Roma: ore 11.00, conferenza stampa su pillola del giorno dopo con Capezzone e Viale.
Il Dr. Viale distribuirà ricette del Norlevo e opuscolo informativo sulla salute sessuale.
Radicali Italiani terrà domani, giovedì 1° dicembre (giornata mondiale anti-AIDS), a Roma, una manifestazione pubblica all’entrata dell’Università “La Sapienza”, in via De Lollis, dalle ore 9:30 alle ore 12:00.
Alle ore 11:00, Daniele Capezzone (segretario Radicali Italiani) e Silvio Viale (Comitato Nazionale Radicali Italiani) terranno una conferenza stampa.
Capezzone e Viale hanno dichiarato:
"Etichettarci come “quelli dell’aborto facile” è tanto comodo quanto sbagliato: da quarant’anni i radicali si battono per un’educazione sessuale corretta e completa, condizione sine qua non per una maternità (e una paternità) cosciente e responsabile. La vicenda della pillola del giorno dopo - come, d’altro canto, quella della RU486, che, stante l’ignoranza in materia, è confusa con la prima, persino dal coltissimo on. Bondi - dimostra che c’è ancora molto da fare: c’è voluta la trasmissione “Matrix” per dimostrare che in buona parte degli ospedali romani, nei pronto soccorso, viene negata la ricetta del Norlevo, senza alcuna spiegazione tranne quella di appellarsi all’ “obiezione di coscienza”, prevista, però, solo dalla legge 194 sull’aborto; c’è voluta la determinazione dell’associazione “Radicali Roma” perché finalmente la Procura aprisse un fascicolo su questo scandalo, che costringe ogni notte migliaia di giovani a umilianti e affannose peregrinazioni (ricordiamo che l’effetto della pillola diminuisce con il passare delle ore dal rapporto sessuale).
Di fronte a tutto questo, la nostra richiesta è semplice: si abolisca l’obbligo della ricetta medica, il Norlevo sia considerato medicinale da banco, reperibile in tutte le farmacie. E poi si istituiscano corsi di educazione sessuale nelle scuole (vero, ministro Moratti?) e si abbassi il prezzo esoso dei preservativi".
(Anche l'Unità confonde la RU486 con la pillola del giorno dopo; la "pillola del giorno prima" sarebbe il massimo!)
Massimo Srebot. Un medico a fianco delle donne
Articolo di pubblicato su L'Unità, il 21/03/11
Tre figli, ginecologo, ha sempre applicato la legge 194 in tutte le sue parti anche se spesso in solitudine. Per primo insieme al medico radicale Silvio Viale al S.Anna di Torino ha prescritto la pillola del giorno prima. Quando la ricerca di Viale s'interruppe, Srebot ha proseguito ad importare la pillola del giorno dopo dalla Francia, con altri medici a Bologna e Trento. Dirige un'equipe per seguire in casa la gravidanza delle partorienti, non trattate come malate, per un parto dolce o almeno naturale.
Roma, 14 marzo 2011 - La puntata speciale di Rai Storia, che andrà in onda martedì 15 marzo alle 23.00 sul canale Rai Educational del digitale terreste, sarà dedicata ai 40 anni della pillola anticoncezionale. Attraverso immagini di repertorio ed interviste ad Emma Bonino e al presidente onorario dell'AIED Carlo Flamigni se ne ripercorrerà la storia, da quando negli anni '60 veniva distribuita clandestinamente fino alla sua legalizzazione, passando per le posizioni intransigenti delle istituzioni ecclesiastiche della Chiesa di Papa Paolo VI.
"La Repubblica", MARTEDÌ, 15 MARZO 2011
In arrivo anche un altro dispositivo, non nuovo all´estero ma poco noto da noi: il preservativo femminile. È una guaina che si inserisce in vagina prima del rapporto e ha il vantaggio di proteggere anche i genitali esterni femminili, risultando così efficace non soltanto contro gravidanze non desiderate ma contro le malattie sessualmente trasmesse. Soprattutto alle giovani e giovanissime, "bersaglio" della Sigo (in distribuzione un opuscolo) viene consigliata la cosiddetta doppia protezione: profilattico e pillola.
«Il condom da solo non basta come efficacia contraccettiva - spiega Marina Toschi, segretaria dell´Agite (associazione ginecologi territoriali) - perché non è così raro che si rompa o che venga indossato male. Ma è fondamentale per proteggersi dalle malattie sessualmente trasmesse. Per la contraccezione occorre invece uno strumento più sicuro, come la pillola, che può avere per le giovani anche vantaggi extracontraccettivi, come la regolazione del ciclo o il miglioramento dell´acne. Le nuove pillole, inoltre, si prendono ogni giorno per evitare dimenticanze, e, nei consultori, cerchiamo di favorire l´acquisto di confezioni multiple da sei cicli, per dare l´idea di continuità».
La maggior parte delle linee guida non obbliga a degli esami prima della somministrazione della pillola ma, precisa il presidente Sigo, «personalmente prescrivo analisi per la funzionalità epatica (transaminasi e bilirubina), emocromo, azotemia, creatinemia, proteina C ed S e, se ci sono fattori familiari, test per studiare il metabolismo lipidico. Le nuove pillole che usano drospirenone hanno un impatto vascolare minore, ma occorre sempre prudenza».
Un altro strumento contraccettivo è l´anello vaginale. «Si mette facilmente da sole una volta al mese - continua la dottoressa Toschi - ha un dosaggio ormonale molto basso e pochi effetti collaterali. Si acquista con prescrizione medica e costa circa 17 euro. Del resto anche i profilattici non costano poco e le pillole da noi sono più care che in altri paesi d´Europa». Non ha sfondato, invece, il cerotto transdermico. «All´estero è più usato - continua il professor Surico - ma da noi non attecchisce. Si posiziona anche questo sulla parte esterna del braccio ma talvolta ci sono reazioni soggettive o, soprattutto d´estate con la sudorazione aumentata, un rilascio più discontinuo di ormone».
Poco utilizzato anche il diaframma e la spirale, sia quella medicata con progesterone che quella al rame. «Intanto è indicata solo per chi ha già avuto figli - precisa la dottoressa Toschi - e poi bisogna considerare l´invasività del procedimento. Nelle donne più anziane o con cicli abbondanti diventa un presidio terapeutico e riduce il numero di isterectomie. Il panorama contraccettivo nella vita di una donna è molto lungo e va diversificato, è giusto cambiare nel corso della vita». Migliorati, ma con una sicurezza contraccettiva ancora piuttosto bassa, anche i "metodi naturali", che prevedono l´ovulazione. Infine, c´è la cosiddetta pillola del giorno dopo, che non è quella abortiva, la RU486. «Mai utilizzarla come contraccezione regolare - conclude Toschi - ma il momento della prescrizione è l´occasione per proporre una contraccezione sicura».
Prof licenziato, iniziativa dei radicali
Articolo di pubblicato su Secolo d'Italia, il 02/03/11
Keplero, studenti con il prof "Per noi esonero dalla religione"
Articolo di Sara Grattoggi pubblicato su La repubblica - Cronaca di Roma, il 02/03/11
http://www.radioradicale.it/scheda/322417/sit-in-dei-radicali-davanti-al...
Professore di religione cacciato perchè favorevole a macchinetta dei preservativi a scuola
Pubblicato il 01/03/2011
"La Repubblica", MARTEDÌ, 01 MARZO 2011
Ma alla radice del mancato rinnovo del contratto, secondo l´ex-docente, potrebbero esserci anche altre ragioni: «Nel febbraio 2010 ero stato convocato dal direttore dell´ufficio scuola del Vicariato di Roma. Mi comunicò la criticità della mia situazione, in quanto, da segnalazioni ricevute, risultava "chiaro il mio stato di omosessuale e di uomo di sinistra"». Petrucci rimase sbalordito: «Ho sempre tenuto le mie opinioni politiche e le mie preferenze sessuali fuori dalla scuola. In passato ho partecipato a alcune manifestazioni per i diritti dei gay, ma a titolo privato».
