Narcosalas

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non è "l'argomento del giorno", ma penso che discuterne sia utile.

Stanze per eroinomani, Torino dice sì

Le "Narcosalas" opinioni diverse offrono lo spunto per aprire un dibattito.

Il sindaco Chiamparino pronti all’esperimento. In città otto morti in pochi giorni

Potrebbe essere Torino la prima città italiana a sperimentare delle zone protette per i consumatori di eroina, in altre parole stanze per «bucarsi» sotto costante controllo medico. Il sindaco della città Sergio Chiamparino si è detto favorevole a un progetto di sperimentazione che sia verificabile nel tempo, ritenendo, però, necessario che su questi temi si sviluppi una discussione per valutare i pro e i contro e soprattutto emerga un preciso orientamento normativo nazionale. Quello che è certo, per il primo cittadino, è che occorre fare tutto il possibile per arginare il fenomeno, la cui gravità a Torino nelle ultime settimane ha subìto una netta impennata con la morte di otto giovani probabilmente a causa di una partita di eroina tagliata male.
La disponibilità di Chiamparino è stata giudicata favorevolmente dai radicali, sponsor delle «narcosalas» sulla scorta «largamente positiva» delle unità di strada, e della buona esperienza che è stata fatta nei paesi europei, come l’Olanda, l’Inghilterra e la Spagna, in cui l’iniziativa è già stata attuata. Favorevoli all’idea anche gli operatori sanitari da sempre in prima linea nella lotta alla droga per il dottor Massimo Barra, fondatore e direttore di Villa Maraini a Roma, «con l’assistenza medica e con l’uso di ”narcosalas” si possono salvare delle vite e dare un minimo di dignità ai drogati, senza che questo aumenti il consumo di eroina».
«Da un punto di vista generale - spiega Barra - sono favorevole perché i tossicomani assumono droga, dunque non c’è nessun motivo logico, se non punitivo, a doversi ”fare” nei posti più degradati. Questo aumenta le conseguenze della malattia in modo negativo per loro e per gli altri». Per Barra, comunque, «il dibattito deve essere sottratto alla politica le narcosalas sono in uso in Spagna che è un paese di centro destra e in Germania dove governa il centro sinistra».
Non trova consensi, invece, la proposta-choc lanciata ieri dall’Osservatorio dei minori presieduta da Antonio Marziale per evitare sofferenze ai bambini, chiede l’Osservatorio, i «tossicomani violenti» che non vogliono curarsi andrebbero sterilizzati. «Non si può più far finta di niente - dice Marziale - sulla pelle di una miriade di bambini che giungono in ospedale con pestaggi ed ecchimosi» maltrattamenti causati spesso da «un disagio dei genitori», spesso dovuto all’abuso di alcol e droga. «Un’assurda provocazione», commenta il presidente della Società italiana di pediatria, Francesco Tancredi, esprimendo una posizione assolutamente contraria, come anche, ad esempio, il Dr. Di Giannantonio, psichiatra, che dice «Quando l’unico segnale che diamo al tossicodipendente è di andare a farsi un buco liberamente, commettiamo a mio avviso un grosso errore enorme perchè non si può consentire a una persona di distruggersi con la nostra collaborazione». Non ha dubbi Massimo Di Giannantonio, professore di Psichiatria all’università Cattolica di Roma, con un esperienza venntennale con i problemi di tossicodipendenza., al quale sono state rivolte alcune domande.
Qual è la strada migliore?
«Secondo me mettergli a disposizione la clinica per disintossicarli con il sistema ultrarapido gratuitamente, dargli la possibilità di un posto in comunità terapeutica sempre gratuitamente. Ma certo non dirgli vai lì tranquillo a bucarti almeno non ti rischi l’epatite o l’Aids»
Secondo la sua esperienza funziona?
«Quando gli mandi il messaggio chiaro"Ti puoi salvare", il paziente reagisce. Perché il problema dei tossici è quello di non trovare qualcuno con cui dialogare in maniera vera o sono presi a bastonate o non vengono ascoltati, a loro invece serve un dialogo da persona a persona. Quando mi trovavo a disintossicare i malati con Aids conclamato nei reparti di malattia infettive, i colleghi infettivologi mi chiedevano perchè lo facessi, se tanto erano ormai spacciati, eppure anche in quei casi estremi si otteneva risultati».

