eutanasia

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p.welby

tutto fermo? altro che deserto dei Tartari...mentre si scruta l'orizzonte...i terminali come me...invidiano gli Olandesi...SVEGLIAAAAA

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http://notizie.radicali.it/articolo/2011-03-25/editoriale/quegli-occhi-che-urlavano-giovanni-nuvoli-la-malattia-la-scelta
 
Mina Welby

Quegli occhi che urlavano. Giovanni Nuvoli: la malattia, la scelta

 
 
25-03-2011

“Quegli occhi che urlavano. Giovanni Nuvoli: la malattia, la scelta”, è il titolo del libro che Maddalena Soro, moglie di Giovanni Nuvoli ha scritto sul calvario patito dal marito. Una vicenda che i lettori assidui di “Notizie Radicali” e di “Agenda Coscioni” ben conoscono, e che ora viene narrata in modo organico nel libro recentemente pubblicato dall’editore Carlo Delfino (pagg.231, euro 18). Scrive tra l’altro, nei suoi appunti, il dottor Tommaso Ciacca: “…In quel giorno di febbraio a Sassari avevo bisogno di capire, di comprendere direttamente, incontrando Giovanni Nuvoli come medico, tutto ciò che potevo sul suo stato generale e sulle sue condizioni psichiche, sulle modalità di comunicazione e sulle capacità di espressione di volontà. La sensazione che mi trasferì Giovanni, durante l’incontro in Rianimazione, fu di estrema naturalità. C’era un uomo in una delle situazioni peggiori che possano capitale, che in modo semplice, ma determinato, chiedeva di essere aiutato. Non era animato da risentimento, né rabbia o tristezza. Con dignità ed una infinita capacità di sopportazione, Giovanni aveva già il volto di quella nonviolenza alla quale si abbandonò in toto nel luglio successivo…”. Il libro è impreziosito da un testo introduttivo di Mina Welby, eccolo.

 

Chi leggerà questo libro avrà bisogno di fare spesso delle lunghe pause. Maddalena non ha potuto fare mai una pausa, tantomeno Giovanni. Chi è incalzato dalla malattia, la sclerosi laterale amiotrofica, ha davanti a sé solo un abisso. Tutti noi abbiamo lo stesso destino e lo sappiamo, ma è diverso trascinare per anni con sé il proprio boia. Consapevole di questo, Giovanni sceglie di terminare la sua vita come natura vuole. Ci sono gli uomini, non solidali, che decidono in modo paternalistico di fargli continuare una vita, supportata da macchinari, non voluta. Spera che Welby, con la sua scelta e la sua morte, gli abbia spianato la strada alla liberazione dalle catene tecnologiche.

Quando una preda s’imbriglia in una rete, più si dimena e più s’impiglia nelle maglie. Le armi di Giovanni, il sintetizzatore vocale e la sua compagna sono povere, gli avversari hanno un’arma più potente: la sacralità della vita. Giovanni sfodera la Costituzione, la dignità della persona. Queste armi brandite da Giovanni appaiono a tutt’oggi spuntate.

La sua ultima volontà di non voler nutrirsi più gli viene accordata. Perché la nutrizione sì e la ventilazione no? Non sarebbe stata una morte più pietosa sotto sedazione in pochi minuti anziché una lenta, dopo giorni di sofferenze inaudite non solo fisiche ma dell’anima per essersi sentito abbandonato dalle istituzioni e sapendo soffrire la sua fedele compagna? Una morte sotto il segno di una grave ambiguità da parte di tutte le forze coinvolte: mediche, giuridiche, politiche e, non ultime, ecclesiastiche. Mai nessuno ha sentito pesante la propria coscienza?

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"La Repubblica", GIOVEDÌ, 24 MARZO 2011

Pagina 59 - Spettacoli
 
AL PACINO, UN DOTTOR MORTE DA BRIVIDO
 
L´allestimento, per un tv-movie, è di altissimo profilo. La produzione è del canale Hbo, la regia è di Barry Levinson, ci sono Susan Sarandon, Brenda Vaccaro e John Goodman. Poi ci sarebbe il protagonista, ovvero un Al Pacino sul quale è facile sganciare aggettivi forti (e per l´occasione ha raccolto premi su premi). Vengono i brividi a immaginare un attore-medio per un personaggio della complessità di Jack Kevorkian, ovvero il celebre Dottor Morte, paladino ed esecutore dell´eutanasia negli anni 90 in terra d´America. You don´t know Jack (passato su Sky Cinema 1, replica oggi alle 13) è un bio-pic dalla parte del personaggio, gli giocano contro solo avvocati furbetti e fanatici che manifestano. L´intensità del tema, lo spessore quasi intollerabile della narrazione, sono la cifra dell´intero lavoro. Astenersi spiriti deboli, la storia si nutre del disincanto sereno quanto feroce coltivato da Pacino nella raffigurazione di un uomo ai confini estremi della vicenda umana.
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I radicali insistono con lo spot

 

Continua la martellante azione pro-eutanasia dell'associazione radicale Luca Coscioni. Durante questa settimana alcune emittenti campane, all'interno dei rispettivi telegiornali, stanno trasmettendo lo spot per la promozione dell'eutanasia realizzato da Exit International e arrivato in Italia proprio grazie all'attivismo del mondo radicale. Il breve filmato meno di un minuto il tempo che il protagonista impiega per affermare il suo diritto a scegliere come morire - è finito al centro delle cronache nostrane nel novembre scorso, quando TeleLombardia si disse disponibile a trasmetterlo. Da allora si sono succedute polemiche circa l'opportunità di mandare in onda lo spot: non va dimenticato, infatti, che in Australia e in Canada le autorità competenti in materia non hanno dato il via libera per la trasmissione del video. Ora il vice-segretario della Coscioni, Filomena Gallo, annuncia che in Campania i telespettatori potranno vedere lo spot proprio adesso che è in discussione la legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento. Una legge «ipocrita e anticostituzionale» che, sempre secondo Gallo, non rispetterebbe il pensiero di quel «75% degli italiani favorevoli all'eutanasia». Una maggioranza che sembrerebbe in continua ascesa, se si considera che proprio lo spot parla di un 67%. Potere della pubblicità... In Italia non c'è stato ancora un pronunciamento ufficiale da parte delle autorità istituzionali che dovrebbero esprimersi sull'opportunità di trasmettere lo spot. La messa in onda in Campania è solo l'ultimo atto della vicenda che vede i radicali sfruttare questo vuoto. A dicembre il video ha addirittura fatto breccia nel servizio pubblico: prima Raitre (due volte) e poi Radiouno hanno concesso la ribalta alla pubblicità ideata da Exit, con stratagemmi vari. Nei mesi scorsi era stato poi il turno di altre emittenti locali, come Tv Oggi Salerno e Rtv 38. Lo spot è ovviamente visibile sul sito della Coscioni, dove continua la campagna per finanziare la messa in onda dello spot. Che tra un detersivo e uno yogurt pubblicizza un reato.
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Il comandamento? Abroghiamolo!

 

«Il codice Rocco è stato varato nel 1930, in pieno regime fascista. Non a caso, con il mutare del comune sentire, numerosissimi articoli sono stati aboliti».
Carlo Troilo, «L'Unità», 21 marzo.
Troilo è membro dell'associazione Luca Coscioni ed esordisce senza maschera: «Da anni combatto una battaglia per la legalizzazione dell'eutanasia». Finalmente qualcuno che gioca a carte scoperte. Il Codice penale, scrive, «non prevede un reato di eutanasia ma un reato di suicidio assistito, per il quale l'articolo 579 commina pene fino a 12 anni». Ma si tratta di un articolo «fascista». E «il mutare del comune sentire» fa decadere certi articoli. Troilo ne cita tre: il reato di «concubinato» (n. 560, abolito nel 1969), il «delitto d'onore» (n. 587, abolito nel 1981) e il «matrimonio riparatore» (544, abolito nel 1981). E li equipara al suicidio assistito. Per lui, una legge vecchia va di per sé cambiata, specialmente se «fascista». Questa è del 1930, fascistissima e vecchissima. E il comandamento «Non uccidere» di quand'è? Stravecchissimo, remoto, obsoleto: cambiare. E poiché l'eutanasia è omicidio...
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"La Repubblica", MARTEDÌ, 22 MARZO 2011

Pagina 51 - Commenti
 
FINE VITA, UNA LEGGE CHE SA DI MUFFA
 
ALDO SCHIAVONE
Non c´è, per gli umani, esperienza più soggettiva e incomunicabile della morte: ma insieme anche più condivisa. Questo doppio statuto - il massimo dell´impenetrabilità per il massimo della diffusione - contribuisce ad avvolgerla in un paradosso d´ombra che sempre si rinnova, e da cui non si esce. Ma non è solo un grumo pietrificato nell´immobilità, la morte. Per attenuare l´impatto emotivo della sua presenza, la fantasia mitico religiosa di molte civiltà ha spesso cercato di distendervi sopra immagini meno dure, che racchiudessero almeno un punto di luce. Fra le più comuni, quelle del viaggio, della partenza: con acque da attraversare e nocchieri da ricompensare, fino alle parole struggenti del Vangelo di Luca - «Ora lascia che il tuo servo vada, Signore… Nunc dimittis servum tuum, Domine», o al congedo misterioso e incantato di Socrate dai suoi giudici, nell´apologia platonica.
È anche storia, dunque, la morte. Storia delle emozioni che induce; storia delle pratiche - tecniche e sociali - che l´accompagnano e ne definiscono la condizione. Ebbene, è proprio questo punto capitale - della storicità del morire - quello che lo sgangherato disegno di legge sul cosiddetto testamento biologico più colpevolmente ignora, con conseguenze culturalmente e normativamente disastrose. I nodi che vengono al pettine sono due, ed entrambi decisivi: quello della pretesa "naturalità" della morte, e quello della "indisponibilità" assoluta della vita: la loro combinazione determina la cornice ideologica che fa da supporto all´intero testo. Ma è un quadro sbagliato, prima che inaccettabile.
L´idea che domina i nostri legislatori è ancora quella secondo cui «una persona non debba morire prima che la sua vita sia giunta al suo termine naturale». Ma basta riflettere con un po´ d´attenzione non prevenuta per rendersi conto che la "naturalità" di questo confine già non esiste più. La medicalizzazione della morte - un fenomeno imponente degli ultimi decenni - lo ha letteralmente divorato. In realtà, è l´intera base biologica delle nostre esistenze a essere ormai - sin dalla nascita - completamente attraversata dall´artificialità della tecnica: che aiuta, sostiene, corregge, modifica, protegge. E questo intervento integratore e manipolatore si moltiplica nella fase terminale della vita - quando essa non si consumi in un lampo - che risulta pervasivamente scandita in ogni sua vicenda unicamente dall´efficacia delle tecniche in campo. La "naturalità" è completamente perduta: sopravvive solo come ideologia consolatoria e deresponsabilizzante. Al suo posto c´è - e ancor più ci sarà nell´immediato futuro - un intreccio inestricabile fra naturale e artificiale, fra "techne" e "bios", nel quale non è che la scelta della ragione, senza alcun canone esterno a lei, a poter individuare una soglia, un limite (provvisorio) da non oltrepassare.
E dunque, non c´è alcuna "natura" da ascoltare, che possa farci da guida - e per fortuna, va aggiunto: perché "secondo natura" quasi tutti noi non ci saremmo da un pezzo. La verità è che la tecnica ci permette, e sempre di più ci permetterà in futuro, di prolungare - anche in modo indefinito - stati di fine vita accompagnati o meno da forme di coscienza. Raggiunto questo punto, siamo già comunque oltre ogni "naturalità" dell´umano. E sarà solo una decisione interamente umana - che non avrà nulla a che fare con il rispetto di una "natura" che in quel momento non esiste più - a poter stabilire se e quanto far durare una simile condizione, tutta sotto il dominio dell´artificiale. Il resto, son soltanto sofismi (e ne abbiamo sentito di degni della migliore tradizione, come quando si vorrebbe distinguere fra alimentazione forzata e terapia farmacologica).
Ma allora chi è che decide, e come? (ed è il secondo punto di cui dicevo). È evidente che intorno a questo nodo si combatte una battaglia di potere di importanza primaria; la Chiesa si è impadronita da millenni dei due punti chiave del nostro percorso di vita: l´ingresso e l´uscita - come nasciamo e come moriamo - e non vuole abbandonarli, cercando ora in qualche modo di tenere insieme medicalizzazione e teologizzazione della morte. Il suo cavallo di battaglia è adesso costituito dall´idea della sacralità della vita - della sua totale "indisponibilità" da parte di chiunque - che mai finora era stata enunciata con tanta determinazione, tenuto conto che in passato le gerarchie cattoliche non avevano esitato a far comminare la morte (dal proprio "braccio secolare") in caso di gravi devianze religiose, avevano teorizzato la guerra "giusta", e avevano ammesso la condanna capitale nell´ordinamento giuridico che reggeva la sovranità temporale del papato, fino al 1870.
Non ho difficoltà ad ammettere che trovo la novità di questo principio - la sua carica "rivoluzionaria" rispetto all´insieme della nostra storia - un passo avanti decisivo nella strada dell´incivilimento umano. Ma di quale "vita" qui si parla? Di un puro guscio biologico affidato alle macchine, ormai privo di qualunque funzione riconducibile al pensiero? O anche di stati di coscienza artificialmente prolungati al costo di sofferenze giudicate insopportabili da chi le patisce? Nelle condizioni attuali delle tecnologie mediche, non c´è altra strada che stabilire ancora una volta limiti e confini, dettati solo dalla ragione dal buon senso, oltre i quali il principio dell´"indisponibilità" della vita, estremizzato per motivi solo ideologici, si rovescerebbe tragicamente nel suo contrario - nella condanna al prolungamento di uno stato intermedio fra la vita e la morte che, esso sì, non avrebbe più nulla di umano - se non fosse temperato da un´altra regola, che chiamerei di "autodeterminazione ai margini", affidata alla volontà del soggetto in gioco. Altrimenti, molto meglio nessuna legge che un pasticcio che sa solo di potere e di muffa.

