuale violento (Delle Chiaie, et Picardi, 1994). L'utilizzo di una terapia farmacologica non implica però una rinuncia al trattamento psicoterapico, che anzi rimane consigliabile. La riduzione degli impulsi sessuali devianti con mezzi farmacologici conduce il paziente a beneficiare in maggior misura della psicoterapia. L'obiettivo dei trattamento farmacologico è quello di ridurre la libido e l'eccitazione sessuale. I neurolettici non sembrano possedere una grande efficacia in tal senso, mentre sono stati descritti dei casi di pazienti trattati efficacemente con fluoxetina (Delle Chiaie, et Picardi, 1994). Appare comunque preferibile cercare dì interferire con le basi ormonali dell'eccitazione sessuale: infatti, nell'uomo adulto gli androgeni svolgono un ruolo molto importante nella genesi dei comportamento erotico (Delle Chiaie, 1994). In tale ottica, due sono i farmaci che sono stati finora maggiormente impiegati nella terapia delle parafilie: il ciproterone acetato e il medrossiprogesterone acetato. Comunque per diverse ragioni sia etiche che legali, l'uso di taloi farmaci rimane relativamente ristretto e solo in alcune nazioni. Queste cure ormonali sembrano riscuotere successo nei risultati terapeutici; comunque si deve tenere conto dell'elevata frequenza con cui si manifestano fastidiosi effetti collaterali, alcuni dei quali potenzialmente dannosi anche a lungo termine.

Terapia chirurgica

Appare interessante notare che in passato la castrazione chirurgica è stata largamente impiegata nel trattamento di pazienti con comportamento sessuale criminale e che tale trattamento è risultato efficace nel tentativo di ridurre sensibilmente la frequenza dei recidivismo. Tale terapia è stata spesso utilizzata nei casi di pedofilia, praticata in Svizzera, nella regione di Zurigo, dove più di 10.000 pazienti sono stati sottoposti a tale procedura per varie ragioni psichiatriche dal 1910 (Plenge, 1961). Nel 1979, comunque, il governo tedesco dichiarò la castrazione illegale per il trattamento di pazienti istituzionalizzati. Più recentemente, di tale tecnica si è occupato Heim che, insieme ad Hursch (1979), ha riesaminato la letteratura europea a riguardo. Molti studi empirici mettono in evidenza come il comportamento sessuale dei soggetti castrati venga modificato. Tuttavia, in un lavoro di Heim (1980) viene chiaramente dimostrato come le manifestazioni sessuali conseguenti la castrazione si modificano notevolmente, ma tali variazioni non sono prevedibili con sistematica certezza. Per questo motivo, la castrazione chirurgica non sembra essere più raccomandata come procedura terapeutica attendibile negli aggressori sessuali istituzionalizzati ( Bonafiglia, 1996).

Terapia ipnotica

Un esame degli abstract di psicologia nei passati 25 anni evidenzia poche pubblicazioni sull'efficienza dell'uso delle tecniche ipnotiche nel trattamento della pedofilia. Solo un breve caso è descritto in un articolo di Caprio (1972), ma senza fornire elementi precisi per comprendere il tipo di trattamento che è stato applicato. Lawrence Stava (1984) testimonia l'uso di tecniche ipnotiche con una struttura psicodinamica. Le tecniche usate sono i "sogni indotti", descritte da Sacerdote (1967), e la "tecnica dell'effetto ponte", descritta da Watkins (1971). Il materiale ipnotico preso in esame è rappresentato da immagini di esperienze sessuali dirette o indirette o rappresentazioni simboliche conflittuali. Secondo alcuni autori, nel caso di un pedofilo che è stato da bambino molestato sessualmente, rivivere il trauma della molestia sessuale è un'importante elemento nel processo di cambiamento (nei pedofili di sesso maschile); Il paziente inizia a sviluppare una consapevolezza, fino ad allora oscurata, di una connessione tra gli abusi sessuali commessi e le sue esperienze sessuali sperimentate da bambino da parte di persone adulte. Dunque, nonostante la scarsa diffusione dell'ipnosi nel trattamento della pedofilia il tentativo di un approccio psicodinamico ipnoterapeutico per i pedofili sembra possibile.

Terapia comportamentale e tecniche cognitive

La terapia comportamentale viene usata per rompere il modello disadattivo appreso. Stimoli nocivi, come scosse elettriche e cattivi odori, vengono accoppiati con l'impulso, che pertanto diminuisce. Gli stimoli possono essere autosomministrati e usati dai pazienti ogniqualvolta sentono che agiranno sotto impulso. Per quanto concerne l'approccio psicoterapeutico, una psicoterapia individuale può rivelarsi molto utile, soprattutto nei soggetti motivati al cambiamento. I self-report di interventi basati sull'uso di tecniche comportamentali o di terapie cognitivo-comportamentali sono i più frequentemente rilevabili in letteratura, anche se i risultati appaiono spesso incerti. In realtà la maggior parte degli psicoterapeuti sente una scarsa fiducia nel riuscire ad offrire un trattamento a soggetti pedofili. Maletzky (1973), ha mostrato che l'efficacia della terapia comportamentale aumenta se si usa contemporaneamente alla terapia, l'"acido valerianico", una sostanza non corrosiva e di cattivo odore; l'associazione del cattivo odore al desiderio sessuale indotto durante la terapia dovrebbe garantire la diminuzione dei desiderio stesso. Comunque il trattamento della pedofilia non dovrebbe mirare solo ad una riduzione della stimolazione dei comportamenti sessuali devianti, ma anche al cambiamento di altre componenti del comportamento sociale e sessuale deviante per tentare il mantenimento dei risultati a lungo termine (Barlow, 1974)

- Covert Sensitization
Questa tecnica elaborata da Cautela (1967) prevede che il pedofilo immagini una scena rilevante nel suo atto offensivo e che a tali fantasie faccia seguito un'altra fantasia che contenga conseguenze spiacevoli, come ad esempio quella di essere arrestato. Callahan e Leitemberg (1973) hanno utilizzato questa tecnica ottenendo buoni risultati con un gruppo di esibizionisti, omosessuali e un pedofilo; risultai simili sono stati ottenuti da Barlow (1969) con un omosessuale e un pedofilo. Eventuali fallimenti di tale tecnica sono stati invece giustificati da Christie e collaboratori (1979) imputandoli alla scarsa capacità immaginativa dei soggetti o alla loro immunità alle conseguenze avversive immaginate. Recentemente si è potuto assistere anche all'impiego non solo di fantasie immaginate avversive ma anche all'utilizzo di fantasie di conseguenze positive. Secondo Salter, le conseguenze positive immaginate possono essere sociali, cognitive, materiali. Hallan e Rachman (1976) hanno contribuito con ulteriori modifiche a questa tecnica.

