di Massimo Fini - 04/03/2011
Hillary Clinton, sia pur in modo ambiguo, ha ventilato la possibilità di un intervento militare americano e Nato in Libia: “Continueremo a esplorare tutte le possibili vie per ulteriori azioni… Non c’è alcuna azione militare imminente che coinvolga navi statunitensi”. Le parole chiave sono “tutte” e “imminente”. Quando si afferma che “tutte” le opzioni sono possibili si include anche quella militare. E ciò che non è “imminente” oggi potrebbe diventarlo domani. Intanto la Sesta flotta è in rotta verso le coste libiche e l’Italia ha già autorizzato gli Usa a usare, per i suoi aerei, la base di Sigonella “a scopi esclusivamente umanitari”. E si sa come vanno a finire gli “scopi umanitari” gestiti da piloti americani dal grilletto facile.
Un intervento militare americano, inglese, Nato o comunque straniero in Libia non sarebbe in alcun modo accettabile. Per motivi di principio e per ragioni molto concrete. Per il principio dell’autodeterminazione dei popoli sancito solennemente a Helsinki nel 1975 e sottoscritto da quasi tutti gli Stati del mondo. Per il principio di diritto internazionale di “non ingerenza negli affari interni degli altri Paesi”. E infine perché gli stessi rivoltosi libici, pur essendo in inferiorità militare rispetto ai mezzi di cui dispone Gheddafi, hanno dichiarato che non lo vogliono. “È una questione che deve essere risolta solo fra noi libici”. Capiscono benissimo che un intervento americano sarebbe un modo per mettere il cappello sulla loro rivolta e non vogliono aver versato e versare il loro sangue per vedersi imporre, alla fine, una “pax americana”.
Non tocca agli americani stabilire chi ha torto e chi ha ragione in Libia. Sarà il verdetto del campo, il sacrosanto verdetto del campo di battaglia, a deciderlo. Così come non toccava agli americani nel conflitto kosovaro-serbo, dove si confrontavano due ragioni: quella dell’indipendentismo albanese e quella dello Stato serbo a mantenere l’integrità dei propri confini e la sovranità su una regione, il Kosovo, che nella storia di quel Paese è considerata, come da noi il Piemonte, “la culla della Patria serba”. Gli americani decisero invece che le ragioni stavano solo dalla parte degli indipendentisti albanesi e, ponendo un precedente pericolosissimo, bombardarono per 72 giorni una grande capitale europea come Belgrado (naturalmente oggi in Kosovo c’è la più grande base militare americana del mondo ed è stata perpetrata la più colossale “pulizia etnica” dei Balcani: dei 360 mila serbi che vi risiedevano ne sono rimasti solo 60 mila).
Quando sento parlare di “diritti umani” io metto, idealmente, mano alla pistola. Perché vuol dire che si sta per aggredire qualcuno. Come è avvenuto in Afghanistan, dove per imporre alle donne di liberarsi del burqa, esportare la democrazia e cacciare i talebani che avevano almeno assicurato a quel Paese sei anni di pace in tanti di guerra, l’occupazione Usa-Nato ha provocato, direttamente con i bombardamenti aerei a tappeto e indirettamente per le reazioni della guerriglia, 60 mila vittime civili mentre il 40% dei ricoverati in ospedale sono bambini al di sotto dei 14 anni. Un perfetto “intervento umanitario”.
L’altro ieri, in un agguato talebano, è morto un alpino. I nostri comandi militari la devono smettere di dirci menzogne. Hanno affermato che i tredici mezzi corazzati, su cui viaggiava anche il tenente Massimo Ranzani, erano di ritorno dal villaggio di Adraskan dove avevano “prestato assistenza medica ad alcuni ammalati”. Ora, per “prestare assistenza medica ad alcuni ammalati” non ci si muove con tredici blindati. Oppure la situazione in Afghanistan è talmente compromessa che anche per un’operazione così semplice ci vuole una protezione militare imponente non solo nei confronti dei talebani, ma delle reazioni della popolazione. “E quando tu devi temere la popolazione qualche domanda dovresti pur portela” mi ha detto Cecilia Strada che, con Emergency, in Afghanistan è di casa.
