RU486/ABORTO FARMACOLOGICO: DA TORINO IN TUTTA ITALIA!!!!!!!

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Ma a noi cazzo ce ne frega? E' un aborto ospedaliero (con ricovero più lungo) e nulla più...

A Manfrè con telekom serbia e pillola hai sfinito. Stai tranquillo e cambia registro. Per forza che la figa scappa, Manfredi Garoglio e Adraghetti: un cocktail micidiale. 

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Il portale informa - Notizie - Organizzazione e attività dei consultori familiari pubblici in Italia

http://www.salute.gov.it/dettaglio/dettaglioNews.jsp?id=1269&tipo=new

 

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"La Stampa", 11/11/10, cronaca di Torino

Regione: nuovo sì ai volontari pro-vita. Ma ora si va al TAR.

Cota: “E’ nel programma”. La sinistra ricorre.

  <<Il mio programma elettorale era chiaro e prevedeva l’inserimento delle associazioni pro-vita all’interno delle strutture del servizio sanitario regionale. E quando si governa, si devono mantenere gli impegni». Il presidente Roberto Cota commenta così il voto della maggioranza che ha bocciato le richieste del centrosinistra di sospendere l’efficacia del nuovo protocollo approvato dalla giunta regionale di centrodestra. Cota brinda, ma dovrà affrontare un nuovo ricorso al Tar. Lo presenterà Andrea Stara, capogruppo di Insieme per Bresso che si dice convinto che «il protocollo contenga un vizio di legittimità».
Si chiude così una discussione di oltre cinque ore che ha impegnato il Consiglio regionale nata da un ordine del giorno presentato da Stara e sottoscritto anche da quattro consiglieri Pdl (Burzi, Cantore, Mastrullo e Spagnuolo) di area laico- socialista. Sconfitto dal voto, chiede adesso l’intervento dei giudici amministrativi perché «si pronuncino sulla incostituzionalità del Protocollo che richiede obbligatoriamente alle associazioni in convenzione con i consultori di avere nel proprio statuto finalità etiche contrarie alla 194».
Cota, però, non si mostra preoccupato della decisione perché «è di assoluta evidenza come questa delibera non sia contro la legge ma si proponga come obiettivo la piena applicazione della 194». E commenta: «L’opposizione ha perso un’occasione: quella di non strumentalizzare un tema così importante come il diritto alla vita».
Il provvedimento dunque resta operativo anche se su proposta dell’assessore alla Salute, Caterina Ferrero, sarà esaminato dalla competente commissione consiliare per un approfondimento dei problemi. Una decisione che va incontro alle esigenze poste dai consiglieri laici del Pdl, come spiega Carla Spagnuolo: «Ci interessava aprire una discussione in consiglio per verificare che l’autodeterminazione della donna, intesa come autodeterminazione alla difesa della vita, avvenga davvero». Così alla fine i quattro consiglieri non hanno partecipato al voto segreto sul documento Stara.
Il centrodestra ha respinto anche un secondo ordine del giorno presentato da tutto il Pd (cattolici compresi) e dall’ex presidente Bresso, da Sinistra e Libertà (Cerutti) e dall’Idv (Buquicchio e Cursio) che puntava a modificare il protocollo nelle parti che assegnano «all’associazionismo un ruolo improprio che non è nella lettera e nello spirito della legge». Per Aldo Reschigna, capogruppo Pd, si è persa «un’altra occasione di far uscire il dibattito sulla 194 dalle contrapposizioni ideologiche e ricondurre l’applicazione della legge in un ambito di reale attenzione e sostegno per la donna». E Cerutti aggiunge: «E’ un passaggio in profondo contrasto con la laicità delle istituzioni. Ci troviamo di fronte ad una regione etica, non laica». Per l’ex assessore alla Sanità Eleonora Artesio (Fds) «il protocollo ha origine politica e non era necessario dal punto di vista professionale: è una palese violazione della 194».
Non la pensa così Mario Carossa, capogruppo della Lega Nord: «Abbiamo bloccato un bieco tentativo di strumentalizzazione portato avanti dall’opposizione». Augusta Montaruli, vicecapogruppo Pdl, annuncia la prossima presentazione di una proposta di legge «affinché i consultori tornino ad essere un reale supporto alla famiglia».

