PONGO IL PROBLEMA DELLA MIA ESTROMISSIONE

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p.pietrosanti

PONGO IL PROBLEMA DELLA MIA ESTROMISSIONE

Pongo un problema che è politico, e che definisco come la mia estromissione dalle iniziative e attività radicali, verificatasi progressivamente in questi ultimissimi anni.
La definisco estromissione, perché di estromissione si tratta.
Parlo di fatti concreti, precisi, certamente solo di alcuni, e li pongo come problema politico, perché obiettivamente tali sono, ma soprattutto perché intendo conoscere le motivazioni di questi.
Intendo che i motivi di questa estromissione mi siano e siano resi noti.

Al recente Summit mondiale ONU sulla Società della Informazione, tanto era da alcuni apprezzata la proposta che sto avanzando da alcuni mesi, che trovai un finanziamento per partecipare al Summit stesso, e offrii questa possibilità al partito. Dissi, anzi scrissi a Pannella che offrivo questo, questa mia partecipazione ad un Forum delle Nazioni Unite, senza alcuna spesa per il partito, e con impostazioni politiche diffusamente apprezzate.
Chiedevo al partito, che è Organizzazione Non Governativa accreditata nelle sedi ONU, di essere nella sua delegazione, cioè che mi consentisse, da radicale, il mero diritto di tribuna. Per il resto, cioè ai soldi necessari, ci avrei pensato io.
Ritenevo che non ci fosse alcun problema, e anzi l’opposto. Personalmente ho, tra l’altro, nel corso degli anni, preso la parola a nome del Partito radicale in svariate sedi ONU (vedi www.pietrosanti.net), anche più importanti di quella del Summit svoltosi a novembre in Tunisia.
Invece il partito non mi ha accreditato a Tunisi, nonostante io avessi trovato i fondi per andarvi.
Pongo dunque questo problema, che è una domanda, politica: quali sono stati i motivi di quella scelta?

Per rimanere a tempi recenti, al congresso di Radicali Italiani di Riccione, all’inizio del novembre scorso, tra i 140 o 150 candidati nelle liste Turco e D’Elia per il Comitato nazionale io non c’ero.
Avranno pensato che – come feci con Mariano Giustino nel congresso 2004 – io stessi per presentare una lista ulteriore. Possibile, senonché durante quel congresso è accaduto che accortisi che Mariano e io non avremmo presentato lista alcuna, i presentatori hanno smantellato le liste iniziali e ne hanno costruito di nuove, sempre tenendomi fuori.

Un motivo ci deve essere, dirà qualcuno. No: il motivo o i motivi c’è o ci sono per forza; io chiedo solo che mi siano e siano resi noti.
Intendo sapere, e intendo si sappia, per quali ragioni si ritiene, da parte di chi lo ritiene, che io non serva o serva meno di molti o moltissimi altri in termini di apporto di riflessione e iniziativa.

Per conoscerle intendo porre in atto iniziative nonviolente, tra le migliaia di quelle possibili; dopotutto sono uno di quelli che, come è noto, ha inventato alcune delle forme nuove dell’azione diretta nonviolenta.
Perché, semplicemente, pongo questo punto, che è politico, sulla opportunità della mia esclusione – che si è compiuta.

Accade, questo e altro, perché sono portatore di posizioni opposte, non pannelliane, di opposizione, di fronda?
Evidentemente no. C’è la mia storia a dirlo (che in sintesi si trova su www.pietrosanti.net, ma pure su radicalparty.org).
Come d’altra parte gli stessi Marco e Emma per primi, non salto di gioia e entusiasmo quando li sento dire e con forza che “il nostro programma è Prodi”. Non salto di slancio entusiasta a sentire parlare di Giapponesi. Pure, non sono entusiasta – non dico che sono contro, ma che non sono entusiasta, dl fatto che il transpartito transnazionale abbia deciso di trasferire ad una formazione schierata un simbolo di cui è, o era, proprietario, e mi chiedo anche in quale sede il Pr lo abbia deciso.
Però con la testa, la storia, l’intelligenza, l’esperienza che ho, Marco lo capisco, e benissimo, e con Marco io sto, continuo a stare, e gli do fiducia, come da molto tempo.
Tengo a sapere queste cose Terché la storia radicale non solo mi interessa, ma mi appartiene. Stiamo mettendola tutta, proprio tutta in ballo, oggi, tutta sul tavolo, e almeno 20 dei 50 anni di questa storia mi appartengono.
Non ho detto che li ho fatti io, ho detto e ripeto che mi appartengono.

