Veronesi sugli OGM

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Veronesi sostiene un manifesto contro la demonizzazione degli Ogm sottoscritto da 19 prestigiose società scientifiche italiane
Cibi ogm, il sì degli scienziati
"Sicuri e senza rischi"
Ma è scontro. I Verdi "Solo sciocchezze"

di CARLO BRAMBILLA

Umberto Veronesi

MILANO - "I cibi geneticamente modificati (Ogm), oggi in commercio, sono assolutamente sicuri, affidabili e innocui. Non nascondono alcun rischio per la salute dell'uomo e degli animali. Dirò di più. Sono spesso più sicuri di molti alimenti cosiddetti "naturali", poco controllati. Personalmente, se in Italia si potesse scegliere, preferirei nutrirmi di mais transgenico".

La dichiarazione di Umberto Veronesi, direttore scientifico dell'Istituto Europeo di Oncologia, a sostegno di un manifesto contro la demonizzazione degli Ogm, sottoscritto da 19 prestigiose società scientifiche italiane, in rappresentanza di 10mila ricercatori, infiamma le polemiche.

"Da Veronesi solo un cumulo di sciocchezze", reagisce con durezza la senatrice Loredana De Petris, capogruppo dei Verdi in commissione Agricoltura. "Veronesi dovrebbe conoscere almeno il principio della precauzione. La questione è tra chi sceglie un modello agricolo legato alla qualità, al territorio, al biologico e chi, invece, è per l'omologazione e la dipendenza dalle grandi multinazionali delle sementi Ogm".

Una posizione che sembra fare propria anche il ministro Gianni Alemanno cui il documento è indirizzato. Che obietta "Altri scienziati lanciano appelli alla prudenza diametralmente opposti a quelli proposti da Veronesi. La scienza sugli Ogm resta divisa, ma il decreto che stiamo preparando non è contro la ricerca o l'utilizzazione di prodotti geneticamente modificati in campo alimentare, ma per evitare la contaminazione diffusa e incontrollata degli Ogm nelle coltivazioni agricole italiane".

Il documento in difesa degli Ogm, sottoscritto ieri a Milano, è un preciso messaggio al governo in merito all'approvazione del provvedimento che vorrebbe bloccare la coltivazione di Organismi geneticamente modificati nel nostro Paese. Secondo le società scientifiche che maggiormente si occupano di biotecnologie, dall'Accademia Nazionale delle Scienze, all'Associazione nazionale dei Biotecnologi, alla Società italiana di Tossicologia, "gli Ogm sono regolati da un quadro normativo che non ha eguali in campo alimentare e pertanto risultano essere più controllati di qualunque altro prodotto alimentare. Andrebbe perciò abbandonato l'atteggiamento manicheo "pro" o "anti" Ogm, a favore di un consenso razionale, perché informato, sul processo e sui prodotti derivati".

Anziché temere tanto gli organismi modificati, secondo gli scienziati, i consumatori dovrebbero guardarsi da altri pericoli contenuti in molti alimenti. "Nel pesto tradizionale ligure, per esempio, quello che si ottiene utilizzando piantine di basilico al di sotto dei dieci centimetri, - denuncia Francesco Sala, ordinario di Botanica all'Università Statale di Milano - c'è una sostanza cancerogena, il metil-eugenolo, presente in dosi 600 volte superiori ai valori ammessi dalle normative sanitarie". Ma la Coldiretti di Savona replica definendo "terroristico" l'allarme di Sala.

Non basta. Veronesi aveva lanciato l'allarme aflatossine nella polenta. "È stato criticato, ma aveva ragione - spiega ancora Francesco Sala- Le aflatossine sono tra le cinque o sei micotossine che possiamo trovare nel mais, quindi nei mangimi animali e, al termine della catena alimentare, nel latte e nella carne che finiscono sulle nostre tavole". Il rischio è reale tant'è che lo scorso anno la sola Lombardia ha distrutto il 20 per cento della sua produzione di latte perché conteneva aflatossine sopra i livelli di soglia mentre il mais Ogm, secondo il ricercatore "ha un contenuto di aflatossine 10 o 15 volte inferiore al mais biologico".

(4 novembre 2004)

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"La Stampa", 6/03/11

 

IN TUTTO IL MONDO 15 MILIONI DI AGRICOLTORI USANO IL BIO-TECH

Un miliardo di ettari pieni di Ogm

L’Ue cancella la tolleranza zero sui mangimi importati. I Verdi ricorrono

MAURIZIO TROPEANO ROMA

Centimetri - LA STAMPA

Le proteste, gli allarmi e gli scontri politici non bloccano la diffusione delle coltivazioni Ogm. In quindici anni la superficie ha superato oltre un miliardo di ettari un’area più grande degli Stati Uniti o della Cina. Le stime del Servizio Internazionale per l’acquisizione di applicazioni agro-biotech precede di alcuni giorni l’entrata in vigore delle nuove regole per le autorizzazioni dell’Unione Europea e la fine della «tolleranza zero» per quanto riguarda i mangimi per allevamenti importati dai paesi terzi. Una decisione che i Verdi potrebbero impugnare davanti alla Corte Europea di Giustizia perché «calpesta i principi elementari di sicurezza alimentare».