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Registro dei testamenti biologici: Zamorani inizia lo sciopero della fame

Come anticipato nella conferenza stampa dello scorso 12 marzo, oggi alle 10.30 mi sono recato negli uffici comunali di piazza Fausto Beretta, all’Anagrafe, per depositare il mio testamento biologico. Oltre nove mesi fa il Consiglio comunale di Ferrara ha infatti approvato l’istituzione del Registro dei testamenti biologici, senza alcun voto contrario e solo quattro astensioni. [...]

Fonte: http://www.radicalibologna.it/wordpress/2011/03/21/registro-dei-testamenti-biologici-zamorani-inizia-lo-sciopero-della-fame/

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Eutanasia una battaglia di lunga durata

Da anni combatto una battaglia per la legalizzazione della eutanasia. Molti familiari e amici mi dicono che è una battaglia senza speranza. E tra i pessimisti ci sono anche diversi giovani. Per questo voglio dedicare a loro un breve ragionamento e un piccolo ripasso di storia patria. Il codice penale non prevede un reato di eutanasia ma un reato di suicidio assistito, per il quale l'articolo 579 commina pene fino a 12 anni.
Ma il "codice Rocco", dal nome del suo autore - è stato varato nel 1930, ottanta anni fa ed in pieno regime fascista. Non a caso, con il mutare del comune sentire, numerosissimi articoli sono stati aboliti, sull'onda di "scandali" e di battaglie politiche e civili durate spesso decenni, perché "l'erba cattiva non muore mai", o è molto dura a morire. Ricordo, per dar coraggio ai giovani ma anche a noi stessi, vecchi combattenti, i casi emblematici di tre articoli del codice penale.
Il primo riguarda l'articolo 560, il reato di "concubinato". Nel 1958 il vescovo di Prato Pietro Fiordelli, pronunciando la sua omelia nel Duomo della città, definì "pubblici peccatori e concubini" due giovani il cui peccato era quello di aver contratto matrimonio civile. I due querelarono monsignor Fiordelli, che fu condannato solo ad una piccola ammenda finanziaria. Il che non impedì al Vaticano di ordinare a tutte le chiese italiane di suonare le campane a lutto. I due giovani furono isolati dalla comunità e videro il loro negozio, prima fiorente, sulle soglie del fallimento. Solo nel 1969, oltre dieci anni dopo, l'articolo 560 fu abolito. Il secondo è il "delitto d'onore", previsto dall'articolo 587. In questo caso, la prima condanna della opinione pubblica nacque non da una semi-tragedia ma da una commedia, il bellissimo film di Germi "Divorzio all'italiana". Il film, di cui tutti conoscono la trama, è del 1961. L'articolo 587 fu abolito, anche in questo caso dopo memorabili lotte, esattamente venti anni dopo, nel 1981.
 
Il terzo caso è quello del "matrimonio riparatore". L'articolo 544 prevedeva che le pene previste per la violenza carnale esercitate su una donna fossero condonate se lo stupratore era disposto a "rimediare" con il matrimonio. In questo caso la vicenda che aprì gli occhi agli italiani fu quella di Franca Viola, una ragazza di Alcamo che nel 1966 fu rapita, violentata e segregata per otto giorni da un da un bossetto locale, Filippo Melodia. Franca rifiutò il matrimonio riparatore e Melodia fu condannato a 11 anni di carcere. Franca, negli anni successivi, fu isolata dai suoi compaesani e trattata come una prostituta, fin quando decise di emigrare all'estero. L'articolo 544 fu abolito nel 1981, 15 anni dopo la vicenda. Dunque, vincere le battaglie difficili richiede tempo e impegno. Soprattutto, richiede di crederci. Ma si può fare.
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"La Repubblica", MARTEDÌ, 15 MARZO 2011

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I cattolici tedeschi e il biotestamento
 
ADRIANO PROSPERI
È così difficile ragionare sulle cose italiane. E, più che difficile, sembra quasi un lusso parlare della diatriba sulla legge del «fine vita» sullo sfondo di una cronaca del mondo dove la violenza della natura e quella degli uomini falciano vite senza regola e senza leggi. Eppure bisogna tentare di farlo, almeno per reagire all´uso strumentale di questo progetto di legge e al clima che si è voluto creare intorno ad esso. Si va rapidamente all´approvazione di norme sul testamento biologico in un clima di crociata che il governo attuale ha fortemente voluto e sul quale conta per far passare inosservate le prove processuali che attendono il premier. In questo clima la stampa cattolica ha messo la sordina a qualunque critica e si è schierata dietro la bandiera della «indisponibilità della vita». Monsignor Luigi Negri vescovo di San Marino ha chiamato a raccolta per la difesa di «principi non negoziabili». E questa sembra la parola d´ordine più diffusa, anche se un altro vescovo, Luigi Bettazzi, ha ricordato al confratello che il dovere di tutelare la vita si esprime soprattutto con l´aiuto a tutte le vite minacciate: da quelle degli immigrati in fuga dalla miseria insopportabile e dalla persecuzione politica (il lettore pensa a Gheddafi e al supporto italiano al suo regime) a quelle dei bambini che non nascono perché non ci sono da noi leggi come quelle della «laica» Francia che incoraggiano il matrimonio e la procreazione; e fino a quelle dei giovani senza lavoro condannati alla disperazione. E che dire di quella idolatria del danaro e del successo che porta le famiglie a incoraggiare le ragazze di casa a vendersi ad alto prezzo? Ma sullo sfondo di questi garbati dissensi resta l´ombra di un pericolo contro il quale il fronte cattolico appare compatto: l´eutanasia.
Ora, poiché per i malati terminali non ci sarà la possibilità di quel turismo sanitario praticato da chi ha voluto avere figli sfuggendo alle forche della legge 40 sulla fecondazione assistita, sarebbe bene confrontare il caso italiano con quello della Germania. Come ha raccontato Marlis Ingemney in un articolo molto preciso e informato uscito su Micromega on-line, qui le Chiese cristiane tutte, inclusa quella cattolica, hanno dedicato assidue riflessioni alla questione. Nel 1975 avevano pubblicato un opuscolo per i fedeli molto preciso e dettagliato. Lo hanno ripreso e rielaborato con un lavoro durato diciannove mesi dopo che il Bundestag ha approvato nel giugno 2009 la legge sulle «disposizioni del paziente». La legge tedesca parla di «diritto alla vita» e non della vita come dovere, come obbligo; e impone il rispetto delle disposizioni date dai singoli nel quadro della intangibile dignità dell´uomo come individuo, affidando al potere statale solo l´obbligo di difendere la vita individuale se minacciata dall´intervento di terzi. Di questa legge le Chiese nel loro documento hanno criticato lo squilibrio tra il rispetto dell´autodeterminazione e la mancanza di una concreta presa in carico del paziente, chiedendo una assistenza alle persone capace di perfezionare e rendere effettiva quella autonomia dei singoli. Ma intanto già nel documento del 1975 il Consiglio permanente delle Chiese aveva riconosciuto il diritto di ognuno a una morte dignitosa e da qui aveva dedotto che fosse «eticamente ammissibile» rinunciare a interventi e trattamenti sanitari straordinari per prolungare artificialmente una vita senza speranza. «La morale non richiede terapie a ogni costo»: questa frase introdotta nel testo tedesco del 1992 del Catechismo post-conciliare cattolico segnò già allora la via che si voleva battere. Oggi che la nuova normativa riconosce il diritto individuale a rifiutare anche i trattamenti medici salvavita, le Chiese non contestano quel diritto, anzi lo riconoscono ammettendo esplicitamente la possibilità di una «eutanasia passiva» o «indiretta». Si limitano a chiedere ai fedeli di avvalersene solo quando ci si trovi nello stadio terminale di una malattia incurabile. In un modulo allegato al testo il lettore può barrare precise caselle per richiedere per esempio che solo col consenso del paziente o dei suoi fiduciari si possa procedere alla nutrizione e idratazione artificiale o alla somministrazione di farmaci che possano alleviare i dolori anche se c´è il rischio di abbreviare così la vita del moribondo.
Ma il punto più interessante per i lettori italiani ossessionati dal battage indegno di nuovo orchestrato intorno al caso Englaro è quello che riguarda non la persona di cui sia imminente o prevedibile la morte, ma la persona che versa in stato vegetativo persistente. Chi vorrà dare indicazioni per l´ipotesi di trovarsi un giorno nella condizione angosciosa di tale stato, potrà farlo anche secondo i vescovi tedeschi, che hanno finito con l´accordarsi sostanzialmente con gli evangelici su questo delicatissimo punto. Nel modulo allegato al testo si può barrare una casella che chiede la cessazione di tutti i trattamenti salvavita inclusa la nutrizione artificiale per chi, caduto nello stato vegetativo, vi permanesse per un lungo periodo (per esempio un anno) o fosse minacciato da una malattia intercorrente acuta.
Perché queste differenze tra Chiesa cattolica tedesca e Chiesa cattolica italiana? Perché ciò che è tranquillamente ammesso in un paese è severamente vietato nell´altro? Bene, il caso non è nuovo. Già secoli fa, ai tedeschi rimasti cattolici la Chiesa di Roma riserbò su molte questioni un trattamento diverso rispetto a quelli italiani: se ne potrebbe dare un lungo elenco. Ma a questa differenza che ebbe le sue evidenti ragioni tattiche nella necessità di fronteggiare la sfida della Riforma protestante si sono aggiunti nel corso dei secoli motivi legati al regime di dialogo tra confessioni e fedi diverse. La libertà di coscienza ha dato vita a un confronto che ha coinvolto i rapporti tra Chiese e stato, tra l´ordinamento laico e l´esperienza di lunga durata dell´ordinamento ecclesiastico. Da qui la serietà di una riflessione attenta e partecipe sugli imprevisti che possono minacciare la dignità della vita individuale e la volontà di dimostrare coi fatti la capacità del corpo ecclesiastico di contribuire concretamente alla tutela della dignità dell´essere umano. Visto dall´Italia vaticana, questo paesaggio sembra molto lontano. E forse alla fine quell´Inferno che un papa tedesco ha cominciato a mettere in discussione finirà col restare aperto solo per gli italiani.

Iscritto dal: 07/09/2000
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Biotestamento-Avvenire. Farina Coscioni: cosa si cela dietro la sollecitazione ad approvare urgentemente la legge sul biotestamento? Di cosa hanno timore i firmatari dell’appello dell’Avvenire?

Testamento biologico

Perche’ si vuole imporre in Italia una legge che non ha riscontri con altre legislazioni, neppure con quella tedesca approvata e accettata dalla Conferenza episcopale di quel Paese?

Dichiarazione di Maria Antonietta Farina Coscioni, deputata Radicale e co-presidente dell’Associazione Luca Coscioni

Il quotidiano Avvenire pubblica un appello, in cui si invita a votare il ddl Calabrò sul biotestamento senza modifiche, e senza tener in alcun conto i pareri negativi della stragrande maggioranza della comunità scientifica, dell’opinione pubblica, e le stesse perplessità che in modo sempre più manifesto emergono nell’ambito del centro-destra e nella stessa comunità dei credenti.
Perché si vuole imporre agli italiani, che ne sono tenuti all’oscuro grazie alla omertosa complicità del servizio pubblico radiotelevisivo, una legge che non ha alcun riscontro con nessun’altra legislazione in Occidente? I firmatari dell’appello esprimono posizioni squisitamente ideologiche e niente affatto "cristiane"; lo dimostra il fatto che in Germania esistono le cosiddette "Disposizioni del paziente "cristiano"" già dal 1999 elaborate dalla Conferenza Episcopale tedesca, dal Consiglio della Chiesa Evangelica tedesca e dalla Comunità delle Chiese cristiane in Germania, che prevedono per il testatore "cristiano", di richiedere " quando ogni terapia prolungherebbe soltanto il processo del mio morire" il non inizio o l'interruzione di trattamenti salvavita "come la nutrizione artificiale, la respirazione assistita, la dialisi o l'impiego, per esempio di antibiotici". Oggi quelle le disposizioni sono state aggiornate dopo l'approvazione delle Dat e includono la-tutela degli interessi legittimi del paziente diventato "incapace".

