Salve,
in questi giorni non si fa altro che parlare della crescente omofobia in Italia dopo i vari episodi di aggressione a omosessuali a Roma.
Pur deprecando simili episodi che dimostrano una lampante intolleranza verso i diversi, purtuttavia non posso non fare alcune riflessioni. Vere le parole della parlamentare del PD Anna Paola Conda: ''L''Italia e' un paese che sta tornando indietro, sta tornando omofobo e razzista: per questo e' necessario rialzare la guardia''. Vere le parole dell'assessore alla cultura del Comune di Roma Umberto Croppi: ''Questi episodi sono frutto di una cultura negativa e in particolare quest'ultimo e' un messaggio contro la linea del Comune di Roma e la sua azione per i diritti dei gay'', e aggiunge: ''L'intolleranza - ha aggiunto - e' presente in tutte le culture e in tutte le societa' e riguarda l'incapacita' di riconoscere i diritti di tutti"; e, dulcis in fundo, ecco la dichiarazione del Ministro di pari opportunità Mara Carfagna: "Non credo sia possibile avere provvedimenti fuori sacco nel Consiglio dei ministri di domani ma la linea del governo e del mio ministero è prevedere aggravanti per i reati con finalità di discriminazione". Fin qui nulla da eccepire se non che lo stesso clima che oggi vivono i gay a Roma -ma anche in Italia- cioè quello di vivere discriminati, nella paura di atti ostili, nell'aumentata omofobia, LA VIVONO DA SEMPRE I PEDOFILI! E quando la Carfagna dice -giustamente- che la linea del suo Governo sarà quella di «prevedere aggravanti per i reati con finalità di discriminazione» non si dimentica che i più discriminati in Italia (ma anche nel mondo) sono i pedofili? E quali leggi sono state prese per tutelare la loro diversità sessuale??? Anzi, i Governi hanno sempre agito nel senso opposto. Ora, riguardo ai gay che si sentono discriminati (a torto o a ragione) vorrei ricordare che sono stati proprio loro i primi a discriminare i pedofili. Infatti pochi sanno che l'ILGA (International Lesbian Gay Association) cioè il movimento internazionale dei gay e delle lesbiche, molti anni fa, espulse dalla sua organizzazione il NAMBLA (North America Man Boy Love Association) L'associazione nord americana (tutt'ora esistente) per l'amore fra uomini e ragazzi. Con la scusa che un organizzazione di pedofili (legalmente riconosciuta in America peraltro) non era «degna» di restare nell'ILGA. Per molti anni i gay hanno detto che "loro" non avevano nulla a che fare con "noi" e cercavano così di rifarsi un "lifting"; ma si sa, l'intolleranza ha la mano lunga e, sebbene per lungo tempo i gay si sono "messi in salvo" lasciando i pedofili in pasto al furore di popolo (specialmente dopo il caso Dutroux in Belgio), ora, che anche la caccia alle streghe contro i pedofili sta esaurendosi anche perchè la "caccia al pedofilo" per quanto bella poi, comunque, stanca, ecco che si rivolge l'attenzione sui gay. Ma non era meglio per gay e pedofili restare uniti contro il pregiudizio comune? Non era meglio unire le forze di entrambi per lottare contro l'omofobia e la pedofobia? I gay hanno scelto di lottare da soli e hanno lasciato i pedofili in balia degli aguzzini. Ma hanno fatto un errore: non possono reclamare OGGI la tolleranza degli altri quando loro prima si sono dimostrati intolleranti. Quindi, io, pur condividendo che oggi c'è una recrudescenza di intolleranza, non posso essere dalla parte dei gay. Ognuno raccoglie ciò che semina: loro hanno seminato intolleranza (basta ascoltare le dichiarazioni di Grillini sui pedofili) e ora raccolgono i frutti....velenosi. L'articolo chiude: «Per il 23 settembre prevista una fiaccolata promossa dal presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti e alla quale hanno aderito il Comune di Roma e e la Regione Lazio.» Mi chiedo: verranno invitati anche qualche rappresentante delle associazioni di pedofili...?
UCCR: Unione Cristiani Cattolici Razionali
Ecco i rapporti tra il Partito Radicale e i pedofili.
InContraddizioni, assurdità atei, Crimini ateismo nella storia, Scandalo pedofilia nella Chiesa su 11 giugno 2010 a 12:52
Luglio 2010. L’atea senatrice radicale del Pd Donatella Poretti, esponente dell’associazione Luca Coscioni e vicina al mondo omosessuale, ha chiesto l’abrogazione degli articoli 564 e 565 del Codice penale sui reati contro la morale della famiglia. L’articolo 564 del Codice penale prevede la reclusione da uno a cinque anni per chiunque commetta incesto con un discendente o un ascendente, o con un fratello o con una sorella (vedi Gli atei del Partito radicale voglono depenalizzare l’incesto).
2006. Marco Cappato, segretario dell’Associazione Luca Coscioni e deputato europeo radicale, ha difeso al TG2 il diritto dei pedofili olandesi ad avere il loro partito, esprimendo il desiderio che la pedofilia venga regolata da leggi, “così non ci sarebbe violenza ma soltanto “amore” (da RadiciCristiane).
Marzo 2002. Sempre il pedofilo orgoglioso William Andraghetti ha scritto nel all’ateo deputato radicale Marco Cappato, sempre in prima linea nell’accusare la Chiesa di pedofilia, chiedendogli un parere sulla pedofilia. Cappato ha risposto: «Mi pare che i radicali siano stati e siano molto chiari nel denunciare i metodi da caccia alle streghe sui casi di pedofilia, così come il proibizionismo su internet e la sottovalutazione dell’impatto della pedofilia “domestica”. Al centro delle nostre varie operazioni antipedofilia c’è stata la demonizzazione di Internet, con procedimenti penali anche a carico di chi ha semplicemente visitato siti pedofili» (da Archivio del Novecento).
5 dicembre del 2000. Daniele Capezzone, che allora militava nelle file dei radicali di Marco Pannella, affermò «la pedofilia “al pari di qualunque orientamento e preferenza sessuale, non può essere considerata un reato” (vedi Wikiquote), mentre il 28 aprile 2002 scrisse, assieme a Maurizio Turco, vicepresidente vicario del Partito Radicale, una lettera a Libero, nella quale si scagliava contro i provvedimenti informatici per bloccare il traffico di materiale pedopornografico in internet: “è del tutto inaccettabile la criminalizzazione di un orientamento sessuale (??) in quanto tale. Si tratta di affermare il diritto di tutti e di ciascuno a non essere condannati e nemmeno giudicati, sulla base della riprovazione morale che altri possono provare nei confronti delle loro preferenze sessuali. Criminalizzare i pedofili in quanto tali, al contrario, non serve a tutelare i minori, ma solo a creare un clima incivile…”
30 ottobre 2000. L’associazione Famiglia Domani ha consegnato ai deputati dell’ONU un completo studio in cui dimostra lo stetto legame tra pedofilia ed esponenti del Partito Radicale (guarda il documento). Per questo il Comitato per le Organizzazioni Non Governative dell’ONU ne ha deciso la sospensione temporanea dall’assise internazionale.
Il 27 ottobre 1998 i Radicali Italiani hanno organizzato un convegno i dal titolo Pedofilia e Internet, vecchie ossessioni e nuove critiche, promosso sopratutto da Marco Pannella. Tra le motivazioni del convegno si legge: “siamo certi che gli adolescenti a cui molti paesi del mondo attribuiamo la capacità di rispondere in giudizio delle proprie azioni non abbiano invece pari consapevolezza e responsabilità nell’ambito sessuale? In ogni caso in uno Stato di diritto, essere pedofili, proclamarsi tali, o anche sostenerne la legittimità non può essere considerato reato”. Si sono quindi scagliati contro censura dei contenuti pedopornografici. La presentazione di questo convegno nelle aule del Senato recitava: “essere pedofili [...] non può essere considerato un reato; la pedofilia […] diventa reato nel momento in cui danneggia altre persone”. Sul sito Internet dell’Associazione danese per la difesa dei pedofili “www.danpedo.dk” (ora è chiuso dalla polizia informatica) si potevano facilmente consultare gli atti del convegno sul cui sfondo è impresso il simbolo dell’associazione stessa: un uomo ed un bambino e due cuori (da InterLex). Radio Radicale è stata anche l’unica radio italiana a mandare in onda il vergognoso programma danese dal titolo “Papà posso toccarti l’uccello?” (da I radicali e pedofilia).