L’uso delle coltivazioni Ogm è decollato in Brasile mentre è diminuito in Europa. Senza dimenticare che la diffusione si concentra solo nel 10% delle superfici arabili in particolare negli Stati Uniti anche se i paesi in via di sviluppo stanno adottando queste tecnologie più in fretta dei paesi industrializzati. La distribuzione geografica condiziona anche le scelte di mercato: il 20 per cento delle coltivazioni Ogm in uso è resistente agli insetti e tolleranti rispetto agli erbicidi brevettati ma solo quattro: la soia, il cotone, il mais e la canola (una varietà di colza) dominano il mercato mentre c’è poca attenzione ad alimenti importati nei paesi poveri come il riso, il sorgo o il miglio.

Come detto l’Europa è in controtendenza. C’è un calo del tre per cento delle aree coltivate con Ogm e anche in Spagna, la nazione dove gli organismi geneticamente modificati sono più diffusi, registra una contrazione delle produzione che nel 2009 coprono quasi 68 mila ettari. Questo però non modifica le scelte della Commissione. Dal primo marzo sono entrate in vigore le nuove regole che tolgono alla Commissione l’obbligo di autorizzare la coltivazione e l’immissione sul mercato di un Ogm. In sostanza la Commissione può «adottare» un provvedimento in assenza del via libera di una maggioranza qualificata di Stati ma non è obbligata a farlo. Se deciderà il via libera lo farà in base ad una decisione politica perché andrà contro la maggioranza degli Stati membri.

Pochi giorni prima il Comitato per la Sicurezza il Comitato permanente per la sicurezza alimentare e la salute animale della Ue ha deciso di innalzare fino allo 0,1% la soglia di contaminazione da Ogm nei mangimi importati da paesi terzi. Le nuove norme - adottate con l’opposizione di Grecia, Cipro, Malta, Lettonia, Polonia e Slovenia mentre il Lussemburgo si è astenuto - si applicano esclusivamente ai mangimi per allevamenti (non agli alimenti umani e alle coltivazioni), e riguardano in particolare mais e soia importati quasi solamente da Usa, Brasile e Argentina, che coltivano l'80% del totale delle sementi Ogm nel mondo.

Una scelta contestata dai Verdi che stanno studiando la possibilità di un ricorso alla Corte Europea di Giustizia e anche da Greenpeace preoccupata perché «queste nuove norme rappresentano la fine della “tolleranza zero” e aprono la porta alla contaminazione della catena alimentare nell’Ue».
Boom del Brasile Europa in calo Per i 27 nuove regole per le autorizzazioni

 

 

top all’oscurantismo “Anche in Italia serve la libertà di scelta”

Duilio Campagnolo

Prima di decretare la crisi delle biotecnologie in Europa, bisognerebbe guardare ai dati della Spagna. In assoluto è il paese europeo dove gli OGM hanno ottenuto i maggiori successi e che detiene oggi l’80% della produzione di mais BT del continente con una percentuale di adozione da parte degli agricoltori del 22%. Lo afferma Futuragra, l’associazione degli agricoltori che si batte per l’introduzione delle biotecnologie in Italia. Secondo il presidente, Duilio Campagnolo, «se l’Italia adottasse le linee guida sulla coesistenza invece di continuare a portare avanti una strategia di cieco ostruzionismo, l’adesione degli agricoltori sarebbe anche superiore a quella dei colleghi spagnoli». Per Campagnolo «il calo di appena il 3% delle superfici in Europa riportata da ISAAA è un successo se si considera la situazione di totale assenza di una strategia di sviluppo delle biotecnologie, il moltiplicarsi di divieti nazionali privi di ogni fondamento scientifico e le campagne di delegittimazione a base di oscurantismo».

 

 

 

Giusto opporsi “Ora gli spagnoli arretrano di fronte a tecniche insicure”

Sergio Marini

«Il fatto che, anche dove è possibile la coltivazione, gli agricoltori riducano le semine è la concreta dimostrazione che per gli Ogm attualmente in commercio non c’è quella miracolosa convenienza economica che le multinazionali e i loro “tifosi” propagandano». Sergio Marini, presidente di Coldiretti, sottolinea con forza il regresso degli ettari seminati Ogm in Spagna: «A tredici anni dalla loro introduzione in Europa, le coltivazioni biotech sono in calo per il secondo anno consecutivo e rappresentano appena lo 0,05 per cento perché, di fatto, non sono riuscite a trovare un mercato, vista la persistente contrarietà dei consumatori ad acquistare prodotti geneticamente modificati». Marini parla di una scelta «irreversibile» e giustificata dai «crescenti dubbi sul piano sanitario e ambientale». Secondo il leader Coldiretti «gli Ogm spingono verso un modello di sviluppo che è il grande alleato dell'omologazione e il grande nemico della tipicità, della distintività e del Made in Italy».

 

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http://www.radicali.it/comunicati/20110201/geneticamente-senatori-radicali-presentano-interrogazione-7-ministeri-capire-cri

 

GenEticaMente: Senatori Radicali presentano interrogazione a 7 ministeri per capire criteri e finalità del finanziamento di un progetto non, se non anti, scientifico

ricerca scientifica
I senatori Radicali Marco Perduca e Donatella Poretti hanno presentato oggi un'interrogazione al Presidente del Consiglio e ai Ministri per i Beni Culturali, Istruzione, Università e Ricerca, Ambiente, Politiche agricole, Sviluppo economico, Affari esteri, Politiche europee per avere informazioni circa i finanziamenti che, secondo notizie di stampa, ammonterebbero a 20 milioni di euro per cinque anni destinati a progetti di mediazione culturale del "polo scientifico" GenEticaMente che sarà ospitato gratuitamente dal Comune di Ladispoli nel Castellaccio di Monteroni.
 