 

Iscritto dal: 07/09/2000
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UN BIOTESTAMENTO IN DIFESA DEI MALATI

Da "IL GIORNALE" di venerdì 11 marzo 2011

Verso la nuova legge Un blotestamento in difesa del malati di Fabrizio Cicchitto Capogruppo Pdl alla Camera La proposta di legge sul cosiddetto testamento biologico non nasce dall`ossessione di volere legiferare ogni aspetto della vita privata o dall`intenzione di intromettersi nei rapporti tra il paziente, iproprifamiliari e ilmedico curante.

La sua origine deriva da alcuni aspetti peculiari del «caso italiano», caratterizzato da un pangiustizialismo che pervade siai comportamenti della magistratura sia, talora, anche i comportamenti dei privati. Il legislatore è stato, pertanto, costretto a intervenire, anche in forza di richiami (...) segue a pagina 10 dalla prima pagina (...) espliciti mossi al suo indirizzo dagli stessi giudici costituzionali.

Non c`è dubbio, infatti, che fino al caso Englaro tutta la materia è stata regolata sulla base del buon senso e del senso di umanità costituito dai rapporti interpersonali fra il malato, il medico, i familiari.

Invece il signor Englaro si rivolse, originariamente, al tribunale di Lecco per chiedere di poter rifiutare l`alimentazione artificiale alla figlia, mentre la ragazza era in stato di incoscienza, ma respirava autonomamente (Eluana doveva, infatti, essere alimentata con un sondino nasogastrico e idratata e non era legata a nessuna macchina).

I giudici dissero di no.

Il signor Englaro si rivolse anche al presidente Ciampi.

Nel 2003 e nel 2006 Tribuna- le e Corte d`Appello respinsero ancora le istanze del padre di far morire Eluana. La Corte di Cassazione diede ragione ai giudici della Corte d`Appello, stabilendo che il genitore non ha il potere di provocare l`interruzione dell`alimentazione artificiale, essendo necessaria la nomina di un curatore speciale.

Nella stessa sentenza, però, il signorEnglaro colse uno spiraglio, che si affrettò subito a utilizzare: visi riconosceva, infatti, che la sua richiesta non poteva essere accolta perché, tra l`altro, mancavano «specifiche risultanze» sullerealivolontà della ragazza.

Nel 2007, la Cassazione sostenne che il giudice può auto rizzare l`interruzione in presenza di due circostanze concorrenti:

lo stato vegetativo irreversibile del paziente e l`accertamento che questi, se cosciente, non avrebbe prestato il suo consenso alla continuazione del trattamento. Inoltre le recenti conquiste scientifiche e le evidenze cliniche oggi non permettono con certezza di ritenere irreversibile la condizione di stato vegetativo.

Il signor Englaro, nel luglio 2008, fu così autorizzato, grazie all`intervento della Cassazione, a sospendere l`alimentazione.

La Corte di Cassazione diede, così, un altro esempio dell`interventismo giudiziario che caratterizza la storia costituzionale di questo Paese nell`ultimo ventennio.

La Corte, infatti, definì «trattamento sanitario» i processi di idratazione. Una questione, come si sa, quantomeno controversa.

Si pensi al caso degli alimenti peri neonati, che sono tecnicamente configurabili come «terapia». In questa veste essi vennero originariamente accolti dalla comunità scientifica.

Ma oggi gli alimenti per neonati sono considerati a tutti gli effetti come «alimentazione».

Ora, se gli alimenti per neonati sono da considerarsi alimentazioni, non è quantomeno discutibile che un giudice, che dovrebbe utilizzare criteri interpretativi ispirati sia al metodo analogico sia al principio di ragionevolezza, dia per scontato che l`alimentazione di una persona viva, ma in stato di incoscienza, sia da considerarsi puramente e semplicemente «trattamento sanitario»? Né ci è d`aiuto la giurispru- denza internazionale.

Accanto ai casi come quello «Bland», nel quale i giudici della House of Lords ritennero che l`alimentazione/idratazione in pazienti senza possibilità di riprendere coscienza fosse «futile», ci sono casi come quello di Nancy Cruzan, dove la Corte suprema del Missouri si mostrò molto incerta sulla sospensione di idratazione e alimentazione artificiale.

Insomma, la questione è drammaticamente complessa.

Ma il giudice italiano si comportò con criteri ultradecisionistici.

Inoltre, la Corte stabilì da sé nuove forme, non previste dal legislatore, di ricostruzione della volontà del paziente in stato vegetativo. L`effettiva vo lontà della Englaro fu «ricostruita» sulla base di «indizi» del tutto inattendibili operando una forzatura inaccettabile.

Anche attraverso questa forzatura, si espropriava il Parlamento delle sue prerogative, in quanto l`articolo 70 della Costituzione esclude funzioni suppletive da parte di altri poteri dello Stato, se non nei casi stabiliti dalla Costituzione stessa (artt. 76 e 77 Cost.).

La Camera e il Senato sollevarono, dunque, un conflitto di attribuzione contro la Cassazione.

Nel respingere il ricorso per insussistenza di «requisiti oggettivi», la Corte costituzionale sottolineava, a sua volta, come il Parlamento fosse entrato nel merito dei criteri adoperati dai giudici nella selezione delle norme e della giurisprudenza, ricordando al legislatore che esso poteva «in qualsiasi momento adottare una specifica normativa della materia, fondata su adeguati punti di equilibrio fra i fondamentali beni costituzionali coinvolti».

A questo punto il Parlamento non poteva non intervenire attraverso una legge sulle dichiarazioni anticipate di volontà.

Tra le righe della sentenza della Corte costituzionale, si può leggere, con chiarezza, una minaccia: o il Parlamento interviene, o ci penseranno i giudici a decidere, di volta in volta. Non si poteva permettere il Far West giudiziario in una questione tanto delicata.

L`attuale progetto di legge è frutto di un complesso e delicato lavoro di equilibrio, che ha cercato di conciliare tra loro valori potenzialmente in conflitto, quali, ad esempio, la sacralità della vita, da una parte, il diritto a rifiutare le cure da parte dell`ammalato, dall`altra.

La legge muove, storicamente, dal problema delle dichiarazioni anticipate di volontà, ma, come si legge nel titolo, essa è dedicata, sostanzialmente, all`alleanza terapeutica tra medico e paziente. Sono stati, infatti, molti i suggerimenti, provenienti sia dall`opposizione sia da esponenti del mondo della cultura e della scienza, accolti nel testo della Camera che modifica alcuni aspetti di quello approvato al Senato. Di queste modifiche non si è dato per niente atto nel dibattito di questi giorni.

È da rilevare che, nel corso dell`iter, c`è stato un ampliamento dello spettro dei soggetti titolati ad accedere alle Dichiarazioni Anticipate di Testamento (Dat). La legge, infatti, non riguarda solo i soggetti in stato vegetativo permanente e persistente, ma qualunque soggetto che «si trovi nell`incapacità permanente di comprendere le informazioni circa il trattamento sanitario e le sue conseguenze e, per questo motivo, di assumere le decisioni che lo riguardano».

C`è stata, inoltre, un`attenuazione del divieto di interruzione di idratazione e alimentazione.

Per quel che riguarda i «contenuti» e i «limiti» della Dat, si prevede la sospensione di alimentazione e idratazione nel caso in cui «le medesime risultino non più efficaci nel fornire al paziente i fattori nutrizionali necessari alle funzioni fisiologiche essenziali del corpo».

S`è tenuto conto, qui, del fatto che l`organismo può non essere in grado di assimilare le sostanze nutritive. In effetti, in tal caso, idratazione e nutrizione si configurerebbero non come forme di sostentamento, ma come «terapie», anzi come forme di «accanimento terapeutico».

Per altro verso non si può fare a meno di ricordare, in un caso analogo, avvenuto negli Usa, quello di Terry Schiavo, che fu evidente chela sospensione della idratazione e della somministrazione del cibo possono provocare in chi ne è oggetto delle terribili sofferenze quella volta prolungatesi nel tempo.

A loro volta l`esistenza di queste sofferenze può determinare una sorta di reazione di rigetto rispetto all`adozione di questa procedura anche in chi ha una posizione culturale e una coscienza laiche.

Nel testo del disegno di legge viene rafforzato il divieto di qualsiasi forma di eutanasia.

In generale, nella proposta di legge vengono ribaditi i principi dell`inviolabilità e indisponibilità dei diritti fondamentali e, secondo una prospettiva personalistico -cristiana e kantiana al tempo stesso, dell`uomo come «fine» e non come «mezzo», il divieto di «ogni forma di eutanasia», i doveri del medico e i diritti del paziente nonché il divieto dell`accanimento terapeutico. In coerenza a ciò, si precisa che le decisioni relative all`attuazione del principio del consenso informato vanno prese perla salvaguardia, oltre che della «salute», anche della «vita» del paziente.

Il «diritto a morire» non esiste in nessun Paese civile, nemmeno laddove (Olanda, Belgio, Svizzera e gli Stati americani di Washington e dell`Oregon) la legislazione è particolarmente favorevole all`autodeterminazione del paziente.

È vero invece che in Italia, a differenza di quanto accade in quei Paesi, è prevista la punibilità per i medici che, in qualunque modo, pongano effettivamente fine alla vita del paziente. Questa punibilità haun saldo fondamento costituzionale nell`articolo 32 della Costituzione.

Meglio sarebbe stato, senza alcun dubbio, non legiferare, tenere lo Stato fuori da una questione che riguardala parte più intima della coscienza umana e degli affetti personali.

Ma legiferare, a un certo punto, è diventato inevitabile.

II Parlamento non ha potuto tirarsi indietro. Per questo, s`è cercato, nei limiti delle umane possibilità, di trovare una soluzione equilibrata.

Non si poteva trovare una soluzione che soddisfacesse al massimo tutte le istanze in gioco.

S`è dovuto adottare un paradigma il cui uso è molto complesso, ma, in casi come questi, quanto mai necessario. È il paradigma, da alcuni studiosi chiamato, della ricerca di una «deriva entropica».

Si tratta, in pratica, di cercare di non porre seriamente in pericolo nessuno dei beni costituzionali chiamati in causa.

Di più non si poteva e non si può fare. L`alternativa è il vuoto giuridico. Ora, dopo gli interventi della magistratura eilrichiamo della Corte costituzionale, il sistema non se lo può più permettere.

Non c`è dubbio che il disegno di legge, anche nella sofferta elaborazione di alcuni dei suoi aspetti, è percorso dall`intenzione di mantenere ferma un`alleanza politicoculturale fra laici e cattolici che, a nostro avviso, è decisivo nell`assicurare la qualità positiva della dialettica politica italiana respingendo le posizioni giustizialiste, quelle integraliste e quelle caratterizzate da un esplicito laicismo anticlericale.

Per quello che ci riguarda personalmente, partendo da una posizione laica del tutto autonoma e libera di volta in volta nella valutazione dei contenuti legislativi - che nel passato ci ha portato a differenziarci nettamente rispetto ad aspetti importanti della legge sulla fecondazione assistita -, abbiamo ritenuto di contribuire ad un`intesa positiva fra laici e cattolici, al di fuori di ogni contrapposizione ideologica.