Io sono estromesso. E questo accade, pure, mentre non poche delle cose che dico e faccio, che ho detto e fatto in questi anni, sono per esempio nei punti di Fiuggi, fatti propri dal nuovo soggetto della Rosa nel Pugno.

Ma io da tempo non sono chiamato ad una sola riunione, nemmeno a quelle che affrontano questioni che magari sono state da me stesso apportate. Non a una sola sede di riflessione sembra che io possa recare alcuna utilità, da anni, nonostante io abbia cessato di rado, o mai, di apportare contributi utili, che trovo infatti ben e ampiamente utilizzati e ripresi.
Ho combinato qualcosa di grave? Possibile. Ma vorrei saperlo. E lotterò per saperlo, con la dolcezza della nonviolenza, ma lotterò.
Il nonviolento agisce proprio perché siano note le ragioni dell’altro, in primo luogo per conoscerle, onde potere magari correggere e mutare le proprie.
È importante, perché in ballo è anche una questione di lealtà tra persone, come è in ballo tra chi si stringe la mano, tra chi sottoscrive, iscrivendosi, lo statuto di un partito.
In nome di questa lealtà pongo la questione politica della mia estromissione.

Tengo a sottolineare che ho posto personalmente queste domande a Marco, a Emma, ad altri compagni, e da parecchio tempo, e assai più estesamente di come io faccia qui o altrove.
Non me ne esco affatto, insomma, come un fungo, o un dolore. Ho posto il problema, la faccenda, il fatto, i fatti già e da molto tempo, ma senza risposte.
Legittimo che non si intenda rispondere; tanto quanto è legittimo insistere, e insistere (la parola Satyagraha questo significa, dopotutto) da parte mia.

Ero stato, nel ’99, tra i capilista alle Europee. Anzi, i risultati del voto confermarono pedissequamente le posizioni in lista, e io risultai essere il subentrante di Emma, dal momento che Bordin, più votato di me, aveva escluso recisamente di volere essere tirato in ballo. E obiettivamente Emma era in quel tempo la deputata europea che, tra i sette di allora, di gran lunga era la più suscettibile di ottenere incarichi incompatibili con il Parlamento europeo.
Alle politiche del 2001 ero tra i capilista.
E dico questo solo per sottolineare che non ero proprio ai margini, o proprio da metter via.
Poi accade che inizia la mia estromissione.
Anche con la utilizzazione (tutt’altro che nobile, sul piano morale ed etico) della mia cecità.

Infatti, al congresso del Partito radicale, a Tirana, nel 2002, viene da me Marco Cappato e mi dice che era incaricato di preparare una lista per il Consiglio generale. Mi chiede se avessi dei desiderata sulla posizione in lista. Rispondo di no, come avrebbe fatto ogni militante radicale; per ovvie ragioni non potevo guardarla, la lista.
Mi ritrovo invece semplicemente fuori dalla lista, cioè ad essere candidato in posizione tale da rendere impossibile la mia elezione, stante il sistema elettorale nostro.
Avessi potuto vedere o avessi incontrato comportamenti che non si fossero approfittati della qualità della mia vista, è ovvio che avrei preferito non essere candidato all’essere messo in lista in posizione di matematica esclusione.
Ma non ci vedevo, come non ci vedo da 12 anni.
E poi, nel novembre 2003, al congresso di Radicali Italiani… un’altra brutta storia.
Io ero proprio in quei giorni, tra l’altro, sulle prime pagine dei giornali, letteralmente, e altrettanto letteralmente non sapevo a chi dare i resti tra giornalisti e telecamere che mi cercavano per il “caso Harry Potter”.
Durante il congresso, Antonio Cerrone, che stava raccogliendo candidature e sottoscrizioni, mi chiede di candidarmi, e a mia volta gli chiedo dove starei piazzato.
La replica di Cerrone è: “Tutto a posto, stai ‘n mano all’arte; firma qua, tutto a posto!”.
Io mi fido, ovviamente, almeno quanto Cerrone confida nella mia cecità.
Mi sono ritrovato quindi in una posizione in lista tale da rendere matematicamente impossibile la mia elezione.
Chi ha deciso questo, non so. Non so se Cappato e Cerrone o anche altri compagni, hanno ritenuto, legittimamente, che il Consiglio generale del partito fosse più efficiente e utile senza di me, che con me. Lo stesso per il Comitato nazionale di Radicali Italiani.
Infatti, a riprova dell’essere la mia estromissione conseguenza di una scelta, e di consenso da parte di vari compagni, per tutto l’arco di un anno io nemmeno vengo invitato una volta ai lavori del Comitato: è meglio senza di me che con me, legittimamente si ritiene.
E mica discuto questo. Intendo soltanto conoscerne i motivi.