Testo dell'interrogazione:
 
interrogazione al Presidente del Consiglio e Ministri per i Beni Culturali, Istruzione, Università e Ricerca, Ambiente, Politiche agricole, Sviluppo economico, Affari esteri, Politiche europee
 
premesso che:
 
il 25 gennaio 2011, alla presenza del sottosegretario alla PResidenza del Consiglio Gianni Letta viene data la notizia della nascita di GenEticaMente che, secondo le dichiarazioni dei fondatori, tra i quali l'ex onorevole Mario Capanna, dovrebbe diventare un un polo scientifico euro - mediterraneo per biotecnologie sostenibili.
 
considerato che:
 
secondo alcune agenzie stampa relative alla presentazione del polo, esso avrebbe ricevuto 20 milioni di euro per i prossimi cinque anni di lavoro che secondo il Presidente della Fondazione Diritti Genetici Mario Capanna andrebbero a sostegno di un "progetto strategico di grande respiro che farà assumere all'Italia un ruolo d'avanguardia nel campo delle bioscienze, sia a livello europeo sia nei confronti dei Paesi della zona Sud e Est del Mediterraneo" con progetti di ricerca scientifica partecipata, alta formazione, comunicazione nel settore delle biotecnologie.
 
Che tale polo verrà ospitato presso il Castellaccio dei Monteroni dato in comodato d'uso al centro per 20 (venti anni) dal sindaco di Ladispoli.
 
In particolare, si informa che verrà sviluppata una "nuova" frontiera scientifica, quella delle “biotecnologie soft” alternative agli OGM, in particolare la MAS (Marker Assisted Selection superando l'annoso dibattito OGM sì/OGM no. - selezione assistita da marcatori)
 
Secondo la "Mission" della Fondazione essa "opera per realizzare un modello inedito di intermediazione culturale in materia di innovazione biotecnologica, definendo nuove forme di partecipazione sociale allo sviluppo scientifico e tecnologico. Il paradigma genetico ha infatti aperto un orizzonte di riflessione completamente nuovo, in cui diventa fondamentale stabilire alcune precise corrispondenze non solo fra scienza e società, ma anche fra aree interne al mondo scientifico e alle stesse organizzazioni sociali. E’ necessario creare una modalità di dialogo fluida e dinamica in cui tutte le parti in campo si sentano realmente coinvolte e rappresentate, pianificando strumenti di partecipazione sociale e di corrispondenza diretta con la democrazia, mossi dalla consapevolezza che "innovazione" non significa soltanto "novità" in senso tecnico, ma anche "condivisione" di processi e di risultati sul piano sociale. Si tratta di un nuovo modo di pensare i progressi della ricerca scientifica, di una visione che si pone al centro della modernità e in linea con quei diritti innovativi che Norberto Bobbio definiva "di terza e quarta generazione", come il diritto a un ambiente sano, alla salute, alla dignità della persona e, soprattutto, i diritti genetici. In questo modo l’intermediazione culturale diventa "azione" che si sviluppa su più livelli: un laboratorio interdisciplinare di nuova democrazia.
 
quanto contenuto nella "mission" della Fondazione può esser più facilmente inquadrato in un contesto sociologico che non prettamente scientifico.
 
Tra i sostenitori di GenEticamente figurano"la presidenza del Consiglio dei ministri, i Ministeri per i Beni Culturali, Istruzione, Università e Ricerca, Ambiente, Politiche agricole, Sviluppo economico, Affari esteri, Politiche europee, la Coop-Italia, la Regione Lazio, il Comune di Roma e la Regione Puglia.
 
Il modello di ricerca adottato sarà quello della ricerca scientifica partecipata e che tra i progetti finanziati vi sono: BIOSAFETY SCANNER – SOFTWARE PER LA VIGILANZA E IL CONTROLLO DEGLI OGM: software in grado di calcolare, sulla base di specifici parametri, il livello di rischio di contaminazione da Ogm di una certa coltura proveniente da un determinato paese. Offre ad autorità di controllo, istituzioni, addetti del settore, strumenti e know-how per favorire la pianificazione delle attività di vigilanza e la standardizzazione dei protocolli per il controllo degli OGM sul territorio italiano. Dopo la realizzazione di una prima fase di progetto, ne sarà avviata una seconda; MEDIABIOTECH – OSSERVATORIO SU INFORMAZIONE E BIOTECNOLOGIE”: osservatorio permanente di analisi quanti-qualitativa dell’informazione giornalistica sulle biotecnologie; AGENZIA EURO-MEDITERRANEA DI GIORNALISMO SCIENTIFICO “SOPHIA”: strumento di informazione e approfondimento su biotecnologie e scienze della vota, rete di collegamento per ricercatori e comunicatori internazionali, dai Paesi europei a quelli del bacino sud del Mediterraneo; DIFFUSIONE DELLA CONOSCENZA E DEI RISULTATI DELLA RICERCA: ampliamento del sito internet della Fondazione e implementazione di un portale dedicato al Polo GenEticaMente. Obiettivo generale è quello di promuovere il dialogo tra scienza e società sul tema dell’innovazione biotecnologica.
 
La Fondazione Diritti Genetici guarda all’Unione europea come alla “casa comune”, sulla quale occorre investire idee, professionalità e risorse. Per l’attuazione del Programma di sviluppo e innovazione, la Fondazione ha fatto una scelta netta di investimento, trasferendo da Roma a Bruxelles la propria Direzione scientifica.
 