28 aprile 1996. “Diario di un pedofilo” è stato scritto da William Andraghetti, arrestato nell’ ‘88 per aver adescato minorenni nelle piscine di Bologna (falso, i minori li conoscevo già NdA). Francesco Agnoli da Libertà e Persona racconta che tale testo è stato pubblicato dall’editrice Stampa Alternativa diretta da Marcello Baraghini con un preciso fine: “Vogliamo prendere di petto gli ultimi tabù, come la pedofilia e l’ incesto” (Corriere, 28/4/1996). Baraghini è un militante radicale amico di Marco Pannella, fondatore nel ’63 della casa editrice Stampa Alternativa. Nel 1971 firmò l’appello contro Calabresi su l’Espresso e la sua pubblicazione più nota è “Contro la famiglia. Manuale di autodifesa per minorenni”. “Il Diario di un pedofilo”, quindi si pone nella scia della rivoluzione sessuale degli anni Sessanta, che ha sdoganato, insieme alla cultura psichedelica, anche quella del divorzio, dell’aborto e la pedofilia.
E dopo l’evento di Barcellona, il flash mob si ripete, stavolta in Italia.
Parliamo del bacio collettivo che tanto ha fatto discutere nella cattolica Spagna e che tanto farà discutere nella vaticana Italia.
L’8 dicembre 2010, giorno dell’Immacolata Concezione, alle ore 17.00 si terrà un flash mob per dire no all’omofobia a Roma e Milano: in Piazza di Spagna (Roma) e in Piazza Duomo (Milano), omosessuali, transessuali, bisessuali ed eterosessuali, si riuniranno per un bacio collettivo.
L’iniziativa è partita da Facebook, da un’idea del gruppo I’m Gay, any Problems? (Vinciamo l’Omofobia) gestito da Ilaria Capogrossi, Raffa Kinney e Stefano Bersani.
Il Bacio collettivo è una provocazione di certo, ma importantissima nell’economia di un’omofobia sempre più dilagante, nonostante campagne sociali e comunicazioni mediatiche di diversa natura (in ultimo, la campagna televisiva del governo).
L’appuntamento è per mercoledi 8 dicembre 2010, ore 17.00.
Di seguito la locandina dell’evento:
Argomento: episodi di omofobia presso L'istituto tecnico agrario abele damiani di marsala di marsala
più di un anno fa
più di un anno fa
Il Papa condanna l'omosessualità: "Non è mai moralmente giusta"
"L'omosessualità non è conciliabile con il ministero sacerdotale": arrivano nuove riflessioni del Papa tratte dal libro-intervista 'Luce del mondo' presentato oggi in Vaticano. Sempre sull'omosessualità: "un conto è il fatto che sono persone con i loro problemi e le loro gioie, e alle quali, in quanto persone, è dovuto rispetto. Ma "non per questo l'omosessualità diviene moralmente giusta, bensì rimane qualcosa che è contro la natura di quello che Dio ha originariamente voluto".
Papa e omosessualità. Vendola: Parole che mi addolorano molto.
Nichi Vendola ospite al Tg7 di Enrico Mentana, a proposito delle parole del Papa sull’omosessualità contenute nel libro-intervista “Luce del mondo” ha dichiarato: “Nella mia religione non è contemplato il dogma dell’infallibilità del Papa. La Chiesa nei suoi vertici ha bisogno di fare ancora un cammino per misurarsi con i diritti soggettivi, ma la Chiesa diffusa è molto più avanti delle parole del Papa, che mi addolorano molto», commenta il governatore della regione Puglia, Nichi Vendola”.
Il Papa e l’omosessualità. Circolo Mieli: inaccettabile la concezione di Benedetto XVI.
In una sua nota diramata alla stampa, anche il Circolo di Cultura omosessuale “Mario Mieli” di Roma, prende posizione contro le parole del Papa sull’omosessualità contenute in un libro uscito oggi: “Ratzinger ci ha illuso solo per qualche momento, “regalandoci” una piccola apertura sull’uso del profilattico, individuando pochi casi singoli, ad esempio quello dei prostituti (che peraltro il profilattico lo usano a prescindere dai dettami dalla Chiesa Cattolica) ma ricordandoci che comunque il suo uso non è il modo vero e proprio per sconfiggere l’Hiv (sconfessando di fatto il lavoro di tutti coloro che si occupano di Hiv/Aids e che da anni sollecitano la società tutta all’uso del profilattico come efficace barriera alla tramissione dell’infezione da Hiv e delle Malattie Sessualmente Trasmesse). Benedetto XVI però , riconoscendo un valore all’uso del profilattico, ammette quindi che una responsabilità della Chiesa c’è stata. Nello stesso libro-intervista – prosegue il comunicato – egli parla dell’omosessualità come di qualcosa che non è moralmente giusto, una prova da “sopportare” come tante altre che un individuo incontra nel cammino della propria vita. Questa concezione dell’omosessualità è inaccettabile: Ratzinger fa passare le persone gay, lesbiche e transessuali come dei disgraziati costretti a portare il fardello della propria omosessualità, come se essa fosse una malattia o equiparandola ad una “prova” da sopportare, come la perdita di una persona cara o un incidente. Concludendo il comunicato dice “Non si sentiva proprio il bisogno di questa ennesima esternazione di Benedetto XVI rispetto all’omosessualità: continue offese mascherate con false parole di comprensione e di accoglienza. Noi omosessuali, proprio perché moralmente accettabili ci opporremo adesso e sempre rispondendo alle offese becere e alle discriminazioni della chiesa cattolica”.
Belgio, il vescovo omofobo si becca la torta in faccia
Paese che vai, contestazione che trovi. All’estero è da sempre molto in voga la “torta in faccia”. Questa volta a farne le spese è stato l’arcivescovo di Bruxelles, Joseph André-Léonard, capo della comunità cattolica belga. Un pezzo da “90″ nella gerarchia ecclesiastica di quel paese. L’arcivescovo è stato preso a torte in faccia da un isolato contestatore per le sue dichiarazioni anti-omosessuali, che hanno causato molte polemiche persino oltre i confini del paese nordeuropeo.
ERA OGNISSANTI – il video che vedete è stato girato lunedì da uno dei fedeli presenti alla funzione. Appena è stato caricato su Youtube ha cominciato letteralmente a spopolare. Le immagini mostrano come l’arcivescovo è in attesa di prendere la parola. Ma mentre il coro ancora canta il suo salmo, un giovane si è avvicina fulmineo al podio sull’altare e tira una torta alla panna sul viso dell’alto prelato, tra gli sguardi sbigottiti ed increduli dei sacerdoti e dei fedeli. Dopo qualche attimo il giovane si dilegua rapidamente uscendo dalla cattedrale. Il video mostra quindi come l’alto prelato si rimette gli occhiali e poi provi a ripulirsi, mentre alcune donne accorse vicino all’altare gli sistemano la veste. “È la migliore torta che abbia mai mangiato”, ha poi ironizzato l’arcivescovo Leonard, che ha deciso di non sporgere denuncia. Contento lui contenti tutti, insomma. Da giorni il vescovo è al centro di un’infuocata polemica poche molto meno ironicamente aveva definito l’Aids come “una sorta di giustizia immanente” per chi è gay.
ECCO IL VIDEO:
Il segreto della longevità
Viaggio nel cuore dello yoga
Il metodo di respiro Buteyko
Ma cosa dicono gli indici di ascolto?
Lego, seconda vita di un mattoncino colorato
Indignate opposizione e associazioni degli omosessuali, l'imbarazzo dei finiani
Bersani: «Ruby? Maroni venga in aula
Frase sui gay, il premier ci porta nel caos»
Bufera dopo la battuta di Berlusconi. L'Idv: «Adatto a una bettola». Bocchino: «Ci dica se può continuare»
indignate opposizione e associazioni degli omosessuali, l'imbarazzo dei finiani
Bersani: «Ruby? Maroni venga in aula
Frase sui gay, il premier ci porta nel caos»
Bufera dopo la battuta di Berlusconi. L'Idv: «Adatto a una bettola». Bocchino: «Ci dica se può continuare»
MILANO - L'ennesima battuta del premier, Silvio Berlusconi, («meglio guardare le belle donne che essere gay») scatena ancora una volta l'indignazione di gran parte del mondo politico. Secondo il Pd, il capo del governo è il responsabile della «regressione del Paese». Per l'Italia dei valori, «il posto ideale per Berlusconi non è Palazzo Chigi ma una bettola». Imbarazzo anche da parte dei finiani: «Ci preoccupa molto un uso disinvolto di un ufficio così importante come quello di presidente del Consiglio» dichiara Italo Bocchino, riferendosi alla telefonata in Questura per far liberare Ruby. Insorgono nel frattempo anche numerose associazioni. E davanti a Palazzo Chigi è stata organizzata una manifestazione anti-omofobia.