Fonte Il Mattino

Iscritto dal: 07/09/2000
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PROGETTO DI RIDUZIONE DEL DANNO

A cura della cellula Coscioni di Francavilla Fontana

Nella convinzione che, nonostante tutto, ciò che è frutto di studio prima o poi prevarrà sull’ideologia.

PREFAZIONE di Giulio Manfredi

PER UNA RAGIONEVOLE ALTERNATIVA DAL BASSO

AL CRIMINALE REGIME PROIBIZIONISTA SU ALCUNE DROGHE

 

Il documento sulla riduzione del danno (d'ora in avanti: r. d.) scritto dalla Cellula Coscioni di Francavilla Fontana è importante perché sfata due radicati luoghi comuni: il primo afferma che non è possibile proporre ed attuare alcuna iniziativa di r. d. (ricordiamo, riduzione nei confronti dei consumatori di sostanze illegali ma riduzione anche nei confronti di tutti gli abitanti della comunità) stante la vigenza delle leggi proibizioniste; il secondo afferma che, al massimo, le iniziative di r. d. possono essere intraprese nelle grandi città, non certo in provincia. Sono, come tutti i luoghi comuni, affermazioni non vere ma che fanno molto comodo al “partito del quieto vivere”, dello statu quo. Uno statu quo che costringe ogni giorno milioni di persone, a Francavilla come a Torino, a rivolgersi al mercato criminale per soddisfare un bisogno (chiamatelo “vizio” o “peccato” se volete) che non comporta alcun danno per i terzi. Il danno maggiore è creato dalla sua proibizione.

Noi radicali di Torino abbiamo provato a incardinare sul nostro territorio l'iniziativa della creazione di una narcosala, cioè di un posto dove i consumatori di droghe per via endovenosa potessero consumare le sostanze comprate al mercato nero in condizioni igieniche accettabili, sotto controllo medico, con la possibilità di essere agganciati dai servizi per le tossicodipendenze. Nulla di rivoluzionario, nella sola Europa esistono un'ottantina di narcosale! Tutto lasciava presupporre una riuscita dell'iniziativa: oltre mille cittadini l'avevano supportata con una petizione popolare; il sindaco, Sergio Chiamparino, aveva rilasciato svariate dichiarazioni a favore; esisteva una rete di operatori dei servizi di “bassa soglia” in grado di fornire l'indispensabile supporto tecnico: c'era all'epoca, parliamo di fine 2007, un governo nazionale di centrosinistra. Alla fine, lo statu quo ha prevalso: Chiamparino ha giocato allo scaricabarile con il ministro Livia Turco e poi ha tirato fuori l'escamotage buono per tutte le occasioni, il superamento a sinistra, l' “andare oltre”, il “non è questo il problema, ci vuole altro”, il “ragazzi, quello che serve è la somministrazione controllata di eroina”. Non abbiamo avuto né l'una (l'eroina legale) né l'altra (la narcosala). E, diciamolo, in quel contesto ha pesato come un macigno il silenzio di Don Luigi Ciotti! Comunque, per farla breve, chi volesse ripercorrere tutta la storia, può farlo a questo link: http://old.associazioneaglietta.it/narcosala.html