Considerato infine che, come detto, tra i punti centrali del del progetto vi e' la partecipazione alla ricerca scientifica e che il Protocollo è stato il risultato di un Tavolo interministeriale coordinato dalla Presidenza del Consiglio e durato circa sei mesi, durante i quali i Capi di Gabinetto dei Ministeri e i dirigenti della Presidenza hanno valutato le azioni progettuali e verificato le modalità d’attuazione, in un processo di selezione e verifica condotto secondo i parametri europei.
si chiede di:
sapere chi abbia partecipato a livello nazionale alla valutazione del progetto presentato dalla Fondazione Diritti Genetici e/o se siano stati coinvolti anche esperti di altri paesi;
conoscere i termini del protocollo di intesa tra la Presidenza del Consiglio e la Fondazione Diritti Genetici per la creazione di GenEticaMente, ivi comprese eventuali clausole relative alla valutazione dei risultati delle ricerche portate avanti dal nuovo "polo";
su quali evidenze scientifiche si sia dato finanziamento prioritario a determinati progetti;
quale sia il dettaglio dei finanziamenti a fronte dei progetti presentati
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http://www.radicali.it/galassia/venti-milioni-di-euro-ai-qualunquisti-anti-ogm

 

Venti milioni di euro ai qualunquisti anti-ogm

 
Domenica (il Sole 24ore)

31/01/2011

Gilberto Corbellini

La comunità degli scienziati italiani è allibita. Potrei riportare decine di email e telefonate, non ultima quella di uno sconfortato Edoardo Boncinelli. Il lamento è uno solo: ci dicono che non
ci sono soldi per finanziare ricercatori che all'estero ci invidiano, e che per questo sempre più spesso se ne vanno, ma la Presidenza del Consiglio, la Regione Lazio,il Comune di Roma e la Regione Puglia hanno stanziato ben 20milioni di euro da destinare a un progetto ispirato dalle fobie allucinatorie dell'ex-sessantottino Mario Capanna. L'unico al mondo ad aver visto e discusso (UnoMattina Estate del 30 luglio 2007) il sapore dell'inesistente fragolapesce, usata anche come monito terroristico da una pubblicità Coop.

 

Il progetto si chiamerà, forse per assonanza con il film di Albanese, GenEticaMente.
E a leggere la «piattaforma di ricerca», cioè i tipi di tecnologie e gli obiettivi del programma, vien subito da ridere. Poi, però, subentra una profonda tristezza. E uno si chiede chi possa mai aver vagliato, sul piano della plausibilità e della fattibilità, le cosiddette piattaforme di innovazione che sono state finanziate. È evidente che i ministri, presidenti di regioni, sindaci e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, non hanno chiesto, come si fa a livello internazionale per qualunque stanziamento di fondi pubblici, a un comitato di esperti neutrali, se il progetto ha una sua razionalità. Si possono capire Coop e Coldiretti, che avranno un ritorno di immagine attraverso il rinforzo della propaganda antiogm. Ma non è chiaro l'interesse delle istituzioni pubbliche a investire in quel pastrocchio i soldi delle nostre tasse. Che, di fatto, vengono regalati a una fondazione privata, che li userà per fare del proselitismo settario, cioè per alimentare la disinformazione contro l'uso agricolo di ogm.

 

Il piano si ammanta della definizione di «ricerca partecipata», cioè democraticamente controllata. In realtà è l'ennesimo esempio nazionale di manipolazione politica della scienza, nel nome di pregiudizi ideologici. È il ritorno della politicizzazione della biologia del sovietico Lysenko. I danni per una politica agraria ideologica e irresponsabile, saranno a carico dei milioni di cittadini italiani che dovranno pagare il cibo più caro in un paese che diventerà economicamente sempre più arretrato. Chi volesse esprimere un civile segno di protesta può sottoscrivere un appello alle autorità politiche e istituzionali a questo indirizzo: www.salmone.org.

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"La Stampa", 12/12/10

 

MA UN DOCUMENTO DEI GOVERNATORI VUOLE CHE IL GOVERNO APPLICHI LA CLAUSOLA DI SALVAGUARDIA

Bruxelles: gli Ogm non fanno male

Galan alle Regioni: “Essere contro il transgenico è senza valore legale”

MAURIZIO TROPEANO TORINO

«Non esistono prove scientifiche secondo cui gli Ogm provocano dei rischi più elevati per l’ambiente o la sicurezza dei prodotti alimentari e animali rispetto alle colture e agli organismi tradizionali». La commissaria europea alla Ricerca e all’Innovazione commenta così i risultati di dieci anni di ricerca europea sugli organismi geneticamente modificati. La presa di posizione di Bruxelles rafforza la posizione del ministro dell’Agricoltura, Giancarlo Galan, nello scontro istituzionale con le Regioni. Da Cota ad Errani, da Vendola a Formigoni, da Zaia a Martini tutti i governatori chiedono a gran voce di far scattare la clausola di salvaguardia che renderebbe la penisola libera dal transgenico. Il ministro invece chiede alla Regioni di definire le regole per la coesistenza tra le due colture e minaccia di sostituirsi alle regioni in caso di inadempienza: «Secondo la Commissione le Regioni che vorrebbero dichiararsi Ogm-free farebbero una pura dichiarazione politica senza costituire un obbligo legale».