Impiegata nei programmi terapeutici per i pedofili, la Terapia Avversiva. si sviluppa dai principi dei Condizionamento Classico ma è diversa nel paradigma per ciò che riguarda i tipi e gli schemi di rinforzo, negli stimoli avversivi impiegati e nel materiale stimolo utilizzato. In tale paradigma rientra la Shame Avversion Therapy (Serber, 1970). La tecnica di Serber prevede che il trasgressore sessuale attui la sua performance davanti a un gruppo di terapeuti che pertanto lo derideranno e lo disapproveranno. Insieme a Wolpe (1972), Serber ha riportato grande successo dopo sei mesi di trattamento con circa sette pazienti su dieci. Limiti nell'impiego di tale procedura risiedono nella sua sconsigliata applicabilità a pazienti che oltre all'interesse sessuale deviante mostrano impulsi ostili e/o immagini di sé negativa.

- Ricondizionamento Orgasmico
Tale procedura fu introdotta da Marquis (1970). In questo paradigma il pedofilo è invitato a sostituire le fantasie masturbatorie devianti con fantasie non devianti. Risultati positivi nell'impiego di questa tecnica sono tati riportati da Abel e collaboratori (1973) e nello stesso anno da Marshall che l'associò alla terapia avversiva lavorando con un gruppo di stupratori istituzionalizzati.

- Social Skills
Oltre ai loro interessi sessuali e devianti, i pedofili possono presentare anche problemi di relazione sociale e sessuale. Molti pedofili possono essere socialmente ansiosi o presentare difficoltà di relazioni con altri adulti. Sarebbe proprio questo a spingere tali soggetti ad atteggiamenti e pensieri devianti (Baxter et al., 1986). A tale proposito è stato suggerito un training di abilità sociali sia di gruppo che individuali. La caratteristica di questo approccio è rappresentata dal feed-back che è dato dal pedofilo durante una situazione di role-play in cui il soggetto è impegnato in un'attività deviante.

Psicoterapia e psicoanalisi

A causa delle molteplici difficoltà di trattamento che si incontrano durante la terapia di pazienti pedofili, gli approcci psicodinamici costituiscono la forma elettiva di trattamento (Kaplan, 1991). Ma le aspettative di un terapeuta devono comunque essere modeste. Anche se molti pazienti potranno guadagnare molto per ciò che concerne la razionalità oggettuale e il funzionamento dell'Io, le loro tendenze perverse sottostanti potrebbero essere modificate in modo minore (Gabbard, 1995). I pazienti con organizzazione di più alto livello hanno un esito migliore di quelli con livelli di organizzazione di carattere borderline (Persoti, 1986). Allo stesso modo, è possibile che pazienti con una mentalità e con una certa motivazione, non egosintonici con l'origine dei loro sintomi, verso i quali provano disagio e curiosità, traggano maggiori vantaggi di coloro che non mostrano di avere tali qualità. Socarides (1988) ha riportato che i pedofili fissati a un livello fallico-edipico con una certa forza dell'Io, potrebbero avere buoni risultati con la psicoanalisi. Anche altri autori sono a favore di una terapia altamente espressiva come la psicoanalisi in quanto questa sembra migliorare la relazionalità oggettuale e il funzionamento dell'Io dei paziente con il raggiungimento di un'adeguata sublimazione (McDougall, 1993; Rosen, 1979). Tuttavia. non sono pochi i problemi che si incontrano con soggetti parafilici nel corso di una terapia psicodinamica. Questo tipo di pazienti, infatti, non ama focalizzare la loro attenzione sulla parafilia in questione non considerandola un problema. Il compito dei terapeuta sarà allora quello di prendere in considerazione tale diniego fin dall'inizio (Matteucci et Bonafiglia, 1996). Come ha più volte ricordato Kouht (1971), le attività e le fantasie perverse sono spesso in un'area scissa e copartimentalizzata della personalità. Compito dei terapeuta è perciò quello di integrare la perversione con il funzionamento mentale della personalità del paziente in modo che la parafilia venga affrontata tenendo in considerazione tutta la vita dei paziente.

Psicoterapia psicodinamica di gruppo

La psicoterapia psicodinamica di gruppo costituisce un'alternativa o un'integrazione ad altre terapie nel trattamento dei pedofili. Anche se svolta in forma ambulatoriale, la psicoterapia di gruppo, sia con i pedofili che con gli aggressori sessuali, ha raggiunto spesso risultati positivi (Rappeport, 1974). In questo tipo di terapia, il gruppo costituisce un conforto e un sostegno ai componenti che hanno un'intima familiarità coi problema. Questo è molto simile a quanto avviene coi gruppi di alcolisti o tossicodipendenti, nei quali la pressione dei gruppo costituisce un supporto per tollerare il cambiamento dei comportamento distruttivo (Gabbard, 1995).

Trattamento Ospedaliero

Nella popolazione dei pazienti parafilici, coloro che fanno maggiormente ricorso a questo trattamento sono i pedofili. Anche in questo tipo di terapia emergono numerosi problemi controtransferali già descritti in precedenza. In molti casi, infatti, il paziente tende ad avere atteggiamenti di negazione nei confronti della sua perversione e ciò rappresenta il rischio di una collusione per tutto lo staff ospedaliero. Tutto il personale può infatti credere, ingannato dal pedofilo, che quest'ultimo stia seguendo i suggerimenti e il trattamento, mentre in realtà molti pedofili "fanno il gioco" del trattamento solo perché questo è preferibile al carcere dove, i pedofili vengono spesso violentati. Un altro rischio di collusione è invece rappresentato dalla tendenza dei pedofilo, soprattutto quello con tratti antisociali, a spostare il focus su altri problemi, cosicché durante l'intero ricovero, la loro condotta deviante non verrà mai presa in esame. I pedofili in un reparto ospedaliero possono virtualmente bloccare, nel gruppo di pazienti le risposte di feedback che vendono invece date agli altri pazienti (Gabbard, 1995).