L´ex docente è profondamente amareggiato: «Dopo 11 anni di insegnamento non meritavo questo, non ne ho parlato prima perché pensavo sarei riuscito a elaborare il "lutto" della perdita del mio lavoro, ma la scuola per me era tutto». Solidali con il prof, i colleghi, gli studenti (che hanno addirittura fondato un suo fan club su Facebook) e il preside, Antonio Panaccione: «Era molto bravo e amato dai ragazzi, ma probabilmente la sua apertura mentale dava fastidio. Ci dispiace che non insegni più qui».
"La Stampa", 26/02/11
FEDERFARMA: LIBERI DI VENDERE TUTTI I FARMACI
Il comitato di bioetica “Obiezione di coscienza diritto dei farmacisti”
“Ma va garantito il diritto ad avere la pillola del giorno dopo”
ROMA
Sì alla possibilità per i farmacisti di appellarsi al diritto all’obiezione di coscienza per non vendere la pillola del giorno dopo. Il Comitato nazionale di bioetica (Cnb) esprime in un parere la propria posizione sull’argomento: nel parere emergono orientamenti bioetici differenti, tanto che la votazione non ha raggiunto l’unanimità, ma a maggioranza il Cnb si è detto favorevole a tale ipotesi. Con una precisazione, però, che ha visto concordi tutti i membri del Comitato: va garantito, in ogni caso, il diritto della donna ad ottenere il farmaco richiesto.
Un parere che riaccende il dibattito, mentre i farmacisti tornano a sollecitare una legge che faccia chiarezza sulla questione e Federfarma ricorda che garantire i farmaci è un «dovere». Il parere del Cnb è stato sollecitato dalla deputata dell’Udc Luisa Santolini, in merito all’obiezione di coscienza che può essere invocata dai farmacisti per non vendere «prodotti farmaceutici per i quali non si può escludere la possibilità di un meccanismo di azione che porti alla eliminazione dell’embrione», sia pure non ancora annidato nell’utero materno.
La farmacia e dunque il farmacista «hanno il dovere di dispensare, sotto prescrizione, ogni tipo di farmaco», è il commento della presidente di Federfarma Annarosa Racca. Se in farmacia fosse presente un obiettore di coscienza, ha aggiunto, «allora nella stessa farmacia ci dovrà essere un altro farmacista non obiettore, perché le nostre strutture non solo svolgono un servizio fondamentale sul territorio ma sono anche un terminale del Servizio Sanitario Nazionale. E in quanto tale devono garantire un servizio, che è quello di dispensare tutti i farmaci che sono in commercio». L’Ordine dei farmacisti chiede che al più presto una legge regolamenti con chiarezza la materia. Favorevole invece la reazione del parlamentare dell’Udc Paola Binetti: ««Accogliamo con soddisfazione il parere, riconoscendo anche ai farmacisti il diritto all’obiezione di coscienza».
La tenace lotta di chi ha una visione confessionale dell'individuo e del mercato ha oggi registrato un punto a proprio vantaggio: il Comitato nazionale di bioetica (Cnb), sollecitato,
ha espresso un parere favorevole
per il diritto all'obiezione di coscienza di quei farmacisti che non intendono vendere la pillola del giorno dopo.
Non ci interessa disquisire, come ha fatto il Cnb, se si tratti di embrione, zigote o che altro, lo lasciamo a chi crede di dover fare cosa pubblica dei propri convincimenti ideologici. A noi interessa il diritto dell'individuo a disporre del proprio corpo e delle proprie scelte quando queste ultime, non ledono altri individui e il codice. E non ci sembra che l'uso della pillola del giorno leda qualcuno. Ma, nel contempo, comprendiamo chi si possa sentire leso nella propria ideologia e, per questo, non lo fustighiamo o marginalizziamo impedendogli di vivere e manifestarsi. Per questo non siamo contrari a che un farmacista possa decidere di vendere o meno un farmaco in base alla propria coscienza, ma solo se questo non significhi limitazione di fatto del diritto di chi questo farmaco intende acquistarlo e utilizzarlo. Gia' oggi, che l'obiezione di coscienza dei farmacisti non e' prevista, reprerire la pillola del giorno dopo e' un'impresa e per questo ci immaginiamo cosa potrebbe succedere domani con l'istituzionalizzazione di questo diritto del farmacista. Perche' questo non accada c'e' solo un metodo: la pillola del giorno dopo deve essere venduta liberamente, senza ricetta medica e anche al di fuori delle farmacie, cosi' come avviene per i farmaci generici. Pericoloso? Bah!! In Francia e' anni che e' cosi' e non ci sembra che i nostri vicini d'Oltralpe ne abbiano risentito. Anzi.
S cosi' non fosse, ci ritroveremmo di fronte all'ennesimo tentativo di imporre con la violenza della legge il proprio convincimento ideologico a chi la pensa in modo diverso.
Obiezione pillola del giorno dopo: le farmacie sono esercizi pubblici, basta con le follie proibizionistiche
Pubblicato il 25/02/2011
PILLOLA DEL GIORNO DOPO/RADICALI – VIALE, SENZA RICETTA E ANCHE NEI SUPERMERCATI. GRASSA IGNORANZA DEL CNB.
Silvio Viale, Presidente di Radicali Italiani e candidato alle primarie del centrosinistra a Torino, parla di “ignoranza del CNB” e, replicando al Vicepresidente del CNB Lorenzo D'Avack, indica nella “abolizione della ricetta” e nella “libera vendita nelle parafarmacie”, l’unica strada per garantire comunque alla donna di poter realizzare la propria richiesta, senza ricevere un danno dall’obiezione di coscienza dei farmacisti.
Il ginecologo torinese, noto per la battaglia per l’introduzione della RU486, che è stato sanzionato dall’Ordine dei Medici per avere prescritto la contraccezione di emergenza (pillola del giorno dopo) davanti alle scuole, ha diffuso la seguente nota:
“Prima di tutto devo sottolineare la grassa ignoranza del CNB perché la contraccezione di emergenza non affatto porta all’eliminazione dell’embrione. Infatti, se presa in tempo, impedisce il concepimento, cioè l’incontro tra lo spermatozoo e l’ovulo, se presa dopo non interferisce con il destino dell’ovulo, non essendo affatto vero che blocca l’impianto in utero dell’embrione.
In ogni caso, se le affermazioni del vicepresidente del CNB Lorenzo D'Avack hanno un senso, vi è solo un modo per lo Stato di consentire sempre e comunque alla donna di poter realizzare la propria richiesta, senza ricevere un danno dall’obiezione di coscienza dei farmacisti ed è quella dell’abolizione della ricetta, permettendone la vendita anche nelle parafarmacie e nei supermercati che vendono prodotti sanitari. Come è noto, l’efficacia è maggiore entro le 12 ore dal rapporto a rischio e si dimezza ogni 12 ore di ritardo. Trattandosi di una unica dose la contraccezione di emergenza è assolutamente innocua – classe 1 dell’OMS – e la decisione di assumerla dipende solo dalla percezione della donna di avere avuto un rapporto arischio di concepimento. Voglio infine osservare che, per coerenza, i farmacisti che dovessero fare obiezione dovrebbero ritirare dai loro scaffali anche quelle decine di prodotto per i quali, come dice la Sen Santolini (UDC), non si può escludere la possibilità di un meccanismo di azione che porti all'eliminazione dell'embrione. Perché il CNB non ne stila la lista? Mi pare che sulla contraccezione di emergenza il CNB abbia perso ulteriore credibilità dimostrando di sapersi solo arroccare su assunti ideologici.”
Torino, 25 febbraio 2011.
"La Repubblica", SABATO, 19 FEBBRAIO 2011
Se dunque dopo cinquant´anni dall´arrivo della pillola solo una minoranza ne fa uso, significa che le donne sono state mal informate o non informate. La pillola in Italia è stata ostracizzata. L´ hanno fatto i misogeni, perché la pillola è uno strumento offerto dalla scienza alla donna per sottrarsi ad un asservimento millenario al maschio. Permettendo di scindere il rapporto sessuale dalla procreazione, ne ha valorizzato i ruoli, al di là di quello materno. La contraccezione permette ad ogni donna di scegliere liberamente di amare un uomo, e fino a che punto amarlo, e di decidere insieme a lui - dunque come sua pari - se avere un figlio oppure no.