Certo, lo sfruttamento della mia cecità, cioè di una condizione di disabilità gravissima, è insopportabile. Ma sembra che tra noi non lo sia in assoluto, visto che i numerosi compagni che di questo sanno da sempre non hanno mai detto in proposito né “A” né “BA”.

Io devo dire in coscienza che mai, mai nessun negoziante con cui in questi anni di cecità, negli svariati paesi in cui vi ho avuto a che fare, mai nessun negoziante haapprofittato dei miei occhi per fregarmi, per esempio, sul resto.
Invece, tra noi, tra noi compagni, è accaduto quel che racconto oggi.

Ma vorrei sia chiarissimo che il punto vero è il mio voler conoscere i motivi di questa estromissione.
Non è una questione di posto al Comitato nazionale di Radicali Italiani; credo che chi conosce, anche soltanto per sentito dire, un pezzetto della mia storia, lo capisce facilmente.

Chiedo ai miei compagni di dirmi con lealtà perché sono fuori da tutto.
E tanto più lo chiedo, nel momento in cui la politica radicale e della Rosa nel Pugno fa dei miei contributi così tesoro.

Non è evidentemente, dicevo, questione di posto nel Comitato nazionale di Radicali Italiani.
In Congresso quattro voti circa bastano per esser eletti al Comitato, cioè tre più il proprio, e quindi non è difficile.
Alla fine del 2004, al congresso di Radicali Italiani successivo a quello del trucco che approfittava della mia cecità, Con Mariano Giustino abbiamo presentato una lista, e ovviamente con 24 voti si è stati eletti in 6.
Avrei potuto fare lo stesso a Riccione? Certo.
Ma volutamente non l’ho fatto per capire se fossi io a immaginarmi una volontà di esclusione; o se vi fosse davvero.
Oggi, quindi, continuo a porre questa domanda, a porre il problema della mia estromissione.
Cioè il punto della mia utilità o meno; il punto della mia storia e delle mie capacità, ma non so proprio se questo sia il motivo della mia estromissione. Non lo so; per questo chiedo, pongo il problema.

Questo partito ha 50 anni di storia, 50 li ha compiuti e va verso i 51; e a me appartengono di certo almeno due decenni di questa storia.

Io ho la mia storia. È nota, è in generale apprezzata, talvolta ammirata. E non perché sono cieco, non perché sono un disabile grave.
La mia prima tessera radicale è del ’76, la mia cecità risale al ’93.
Prima del ’93 ho fatto un mucchio di cose, da radicale, e basta guardare www.pietrosanti.net o www.pietrosanti.org, o i siti radicali.
Dopo il ’93 pure, ho fatto un mucchio di cose, forse le più importanti; rimando alle stesse fonti.

Magari sarebbe interessante fare girare con Google il mio nome e quello di tutti, tutti i 150 che sembrano essere più utili di me, e trarre una valutazione dal confronto sinottico, certo meramente indicativo, e contare le posizioni.
Potrebbe farsi anche una ricerca più ristretta, sempre più ristretta, magari fino a farla su 10, e poi 5 compagni.
Giusto per farsi meno che un’idea.