Conclusioni

Dalle esperienze scaturite dall'applicazione delle varie tecniche terapeutiche ciò che emerge in particolar modo è che gli obbiettivi terapeutici non dovrebbero essere focalizzati esclusivamente alle modificazione del comportamento sessuale deviante ma dovrebbero mirare ad aiutare il paziente a superare il diniego rispetto al sintomo perverso, a sviluppare empatia per le sue vittime a identificare i deficit sociali e le capacità di adattamento inadeguate, a sviluppare un piano comprensivo per la prevenzione delle ricadute che comprenda l'evitamento delle situazioni che risultano particolarmente stimolanti per lui (Matteucci et Bonafiglia, 1996). D'altra parte, l'analista o il terapeuta in generale, dovrà essere in grado di tollerare gli stretti limiti che il paziente impone alle sue capacità e al suo potere e dovrà sapere accettare di non essere in grado di promuovere delle trasformazioni strutturali nel paziente. "Se"- come ritiene Semi (1989) "questa rinuncia terapeutica da parte dell'analista è l'espressione dell'accettazione autentica dei proprio limite, essa può allora dare al paziente non solo una conferma dell'inaccettabilità delle sue strutture, ma forse, può anche fornirgli un nuovo modello di funzionamento intrapsichico e relazionale, al di fuori dello schema perverso".

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Luigi il Grande

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PSYCHOMEDIA
Telematic Review
Sezione: SCIENZE E PENSIERO
Area: Criminologia

La diagnosi clinica e la terapia della pedofilia

M. Strano, P. Germani, V. Gotti, G. Errico

 

Premessa

In medicina la diagnosi è la valutazione dei sintomi avvertiti dal paziente e degli elementi oggettivi a disposizione dei medico, specialmente attraverso analisi di laboratorio, al fine di determinare la natura dei processo morboso in atto e la sua sede nell'organismo. Molti clinici hanno una certa riluttanza a formulare una diagnosi di pedofilia, perché l'individuo porterebbe per tutta la sua vita un marchio tremendo. Spesso quando incontra una situazione che presenta delle caratteristiche della pedofilia, il professionista preferisce usare un'altra diagnosi come ad esempio una forte depressione. (Hollin, Howell, 1991). Proponiamo in questo saggio integralmente i criteri psichiatrici assunti per convenzione dall'A.P.A., per la formulazione della diagnosi di pedofilia e di seguito altri approcci diagnostici di origine psicologica. Descriviamo infine una serie di tecniche terapeutiche normalmente adottate per pazienti affetti da pedofilia.

CRITERI DIAGNOSTICI DEL DSM-IV (American Psychiatry Association)

(testo integrale tratto dal manuale)

F65.4 Pedofilia (302.2)

La focalizzazione parafilica della Pedofilia comporta attività sessuale con bambini prepuberi (generalmente di 13 anni o più piccoli). Il soggetto con Pedofilia deve avere almeno 16 o più anni, e deve essere di almeno 5 anni maggiore del bambino. Per i soggetti tardo-adolescenti con Pedofilia, non viene specificata una precisa differenza di età, e si deve ricorrere alla valutazione clinica; bisogna tenere conto sia della maturità sessuale del bambino che della differenza di età. I soggetti con Pedofilia di solito riferiscono attrazione per i bambini di una particolare fascia di età. Alcuni soggetti preferiscono i maschi, altri le femmine, e alcuni sono eccitati sia dai maschi che dalle femmine. Quelli attratti dalle femmine di solito preferiscono quelle tra 8 e 10 anni, mentre quelli attratti dai maschi di solito preferiscono bambini un po' più grandi. La Pedofilia che coinvolge vittime di sesso femminile si riscontra più spesso di quella che coinvolge vittime di sesso maschile. Alcuni soggetti con Pedofilia sono attratti sessualmente solo da bambini (Tipo Esclusivo), mentre altri sono talvolta attratti da adulti (Tipo Non Esclusivo). I soggetti con Pedofilia che sfogano i propri impulsi con bambini possono limitarsi a spogliare il bambino e a guardarlo, a mostrarsi, a masturbarsi in presenza del bambino, a toccarlo con delicatezza e a carezzarlo. Altri, comunque, sottopongono il bambino a fellatio o cunnilingus, o penetrano la vagina, la bocca o l'ano del bambino con le dita, con corpi estranei, o col pene, e usano vari gradi di violenza per fare ciò. Queste attività sono di solito giustificate o razionalizzate sostenendo che esse hanno valore educativo per il bambino, che il bambino ne ricava piacere sessuale, o che il bambino era sessualmente provocante - argomenti comuni anche nella pornografia pedofilica.

I soggetti possono limitare le loro attività ai propri figli, a figliastri, o a parenti oppure possono scegliere come vittime bambini al di fuori della propria famiglia. Alcuni soggetti con Pedofilia minacciano il bambino per evitare che parli. Altri, specie coloro che abusano spesso dei bambini, sviluppano complicate tecniche per avere accesso ai bambini, che possono includere guadagnare la fiducia della madre del bambino, sposare una donna con un bambino attraente, scambiarsi bambini con altri soggetti con Pedofilia, o, in casi rari, adottare bambini di paesi sottosviluppati o rapire bambini ad estranei. Tranne i casi in cui il disturbo è associato a Sadismo Sessuale, il soggetto può essere attento ai bisogni del bambino per ottenere l'affetto, l'interesse, e la fedeltà del bambino stesso, e per evitare che questi riveli l'attività sessuale. Il disturbo inizia di solito nell'adolescenza, sebbene alcuni soggetti con Pedofilia riferiscano di non essere stati eccitati da bambini fino alla mezza età. La frequenza del comportamento pedofilico varia spesso a seconda dello stress psicosociale. Il decorso è di solito cronico, specie in coloro che sono attratti dai maschi. Il tasso di recidive dei soggetti con Pedofilia con preferenza per i maschi è all'incirca doppio rispetto a coloro che preferiscono le femmine.