Fabrizio Cicchitto Capogruppo Pdl alla Camera

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Sciopero della fame per il fine vita

 

Uno sciopero della fame per lanciare un appello al parlamento. E chiedere che laici e cattolici dialoghino sul biotestamento. Carlo Troilo ha ancora stampato in mente Il dramma del fratello Michele. Nel 2004 si gettò dal quarto piano, disperato per la sua malattia, una leucemia incurabile, quando si rese conto che i medici non potevano aiutarlo a mettere fine a quella sofferenza. «Restò inascoltato e, come lui, migliaia dl malati terminali. In Italia sono mille all'anno i malati suicidi, tanti quanti i morti sul lavoro. L'Istat lo segnala, eppure nessuno ne parla», racconta Carlo Troilo, da quel giorno impegnato con l'associazione Luca Coscioni. Suo fratello gli chiese di raccontare la sua vicenda. E lui l'ha fatto. Oggi, alla vigilia della discussione sul biotestamento e sulla proposta di legge del centrodestra, che intende affidare al medico - e non al paziente - la decisione finale sulle cure nel caso di incoscienza, ha deciso di tornare a battersi. «Farò questo sciopero della fame di tre giorni come appello al dialogo rivolto al parlamentari. Nel nostro Paese c'è la tradizione del voto di coscienza, in casi come questo, per cui chiedo che non si scelga solo in base al diktat del partiti. Spero serva almeno a porre un dubbio nell'anima della nostra classe politica», spiega Troilo. Il suo appello è rivolto ai laici del Pdl e del Pd, così come al presidente della Camera Gianfranco Fini, perché possano favorire un asse trasversale, proprio come ai tempi di divorzio e aborto, che colga le incongruenze del testo: dalla prevalenza del medico sui paziente, in conflitto con la Costituzione che garantisce che nessuno possa essere obbligato a un trattamento sanitario, fino alla «tortura» del sondino di Stato. «Quella norma sembra studiata per vendicarsi di come si concluse la vicenda di Eluana Englaro e impedire che possa ripetersi», avverte. Quando, secondo l'Eurispes, Il biotestamento trova d'accordo il 77 per cento degli italiani.
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http://www.radicali.it/comunicati/20110309/farina-coscioni-intervento-sulle-dat

 

Farina Coscioni: Intervento sulle dat

Testamento biologico

    Signor Presidente, Colleghe, Colleghi,

nei diversi Paesi del mondo, le leggi approvate in materia di dichiarazioni anticipate di trattamento sono modulate e incentrate sul principio del rispetto della volontà del dichiarante, dell'interessato attraverso tutti gli strumenti possibili. Questo per impedire che una persona subisca trattamenti medici che non desidera. Il testo di legge che stiamo discutendo va in senso esattamente opposto: non è a favore del testamento biologico così come avevamo sperato, quando abbiamo iniziato questo percorso già nelle legislature precedenti, ma è contro di esso. E’ una pessima proposta di legge da-archiviare e rispedire al mittente al più presto. Altro che legge in sintonia con il comune sentire della gente, come sostiene la sottosegretaria Eugenia Roccella! Tutti, ripeto, tutti i sondaggi, unanimi, da anni, ci dicono che la realtà è esattamente l’opposta! Non arroccatevi in maniera pretestuosa! Deponete le Vostre Armi ideologiche! Mettete da parte questa legge e discutiamo di una che si-ispiri a due principi: Libertà e Rispetto.
   Il dibattito sul testamento biologico è nato negli Stati Uniti, negli anni Settanta, a seguito del “caso Ann Quinlan” del 1975, ragazza rimasta in coma neurovegetaivo irreversibile, e il padre titolare della rappresentanza legale, aveva insistito perché fosse interrotto ogni sostegno vitale. Dopo una lunga battaglia legale, la Corte Suprema statunitense ha dato ragione al padre, e la vita artificiale interrotta. La vicenda che ho appena evocato rese consapevole il mondo intero che la tecnica medica moderna è in grado di spostare il termine della vita al di là della morte naturale, introducendo una vita artificiale che permette agli organi del corpo umano di rimanere vitali, anche senza un' attività psichica, senza coscienza, senza attività cerebrale...
   Nacque così il living will, che si è tradotto in testamento biologico: prima in California, nel 1976, poi in tutti gli Stati americani. Approdò poi in Europa, con apposite leggi, in Gran Bretagna con il caso del diciassettenne Bland, in Francia, in Danimarca, in Olanda, in Belgio, in Lussemburgo, in Spagna e nei Paesi scandinavi ed è recentissima anche quella tedesca del 2009. Il comune denominatore delle leggi approvate nei paesi che ho citato, è sostanzialmente sempre il medesimo: il rispetto e la tutela della volontà della persona anche di rifiutare un trattamento medico anche extracorporeo, di non essere mantenuto, se non lo vuole, in stato vegetativo, in un letto per anni, per molti anni. Prevedono dunque la tutela della Volontà del dichiarante di Iniziare/Non Iniziare/Sospendere i trattamenti sanitari.
 Il dibattito che in Italia è stato esasperato sull’eutanasia, in Olanda è stato risolto pragmaticamente. Infatti, la legge olandese come sottolinea opportunamente il professor Giorgio Cosmacini della Università Vita salute del San Raffaele di Milano, non fa menzione formale di eutanasia attiva o passiva, diretta o indiretta. Si limita ad affermare non punibile il medico curante che abbia accertato la volontà spontanea e fondata del paziente, che pratichi l'interruzione volontaria della vita, oppure assista e accompagni alla morte un paziente inguaribile e sofferente. L’effetto non secondario della legge, nata anche in risposta all'incremento delle richieste di eutanasia, è stato che, proprio in virtù della sua applicazione, si è registrata una drastica riduzione delle pratiche eutanasiche. Che certe posizioni, in questa aula, siano Ideologiche e Niente affatto "cristiane", è dimostrato dal fatto che in Germania esistono le cosidette "Disposizioni del paziente "cristiano" già dal 1999 elaborate dalla Conferenza Episcopale tedesca, dal Consiglio della Chiesa Evangelica tedesca e dalla Comunità delle Chiese cristiane in Germania, che prevedono per il testatore "cristiano", di richiedere "quando ogni terapia prolungherebbe soltanto il processo del mio morire" il Non Inizio o l'Interruzione di Trattamenti Salvavita "come la nutrizione artificiale, la respirazione assistita, la dialisi o l'impiego, per esempio di antibiotici". Oggi quelle le disposizioni sono state aggiornate dopo l'approvazione delle Dat e includono la tutela degli interessi legittimi del paziente diventato "incapace".
   Ebbene, il testo al nostro esame non solo non rispetta la volontà-espressa dal cittadino, ma va in direzione esattamente opposta: perché la volontà della persona non è tenuto in alcun conto, e si prevede che alimentazione e idratazione non formino oggetto di dichiarazione anticipate di trattamento. E non solo: il comma 5 dell'articolo 3 prevede che "la alimentazione ed idratazione nelle diverse forme in cui la scienza e la tecnica possono fornirle al paziente, devono essere mantenute fino al termine della vita". È proprio questo l'elemento che permette il prolungamento indefinito del coma... anche contro la volontà di una persona che non può rifiutare!
   Anche uno studente di medicina sa che alimentazione e idratazione artificiale sono atti medici veri e propri che richiedono un'elevatissima competenza. C’è chi vuol far credere che si tratti di qualcosa come una bottiglia di acqua minerale che si nega o si concede… Sapete, sappiamo benissimo che non è così.
Posizionare una cannula nutrizionale nello stomaco è un atto difficile, fare una gastro stomia endoscopica percutanea (peg) è un atto difficile, che solo chirurghi, medici anestesisti e rianimatori addestrati, sono in grado e possono compiere. (per la nutrizione enterale)!
Allo stesso modo Inserire un sondino nasogastrico e superare correttamente il tratto gola-esofago-stomaco è altrettanto difficile e anche pericoloso, richiede lo stesso un grado di specializzazione particolare: la sonda può introdursi in trachea anziché nell'esofago con conseguenze disastrose. Inoltre, nel successivo trattamento nutrizionale, la definizione degli elettroliti, delle proteine, dei glucidi, somministrati come composto chimico non può che essere seguito da medici nutrizionisti. Dunque che l'intubazione gastrica e i trattamenti nutrizionali siano atti medici é affermato non solo da tutti i trattati di medicina, ma anche dalla Corte suprema degli Stati Uniti, dalla American academy of Neurology, dalla British Medical Association, dalla House of Lords della Gran Bretagna, dalla legge Leonetti della Francia, per citare solo alcuni casi. Ma se vogliamo citare l'Italia è affermato dal Gruppo di lavoro del ministero della sanità del 2000 Umberto Veronesi: Nutrizione e idratazione artificiale nei soggetti in stato irreversibile di perdita della coscienza! Questo per dire che a proposito di alimentazione forzata, se una persona, in perfetta lucidità di pensiero, non desidera più alimentarsi, questa sua volontà va rispettata, come sostiene il codice di deontologia medica. Per questo dico che questa legge è contro il testamento biologico e, quindi, inutile. Chi compilerà le direttive anticipate se sa già che non verranno rispettate? Nessuno. Meglio allora nessuna legge.
 Perchè ogni legge deve soddisfare le aspettative dei cittadini o tutelare i loro diritti. Diversamente, questo testo non soddisfa alcuna aspettativa ed in particolare non tutela il diritto del rifiuto alle cure, una delle maggiori conquiste civili e democratiche degli ultimi tempi! I principi del consenso informato dei trattamenti e dell'autodeterminazione sono i capisaldi di una concezione liberale di uno Stato, ma questi di fatto sono calpestati. Così come è redatto, questo provvedimento viola in modo clamoroso l’articolo 32 della Costituzione, che, lo ricordo, è stato voluto e scritto da Aldo Moro: “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario contro la propria volontà” recita. Lo ricordo perché questa legge, se mai verrà promulgata, inevitabilmente, come è accaduto per un’altra legge improntata ad analogo spirito proibizionista, la legge 40 sulla procreazione assistita, verrà impugnata per i suoi indubbi aspetti di incostituzionalità.
 Si può ben dire che il mondo civile, osserva quanto sta avvenendo-in Italia, perchè siamo gli ultimi in Europa e nel mondo sulla decisione di introdurre una legge sulle Dat! Il testo di legge in discussione si configura come una destrutturazione totale di tutto quello che ha prodotto la giurisprudenza fino a oggi. Stabilire che nutrizione e idratazione non sono terapie, e che pertanto il medico ha la facoltà di disattendere le disposizioni redatte dal cittadino, è lo svuotamento come già avvenne con la legge n. 40 del 2004 di una pratica che, a livello giurisprudenziale, si è già affermata. Si tratta a tutti gli effetti di una «controriforma», non tanto rispetto a una riforma che non c'è mai stata, quanto rispetto a quel che prescrive la Costituzione. Si vanifica, inoltre, quanto fatto, nel 2001, con l'istituzione di una commissione per la definizione di idratazione e nutrizione artificiali, che stabilì che si trattava, a tutti gli effetti, di trattamenti sanitari, che vanno interrottiqualora non apportino miglioramenti dello stato complessivo del paziente e ne prolunghino le sue sofferenze.
   A ognuno è accaduto di pensare che, in quelle condizioni quelle di Eluana Englaro, per intenderci avrebbe preferito la morte. «I paladini del martirio e della morte», come li definiva Luca Coscioni, ieri erano contrari al divorzio, all'aborto, alla ricerca sulle cellule staminali; e oggi lo sono all'eutanasia; sono però favorevoli ai nuovi roghi, che hanno per vittima malati che soffrono senza speranza, purché questi roghi avvengano «nell'intimità delle mura domestiche, lontano dai riflettori, purché il dibattito e il confronto politico non abbiano luogo». Luca Coscioni al contrario riteneva necessario che questo confronto esploda. Un confronto non ideologico, un dibattito non fuorviante così come invece spesso è accaduto; c’è chi ha parlato di malati scomodi, di giudici simili agli spartani che sacrificano i bambini deformi, i malati, sostenendo che oggi sarebbero cambiati i metodi di uccisione e di selezione, ma non la sostanza, dal momento che i giudici decidono se far vivere o morire un essere umano. Mi chiedo cosa tutto questo abbia a che fare con l'argomento in discussione, e se non sia stato proprio Luca Coscioni a parlare della condizione dei disabili gravi, facendo della sua malattia la più grande battaglia per il diritto all'assistenza personale, all'assistenza autogestita con progetti di vita indipendente, anche con gli strumenti tecnologici più avanzati con la scrittura con gli occhi, con la testa, per permettere ai malati e ai disabili di uscire, finché possibile, dalla prigionia del silenzio. Semmai, esiste il problema di una forte disattenzione verso i disabili e i malati. Una carenza di risposta alla solitudine dei tanti Coscioni, Welby, Nuvoli, Ravasin, di coloro che letteralmente dal corpo del malato sono arrivati al cuore della politica. Un silenzio sempre più assordante quello del Governo sulla non emanazione del Dpcm sui nuovi Lea e il mancato aggiornamento del Nomenclatore degli ausili e delle protesi! Invito ancora una volta, Signor Presidente, le colleghe e i colleghi a non essere preda della disonestà intellettuale che caratterizza chi vorrebbe contrapporre un partito della vita a quello della morte. Nessuno vuole imporre qualcosa a qualcuno, e vuole imporre ad altri la propria morale e i propri valori. C’è, semmai, il partito dei divieti sempre e comunque, e il partito del diritto e della facoltà di-scegliere.
   A quanti si oppongono a una regolamentazione di queste questioni e non riconoscono la facoltà di porre fine ad atroci e inutili sofferenze, e lo fanno in nome della vita e della sua sacralità, va chiesto cosa vi sia di misericordioso in questo atteggiamento.
   Onorevoli colleghi, tutti noi ricordiamo la lunga e dolorosa malattia di un pontefice molto amato, Giovanni Paolo II. Ora io credo che nessuno metta in dubbio la fede di Karol Wojtyla; voglio leggere per evitare una qualsiasi obiezione circa l’autenticità di quello che dirò dagli “Acta Apostolicae Sedis”, la raccolta ufficiale degli atti della Santa Sede. Nel supplemento del 17 aprile 2005, a pagina 460, si riferisce: «Giovedì 31 marzo. Veniva rispettata l'esplicita volontà del Santo Padre di rimanere nella sua abitazione, ove era peraltro assicurata una completa ed efficiente assistenza». Nella successiva pagina 461, si può poi leggere: «Sabato 2 aprile. Verso le ore 15.30, con voce debolissima e parola biascicata, in lingua polacca, il Santo Padre chiedeva «Lasciatemi andare alla casa del Padre». Poco prima delle 19 entrava in coma». Quello che si chiede è null’altro che il riconoscimento e la tutela del diritto di libertà di scelta riconosciuto a Giovanni Paolo II. In sostanza, che non esiste l'obbligo di utilizzare tutte le tecniche di sopravvivenza che la scienza mette a disposizione. Ma ciò è-esattamente quello che nel testo di legge viene negato.
   Ognuno di noi dovrebbe chiedersi se non sia più misericordioso interrompere la sofferenza, quando viene chiesto dallo stesso malato, invece di prolungarla inutilmente a chi, stremato, chiede di esserne liberato. Ognuno di noi deve chiedersi la ragione del sordo opporsi all'introduzione del testamento biologico, con il quale il cittadino, se vuole, stabilisce preliminarmente quali cure gli devono o non gli devono essere prestate, nel caso in cui si venga a trovare in uno stato di incapacità di intendere e di volere, nominando un fiduciario che garantisca il rispetto delle sue volontà.
Luca Coscioni, Piergiorgio Welby, Giovanni Nuvoli, Paolo Ravasin e tanti altri malati al momento non noti al pubblico, che del loro corpo malato hanno fatto, letteralmente, politica, hanno disvelato tutto questo ed è grazie a loro se queste questioni, che si voleva relegate tra i «problemi di coscienza», sono diventate cosa di cui tutta la città parla e di cui anche la politica deve occuparsi. Grazie a loro, il Paese ha preso coscienza e conoscenza di una realtà esistente e negata, sommersa e ignorata: quella di migliaia di persone vive, lucide, capaci di amore per la vita e per il diritto. Esiste, infatti, un diritto a non soffrire inutilmente e di questo diritto si è titolari in quanto persone libere, perché lo scopo della terapia medica presuppone la persona, la cui volontà deve essere rispettata. L'attuale maggioranza sostiene che occorre scongiurare il ripetersi di nuovi casi come quello di Eluana Englaro. Quello che si vuole scongiurare è, dunque, il diritto di tutti i cittadini di poter predisporre il proprio testamento biologico, compreso il diritto a includervi, eventualmente, la rinuncia all'alimentazione e all'idratazione artificiali. Beninteso, ufficialmente, pubblicamente; perché poi, nella realtà, si continuerà nella pratica di sempre, il classico «si fa ma non si dice».
   Signor Presidente, concludo, ma prima voglio ricordare quanto ebbe a scrivere il professor Cosmacini della Università Vita salute del San Raffaele di Milano: "Se è antiumano porre limitazioni alla persona del malato, limitarne la personalità è anticostituzionale e antidemocratico. Una legge limitativa, restrittiva, che conculca la validità di un testamento liberamente sottoscritto da persona dotata di piena capacità in vista di una futura incapacità, oltre a contraddire molti valori, ignora il dibattito scientifico, disattende l'appello degli addetti alle cure, non ascolta le sofferenze dei familiari, sposa una incultura che ha la presunzione di possedere il monopolio dei principi etici e religiosi". Credo che meglio non si possa dire contro questa legge che nega il diritto di vivere, visto che anche la morte fa parte, appunto, della vita. Questo pensiero, Luca Coscioni lo espresse con le sue parole: "non privare mai un uomo dell'Amore e della Speranza, questo uomo cammina ma in realtà è morto".
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Biotestamento, «ossessione eutanasia»