Sollevo, qui, soltanto la questione della esclusione che mi colpisce oggi, e non mi metto a ripercorrere alcune vicende passate, al tempo di Emma segretaria, o che riguardano Marco, e questioni che mi hanno costretto – lo so che è difficile crederci… – a condurre uno sciopero della fame solo per cessare di essere, dopo anni, l’unico impegnato al Partito che fosse privato di un computer. L’unico ero io, nonostante un PC per un cieco sia molto più risolutivo che una sedia a rotelle per un para o tetraplegico. E si badi che non parlo affatto di quel che permette ad un cieco di usare un computer, perché ce l’ho sempre, o quasi, messo io, ma parlo proprio del PC, del computer, di cui io, unico, venivo privato.
Fino a quando condussi uno sciopero della fame. Marco e Emma conoscono fin troppo bene queste vicende.
Sono storie dolorose, per me, e ve ne sono, purtroppo, anche di più dolorose.
Sono storie recenti, e recentissime.
Si possono smentire, oppure motivare.
Riguardano, tutte, in primo luogo la lealtà tra le persone, la lealtà di Marco, di Emma, degli altri compagni, su fatti e in occasioni specifici, alcuni dei quali soltanto ora evoco qui.
Ed è delle scelte concrete che ho ricordato che intendo sapere i motivi. Semplicemente, in concreto, apertamente. Con e per lealtà.

Questa storia mi appartiene, alcune delle fasi più esaltanti della vicenda radicale mi hanno visto tra i protagonisti. Sono tra quei radicali, credo non molti più di 150, che hanno contribuito a modificare in concreto le vicende di interi paesi.
Per fare questo ho dedicato con costanza ogni mia energia, tutto il mio tempo da due decenni, o un quarto di secolo. Ogni giorno, assicurando con continuità quotidiana, pubblica, opera e impegno, risorse, con tanta determinazione che nemmeno mi accorsi di quel che stava accadendo nella mia scatola cranica. Senza deflettere un giorno, come ho continuato a fare, anzi di più, dopo avere perso la vista. Un quarto di secolo.

Ora sono anche, letteralmente, messo in mezzo a una strada. Non mi vergogno affatto di dire che il mio avere dedicato dalla adolescenza la mia vita alle nostre idee, alle nostre lotte mi trova oggi a 45 anni, totalmente privo di risparmi (anche a causa di decisioni tanto irresponsabili quanto niente affatto segrete di segretari e tesorieri radicali), disabile gravissimo, malato di ciò che ha provocato la cecità, male sul quale fino ad ora sono prevalso, e sul quale conto di continuare a prevalere, ma che non è roba da dilettanti.
Esiste quindi per me un letterale problema di sopravvivenza.
Sono tra coloro che ha vissuto degli introiti del partito, e ora sono in mezzo a una strada, ad una età e in condizioni sensoriali-sanitarie che non mi rendono appetibilissimo.
Il Partito ha problemi finanziari, e quindi così è.
Io sono uno che questo partito lo ha fatto vivere, ne ha fondato tra l’altro la vicenda transnazionale, in anni recenti o meno in cui riuscivamo, da radicali, a determinare in concreto il corso della storia in alcune aree del pianeta.
È’ per questo che non pongo affatto il punto della mia sopravvivenza, che è faccenda che riguarda ovviamente e giocoforza me, e che affronterò; potrei semmai porre il punto del modo (nemmeno un saluto…), che è tutto e pienamente politico.
Pongo invece una domanda semplice: per quale motivo per la prima volta da due decenni i problemi gravi finanziari, politici di noi radicali non mi hanno visto coinvolto nell’operare?

Deve esservi un motivo: uno può pensare.
No. Il motivo c’è per forza, e ci mancherebbe. Io intendo soltanto, e chiedo, di conoscerlo.
Attendo dai miei compagni la lealtà di dirmi i motivi di queste scelte.
La attendo, l’ho chiesta, continuo a chiederla e continuerò a chiederla con forza, con la forza, anche, che deriva dalla mia esperienza di nonviolento, e di – credo – innovatore anche tecnico della nonviolenza politica.