Criteri diagnostici per F65.4 Pedofilia (302.2)

- Durante un periodo di almeno 6 mesi, fantasie, impulsi sessuali, o comportamenti ricorrenti, e intensamente eccitanti sessualmente, che comportano attività sessuale con uno o più bambini prepuberi (generalmente di 13 anni o più piccoli).

- Le fantasie, gli impulsi sessuali o i comportamenti causano disagio clinicamente significativo o compromissione dell'area sociale, lavorativa, o di altre importanti aree del funzionamento.

- Il soggetto ha almeno 16 anni ed è di almeno 5 anni maggiore del bambino o dei bambini di cui al Criterio A.

Nota:
Non includere un soggetto tardo-adolescente coinvolto in una relazione sessuale perdurante con un soggetto di 12-13 anni.

Specificare se:

- Sessualmente Attratto da Maschi

- Sessualmente Attratto da Femmine

- Sessualmente Attratto da Entrambi

Specificare se:

- Limitato all'Incesto

Specificare il tipo:

- Tipo Esclusivo (attratto solo da bambini)

- Tipo Non Esclusivo

I criteri diagnostici di Lanning

Un'interessante classificazione diagnostica, basata sull'esperienza investigativa dell'autore, è stata proposta da Ken Lanning, (agente dell'FBI e tra i maggiori esperti al mondo di reati contro i minori) nella quale vengono delineate quattro tipologie di pedofili: il represso, l'indifferente sul piano morale, l'indifferente sul piano sessuale, l'inadeguato.

- Il represso, avendo una bassa autostima, ha rapporti con minori in sostituzione dei soggetti adulti, per lui inavvicinabili. In questo genere di soggetti, gli episodi di pedofilia sono da collegarsi a qualche evento traumatico della propria vita.

- L'indifferente sul piano morale, essendo un individuo privo di coscienza che spesso agisce di impulso, non percepisce come grave l'abuso e tende a molestare sia i propri figli che altre vittime.

- L'indifferente sul piano sessuale (definito da Ken Lanning "sperimentatore sessuale") abusa sessualmente di un bambino perché si annoia e l'esperienza gli sembra nuova, eccitante, diversa. E' un individuo disposto a provare tutto.

- L'inadeguato è una persona socialmente emarginata che spesso continua a vivere con i genitori o con un parente più anziano. Pur non essendo naturalmente attratto dai bambini (anzi la curiosità sessuale lo spinge verso gli adulti), sono queste le vittime scelte in sostituzione dei coetanei nei confronti dei quali si sente insicuro.

Nell'ambito della pedofilia, infine, Lanning distingue tra pedofili preferenziali, ovvero individui che, preferendo avere rapporti sessuali con bambini, li fanno oggetto delle proprie fantasie e pedofili situazionali, ovvero individui che molestano un minore non perché sia la vittima ideale bensì quella più facile, a portata di mano al momento opportuno.

La fallometria

La fallometria viene utilizzata in ambito sperimentale per valutare le varie parafilie. Attraverso tale metodica viene misurata l'eccitazione sessuale dei soggetto in risposta a stimoli visivi e uditivi. La diagnosi differenziale fra le varie preferenze erotiche può essere stabilita attraverso il test fallometrico, che usa la registrazione continua dei cambiamento dei volume dei pene quando un soggetto vede figure potenzialmente eccitanti sullo schermo o ascolta racconti di questo tipo (Murphy et Flanagan, 1981).

Durante gli ultimi due decenni, sono state realizzate numerose varianti di questo test dai laboratori di psicologia. Dovunque venga usato il test fallometrico per la pedofilia si somministrano stimoli rappresentanti adulti e bambini nudi attraverso pezzi di film mostrati su schermo, diapositive o grazie all'immaginazione dovuta alla narrativa verbale. Ci sono, comunque, grandi differenze nella presentazione degli stimoli tra i vari laboratori, sia nei tipi di sensori per il pene, che nella valutazione dei risultati dei test. Per tale motivo, sono frequentemente svolti degli studi comparativi nel tentativo di stabilire il potenziale diagnostico dei test. Vi ad esempio delle ricerche che sostengono che l'attendibilità e la validità di questa procedura per la valutazione clinica non sono state chiarite appieno e l'esperienza clinica suggerisce che i soggetti possono simulare reazioni manipolando immagini mentali controllando così l'eccitazione. Un punto a sfavore dei test fallometrico è infatti, rappresentato dalla supposizione che tale tecnica potrebbe non essere obiettiva con soggetti anziani o con soggetti che non hanno un adeguata risposta peniena.

Prognosi della pedofilia

La prognosi si sa è la previsione dei decorso, della durata e dell'esito di una malattia, della quale è stata fatta la diagnosi. La prognosi sfavorevole per le parafilie è associata con l'età di insorgenza precoce, l'alta frequenza degli atti, assenza di senso di colpa o vergogna riguardo all'atto e abuso di alcool o di droga. La prognosi è solitamente favorevole quando quando c'è un'alta motivazione al cambiamento e quando il paziente si rivolge spontaneamente a cercare aiuto, piuttosto che per intervento legale (Kaplan 1993). Dal DSM-IV rileviamo alcune tra le fantasie e i comportamenti associati con le parafilie possono iniziare nella fanciullezza o nella prima adolescenza, ma divengono meglio definiti ed elaborati durante l'adolescenza e la prima età adulta. L'elaborazione e la modificazione delle fantasie parafiliche possono continuare per tutta la vita del soggetto. Per definizione, le fantasie e gli impulsi associati con questi disturbi sono ricorrenti. Molti soggetti riferiscono che le fantasie sono sempre presenti, ma che ci sono però dei periodi in cui la frequenza delle fantasie e l'intensità degli impulsi variano notevolmente. I disturbi tendono ad essere cronici e a permanere per tutta la vita, ma negli adulti sia le fantasie che i comportamenti spesso diminuiscono con l'avanzare dell'età. I comportamenti possono aumentare in risposta a fattori psicosociali stressanti, in relazione ad altri disturbi mentali, o quando si accrescono le possibilità di "dedicarsi" alla loro parafilia.