La raccolta dei risultati di 50 progetti, finanziati con 200 milioni da Bruxelles, dimostra secondo la commissaria che «gli Ogm possono offrire delle possibilità di ridurre la malnutrizione, in particolare nei paesi in via di sviluppo, di aumentare le rese e di accompagnare l’adattamento dell’agricoltura al cambiamento climatico».

Non la pensano così il milione di europei che hanno firmato la richiesta presentata da Greenpeace e Avaaz che chiede a Bruxelles di concedere la moratoria su tutte le autorizzazioni dell’Ue. Non la pensano così anche le regioni italiane che l’altro giorno si sono scontrate con il ministro Galan. Lo spiega Claudio Sacchetto, assessore all’Agricoltura del Piemonte: «Il ministro ha continuato a spingere sulle linee di coesistenza minacciato di intervenire e sostituendosi alla nostra potestà di redigere le linee di coesistenza. Mi sarei aspettato un atteggiamento più dialogante e di maggiore apertura».

Le Regioni chiedono al governo di seguire le scelte di Austria, Francia, Germania, Grecia, Lussemburgo e Ungheria che hanno fatto scattare la clausola di salvaguardia. Galan non la pensa così: «Seguire questa strada non porterebbe alla soluzione del problema perché la legislazione attuale consente di vietare la coltivazione solo se si ha fondato motivo di ritenere che un Ogm rappresenti un rischio per la salute umana e per l’ambiente». Che fare, allora? «La procedura per imporre un divieto necessita del supporto di dati scientifici solidi che l’Italia non possiede anche per mancanza di sperimentazione».

Muro contro muro, dunque. A fianco delle Regioni si schiera Slow Food che esalta la scelta bipartisan per «mantenere libero da coltivazioni transgeniche tutto il territorio». Con Galan si schiera Futuragra che ricorda come «in dieci anni la ricerca italiana sulle biotecnologie è stata praticamente azzerata».

Un milione di firme già depositate alla Ue chiedono la moratoria

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"La Repubblica", SABATO, 04 DICEMBRE 2010

Pagina 24 - Cronaca
 
Ogm, scontro governo-Regioni Galan: "Non potete vietarli"
Il ministro attacca l´Alto Adige che li ha messi al bando
Ma gli agricoltori minacciano di scendere in piazza. "Così si inquinano le altre colture"
 
(SEGUE DALLA PRIMA PAGINA)
ANTONIO CIANCIULLO
Ieri l´Alto Adige si è dichiarato Ogm free: con una norma provinciale l´utilizzo dei prodotti transgenici è stato messo al bando. Una decisione che l´assessore all´Agricoltura Hans Berger ha collegato a un quadro più generale: «Il parere negativo della gran parte dei consumatori e di un numero sempre maggiore di Regioni ha convinto la Commissione europea a cambiare la propria strategia, delegando ai singoli Stati la competenza sulle decisioni in materia di Ogm».
Contro l´asse Regioni-Bruxelles è sceso subito in campo Giancarlo Galan, il primo ministro delle Politiche agricole italiane a decidere una vistosa apertura ai prodotti transgenici nei campi. Galan ha detto che le dichiarazioni di Berger «ricordano molto una campagna promozionale dal sapore turistico». E ha aggiunto che la «la legislazione attuale consente di vietare la coltivazione solo se si ha motivo fondato di ritenere che un Ogm rappresenti un rischio per la salute umana e per l´ambiente», cosa l´Italia non è «in grado di dimostrare in maniera inequivocabile».
Ma gli Ogm possono convivere con i prodotti tradizionali o rischiano di far saltare il già precario equilibrio dell´agricoltura e del paesaggio? Le Regioni, che propendono per il no, hanno bloccato le linee guida sulla coesistenza. E su questo punto è ancora più esplicita la pressione di Galan in una lettera inviata al presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani: «Ove non si riuscisse ad adottare le linee guida sulla coesistenza, per interrompere uno stallo che dura ormai da anni, si porrebbe l´obbligo di valutare tutte le possibili ipotesi alternative per adempiere alla sentenza del Consiglio di Stato n. 183/2010». Quella che, all´interno di un quadro giuridico molto articolato, spinge in favore degli Ogm.
Una sfida diretta alle Regioni e alle associazioni degli agricoltori. «La nostra è una posizione molto concreta», spiega Stefano Masini, responsabile ambiente della Coldiretti. «Guardiamo come sono fatti la nostra agricoltura e il nostro territorio: ci sono più di 500 prodotti doc e igp; una rete molto estesa di siti protetti a vario titolo; proprietà estremamente frammentate, con una grandezza media di 5-6 ettari contro i 240 degli Stati Uniti. Imporre gli Ogm vorrebbe dire creare un sistema costosissimo e inutile: una doppia filiera che vada dai campi ai sistemi di trasporto nel tentativo, destinato a fallire, di evitare l´inquinamento dei prodotti tradizionali».
Di fronte all´ipotesi di colture Ogm imposte dal governo, gli agricoltori hanno deciso di rispondere con ogni mezzo: dalla mobilitazione di piazza ai referendum locali fino alla battaglia legale in base agli articoli del codice civile che vietano «l´esercizio di attività pericolose». Anche perché il rischio economico per il settore di punta del made in Italy alimentare è consistente. «Negli Stati Uniti il 15 per cento del territorio coltivabile ha problemi con una contaminazione da erbicidi legata all´uso degli Ogm», conclude Masini.