Gli italiani si meravigliano di essere colpiti mentre svolgono “azioni umanitarie”. Nel dicembre 2007, quando un militare italiano fu ucciso e altri tre feriti mentre stavano riassestando un ponte nella valle di Laghman, il principale portavoce del Mullah Omar, Oari Yusaf Ahmadi, descritto come “giovane, gentile, cortese”, al giornalista del Corriere Andrea Nicastro che gli obiettava che gli italiani volevano solo fare un’opera di bene, rispose seccamente: “Colpiremo ancora gli italiani. Non ci interessa se distribuiscono elemosine o sparano. Sono alleati degli americani e quindi invasori. Se ne devono andare. Prima lo capiscono e meglio sarà per loro”.
In un recentissimo reportage, La terra dei Taliban (settembre 2010), il giornalista inglese Jonathan Steele, del Guardian, riferisce che dopo dieci anni di occupazione tutti gli afghani, talebani e non, pashtun, tragiki, hazara, gente delle campagne e persone colte delle città, uomini e donne, persino le professioniste che sono state le più sacrificate dalla rigida interpretazione talebana della sharia, vogliono una cosa sola: che gli stranieri se ne vadano e poter risolvere da soli, fra loro, fra afghani, le proprie questioni.
Mentre persino il presidente Berlusconi mostra qualche perplessità sulla missione afghana, i ministri La Russa e Frattini continuano a ripetere come un disco rotto che “siamo legati ai nostri impegni internazionali”. È una menzogna. Gli olandesi che, a differenza nostra, si sono battuti bene nella zona forse più pericoloae di tutto l’Afghanistan, nell’Urozgan, patria del Mullah Omar, in Helmand, se ne sono andati nell’agosto 2010 dopo aver perso 26 uomini, fra cui il figlio del loro comandante Van Hum, quasi tre volte più degli italiani in proporzione al loro contingente di mille effettivi. Entro il 2011 se ne andranno i canadesi, che hanno combattuto anch’essi in Helmand perdendo, al luglio 2010, 151 uomini su 2800. Nel 2012 sarà la volta dei polacchi. Solo noi dobbiamo rimanere a fare i cani fedeli degli americani?
RASSEGNATEVI: NULLA DI NUOVO SOTTO IL SOLE!
Visto che copiavano quelli inglesi, svedesi, USA, tedeschi etc...
Che fossero "i comunisti" inglesi, svedesi, USA, tedeschi etc "del Berluska"
Pure il Gulag e' tipicamente anglo-USA...
Prima di copiare "i modelli liberali" avevano divertenti soggiorni obbligati interni... ...Vacanze siberiane... ...Se ti stufavi o se trovavi lavoro migliore, scappavi.
Pure gli squadroni della morte di Stato sono copiati dai "modelli liberali"...
Idem pogrom e linciaggi
Roberto Scaruffi
Ma dittatura e stabilità non sono la stessa cosa
Inserito il 10 marzo 2011
di STEFANO MAGNI – Il contagio rivoluzionario in Libia era “da escludere”, secondo il generale Adriano Santini, direttore dell’Aise.
Se si vanno a rivedere gli articoli sulla stampa italiana (da La Repubblica a Il Corriere della Sera, da Il Fatto a L’Avvenire) nei giorni e nelle settimane che hanno preceduto lo scoppio della guerra civile libica, ovunque si trovano previsioni su una possibile, probabile, o molto probabile crisi del regime di Gheddafi, soprattutto dopo la caduta di Ben Alì e con l’inizio dell’insurrezione in Egitto.