 

Conclusa a Montecitorio la discussione sul biotestamento. E l'aula si prende un mese di tempo per metabolizzarla: il voto finale è previsto ad aprile. Ma un'intesa tra gli schieramenti resta lontana.
 
Il Pd, per bocca di Rosa Calipari, ha parlato di legge «irragionevole e anticostituzionale». IdV ha presentato una questione pregiudiziale di costituzionalità: il testo Calabrò violerebbe l'articolo 32 della Carta che pone limiti rigorosi all'obbligo di trattamenti sanitari. Prosegue il sit in dei Radicali sul piazzale di Montecitorio: slogan contro gli «aguzzini coi sondini», un cappio fatto con un sondino. Beppino Englaro, ieri alla conferenza stampa dipietrista, ha ribadito la sua contrarietà al testo: «C'è una maledetta ossessione sull'eutanasia, che non ha niente a che fare con tutto questo». Il padre di Eluana, la giovane donna morta due anni fa per l'interruzione della nutrizione artificiale dopo 17 anni di coma, ha spiegato: «Non voglio essere vittima sacrificale del non potere dei medici né vittima del conflitto di poteri del Parlamento».
Ma al di là dell'impatto negativo nella società (cittadini, associazioni, medici chirurghi, anestesisti, amministrazioni che hanno istituito il registro del biotestamento) il nodo principale è tutto interno al PdL. Passato l'entusiasmo, quando diversi parlamentari del centrodestra raccontavano di aver ricevuto pressioni per votare il ddl a pena di mancata ricandidatura, Berlusconi sembra di nuovo distaccato.
 
Il segnale del rompete le righe è arrivato da giorni sul Foglio, guidato dallo stesso Giuliano Ferrara e da Sandro Bondi. Ieri il quotidiano ospitava un appello bipartisan contro il testo «illiberale» firmato da Bondi, Manconi, Calderisi, Versace, Pecorella, Sandra Zampa, Mazzuca, Ferruccio Saro.
 
Sintomi del malessere nella maggioranza, dove il sostegno alla linea intransigente Sacconi-Roccella si fa più sfumato. Esponendo la maggioranza al rischio di fuoco amico in caso di voti segreti, tutt'altro che improbabili su questioni di coscienza.
Per ora, poi, non è riuscito il tentativo di spaccare il (fragile) Pd sul tema: i cattolici, compreso Fioroni, hanno detto che non voteranno il testo così com'è. Il sentiero però è stretto, e Di Pietro ha avuto buon gioco a stanare «l'ipocrisia dei partiti che lasciano libertà di coscienza». Al momento l'impressione è che per il testamento biologico la parola fine sia ancora lontana.
Iscritto dal: 07/09/2000
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Testamento biologico su internet

 

Il Parlamento blocca in ogni modo il testamento biologico? A rispondere ci pensa Internet. L'associazione Luca Coscioni, ha lanciato ieri l'applicazione "The Last Wish", l'ultimo desiderio, che permette di affidare al social network le proprie volontà in materia di trattamento medico, affinché vengano comunicate quando non si è più in grado di farlo. "Nonostante la legge italiana non abbia ancora sancito la validità del testamento biologico - spiegano dall'associazione - è possibile registrare simbolicamente la propria volontà" su Fb. Realizzato da Ninja LAB e Mikamai l'applicazione prevede la nomina di due "esecutori testamentari" virtuali che, in caso di decesso, possono attivare una procedura di pubblicazione di un messaggio scelto preventivamente dall'utente.
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Il biotestamento autoritario

 

Sapete come va, per lo più, la vita: dal tempo delle promesse a quello della gara accanita e poi delle abitudini, al bilancio delle realizzazioni mancate o dimezzate, fino a un umile augurio finale: "Lasciatemi morire in pace". La legge sul fine vita, come si chiama ora, è una manomissione anticipata della preghiera di morire in pace. La sua vicenda è esemplare: comincia col desiderio battagliero di regolare per legge un dignitoso modo di accomiatarsi dal mondo.
 
Un modo che rispetti la libertà della persona e il diritto alla cura dunque a essere curati e a non esserlo più. Al battagliero progetto manca però, a differenza che nell'opinione pubblica, che lo condivide larghissimamente, una maggioranza parlamentare, che al contrario milita, per convinzione e per convenienza, in favore di una feticistica "indisponibilità della vita", espropriata in concorrenza dallo Stato, dai politici, dai medici, dai magistrati, e finalmente, per conto di Dio, dalla Chiesa cattolica. Questa maggioranza si oppone strenuamente alla legge sul cosiddetto biotestamento, finché (specialmente per amore di Eluana Englaro o in odio a Beppino) la sua eminenza grigia si accorge che una resistenza di retroguardia è destinata a fallire, e capovolge la strategia: ora è lei a volere la legge, e a farne un proprio cavallo di battaglia, fissando quella che finora era un'impensata assurdità, cioè che non sia lecito in extremis alle persone consentire o dissentire dalle cure, al punto di rendere obbligatoria, anche contro l'espressa volontà del "paziente" (nome appropriato per difetto), la nutrizione e l'idratazione forzata. I fautori originari della legge, attaccati al principio dell'autodeterminazione delle persone, siccome sono anche un po' ingenui, ci mettono un po' a capire che continuare su questa strada significa tirarsi addosso un macigno. Così, mentre l'altra parte non fa che rincarare esosamente le proprie pretese di sequestro preventivo di persona a fine vita, si affannano a cercare di limitare i danni, invece di ripiegare sulla nitida ammissione che nessuna legge è meglio che una orribile legge, e di avvalersi della benvenuta compagnia di personalità e gruppi che, pur in seno alla maggioranza vescovista (ma lo Spirito soffia, e anche fra i vescovi ci sono differenze) non è disposta a spingersi fino a un'invasione così grave delle vite degli altri. Dovrei dire delle morti degli altri, di ciascun altro, e a chi sia pronto a riflettere senza pregiudizio apparirà chiaro come in questo punto cruciale vite degli altri e morti degli altri diventino sinonimi, e l'enormità del sequestro del fine vita coincida col sequestro delle vite.
 
Qui, da Rodotà e altri, è stata argomentata la forzatura costituzionale di una legge che vanifica e anzi irride il "testamento" Dat, la "Dichiarazione anticipata di trattamento". Il mio punto di vista è più comune: quello di uno con gli occhi chiusi e la bocca muta al cui capezzale si disputi di che cosa farne. Pensate ai grandi affreschi del Giudizio con gli angeli e i demoni che si contendono le anime - e i corpi - dei defunti, tirandoli di su e di giù, verso il cielo e l'inferno. Qui, al nostro capezzale, corporazioni di preti e medici, parlamentari e magistrati, tirano ingordamente di qua e di là il nostro corpo, già esanime - siamo ancora noi però, se non altro per esserlo stati, e aver detto la nostra parola. Dice qualche ispirata esponente di maggioranza che si tratta di impedire l'invadenza dei giudici - in pro dell'invadenza dei politici. Dicono molti politici che si tratta di garantire la scienza e coscienza dei medici - benché tanti medici spieghino che loro hanno giurato di curare, non di sopraffare.
Dicono voci religiose che si tratta della sacralità della vita, che va difesa dunque da tutti, "anche da se stessi". "Difendere le persone anche da se stesse": così. E la radice di un autoritarismo paternalistico che saprebbe arrivare, contro ogni intenzione iniziale, al totalitarismo, e arriva intanto alla moltiplicazione dei proibizionismi: difendere i drogati da se stessi, e intanto buttarli a crepare in una cella. Fantastico altruismo, lo conosco bene. E quella premura che fa sequestrare al prigioniero i lacci delle scarpe, perché debba escogitare sistemi più orrendi per impiccarsi. La premura che fa di tutti i cittadini dei sudditi, e di tutti i sudditi dei bambini, e di tutti i bambini degli sventati autolesionisti - e dello Stato un grande severo sollecito Direttore d'asilo. Non sopportano "il potere della persona di disporre del proprio corpo" - che è, oltre che un principio costituzionale, una tautologia, a meno di scempiare la persona dal corpo, e il corpo dalla persona. La dignità umana, proclamano questi nemici assoluti di ogni relatività, anche la più sobriamente relativa, non è più assoluta se le si pone un limite nell' autodeterminazione. Dunque la dignità umana è tale grazie, al limite, all'eterodeterminazione? Temo che pretendano in realtà che la dignità umana non abbia un limite nella morte, nel fatto che siamo mortali, e in nome dell'assoluto vogliano derubarci della nostra sorella morte. Assoluta è l'eternità, per chi la pensi tale, ma non compete alla società umana e tanto meno ai suoi parlamenti. Oggetto della loro legge è imporre la continuazione non voluta di una persistenza vegetativa senza speranza, invece del contrario, la continuazione di quella esistenza per chi, "paziente" o parente o curante, la voglia. Qui è il punto vero, e la vera necessità mancata di un'alleanza fra concezioni e speranze diverse.
Seguo, per circostanze personali, il lavoro di medici rianimatori e anche l'esperienza di cura e di ricerca di centri come quello bolognese degli "Amici di Luca". Per quest'ultimo, Fulvio De Nigris invita a liberarsi dalla contrapposizione fra "diritto di cura" e "libertà di scelta", e non si può che concordare, perché diritto è altra cosa dall'obbligo di cura. De Nigris allude a una "terza via" fra movimento "pro life" e "pro morte", e non so concordare, perché la dizione "pro morte" è arbitraria e violenta, e non si adatta certo alla vicenda di Piero Welby e dei suoi compagni, né a quella della famiglia Englaro. È del tutto condivisibile invece l'impegno a sostenere le migliaia di famiglie che continuano a sperare per i loro cari in stato vegetativo, che confidano in una ricerca mai esausta, che guardando un tubo che entra nella pancia non si sentano ridotte all'interrogativo "terapia o non terapia". Ma appunto questa comprensione solidale non è l'alternativa, ma il complemento alla libertà di decisione di ciascuna persona e dei suoi delegati.
Ieri si è annunciato un emendamento alla legge (che, dopo l'eventuale voto di aprile, dovrà comunque tornare in Senato) a firme distanti come quelle di Bondi, Manconi, Pecorella, Mazzarella e altri, che mira a ridurre il danno. Non so valutarlo, benché sia evidente il doppio disastro di un Parlamento che riapre una simile questione di vita e di morte "a tempi di discussione contingentati", e che lo fa in buona parte perché il presidente del Consiglio proclama che "su temi etici e scuole cattoliche terrà conto delle indicazioni della gerarchia ecclesiastica". Ecco mostrata una connessione stretta fra il corpo e il capezzale del presidente del Consiglio, quelli delle sue ospiti nell'imbarazzo, e quelli di tutti noi. Un ennesimo Uomo della Provvidenza.
Iscritto dal: 07/09/2000
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«Un sondino come cappio». Il voto ad aprile