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CASO VIALE: IL SANT’ANNA FA RETROMARCIA SULLA RISSA MA EMETTE UNA SENTENZA TOTALMENTE STRUMENTALE

Pisano e Boni: “Non sfugga a nessuno che questa sentenza contro il padre della RU486 giunge in contemporanea con la discussione in Regione sulla presenza dei pro-vita negli ospedali".

Dichiarazione di Nathalie Pisano e Igor Boni (Segretaria e coordinatore torinese dell’Associazione radicale Adelaide Aglietta)

“Cadono finalmente le accuse ridicole rivolte a Silvio Viale sul presunto atteggiamento violento tenuto nei confronti di una collega. Tuttavia la sentenza del Sant’Anna che sospende Silvio Viale per 15 giorni è totalmente strumentale per due motivi: si parla di potenziale condizione di disservizio quando è stato proprio il Dott. Viale a denunciare tali disservizi, che erano peraltro oggetto dell’accesa discussione; si commina una sospensione solo ad uno dei due litiganti, eludendo completamente il merito di quel contrasto. Chissà quale sarebbe stato il verdetto della commissione se non vi fossero stati i 25 giorni di sospensione cautelare decisi, come si ricorderà, ‘per rasserenare gli animi’? Sarà interessante verificare in futuro quante sospensioni verranno comminate negli ospedali piemontesi in seguito appunto a ‘potenziali condizioni di disservizio’. Crediamo inoltre che non debba sfuggire a nessuno che questa sentenza ‘esemplare’ contro il padre della RU486 giunge in contemporanea con la discussione in Regione sulla presenza dei pro-vita negli ospedali. Una proposta del Governo Cota che mostra appieno quale sia il rispetto che si ha nei confronti di chi decide di abortire e della libertà di scelta delle donne”.

 

Torino, 9 novembre 2010

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TORINO/OSPEDALE S.ANNA – VIALE NON PICCHIO’ LA CAPOSALA

 
Caduta l’ipotesi più grave, l’Ufficio Procedimenti Disciplinari del S. Anna ha irrogato la sanzione di 15 giorni di sospensione, già scontati con i 25 giorni di sospensione cautelare decisi dalla Direzione Sanitaria Aziendale. Si tratta della prima sanzione disciplinare in venti anni di ospedale, se si escludono i richiami per dichiarazioni non autorizzate sui giornali. 
 
Silvio Viale ha dichiarato:
 
“E’ mancato il coraggio di contraddire l’impostazione della Direzione Sanitaria Aziendale. Sono deluso ed amareggiato, ma ho la coscienza a posto. Quel giorno sono dovuto intervenire con determinazione per garantire le necessità cliniche di tre pazienti in travaglio abortivo e mi si imputa di avere creato “una potenziale condizione di disservizio”, quindi nessun disservizio reale. Se la commissione avesse acquisito gli atti relativi alle attività di reparto e di sala parto non si sarebbe fatta ingannare e avrebbe evitato di inseguire aggravanti finalizzate a non smentire i 25 giorni di sospensione già propinati. In ogni caso non cesserà il mio impegno a tutela delle donne che decidono di abortire, per garantire, nonostante tutto, il migliore accesso e le migliori condizioni possibili. Dovrebbe fare riflettere che le ITG (Interruzione Terapeutica di Gravidanza) siano le uniche donne per cui esiste una rotazione tra i reparti del S. Anna, segno inequivocabile di quanto siano sgradite, tra l’indifferenza di molti.”
 
Torino, 9 novembre 2010.
 
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http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/10/20/pillola-abortiva-italia-due-velocita-boom-in.html

 