Non così fra gli analisti, la stampa specialistica e (evidentemente) anche i servizi segreti. Se andiamo a vedere nella stampa specializzata in Relazioni Internazionali, ad esempio Equilibri.net, nelle settimane che hanno preceduto la rivolta leggiamo che: “I dati fin qui esposti permettono di delineare due scenari differenti in merito al futuro della Libia nel breve termine. Nel primo, il più plausibile, il presidente Gheddafi riuscirà a gestire le risorse disponibili derivanti dalla ricca produzione di idrocarburi della Libia, impiegando gli introiti in azioni di alleggerimento fiscale a beneficio delle fasce più povere della popolazione”.
Nella peggiore delle ipotesi, invece, si prevedeva che: “Secondo uno scenario meno probabile, le rivolte, simili a quelle che fino ad oggi stanno caratterizzando il Maghreb, potrebbero diffondersi fino a Tripoli” – ma – “il Paese risulta interessato, più che altro, da sacche di turbolenza in aree delimitate del Paese e da forme di opposizione relativamente isolate, incapaci di opporsi al conservatorismo al potere”. (Luca Gambardella, “Libia, gli scenari a breve termine del regime di Gheddafi”, 3 febbraio 2011).
“…Ma l’incendio partito dalla Tunisia ha già sconvolto l’Egitto, passando per il Libano, e sta minacciando Marocco, Algeria, Yemen, Giordania, Oman (della Libia nemmeno l’ombra, ndr)” (Lucio Caracciolo, “L’Egitto e il tramonto dello status quo” Limes, 3 febbraio 2011)
“Ci sarà il contagio nel Maghreb? La rivoluzione dei gelsomini sta innescando o può innescare rivolte simili in Libia, Algeria e Marocco e anche in Egitto? E’ questa la questione focale che si pone in queste ore (…) Sperando di sbagliare, la risposta che si può ricavare dall’analisi dei “fondamentali” è negativa. Non certo perché si possono escludere –anzi – fiammate di piazza, anche gravissime, para-insurrezionali, in Algeria e in Marocco. Tutt’altro. Ma perché in nessun altro paese arabo, e in particolare nel Nord Africa, si intravede la possibilità che queste possibili fiammate di rabbia popolare possano trovare una sponda non solo in ampi strati, anche elevati, della società, ma anche nelle forze armate”. (Carlo Panella, L’Occidentale, 20 gennaio 2011)
“È presto per dire se la transizione di potere in Egitto e Tunisia avrà un esito stabilizzante, ma è molto probabile che non vi sarà né contagio nell’area, né una salita al potere di forze islamiche estremiste nelle due nazioni. Ed è anche probabile che, pur dopo un periodo di incertezza e disordini, Tunisia ed Egitto troveranno stabilità”. (Carlo Pelanda, Economia e Finanza, 15 febbraio 2011)
Per onestà intellettuale mi ci metto anche io: “il suicidio di un venditore ambulante tunisino e lo scoppio di una rivolta contro il caro-vita in Algeria hanno portato, in tre settimane, alla caduta del regime tunisino, allo scoppio di una rivolta su larga scala in Egitto e a duri scontri e manifestazioni in Mauritania, Algeria, Giordania, Sudan e Yemen. Mancano all’appello Libia (unica “tranquilla”), Marocco e Siria, in cui, però, la marea della contestazione sta montando” (Libertiamo, 2 febbraio 2011). Tiro un sospiro di sollievo ritrovando, almeno, quelle virgolette attorno a “tranquilla”.
Com’è possibile non vedere una rivoluzione in arrivo? Considerando che, in Libia, buona parte della popolazione della Cirenaica e quasi la metà delle forze armate sono passati dalla parte degli insorti, non accorgersi della marea montante è sintomo che qualcosa proprio non funziona nel nostro metodo di analisi del Medio Oriente e del Nord Africa.
Una prima causa di strabismo è la totale assenza di una stampa indipendente sotto le dittature. In Tunisia, Egitto e soprattutto nella totalitaria Libia, noi sapevamo solo quello che ci dicevano le fonti di regime. Che, ovviamente, censuravano ogni voce di dissenso.