Ma, oltre all´aspetto di pensiero, la pillola ha una funzione di tutela della salute, che è passato sotto silenzio, o quasi, e per questo dico che le donne sono state tradite. La stessa legge 194, nata per "garantire il diritto alla procreazione cosciente e responsabile", è stata in parte tradita. Il suo obiettivo era ridurre gli aborti clandestini (che sono un grave pericolo per la salute, oltre che un dramma per la psiche ), spostando l´obiettivo da una cultura punitiva ad una cultura preventiva. I fatti ci hanno dato ragione perché il numero di aborti, dalla sua introduzione nel 1978, è drasticamente diminuito. Ma in realtà quella legge non è stata applicata nella sua totalità. Il punto chiave che impegna Stato, Regioni e enti locali a sviluppare servizi , informazione ed educazione per la prevenzione dell´aborto, di fatto è pressoché inapplicato. La 194 va allora ripresa in mano. Occorre potenziare subito la diffusione dell´educazione sessuale e della conoscenza dei metodi anticoncezionali nelle scuole, nel rispetto della multiconfessionalità e multietnicità della comunità attuale. La pillola va favorita, le sue proprietà anticancro vanno ben spiegate, e il preservativo, che difende da molte malattie veneree e infettive, deve essere considerato un elemento integrante del rituale del rapporto sessuale e un segno di rispetto e di amore nelle coppia, soprattutto se occasionale. Ci vuole conoscenza, coscienza e responsabilità , soprattutto da parte di noi uomini. Siamo ancora in tempo.
http://www.radicali.it/rassegna-stampa/int-c-flamigni-l-ignoranza-prolifica
Int. a C. Flamigni - “L’ignoranza è prolifica”
Articolo di Federico Tulli pubblicato su Left Avvenimenti settimanale dell'Altritalia, il 28/01/11
Lei ha detto che la pillola non è stata pensata per fare un regalo alle donne. Ci spiega perché?
Quella della pillola è una storia ambigua. Fatta anche di piccoli crimini nascosti. Non è una storia di "generosità". La scienza se ne è occupata per rispondere a necessità di vario ordine. Non solo sociali e mediche (evitare infanticidi e aborti) ma anche legate a odiosi pregiudizi. Gregory Píncus negli anni Cinquanta iniziò a lavorare sulla pillola con il denaro di "brave" signore borghesi che temevano un eccesso di popolazione negra negli Stati Uniti.
Nel vostro saggio fatediversi "regali" alle donne.
Come può una ragazza difendersi da questa cultura e concretamente dai farmacisti che si dichiarano obiettori?
Ci sono responsabilità della politica?
"La Stampa", 23/01/11, cronaca di Torino
Vent’anni
Fugge con due profilattici Lo arrestano per rapina
CLAUDIO LAUGERI
Era tutto perfetto. Casa libera, ragazza disponibile, desiderio a mille. Andrea, vent’anni, pregustava già un paio d’ore piacevoli e tranquille. Poi, ha frugato nelle tasche, ha rivoltato il portafogli, ha controllato nel giaccone. Niente. Non aveva profilattici. «Scendo a prenderli, ci metto un attimo, amore» ha detto Andrea alla sua bella. Si è scapicollato giù dalle scale, ha battuto il record dei cento metri piani per raggiungere il supermercato più vicino e si è tuffato sullo scaffale dei prodotti igienico-medico-sanitari. Eccoli. Confezioni di varie marche. E di vari prezzi. Voleva riscattare la figura da imbranato appena fatta acquistando un prodotto di marca, magari anche un po’ adatto a limitare le «defaillance» giovanili. Questo no, questo no, trovato.
Altro controllo veloce al portafogli e le braccia sono cadute lungo i fianchi: aveva soltanto cinque euro, quella confezione ne costava sette e cinquanta. Pochi secondi per decidere, il pensiero fisso della fanciulla che poteva cambiare idea da un momento all’altro. Soluzione: aprire la confezione, prendere un paio di profilattici e infilarli in tasca. Prima di completare il pensiero, l’azione era già compiuta.
Andrea, però, non è un ladro professionista. E così, il suo furto con assai poca destrezza è stato notato dall’addetto alla sorveglianza alle sue spalle. E’ andato dritto verso l’uscita, ha superato la cassa e in quel momento è stato bloccato. «Guardi che ho visto tutto, tiri fuori quello che ha preso» ha esordito l’addetto alla sicurezza. A quel punto, le alternative erano due: confessare, restituire il maltolto e confidare nell’indulgenza del direttore del supermercato, con il rischio di passare là dentro il tempo che avrebbe dedicato a rotolarsi sul letto con la sua bella; oppure, fuggire, raggiungere con uno scatto l’abitazione a poche decine di metri e dimenticare tutto tra le braccia della fanciulla. Posto il problema in questi termini, la scelta era obbligata. Con tanto di auto-assoluzione del tipo «tanto in Italia non vai in galera neanche se ammazzi qualcuno, figurati per una roba del genere». Sbagliava, ma non poteva ancora saperlo.
Tra Andrea e la libertà c’era soltanto l’addetto alla sicurezza, un metro e 80 palestrato contro il suo metro e 60. Ma la disperazione lo ha trasformato in un gigante: spintone alla «guardia», che crolla a terra trascinando alcune casse d’acqua (dieci giorni di prognosi per lesioni alla spalla e alla parte destra del torace). Poi, la fuga.
Dopo i primi passi fuori dal supermercato, aveva persino lasciato cadere sull’asfalto il prezioso bottino, il motivo di tutto quel caos. Ennesimo tentativo di guadagnare la libertà. Credeva che nessuno lo avrebbe inseguito dopo aver recuperato la refurtiva. Altro errore. Anche perché Andrea non sapeva che la forza della sua disperazione aveva portato conseguenze ben diverse da quanto immaginato: la «guardia» era rimasta ferita nel corpo oltre che nell’orgoglio. La corsa del giovane è durata pochi metri. Ci ha pensato il macellaio del supermercato e placcarlo, pochi istanti prima dell’arrivo della «Volante» del commissariato Mirafiori: per lui è scattato l’arresto per rapina impropria. E la ragazza? E’ rimasta a casa per un po’. Poi, è andata via. Niente sesso. Ma alle amiche, potrà sempre raccontare che un ragazzo è andato in galera per lei.
IL RAPTUS Scoperto dalla security all’uscita spinge e ferisce la guardia
"La Repubblica", MERCOLEDÌ, 12 GENNAIO 2011
Il rischio dell´ignoranza: adolescenti di oggi impreparati e imprudenti come i loro genitori
L´anatema del pontefice contro l´educazione sessuale perché «contro la fede e la retta ragione» ricorda tanto quelli che nel passato sono stati lanciati, anche dalla stessa chiesa Cattolica e da qualche pontefice, contro l´istruzione dei ceti subalterni (e delle donne): perché foriera di pericolose tentazioni a pensare con la propria testa. Non si capisce infatti che cosa c´entri con la fede, e ancor meno la retta ragione - qualsiasi cosa si intenda con quell´aggettivo che qualifica, e limita, il concetto stesso di ragione. L´educazione sessuale, come educazione alla conoscenza del proprio corpo, della sessualità come attività integralmente umana, che riguarda il corpo, ma anche il cervello e le relazioni, dovrebbe essere una parte importante dell´educazione dei bambini e degli adolescenti. Ne trarrebbero giovamento anche molti adulti.
Chi si oppone all´educazione sessuale, oltre ad avere una visione negativa, o puramente strumentale, della sessualità, sembra ritenere che legittimare un discorso educativo su di essa di per sé solleticherebbe istinti e pulsioni che altrimenti rimarrebbero dormienti e solleciterebbe all´attività sessuale soggetti che invece dovrebbero astenersi. Con un paradossale rovesciamento dei rapporti causa effetto, secondo gli oppositori dell´educazione sessuale la conoscenza libererebbe le pulsioni, invece che essere queste il motivo di interrogativi che meriterebbero risposta, di esperienze che richiederebbero riflessione. Meglio una bambina che diventa mamma a tredici anni, come è successo poco tempo fa, che adolescenti che sono accompagnati riflessivamente nella esperienza eccitante, ma anche complicata e non priva di dubbi e sofferenze, del corpo proprio e altrui che muta, del desiderio che si presenta prepotentemente, dell´attrazione ricambiata o rifiutata.