 

Un patibolo di legno eretto dagli «aguzzini con i sondini», da cui pende un cappio fatto con un sondino, come quelli utilizzati per le terapie o per l'alimentazione e l'idratazione artificiali. Come spesso succede con i Radicali, la provocazione messa in scena ieri davanti a Montecitorio insieme con l'associazione Luca Coscioni, mentre la Camera si apprestava a concludere il primo round di discussione generale sulla legge «contro il testamento biologico», è stata volutamente scioccante.
 
Ma nella «fiera dell'ipocrisia», come l'ha chiamata Antonio Di Pietro che come i Radicali ha presentato una eccezione di costituzionalità sul ddl Calabrò, la «violenza inaudita» viene da chi vuole «imporre le cure per legge», per usare le parole di Beppino Englaro, padre della ragazza morta dopo 17 anni di stato vegetativo permanente e tre giorni di sospensione della nutrizione e dell'idratazione artificiale. La stessa donna che nella propaganda berlusconiana avrebbe potuto ancora generare figli. Da quella vicenda, come hanno ribadito anche ieri quasi tutti i 34 deputati intervenuti, ne «è nata l'esigenza di una legge che evitasse la deriva eutanasica». Ora, la discussione riprenderà ad aprile in seconda convocazione con i tempi contingentati e il voto finale.
 
Ma mentre perfino il fronte dei cattolici si spacca e il Pdl conta al suo interno numerosi «dissidenti», la preoccupazione dell'Udc, favorevole alla legge, è che si arrivi a una «contrapposizione tra credenti e credenti». Il Pd invece, malgrado condivida l'incostituzionalità della legge, ieri ha depositato una «richiesta di sospensiva». Il testo del ddl Calabrò, secondo il senatore Ignazio Marino, «contrasta in più punti con la Convenzione di Oviedo per la protezione dell'uomo e della dignità dell'essere umano riguardo le applicazioni della medicina», «un dispositivo importantissimo ratificato nel 2001 ma che in Italia non ha alcun valore». Pronta la risposta del presidente dell'Udc Rocco Buttiglione e dei vice presidente del Senato, il Pdl Domenico Nania, che si ostinano a negare con forza: «Nessun contrasto con la convenzione di Oviedo».
 
Spetta alla Pd Rosa Calipari sottolineare un'altra incredibile contraddizione della maggioranza quando ricorda che nel decreto Milleproroghe «si sono dirottati i fondi destinati ai malati di patologie gravissime come il cancro alle multe sulle quote latte».
Iscritto dal: 07/09/2000
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Lettera - Sospendere il sostegno vitale non è reato. E la Dat è inutile

 

Al direttore - L'onorevole Carlo Casini nel suo commento sulla legge "fine vita" (il Foglio, venerdì 4 marzo, ndr) cita - correttamente - l'ordinanza che mi proscioglie dal reato di omicidio del consenziente nel caso Welby. Il Casini omette però di riportare i motivi del proscioglimento, proprio lui che è magistrato. Sono stato prosciolto perché era mio dovere d'ufficio interrompere la terapia così come richiestomi dal paziente. Questo potrebbe eventualmente sollevare il problema della obiezione di coscienza. Di fatto - recita l'ordinanza - ho permesso l'esercizio di un diritto costituzionale. Diritto perfetto - come definito dai giuristi - di immediata applicazione che non necessita pertanto di una apposita legge di tutela. Questo è il punto fondamentale. La volontà del paziente, circa l'accettazione o il rifiuto di trattamenti sanitari, è insuperabile. La perdita della capacità di intendere e volere - temporanea o permanente - non può impedire l'esercizio del diritto costituzionale. Così già si espresse la Cassazione nel lontano 1992 nel famoso caso Massimo e in successive occasioni. Non è sostenibile una differenza tra l'atto omissivo e quello commissivo. Se producono un fatto penalmente rilevante sono giuridicamente equivalenti. Che il medico non inizi una terapia o la interrompa - se questo porta a un fatto di rilevanza penale - è perfettamente uguale. In verità qualcuno vorrebbe confondere l'autodeterminazione del soggetto, che è un diritto, con un presunto reato: l'eutanasia passiva.
Terminata l'incursione nel campo giuridico, torno nelle mie più strette competenze: la medicina pratica del fine vita, Nel 2007 l'Istituto Mario Negri pubblica una ricerca che evidenzia che il 63 per cento dei decessi (circa 16.000 all'anno) nelle sole rianimazioni italiane avviene in seguito alla decisione clinica di non iniziare, limitare o interrompere le terapie. Atti omissivi e commissivi. Spesso la decisione è assunta ricostruendo, assieme ai familiari, la volontà dei pazienti, ormai non più capaci di intendere e volere.
Nei reparti di area critica (terapia intensiva, chirurgia d'urgenza, unità coronarica, pronto soccorso) ogni terapia somministrata è una forma di sostegno vitale. La ventilazione meccanica, la dialisi, i farmaci per sostenere il cuore, gli antibiotici per prevenire le gravi infezioni, le trasfusioni di sangue e in ultimo anche la terapia nutrizionale, sono tutti trattamenti la cui interruzione, riduzione o non inizio comportano la morte del paziente. Al massimo è possibile distinguere quelle forme di sostegno vitale la cui interruzione comporta la morte quasi immediata del paziente (caso Welby), da quelle la cui sospensione permette comunque la sopravvivenza per un periodo limitato (caso Englaro).
Ma dice ancora bene il Casini: una Dichiarazione anticipata di trattamento, a differenza di una Direttiva anticipata di trattamento, non ha alcun valore vincolante per il medico. Pertanto la sua compilazione, per come è la proposta in discussione, risulta effettivamente un puro esercizio letterario di nessuna utilità pratica.
Iscritto dal: 07/09/2000
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Lettera - Not in my name, please. Precisazione sulla legge non amata

 

Al direttore - Gheddafi contro i diktat morali: "Le dichiarazioni anticipate di fine regime non possono essere vincolanti".
Maurizio Crippa
 
Al direttore - In una delle sue recenti apparizioni televisive, ora riproposte nel libro "Vieni via con me", Roberto Saviano nel capitolo "Il terremoto all'Aquila" scrive: "Nel luglio del 1883 il filosofo Benedetto Croce si trovava in vacanza con la famiglia a Casamicciola, a Ischia. Era un ragazzo di diciassette anni. Era a tavola per la cena con la mamma, la sorella e il padre e si accingeva a prendere posto. A un tratto, come alleggerito, vide suo padre ondeggiare e subito sprofondare sul pavimento, mentre sua sorella schizzava in alto verso il tetto. Terrorizzato, cercò con lo sguardo la madre e la raggiunse sul balcone, da cui insieme precipitarono. Svenne e rimase sepolto fino al collo dalle macerie. Per molte ore il padre gli parlò, prima di spegnersi. Gli disse: Offri centomila lire a chi ti salva. Benedetto sarà l'unico superstite della sua famiglia massacrata dal terremoto". Ovviamente, Saviano si astiene dal citare quale sia la fonte della sua ricostruzione, né accenna alle "Memorie della mia vita" (10 aprile 1902 dello stesso Croce). Il messaggio vuol essere a senso unico: nei terremoti "mazzette" allora e "mazzette" oggi, la storia si ripete, alle radici della cricca potrebbe addirittura rinvenirsi Croce. Il che è vile, ingiusto, disonorevole. Per Saviano, non per Croce.
Luigi Compagna
 
Il credito "generalista" che si è conquistato il ragazzo, a parte la sua coraggiosa denuncia della camorra, è per me un mistero. Esoterismo puro.
 
Al direttore - Comprendo la posizione contraria da lei assunta a proposito della legge in discussione sul "fine vita". Ma molti di coloro che oggi fanno mostra di apprezzare le sue idee, ieri irridevano le sue bottigliette d'acqua per Eluana Englaro e voterebbero volentieri soltanto una legge per l'eutanasia.
Sebino Caldarola, Torino
 
Not in my name, non a nome mio. Pannella e Bonino, in sit in permanente, mi hanno, spero ironicamente, indicato come testimonial ateo-devoto (trallallero-trallallà) della loro campagna contro la "legge empia" firmata dal serio Raffaele Calabrò. Uso lo slogan pacifista per dichiarare guerra (trallallero-trallallà) a chiunque sia tanto spudorato da farmi forzatamente convergere, sia pure virtualmente, con il partito del diritto di morire. Non perché non rispetti le opinioni degli altri, è che semplicemente quelle opinioni non le condivido, come è noto; e non ho minimamente cambiato idea. In un nuovo caso Englaro, porterei di nuovo la mia bottiglietta d'acqua disperata sul sagrato del Duomo. Penso che la via della legge, lastricata di buone intenzioni e ponderata da vescovi e parlamentari di cui in linea di principio mi fido, sia contraddittoria e inefficace. Ho spiegato perché questa è la mia ferma convinzione, ma da subito, da quando partì l'idea stessa della legge. Ripeto che per me il conflitto intorno alla ragazza disabile spenta a Udine da mano ideologica, come era avvenuto per Terri Schiavo, era tra carità e diritto. Essendo dati acquisiti la libertà di cura e l'autonomia della persona, cose diverse dall'autodeterminazione che è proclamazione - quella sì empia - di radicale immanentismo e di transumanesimo. Penso che il diritto debba tenersi alla larga dalla zona grigia, tra vita e morte, in cui si decidono i destini personali finali, che vanno affidati come sempre è stato alla imperfetta ma santa interazione di individuo e comunità, Posso sbagliare, ma la legge mi sembra portatrice di guai seri. Punto.
Iscritto dal: 07/09/2000
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Lettera - Il medico sarà l'amico del malato o del tabù?