Ma le inchieste dovrebbero servire proprio per scoprire quel che un regime tace. Però qui subentra una seconda causa del nostro strabismo: la cronica sottovalutazione del dissenso. Notizie come quelle sui movimenti di protesta egiziani (come Kifaya, esistente e attivo sin dal 2004) o sulla violazione dei diritti umani in Libia sono passate sempre in secondo piano, snobbate dai direttori di giornale, pubblicate solo per strappare qualche lacrimuccia al pubblico più sensibile, magari assieme ad altre cause perse.
Terzo: si tende sempre a sottovalutare il dissenso politico e a sopravvalutare il fattore economico. E’ un lascito del marxismo, secondo il quale tutta l’azione umana è motivata da fattori economici.
La Libia era un Paese “ricco”, secondo gli standard mediorientali. La popolazione, dopo aver protestato una prima volta, a gennaio, per il caro-affitti era stata accontentata con nuove misure economiche di Gheddafi. Per questo la Libia era considerata, dagli inconsapevoli marxisti fuori tempo massimo, un Paese ormai esente da rischi di rivoluzione.
Ma in Libia, il fattore tribale e regionale (la Cirenaica si è ribellata alla dominatrice Tripolitania) ha reso superfluo quello economico.
Quarto: negli ultimi anni, anche nel centro-destra, si è creato un forte pregiudizio ideologico (o economico?) a favore di Gheddafi che ha impedito di vedere la sua impopolarità in patria. Basti un semplice esempio: andate su Yahoo Answers e cercate la domanda “Perché non avviene nessuna rivoluzione (almeno tentata) in Libia?” risalente a un mese fa. E la “Migliore Risposta” scelta dal richiedente è (aprite bene le orecchie): “Gheddafi, con tutti i difetti che può avere, lavora per il suo paese e persegue una politica di sovranità nazionale. In Tunisia e Egitto lavorano per l’FMI e per gli interessi americani. Quindi se in Libia scoppierà una rivolta sarà sicuramente stile Iran, cioè totalmente sovvenzionata e indirizzata dall’Occidente verso liberismo e filo-sionismo”.
Questa risposta è un piccolo capolavoro, perché non solo negava la possibilità che Gheddafi fosse impopolare, ma anticipava già una teoria cospirativa (ora dilagante su tanta stampa italiana, soprattutto di destra) nel caso fosse scoppiata la rivolta.
Infine, ma non da ultimo: il pregiudizio a favore dello Stato forte, visto come fattore di stabilità. Più uno Stato è centralizzato e dominato col pugno di ferro da un dittatore, più è ritenuto, pregiudizialmente, “stabile” dalla stragrande maggioranza degli analisti.
E’ il paradigma di Hobbes che ancora domina lo studio delle Relazioni Internazionali: l’uomo è lupo per gli altri uomini, solo un potere centrale e assoluto può imporre l’ordine. Ma questo paradigma è stato contraddetto dalla storia infinite volte.
Sotto i regimi autoritari e totalitari del ‘900 sono stati uccisi 130 milioni di individui, quattro volte tanto i caduti di tutte le guerre civili e internazionali nello stesso secolo. Tutte le guerre civili del ‘900 sono state combattute all’interno di dittature, o in seguito al tentativo autoritario di presa del potere (come in Spagna). Tutte le guerre internazionali del ‘900 coinvolgono paesi autocratici.
E’ logico che sia così: quando non si ha il diritto di voto, e nemmeno quello di parola, l’unico linguaggio che resta è quello della violenza. Dov’è tutta questa ostentata “stabilità” delle dittature? Si riteneva “stabile” il regime di Gheddafi, iniziato con un colpo di Stato militare e durato quarantadue anni?
Duecentoventiquattro anni di democrazia statunitense sono stabilità. Trecentoventitre anni di liberalismo inglese sono stabilità. Mettiamoci anche i sessantasei anni di repubblica in Italia: siamo stabili, a parte qualche brutta parentesi terroristica negli anni ’70.