Capisco che ad un certo punto si ritenga che, per esempio, una persona non sia più capace di fare delle cose; che magari non si abbia il cuore di dirglielo, perché si tratta, per giunta, di un disabile grave.
Possibile.
Solo che certi conti non tornano.
Nel senso che, fosse pure dopo aver perso la vista, ho raccolto con Mariano molte più firme di quante non se ne siano raccolte sui referendum due anni fa, più di quel milione di firme a 400 lire – quattrocento lire di spese – l’una; che pure rimane una impresa politico-organizzativa senza alcun precedente nel mondo occidentale – e probabilmente nell’intero globo terracqueo.
Oppure, nonostante la vista, ho incontrato capi di Stato, capi di Governo, ho inventato una cosa per cui Emma addirittura mi disse di stravedere, e poi ho firmato articoli di opinione su testate su cui il 2999 per 3000 (altro che il 99 per cento) degli iscritti al partito Radicale, di qualsiasi rango o titolo, si sognerebbero – si sognerebbero – di firmare alcunché.
Ho dato interviste a … ma poi si sa, e basta lo stringato www.pietrosanti.net oppure .org.

È una faccenda di lealtà, quindi di strette di mano, cioè di modo di essere e stare insieme.

Credo che una stretta di mano sia sacra, altro che crisi del sacro religioso... la crisi del sacro è tutta, ma tutta, crisi della sacralità del modo di stare insieme, questa è la crisi vera. Il sacro che è una stretta di mano, il sacro che è la giurisdizione come atto del dire giustizia (e i giudici inglesi lo fanno con la parrucca, stupendamente), il sacro che è il legiferare, il sacro che è nelle norme che sorgono dal libero accordo tra persone, cioè contratti, strette di mano, leggi, statuti di organizzazioni private, libere, e mozioni. Sacri, come una stretta di mano, un contratto; mica per niente, ma semplicemente perché è solo ed esclusivamente se una società o un consesso segue questo che è ragionevolmente prevedibile che, uscendo di casa la mattina, non ci sia uno che, per puro divertimento o per curiosità, o peggio senza alcun motivo, non ti spari in faccia o ti sbatta fuori.
Noi figli del Mediterraneo siamo massacrati dal non conoscere le nostre culture che religioni rivelate, verità da attendere, donate da sopra.
E la lealtà che conta, nei nostri riflessi, e non solo in quelli, è la lealtà al trascendente o alle sue testimonianze organizzate e impersonali, come alle chiese senza Dio.
Io chiedo invece di conoscere umilissime verità, i motivi che hanno recato ai fatti che racconto, e che peraltro sono noti o evidenti; quale semplice questione di lealtà tra persone.
Io intendo sapere perché questa lealtà non mi giunge, mi è negata. La lealtà che consisterebbe nel dirmi che quel che dico è menzogna, o nel rispondere alle mie domande. La aspetto da molto tempo.
Credo proprio – e figurarsi se uno con la storia anche recentissima mia non sia di questo davvero convinto – che anche i problemi gravissimi del Partito transnazionale (che ormai due mesi fa doveva vedere sciolte alcune riserve e alcune scelte assunte), che si dibatte tra problemi che sono rappresentati – anche rappresentati, dico – dal fatto che nemmeno le norme che hanno visto i radicali riuniti a congresso istituire il Senato sono rispettate, nemmeno quelle, e con conseguenze di estrema gravità e pericolo, siano faccenda di strette di mano che si rispettano o meno, di versamenti e soldi che si rispettano o meno, di iscrizioni che si rispettano o meno, di lealtà che c’è o meno. Non tra individui ed entità sovraordinate, ma tra individui e individui, compagni e compagni, che si tassano, versano, operano, scegliendo di fare insieme delle cose alcuni, altre gli altri.
Pongo domande chiare, racconto fatti, che o si smentiscono (ma mai sono stati smentiti, e come potrebbero, se su questo ci siamo parlati e scritti?), oppure hanno dei motivi, delle ragioni.
Intendo lottare a che siano resi e siano noti.
Tengo infatti a che sia chiaro che non intendo aprire un dibattito. Io sto riferendo fatti, e domande. Domande già poste e che attendono risposte.
Non è un dibattito ma una iniziativa politica, e certo anche un dibattito può essere una iniziativa politica.
Ma ci capiamo.
È evidente che attraverso il problema che pongo passa anche una parte della qualità politica di quel che siamo.
Mutuo questo da una necessaria consapevolezza di persona disabile e malata, e questo mi ha aiutato a comprendere che in una società in cui la sanità non funziona a patire non sono solo i malati o i potenziali malati; che in una società in cui i Negri sono discriminati a patire non sono i soli Negri. E non è questione di idealità o astratte moralità, ma di semplice efficienza del sistema.
Da radicale cieco so bene una cosa: un disabile la prima cosa che ha da fare è occuparsi per esempio di accessibilità della rete per i non disabili, per i Cinesi, per il semplicissimo, semplicissimo e serio, fondato, ragionevole motivo per cui di divorzio si occupò chi non si sarebbe mai sposato e magari stava in quel momento rischiando la galera per obiezione di coscienza.
E allo stesso modo, da radicale pieno di amore antico per questa storia che è così tanto la mia storia, da cosa giudico la qualità del mio partito, la qualità dei miei compagni, se non proprio, sì proprio dall’esserci o meno queste lealtà, lealtà tra persone, tra chi chiede soldi e chi ne dona, tra chi chiede energie e tempo, e chi ne dona?