Il risultato di questa resistenza all´educazione sessuale, supinamente fatta propria, con poche e temporanee eccezioni, dai ministri dell´istruzione che si sono succeduti nella storia della repubblica, è una singolare ignoranza sessuale diffusa a tutte le età, ma particolarmente tra i più giovani e perciò più vulnerabili. Gli adolescenti di oggi non sembrano sapere molto di più di quelli di un tempo su come evitare una gravidanza o una malattia venerea. Contrariamente a quanto pensa il pontefice e i suoi sostenitori, questa ignoranza non impedisce che si abbiano rapporti sessuali in età sempre più precoce, al contrario. Ma li abbandona alla irriflessività, all´imprudenza, a volte anche alla sopraffazione e alla pura strumentalità reciproca, spesso asimmetrica tra i sessi. Come mostrano diverse ricerche sulla sessualità degli adolescenti, spesso i maschi dichiarano di fare sesso "perché ne hanno bisogno", perché ogni tanto devono "sfogarsi", mentre le ragazze dicono di farlo "per far piacere al loro compagno", come "prova d´amore" - ahimè non molto diversamente dai loro nonni e nonne, pur in un contesto apparentemente più libero. Siamo sempre all´atto sessuale come remedium concupiscentiae, anche se non necessariamente solo entro il matrimonio. Del resto, questa sessualità agita in un contesto culturale ignorante e irriflessivo, e perciò anche profondamente misogino, è responsabile anche dello squallore di tanta pubblicità e televisione.
Stupisce che il papa abbia posto questo tema al centro del suo discorso di inizio anno. Quasi che non ce ne fossero altri più importanti, sia dal punto di vista spirituale che dell´etica pubblica e privata - come ha drammaticamente ricordato la morte per freddo del neonato di Bologna, ultimo di una lunga fila di bambini che muoiono ogni giorno nel mondo e troppo spesso anche in Italia per povertà, disattenzione, violenza. Ma siamo ormai abituati ad un ordine di priorità che, nella sua ossessione per la sessualità e la difesa della "vita", sembra aver perso la bussola. Come scriveva sull´Avvenire nel 1996 un cattolico come Gorrieri in risposta ad una delle tante chiamate a raccolta in nome della vita, "i settanta-ottanta anni che stanno in mezzo (tra il nascere e il morire) non presentano alcun problema che interpelli la coscienza cristiana?" Tuttavia, dal punto di vista della formazione culturale e civile delle nuove generazioni, è un tema niente affatto irrilevante, anche se in senso opposto a quello auspicato dal pontefice.
"La Repubblica", MERCOLEDÌ, 12 GENNAIO 2011
La legge non c´è, i corsi nemmeno, e i ragazzi si arrangiano, come possono, dove possono. C´è sempre qualcuno un po´ più grande che spiega "come si fa", ma soprattutto c´è la Rete, unica, grande ma spesso improvvisata fonte di informazione. In particolare se parliamo di sesso, di sessualità, di educazione sessuale, che in Italia non c´è, non si fa, la legge che ne prevedeva l´insegnamento è ferma dal 1975 in Parlamento, le scuole fino ad ora finanziavano corsi e lezioni con i propri fondi, ma adesso con i nuovi tagli basta, fermi tutti, ci possono pensare i prof di Religione o quelli di Scienze, magari i genitori...
Il risultato è invece un grande silenzio, i giovanissimi vivono e sperimentano l´amore senza rete, l´età del primo rapporto, dicono le statistiche, è di 14 anni, ma è difficile proteggersi e preservarsi se si è poco più che bambini.
Eppure con parole nette e senza appello due giorni fa Benedetto XVI ha affermato che "l´educazione sessuale è contro la fede", bocciando quegli stati che di sesso e di contraccezione parlano a scuola, come avviene in realtà in quasi tutta l´Europa, Italia esclusa. E la risposta alle parole del Pontefice è stata la riapertura nel nostro Paese di un dibattito che non si è mai spento, di una legge attesa da 35 anni, ma anche di roventi polemiche che continuano ad accompagnare ogni installazione di distributori di condom nei licei, ogni corso di sessualità un po´ più esplicito.
Invece, secondo una recente indagine della Sigo, la Società italiana di ginecologia e ostetricia, il 64% degli studenti delle scuole superiori vorrebbe un corso di educazione sessuale a scuola, e il 44% sarebbe felice di poter parlare di questi temi a casa. Pur di sapere, conoscere, capire. «Siamo di fronte ad un pericoloso salto all´indietro - ammette Anna Sampaolo, coordinatrice dei corsi di educazione sessuale per l´Aied - perché sempre più scuole ci chiedono i nostri corsi, ma sempre meno istituti possono finanziarli. Parlare di sessualità ai bambini e agli adolescenti è sempre stato difficile in Italia, nonostante l´enorme interesse che poi questi incontri suscitano, e l´impossibilità di varare una legge che ne promulgasse l´insegnamento a scuola ne è la prova più evidente. Ma fino a qualche anno fa molti presidi riuscivano a mettere in piedi seminari e lezioni, oggi non più. Invece la cosa più bella è che in questi incontri si discute di affettività, di relazioni tra maschi e femmine, di rispetto per il proprio corpo, di sesso certo, ma come risultante di tutto questo... Forse chi ci attacca e pensa che noi parliamo soltanto di aborto - prosegue Anna Sampaolo - dovrebbe venire ad ascoltare, a vedere. La verità è che i ragazzi sono disperatamente alla ricerca di qualcuno con cui confrontarsi, ma anche pieni di false informazioni e credenze, che si passano tra di loro o, peggio, acquisiscono su Internet". Così se la verginità resta un tema-problema centrale sia per i maschi sia per le femmine, ben poche ragazze sanno dove sia (e cosa sia) l´imene, leggende dure a morire come i lavaggi con l´aceto e la coca cola contro le gravidanze indesiderate compaiono nei forum per teen-ager, e il profilattico resta ancora per gran parte dei maschi (anche adulti) una fastidiosa barriera al piacere totale.
Non si sa se sia vero o meno, come afferma il Papa, che i corsi di educazione sessuale allontanino dalla fede. Di certo quando nelle scuole vengono organizzati sono un successo. Così come è accaduto al liceo scientifico "Giovanni Keplero" di Roma, dove circa un anno fa, tra feroci polemiche riprese anche dalla Bbc, è stato installato un distributore di profilattici a "prezzo politico".
«Contro di me si è scatenato il diluvio - dice oggi il preside del "Keplero" Antonio Panaccione - mi hanno accusato di tutto, anche di traviare i giovani. Invece quel distributore, che è ancora lì, nessuno l´ha danneggiato e i ragazzi comprano regolarmente i preservativi a 2 euro a scatola, era soltanto una parte di un programma assai più vasto sulla protezione delle malattie sessualmente trasmissibili, che si è concluso proprio ieri. Un progetto finanziato dalla provincia di Roma, con gli esperti della Lila, la lega italiana contro l´Aids, che hanno formato un gruppo di studenti, i quali a loro volta hanno fatto lezione ai loro coetanei. Un´esperienza straordinaria di peer education, seria, scientifica, del resto tra i giovani il contagio da Aids è di nuovo una realtà, così come le gravidanze delle adolescenti. Gli stessi genitori - aggiunge Panaccione - all´inizio ostili, preoccupati, poi si sono resi conto dell´importanza di parlare di rapporti sicuri, e di quanto fossero maturi i loro figli. Davvero non capisco questo attacco del Papa, a quanti secoli indietro ci vogliono portare? I giovani vogliono parlare, sapere, imparare a proteggersi, che senso ha invece la legge del silenzio?».
Nessuno forse, a giudicare dalle conseguenze dell´amore senza rete praticato dagli adolescenti, e da vent´anni di disinteresse sui "contagi sessuali" seguito alle battenti campagne degli anni Ottanta contro l´Aids. Il risultato è che malattie che si pensavano scomparse, come la clamidia, la sifilide, la gonorrea, per non parlare dei sieropositivi under 20, sono tornate a presentarsi. Ma se di tutto questo non si parla a scuola, se i consultori sono in via di smantellamento, se i genitori girano gli occhi dall´altra parte, a chi si devono rivolgere i ragazzi? Giorgio Vittori, primario di Ginecologia e Ostetricia all´ospedale San Carlo di Nancy di Roma, ex presidente della Sigo, non ha dubbi: «Sono la scuola e la famiglia che devono fare informazione, gli adolescenti sono una categoria a rischio, oggi le criticità sono due, un incontro troppo precoce con il sesso, che può portare a gravidanze indesiderate, al contagio di malattie anche gravi, e poi lo spostamento troppo in avanti della programmazione di un figlio. Il tema non è profilattico sì, o profilattico no. Il punto è educare i giovani a proteggersi, e fin dalla scuola avere un reale messaggio sulla vita riproduttiva».