Ma quarantadue anni di Gheddafi, fatti di repressioni ed esportazione del terrorismo, non sono “stabilità”. Non dobbiamo più stupirci se scoppiano ribellioni, rivoluzioni, guerre civili contro governi che stanno in piedi solo perché sono troppo feroci per essere rovesciati subito. La dittatura è una scommessa continua. A volte perde.
Inserito da:
Stefano Magni - che ha inserito 62 articoli in Libertiamo.it.
Nato a Milano nel 1976, laureato in Scienze Politiche all’Università di Pavia, è redattore del quotidiano L’Opinione. Ha curato e tradotto l’antologia di studi di Rudolph Rummel, “Lo Stato, il democidio e la guerra” (Leonardo Facco 2003) e il classico della scienza politica “Death by Government” (“Stati assassini”, Rubbettino 2005).
Luigi il Grande
up
sabatino di martino
up (che palle sto jillian)
La verità è che fare i soldati non è come fare i militari, se non sei bravo finisci con morire. Dapprima le nostre basse perdite sono state giustificate con locazioni "comode", ci hanno dato le peggiori e continuiamo ad avere ottimi risultati e perdite minime. Fare i militari sono capaci tutti, fare i soldati è altra faccenda, oltre alla misurazione dei coglioni dei popoli. Se ne vanno i senza palle, carichi di morti e frignando che non sono servi di nessuno. Siete solo poco buoni e tanto spocchiosi. Ridete del settantenne che scopa come un mandrillo e dei soldati con l'uccello sul cappello ma quando conta noi ci siamo e siamo bravi, altri mica sempre a a fare figure di merda. Del resto esiste una civiltà latina, di canadese esiste solo lo sciroppo.
Sciocchezze in libertà.
Chiacchiere da bar lombardo della domenica mattina, tutto qui.
Che distinzioni: soldati- militari, locazioni comode-peggiori, coglioni dei popoli....
Bere la mattina non fa bene: al fegato e alla qualità delle argomentazioni sul forum.
La morte è una cosa seria, metterla in mano ad uno stupido, ciuccio e nazistoide è di cattivo gusto.
Per piacere, questa è una discussione seria, prego astenersi perditempo.
Guarda che uno che si chiamava garoglio come te, ha definito un alpino, morto in afghanistan, un SS.
Ora un Garoglio, imboscato ed ex antimilitarista che ha insultato per decenni color che facevano la vita militare ci viene a dire che lui è tra i bravi alpini che sanno fare il loro dovere.
Potere del vino e della cazzimma.
L'imboscato rivoluzionario scopre di essere un buon soldato con la pelle degli altri.
Ma vaffanculo, stronzo.
sabatino di martino
Stabiliamo subito che fra noi tu sei il cretino, lo scemetto che non ha argomenti ma insulti e quando prova a riportare il ragionamento altrui di solito ne riporta uno che non c'entra un cazzo. Per qualche oscuro motivo hai stabilito che hai licenza d'insulto con gente che è e rimane superiore a te su qualunque aspetto vogliamo considerare.
La questione soldati-militari è stata una serissima questione che ha visto la partecipazione di molti radicali, il PR non è sempre stato un parco giochi per senili pannellati o per idioti sabatini che stronfiano di morti e serietà come se fosse l'unto dal signore. Manco San Pietro è stato così presuntuoso ne così maleducato.
Se questa è una discussione seria non hai titolo per partecipare, ti manca l'intelligenza per capire e il rispetto per ascoltare, che unità alla capacità di dare un contributo personale è tutto quello che serve a partecipare in una discussione seria. I titoli accademici e le pretese di superiorità sono la negazione della capacità di partecipare a una discussione seria. Ricorda sempre che tu hai la terra piatta nel cuore, o illustre e "sapiente", mentre per me è palla e nonostante tutta la tua boria come andiamo a vedere te sei lo scemo.
Se questa è una discussione leggera non hai titolo per partecipare, sei greve e offensivo, oltre che troppo stupido per capire le cose più elementari.