Paolo Pietrosanti

www.pietrosanti.net oppure www.pietrosanti.org

Roma, 16 febbraio

d.poli (non verificato)

Polpa

Iscritto dal: 12/10/2000
User offline. Last seen 5 anni 25 settimane ago.

perche' no? bisogna vedere se se la sente...

Iscritto dal: 22/08/2000
User offline. Last seen 7 anni 33 settimane ago.

Concordo: Paolo Pietrosanti segretario del Partito Radicale.

e metto il mio puntino:
.

****************************************************
****************************************************
8) cimanera 8)
SIAMONOIZAPATERO!
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****************************************************

d.poli (non verificato)

Paolo Pietrosanti segretario del Partito Radicale.

d.poli (non verificato)

in "esclusiva" l'intervento di Paolo Pietrosanti a Riccione:
http://audio-5.radioradicale.it/ramgen/s1.9.11/uni_punzi_0_20051104154335.rm?start=06:27:14&end=06:44:42

Nella pagina dei lavori del IV° Congresso di R.I. (http://www.radicali.it/view.php?id=44643)
UN SOLO link non funziona: la pagina della terza giornata, pomeriggio e sera.
Cioè quella contenente l'intervento di Paolo.

(e del Viale "anti-Capezzone", con inquadrature imbarazzanti di Daniele: http://audio-5.radioradicale.it/ramgen/s1.9.11/uni_punzi_0_20051104154335.rm?start=07:29:12&end=07:47:41)

il link non corretto é:

http://%20www-5.radioradicale.it/servlet/VideoPublisher?cmd=segnalaGoNew&livello=s1.9.11&file=uni_punzi_0_20051104154335.txt
quindi é fallato, non ti collega a niente.
L'indirizzo corretto lo si ottiene togliendo "%20" :

http://www-5.radioradicale.it/servlet/VideoPublisher?cmd=segnalaGoNew&livello=s1.9.11&file=uni_punzi_0_20051104154335.txt .
Questo é l'indirizzo della pagina mancante.

mah.. una coincidenza.

Iscritto dal: 22/08/2000
User offline. Last seen 7 anni 33 settimane ago.

PAOLO (o Francesco ?) PIETROSANTI FOR PRESIDENT !

8) cimanera 8)
ABBATTIAMO IL CLERO MATRIOSKALE ROMANO !
EVVIVA IL PARTITO RADICALE !

m.mascioletti (non verificato)

:shock: :shock:

d.poli (non verificato)

...e adesso che chiediamo il ministero della difesa per Emma:
per fare cosa?

Iscritto dal: 12/10/2000
User offline. Last seen 5 anni 25 settimane ago.

Ancora con sta' storia? E' partitocrazia o fatti personali, chiedilo A chi di dovere.

d.poli (non verificato)

Ma perché?

d.poli (non verificato)

Guarda che poi o poi dovrai pur rispondere..
o aspetti che crepi Pietrosanti?