Manifestanti da 13 Paesi del mondo per protestare contro gli abusi sui bambini
Preti pedofili, sit-in contro il Vaticano
Nel corso della manifestazione contestato padre Lombardi.
Ma lui minimizza: non è successo nulla
Manifestanti da 13 Paesi del mondo per protestare contro gli abusi sui bambini
Preti pedofili, sit-in contro il Vaticano
Nel corso della manifestazione contestato padre Lombardi. Ma lui minimizza: non è successo nulla
ROMA - Sono arrivati da tredici Paesi per manifestare, a Roma, contro la pedofilia nella Chiesa. I rappresentanti delle organizzazioni delle vittime di pedofilia, guidati dagli americani di Survivors Voice, hanno dato vita a un sit-in davanti a Castel Sant’Angelo e poi intendono procedere in fila indiana in direzione di San Pietro anche se la loro manifestazione non è autorizzata. Nel corso della manifestazione hanno contestato padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede, che si era avvicinato ai manifestanti. Lombardi ha poi detto alle agenzie di stampa di essere passato per esprimere solidarietà e ha precisato che «non c'è stato nessun problema e nessun incidente con i partecipanti alla manifestazione».
DA OGNI PARTE DEL MONDO - Sono venuti da Stati Uniti, Gran Bretagna, Belgio, Paesi Bassi e Australia. Presenti anche alcuni italiani, di Verona e Francesco Zanardi, di Savona, in sciopero della fame da 11 giorni contro il vescovo della sua città, monsignor Vittorio Lupi, perché «provveda a denunciare i preti pedofili». Nel sit-in alcuni cartelli con scritto: «Giù le mani dai bambini», «Chiesa senza abusi», «Il Papa protegge i preti pedofili». «E’ venuto il momento di agire pubblicamente – spiegano gli organizzatoriu della manifestazione -. Vogliamo aiutare i ragazzi che ancora possono essere vittime di abusi nel mondo», aggiunge Bernie McDaid, cofondatore di Survivors Voice e lui stesso vittima di abusi da parte di un sacerdote quando era bambino. «Il nostro non è un attacco alla fede o alla religione, chiediamo solo più trasparenza, questa è una questione di condotta morale», ha spiegato Marco Lodo Rizzini, portavoce dell’associazione delle vittime dell’istituto Antonio Provolo, di Verona. E ancora: «Troppi bambini di troppi Paesi sono stati violentati. Oggi siamo qui per portare un messaggio di speranza e per chiedere al mondo di sposare la nostra causa», dice Gary Bergeron cofondatore di Survivors Voice.
«PROTEGGERE I BAMBINI»-
In mattinata i fondatori di Survivors Voice avevano incontrato alcuni alunni dell'istituto per sordi veronese Provolo, investito da uno dei principali casi scoppiati in Italia nel campo della pedofilia nella Chiesa. «Quello che è capitato a noi – ha aggiunto Bergeron - potrebbe capitare anche ad altri bambini. Siamo qui per chiedere aiuto al mondo, per chiedere al mondo di sposare la nostra causa». «La nostra presenza qui – ha sottolineato McDaid - è più potente di quanto si possa credere. Dobbiamo dire a tutti di proteggere i bambini. Anche da quello che potrebbe capitare loro navigando su internet».
da: Repubblica.it
UGANDA
Sul giornale le foto di cento gay
"Condannateli all'impiccagione"
"Rolling Stone" addita alla pubblica delazione nomi e indirizzi di un folto gruppo di leader omosessuali e di attivisti per i diritti civili. La protesta di alcune associazioni radicali europee: "La Ue intervenga". Il governo di Kampala chiude la testata
ROMA - Cento leader gay con foto e indirizzi additati al pubblico ludibrio e con l'invito a denunciarli per una possibile condanna a morte. Accade in Uganda, dove il giornale "Rolling Stone" 1 nel suo numero di Ottobre pubblica un articolo intitolato "Divulgate 100 Foto Dei Leader Gay Ugandesi" sollecitando "l'impiccagione degli omosessuali". Le immagini di presunti omosessuali, lesbiche e attivisti di diritti umani sono correlate da nomi, posizione professionale, descrizione della vita privata, indirizzo di casa e del posto di lavoro e dell'abitazione sia privata che lavorativa. Il governo ugandese è già intervenuto e ha fatto chiudere la testata.
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La denuncia viene da due associazioni radicali: "Non c'è pace senza giustizia" e "Certi diritti" che parlano di gesto "Incompatibile con il principio dello Stato di diritto. La libertà di stampa non può essere tradotta nella mancanza di limiti". In particolare in un Paese in cui una proposta di legge propone di punire l'omosessualità con la pena capitale.
La questione sta sollevando proteste dentro e fuori il Paese africano già duramente colpito dalle stragi dello scorso decennio. I gruppi radicali di cui sopra chiedono all'opinione pubblica mondiale e alle organizzazioni internazionali di prendere posizione contro "l'infame campagna orchestrata" da Rolling Stone e fanno pressione affinché Rolling Stone porga immediatamente scuse e che si impegni a non proseguire con la pubblicazione di questi articoli. Appello anche al Parlamento Europeo perché "intervenga contro questa vergognosa e criminale campagna mediatica". Chiamato in causa, il governo di Kampala è intervenuto facendo chiudere la testata e scatenando la protesta dei giornalisti in nome di una malintesa "libertà di stampa".
(14 ottobre 2010)
Top News
Serbia: Gay Pride, feriti e arresti
Estremisti tentano di forzare blocchi migliaia poliziotti
10 ottobre, 12:46
(ANSA) - BELGRADO, 10 OTT - Una trentina di persone, compresi 13 poliziotti, sono rimaste ferite a Belgrado in scontri con estremisti di destra al Gay Pride. Gli ultranazionalisti hanno cercato a piu' riprese di forzare i cordoni di agenti per impedire la manifestazione e hanno lanciato sassi e altri oggetti. La polizia ha fatto uso di gas lacrimogeni e manganelli. Belgrado ha un aspetto spettrale, le strade sono deserte. Il Gay Pride lo scorso anno era stato annullato per le minacce di gruppi violenti.
Serbia, caos al gay pride, tafferugli con la polizia: 90 feriti, due agenti gravi
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Gravi incidenti hanno segnato il primo gay pride nella storia della Serbia. A distanza dal corteo, centinaia di estremisti di destra che si opponevano al corteo si sono violentemente scontrati con la polizia.
Belgrado - Gravi incidenti, con decine di feriti, hanno segnato oggi il gay pride di Belgrado, il primo della storia della Serbia. Centinaia di persone hanno partecipato alla marcia del gay pride, che si è svolta pacificamente. Ma intanto, a distanza dal corteo, centinaia di estremisti di destra che si opponevano al pride si sono violentemente scontrati con la polizia che difendeva i manifestanti. Sono almeno 90, di cui dieci sono civili, i feriti nei violenti scontri: due agenti sono stati trasportati in ospedale in gravi condizioni.
Assalto al gay pride Armati di mattoni, bottiglie e fumogeni, gli estremisti si sono scontrati con la polizia prima, durante e dopo il breve corteo del gay pride. I feriti, soprattutto poliziotti, si contano a decine. I teppisti hanno dato anche fuoco a parte della sede del Partito Democratico del presidente serbo Boris Tadic. La polizia ha effettuato numerosi arresti ed è dovuta intervenire con gas lacrimogeni. Alla fine degli scontri, il centro di Belgrado appariva come un campo di battaglia, con segnali stradali divelti, vetrine e finestre infrante, automobili danneggiate, cestini della spazzatura rovesciati, scarpe e felpe perse per strada. Fra i 5mila e i 6mila agenti in assetto anti sommossa, parte dei quali a cavallo, hanno garantito lo svolgimento del gay pride, mentre in cielo volavano gli elicotteri. Gli agenti hanno completamente isolato le strade dove passava la marcia dell’orgoglio omoesessuale che si è svolta senza incidenti. La manifestazione a Belgrado Al gay pride hanno partecipato centinaia di gay e lesbiche, leader politici serbi ed esponenti stranieri. La marcia dimostra che "la Serbia è una terra di gente libera", ha commentato il ministro per le Minoranze e i diritti umani, Svetozar Ciplic. I gay serbi avevano provato già due volte, senza successo, ad organizzare una marcia. La prima volta, nel 2001, i manifestanti furono aggrediti da una folla di estremisti di destra prima ancora di cominciare e vi furono 40 feriti. L’anno scorso il gay pride fu annullato all’ultimo in seguito ad una serie di minacce. Il gay pride, decisamente osteggiato dalla Chiesa ortodossa, ha profondamente diviso l’opinione pubblica in Serbia. Ieri migliaia di persone hanno partecipato ad una marcia a Belgrado per chiedere che fosse cancellato. Dragan Markovic, leader del partito Serbia Unita che fa parte della coalizione di governo, aveva dichiarato che sarebbe rimasto a casa con il televisore spento per evitare di assistere alla "vergognosa parata".