I compagni di Francavilla hanno il merito di adattare le politiche di r. d. alla loro realtà, quella di un comune di 36.000 abitanti dove comunque la “droga” (ma sarebbe meglio dire le “droghe” o meglio ancora le “sostanze illegali”) c'è, si vende, si compra, produce danni non nonostante il regime proibizionista ma grazie a tale regime. Non troverete nel documento, quindi, la parola “narcosala” ma, invece, un costante e puntiglioso tentativo di instillare conoscenza sulle sostanze, sui loro effetti, diversi da sostanza a sostanza, di controbattere, insomma, la maggiore coniugazione del verbo proibizionista: “proibito capire” (come s'intitolava il libro del compianto Giancarlo Arnao, che, all'inizio degli anni '90, costituì l'abbecedario per una generazione di antiproibizionisti). Occorre riuscire a parlare a tutti i consumatori, giovani e non giovani, spiegando come stanno effettivamente le cose, non lanciando anatemi, non facendo di tutta l'erba un fascio. Purtroppo, a livello centrale, siamo ancora all'anno zero: basta vedere lo spot che il duo “Giovanardi-Serpelloni” propineranno su tv nazionali e locali, con il bravo ragazzo tentato dalla ragazza seducente che si trasforma in mostro, poi arriva la brava ragazza che lo prende per mano … e tutti vissero felici e contenti! Una saga dei luoghi comuni che, forse, poteva andare bene per l'Italia di cinquant'anni fa, non certo per l'Italia, per i giovani italiani di oggi …

Certo, di fronte alla potenza di fuoco dei nostri avversari, c'è da rimanere sgomenti e interdetti; come possono queste scarne pagine avere ragione del continuo lavaggio del cervello attuato dai proibizionisti nostrani, a Roma come a Torino come a Francavilla? La Cellula Coscioni di Francavilla è consapevole di questo ma è consapevole anche delle enormi possibilità che un dialogo semplice, alla portata di tutti, ma basato su dati scientifici e su esperienze e pratiche mediche condivise, può avere di attecchire dovunque, al Nord come al Sud, nelle città come nelle cittadine e nei paesi.

Parafrasando quel bellissimo programma politico sotto forma di slogan che ci ha lasciato in eredità Luca Coscioni … dal cuore dei problemi reali al centro della politica!

 

Giulio Manfredi

vice presidente Comitato nazionale Radicali Italiani

presidente Associazione Radicale Adelaide Aglietta

 

 

 

Io sono contro la droga. Non voglio la sua diffusione.

Ma devo constatare che dopo decenni di proibizionismo, la droga, che si vorrebbe proibita, è invece in libera vendita dappertutto, clandestinamente, ma liberamente.

Emma Bonino, dal libro “La distribuzione controllata di eroina. L’esperienza svizzera”.

 

Le conseguenze sono il risultato non tanto delle droghe in sé, ma del modo in cui sono consumate.

Rapporto scientifico comitato sulle droghe illegali del Senato canadese- settembre 2002

 

 

INTRODUZIONE

 

Giugno 2009. Alla vigilia delle elezioni amministrative, viene immesso su internet un video amatoriale realizzato nella ex caserma sita nella piazza centrale di Francavilla Fontana. Nel video, si possono osservare decine di siringhe, cucchiaini bruciacchiati e tutto l’occorrente utilizzato per consumare droga (presumibilmente eroina e cocaina) per via endovenosa.

La struttura (caratterizzata al proprio interno da profondissimi e pericolosissimi muretti) aveva un cancelletto aperto e risultava accessibile a chiunque, senza alcuno sforzo.

L’associazione Coscioni lancia subito l’allarme e chiede alla politica di interrogarsi, ma nessuno sembra preoccuparsene. Al massimo, si interviene chiudendo il cancelletto (che col passare del tempo risulterà poi periodicamente forzato).

Insomma, il panorama era chiaro: droga consumata in condizioni igieniche e di sicurezza che dovrebbero allarmare qualunque serio e responsabile amministratore, ma, come detto, non si va al di là della semplice chiusura temporanea della struttura, nella migliore tradizione italiana che vuole che ad un problema del genere si risponda nascondendo lo stesso sotto al tappeto.

 

a) L’incomunicabilità tra istituzioni e consumatore di sostanze illegali, a partire dalla marijuana.