Eppure tutto questo non basta. Anzi c´è molto altro. Perché l´adolescenza è un´età sfuggente, ombrosa, bellissima ma imprevedibile. Infatti, dice Chiara Mezzalama, psicoterapeuta dell´infanzia, «in quest´età si gioca con il rischio, con la morte, con la voglia di sentirsi grandi, e c´è quindi una voglia di azzardo impossibile da controllare». Altra cosa però è l´ignoranza. Il non avere né luoghi né risorse. «I ragazzi non sanno dove andare, e nelle scuole stesse non è facile fare educazione sessuale, anche per la diffidenza delle famiglie, che non voglio parlare di questi temi ma non si fidano degli estranei. Così ai giovanissimi - aggiunge Chiara Mezzalama - non resta che la Rete. E il rischio qui è grande. Perché questa generazione è ormai abituata ai rapporti virtuali, disincarnati, senza fisicità, e quando invece i ragazzi si trovano nell´incontro sono del tutto impreparati agli ostacoli della realtà, al passaggio del corpo. Se poi consideriamo che l´accesso alla pubertà avviene sempre prima, è evidente come questa precocità altro non sia che una grande fragilità. L´educazione sessuale invece - conclude Mezzalama - può aiutare a rimettere insieme il corpo e le emozioni, portare alla conoscenza di sé. Ma ci vorrebbero luoghi, scuole, consultori, invece manca tutto...».
RATZINGER – VIALE (radicali), LA LIBERTA’ RELIGIOSA NON PUO’ ESSERE UN PRETESTO PER RIVENDICAFE L’INTOLLERANZA RELIGIOSA. BASTA IPOCRISIA SULL’OBIEZIONE DI COSCIENZA
Pronta replica del Presidente di Radicali Italiani a quanto pronunciato dal Papa durante l’udienza al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, che partendo dalla libertà religiosa ha parlato di sessualità, aborto e obiezione di coscienza.
Il ginecologo radicale ha replicato:
“Papa Ratzinger dovrebbe evitare di fare confusione. La libertà religiosa non può essere il pretesto per rivendicare l’intolleranza religiosa sui temi sessuali ed educativi. Proprio perché come radicali siamo inattaccabili sul tema della libertà religiosa, che non abbiamo mai difeso a senso unico, possiamo permetterci di criticare la strumentale speculazione con cui Papa Ratzinger accosta le stragi di fedeli ai temi dell’educazione sessuale in Europa. Devo osservare che è la Chiesa che vuole imporre le proprie leggi e la propria coscienza a tutti, mentre noi siamo quelli che vogliamo garantire la libertà educativa alla Chiesa, ma anche la libertà per i suoi fedeli di potere riparare agli errori dell’educazione sessuale della Chiesa. Volere negare a tutti, ma alle donne in particolare, la libera scelta su aborto, contraccezione, matrimonio e comportamenti sessuali, contraddice la rivendicazione della libertà religiosa ed educativa della Chiesa. Così pure, soprattutto in Italia, all’ordine del giorno non vi è la libertà dell’obiezione di coscienza, ma il diritto ad ottenere le prestazioni ottimali senza essere limitate dall’obiezione di coscienza di chi per legge è il solo ad essere autorizzato ad effettuarle. Per essere credibile e dare valore alla obiezione di coscienza religiosa, la Chiesa dovrebbe dire basta all’ipocrisia che nell’obiezione di coscienza vede solo un modo per evitare un lavoro scomodo e discriminato. La Chiesa dovrebbe chiedersi perché in Italia i medici obiettori sono il 71% per l’aborto e così talmente pochi per la fecondazione in provetta da non figurare nemmeno nella relazione annuale del Ministro al Parlamento. Il primo pilastro della libertà religiosa e il riconoscimento della molteplicità religiosa e del pluralismo etico, che mal si accoppia con la rivendicazione del monopolio del proprio integralismo educativo.”
Torino, 10 gennaio 2011.
La corsa delle minorenni alla pillola del giorno dopo
Articolo di Caterina Pasolini pubblicato su la Repubblica, il 10/01/11
http://www.corriere.it/esteri/11_gennaio_10/appello-papa-medioriente-cristiani_54ccb986-1ca5-11e0-a4b5-00144f02aabc.shtml
Benedetto XVI durante l'udienza al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede
«Nella Ue l'educazione sessuale
e civile minaccia la libertà religiosa»
Poi l'appello: «Il Medio oriente garantisca la sicurezza dei cristiani, membri a pieno titolo delle società»
Benedetto XVI durante l'udienza al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede
«Nella Ue l'educazione sessuale
e civile minaccia la libertà religiosa»
Poi l'appello: «Il Medio oriente garantisca la sicurezza dei cristiani, membri a pieno titolo delle società»
CITTÀ DEL VATICANO - L'educazione sessuale e civile impartita nelle scuole di alcuni Paesi europei costituisce una minaccia alla libertà religiosa. È questo il grave allarme lanciato lunedì da Benedetto XVI nel discorso tenuto di fronte al corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede. «Proseguendo la mia riflessione - ha detto Ratzinger nella sua ampia disamina sulla libertà religiosa - non posso passare sotto silenzio un'altra minaccia alla libertà religiosa delle famiglie in alcuni Paesi europei, là dove è imposta la partecipazione a corsi di educazione sessuale o civile che trasmettono concezioni della persona e della vita presunte neutre, ma che in realtà riflettono un'antropologia contraria alla fede e alla retta ragione».
LE SCUOLE CATTOLICHE - «Esorto tutti i governi a promuovere sistemi educativi che rispettino il diritto primordiale delle famiglie a decidere circa l'educazione dei figli e che si ispirino al principio di sussidiarietà, fondamentale per organizzare una società giusta». Il papa ha chiesto di «garantire che le comunità religiose possano operare liberamente nella società, con iniziative nei settori sociale, caritativo od educativo». «In ogni parte del mondo si può constatare - ha osservato - la fecondità delle opere della Chiesa Cattolica in questi campi». Per questo, ha aggiunto, «è preoccupante che tale servizio che le comunità religiose offrono a tutta la società, in particolare per l'educazione delle giovani generazioni, sia compromesso o ostacolato da progetti di legge che rischiano di creare una sorta di monopolio statale in materia scolastica, come si constata ad esempio in certi Paesi dell'America Latina», proprio «mentre parecchi di essi celebrano il secondo centenario della loro indipendenza, occasione propizia per ricordarsi del contributo della Chiesa Cattolica alla formazione dell'identità nazionale».
BENE UE SU OBIEZIONE COSCIENZA - Nel suo discorso, lo sguardo verso Occidente e alle «minacce» che qui esistono «contro il pieno esercizio della libertà religiosa», il Papa ha fatto riferimento ai «Paesi nei quali si accorda una grande importanza al pluralismo e alla tolleranza, ma dove la religione subisce una crescente emarginazione. Si tende a considerare la religione - ha spiegato -, ogni religione, come un fattore senza importanza, estraneo alla società moderna o addirittura destabilizzante, e si cerca con diversi mezzi di impedirne ogni influenza nella vita sociale». «Si arriva così - ha aggiunto - a pretendere che i cristiani agiscano nell'esercizio della loro professione senza riferimento alle loro convinzioni religiose e morali, e persino in contraddizione con esse, come, per esempio, là dove sono in vigore leggi che limitano il diritto all'obiezione di coscienza degli operatori sanitari o di certi operatori del diritto». «Non si può che rallegrarsi dell'adozione da parte del Consiglio d'Europa, nello scorso mese di ottobre, di una Risoluzione che protegge il diritto del personale medico all'obiezione di coscienza di fronte a certi atti che ledono gravemente il diritto alla vita, come l'aborto» ha aggiunto.