Pillola abortiva, Italia a due velocità boom in Liguria e nel Lazio niente

IN ALCUNE regioni l' aborto farmacologico è negato alle donne. E anche in quelle dove si può fare, spesso è praticato solo in pochi ospedali. La Ru486 ha spaccato, una volta di più, la sanità italiana. In questo caso non è solo un problema di qualità dell' assistenza ma anche di scelte politiche. In certe realtà la pillola non è gradita. In Calabria e in Abruzzo, ad esempio. Oppure nel Lazio, dove fino a ora sono state ordinate 15 confezioni, cioè5 ciascuna in tre strutture: l' ospedale di Ostia e il Pertini e il Forlanini di Roma. Probabilmente non sono nemmeno state usate tutte visto che il distributore, la Nordic Pharma, non ha ricevuto altre richieste. Sono passati sei mesi da quando è stata avviata la commercializzazione del medicinale più discusso della storia del nostro Paese. Un primo bilancio racconta che il sistema non viaggia ancora a pieno regime. Finoa oggi sono state ordinate 3.304 confezioni dagli ospedali italiani, e ovviamente non sono ancora state usate tutte. Difficile che il numero raddoppi nei prossimi sei mesi. In molti infatti hanno fatto un solo ordine, segno che l' utilizzo non ha preso il via. È il caso della Sardegna (52 confezioni), dell' Abruzzo (15), dell' Umbria (11), della Calabria e delle Marche (5). Ma anche le 120 confezioni della Sicilia sono poche, come le 129 del Veneto. In Italia ogni anno si fanno circa 30mila interruzioni di gravidanza prima della settima settimana, cioè il tempo massimo entro cui può essere somministrata la Ru486. A questi ritmi difficilmente l' aborto farmacologico sostituirà quello chirurgico in buona parte del Paese, come ad esempio è avvenuto in Francia. Dove la Ru486 si usa, la maggior parte delle donne dopo averla presa non resta in ospedale, disattendendo le indicazioni di ministero e Consiglio superiore di sanità che hanno chiesto il ricovero ordinario. In Emilia e in Toscana perché queste regioni hanno previsto il day hospital; in Piemonte, Liguria, Lombardia, Puglia perché le pazienti firmano e tornano a casa. «Abbiamo usato 400 pillole - spiega Silvio Viale, ginecologo radicale del Sant' Anna di Torino - Solo 16 pazienti, il 4%, sono rimaste in ospedale tra somministrazione e espulsione. Abbiamo fatto in tutto 24 revisioni chirurgiche perché la Ru486 non è bastata. Siamo in linea con i dati francesi». Nicola Blasi, primario al policlinico di Bari, resta praticamente l' unico al sud a usare la pillola abitualmente: «Su 200 donne trattate, ne sono rimaste qui una o due». A spiegare quello che sta succedendo nel Lazio è Mirella Parachini, ginecologa dell' associazione Luca Coscioni del San Filippo Neri di Roma. «La Regione ha previsto un percorso complesso, tra ricovero e letti particolari. Si tratta di un ostracismo. Alle tante donne che ci chiedono di usare la Ru486 consigliamo Bologna. Si nega un farmaco che potrebbe essere utile anche per gli aborti terapeutici dopo il terzo trimestre. Quelli di chi ha fortemente voluto un figlio ma ha scoperto malformazioni gravissime». Quirino Di Nisio è il responsabile della ginecologia di Pescara. In Abruzzo sono state ordinate solo 15 confezioni. «Userei molto volentieri la pillola ma non abbiamo strutture per fare il ricovero e la Asl non ce le mette a disposizione - spiega - Il fatto che altrove le donne firmino per andarsene è un' irregolarità. La nostra Regione, poi, non ha le linee guida, c' è un boicottaggio del farmaco. Del resto qui l' istituzione è piuttosto latitante». - MICHELE BOCCI
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La regione etica e una riforma che stravolge i consultori
 
• da La Repubblica - ed. Roma del 30 giugno 2010

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di Emma Bonino

 