Dimostrazione di quanto sei cretino, non è difficile. I soldati e i militari sono delle figure molto simili fra loro, a prescindere dalla divisa e della nazionalità, come un fabbro tedesco e uno bulgaro alla fine hanno tecniche e procedure simili. Se avessi letto le lettere dal fronte di tutti i soldati, con onestà e intelligenza non faresti distinzioni fra giovanotti mandati a fare qualcosa di identico anche se con motivazioni di partenza differenti. Un alpino scrive lettere simili a quelle di un alpenjagher e non le cambia se combatte per la RSI, per il regno d'Italia, per l'esercito di liberazione nazionale. Sono testimonianze di sentimenti legittimi e quelle degli sconfitti valgono quanto quelle dei vincitori. Solo un perfetto cretino puà credere che una SS, un NKVD, un alpino, un marines da dentro una trincea abbiamo sentimenti diversi fra loro e non siano degni di rispetto, gli ordini li eseguono, non li danno. La questione è stata sviscerata e risolta negli anni cinquanta, per le persone intelligenti veramente mai nata, ma anche i medio stupidi se ne sono convinti a suo tempo. Solo i talebani della cretinità come te si indignano a paragonare cose simili, fra l'altro dimostra che fai le cose senza capirle, metterti una divisa addosso è stato solo uno spreco, come dicevamo dagli anni settanta, noi sciocchi radicali che siamo contro i militaristi ma rispettiamo i soldati. Che tu non capisca la differenza dimostra che sei un non radicale e un non pensante, oltre che un maleducato senza senso.
Al contrario di te non mi considero nulla, neppure teologo per aver partecipato a una messa dove mi hanno detto cosa fare e quando, esattamente quello che hai imparato te sulla vita militare, principalmente a rifarti il letto, vivere in comunità, fare coreografia e scimmiottare i soldati. Tranne l'ultima tutte cose che ho imparato in altre circostanze, e in un altra lingua. In compenso mi sono interessato del resto, quello che compete a un cittadino e che te non conosci.
Quanto al bar lombardo rispettalo, ci è nata la nazione di cui fai parte e l'economia che ti mantiene, a proposito sono astemio come te sei cretino, naturalmente.
Descrivere un alpino come simile ad un SS è una considerazione che non merita rispetto e replica.
Vale quanto sta scritto sopra.
Complimenti ancora per la vastità di analisi e la competenza della similitudine.
sabatino di martino
Non è mica per te, non avrebbe alcun senso.
La merda è una cosa seria, bisogna evitare di sporcarcisi troppo, ma può essere utile per la concimazione.
I tuoi post sono utili solo per lavendita di apparati elettronici e di softaware.
Quanto alla utilità dovuta al contenuto è difficile credere che una persona possa scrivere una tale quantità di fesserie e non vivere in una comunità di recupero per la sifilide.
Curati, la pennicilina una volta risolveva, ma credo che per te sia un problema di generazioni.
Avrai sicuramente sangue SS nelle vene, ma vantarsene addirittura va oltre il patologico.
sabatino di martino
Sciocchezze in libertà, bastasse un antibiotico per uno come te, in realtà non hai speranza di guarire. Ma se parli di sangue ricorda che io ho sangue di vincitore vincente, il tuo è di sconfitto perdente. Sicuramente nulla di tedesco o socialista in me, il massimo del sinistrismo dei miei geni è il berlusconismo e l'ultimo dei miei antenati "tedeschi" è di prima dell'unità d'Italia. In compenso non ho sangue di sciocco perdente, l'unico che scorre in te.
Che fai, mi rispari contro le stesse cose che ti ho detto io?
Sei a questo livello?
Ma se io ho già scritto che la pillola di antibiotico non serve più per te perché è un problema di famiglia, per te, la sifilide.
Che poi tu sia un vincitore vincente da cosa lo si dovrebbe dedurre?
Da come scrivi? Dalla cultura che immetti nei tuoi post?
Da cosa si valuta il tuo essere vincente?
Dal grado di persecuzione degli ideali nazionalsocialisti?
Se è per quello, allora sei un vincitore olimpico.
Bravo!