L'APPELLO AL MEDIO ORIENTE - Poi Benedetto XVI ha lanciato un appello ai leader dei Paesi mediorientali: «Apprezzo l'attenzione per i diritti dei più deboli e la lungimiranza politica di cui hanno dato prova alcuni Paesi d'Europa negli ultimi giorni, domandando una risposta concertata dell'Unione europea affinché i cristiani siano difesi nel Medio oriente». «Guardando verso l'Oriente - ha detto il Papa -, gli attentati che hanno seminato morte, dolore e smarrimento tra i cristiani dell'Iraq, al punto da spingerli a lasciare la terra dove i loro padri hanno vissuto lungo i secoli, ci hanno profondamente addolorato». «Rinnovo alle Autorità di quel Paese e ai capi religiosi musulmani - ha proseguito - il mio preoccupato appello ad operare affinché i loro concittadini cristiani possano vivere in sicurezza e continuare ad apportare il loro contributo alla società di cui sono membri a pieno titolo». «Anche in Egitto, ad Alessandria - ha aggiunto il Pontefice -, il terrorismo ha colpito brutalmente dei fedeli in preghiera in una chiesa». Secondo papa Ratzinger, «questa successione di attacchi è un segno ulteriore dell'urgente necessità per i governi della regione di adottare, malgrado le difficoltà e le minacce, misure efficaci per la protezione delle minoranze religiose».
Redazione online
10 gennaio 2011
"La Repubblica", GIOVEDÌ, 25 NOVEMBRE 2010
Qualcosa in effetti c´è, e non è di poco conto: consiste nel fatto che Benedetto XVI ha affermato che per l´uso del preservativo "vi possono essere singoli casi giustificati". Anzi, è arrivato a connotare il ricorso al preservativo come "il primo passo verso una moralizzazione, un primo atto di responsabilità". Parole inaudite, nel senso letterale del termine perché nessuno mai le aveva udite, non solo da una mente poco incline alle aperture progressiste come quella dell´attuale papa, ma da tutti i papi precedenti. Mai un papa, prima di queste dichiarazioni di papa Ratzinger, era arrivato a tanto.
Il che comporta anzitutto il mutamento di un principio dottrinale: d´ora in poi nei documenti del magistero e nei manuali di teologia morale non si potrà più affermare che i preservativi sono un mezzo "intrinsecamente cattivo" (vedi Humanae vitae 14 e Catechismo 2370) e quindi sempre da evitare a prescindere dai fini che si intendono perseguire. Da oggi, chiunque tra i vescovi e i teologi sosterrà che i preservativi sono sempre e comunque cattivi, verrà per ciò stesso ad attribuire a Benedetto XVI, che in alcuni casi li ha ammessi, la morale di sapore machiavellico secondo cui i fini giustificano i mezzi. In realtà, se ci sono casi in cui si possono lecitamente usare, i preservativi non possono non essere leciti.
La dottrina morale della Chiesa ha registrato una piccola, timida, imbarazzata, ma al contempo chiara e significativa svolta. Nulla di epocale, certo, il direttore della Sala stampa vaticana padre Lombardi ha ragione nel dire che le parole del papa "non sono una svolta rivoluzionaria". Ci vuole ben altro per compiere la salutare "rivoluzione" di cui ha urgente bisogno la morale sessuale cattolica al fine di giungere a parlare concretamente alla vita degli uomini e liberarsi dall´ipocrisia di precetti proclamati dal pulpito ma oramai largamente ignorati nelle coscienze. La strada è ancora lunga, e chissà quanto aspra, per far sì che anche a livello di morale sessuale si introduca il rinnovamento operato nella morale sociale dal Vaticano II, e che Paolo VI impedì che avvenisse scrivendo nel 1968 l´enciclica Humanae vitae in aperto contrasto con la commissione pontificia da lui insediata espressasi a favore della liceità morale dei preservativi. Quella decisione di Paolo VI soppresse, nel metodo prima ancora che nel merito, lo spirito del Concilio, causando la rivincita della componente conservatrice oggi perfettamente compiuta.
Tuttavia il cambiamento di direzione implicato nelle parole di Benedetto XVI è netto, e la dottrina, a meno di equilibrismi imbarazzanti, dovrà necessariamente riformularsi. Se è vero infatti che il papa scrive che "le prospettive della Humanae vitae restano valide", è altrettanto vero che ora ha avuto la saggezza di aggiungere che "altra cosa è trovare strade umanamente percorribili". Proprio così: una cosa sono i principi, un´altra cosa le strade veramente percorribili dagli uomini e dalle donne concrete alle prese con la vita concreta. E la morale consiste proprio in questo: nella coniugazione tra l´altezza dei principi e le strade concretamente percorribili. È quanto insegna da sempre la dottrina del cattolicesimo, anzi secondo Tommaso d´Aquino "quanto più si scende nei particolari tanto più aumenta l´indeterminazione" (vedi Summa Theologiae I-II, q.94, a.4 co.), passo così commentato da un recente documento della Commissione Teologica Internazionale: "In morale la pura deduzione per sillogismo non è adeguata. Quanto più il moralista affronta situazioni concrete, tanto più deve ricorrere alla sapienza dell´esperienza, un´esperienza che integra i contributi delle altre scienze e cresce al contatto con le donne e gli uomini impegnati nell´azione. Soltanto questa saggezza dell´esperienza consente di considerare la molteplicità delle circostanze e di giungere a un orientamento sul modo di compiere ciò che è bene hic et nunc" ("Alla ricerca di un´etica universale", paragrafo 54). San Tommaso giunge persino a specificare che tra le due conoscenze che formano il giudizio morale, cioè i principi dottrinali da un lato e la situazione reale dall´altro, se proprio si deve privilegiare qualcosa "è preferibile che questa sia la conoscenza delle realtà particolari che riguardano più da vicino l´operare" (Sententia libri Ethicorum, Lib. VI, 6). Vale a dire: sono molto più vicini alla verità i missionari e le missionarie che incoraggiano l´uso dei preservativi, che non i teologi moralisti dei palazzi vaticani che tengono fermi i principi dottrinali ignorando la vita reale. Ora, finalmente, anche Benedetto XVI è giunto a toccare la realtà della vita reale, ben diversamente da quando aveva affermato durante il viaggio in Africa che nella lotta all´Aids il preservativo non solo non aiuta ma peggiora la situazione. È sperabile che da queste sue più sagge parole possa avere origine ciò che il teologo Ambrogio Valsecchi auspicava vanamente già nel lontano 1972, cioè "nuove vie dell´etica sessuale"?
Anche perché, a pensarci bene, quello che è veramente clamoroso è il clamore suscitato mondialmente da queste semplici parole di buon senso del papa che rimandano all´abc del comportamento prudenziale, paragonabili a "ricordati di allacciare le cinture in macchina", "sta attento agli scogli quando ti tuffi", "non accettare caramelle dagli estranei". Ma anche questo, forse, è un segno del profondo rinnovamento di cui c´è urgente bisogno nella Chiesa cattolica e di cui la direzione era già stata indicata dal Concilio Vaticano II, ormai quasi mezzo secolo fa: "La coscienza è il nucleo più segreto e il sacrario dell´uomo, dove egli si trova solo con Dio, la cui voce risuona nell´intimità propria… Nella fedeltà alla coscienza i cristiani si uniscono agli altri uomini per cercare la verità e per risolvere secondo verità tanti problemi morali" (Gaudium et spes 16).
Pochi lo fanno apertamente. Come suor Maria Martinelli, missionaria comboniana, ammise due anni fa durante un incontro sull´impegno degli istituti religiosi contro l´Hiv-Aids, «ci si rende conto che il preservativo serve. Certo, non andiamo in giro col megafono a dire di utilizzarlo». I più lo fanno in silenzio e di nascosto, ma negli ultimi anni non pochi hanno preso posizioni spesso antitetiche al Vaticano. A partire da padre Bernard Joinet, missionario dei Padri bianchi in Tanzania e docente di Psicologia presso l´Università di Dar-es-Salaam: alla fine degli Anni ´80, ispirandosi alla storia biblica dell´Arca di Noé, rappresentò la minaccia dell´Aids come un diluvio da cui l´unica salvezza è la Flotta della speranza costituita dalle barche "Astinenza", "Fedeltà" e da un gommone di salvataggio, il "Profilattico". Astinenza per i giovani e fedeltà nella coppia sono le prime misure a cui far ricorso contro il rischio di contagio ma, quando non sono praticate, è meglio ricorrere al preservativo.