Strategie terapeutiche per la pedofilia

Di tutte le perversioni, la pedofilia è quella che più facilmente può creare nei terapeuti sentimenti dì disgusto (Gabbard, 1995). Nel gratificare i suoi desideri sessuali, il pedofilo può irrimediabilmente danneggiare dei bambini innocenti. Tuttavia una qualche cornice concettuale o formulazione psicodinamica può permettere ai clinici di mantenere una sembianza di empatia e di comprensione quando si cerchi di curare questi pazienti (Gabbard, 1995). Queste poche frasi ci bastano a far capire il reale stato delle "cose", lo stato d'animo con il quale i clinici affrontano la pedofilia e le ricerche relative alla scoperta di un adeguato trattamento, per questa parafilia così comune ma allo stesso tempo così sconosciuta. Adams (1980) ha notato che il trattamento della pedofilia è spesso difficile; a parte le reazioni emozionali forti, molti pedofili reputano la loro attività come innocua ed entrano in trattamento presso i servizi legali solo per evitare la prigione. Alcune di queste difficoltà risiedono nel fatto che tutte le attività perverse hanno la caratteristica di essere piacevoli e impulsive. Questo doppio aspetto può entrare in antitesi poiché l'impulsività imprime alle sensazioni piacevoli l'urgenza di compiersi, non lasciando spazio a ripensamenti (Piscelli,1994). Durante la loro vita, i pedofili ed altri parafilici, sviluppano una ben congegnata soluzione erotica ai loro problemi e sono raramente interessati a rinunciare ad essa (McDougall, 1986; Usuelli, 1989). Generalmente le perversioni sono egosintoniche, per questo motivo, solo una minima parte di questi pazienti richiede volontariamente un trattamento, e quando lo fanno, quasi sempre sono spinti all'ansia o dalla depressione connessi alla perversione (Lorand, 1968). Può tuttavia accadere che tali pazienti richiedano l'intervento anche per confermare a loro stessi e agli altri di essere "malati", cercando così di indurre l'analista ad ammettere la superiorità dell'organizzazione perversa. La restante parte dei pazienti parafilici, invece, giunge in terapia sotto pressioni esterne, quando cioè il paziente reputa le conseguenze sociali alle sue "attività perverse" peggiori della rinuncia ai suoi istinti, come ad esempio crisi coniugali o cause giudiziarie pendenti (Gabbard, 1995). Nei casi di pedofilia, la terapia viene prescritta in sede giudiziaria come indispensabile per ottenere la libertà condizionata e ciò contribuisce a rendere qualsiasi tipo di trattamento di difficile risoluzione. Tuttavia, come dimostrano alcune ricerche negli USA, è possibile ottenere risultati soddisfacenti nonostante l'assenza di un'iniziale motivazione del paziente (Roccia et Foti, 1994). Questi pazienti, infatti, finirebbero comunque per rinunciare alle cure, anche se vi sono sottoposti volontariamente (Renvoize, 1987). Un ulteriore aspetto da tenere in considerazione, è il tipo di risposta controtransferale che questo tipo di pazienti evocano. Di tutte le perversioni, infatti, la pedofilia è quella che più facilmente può far nascere nei terapeuti sentimenti negativi a causa del coinvolgimento di bambini nella gratificazione sessuale. Per il clinico, così, sarà facile assumere un atteggiamento punitivo, moralistico o giudicante nei confronti del pedofilo in terapia. Ma cosa ancora più deleteria sarebbe colludere con il paziente che cerca di evitare di prendere in esame la perversioni, focalizzando la terapia su altri sintomi (Bonafiglia, 1996). Malgrado ciò alcuni rapporti testimoniano il successo di alcuni trattamenti.

In maniera molto generale, come risulta chiaramente in molti manuali di psichiatria, nel trattamento delle parafilie, la psicoterapia orientata all'insight è l'approccio più comune; i pazienti hanno l'opportunità di capire le loro dinamiche e gli eventi che hanno fatto sì che la parafilia si sviluppasse. I pedofili diventano coscienti degli eventi quotidiani che li hanno indotti ad agire sui loro impulsi (per esempio dopo un rifiuto reale o fantasticato). La psicoterapia, inoltre permette a questi pazienti di recuperare l'autostima, di migliorare le capacità interpersonali e trovare metodi di gratificazione sessuale accettabili.