Heil Hitler!
sabatino di martino
da come mi attacchi in continuazione e dal fatto che alla fine ti lamenti sempre delle tue sconfitte generali mentre io sono allineato con la parte che ha vinto. Difendi i poveri Borbone, sconfitti, io sto coi Savoia, vincenti. Tu rivendichi purezza e cultura, perdenti in questo becero mondo di veline e imprenditori, che caso, proprio la mia parte, almeno per gli imprenditori. Ti sei dovuto inventare che sono come te, in verità sai benissimo che sono liberale e occidentale mentre te sei cattocomunista e campano. Fino a che ti mantengo e devo sistemare i tuoi guai sono dalla parte vincente e tu da quella perdente.
Non dico che il tuo astio non abbia della basi solide, sono per tua scelta l'antagonista, poi te sei sempre dalla parte dello sconfitto rancoroso che piagne e di conseguenza sei sempre te che mi piazzi fra i vincenti. Ancora fra un paio di settimane celebreremo l'unità d'Italia, io dalla parte che ha conquistato la penisola e tu nel ruolo del conquistato.
Insulta povero caro, che altro ti resta.
Io rivendico cultura non purezza.
Rivendico dignità per distinguermi da te che sei naturaliter indegno e ignobile.
Sei coi vincenti come nel '40 quando i tuoi camerati dichiararono guerra ad un paese già sconfitto per rubare pochi territori.
Eri con le truppe vincenti che invasero la Polonia, con le SS che sterminavano in Ucraina ed erano per te belli e potenti.
E' la tua storia di vincente di insuccesso. Tienitela.
Che tu possa essere antagonista in genere è cosa difficile da credere.
Tu per definizione sei un viscido che attende che altri facciano il lavoro per prenderti poi il merito. Imboscato, ti ricordi quando dicevi che la vita militare era per i fessi e oggi ti scopri ex parà?
Sei la mosca cocchiera che se ne sta fino alla fine sul buco del culo del mulo e che gli vola sul muso per fingere di credere di dirigerlo.
Se tutti i vincenti fossero come te vorrebbe dire che il nazionalsocialismo ha vinto la seconda guerra mondiale e che governa il mondo insieme agli stalinisti.
Per fortuna che i vermi come te sono abituati a stare solo nel sottosuolo.
Farebbe schifo doverne sopportare la vista tra gli uomini liberi.
Il liberalismo è pensiero che non ti si permette di scporcare.
Leggiti, sillabando, il mein kampf e fatti le pugnette.
Sei un perdente e lo sai benissimo....
sabatino di martino
Nel '40 l'errore lo fece l'intero Paese, senza alcuna opposizione, e tutti noi siamo gli eredi di quell'errore. In queste cose la Storia non concede il "beneficio di inventario".
Chi sei tu per stabilire chi è o non è erede di coloro che inneggiarono al duce contro le sanzioni della Società delle Nazioni? Allora neppure la comunità ebraica nazionale e la Chiesa Cattolica ebbero niente da dire. Le hai viste o no sui documentari Luce i raduni oceanici?
Ma il raigonier Biondani non era tra quelli che non si interessano di storia e che guardano solo al futuro?
Un po' di coerenza non guasterebbe?
Ogni tanto, non sempre.
sabatino di martino
Rifiutare di farsi dare del nazistoide da un ignorantello di mal digerite letture non è "guardare al futuro" ma "guardare al presente", purtroppo, con buona pace per il futuro, almeno il tuo.
Avessi mai detto che la Storia è una cosa da scordare ...... no, ho detto che alcuni ci restano intrappolati ed ho fatto gli esempi di te e di Aprile.
Più coerente di così proprio non posso essere.
Ah, ecco!
Meglio precisare.
La Storia è una cosa da non scordare, però se la ricerca da fastidio, chi la fa ne è rimasto intrappolato e a chi non piace quella ricerca preoccupa, a qul punto, solo il futuro.
La classica distinzione da nazistoide, che butta le braccia in avanti per non cadere all'indietro.