Scontri al Gay Pride
Oltre 120 le persone che sono ricorse alla cure mediche, soprattutto poliziotti
BELGRADO
Scontri al Gay Pride
Oltre 120 le persone che sono ricorse alla cure mediche, soprattutto poliziotti
MILANO -
Scontri nel centro di Belgrado tra la polizia e i militanti dei gruppi di ultra-destra che protestano contro lo svolgimento del Gay Pride, organizzato per la prima volta in Serbia. Circa 500 persone hanno partecipato alla parada dell'orgoglio omosessuale, che è durata 15 minuti e si è svolta sotto la protezione di oltre 5mila agenti di sicurezza in assetto antisommossa. I nazionalisti armati di mattoni, bottiglie molotov e fumogeni hanno devastato parte della sede del Partito Democratico del presidente serbo Boris Tadic, l'ingresso della sede della televisione di Stato Rts e la sede del partito Socialista del ministro degli Interni Ivica Dacic. Hanno tentato di fare incursione nella zona blindata della città scontrandosi con le forze speciali di polizia, che hanno risposto lanciando lacrimogeni. Il bilancio è finora di 122 feriti e di questi 102 sono poliziotti. Tre dei feriti, due agenti e un civile, sono in gravi condizioni. Negli scontri 101 teppisti sono stati fermati e di questi 53 sono stati arrestati. Decine gli arresti, compresi due omofobi che sono riusciti a penetrare nella sede del parlamento.
Stati Uniti, l'appello delle star
contro il bullismo anti-gay
La conduttrice Ellen DeGeneres lancia un video
dopo il suicidio del giovane violinista
IL CASO
Stati Uniti, l'appello delle star
contro il bullismo anti-gay
La conduttrice Ellen DeGeneres lancia un video
dopo il suicidio del giovane violinista
MILANO
- La storia del 18enne studente di origini italiane, Tyler Clementi, ha scosso l'opinione pubblica americana. La scorsa settimana il giovane violinista, iscritto alla prestigiosa Rutgers University del New Jersey, si è buttato dal ponte George Washington dopo che i suoi compagni di scuola lo avevano filmato con un altro giovane nella cameretta che spartivano all'università, per poi esporre la sua omosessualità in streaming su Internet. Con le lacrime agli occhi e visibilmente turbata, la nota conduttrice di talkshow Ellen DeGeneres ha lanciato un drammatico appello implorando di fermare al più presto il bullismo gay, diventato una vera e propria «epidemia» negli Usa. Sul banco degli imputati non c'è solo l'aguzzino digitale del ragazzo.
SUICIDIO PER VERGOGNA
- Soltanto nelle ultime tre settimane quattro ragazzi si sono tolti la vita, dopo essere rimasti vittime di un preoccupante bullismo gay da parte dei compagni di scuola o dei coetanei. Mercoledì scorso il corpo di Tyler Clementi, di diciotto anni, è stato estratto dal fiume Hudson. Qualche giorno prima il violinista provetto aveva annunciato su Facebook di volersi buttare dal famoso ponte di New York per far scomparire nel fiume Hudson la sua vergogna. Due suoi compagni universitari lo avevano filmato di nascosto con una webcam mentre aveva dei rapporti omosessuali nella sua stanza di college. E avevano diffuso il video su iChat.
L'APPELLO - La risonanza sui media è subito stata grande, tanto che ancora adesso i giornali, i blog e le reti televisive dedicano ampio spazio alla triste vicenda con commenti, analisi e dibattiti. A prendere la parola anche le star americane: da Paula Abdul, Ciara, Nicki Minaj, il blogger Perez Hilton e Ellen DeGeneres. La famosa conduttrice, omosessuale dichiarata tra le più conosciute degli Stati Uniti, ha pubblicato un emozionante video sulla sua pagina web: «Sono molti triste per la morte di Tyler Clementi. È tragico che ancora una volta una vita venga spezzata in questo modo insensato». DeGeneres ricorda inoltre che nel solo mese di settembre altri tre giovani omosessuali si sono tolti la vita per colpa di un'azione di bullismo da parte dei compagni di scuola o di università. Seth Walsh, di soli 13 anni, si è impiccato nella sua casa in California dopo essere stato tormentato a scuola a proposito della sua sessualità. Asher Brown, anche lui di 13 anni, si è sparato un colpo di pistola alla testa. Il ragazzo del Texas era vittima delle angherie e del bullismo dei compagni di classe che lo prendevano in giro perché gay. Billy Lucas, 15 anni, è stato spinto a togliersi la vita dai compagni di scuola che mettevano in dubbio il suo orientamento sessuale e il modo col quale si vestiva. Nella maggior parte dei casi il filo conduttore sono stati i tre social network più famosi: Twitter; iChat e Facebook.
«LE COSE CAMBIERANNO» - «Questo deve essere un campanello d'allarme per tutti noi», l'invito di DeGeneres nel suo videomessaggio. «Il bullismo tra gli adolescenti è diventata una epidemia in questo Paese. Abbiamo il maledetto dovere di cambiare questa situazione». I due compagni universitari che hanno pubblicato il video di Tyler Clementi nella Rete devono ora rispondere di violazione della privacy. Il procuratore Bruce J. Kaplan ha annunciato: «Se si scopre che l'omofobia ha avuto un ruolo nell'incidente, ciò si tradurrà in una pena severa». La diffusione e trasmissione delle stesse immagini costituisce infatti un reato di terzo grado che prevede una condanna alla reclusione fino a cinque anni. Ma le pene per i colpevoli sono una cosa. Nella sua dichiarazione Ellen DeGeneres vuole soprattutto dare coraggio alle tante vittime anonime che negli Usa devono quotidianamente subire l'omofobia e azioni di cyber-bullismo. «So cosa state passando», dice DeGeneres, sposata dal 2008 con l'attrice Portia de Rossi. «Credetemi, le cose un giorno saranno più semplici, ma per vederle dovete rimanere in vita».
Elmar Burchia
04 ottobre 2010
13-01-2007, STAMPA,
SEI PERSONE INDAGATE A VITERBO, LA DIFESA: «VITTIME DI UN LINCIAGGIO SENZA PROVE» Violentati all’asilo dalla maestra Bambini di tre anni portati a casa dell’insegnante, spogliati e fotografati
GIACOMO GALEAZZI ROMA Abusi su bambini dell’asilo: sotto inchiesta tre maestre, una bidella e altre due persone. Un incubo che sconvolge RIGNANO Flaminio, settemila anime tra le province di Roma e Viterbo. Una scolaresca di bambini di 3 e 4 anni sarebbe stata condotta in un locale di proprieta’ di una delle maestre indagate e filmata mentre veniva sottoposta ad abusi sessuali, probabilmente sotto l’effetto di sostanze pericolose. Il blitz E’ successo tre mesi fa: la mattina del 13 ottobre i carabinieri della compagnia di Bracciano eseguirono un blitz nella scuola materna. Due maestre e una bidella furono portate in caserma per un lungo interrogatorio. Fu cosi’ che il paese scopri’ che la scuola era al centro di un’inchiesta della procura della Repubblica di Tivoli per presunti abusi sessuali ai danni di una quindicina di bambini, nella quale, direttamente o indirettamente, sarebbero state coinvolte alcune maestre. Lo choc fu ancora piu’ forte quando si seppe che le indagini erano partite da quattro denunce presentate dalle famiglie degli alunni, con certificati medici che attestavano la presenza di arrossamenti o piccole escoriazioni nelle zone dei genitali dei bambini. Per alcuni giorni genitori preferirono non mandare i figli a scuola e sollecitarono un intervento del comune. Il sindaco Ottavio Coletta convoco’ una riunione pubblica in municipio, che si concluse con l’esortazione alla magistratura a chiarire al piu’ presto la situazione. Negli stessi giorni, il collegio dei docenti dell’istituto comprensivo «Olga Rovere», del quale fa parte la scuola materna, si schiero’ a difesa delle insegnanti, alcune delle quali in servizio da oltre 25 anni, sposate, madri e due di loro nonne. Gli abusi sessuali Le indagini dei carabinieri erano mirate ad accertare se fosse vero che i bambini, in orario scolastico, venivano portati con un pulmino in un locale privato, dove venivano fatti spogliare e ripresi mentre subivano abusi sessuali. Alcuni sarebbero stati addirittura drogati. Con il passare delle settimane la situazione nella scuola si era andata normalizzando e praticamente tutti i bambini avevano ripreso a frequentare l’istituto. Ieri la notizia di sei persone finite sul registro degli indagati per violenza sessuale su minori. Le indagini erano cominciate l’estate scora, dopo la denuncia di alcuni genitori che avevano notato strani comportamenti nei figli. Alcuni, in varie occasioni, sarebbero tornati a casa in stato quasi confusionale, altri avrebbero avuto crisi di pianto prima di essere accompagnati a scuola. Le insegnanti si dichiarano innocenti. «Non c’e’ mai stata alcuna violenza sessuale e, tanto meno, atti di pedofilia ai danni degli alunni della scuola materna – dice una di loro -. Siamo vittime di un linciaggio morale basato sul nulla, forse scaturito da una forma di isteria collettiva che ha coinvolto alcune famiglie. Finora non e’ stato contestato alcun fatto specifico a nessuno. Dove sono le prove, i filmati, la villa, il pulmino e gli organizzatori?». Un’autodifesa che include i certificati medici che alcune famiglie hanno allegato alle denunce: «I referti sanitari non parlano di violenza sessuale, ma di piccoli arrossamenti nella zona dei genitali di alcuni bambini che potrebbero essere stati causati anche da scarsa igiene o da un’infiammazione».