Questa strategia riassunta nella formula "Abc" (Abstinence, Be faithful, Condom) si è rivelata negli anni vincente anche in altri Paesi come Burkina Faso, Ghana, Zimbabwe, Nigeria, Kenya o l´Uganda, dove in dieci anni - dal 1991 al 2001 - il tasso di contagi è diminuito del 10%. Ed è stata abbracciata da altri missionari come fratel Daniele Giovanni Giusti, comboniano, medico da oltre trent´anni in Uganda, dalla rete contro l´Aids dei gesuiti in Africa (African Jesuit aids network) e da intere conferenze episcopali, come quella dei vescovi del Camerun.
Ed è proprio dai vescovi che negli ultimi anni si sono levate alcune delle voci più critiche contro Roma. Come quella di monsignore Kevin Dowling, vescovo della diocesi di Rustenburg in un Paese come il Sudafrica che conta il più alto tasso di contagi al mondo. «Qui l´astinenza prima del matrimonio e la fedeltà durante il matrimonio sono oltre il regno delle possibilità. Il problema è difendere la vita», ha ribadito più volte anche a costo di venire richiamato ufficialmente dalla Santa Sede. E il cardinale Peter Turkson, arcivescovo di Cape Coast, in Ghana, ha spesso caldeggiato un dibattito sull´utilizzo del profilattico.
Come lui, in tanti aspettano da anni il più volte annunciato documento del Vaticano sull´uso del profilattico per i malati di Aids, che tuttavia pare sia stato accantonato. Perciò in molti ieri si sono rallegrati nell´apprendere la timida apertura contenuta nell´ultimo libro di Papa Benedetto XVI, benché il suo portavoce, padre Federico Lombardi, si sia affrettato a precisare che «non riforma né cambia l´insegnamento della Chiesa». Nell´attesa di un´apertura più netta, molti prelati e missionari continuano a richiamare la posizione espressa anche da vari autorevoli teologi, da Georges Cottier, teologo emerito di Papa Wojtyla, a Paul Cordes e al cardinale Carlo Maria Martini: qualora in una coppia un partner sia sieropositivo e rischi di contagiare la moglie e di trasmettere il virus ai figli, l´uso del preservativo è il "male minore".
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CAGLIARI
I numeri sono emersi pochi giorni fa a Cagliari, durante il congresso nazionale dedicato all´evoluzione ventennale delle scienze ginecologiche ed ostetriche: oltre seicento esperti che hanno condiviso la necessità di rafforzare, anche attraverso finanziamenti adeguati, l´educazione sessuale nelle scuole e di coinvolgere, attraverso la formazione, i medici di base. «Questi dati dimostrano soprattutto una cosa: i giovani arrivano al primo rapporto sessuale senza una preparazione adeguata e senza alcuna protezione – spiega Gian Benedetto Melis, direttore della Clinica ostetrica e ginecologica dell´Università di Cagliari – Comunque la pillola del giorno dopo non è un farmaco abortivo: inibisce l´attività ovarica. Ha una quantità inferiore di ormoni rispetto alle pillole da 28-30 giorni, non contiene estrogeni e quindi ci sono meno rischi di trombosi. In più è un progestinico che ha effetti protettivi in caso di insorgenza di una gravidanza come dimostra l´utilizzo di queste sostanze nelle terapie per la minaccia di aborto».
La Sardegna ha il primato italiano di utilizzo della pillola come anticoncezionale (28,6% dei casi, quasi il doppio rispetto alla media nazionale che è del 16,3) ma anche un minore numero di aborti (in costante calo in tutta Italia, secondo il ministero della Salute). L´interruzione volontaria di gravidanza è bassa soprattutto tra le giovanissime: se il tasso nazionale si attesta a 9,16 casi per mille, tra le donne sarde si ferma a 5,55 casi, mentre sono 3,7 i casi su mille tra le adolescenti isolane. «Merito di una collaudata informazione contraccettiva che si è sviluppata anche in relazione alla necessità di controllare la diffusione di numerose malattie genetiche», spiega Melis. Che invita ad abbattere alcuni pregiudizi ancora forti sugli effetti negativi degli anticoncezionali ormonali: «Aumento di peso e ritenzione idrica non sono più un problema. Le pillole di ultima generazione hanno anzi effetti positivi anche sotto questo punto di vista».
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http://www.corriere.it/salute/10_giugno_22/figli-coito-interrotto_f877cfc0-7de1-11df-a575-00144f02aabe.shtml
I dati della Società italiana di ginecologia e ostetricia
I centomila figli del coito interrotto
In Italia il numero di gravidanze impreviste è da primato. L'esperta: «Si tratta di un'enormità»
L'Italia ha un primato: i figli del coito interrotto. Ogni anno dalla Valle d'Aosta alla Sicilia ne nascono 100.000 secondo i calcoli della Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo). Ed è per certi versi scontato che il numero sia così alto visto che il nostro Paese è agli ultimissimi posti per quanto riguarda l'uso della pillola contraccettiva e del preservativo. A questa cifra si arriva dimezzando i lieti eventi del 2008, che sono stati 576.659. Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità, nel mondo occidentale le gravidanze non pianificate sono infatti il 50%. La stima della Sigo è che il 30% dei concepimenti siano frutto di questa tecnica.
FIGLI DELL'ERRORE - «È un'enormità, un fenomeno imponente», lo conferma e lo commenta Alessandra Graziottin, sessuologa e ginecologa dell'ospedale San Raffaele Resnati di Milano e presidente del prossimo congresso Sigo. Il suo parere è che in generale i figli dell'errore (dunque anche quelli concepiti con l'Ogino Knauss o per un imprevisto tecnico legato alla rottura del condom) rischiano di sentirsi rinfacciare dai genitori il fatto di essere frutto di un incidente di percorso. «Quando i figli non sono pensati la donna non riesce a vivere la cosiddetta gestazione psichica necessaria come quella biologica per prepararsi alla nascita», insiste Graziottin. Anche il padre risentirebbe dell'assenza di questo «spazio emotivo», indispensabile per sviluppare senso di maternità e paternità. «Il 50% circa delle gravidanze casuali finiscono con un aborto – insiste la sessuologa – I figli accettati obtorto collo rischiano l'addebbito dell'errore contraccettivo commesso dai genitori». Teoria che secondo il ginecologo Carlo Flamigni ha lo stesso valore della leggenda metropolitana girata qualche anno fa in Gran Bretagna secondo la quale i bambini dell'Ogino Knauss vanno incontro a una percentuale superiore di malformazioni congenite. «Non sono d'accordo. Essere figli dell'errore non è un handicap psicologico – obietta Flamigni - Con questo principio allora dovrebbero essere penalizzati i figli tardivi, nati dopo tre fratelli o più o a distanza di molti anni dall’ultimo fratello quando si suppone che una coppia abbia deciso di mettere fine alle proprie esperienze procreative. Sono convinto che l’essere stati generati col coito interrotto non rappresenta causa di sofferenza». Tanto più che «il rapporto con la prole si costruisce automaticamente dal momento in cui il feto si annida nel grembo e cresce».
QUALITA' DEL RAPPORTO - Le percentuali di insuccesso del coito interrotto variano in base al livello culturale, all’esperienza e al senso di responsabilità dell’uomo «Se il partner è motivato e rispettoso dei desideri della compagna, ci sono basse probabilità di sbagliare. Alcuni uomini non sono capaci di fermarsi al momento giusto ma lo scoprono presto», aggiunge Flamigni, dichiarando di aver consigliato spesso questo metodo come anticoncezionale naturale in situazioni dove l'impiego di un contraccettivo come la pillola appariva sproporzionato (ad esempio scarsa fertilità della coppia, età avanzata della donna). Per Graziottin la qualità del rapporto sessuale può essere mantenuta se il maschio è in grado di controllarsi, «non soffre di eiaculazione precoce, ha una buona erezione ed è attento ai preliminari».
Margherita De Bac
22 giugno 2010
SLA – VIALE (radicali), DAVANTI A MONTECITORIO CON L’AISLA E PRIMA AL MINISTERO PER LA PILLOLA DEL GIORNO DOPO.