Terapie farmacologiche

La terapia farmacologica, che comprende farmaci antipsicotici o antidepressivi, è indicata per il trattamento della pedofilia se questa è associata alla schizofrenia e alla depressione. Gli antiandrogeni, come il ciproterone acetato (CPA) in Europa e il medrossiprogesterone (MPA) acetato negli Stati Uniti, sono stati usati sperimentalmente nelle perversioni da ipersessualità, e in alcuni casi (accuratamente selezionati), ci sono state segnalazioni di diminuzione del comportamento ipersessuale. Il medrossiprogesterone acetato sembra giovare a questi pazienti la cui spinta ipersessuale (per esempio la pratica costante della masturbazione, il contatto sessuale ad ogni occasione, la sessualità compulsivamente aggressiva) è fuori controllo oppure pericolosa (Kaplan, 1993). Di fronte a pazienti parafilici, non rispondenti ad alcun intervento terapeutico, l'impiego di farmaci dotati di attività antiandrogena sembra che abbia evidenziato da tempo una notevole efficacia nel loro trattamento. Il ciproterone acetato è stato a questo riguardo il farmaco utilizzato con maggiore frequenza, nonostante la sua somministrazione sia soggetta ad effetti collaterali (Delle Chiaie, et Picardi, 1994). Benché non si hanno delle prove dell'esistenza di qualche nota correlazione tra il comportamento parafilico e la funzione endocrina, sia negli uomini che nelle donne, in alcuni pedofili potrebbe tuttavia esistere un'alterazione della funzionalità dell'asse ipotalamo-ipofisi-gonadi, e si segnala inoltre anche l'esistenza di una correlazione positiva tra la presenza di elevati livelli plasmatici di testosterone e un comportamento sessuale violento (Delle Chiaie, et Picardi, 1994). L'utilizzo di una terapia farmacologica non implica però una rinuncia al trattamento psicoterapico, che anzi rimane consigliabile. La riduzione degli impulsi sessuali devianti con mezzi farmacologici conduce il paziente a beneficiare in maggior misura della psicoterapia. L'obiettivo dei trattamento farmacologico è quello di ridurre la libido e l'eccitazione sessuale. I neurolettici non sembrano possedere una grande efficacia in tal senso, mentre sono stati descritti dei casi di pazienti trattati efficacemente con fluoxetina (Delle Chiaie, et Picardi, 1994). Appare comunque preferibile cercare dì interferire con le basi ormonali dell'eccitazione sessuale: infatti, nell'uomo adulto gli androgeni svolgono un ruolo molto importante nella genesi dei comportamento erotico (Delle Chiaie, 1994). In tale ottica, due sono i farmaci che sono stati finora maggiormente impiegati nella terapia delle parafilie: il ciproterone acetato e il medrossiprogesterone acetato. Comunque per diverse ragioni sia etiche che legali, l'uso di taloi farmaci rimane relativamente ristretto e solo in alcune nazioni. Queste cure ormonali sembrano riscuotere successo nei risultati terapeutici; comunque si deve tenere conto dell'elevata frequenza con cui si manifestano fastidiosi effetti collaterali, alcuni dei quali potenzialmente dannosi anche a lungo termine.

Terapia chirurgica

Appare interessante notare che in passato la castrazione chirurgica è stata largamente impiegata nel trattamento di pazienti con comportamento sessuale criminale e che tale trattamento è risultato efficace nel tentativo di ridurre sensibilmente la frequenza dei recidivismo. Tale terapia è stata spesso utilizzata nei casi di pedofilia, praticata in Svizzera, nella regione di Zurigo, dove più di 10.000 pazienti sono stati sottoposti a tale procedura per varie ragioni psichiatriche dal 1910 (Plenge, 1961). Nel 1979, comunque, il governo tedesco dichiarò la castrazione illegale per il trattamento di pazienti istituzionalizzati. Più recentemente, di tale tecnica si è occupato Heim che, insieme ad Hursch (1979), ha riesaminato la letteratura europea a riguardo. Molti studi empirici mettono in evidenza come il comportamento sessuale dei soggetti castrati venga modificato. Tuttavia, in un lavoro di Heim (1980) viene chiaramente dimostrato come le manifestazioni sessuali conseguenti la castrazione si modificano notevolmente, ma tali variazioni non sono prevedibili con sistematica certezza. Per questo motivo, la castrazione chirurgica non sembra essere più raccomandata come procedura terapeutica attendibile negli aggressori sessuali istituzionalizzati ( Bonafiglia, 1996).

Terapia ipnotica

Un esame degli abstract di psicologia nei passati 25 anni evidenzia poche pubblicazioni sull'efficienza dell'uso delle tecniche ipnotiche nel trattamento della pedofilia. Solo un breve caso è descritto in un articolo di Caprio (1972), ma senza fornire elementi precisi per comprendere il tipo di trattamento che è stato applicato. Lawrence Stava (1984) testimonia l'uso di tecniche ipnotiche con una struttura psicodinamica. Le tecniche usate sono i "sogni indotti", descritte da Sacerdote (1967), e la "tecnica dell'effetto ponte", descritta da Watkins (1971). Il materiale ipnotico preso in esame è rappresentato da immagini di esperienze sessuali dirette o indirette o rappresentazioni simboliche conflittuali. Secondo alcuni autori, nel caso di un pedofilo che è stato da bambino molestato sessualmente, rivivere il trauma della molestia sessuale è un'importante elemento nel processo di cambiamento (nei pedofili di sesso maschile); Il paziente inizia a sviluppare una consapevolezza, fino ad allora oscurata, di una connessione tra gli abusi sessuali commessi e le sue esperienze sessuali sperimentate da bambino da parte di persone adulte. Dunque, nonostante la scarsa diffusione dell'ipnosi nel trattamento della pedofilia il tentativo di un approccio psicodinamico ipnoterapeutico per i pedofili sembra possibile.

Terapia comportamentale e tecniche cognitive

La terapia comportamentale viene usata per rompere il modello disadattivo appreso. Stimoli nocivi, come scosse elettriche e cattivi odori, vengono accoppiati con l'impulso, che pertanto diminuisce. Gli stimoli possono essere autosomministrati e usati dai pazienti ogniqualvolta sentono che agiranno sotto impulso. Per quanto concerne l'approccio psicoterapeutico, una psicoterapia individuale può rivelarsi molto utile, soprattutto nei soggetti motivati al cambiamento. I self-report di interventi basati sull'uso di tecniche comportamentali o di terapie cognitivo-comportamentali sono i più frequentemente rilevabili in letteratura, anche se i risultati appaiono spesso incerti. In realtà la maggior parte degli psicoterapeuti sente una scarsa fiducia nel riuscire ad offrire un trattamento a soggetti pedofili. Maletzky (1973), ha mostrato che l'efficacia della terapia comportamentale aumenta se si usa contemporaneamente alla terapia, l'"acido valerianico", una sostanza non corrosiva e di cattivo odore; l'associazione del cattivo odore al desiderio sessuale indotto durante la terapia dovrebbe garantire la diminuzione dei desiderio stesso. Comunque il trattamento della pedofilia non dovrebbe mirare solo ad una riduzione della stimolazione dei comportamenti sessuali devianti, ma anche al cambiamento di altre componenti del comportamento sociale e sessuale deviante per tentare il mantenimento dei risultati a lungo termine (Barlow, 1974)