Spagna: 350 false accuse al giorno, da mogli in fase di divorzio
Una casa danese ha prodotto un documentario in cui mostra che in Spagna ci sono circa 350 denunce false di abuso ogni giorno. Con “False accuse in Spagna”, RVproductions documenta che la legge spagnola discrimina gli uomini ed elimina il principio della presunzione d’innocenza, poiché gli uomini denunciati finiscono automaticamente in carcere.
Purtroppo certi personaggi (vedi Luigi il Glande) non capiscono -o non vogliono capire- queste dinamiche di false denunce di pedofilia per nascondere interessi perversi. Però, una volta che la denuncia è stata fatta è difficile poi dimostrare la propria innocenza.....Come viene riferito nel libro: "Presunto colpevole", è l'imputato che deve dimostrare di essere innocente e non, viceversa, l'accusa a dimostrare che è colpevole....
INTOLLERANZA E DISCRIMINAZIONE
«Sei gay», e gli versano addosso
un secchio di urina
Aggressione omofoba a Ragusa. Vittima un 25enne: «Sono stati degli idioti». Fuggiti gli autori del gesto
IL RACCONTO - All'agenzia Ansa, il ragazzo, che si chiama Vincenzo ha raccontato l'aggressione: «Martedì scorso mi trovavo in una zona in cui noi gay ci incontriamo. Degli idioti, tre o quattro, in auto sono passati accanto alla mia vettura, io stavo ascoltando la radio, si sono accostati e mi hanno lanciato contro un secchio di urina che ha colpito la mia macchina. Li ho inseguiti e ho preso la targa. Poi sono andato in questura a fare la denuncia». Vincenzo frequenta l'università, ha due sorelle e i genitori fanno gli imprenditori. Ricorda che sei anni fa mentre era in motorino con un amico, quattro ragazzi lo affiancarono in auto ingiuriandolo. «Noi rispondemmo alla provocazione - racconta- loro scesero dalla macchina e ci pestarono. Io fui ricoverato in ospedale con le costole rotte ed ebbi un mese di prognosi. Feci denuncia ma non si riuscì a scoprire chi fossero». Aggiunge: «A Ragusa sto bene. Non sono discriminato, ho tantissimi amici, persone che mi vogliono bene, però, come in tutti i posti, ci sono gli imbecilli che non ci rispettano. Qui c'è un clima tranquillo anche se il mio sogno è andarmene perché questo è sempre un piccolo centro e per noi ragazzi non ci sono vere chance».«FERMA CONDANNA» - Il sindaco di Ragusa, Nello Dipasquale, ha condannato gli autori del grave gesto: «Si tratta di un atto deprecabile ai danni di un nostro concittadino, da condannare con fermezza e determinazione, qualunque sia la matrice che lo abbia fatto scaturire. Nulla può giustificare un comportamento di questo genere. Ragusa non merita questo, non merita vigliacchi capaci di tali 'prodezzè. E se si accerterà la matrice omofoba, ciò che è successo è ancora più grave. L'intolleranza e la discriminazione sono inaccettabili». Anche Silvio Galizia, capogruppo Pdl-S alla provincia regionale di Ragusa condanna l'aggressione. «Non riesco a concepire un simile atto violento e soprattutto vile - continua - consumato ai danni di questo ragazzo ad opera di un gruppo di imbecilli che, dopo l'aggressione, sono scappati via. Spero che le forze dell'ordine possano identificare gli aggressori del ragazzo gay nel breve tempo possibile, dando anche un forte segnale a chi, in futuro, non riesce a vivere civilmente in una città quale Ragusa, che è stata da sempre modello per le altre 8 province siciliane». L'ULTIMO PRECEDENTE - Solo pochi giorni fa era stata denunciata l'aggressione ad una coppia inglese di gay a Pignataro, nel frusinate, da parte di un gruppo di uomini che aveva assalito a calci e pugni i due coniugi regolarmente sposati in Inghilterra perché si erano scambiati effusioni in pubblico.
Redazione online
23 settembre 2010
E POI LUIGI IL GLANDE PENSA CHE NON ESISTA L'OMOFOBIA: LUI SI CHE SA CHE COSA E'...
Aggredirono due gay: arrestati due skinheads di "Cuore nero"
A
I due sono accusati di aver aggredito una coppia di gay lo scorso 30 maggio. Secondo le indagini, aggressione ai gay e rapina sarebbero state messe a segno al termine di un raduno di skinheads
Svolta nelle indagini per l'aggressione a due omosessuali, avvenuta lo scorso 30 maggio alle colonne di San Lorenzo. La Digos ha arrestato due simpatizzanti di estrema destra, definiti vicini al movimento skinheads "Cuore nero".
Resi noti anche i nomi dei due arrestati. Si tratta di Marco Ciampa e Andrea Filippo Tatoli, rispettivamente di 41 e 42 anni. Entrambi hanno precedenti per rissa non, però, a sfondo omofobico. Secondo le indagini, l'aggressione ai gay e rapina sarebbero state messe a segno al termine di un raduno di skinheads nel milanese. Le indagini sono partite dalla denuncia che la coppia gay presentò qualche giorno dopo l'aggressione. Gli agenti della Digos di Milano hanno recuperato delle immagini che ritraevano un'auto che fuggiva dopo l'aggressione a un cittadino immigrato in via Torino, nel centro del capoluogo lombardo. Sulla scorta del modello dell'auto sono riusciti a risalire ai presunti aggressori. Nelle loro case, nei pressi di viale Monza, sono stati trovati dei tirapugni, un manganello e un coltello.
Massa, consigliere de “La Destra”: “omosessuali e atei, quanto di più schifoso al mondo”
A Carrara, organizzata dall’Associazione Radicali di Carrara e Lunigiana e dall’Arci, si svolgerà oggi la manifestazione Con/vivere con la diversità, alla quale ha aderito anche l’UAAR. All’interno ci sarà anche uno spazio ironicamente denominato “la sagra del finocchio”. L’evento, organizzato in una piazza dedicata a san Francesco, e l’autoironia hanno evidentemente contrariato il consigliere comunale de “La Destra” di Massa, Stefano Benedetti, che ha scritto una lettera di protesta al vescovo, chiedendo il suo intervento contro il sindaco di Carrara: “la invito a nome di tanti cittadini che la pensano come me, a farsi garante della nostra richiesta nei confronti del Sindaco affinché revochi l’autorizzazione agli organizzatori della festa in quella piazza, dedicata ad un Santo amato e venerato da tutti proprio per la Sua semplicità umana e religiosa”. Benedetti ha esplicitamente fatto riferimento “alla già famosa “festa del finocchio” (con iniziali volutamente minuscole), il cui solo nome dovrebbe far vergognare gli organizzatori, pederasti, lesbiche, atei e tutto ciò che di più schifoso esiste al mondo”.
Libri di donne. Maledetti froci & maledette lesbiche di Maura Chiulli
pubblicato: sabato 05 giugno 2010 da Doretta
Maledetti froci & maledette lesbiche, scritto da Maura Chiulli e pubblicato da Aliberti Castelvecchi, è stato il libro più difficile da leggere per la mia rubrica di recensioni. In poco più di cento pagine, Maura Chiulli, qui potete leggere un’intervista rilasciata ai cugini di Queerblog, fotografa la situazione dell’omofobia in Italia a partire non solo dalla sua diretta esperienza, ma da una lettura delle pagine di cronaca dei quotidiani tra il 2008 e il 2009.