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"La Stampa", 1/12/2010

 

“L’arma anti-fame? Gli Ogm”

Biotech. Il rapporto della Pontificia Accademia delle Scienze stilato da un team internazionale “Si riduce l’uso di pesticidi, si aumenta la resa dei raccolti e si diminuisce anche la povertà”

ROBERTO DEFEZ CNR - NAPOLI

Dalla paura alla ragione Sale il numero degli italiani favorevoli all’utilizzo delle piante «modificate»

Il rapporto della Pontificia Accademia delle Scienze sull' uso di Ogm per contrastare la fame nei Paesi in via di sviluppo - reso noto oggi - costituisce uno spartiacque nel dibattito sull'uso di questa tecnologia.

L’Accademia ha riunito biologi vegetali ed economisti, filosofi ed esperti di legislazioni agricole, teologi ed esperti di sicurezza alimentare da tutto il mondo e le conclusioni non ammettono ambiguità. «I benefici derivanti dagli Ogm possono essere molto significativi per gli agricoltori più poveri e specialmente per le donne ed i bambini. Le varietà di piante Ogm di cotone e mais resistenti ai parassiti hanno fortemente ridotto l'uso di pesticidi (aumentando la sicurezza degli agricoltori), contribuendo ad aumentare i raccolti, migliorando i profitti e diminuendo il tasso di povertà (riducendo anche gli avvelenamenti da pesticidi)».

Si tratta di un documento autorevole che schiera una parte rilevante della Chiesa tra coloro che hanno fiducia negli Ogm, mentre in Italia non c'è un solo partito politico che guardi con ottimismo ad una tecnologia che già da 14 anni è alla base dell'alimentazione del nostro parco zootecnico per la produzione di quei prodotti di alta qualità che consumiamo ed esportiamo con orgoglio. Ma, se è ovvio che i più prestigiosi scienziati siano favorevoli agli Ogm, una riflessione va fatta per interpretare come mai l’Accademia abbia avuto quel coraggio mancato ai nostri governanti. Si sta diffondendo nella società un fideismo neo-pagano che chiama «Madre» la natura, che si affida alla sua benevolenza, usando il termine «naturale» come sinonimo di buono e salutare. Insomma, i nostalgici del bel tempo andato approfittano dei progressi della scienza, ma ne demonizzano le procedure che ci hanno portato a raddoppiare la vita media, mandando al rogo biotecnologie come la pasteurizzazione del latte o la pratica delle vaccinazioni.

Il progetto dell’Accademia parte da lontano, dall’82, quando Giovanni Paolo II incontrò i padri degli Ogm e li esortò a fare il massimo per ridurre la fame e la povertà. Il rapporto ripercorre così le encicliche «Laborem excercens» di Giovanni Paolo II e «Caritas in veritate» di Benedetto XVI, oltre al libro della «Genesi».

Il documento non sorvola sulle problematiche che attorniano la tecnologia, dai brevetti al ruolo delle multinazionali, ma si scaglia contro l'inutile ed onerosa sovraregolamentazione sanitaria chiesta solo alle produzioni da Ogm, quando non esiste un solo caso documentato di un problema sanitario dovuto all'ingestione di un un derivato di una pianta Ogm. Questi controlli, chiesti dalle multinazionali ambientaliste, avvantaggiano, paradossalmente, solo le multinazionali del biotech ed impediscono alla ricerca pubblica di migliorare le varietà di miglio, sorgo, cassava o vigna che potrebbero cambiare la disponibilità di cibo per molte popolazioni del Sud del mondo. Un’attività che può svolgere solo la ricerca senza fine di lucro e quindi un compito che avrebbe dovuto vedere il sostegno di una politica solidale e lungimirante. Forse il punto su cui più insiste il r a p p o r t o della Pontificia Accademia è la riduzione nell'uso di pesticidi garantito dall'uso degli Ogm, come il mais Bt resistente ai parassiti. Si scopre così che il vero ecologismo non è quello che vieta in Europa gli Ogm, rendendo il nostro continente quello dove si usano più pesticidi di qualunque altra regione sviluppata, con inevitabili danni sia all'ecosistema che alla salute. Anzi, ci ricordano alcune organizzazioni dell'agricoltura biologica che grazie alle varietà Ogm del tipo Bt si sono risparmiate 30 mila tonnellate di pesticidi: un amico dell' ambiente eco-ragionevole dovrebbe favorire la diffusione di Ogm resistenti ai parassiti.

Non sorprende che organizzazioni di agricoltori come Futuragra conducano una battaglia per piantare sui terreni di loro proprietà quelle varietà di mais Bt, autorizzate in tutta Europa per il consumo umano, che non richiedono l'uso di pesticidi, che aumentano del 20% la resa per ettaro, che producono un mais meno inquinato da tossine e che ci permetterebbero di raddrizzare la bilancia di interscambio agroalimentare da sempre in rosso per 10 miliardi di euro l'anno. Infatti, non avendo adottato l'innovazione in agricoltura, importiamo oggi il 35% del mais che consumiamo proprio nell'anno in cui il mais sarà più costoso, visto che le scorte mondiali raggiungeranno a luglio il minimo. Produrre quel mais in Italia sarebbe un modo di privilegiare la filiera italiana, riducendo l'impatto ecologico delle produzioni agricole che importiamo ora da oltreoceano.