 

Cara Europa, vi segnalo un articolo del professor Umberto Veronesi su La Stampa, "Ho fatto il testamento biologico". Poiché Veronesi è o è stato senatore del Pd, mi sarebbe piaciuto leggere quell'articolo anche su Europa o sull'Unità, giornali che al Pd fanno riferimento. Lo dico non per stupida ambizione di parte, ma "solo" perché vedo scarsissima attenzione del nostro partito per gli uomini di cultura: scienziati (Veronesi, appunto, Marino, Hack, Bonicelli, ecc), filosofi, storici, ricercatori d'ogni tipo. Forse perché sono "vecchi", mentre vanno di moda i "giovani"? O forse perché, in quanto uomini di scienza, sono quasi tutti laici, e la loro presenza farebbe pendere la bilancia da una parte, quella che "non si vuole"?
Umberto Ortis, Torino
Caro Ortis, non risponderò al suo intrigante quesito, perché politica e giornalismo fatti con le
ipotesi non mi piacciono. Così come non mi piacciono (scusi se esco fuori tema) i sedicenti
"tribunali" internazionali con la loro giustizia eterodiretta: vedi Jugoslavia, Iraq, Afghanistan,
e ora anche Libia. Spesso con la loro giustizia si mascherano interessi. La stessa cosa succede
col testamento biologico: un esercito di medici, monache, infermieri legati a cliniche private
o pubbliche da realistici interessi, che sventolano slogan come "La morte non è un diritto".
Infatti, qualcun altro si arroga il diritto di stabilirla per noi.
La ringrazio della segnalazione della Stampa, giornale che leggo quotidianamente anche
da quando il complesso politico-industriale ha messo fuori il direttore Giulio Anselmi e la sua cultura laica e indipendente. Si tratta non di un articolo ma di un brano, come spiega il direttore Calabresi, tratto dal nuovo libro di Veronesi Il diritto di non soffrire, edito da Mondadori: al quale, stia certo, faremo ogni possibile pubblicità. Per me, comunque, non sono cose nuove: seguo le cose per le quali si sono battuti Veronesi, Ignazio Marino e altri scienziati che ammiro, in anni in cui non s'erano ancora stancati di rompersi la testa contro il muro dell'oscurantismo. Così ho scritto anch'io il mio testamento biologico, più o meno con le stesse parole riportate dal giornale torinese, e l'ho consegnato al notaio e a tutti i familiari e ad amici: in modo che, se dovessi trovarmi nella condizione che tanto sollazza i fautori del sondino, contro costoro si possa scatenare in tutte le sedi (giornalistiche, giudiziarie, politiche, professionali) una vera sollevazione. «Io ... nel pieno delle mie facoltà... dispongo quanto segue: in caso di malattia o lesione traumatica cerebrale irreversibile e invalidante chiedo di non essere sottoposto a nessun trattamento terapeutico o di sostegno (nutrizione e idratazione)... Queste mie volontà dovranno essere assolutamente rispettate dai medici che si prenderanno cura di me...».
La legge Calabrò, votata al senato e affrontata da lunedì alla camera con modifiche introdotte dal relatore Di Virgilio, è stata concepita proprio con l'intenzione di ultraclericali, postfascisti, transfughi radicali e liberisti, per vanificare questa volontà mia e di altri cittadini come me, tutelata dalla Costituzione: alla quale i nostri legislatori renderanno conto prima ancora che ai familiari, amici, partiti e forze di riferimento delle persone che venissero impalate e martirizzate con sondini e tubi di stato, da preti e medici devoti. Come ha scritto un uomo molto lontano dalle mie idee e dalla mia storia personale, Emanuele Macaluso, sul Mattino di ieri: «Nel 150° anniversario dell'unità d'Italia, il governo del bunga bunga è il più clericale della storia d'Italia e Berlusconi vuol far approvare una vergogna di biotestamento. La mia solidarietà va a Pannella, ma il Pd cosa fa?». Gli rispondo che nel Pd, partito plurale e non padronale, ognuno segue la sua cultura che l'ha portato al Pd. Quanto ai cattolici progressisti, la loro linea è stata espressa su queste colonne (spero lei abbia letto l'articolo) da Pier Luigi Castagnetti, a conferma che avevano ragione quei cattolici e quei liberali che nel Risorgimento provarono a collaborare per fare l'Italia, contro la volontà di Pio IX e dei reazionari.
Iscritto dal: 07/09/2000
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Biotestamento: mercoledì 9 di nuovo in piazza Montecitorio

Testamento biologico esempio

Radicali Italiani e l’Associazione Luca Coscioni proseguono il 9 Marzo, in piazza Montecitorio, dalle 11:30 alle 14, il presidio per fermare la legge “contro” il testamento biologico e per chiedere una indagine parlamentare sulla eutanasia clandestina.  Oltre a numerosi parlamentari ed esponenti del mondo della cultura, saranno presenti Mario Staderini e Michele De Lucia, rispettivamente segretario e tesoriere dei Radicali italiani.

Nell’ambito della manifestazione, Carlo Troilo, dirigente della Associazione Coscioni, proseguirà nel suo “digiuno di dialogo” (giunto al terzo giorno) con i deputati che vorranno, almeno in questo caso, votare secondo coscienza e non seguendo le direttive di partito. Carlo Troilo ha invitato a partecipare anche Pierluigi Bersani, segretario del PD, attraverso una lettera che verrà pubblicata domani sul quotidiano Terra. Ecco una anticipazione: “Saremmo davvero  molto lieti se Lei volesse farci visita o incaricare persona di Sua fiducia che possa intervenire non solo a titolo personale ma anche a nome del Partito Democratico, senza il quale non sarà possibile vincere questa battaglia di civiltà”.
Presso un tavolo allestito in piazza saranno distribuiti ai cittadini i moduli per predisporre le proprie dichiarazioni anticipate di volontà.

 

Iscritto dal: 07/09/2000
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Appello Pd: «Fermate subito il ddl»

 

«Fermiamoci, fermatevi, non approvate un testo anticostituzionale e di difficile applicazione». È l'appello che il Pd, con Livia Turco, lancia alla maggioranza sul controverso ddl sul testamento biologico, approdato ieri nell'aula di Montecitorio. Per la maggioranza la risposta del ministro Maurizio Sacconi, che auspica invece una rapida approvazione della legge: «Sarebbe un errore rinviarla in commissione perché equivarrebbe a far morire il processo legislativo». Sono le avvisaglie di uno scontro che si annuncia durissimo, dentro e fuori dal Parlamento. Al grido di «no allo Stato bioetico» i Radicali hanno iniziato ieri mattina, davanti a Montecitorio, un sit-in di protesta. Per Emma Bonino «questo ddl è la continuazione clericale dell'organizzazione dello Stato, che era già iniziata con la legge 40». Oltre 5 mila firme contro il disegno di legge saranno consegnate questa mattina da una delegazione della Cgil al presidente della Camera Gianfranco Fini.
Iscritto dal: 07/09/2000
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em.ma

 

Nel 150esimo anniversario dell'Unità d'Italia mi preme ricordare che il governo del bunga bunga è il più clericale della storia patria. Nonostante le critiche motivate mosse da parte di personalità della cultura (domenica ha scritto Galli Della Loggia) Berlusconi vuole fare approvare alla Camera un biotestamento illiberale. Un testo che contraddice le norme dell'Occidente. Una vergogna. La mia solidarietà va a Pannella e ai Radicali che manifestano davanti a Montecitorio dove si discute la legge contestata. Ma il Pd cosa fa?
Iscritto dal: 07/09/2000
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Biotestamento alla Camera In migliaia dicono no

 

Sono già 6mila i medici (e 5mila le cittadine e i cittadini "comuni") che hanno aderito alla campagna lanciata dalla Cgil "Io non costringo, curo" contro la legge sul fine vita che è approdata ieri in aula alla Camera. La campagna è partita per iniziativa del personale sanitario «per parlare a tutti, e per chiedere alla politica, al parlamento, che si fermi una discussione inficiata da ideologismi e contraria alle norme della deontologia medica e ai valori costituzionali della nostra Repubblica». Nutrizione e idratazione forzate, spiega una nota della Fp Cgil, «non sono equiparabili a pane e acqua, e nessuna legge può cancellare la libera scelta del paziente, eliminare la prospettiva, per noi essenziale, di una alleanza terapeutica tra paziente e personale medico. I medici e gli operatori sanitari italiani conclude la nota - non vogliono costringere. Vogliono poter curare». Oggi le prime firme saranno consegnate al presidente della Camera Fini, ma la raccolta, iniziata sul web, proseguirà per tutto il mese di marzo negli ospedali e nei presidi sanitari. Il testo di legge elaborato dalla commissione Affari sociali della Camera dopo un complesso iter partito due anni fa dal caso Englaro prevede l'alimentazione e idratazione forzata e lascia l'ultima parola al medico, non vincolato alla volontà espressa preventivamente dal paziente.
Una legge che di fatto è «contro il testamento biologico», come ha denunciato Marco Cappato, segretario dell'associazione Luca Coscioni, al sit-in davanti a Montecitorio insieme a Emma Bonino e Marco Pannella, «contro la Costituzione e contro la volontà dell'80 per cento degli italiani. L'unica possibilità che questa legge ha di passare è se l'opposizione non farà l'opposizione e se non ci saranno confronti su questo tema nei grandi spazi di "disinformazione" di Rai e Mediaset». Da ieri uno dei dirigenti dell'Associazione Coscioni, Carlo Troilo, è in sciopero della fame. La discussione in aula proseguirà mercoledì, mentre il voto è previsto ad aprile. I sei deputati Radicali del Pd (come anche l'Idv) hanno depositato una pregiudiziale di costituzionalità e chiesto al resto del Pd di pronunciarsi chiaramente, il vicepresidente democratico Ivan Scalfarotto parla di «legge autoritaria e sconnessa» che «va bloccata», Umberto Veronesi si augura che «sia affossata per sempre», Vincenzo Vita si impegna a conquistare spazio nei programmi Rai ponendo il problema in Commissione Vigilanza. Forte riserva anche da Fli: di legge «indigeribile e sbagliata» parla Benedetto Della Vedova. Ma lo sponsor della legge è potente: «S'ha da fare», ha scritto Avvenire, mentre per il presidente della Cei, cardinale Bagnasco, «rappresenta un modo concreto per governare la realtà e non lasciarla in balia di sentenze che possono a propria discrezione emettere un verdetto di vita o di morte». Di qui i toni apocalittici di molti sostenitori (una legge «contro l'eutanasia di Stato» ha detto Antonio Mazzocchi, Pdl, presidente dei Cristiano-riformisti). E alcuni tentativi di mediazione: per esempio quello di Livia Turco, che invita a tornare a discutere per «costruire in uno spirito di reciproco ascolto una legge condivisa».
Iscritto dal: 07/09/2000
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Biotestamento in aula, Radicali in piazza

 

Due pregiudiziali di costituzionalità, 14 ore di discussione e 24 interventi previsti prima di passare all'esame degli articoli: sono questi i numeri dei primo giorno in aula alla Camera per la legge sul testamento biologico, avviato fra polemiche accese e un lungo sit-in dei radicali di fronte a Montecitorio. Ferma l'opposizione sul no secco all'impianto della legge (ma le posizioni sono differenziate) che per l'ex ministro Umberto Veronesi «è meglio che non passi e che rimanga affossata per sempre, perché è meglio non avere alcuna legge che averne una sbagliata e cattiva». Il governo, in particolare attraverso il ministro Maurizio Sacconi, difende lì provvedimento auspicandone una rapida approvazione. «Sarebbe un errore rinviarlo in commissione perché equivarrebbe a far morire il processo legislativo. In piazza al grido di "aguzzini con i sondini" e di "no allo Stato bioetico", i Radicali hanno protestano con il biotestamento voluto dal Pdl. Dai medici cattolici l'invito a evitare una «contrapposizione ideologica» che opponga «fautori della vita a chi sembrerebbe ad essa contrario».
Iscritto dal: 07/09/2000
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Senza cibo contro il ddl

 

Ha iniziato uno sciopero della fame contro il ddl sul biotestamento, approdato ieri a Montecitorio per la discussione generale. Carlo Troilo, dirigente dell'associazione Luca Coscioni, andrà «avanti fino a mercoledì, quando verrà sospesa la discussione sul provvedimento che dovrebbe riprendere ad aprile. Allora, se il dibattito su questo Ddl dovesse rimettersi in moto, rinizierò il mio digiuno», promette. Ieri Troilo era davanti a Montecitorio con i Radicali per un sit-in indetto per dire no a una legge «che è contro il testamento biologico». Secondo Troilo, il ddl Calabrò «è una legge che suona come una vendetta al caso Englaro».
Iscritto dal: 07/09/2000
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'Fine vita', la legge divide. Battaglia alla Camera

 

«Spero che il disegno di legge sul biotestamenio non passi - sostiene da settimane l'oncologo Umberto veronesi - che rimanga affossato per sempre, perché è meglio non avere alcuna legge che avere una legge sbagliata e cattiva».
Sembra paradossale, ma questa posizione è anche quella di Giuliano Ferrara, di Di Pietro e di gran parte dei moderati del Pdl. Per non parlare di Fini. E persino l'Udc sostiene che c'è bisogno di qualche emendamento, perché così com'è non va. E dopo l'approvazione al Senato e una serie di passaggi in commissione a Montecitorio, il biotestamento accende lo scontro alla Camera dove è approdato ieri per la discussione generale in Aula, ma da dove verrà licenziato solo ad aprile; dire oggi come uscirà è sicuramente prematuro. Perché le posizioni in campo sono varie e frastagliate. Fermarsi, chiede il Pd con Livia Turco, tornare indietro rispetto al ddl approvato al Senato, a discutere per arrivare a «costruire in uno spirito di reciproco ascolto una legge condivisa». Fare tutti un passo indietro «contro una legge indigeribile e sbagliata», auspica invece Benedetto Della Vedova per Fli. In mezzo alle polemiche, con tanto di sit-in di protesta dei Radicali davanti a Montecitorio a due anni dall'inizio di un accidentato iter parlamentare partito il 9 febbraio 2009, dopo la morte di Eluana Englaro, di fatto non si sa ancora che forma dare alla legge sul fine vita.
 