Devo ammettere che non immaginavo che la situazione fosse tanto degenerata: aggressioni, minacce, stupri, omicidi a carico di omosessuali, gay e lesbiche, e di trans sono presenti in ogni parte d’Italia e commessi con una crudeltà che non può non impressionarci.
La prima nota che ho scritto a margine di questo testo è che mi colpisce l’omofobia femminile. La prima causa di morte tra noi donne è l’uomo. Dovremmo quindi essere solidali, comprendere chi viene vessato e massacrato da un altro essere umano che ha la presunzione di ritenersi superiore e detentore del diritto di vita e di morte sull’altro.
Report omofobia Italia 2010
20/08/2010 - Ufficio stampa Arcigay
Arcigay REPORT
dei principali episodi
di violenza omofoba e transofoba
accaduti in Italia nel 2010
Come noto, in Italia non esiste alcuna legge che riconosca un’aggravante specifica per i reati commessi in odio a persone omosessuali, bisessuali e transgender.
È di conseguenza impossibile avere una rilevazione statistica attendibile, o reperire informazioni ufficiali da parte delle Forze dell’ordine in merito a reati di carattere omofobico, semplicemente perché non esiste una specifica fattispecie di reato. Di conseguenza è estremamente difficile che all’atto della denuncia la vittima di violenza dichiari la matrice omofobica del gesto patito, sia perché ciò non costituirebbe una aggravante, sia in virtù di una forte omofobia interiorizzata, largamente diffusa nel nostro paese, che porta ad una vera e propria autocensura. La medesima autocensura fa sì che moltissimi casi di violenza omofobica rilevati dalle reti territoriali delle Associazioni di tutela rimangano, o per decisione delle vittime o per una giusta delicatezza nei confronti delle stesse, in un ambito di estrema riservatezza che non le rende pubbliche e rilevabili. La mancanza di una reale percezione di tutela e l’omofobia interiorizzata determinano che la stragrande maggioranza dei casi di violenza omofobica non vengano nemmeno denunciati. I dati contenuti nel report non hanno pertanto alcun reale valore statistico, sono solo una fotografia della realtà, rilevata esclusivamente dalle notizie apparse sui media.
Luca Trentini - Segretario nazionale Arcigay - segretario@arcigay.it
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Potete scaricare in fondo a questa pagina:
Il Report 2010 in formato doc aggiornato al 18 agosto 2010
a cura di Stefano Bolognini, ufficio stampa Arcigay
I testi sono tratti da articoli comparsi sulla stampa. Arcigay non è responsabile dei contenuti
I NUMERI DELL'OMOFOBIA
Anno 2010
Omicidi: 2
(2 in Emilia-Romagna)
Violenze ed aggressioni: 29
(6 in Lombardia, 4 in Toscana, 4 in Lazio, 3 in Emilia-Romagna, 2 in Campania, 2 in Trentino, 2 in Puglia, 1 in Piemonte, 1 in Friuli Venezia Giulia, 1 in Liguria, 1 in Sicilia, 1 nelle Marche)
Estorsioni: 6
(2 in Lombardia, 2 in Calabria, 1 in Campania, 1 in Veneto)
Atti di Bullismo: 1
(1 in Veneto)
Atti vandalici: 7
(2 in Lombardia, 2 in Friuli Venezia Giulia, 1 in Piemonte, 1 in Toscana, 1 in Lazio)
Divieti: 2
(2 in Lombardia)
Dichiarazioni istituzionali: 5
(2 in Veneto, 1 in Lazio, 1 in Campania, 1 in Liguria)
Affetti negati: 2
(1 in Lombardia, 1 in Toscana)
Totale episodi: 54
Riepilogo casi registrati nei report
gennaio 2006 - agosto 2010
Omicidi: 37
Violenze ed aggressioni: 194
Estorsioni: 21
Atti di bullismo: 14
Atti vandalici: 33
Divieti: 2
Dichiarazioni istituzionali: 5
Affetti negati: 2
Totale episodi: 308
PS. Poi un certo Luigi il Glande dice che non c' omofobia....Beato lui..
ECCO UN ENNESIMO EPISODIO DI OMOFOBIA: GUARDATE IL VIDEO:
http://www.youreporter.it/video_Gay_pestati_a_Padova_picchiati_da_finti_poliziotti_1
Padova (Veneto)
Il terrorismo_sociale-FBI-SIS e' molto piu' sofisticato di quelli sovietici e cinesi.
Fabrizio Tonello
"La Fabbrica dei Mostri"
E' uscito per Feltrinelli (collana Real Cinema - marzo 2006) un interessante saggio di Fabrizio Tonelli intitolato "La fabbrica dei Mostri".
Fabrizio Tonello è professore di Scienza dell’opinione pubblica all’Università di Padova. Ha pubblicato, tra l’altro, "La nuova macchina dell’informazione" (Milano 1999).
Il saggio viene pubblicato in allegato al DVD del film documentario "Una storia americana", riguardante un controverso caso di abuso su minore verificatosi in USA nel 1987 (il caso Friedman), al quale l'autore dedica un intero capitolo.
Il saggio, partendo dall'esame di numerosi ed eclatanti casi di falsi abusi verificatisi in USA tra il 1985 e il 1995.
Tonello battezza questo periodo come "una fase di isteria collettiva" che ha portato alla comparsa e al consolidamento di un vero e proprio "panico morale".
Il panico morale si sviluppa quando un pericolo sociale circoscritto, per quanto odioso, viene artificialmente gonfiato dai media, dalla classe politica e da associazioni moralizzatrici di dubbie capacità critiche fino ad assumere un livello di allarme spropositato rispetto al pericolo reale.
Una volta costruita una veste pseudoscientifica e una base statistica puramente inventata, il pericolo sociale assume l'aspetto di un dramma incombente su ogni cittadino.
Questo meccanismo perverso, che ha accompagnato gli USA per un decennio e che sta ora comparendo anche in Europa, lascia dietro di sè una scia di vittime innocenti e di vite distrutte impossibili da ignorare.
Tonello, nei capitoli del libro, passa in rassegna le cause storiche. giuridiche e sociali che portano al "panico morale" nei confronti della pedofilia. Tutti i pilastri che sostengono questo fenomeno vengono analizzati con spirito critico e smontati ad uno ad uno.
Scopriamo così che le statistiche catastrofiche diffuse dai seminatori di panico sono in realtà manipolate, tanto da risultare, in alcuni casi, ottomila volte maggiori rispetto alla realtà.
Scopriamo come le teorie psicologiche sulle "memorie ritrovate" e sulla presunta impossibilità per un minore di raccontare un evento mai accaduto sono completamente prive di riscontri scientifici e di valenza accademica (sono, anzi, basate su ricerche approssimative, mancanti di criteri oggettivi e condivisibili).
Scopriamo come su queste teorie bislacche sia possibile celebrare interi processi e promulgare leggi fortemente repressive dei diritti dei cittadini imputati.
Il saggio, corredato da dati, grafici e tabelle e da una ricchissima bibliografia, si pone come un elemento indispensabile per coloro che vogliono abbandonare la superficialità degli stereotipi per intraprendere un cammino critico e maturo, basato sulla realtà e sul ragionamento.
LUIGI E' INUTILE CHE TI AFFANNI A SCIVERE STRONZATE SULLA PEDOFILIA CHE TU NON CONOSCI E MAI CONOSCERAI. PENSA PIUTTOSTO A FIRMARTI COL TUO VERO NOME E COGNOME: IL FATTO CHE TU TI NASCONDI SOTTO PSEUDONIMI IDIOTI NON FA CHE RENDERE LE TUE ARGOMENTAZIONI INEFFICACI: CHI DENUNCIA O PROVOCA DEVE AVERE IL CORAGGIO DI METTERE IL SUO VERO NOME; CORAGGIO CHE IL SOTTOSCRITTO HA E TU NO: WILLIAM BATTE LUIGI 1 A 0
Pedofilia: falsi abusi e mostri in prima pagina. Innocenti
Mombercelli (Asti), gennaio 2007: due maestre della scuola materna comunale vengono assolte in primo grado dopo sei anni di inchiesta dall’accusa di violenza sessuale su nove bambini. “Il fatto non sussiste” recita la sentenza.
Bolzano, 2006: don Giorgio Carli è assolto in primo grado con formula piena. Era accusato di abusi su una parrocchiana minorenne.
Brescia, 2004: la Corte d’appello proscioglie perché il fatto non sussiste due suore di 65 e 79 anni condannate in primo grado per pedofilia dal Tribunale di Bergamo. Per l’accusa, avevano abusato di otto bambini di una scuola materna tra il ‘99 e il 2000.