- Covert Sensitization
Questa tecnica elaborata da Cautela (1967) prevede che il pedofilo immagini una scena rilevante nel suo atto offensivo e che a tali fantasie faccia seguito un'altra fantasia che contenga conseguenze spiacevoli, come ad esempio quella di essere arrestato. Callahan e Leitemberg (1973) hanno utilizzato questa tecnica ottenendo buoni risultati con un gruppo di esibizionisti, omosessuali e un pedofilo; risultai simili sono stati ottenuti da Barlow (1969) con un omosessuale e un pedofilo. Eventuali fallimenti di tale tecnica sono stati invece giustificati da Christie e collaboratori (1979) imputandoli alla scarsa capacità immaginativa dei soggetti o alla loro immunità alle conseguenze avversive immaginate. Recentemente si è potuto assistere anche all'impiego non solo di fantasie immaginate avversive ma anche all'utilizzo di fantasie di conseguenze positive. Secondo Salter, le conseguenze positive immaginate possono essere sociali, cognitive, materiali. Hallan e Rachman (1976) hanno contribuito con ulteriori modifiche a questa tecnica.

Impiegata nei programmi terapeutici per i pedofili, la Terapia Avversiva. si sviluppa dai principi dei Condizionamento Classico ma è diversa nel paradigma per ciò che riguarda i tipi e gli schemi di rinforzo, negli stimoli avversivi impiegati e nel materiale stimolo utilizzato. In tale paradigma rientra la Shame Avversion Therapy (Serber, 1970). La tecnica di Serber prevede che il trasgressore sessuale attui la sua performance davanti a un gruppo di terapeuti che pertanto lo derideranno e lo disapproveranno. Insieme a Wolpe (1972), Serber ha riportato grande successo dopo sei mesi di trattamento con circa sette pazienti su dieci. Limiti nell'impiego di tale procedura risiedono nella sua sconsigliata applicabilità a pazienti che oltre all'interesse sessuale deviante mostrano impulsi ostili e/o immagini di sé negativa.

- Ricondizionamento Orgasmico
Tale procedura fu introdotta da Marquis (1970). In questo paradigma il pedofilo è invitato a sostituire le fantasie masturbatorie devianti con fantasie non devianti. Risultati positivi nell'impiego di questa tecnica sono tati riportati da Abel e collaboratori (1973) e nello stesso anno da Marshall che l'associò alla terapia avversiva lavorando con un gruppo di stupratori istituzionalizzati.

- Social Skills
Oltre ai loro interessi sessuali e devianti, i pedofili possono presentare anche problemi di relazione sociale e sessuale. Molti pedofili possono essere socialmente ansiosi o presentare difficoltà di relazioni con altri adulti. Sarebbe proprio questo a spingere tali soggetti ad atteggiamenti e pensieri devianti (Baxter et al., 1986). A tale proposito è stato suggerito un training di abilità sociali sia di gruppo che individuali. La caratteristica di questo approccio è rappresentata dal feed-back che è dato dal pedofilo durante una situazione di role-play in cui il soggetto è impegnato in un'attività deviante.

Psicoterapia e psicoanalisi

A causa delle molteplici difficoltà di trattamento che si incontrano durante la terapia di pazienti pedofili, gli approcci psicodinamici costituiscono la forma elettiva di trattamento (Kaplan, 1991). Ma le aspettative di un terapeuta devono comunque essere modeste. Anche se molti pazienti potranno guadagnare molto per ciò che concerne la razionalità oggettuale e il funzionamento dell'Io, le loro tendenze perverse sottostanti potrebbero essere modificate in modo minore (Gabbard, 1995). I pazienti con organizzazione di più alto livello hanno un esito migliore di quelli con livelli di organizzazione di carattere borderline (Persoti, 1986). Allo stesso modo, è possibile che pazienti con una mentalità e con una certa motivazione, non egosintonici con l'origine dei loro sintomi, verso i quali provano disagio e curiosità, traggano maggiori vantaggi di coloro che non mostrano di avere tali qualità. Socarides (1988) ha riportato che i pedofili fissati a un livello fallico-edipico con una certa forza dell'Io, potrebbero avere buoni risultati con la psicoanalisi. Anche altri autori sono a favore di una terapia altamente espressiva come la psicoanalisi in quanto questa sembra migliorare la relazionalità oggettuale e il funzionamento dell'Io dei paziente con il raggiungimento di un'adeguata sublimazione (McDougall, 1993; Rosen, 1979). Tuttavia. non sono pochi i problemi che si incontrano con soggetti parafilici nel corso di una terapia psicodinamica. Questo tipo di pazienti, infatti, non ama focalizzare la loro attenzione sulla parafilia in questione non considerandola un problema. Il compito dei terapeuta sarà allora quello di prendere in considerazione tale diniego fin dall'inizio (Matteucci et Bonafiglia, 1996). Come ha più volte ricordato Kouht (1971), le attività e le fantasie perverse sono spesso in un'area scissa e copartimentalizzata della personalità. Compito dei terapeuta è perciò quello di integrare la perversione con il funzionamento mentale della personalità del paziente in modo che la parafilia venga affrontata tenendo in considerazione tutta la vita dei paziente.

Psicoterapia psicodinamica di gruppo

La psicoterapia psicodinamica di gruppo costituisce un'alternativa o un'integrazione ad altre terapie nel trattamento dei pedofili. Anche se svolta in forma ambulatoriale, la psicoterapia di gruppo, sia con i pedofili che con gli aggressori sessuali, ha raggiunto spesso risultati positivi (Rappeport, 1974). In questo tipo di terapia, il gruppo costituisce un conforto e un sostegno ai componenti che hanno un'intima familiarità coi problema. Questo è molto simile a quanto avviene coi gruppi di alcolisti o tossicodipendenti, nei quali la pressione dei gruppo costituisce un supporto per tollerare il cambiamento dei comportamento distruttivo (Gabbard, 1995).