Silvio Viale parteciperà domani alla manifestazione nazionale dell’AISLA davanti a Montecitorio.
Silvio Viale, che domani alle ore 11 sarà al Ministero della Salute per difendere il ricorso contro un provvedimento disciplinare dell’Ordine dei Medici di Torino per avere prescritto la contraccezione di emergenza (la cosiddetta “pillola del giorno dopo”) davanti alle scuole, prenderà poi parte alla manifestazione indetta dall’AISLA (Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica) per rivendicare il diritto all’assistenza e alla vita dei malati di Sclerosi Laterale Amiotrofica.
Silvio Viale, che è membro della Direzione Nazionale dell’Associazione Luca Coscioni e del Consiglio Generale di EXIT-Italia, ha dichiarato:
“Aderisco volentieri alla manifestazione dell’AISLA e sono felice di potere portare l’adesione direttamente a Roma, davanti a Montecitorio. A Torino, alla stessa ora, Alessandro Frezzato, dirigente dell’Associazione Luca Coscioni, affetto da distrofia muscolare, sarà davanti alla Regione Piemonte insieme a Domenico Massano in rappresentanza dell’Associazione Radicale Adelaide Aglietta.
Proprio noi, che siamo favorevoli all’eutanasia volontaria e contro l’abbandono terapeutico-assistenziale, siamo felici di partecipare alla manifestazione dell’AISLA, condividendone lo spirito. Personalmente sono doppiamente felice nel constatare che l’AISLA abbia accantonato le polemiche contro l’eutanasia, che hanno spesso monopolizzato le iniziative di alcuni suoi esponenti, e mi auguro di poterla trovare accanto nelle battaglie per l’autodeterminazione. Nel frattempo, come medico e come radicale, aderisco “senza se e senza ma”.
Essendo domani a Roma per un ricorso contro un ingiusto provvedimento disciplinare dell’Ordine dei Medici (ore 11 in Via Ribotta 5) non potrò essere presente all’inizio della manifestazione, ma farò di tutto per essere presente successivamente. La lotta dell’AISLA per dare la maggiore dignità possibile alla qualità di vita dei malati con SLA o con disabilità gravi è una nostra battaglia prioritaria non disgiunta da quella al diritto ad una morte dignitosa.”
Torino, 20 giugno 2010
http://www.associazioneaglietta.it/salutesex.html
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I ragazzi appartenenti alle quattro organizzazioni sottolineano come uno dei gravi handicap che da sempre affligge l’istruzione pubblica è l’assenza di una informazione sessuale all’interno delle scuole che abbia il coraggio di parlare di metodi contraccettivi, di sensibilizzare i giovani in merito alle malattie sessualmente trasmissibili, di informare sulle strutture sanitarie pubbliche esistenti nella nostra città che si occupano di prevenzione sessuale.
Per i rappresentanti delle quattro associazioni bolognesi, questa sarà solo una delle prime iniziative sul tema.
Associazione Radicale Giorgiana Masi
Associazione Radicale Certi Diritti
La ricerca Gfk ha coinvolto in totale 24.320 donne fra i 15 e i 49 anni ed è stata condotta in 18 Paesi (17 europei più il Canada): Francia, Germania, Italia, Spagna, Gran Bretagna, Russia, Austria, Polonia, Olanda, Repubblica Ceca, Danimarca, Norvegia, Svezia, Turchia, Portogallo, Grecia, Ucraina. Dai dati risulta che un 23% delle donne però non utilizza al momento alcun contraccettivo: il 30% è incinta o desidera una gravidanza, il 15% non ha una relazione, il 10% crede di non poter avere figli, un 6% definisce se stessa o il suo partner infertile e l´8% è spaventata dai possibili effetti indesiderati dei contraccettivi (non specificatamente quelli ormonali).
In Italia la contraccezione ormonale è utilizzata dal 16% delle donne. Al primo posto per utilizzo della pillola c´è la Sardegna (31,1%), seguita da Val d´Aosta e Liguria, mentre agli ultimi posti ci sono Campania (7,9%) e Basilicata (7,6%). Restiamo al sesto posto in Europa per consumo di contraccezione di emergenza con 381 mila confezioni utilizzate nel 2008. Anche se lo scorso anno un segnale positivo dopo anni di crescita ininterrotta: una riduzione del 4,7% della pillola del giorno dopo.
(a. r.)
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il caso
Altre polemiche sui medicinali contraccettivi
L’Agenzia del farmaco teme nuovi scontri dopo la Ru486
Pillola dei 5 giorni dopo, il governo prende tempo
FLAVIA AMABILE
ROMA
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La discussione era prevista per il 23 e 24 marzo scorsi quando ancora si attendeva l’arrivo della Ru486 negli ospedali, far scoppiare anche quest’altra bomba deve essere sembrato un po’ eccessivo per i componenti del cda dell’Agenzia. E, quindi, ieri il ministro della Salute Ferruccio Fazio ha risposto ad un’interrogazione di Luisa Capitanio Santolini dell’Udc raccontando che sulla nuova pillola si era in pausa di riflessione. «Ogni decisione dell’Agenzia italiana del farmaco» sulla cosiddetta pillola dei “5 giorni dopo”, il contraccettivo di emergenza di ultima generazione approvato dall’Emea, «è stata sospesa, nella seduta del 23-24 marzo scorso, in attesa di acquisire il parere degli esperti della commissione tecnico scientifica», ha spiegato.
Si attende, quindi il parere della commissione che dovrà pronunciarsi «su due quesiti preliminari e vincolanti - ha chiarito Fazio - il giudizio sulla sicurezza del farmaco in caso di uso ripetuto e individuazione delle modalità di controllo per evitare la ripetibilità dell’utilizzo nel caso in cui costituisca un fattore di rischio per la salute; approfondimenti sul meccanismo di azione del prodotto finalizzato alla valutazione di compatibilità con la legislazione vigente in tema di contraccezione e di aborto». Il ministro ha poi aggiunto che, «una volta acquisita la valutazione della commissione tecnica scientifica dell’Aifa», si rivolgerà al Consiglio superiore della sanità per un parere ulteriore sul farmaco in questione.
Parere che anche in questo caso riguarderà «la compatibilità dell’uso del farmaco con la normativa vigente», ma anche la differenza tra pillola del giorno dopo e pillola dei “5 giorni dopo”, e infine se è possibile escludere con certezza che il farmaco agisca dopo il concepimento.
La pillola contiene l’Ulipristal, un contraccettivo di emergenza di ultima generazione, che funziona fino al quinto giorno successivo a un rapporto sessuale non protetto (e non solo entro il terzo, come la pillola tradizionale). In Europa è già stata approvata dall’Emea, l’ente europeo per il controllo dei farmaci.
E ora che si discute del suo sbarco in Italia sono già scoppiate le polemiche e la strada per portarlo nelle farmacia appare molto in salita. «Che il progesterone, principio attivo della pillola dei cinque giorni dopo, agisca dopo il concepimento e dunque non sia un anticoncezionale è cosa evidente a qualunque tecnico in farmacia o in biologia. Se l’Aifa ha bisogno di così tanto tempo per saperlo, la situazione è grave», commenta l’on. Capitanio Santolini che chiede «una risposta immediata e chiara per non ingenerare equivoci sulla salute delle donne». Dal canto suo Bruno Mozzanega, presidente di Scienza&Vita di Venezia invita a fare attenzione perché si tratta di un farmaco «anti-impianto che agisce più o meno come la Ru486 e quindi può agire dopo l’ovulazione».
www.lastampa.it/amabile A 54 anni è rimasta incinta, senza ricorrere ad alcuna cura. Una gravidanza avvenuta in modo naturale. E’ la storia di Giovanna Ciardi, che abita a Camaiore (Lucca), dove lavora all’ospedale Versilia e vive con il marito Bruno Paoli, già madre di Veronica avuta 23 anni fa da un precedente matrimonio. La futura puerpera ha spiegato al giornale che a gennaio ha avuto un ritardo e ha pensato che, a 54 anni, fosse arrivata la menopausa. Così è andata dal medico ma le è stato consigliato un test per la gravidanza che è risultato positivo. La certezza poi è arrivata dalle analisi del sangue.