Sono alcuni dei casi segnalati dal Centro di documentazione falsi abusi sui minori, che da cinque anni raccoglie documenti e testimonianze e da due li pubblica on line. Secondo le loro statistiche la metà delle denunce di violenza sui bambini si rivela infondata. Il sito è registrato nella lista dei siti cattolici italiani e riceve circa 300 contatti al giorno, un buon risultato per un sito così specializzato.
“Il nostro scopo” si legge nella presentazione “è di documentare in modo preciso tutti i casi di falsa accusa di abuso di cui abbiamo acquisito certezza”. Vengono riportati fatti di cronaca, casi giuridici con note di esperti di psicologia e diritto, perizie, sentenze e video.
“Tutto è cominciato nel 2001″ spiega Vittorio Apolloni, fondatore del Centro di documentazione, “quando mio figlio che allora era poco più che ventenne ed era presidente di una scuola materna, venne accusato di aver abusato di alcuni bambini (Valerio Apolloni è stato poi assolto in primo grado perché il fatto non sussiste nel 2004, ndr). Il fenomeno delle false accuse di pedofilia non è ancora ben conosciuto in Italia, è un tema nuovo, ho raccolto tutte le informazioni possibili”. Secondo il gruppo di studio che cura il sito (persone direttamente coinvolte, comitati e collaboratori vari), il problema sono spesso le perizie che l’accusa affida ai consulenti (medici, psicologi, assistenti sociali), cui spetta il compito di ascoltare le piccole vittime e di esprimersi sulla loro attendibilità. “È un terreno difficilissimo” ammette Apolloni “ma capita che molti di quelli che io chiamo ‘tecnici della psiche’ non si aggiornino sui continui progressi fatti dalla ricerca e dimostrino uno scarso rigore scientifico”.
Le false accuse, denunciano al Centro di documentazione, non solo sottopongono gli imputati a un calvario giudiziario e mediatico, ma spesso comportano per i minori che si vorrebbero tutelare una sorta di “abuso legalizzato”. Durante gli interrogatori e gli incidenti probatori infatti i bambini sarebbero costretti ad atti dimostrativi che rasentano la violenza. Infine, conclude Apolloni, “a causa di questi errori i veri pedofili, che noi per primi condanniamo con forza, rimangono impuniti. Occorre un protocollo procedurale condiviso che regoli l’ascolto del minore e l’operato degli inquirenti. Migliorerebbe le tecniche investigative in un campo così vasto e difficile e aiuterebbe a prevenire e a reprimere i veri casi di abuso”.
Intanto una sentenza della Cassazione dello scorso marzo, che tiene conto in parte delle linee guida per l’esame del minore in caso di abuso sessuale contenute nella “Carta di Noto”, richiama l’attenzione proprio su alcuni punti dibattuti sul sito del Centro di documentazione. La Suprema Corte ha annullato la condanna in appello di un uomo accusato di violenze su una bambina di 11 anni sulla base, tra l’altro, della “modalità di assunzione delle prime confidenze rese dalla minore, in seguito a domande inducenti, suggestive e chiuse” e del fatto che “i giudici hanno demandato all’esperto consulente il compito, che non è delegabile, di valutare l’attendibilità delle dichiarazioni della presunta vittima”.
Una sentenza che fa tornare indietro nel tempo anche Tiziana Siciliano, pm del Tribunale di Milano, al centro nel dicembre del 2000 di un caso che suscitò scalpore. Dopo essere subentrata al collega Pietro Forno nel processo contro un tassista accusato di abusi sulla figlia di tre anni, chiese e ottenne l’assoluzione dell’imputato. Nella sua requisitoria di allora si legge lo stupore di un magistrato davanti a un impianto accusatorio considerato privo di fondamenti oggettivi e a carte processuali definite “carta straccia”. Tiziana Siciliano attacca i consulenti del pm che l’ha preceduta. “Le perizie” disse in aula “sono state fatte da gente che dovrebbe cambiar mestiere, da persone che non hanno nessun motivo di godere della fiducia che fino a oggi l’Autorità giudiziaria ha loro conferito. E che auspico nella maniera più assoluta non vengano mai più investite di incarichi di tale delicatezza, perché non sono all’altezza di farlo”.
“La Cassazione” spiega oggi a Panorama.it Tiziana Siciliano “ridimensiona giustamente il ruolo del consulente, richiamando il magistrato alla sua responsabilità. Il perito dà una valutazione ‘tecnica’, ma il giudizio finale deve tenere conto anche di altri fattori. Non si può abdicare ai principi generali che guidano un’indagine, come la possibilità che l’imputato ha di difendersi e il principio di oggettività. Quello che dissi allora riguardo all’incompetenza dei consulenti non è certo generalizzabile, ma la testimonianza del minore va sempre contestualizzata. Un linguaggio scurrile o un gesto che richiami la sfera sessuale non sono necessariamente segnali di un abuso subito, specie in una società in cui anche i bambini sono bombardati da contenuti a sfondo erotico. E non bastano ad accusare qualcuno di pedofilia né a sottoporre il bambino alla macchina infernale del processo”.
Vedo che Luigi "il glande" ha aperto un forum per spiegare cosa significa la parola "pedofobia" e ha aperto altri forum contro il pedofilo Andraghetti dando l'ennesimo esempio (se ce ne fosse ancora bisogno) di mettere in luce la sua stupidità intellettuale e mettere in mostra la sua avversione sia alla pedofilia che all'omosessualità (fra un po' aprirà un forum per spiegare anche cosa sia l'omofobia..); che uomo colto, che illuminato..! Senza di lui che faremo? Purtroppo però le cose non stanno come lui cerca insistentemente (e disperatamente) di convincere gli altri del forum. Semmai credo che faccia sorgere sempre di più il sospetto (ma ormai ho la certezza) che lui sia un pedofilo (magari non praticante) ma inconsciamente sia attratto sessualmente dai bambini; questa considerazione è dovuta al fatto che, secondo una legge della psicanalisi, QUANDO SI E' FORTEMENTE CONTRARI A QUALCOSA SINGIFICA CHE SE NE E' INCONSCIAMENTE ATTRATTI. Un esempio? I nazi-fascisti che di notte vanno a menare i "froci" sono proprio quelli che hanno paura di avere tendenze omosessuali ed "esorcizzano" le loro paure (conscie o inconscie) andando a fare i "duri" contro i gay; così dimostrano, con queste azioni, che vogliono mascherare le loro paure di essere gay. Così il "glande" con tutti i suoi forum contro di me e contro la pedofilia dimostra -secondo me in modo inequivocabile- che lui si sente -ho ha paura di essere- un pedofilo-omosessuale-pederasta e questi forum gli servono solo per esorcizzare le sue paure (consce e/o inconsce).
CLT – Pedofilia, Casonato: Pericolosa anche la dilagante psicosi
Roma, 27 mag (Velino) – “Un tempo si diceva che l’Italia fosse un paese di santi, eroi e navigatori. Adesso sembra che tutti quanti abbiano lasciato il posto ai pedofili”.Così Marco Casonato, docente di Psicologia dinamica all’università di Milano-Bicocca, commenta con il VELINO il dato dal quale risulta che il 96 per cento circa dei casi registrati ogni anno in Italia, relativi a denunce di minori che sostengono di aver subito una violenza sessuale, è falso. Un dato che rafforza l’allarme lanciato da tempo da psicanalisti e psicologi: attorno al drammatico fenomeno della pedofilia si sta scatenando una vera e propria psicosi altrettanto pericolosa. Casonato, che è stato tra gli organizzatori del convegno “Abusi, falsi abusi e scienze forensi” tenutosi nell’ateneo milanese dal 20 al 22 maggio, dichiara: “Dai dati diffusi dalla magistratura all’inaugurazione dell’anno giudiziario, si scopre che solo una bassissima percentuale di persone processate per abusi su minori viene condannata. Questo non perché vengano fatti pochi sforzi, ma perché è molto facile essere accusati ingiustamente. Basti pensare che in diversi asili, piscine o teatri per bambini non è più possibile scattare una foto, pena l’essere guardati con sospetto. I genitori alle recite dei propri figli proibiscono ad altri genitori di riprendere lo spettacolo con le telecamere per paura che tra loro si nasconda un pedofilo che diffonderà le immagini. Nonni e zii girano fuori da scuola con fogli in tasca nei quali è attestato per iscritto che sono parenti del bambino. Si è scatenata una psicosi, insomma, che è grave quanto la pedofilia stessa e che causa danni non certo inferiori”.