Iscritto dal: 06/04/2006
User offline. Last seen 1 anno 26 settimane ago.

si in strada....

poi pero' ti accorgi che insieme a te marciano oggi i
no-global
i bertinottiani moderati
i clericomastelliani
i dipietro-boiacci

come ieri marciavano

nazistelli montanari
clericoruiniani
mafioforzisti

ma quando i radicali potranno marciare da soli contro le varie componenti dell'eterogeneo e complesso mosaico dell'icona partitocratica italiana , assassina di legalita' , autoreferenziale,lottizzatoria e inciucista ?????

perdio
g.c

m.mascioletti (non verificato)

:shock:

d.poli (non verificato)

le apparenze, anche secolari, ingannano.

d.poli (non verificato)

dicci chi sei

d.poli (non verificato)

avanti Panella

d.poli (non verificato)

i bluff hanno una durata, non possono essere permanenti.

d.poli (non verificato)

Lun 20 Mar 2006 20:38 scrissi:
Suggerisco di ascoltare i lavori (audiovideo) dell'Ultimo congresso di Radicali Italiani, a Riccione : http://www.radicali.it/view.php?id=44643
In particolare, i lavori della commissione:
"Cinquantenario del Partito Radicale, o lo scegli o lo sciogli".

(Marco Pannella, se lo lasci lì fino a luglio, si scioglie da solo. Dopo cosa scegli?)

Un particolare:
durante il suo breve intervento, Igor Boni, attorno all'ottavo minuto, dice
testualmente:
"(...)... e se il Parttito Radicale Transnazionale dovesse, per le capacità di Marco, se riusciremo ad aiutarlo, riprendere il cammino, per vivere e non sopravvivere, come ha detto Perduca,
vedo anche la necessità assoluta di rilanciare, una iniziativa, dico qualsiasi sia, che abbia la capacità di coinvolgere i militanti, i pochi militanti rimasti del PRT perché, l'ho già scritto e l'ho già detto:
il lavoro che Perduca e Mecacci fanno é un lavoro eccellente, però e necessario che i tanti di noi che si iscrivono, che hanno fatto tavoli, hanno fatto tante iniziative, tornino per strada tornino ad essere parte attiva di questo partito per sentirlo come proprio, e come di nuovo in movimento, in vita.
(...)

a questo punto LA REGIA INQUADRA PAOLO PIETROSANTI che sta conversando con una persona, seduto in platea...

Iscritto dal: 21/06/2001
User offline. Last seen 6 anni 44 settimane ago.

Non pretendiamo una risposta. Almeno una mezza!

d.poli (non verificato)

viva la verità, cari miei.

r.baietti (non verificato)

:roll:

d.poli (non verificato)
Iscritto dal: 22/08/2000
User offline. Last seen 7 anni 33 settimane ago.

Quote:
la direzione della RNP tutt'ora in corso sembra un funerale...

caro Gianni...
è giusto che sia così: il cadavere c'è !

Si chiama ROSA nel PUGNO.

Soundtrack (scontatissima) :
REQUIEM
Mozart

8) cimanera 8)
ABBATTIAMO IL CLERO MATRIOSKALE ROMANO !
EVVIVA IL PARTITO RADICALE !

Iscritto dal: 06/04/2006
User offline. Last seen 1 anno 26 settimane ago.

la direzione della RNP tutt'ora in corso sembra un funerale...

perdio
g.c.

d.poli (non verificato)

e quindi?

Iscritto dal: 22/08/2000
User offline. Last seen 7 anni 33 settimane ago.

^

PAOLO PIETROSANTI
FOR PRESIDENT!

8) cimanera 8)
ABBATTIAMO IL CLERO MATRIOSKALE ROMANO !
EVVIVA IL PARTITO RADICALE !

d.poli (non verificato)

Mer 5 Apr 2006 19:51

p.pietrosanti wrote:
DOMATTINA SARO’ SOTTO CASA DI MARCO PANNELLA, TRA LE 8,30 E LE 10,00. LETTERA APERTA A PANNELLA DI PAOLO PIETROSANTI.

Roma, mercoledì 5 aprile 2006

Paolo Pietrosanti (www.pietrosanti.net) ha oggi rivolto a Marco Pannella la seguente lettera aperta.