«In nessun modo si può o si deve avallare un diritto alla morte», è la posizione del relatore Pdl, Domenico Di Virgilio. Il governo, attraverso il ministro Sacconi e il sottosegretario Eugenia Roccella, difende il testo auspicandone una rapida approvazione. Persino l'Udc, però, presenterà alcuni emendamenti mentre Fli ha addirittura annunciato un emendamento unico sostitutivo dell'intero testo di legge. E non si escludono emendamenti anche dal Pdl. I nodi cruciali restano quelli dell'obbligo di alimentazione e idratazione del paziente, e quello dell'ultima parola riconosciuta ai medici anche in caso di presenza di un biotestamento.
Riassumendo, i punti su cui ruota il ddl per adesso approvato dal Senato sono in sostanza tre: alimentazione ed idratazione, che il testo prevede non possano mai essere sospese, perché considerate «sostegno vitale» e non «terapie», tranne quando «non più efficaci o non adeguati alle condizioni di vita del paziente», eccezione introdotta alla Camera. Il secondo riguarda le dichiarazione anticipate di trattamento (Dat) in previsione di una futura perdita della capacità di intendere e volere: prevedono la nomina di un fiduciario, non sono obbligatorie e durano 5 anni, non sono vincolanti.
Il terzo punto è il ruolo del medico, che non è obbligato a seguire le Dat, ma le valuta «in scienza e coscienza». «Questa è una legge contro il testamento biologico - ha sostenuto Marco Cappato, segretario dell'associazione Luca Coscioni - contro la Costituzione e contro la volontà dell'80% degli italiani».
Iscritto dal: 07/09/2000
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Biotestamento, inizia la battaglia alla Camera

 

Due pregiudiziali di costituzionalità presentate da Idv e Radicali, 14 ore di discussione e 24 interventi previsti prima di passare all'esame degli articoli: sono questi i numeri del primo giorno in Aula alla Camera per la legge sul testamento biologico. Il Pd ha preannunciato una richiesta di sospensiva, mentre l'Udc presenterà alcuni emendamenti; Fli ha annunciato un emendamento unico sostitutivo dell'intero testo di legge e il Pdl non ha escluso la presentazione di alcuni emendamenti correttivi. Per l'ex ministro Veronesi, «è meglio che non passi, perché è meglio non avere alcuna legge che avere una legge sbagliata e cattiva».
Iscritto dal: 07/09/2000
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Biotestamento, è scontro in Aula; il Pd: legge assurda, fermiamola.

 

Fuori il sit-in dei Radicali che scandiscono gli slogan «No allo Stato bioetico»; «Aguzzini con i sondini». In aula, a Montecitorio, l'avvio del dibattito sul testamento biologico che, nella sua ultima versione, divide lo stesso centrodestra ma che il governo vuole portare a casa a tutti i costi per acquisire meriti con il Vaticano. Davanti ai dubbi del suo stesso fronte - da Sandro Bondi a Giuliano Ferrara a Peppino Calderisi alla lobby dei medici del Pdl, scettici sulla praticabilità di una legge piena di contraddizioni - Maurizio Sacconi, il ministro del Lavoro incita, da Bruxelles dove si trova a un consiglio Ue: «Il Parlamento italiano ha il diritto/dovere di esprimersi sul testo e il rinvio alla commissione ha lo scopo di affossare il provvedimento».
Che è proprio quello che il Pd, l'Idv e anche i "liberal" della maggioranza chiedono: tornare almeno in commissione; ricominciare daccapo; evitare di portare avanti un pasticcio in cui nutrizione e idratazione non devono essere sospese mai; si parla di soggetti "interdetti, incapaci o inabilitati" senza meglio chiarire; si rende la Dai, la dichiarazione sul fine vita, un atto incerto e che non serve a nulla. Umberto Veronesi, l'oncologo ed ex ministro della Salute, spiega che «meglio nessuna legge piuttosto che una sbagliata e cattiva, la quale cannibalizza il principio di libertà». Lo dice, Veronesi, al Tg3. Perché c'è anche un problema di informazione. L'offensiva dei radicali comincia proprio da qui, dalla richiesta di spazi in Rai a tutte le voci sul biotestamento. «Scegliere come morire - attacca Emma Bonino - è parte essenziale della vita e della libera scelta di ciascuno, non certo di Sacconi, di Roccella o mio, bensì del cittadino». «Una legge empia», la bolla il leader storico dei Radicali, Marco Pannella. E Carlo Troilo dell'Associazione Luca Coscioni ha iniziato uno sciopero della fame.
 
Sono però anche i medici cattolici a lanciare un appello per evitare «la contrapposizione ideologica», a ribadire la necessità di una «alleanza terapeutica», ad abbandonare «qualsiasi idea latente o manifesta di eutanasia». Alla Camera ieri, primo atto dell'iter parlamentare (la legge è già stata approvata al Senato ma dovrà ritornarci perché il testo è cambiato); previsti 24 interventi; domani supplemento di dibattito ma il voto è fissato per aprile. Divisioni e polemiche nell'opposizione non solo di merito, anche sulla tattica da adottare. Il Pd presenta una sospensiva; i dipietristi depositano invece la pregiudiziale di costituzionalità, come i sei Radicali (che fanno parte del gruppo democratico). Maria Antonietta Farina Coscioni, radicale, invita il Pd a sottoscrivere le pregiudiziali. Condividono Ignazio Marino e i democratici della sua corrente come Sandro Gozi.
Ma Livia Turco, ex ministro democratico del Welfare, indica la strada del ritorno in commissione: «Il nostro obiettivo è affondare questa legge malfatta e assurda. Il modo per farlo è sospenderla, facendo emergere i dissensi nel centrodestra, diversamente con le pregiudiziali di incostituzionalità li compattiamo». E in aula accusa la maggioranza: «Avete portato il testo della lacerazione fra paese e Parlamento e tra le forze politiche. Fermatevi, costruiamo un testo per il rispetto delle persone e il bene del nostro paese». L'Udc al contrario condivide l'impianto della legge.
Nelle file democratiche si passa dalle posizioni più laiciste a quelle cattoliche a oltranza. Beppe Fioroni ad esempio, medico e leader degli ex Ppi, avverte: «C'è il rischio di introdurre una forma di eutanasia passiva, è una preoccupazione grave, il testo va corretto, torni in commissione». Rosy Bindi invita a un punto di equilibrio: «Non mi devono imporre a maggioranza un'idea sul fine vita ma mettermi nelle condizioni di scegliere. Questo deve fare la politica». Nel Pdl, si smarca il "liberal" Calderisi: «Questo testo presenta forti dubbi di costituzionalità. Se l'obiettivo è quello di evitare, dopo il caso Englaro, nuovi esiti di tipo giudiziario, rischia di ottenere l'effetto opposto: moltiplicare per mille quel pericolo». Ovvero aprire una serie di contenziosi, di conflitti e ricorsi. Due anni fa, il 9 febbraio del 2009 moriva Eluana Englaro, la giovane donna per diciassette anni in stato vegetativo alla quale fu interrotta la nutrizione artificiale dopo la battaglia civile del padre Beppino e il pronunciamento dei magistrati. Per il relatore di maggioranza della legge, Di Virgilio sono circa tremila i casi come quello di Eluana in Italia.
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Il Biotestamento va in aula, restano le spaccature nei poli

 

Il disegno di legge sul testamento biologico approda oggi in aula alla Camera, fra le polemiche, a quasi due anni dal primo sì del Senato. Il testo licenziato da Palazzo Madama a marzo del 2009, poche settimane dopo la morte di Eluana Englaro, ha ricevuto il via libera in commissione Affari Sociali a Montecitorio solo la scorsa settimana, dopo una serie di rimaneggiamenti che non sono comunque bastati a spazzare via spaccature e polemiche. E stamattina si va in aula. Il Pdl sostiene con convinzione il provvedimento. "La vicenda di Eluana Englaro - ha sottolineato la sottosegretaria alla Salute Eugenia Roccella - ha dimostrato che solo una legge può fermare l'intervento invasivo dei magistrati. I giudici vogliono far cadere Berlusconi per via extraparlamentare e sempre per via extraparlamentare vogliono regolare il fine vita. Il testo è ragionevole e corrisponde al sentire diffuso delle famiglie italiane". Opposta la visione di Pd e Idv. Anche se nel Pd convivono più anime: i Radicali sono intenzionati a ripresentare almeno una parte degli oltre 2mila emendamenti proposti in commissione e oggi avanzeranno una pregiudiziale di costituzionalità al te- sto "per dimostrare punto per punto – spiega la deputata Maria Antonietta Farina Coscioni - come questa legge vada contro la Carta Costituzionale". Il resto del partito, invece, proporrà solo una richiesta di sospensiva per rinviare il testo in commissione. Ma mentre i cattolici del Pd, con Giuseppe Fioroni in testa, pensano che si debba dire no al ddl perché potrebbe aprire all'"eutanasia passiva", il resto del gruppo segue la linea del segretario Bersani, che ha parlato di una "legge che non è matura". Anche l'Idv proverà a fermare il ddl con una pregiudiziale. L'Udc si prepara a votare sì, ma proporrà una serie di emendamenti. Pure i rutelliani chiedono modifiche, mentre i finiani presenteranno un emendamento totalmente sostitutivo della legge attuale, una 'soft law' che era già stata proposta in commissione dal deputato Benedetto Della Vedova. La partita è aperta e lo scontro sarà netto. Oggi si parte con la discussione generale e con i Radicali che, insieme all'Associazione Luca Coscioni e alla Lista Bonino-Pannella, protesteranno con un sit-in davanti a Montecitorio. Fino a domani sono previsti interventi. Il voto finale ci sarà solo ad aprile, poi si torna al Senato. Gli emendamenti andranno presentati entro fine marzo. "Mi auguro che alla fine- commenta il relatore per l'aula Domenico Di Virgilio - ci sia un voto trasversale. Non conto sull'unanimità: è una legge delicata, che entra nell'intimità della vita delle persone. Ma questa non è né una legge ideologica né confessionale, ha molti elementi qualificanti e presenta novità rispetto al Senato. Innanzitutto – specifica - abbiamo previsto che, nel caso in cui il paziente non nomini un fiduciario (colui che interagisce con il medico rispetto ai contenuti della Dat, la dichiarazione anticipata di trattamento, il cosiddetto biotestamento, ndr) intervengano i familiari. Inoltre abbiamo introdotto la possibilità di interrompere idratazione e alimentazione quando, non sono più efficaci o creano danno al paziente". In tutti gli altri casi restano, però, obbligatorie e su questo punto è scontro con i medici. E stata poi "estesa la platea di chi può usufruire della Dat: non solo pazienti in stato vegetativo, ma anche chi è in condizioni di incoscienza permanente". Il biotestamento non sarà vincolante per il medico. Una novità arrivata nelle ultime ore che ha sollevato nuove polemiche. In caso di controversia col fiduciario, lo specialista si avvarrà del giudizio di un collegio, anche questo, però, non vincolante. Va avanti nel frattempo l'appello rivolto ai medici della Cgil che sta raccogliendo firme ('Io non costringo, curo', è il titolo della campagna) per dire no alla legge che "impone l'accanimento terapeutico". Quelle raccolte sono già oltre 5mila e nelle prossime ore saranno portate al presidente della Camera Gianfranco Fini.
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Sit-in dei radicali contro la legge

 

Parte oggi la discussione generale nell'aula di Monteciorio sulla nuova legge sul biotestamento, modificata in commissione Affari Sociali rispetto al testo del ddl Calabrò approvato dal Senato sull'onda della morte di Eluana Englaro. Oggi, però sarà solo un assaggio: le votazioni sono infatti previste dal calendario per il prossimo mese di Aprile. E molte sono le pressioni, non più solo dal fronte delle opposizioni di Radicali e sinistre, affinché il testo venga rivisto se non addirittura abbandonato. Per affossare la nuova legge «basterebbe che la gente fosse informata e che il Pd si comportasse come un partito democratico», a giudizio del Radicale Marco Cappato il cui partito ha organizzato insieme all'Associazione Luca Coscioni un presidio davanti a Montecitorio, in concomitanza con l'avvio dell'esame del ddl Di Virgilio in aula alla Camera, intorno alle 12. Al sit-in è prevista la presenza di Marco Pannella, Maria Antonietta Farina Coscioni, Mina Welby e Marco Cappato. Dal fronte opposto, l'Avvenire saluta in prima pagina l'arrivo della legge in aula alla Camera dopo il lungo stop dell'iter parlamentare: «Parola a Montecitorio: in aula la legge che difende i più deboli» è il titolo in prima pagina dedicato alla nuova legge sul biotestamento. «Il testo della Camera - assicura al quotidiano dei Vescovi il relatore a Montecitorio Di Virgilio - è migliore di quello uscito dal Senato».