Casonato individua il periodo in cui è esplosa questa psicosi collettiva . “Dal 1993-94 è stato un crescendo – dichiara lo psicologo -. In Italia si è ripetuto quanto era accaduto negli anni Ottanta in America. Vicende simili a quelle di Rignano Flaminio e Brescia sono già successe negli Usa. Si può dire che il fenomeno ha investito un po’ tutti i paesi occidentali, chi prima e chi dopo, ma è successo dappertutto. In Italia, forse, ci abbiamo poi messo del nostro”. E cita il famoso caso di Gino Girolimoni, il “mostro” di Roma degli anni Venti, accusato ingiustamente di stupri e omicidi di bambine e poi scagionato. “Il povero Girolimoni fu prosciolto completamente da un tribunale dopo nove mesi – sottolinea Casonato -. Oggi, in Italia se si è fortunati il proscioglimento arriva dopo dieci anni. Se qualcuno è colpevole mi sta anche bene la durata della pena. Ma se si è innocenti, dieci anni della vita vengono distrutti”. Qual è stata la causa scatenante del dilagare di questa paranoia? “Sarebbe bello se ci fosse un motivo ben individuabile –risponde Casonato -. È una sorta di ‘tempesta perfetta’ che ha bisogno di tanti elementi per erompere. Ne posso citare alcuni individuati da diversi studiosi internazionali. Ad esempio la fine della paura nei paesi occidentali del comunismo sovietico, del terrore della guerra atomica, delle spie e dei sabotaggi. Non è un caso che negli Stati Uniti è stato rilevato come la paura degli abusi sia parecchio diminuita dopo l’attentato dell’11 settembre, sostituita dall’angoscia per il terrorismo islamico. Del resto in ogni epoca storica le società hanno bisogno di un babau. Un tempo ci si scatenava contro le streghe e gli eretici”. Tra gli altri fattori, Casonato cita un certo tipo di cultura femminista. “Premetto che non ho niente contro il femminismo, del quale esistono diverse versioni – dichiaralo psicologo -. Un certo modello di cultura femminista, però, vede l’uomo come un essere intrinsecamente pericoloso per le donne e i bambini”. E ancora, ad alimentare la psicosi concorre anche lo sfascio della giustizia italiana. “Parlare della situazione della giustizia nel nostro Paese è come sparare sulla Croce Rossa – afferma Casonato -: ci sono pochi uomini, scarsi mezzi e tante cose non funzionano. Come dicevo prima, un iter processuale che dura dieci anni non fa che generare e alimentare il clima velenoso dei sospetti”. Non inferiore la responsabilità delle famiglie. “Preferiscono credere al babau piuttosto che stare dietro ai propri figli – rileva Casonato -. Adesso sul banco degli accusati finisce internet. Ma internet è come una bicicletta: ci devono essere un papà e una mamma che insegnino ai bambini come si usa. Chiaro che se il figlio viene lasciato solo davanti al computer, davanti la televisione o in mezzo alla strada le probabilità che gli succeda qualcosa sono più elevate”. E quali le responsabilità della stampa in questa crescente psicosi della pedofilia? “Se c’è un ‘mostro’ da sparare in prima pagina si usano i titoloni – risponde lo psicologo -. Poi quando il ‘mostro’ si scopre che non è più tale, perché magari c’è stato uno sbaglio o le cose sono state chiarite, non ne parla più nessuno. Fino a che non ne verrà fuori un altro a rimpiazzarlo – conclude Casonato -, quello della pedofilia continuerà a essere il babau dominante nella società italiana”.
[Fonte il velino - 27 mag 2009]
Omofobia in Italia
[TAZ]
Al Colosseo molti episodi intolleranza contro gli omosessuali
In Italia avvengono sempre piu’ spesso aggressioni contro gay e lesbiche. Una proposta di legge contro la discriminazione degli omosessuali dovrebbe mettervi un freno.
“L’omofobia ha i giorni contati.” Con questo motto Paola Concia, deputata di sinistra, ha lanciato lunedi’ a Roma la propria proposta di legge contro la discriminazione degli omosessuali. Un disegno di legge che sembra oggi più necessario che mai. Perche’ purtroppo i giorni della violenza contro gay e lesbiche in Italia sono tutt’altro che contati. L’iniziativa di Concia e’ una risposta ad una serie di attacchi brutali agli omosessuali a Roma, ma anche in varie altre citta’ d’Italia.
Particolare clamore ha destato un fatto accaduto il 18 agosto davanti al Gay Village a Roma. Durante il “Gay Village” gay, lesbiche ma anche eterosessuali festeggiano ogni estate per tre mesi con concerti, discoteteche all’aperto, spettacoli – uno spazio libero a disposizione degli omosessuali sono i benvenuti, dove possono essere veramente sicuri di non doversi nascondere. Ma due uomini che si stavano baciando sono stati aggrediti. Un estremista omofobo si e’ gettato sui due con un collo di bottiglia spezzata e ha ferito gravemente uno di loro. Sono seguite altre aggressioni. Il 25 agosto degli sconosciuti hanno appiccato un incendio all’ingresso della discoteca per omosessuali Qube, e il 1° Settembre due ragazzi descritti dai testimoni come skinheads hanno gettato un grosso petardo tra la folla nella zona pubblica dietro il Colosseo, conosciuta anche come “Gay Street”, dove si trovano numerosi locali gay e lesbo. E la scorsa settimana degli sconosciuti hanno appeso uno sctriscione nella centrale Via Cavour – un’altra zona preferita dagli omosessuali – “I have a dream – froci al Colosseo. Ma con i leoni!” Durante tutta l’estate gli omosessuali sono stati ripetutamente vittime di manifestazioni d’odio in luoghi pubblici. Ma ora la scena omosessuale sta reagendo. Il 4 Settembre, solo grazie a internet e passaparola, 3000 gay e lesbiche si sono trovati per una fiaccolata al Colosseo, e venerdi’ prossimo dovrebbe seguire un sit-in davanti al Parlamento. Infine il 24 Settembre e’ in programma una grossa manifestazione, a cui vuole partecipare il Sindaco di Roma Gianni Alemanno, di destra, cosi’ come il Presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo, di sinistra.
Quella che segue è la definizione di Pedofobia: Boicottiamo il maniaco William Andraghetti, che fra le altre cose, ci piglia anche per il culo... Oppure è un povero ignorante, da boicottare comunque, ovvio...
La Pedofobia, (da non confondere con la Pedofilia, ovvero l'interesse sessuale patologico verso bambini piccoli), è la paura degli adolescenti; in particolare il timore dei genitori, ma anche di altre figure adulte, nei confronti dei figli e/o dei giovani in generale a causa della loro aggressività, esuberanza, irrispettosità e prepotenza.
Le cause di tale atteggiamento possono essere ricercate e trovate nella sovversione, se non addirittura nello stravolgimento dei veri valori e ruoli sociali e familiari che caratterizza proprio questi ultimi anni.
Il genitore non fa più il genitore e a ciò si aggiunge il fatto che il figlio è spesso bombardato, condizionato ed influenzato dalla sempre maggiore violenza veicolata dalla società, dal gruppo, dai videogiochi, da Internet e dalla televisione.
A riprova di quanto detto oggi si assiste sempre più alla comparsa di episodi di bullismo da parte di minori su compagni, amici, altri ragazzi, ma anche di aggressività su persone adulte come maestri, professori, anziani, genitori suscitando in loro una vera e propria paura, appunto la Pedofobia.
In tal modo al giorno d'oggi si può aver paura anche dei giovani, i quali invece non dovrebbero certo incutere tale emozione che se protratta e cronica può diventare psicopatologica.
Mancano, in conclusione, figure di riferimento e di insegnamento, ed anche solidi valori sociali, morali e familiari da perseguire e rispettare, e, non ultimi, freni e filtri al dilagare di messaggi mediatici aggressivi, violenti ed autoritari.
Tho! Un regalo, per prenderlo per i fondelli.
Cara Dora, forse non tutti (anzi pochissimi) sanno che Charlie Chaplin era pedofilo: amava scopare con le bambine e ne preferiva una in particolare di 10 anni che la puoi (potete) vedere nel film "il monello" nella scena del sogno degli angeli. La mamma della bambina-attrice sapeva che Chaplin se la "faceva" ma non diceva nulla perchè voleva far fare carriera alla babi-attrice che era però antipatica a tutta la troupe di Chaplin: non sapeva recitare, non sapeva le battute, però evidentemente, era brava a letto con Chaplin. Oggi, ci si indigna per lo scandalo di Roman Polansky ma all'epoca di Chaplin non era raro avere nel letto ragazzine di 12-13 anni: vedetevi il film Pretty Baby di Luois Malle con Brroke Shilelds e capirete.
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e, in questa scena, la 12enne vergine viene messa all'asta al miglior offerente...
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Bene, dategli i vostri figli adesso da pervertire psicologicamente. Noi ce ne siamo tenuti ben distanti.