Trattamento Ospedaliero

Nella popolazione dei pazienti parafilici, coloro che fanno maggiormente ricorso a questo trattamento sono i pedofili. Anche in questo tipo di terapia emergono numerosi problemi controtransferali già descritti in precedenza. In molti casi, infatti, il paziente tende ad avere atteggiamenti di negazione nei confronti della sua perversione e ciò rappresenta il rischio di una collusione per tutto lo staff ospedaliero. Tutto il personale può infatti credere, ingannato dal pedofilo, che quest'ultimo stia seguendo i suggerimenti e il trattamento, mentre in realtà molti pedofili "fanno il gioco" del trattamento solo perché questo è preferibile al carcere dove, i pedofili vengono spesso violentati. Un altro rischio di collusione è invece rappresentato dalla tendenza dei pedofilo, soprattutto quello con tratti antisociali, a spostare il focus su altri problemi, cosicché durante l'intero ricovero, la loro condotta deviante non verrà mai presa in esame. I pedofili in un reparto ospedaliero possono virtualmente bloccare, nel gruppo di pazienti le risposte di feedback che vendono invece date agli altri pazienti (Gabbard, 1995).

Conclusioni

Dalle esperienze scaturite dall'applicazione delle varie tecniche terapeutiche ciò che emerge in particolar modo è che gli obbiettivi terapeutici non dovrebbero essere focalizzati esclusivamente alle modificazione del comportamento sessuale deviante ma dovrebbero mirare ad aiutare il paziente a superare il diniego rispetto al sintomo perverso, a sviluppare empatia per le sue vittime a identificare i deficit sociali e le capacità di adattamento inadeguate, a sviluppare un piano comprensivo per la prevenzione delle ricadute che comprenda l'evitamento delle situazioni che risultano particolarmente stimolanti per lui (Matteucci et Bonafiglia, 1996). D'altra parte, l'analista o il terapeuta in generale, dovrà essere in grado di tollerare gli stretti limiti che il paziente impone alle sue capacità e al suo potere e dovrà sapere accettare di non essere in grado di promuovere delle trasformazioni strutturali nel paziente. "Se"- come ritiene Semi (1989) "questa rinuncia terapeutica da parte dell'analista è l'espressione dell'accettazione autentica dei proprio limite, essa può allora dare al paziente non solo una conferma dell'inaccettabilità delle sue strutture, ma forse, può anche fornirgli un nuovo modello di funzionamento intrapsichico e relazionale, al di fuori dello schema perverso".

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Luigi il Grande

Iscritto dal: 13/08/2010
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La Svizzera potrebbe ben presto ritrovarsi nella condizione di dovere reintrodurre la pena di morte per i delitti a sfondo sessuale compiuti da pedofili: RACCOLTA DI FIRME PER IL REFERENDUM AUTORIZZATO. 

La Svizzera potrebbe ben presto ritrovarsi nella condizione di dovere reintrodurre la pena di morte per i delitti a sfondo sessuale compiuti da pedofili. A stabilirlo, se i fautori della proposta riusciranno a raccogliere le 100mila firme necessarie per indirlo, sarà  proprio un referendum. Il fautore del ripristino della pena capitale è il comitato, guidato da Marcel Graf, un informatico di 35 anni che vive a Knonau, nel Canton Zurigo. Graf  non ha dubbi sulle motivazioni che lo hanno portato alla proposta. Dichiara, infatti, di aver sofferto, nel corso della sua vita, per l'uccisione di un bambino da parte di un maniaco. "Un fatto strettamente privato, su cui non intendo soffermarmi oltre" ha concluso, ancora scosso.

I sostenitori della pena di morte, in un Paese che l'ha abolita nel lontano 1942, chiedono anche che il boia, una volta che il tribunale abbia emesso la condanna, agisca in fretta. "Il giudice - si legge nel testo che si vuole sottoporre al voto popolare - fissa la data della sentenza a non più di 3 mesi dal giudizio del tribunale". Ma perchè tutto quetso avvenga, Graf dovrà raccogliere, insieme ai suoi alleati, ben 100mila firme, tutte entro e non oltre il 24 febbraio 2012. Lo ha stabilito, a Berna, la Cancelleria federale che, in sostanza, avrebbe dato il via libera all'iniziativa.

La raccolta di firme è quindi pronta a partire. E Graf non avrebbe nemmeno perso tempo. Ha già attivato un sito Internet per sostenere la tesi della necessità di giustiziare i pedofili assassini. Se la petizione, da qui a sei mesi, sarà condivisa, la palla infuocata passerà al Parlamento elvetico che non potrà sottrarsi a esprimere il proprio parere. Ed è proprio su questo passaggio che si concentrano tutte le critiche dei costituzionalisti, compreso il docente di Diritto pubblico all'università di Zurigo, Georg Müller. Secondo Müller, infatti, l'eventuale esame del potere legislativo arriverà troppo tardi: "Quando 100mila persone hanno firmato un testo -ha avvertito il giurista - la pressione sul Parlamento è troppo grande per indurlo a dichiararlo nullo". La speranza di molti, dunque, è che, come già avvenuto nel 1985 con un tentativo andato a vuoto di reintrodurre la pena capitale nei confronti dei trafficanti di droga, sia proprio la mancanza delle firme necessarie ad evitare al Parlamento svizzero un dibattito sicuramente imbarazzante e complicato. La Confederazione, aderendo alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo, si è infatti impegnata a "rinunciare alla pena capitale in tempo di pace come di guerra".

"Una volta ancora ci troviamo di fronte al dilemma del rispetto parallelo dei diritti popolari, dei diritti fondamentali e dei nostri impegni internazionali", hanno fatto notare, all'unisono, ieri, molti commentatori.
Oggi non c'è un partito, neppure l'Unione democratica di centro di Christoph Blocher, a sostegno della reintroduzione della pena di morte. Eppure, il Presidente democristiano, Christoph Darbellay, non è tranquillo e teme che i referendum, vanto della democrazia diretta elvetica, facciano "il gioco di estremisti e populisti". Considerando anche il fatto che Marcel Graf, con la sua campagna, tocca un tasto sicuramente sensibile come quello della lotta alla pedofilia. La maggioranza degli Svizzeri, nel maggio scorso, accolse con quasi il 52% di voti favorevoli, contro il parere di governo e Parlamento, la proposta di rendere imprescrittibili le violenze sessuali contro i bambini.
 

25/08/2010

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Luigi il Grande