 

Il fenomeno droga-piaccia o no- è una realtà con cui è necessario fare i conti, un flagello esistente da sempre e la cui diffusione non è mai stata minimamente intaccata dalle politiche proibizioniste attuate negli ultimi decenni; l’equazione “divieto = non consumo” si è rivelata un’illusione a tutti i livelli. Potremmo dire che la droga è di fatto liberalizzata e dunque non governabile né gestibile, essendo oggi possibile acquistarla a tutte le ore del giorno e della notte, più del pane o del latte: basta solo conoscere ed addentrarsi nelle zone di spaccio presenti in ogni città, con i pericoli intuibili che ne derivano, compresa la possibilità di entrare in circuiti più pericolosi di quanto non sarebbe semplicemente acquistare la sostanza.

Diciamo una banalità se analizziamo la storia delle politiche sull’alcol: l’esperienza di proibizione di questa sostanza in alcuni Paesi, anni addietro, non ne ha affatto ridotto il consumo, ma ha prodotto al contrario l’unico effetto di aumentare vertiginosamente le potenzialità offensive della sostanza (sulla quale era impossibile sostenere campagne informative serie), oltre ad essere fonte di reddito per la criminalità organizzata. Oggi, nessuno si sognerebbe neanche lontanamente di sostenere la messa al bando delle sostanze alcoliche: ciò che si tenta di promuovere è una adeguata conoscenza come elemento fondamentale di lotta ad un uso scriteriato di alcol, partendo da una responsabilizzazione della persona. L’alcol fa male? Dipende! Il bicchiere di vino rosso al giorno, letale per il malato di fegato, è invece indicato per combattere i radicali liberi. E d’altronde neppure è sostenibile l’argomento secondo il quale l’alcol è controllabile, le droghe no. Vi è l’idea (assolutamente a-scientifica) che si possa bere il famoso bicchiere di vino, ma non -per esempio- fumarsi una canna una volta al mese e che anche il semplice uso sporadico abbia conseguenze mortali (eppure, il rapporto del Senato canadese sulle sostanze illegali, conclude che “per la grande maggioranza dei giovani consumatori ricreazionali l’uso di canapa non presenta conseguenze dannose per il benessere fisico, psicologico o sociale1”). Oppure che se si comincia con la marijuana, si finisce inevitabilmente con altro, in un percorso obbligato privo –anch’esso- di scientificità. Se infatti è probabile che chi fa uso di droghe pesanti abbia iniziato con quelle leggere, non è affatto dimostrato né dimostrabile il passaggio obbligato inverso2.

Chiaro che, quando si parla di sostanze illegali come le droghe, il discorso si complichi rispetto all’alcol e l’unico messaggio che pare avere diritto di cittadinanza è il no ideologico, “senza se e senza ma” e soprattutto senza possibilità di sottilizzare.

Non è questa la sede per addentrarsi troppo in discussioni su politiche nazionali, ma può comunque essere interessante partire dall’analisi di un recente rapporto francese (Roques) che ha preso in considerazione tutte le sostanze legali e illegali, valutandone il rischio sulla base di dipendenza fisica, dipendenza psichica, neurotossicità, tossicità generale, pericolosità sociale; ebbene, è venuta fuori una distinzione in tre gruppi, in ordine decrescente di pericolosità: il primo comprende eroina, oppioidi, cocaina e alcol; il secondo gli psicostimolanti, gli allucinogeni, il tabacco e le benzodiazepine; solo nel terzo gruppo c’è la canapa. Se ne conclude che, in tutta Europa, “il concetto di danno non appare correlato all’intensità/frequenza del consumo, né ai contesti d’uso più o meno frequenti”.

 

b) E’ possibile l’autocontrollo della sostanza?

Il dato è che, mentre per le politiche sull’alcol non esiste una prospettiva di “tutto o nulla, astinenza o dipendenza”, ma vi è invece una forma di responsabilizzazione del potenziale consumatore che si autocontrolla, nel caso delle droghe l’unico comportamento non a rischio sarebbe, secondo le istituzioni, il non consumo.

Ma quale efficacia può mai avere un approccio di tal fatta in un Paese come l’Italia in cui il consumo di cannabis riguarda circa 4 milioni di individui , più o meno il 22% delle persone tra i 15 e i 44 anni?