Caro Marco, sono mesi che ti chiedo, chiedo soprattutto a te, oltre che a Emma, le ragioni di una estromissione di cui sono stato oggetto.
Una estromissione che è proceduta parallela a fatti apparentemente incongruenti, come l’essere i punti programmatici del nuovo soggetto della Rosa nel Pugno a vario titolo e non di rado collegabili a cose che soprattutto io ho fatto e pensato in questi anni.
Mi sono limitato e continuo a limitarmi a fatti concreti, specifici. Alcuni davvero terribili, letteralmente.
Lasciando da parte questi, ti ho chiesto tra l’altro perché soprattutto tu abbia negato a me il mero diritto di tribuna al Sumit ONU di Tunisi, mentre siamo stati sempre così orgogliosi del nostro dare parola a tanti, nell’ONU.
E mica ho contestato quella decisione tua: te ne ho solo chiesto e te ne chiedo i motivi, che ovviamente ci sono, e sono certo o almeno spero non siano inconfessabili. Ma tu li taci.
Novembre scorso, da novembre scorso ti chiedo un perché, e non ne ottengo.
Ancora, sono stato escluso dalle liste dei “Pannelliani” al recente Congresso di Radicali Italiani a Riccione, che contavano 140 o 150 candidati.
Nessuna obiezione, ma soltanto la richiesta di un motivo.
Un motivo c’è di sicuro. Però, te lo chiedo da novembre, invano.
E queste liste per le politiche di domenica, in cui non sono, e ovviamente, visti gli antefatti, ma in cui pure la mia assenza balza agli occhi, anche a quelli di un cieco come me.
A te non serve fare per esempio il gioco di Google, e passare al motore di ricerca il nome mio, quello dei candidati tutti nelle liste della Rosa nel pugno, e vedere che esce fuori.
A te non serve, lo sai che la mia assenza pone necessariamente l’interrogativo del perché.
Io sottolineo e grido che a me va benissimo, sono di certo d’accordo. Non obietto nulla di nulla.
Chiedo solo i motivi, magari per essere d’accordo con ancor più profonda convinzione.
Tu non rispondi, non mi dici nulla, lo stesso fanno, anzi non fanno altri compagni.
E questo con un pregresso di atti brutti, gravi, anzi talvolta proprio terribili.
Ti chiedo, con costanza, i motivi, e niente altro.
Tu rispondi con un silenzio che è in fondo, e manco troppo in fondo, violento.
Cioè privo, e lo sai, della forza nonviolenta che è nelle parole
Parole anche dure, un vaffanculo, una smentita.
Ma mai che qualcuno abbia smentito una sola delle affermazioni mie di questi giorni. Mai che in questi ultimi anni qualcuno che abbia smentito il mio raccontare atti violenti e fraudolenti.
Ovvio, certo, stante che non ho detto che cose documentate.
Però, Marco, la storia radicale è tanto tua quanto mia, la amo, mi appartiene.
Poi uno se la piglia, ci fa quel che gli pare, usa violenza. Muta in questo modo le cose.
Ma la storia delle persone e dell’amore non si cambia così facilmente.
Questa mattina sono stato sotto casa di Emma.
Domani verrò sotto casa tua. Ma non voglio aspettarti.
Ti dico a che ora ci sarò.
Sarò sotto casa tua dalle 8,30 alle 10,00.
Non ti forzo a far nulla. Il nonviolento domanda, chiede. Ed è un quaerere, mai un petere.
Ti chiedo soltanto una risposta alle domande che sai.
Se vuoi, sarò lì.
Non c’è nessun motivo, obiettivamente, perché tu muti una condotta che hai consolidato. Ma la forza mia è anche, o proprio, nell’esser capace nonostante tutto di fare fiducia a te, oggi; domani mattina.

Ciao

Paolo

d.poli (non verificato)

†††

d.poli (non verificato)

Leggi gli interventi di p.pietrosanti, ascolta la voce (dal buio ai lumi): http://www.pietrosanti.net/podcasting/index.html

d.poli (non verificato)

A Pasqua non ammazzate l'agnello