Fa il paio con la famosa battuta per cui non sono i veronesi ad essere razzisti, ma i napoletani ad essere tali, cioè napoletani.
Grandioso.
Ancora, ancora!
sabatino di martino
Dimmi, maestro, da dove l'hai presa questa "classica" distinzione? Da qualche numero di sturmtruppen? Citare, prego.
E questa "famosa battuta" dove l'hai presa? Citare prego.
Citare, citare citare.
Sturmtruppen.
Bravo!
Non ho capito perché dovrei citare la fonte?
Si citano le fonti quando si parla coi ragionieri nazionalsocialisti?
E da quando?
sabatino di martino
Hai ragione.
Le fonti si citano solo se e quando si vuole rendersi credibili.
In tutti gli altri si dice tanto per dire.
A proposito di "nazionalsocialisti", se non senti il bisogno di documentare le tue affermazioni ti rendi uguale a quei ragazzotti vestiti di scuro che davano dei "cattivi" agli ebrei senza sentire alcun bisogno di "documentarlo".
"Caro collega"..... benvenuto.
Le fonti si citano quando si fa una tesi di laurea o quando si parla di un fatto che si vuol dimostrare.
Si dovrebbe dimostrare che tu sei un innamorato del metodo delle camice brune? E a che scopo?
E' palese. Da quello che scrivi viene fuori il tuo pensiero.
Dovrei mettermi a post incollare i tuoi interventi?
Farei del male ai forumisti.
Siamo noi che ci dobbiamo difendere da tipi come te, non viceversa.
sabatino di martino
Eccola lì la tua onestà intellettuale.
Cerchi di nasconderti nella massa dei forumisti e di farti forza col loro numero.
Qui vali per quello che scrivi tu. Vale anche per te la tua stessa affermazione che ...
Sei l'unico che mi dà del nazistoide, e non rappresenti nessun altro che te stesso.
Quell'etichettatrice è sempre a tua disposizione .....
Al semplice ed onesto scopo di dimostrare che stai parlando di fatti e non di gratuiti insulti.
Ma non ti preoccupare ..... in casi come il tuo non è grave.
Il pregiudizio nazistoide è molto forte in te.
Quel plurale era riferito a noi uomini liberi e non fascisti che dobbiamo convivere in una società democratica con personaggi della tua risma ideologica. Non vengono messi in mezzo gli altri forumisti. Ma si vede che ti darebbe fastidio.
Uno che scrive : "Qui in italia" viene insultato se lo si definisce nazistoide?
Non credo.
Sei quello che sei. Purtroppo...
sabatino di martino
La tua fissazione incuriosirebbe un congresso di psichiatri, "qui in Italia" ed anche all'estero.
Ti lascio, sta suonando l'adunata di manipolo.
Quello è un fatto, non una mia fissazione.
I nazisti sono adusi chiamare in aiuto congressi di psichiatri quando hanno bisogno di zittire l'avversario.
Ridicolo razzista con la camicia bruna, ritenta, sarai più fortunato...
Heil Hitler.
sabatino di martino
Hai un rapporto ben particolare con i fatti. Non è che ti fai?
La mia visita al manicomio per oggi è terminata.
E' arrivato il tuo carrello dei sedativi.
Aridanga.
La tua cultura amava e ama i manicomi dove ricoverare quelli che non comprendono le vostre "argomentazioni" all'olio di ricino.
Hail Hitler.
sabatino di martino
sabatino cessa il millantato credito, non sei liberale ne inserito in una comunità, salvo quella di ricupero. I manicomi sono una passione sinistra, da Stalin a Togliatti, gli altri non ne avevano bisogno.
Sul fatto che fossero una passione comunista non ti do torto.
Ma in Italia e in Germania negli anni trenta tanti ci passarono momenti poco lieti.
Che poi nazionalsocialismo e stalinismo fossero e siano contigui è cosa storicamente accertata.
Il problema è tuo, non mio.
Che poi, tu, possa dare patenti di liberalesimo....
sabatino di martino