Passando alle droghe pesanti, si calcola che a Milano si consumano ogni giorno una media di 9,1 dosi di cocaina ogni mille abitanti3 o ancora che circa sette italiani su cento, tra i 14 e i 54 anni, hanno fatto uso di cocaina almeno una o più volte nella vita: si può seriamente sostenere o immaginare che tutte queste persone siano schiave della sostanza?

Analizzando alcuni esperimenti effettuati ad Amsterdam e San Francisco, Grazia Zuffa (membro del Comitato Nazionale di bioetica) così si esprime: “i controlli che i consumatori di canapa applicano si rivelano efficaci. Molti di questi sono simili anche per altre sostanze: ad esempio, finalizzare l’uso della sostanza al relax e riservarlo alle occasioni di socialità; considerare inappropriato il consumo quando si deve lavorare o studiare o ci si trova in uno stato d’animo negativo”.

Il dott. Gian Luigi Gessa4 precisa che “quelli che diventano dipendenti sono una percentuale relativamente modesta dei consumatori di cocaina (…). In genere questi consumatori non riescono a farne a meno, ma la cocaina non interferisce con la loro vita sociale né con la loro salute fisica”. Al contrario, esistono categorie vulnerabili agli effetti della sostanza: pensiamo a chi ha problemi psichici, agli adolescenti, ai soggetti dipendenti da eroina. Ecco da dove deriva la necessità di porre l’attenzione sul consumatore e non sulla sostanza.

 

c) Come favorire l’autocontrollo della sostanza: contro la cultura paternalistica e per la responsabilizzazione del consumatore.

 

Il punto centrale è il seguente: per capire come e perché certi consumatori perdono il controllo, dobbiamo sapere come e perché molti altri riescono a mantenerlo.

In questa sede non è in discussione una scelta tra proibizionismo e antiproibizionismo; quello che si cerca di approfondire è un altro aspetto: si parte cioè da una constatazione relativa a quell’effetto di trascinamento che la prima opzione (proibizionista) produce e determina rispetto alla conoscenza e all’informazione corretta.

Il consumatore, con l’esperienza, riesce a modulare e modificare i propri comportamenti a rischio. Sulla base dello studio di alcuni contesti di massiccio consumo di droga (come i cosiddetti rave), si conclude che, dopo un picco (probabilmente relativo alla prima fase di sperimentazione), il consumatore riesce nel tempo ad acquisire una maggiore consapevolezza ed una minore compulsività nei consumi; se ne ricava che quelle stesse persone concentrano solo in occasione di particolari eventi il consumo di sostanze psicotrope: “tutto questo poco ha a che fare con la dipendenza”5.

Peter Cohen6, dopo una vasta indagine effettuata nel corso di 10 anni su consumatori olandesi di cocaina, ha ricavato che la massima parte di essi consumano regolarmente ogni giorno in piccole dosi, che però non variano neppure se si dispone di maggiori quantità7.

In sostanza, il proibizionismo porta con sé disinformazione o informazione ideologica, si ciba di terrorismo nei confronti delle sostanze quale unico strumento di dissuasione al consumo e soprattutto non propone soluzioni intermedie: o dentro, o fuori.

Soprattutto in tema di droghe leggere, ma non solo, “il just no say (basta dire no) è discriminatorio perché esclude coloro che dicono sì, proprio quelli che avrebbero più bisogno di informazione per proteggere la loro salute. D’altro lato, si è già visto che il fenomeno è destinato a decrescere non appena i ragazzi si inoltrano nella seconda giovinezza”( …); ”Bisogna mettere in grado i giovani e i giovanissimi di fare scelte consapevoli, offrendo informazioni serie ed affidabili. E’ l’approccio del just say know8”. Conoscenza, pragmatismo e informazione contro l’ideologia dell’astinenza.

“Coloro che nascondono o distorcono le informazioni allo scopo di sostenere l’attuale politica sociale corrono il rischio che i potenziali consumatori smascherino questa falsificazione e tendano a non credere a tutte le altre notizie sulla potenziale dannosità del consumo9”.