Caro direttore, nel Consiglio regionale del Lazio gira una proposta di legge di riforma dei consultori, a prima firma Olimpia Tarzia, improntata ideologicamente alla "legge 40" e al "divieto" di testamento biologico. La vera notizia però - segnalata ieri da Repubblica - è che tra i firmatari spuntano alcuni consiglieri d’opposizione: quattro del Pd e, all’inizio, due dell’Idv. Appena letta la proposta, le donne del Pd - non rappresentate in quel gruppo consiliare, composto da 15 uomini sono insorte.
I consultori, istituiti nel ‘75, sono strutture del servizio sanitario pubblico per «la somministrazione dei mezzi necessari a conseguire le finalità liberamente scelte dalla coppia e dal singolo sulla procreazione responsabile, nel rispetto delle convinzioni etiche e dell’ integrità fisica degli utenti» e per «la divulgazione di informazioni idonee a promuovere o prevenire la gravidanza, consigliando i metodi adatti a ciascun caso». Se approvata, la proposta della Tarzia (consigliere della lista Polverini e trai fondatori del Movimento per la vita) ridefinirebbe i consultori nel Lazio: «istituzioni volte a sostenere e promuovere la famiglia e i suoi valori etici» con un ruolo «attivo». Come dire: «Non si parli più di convinzioni etiche liberamente formate: i valori si fondano come dirà la Regione». In particolare, c’è un inciso che recita:
«Sulla tutela della vita e del figlio concepito, considerato membro della famiglia, l’azione dei consultori è chiamata a conformarsi».
In altre parole, se il progetto dovesse andare in porto, la legge 194 non farebbe più riferimento all’interruzione di gravidanza ma ad un infanticidio, per dirla brutalmente. La struttura pubblica non interverrà più "asetticamente", ma determinerà la scelta della donna, che dovrà tenersi nei limiti dei valori etici imposti dalla struttura pubblica. E questa avrà i poteri legali di indicare le organizzazioni idonee a promuovere i servizi alla famiglia. In breve:l’associazionismo cattolico. E’ il passaggio dallo Stato etico alla Regione etica. Con i due consiglieri radicali, Rocco Berardo e Giuseppe Rossodivita, pongo la questione all’attenzione dell’opinione pubblica, ricordando, come candidata del centrosinistra, di aver fatto campagna elettorale con un programma laico, moderno, europeo. Questa proposta va nella direzione opposta.

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La regione etica e una riforma che stravolge i consultori
 
• da La Repubblica - ed. Roma del 30 giugno 2010

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di Emma Bonino

 

Caro direttore, nel Consiglio regionale del Lazio gira una proposta di legge di riforma dei consultori, a prima firma Olimpia Tarzia, improntata ideologicamente alla "legge 40" e al "divieto" di testamento biologico. La vera notizia però - segnalata ieri da Repubblica - è che tra i firmatari spuntano alcuni consiglieri d’opposizione: quattro del Pd e, all’inizio, due dell’Idv. Appena letta la proposta, le donne del Pd - non rappresentate in quel gruppo consiliare, composto da 15 uomini sono insorte.
I consultori, istituiti nel ‘75, sono strutture del servizio sanitario pubblico per «la somministrazione dei mezzi necessari a conseguire le finalità liberamente scelte dalla coppia e dal singolo sulla procreazione responsabile, nel rispetto delle convinzioni etiche e dell’ integrità fisica degli utenti» e per «la divulgazione di informazioni idonee a promuovere o prevenire la gravidanza, consigliando i metodi adatti a ciascun caso». Se approvata, la proposta della Tarzia (consigliere della lista Polverini e trai fondatori del Movimento per la vita) ridefinirebbe i consultori nel Lazio: «istituzioni volte a sostenere e promuovere la famiglia e i suoi valori etici» con un ruolo «attivo». Come dire: «Non si parli più di convinzioni etiche liberamente formate: i valori si fondano come dirà la Regione». In particolare, c’è un inciso che recita:
«Sulla tutela della vita e del figlio concepito, considerato membro della famiglia, l’azione dei consultori è chiamata a conformarsi».
In altre parole, se il progetto dovesse andare in porto, la legge 194 non farebbe più riferimento all’interruzione di gravidanza ma ad un infanticidio, per dirla brutalmente. La struttura pubblica non interverrà più "asetticamente", ma determinerà la scelta della donna, che dovrà tenersi nei limiti dei valori etici imposti dalla struttura pubblica. E questa avrà i poteri legali di indicare le organizzazioni idonee a promuovere i servizi alla famiglia. In breve:l’associazionismo cattolico. E’ il passaggio dallo Stato etico alla Regione etica. Con i due consiglieri radicali, Rocco Berardo e Giuseppe Rossodivita, pongo la questione all’attenzione dell’opinione pubblica, ricordando, come candidata del centrosinistra, di aver fatto campagna elettorale con un programma laico, moderno, europeo. Questa proposta va nella direzione opposta.