Il documento dell’Accademia risponde anche al quadro appena disegnato dall'ultimo sondaggio di Eurobarometro, che descrive il 59% di europei come diffidenti verso gli Ogm, ma ben il 30% favorevoli, nonostante le campagne pubblicitarie che ce li dipingono come il male. Eurobarometro descrive come il consumatore contrario sia in prevalenza donna, anziana e credente. La percezione degli Ogm dei giovani tra i 15 ed i 24 anni trova invece favorevoli e contrari equamente divisi con percentuali attorno al 40%. La maggioranza degli europei accettano gli Ogm destinati a combattere la fame nel mondo ed il rapporto dell’Accademia risponde a questo auspicio.

Ma la ricerca pubblica italiana nelle biotecnologie vegetali non potrà dare un contributo ai problemi di carenze alimentari e di devastazioni di raccolti, perché non finanziata ed impossibilitata a sperimentare le innovazioni ottenute in esperimenti di pieno campo. Questi divieti non rispondono a nessuna motivazione di sicurezza, ma sono solo frutto di superstizione e oscurantismo antiscientifico. Un pessimo modo di ricordare il quasi-Nobel Nicola Cabibbo, scomparso lo scorso agosto e che è stato il presidente dell’Accademia, che questo rapporto ha preparato e pubblicato.

Roberto Defez Biotecnologo RUOLO: E’ RICERCATORE BIOTECNOLOGO ALL'ISTITUTO DI GENETICA E BIOFISICA BUZZATI TRAVERSO DEL CNR DI NAPOLI IL SITO: HTTP://WWW.IGB.CNR.IT/INDEX. PHP?ID=90&STAFF_DETAIL=DEFEZ Cresce la richiesta di piantare in Italia il mais Bt: così più rese e profitti

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"La Stampa", 1/12/2010

 

LA PONTIFICIA ACCADEMIA DELLE SCIENZE

Ogm per sfamare un miliardo di poveri Il Vaticano dice “sì”

“La situazione richiede nuove tecnologie, non ci sono pericoli”

GIACOMO GALEAZZI CITTÀ DEL VATICANO

Sì vaticano agli Ogm: «Non ci sono pericoli intrinseci in queste tecniche». Via libera della Pontificia Accademia delle Scienze agli organismi geneticamente modificati. «Non vi è nulla di intrinseco nell’impiego dell’ingegneria genetica per il miglioramento delle colture che renderebbe pericolose le piante stesse o i prodotti alimentari da esse derivati», assicura lo studio sulle Piante transgeniche in uscita sulla rivista scientifica «New Biotechnology». Sono nove le considerazioni con le quali la Pontificia Accademia delle Scienze motiva il suo pronunciamento a favore degli Ogm. «Oltre 1 miliardo di persone, dei 6,8 miliardi che compongono la popolazione mondiale, sono attualmente denutriti, una condizione che richiede lo sviluppo urgente di nuovi sistemi e tecnologie agricoli». Una situazione che «rende ancora più urgente il problema» considerando che «l’aumento di 2-2,5 miliardi di persone previsto per il 2050, porterebbe la popolazione mondiale a cirQuindi «l’applicazione appropriata dell’ingegneria genetica e di altre moderne tecniche molecolari in agricoltura contribuisce ad affrontare alcune di queste sfide». La comunità scientifica «dovrebbe essere responsabile della ricerca e dello sviluppo che possono portare a progressi nella produttività agricola e dovrebbe vigilare affinché i benefici ad essi associati vadano a vantaggio sia dei poveri che degli abitanti dei Paesi sviluppati che attualmente godono di un tenore di vita relativamente alto». Infine, «occorre un impegno particolare per consentire ai contadini poveri dei Paesi in via di sviluppo di accedere a varietà migliorate di colture geneticamente modificate che siano adatte alle condizioni locali».

Dunque, «la ricerca sullo sviluppo di colture migliorate dovrebbe prestare attenzione alle esigenze e alle varietà di colture locali e alla capacità di ciascun Paese di adattare tradizioni, patrimonio sociale e pratiche amministrative per favorire l’introduzione di piante alimentari geneticamente modificate».

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"La Repubblica", MERCOLEDÌ, 29 SETTEMBRE 2010

Pagina 22 - Cronaca
 
Il caso
Mais Ogm a Pordenone, ordinata la distruzione
 
GUIDO SURZA
PORDENONE -Una multa di 25mila euro e la distruzione del prodotto, il mais Ogm. La procura della repubblica di Pordenone ha chiesto e ottenuto il decreto penale che condanna Giorgio Fidenato, presidente dell´associazione Agricoltori federati, che in aprile aveva utilizzo sementi transgeniche in un campo di Fanna. Fidenato si opporrà al decreto per andare al dibattimento davanti al giudice monocratico. Così legge italiana e legge europea si scontreranno nel processo sulla coltivazione di mais Ogm in Friuli.
Dunque sarà un processo pubblico quello che farà chiarezza, tra alcuni mesi, mentre intanto si sono scatenate le reazioni alla decisione di condannare senza contraddittorio l´agricoltore friulano. Sì, perché con il decreto penale l´inchiesta è stata lampo e, come prevede la legge, non è consentito all´indagato di farsi interrogare per almeno far cambiare idea al pubblico ministero. Fidenato al processo sosterrà la mancata applicazione della norma comunitaria su un tema - spiega il suo avvocato Francesco Longo - che fa riferimento a una normativa speciale, nazionale, attuativa di quella europea. Una specie di cane che si morde la coda, in altre parole.
Intanto però le reazioni ci sono state. Per Greenpeace, «finalmente si riporta la legalità in Friuli». Susanna Cenni, deputata del Pd in commissione agricoltura, afferma che «con la semina si è violato la legge in vigore nel nostro Paese e si è rischiato di produrre danni irreparabili alle coltivazioni vicine». Da parte sua Sergio Marini, presidente della Coldiretti, ha già ufficializzato l´intenzione di costituirsi parte civile al processo «per chiedere il rimborso degli eventuali danni procurati al patrimonio agricolo ed ambientale e fare in modo che reati come questo non si verifichino più».
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Bel documentario sugli Ogm trasmesso dal canale culturale ARTE:

Le monde des Ogm

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"La Repubblica", VENERDÌ, 06 AGOSTO 2010
Pagina 34 - Commenti
 
L'agricoltura italiana a rischio Far West
 

L' articolo di Carlo Petrini sul far west delle coltivazioni di mais geneticamente modificato in atto nel Friuli e gli articoli che sono seguiti su "Repubblica", mi hanno stimolato ad alcune riflessioni. Con il Dl sulla finanziaria ratificato a fine luglio l'Ense (Ente Nazionale delle Sementi Elette, vigilato dal Ministero dell'Agricoltura) è stato soppresso e accorpato all'Inran (Istituto Nazionale per la Ricerca sull'Alimentazione e la Nutrizione). Premesso che le sementi si seminano e non si mangiano e mi è difficile trovare affinità tra i due enti, l'Ense certifica la qualità delle sementi che vengono utilizzate in Italia, oltre a fare molte altre cose a servizio dell'agricoltura. Tutto a costo zero per il contribuente.

L'Ense si autofinanzia completamente e ha anche un cospicuo avanzo di amministrazione. Fra l'altro l'Ense controlla da diversi anni la presenza accidentale di contaminazioni da sementi geneticamente modificate in buona parte delle partite di mais e di soia (circa 4.000) che vengono commercializzate ogni anno in Italia. Grazie a quest'opera di controllo, iniziata nel 2002, la percentuale di partite di sementi contaminate sono passate dal 35% allo 0,8% per il mais e dal 50% all'1% per la soia.

Questa attività di controllo e di studio era svolta dal laboratorio Ense di Tavazzano, l'unico in Italia accreditato per le analisi Ogm sui vegetali presso l'Engl (European Network of GMO Laboratories). L'Ense aveva previsto un ampliamento del laboratorio utilizzando una parte importante delle risorse derivanti dall'avanzo di amministrazione del 2009. Adesso questi soldi saranno gestiti dall'Inran e mi auguro che ne sia rispettata la destinazione in modo che l'Italia possa continuare ad avere un laboratorio di riferimento all'altezza degli standard europei. A costo zero per il contribuente. Nonostante molte voci anche autorevoli a sostegno dell'Ense, che vorrei pubblicamente ringraziare, nessuna delle autorità competenti ha saputo o voluto dare una qualunque risposta logica al perché della soppressione dell'Ense. Ora, alla luce dell'articolo di Petrini, non vorrei che questa soppressione (oltre che a tamponare le difficoltà di bilancio dell'Inran) possa contribuire a far crescere questo far west nelle nostre campagne.

Astolfo Zoina - Ex Commissario straordinario dell'ex Ense

 

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"La Stampa", 06 Agosto 2010, pag. 31

L’editoriale dei lettori

Secondo i dati Fao, l’Italia importa milioni  di tonnellate di semi di soia e di mais transenici. Perché allora ogni tanto si fa dell’allarmismo?

IPOCRISIA SUGLI OGM

Piero Morandini

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Ho letto su La Stampa del 25 luglio dell’allarme sul mais transgenico e della lettera sottoscritta da associazioni che invocano la distruzione di 4 ettari per il sospetto che possano esserci 4 piante transgeniche su circa 400.000. Il tutto sembra dettato dalla paura che l’Italia non sia più libera da Ogm. Che stiano tranquilli, perché quelle 4 piante di mais non aumenteranno la «contaminazione» in modo significativo. Secondo i dati Fao, l’Italia importa da Brasile e Argentina oltre 4 milioni di t/anno di semi di soia (o derivati) che sono transgenici tra il 50 ed il 100%, a cui vanno aggiunti 2,5 Mt di mais, anch’essi transgenici in parte. Senza di essi l’agricoltura italiana non riuscirebbe a fare neanche prodotti tipici come il parmigiano reggiano o il prosciutto di Parma, perché la produzione nazionale è insufficiente.
È quindi ipocrisia quella che permette al responsabile ambiente di Coldiretti di affermare che «se l’ Italia dice no agli Ogm non valgono eccezioni... in Italia puntiamo alla qualità dei nostri prodotti che vogliamo Ogm free». I consorzi agrari, controllati in buona parte da Coldiretti, vendono praticamente tutti i mangimi con l’etichetta «contiene Ogm». Se il transgenico facesse male, che smettano di importarlo. Se invece fosse la coltivazione a essere nociva, perché lasciamo il problema a quei Paesi? La verità è che coltivare transgenico comporta benefici. Il fatto che su 13 milioni di coltivatori che usano il transgenico, oltre il 90% siano contadini poveri dei Paesi in via di sviluppo, testimonia che chi pratica l’agricoltura per davvero, compra le sementi transgeniche perché sperimenta i loro benefici. Se non fa male e comporta benefici, è ovvio che la presente campagna non ha come scopo di difendere i consumatori, ma di vendere un’ immagine (falsa) di agricoltura. Non sarebbe ora di smetterla con l’ ipocrisia?


Docente di Biotecnologie Vegetali Industriali,Università di Milano