L’interrogativo che la nostra associazione si è posto, seguendo esperienze compiute da alcuni Comuni italiani (Venezia, in primis, ma anche Firenze), è se sia possibile, in un quadro di questo genere, favorire comunque una informazione corretta e se questo possa rappresentare un approccio utile alla lotta contro le conseguenze negative derivanti dall’abuso di droga.

Il tutto partendo da una filosofia opposta a quella attuale, fondata sulla responsabilizzazione dell’individuo, sulla collaborazione a mettere in pratica comportamenti meno rischiosi per sé e per gli altri.

Nell’immaginario collettivo non esistono soggetti che fanno uso di droghe e che sappiano governarle. Chi si fa uno spinello o chi fa uso di cocaina o di eroina (sostanze con un potenziale offensivo molto diverso), viene automaticamente inserito nella categoria dei tossicodipendenti. Un esperto come Livio Pepino10 si esprime affermando che nell’immaginario collettivo “i concetti di consumo e dipendenza sono totalmente sovrapponibili”.

E soprattutto le istituzioni non si pongono l’obiettivo di fare breccia in chi consuma magari in maniera moderata. Ci si accontenta di lanciare il “no alla droga”, ma non ci si preoccupa del risultato che tale messaggio produce. Si guarda il dito e non la luna, nella ideologica convinzione che un approccio differente possa incoraggiare all’uso di droga.

Di fronte alla furia ideologica, neppure l’autorevolezza dell’OMS sembra bastare: essa infatti continua a suggerire di implementare metodologie volte al trattamento della tossicodipendenza che prevedano soluzioni più realistiche e pragmatiche dell'immediata ed assoluta astinenza dalle droghe, perciò miranti nel breve termine a ridurre i rischi per la salute ed a ridurre i danni connessi all'utilizzo abituale di droghe

“Quando le condotte vietate hanno grande diffusione e non vengono avvertite come disvalori da parti consistenti della società, il divieto ha come effetto (…) la marginalizzazione e la criminalizzazione di ampi settori di popolazione”. Le politiche di riduzione del danno in materia di droghe si sostanziano in “una strategia di contenimento dei rischi legati all’assunzione di sostanze psicoattive attraverso interventi mirati di diversa natura. Una strategia pragmatica…che ribalta l’opzione culturale sottostante al proibizionismo (perseguimento dell’astinenza attraverso la punizione e l’esclusione sociale) e propone una prospettiva inclusiva idonea a favorire scelte individuali responsabili” (Pepino).

 

d) Positivi esperimenti di casa nostra. Perché dovremmo aspettare il morto?

Gli esperimenti compiuti a Venezia e Firenze andrebbero approfonditi con maggiore attenzione proprio per evidenziare alcuni aspetti necessari.

Ma senza spostarci in Comuni molto più grandi del nostro e per evitare che ci si risponda minimizzando la diffusione di questo fenomeno nella nostra città, basta ricordare che al sert di Francavilla si sono rivolti nell’anno 2009 quasi 200 persone, la stragrande maggioranza dei quali dipendenti da eroina e non residenti a Francavilla (i francavillesi preferiscono rivolgersi altrove per ragioni di privacy). Si tratta però di persone con uso problematico di sostanze: ma il mondo anche a Francavilla non è fatto solo di tossicodipendenti e non consumatori: in mezzo a queste due categorie, c’è una galassia di consumatori occasionali che sono la maggior parte, di fatto discriminati, dei quali cioè la politica non si cura.

Come detto, alla denuncia partita da questa associazione sul fenomeno droga a Francavilla ha fatto seguito il più assordante e desolante silenzio, anche da parte di chi – e sono tanti!- proclama quotidianamente la lotta alla droga. Però, come sull’informazione sessuale, anche sulla droga la “proposta politica” è sempre una, ridurre il problema nella sfera della clandestinità, con tutto ciò che questo comporta: in primis, pericolo di nuove malattie (HIV tramite siringhe infette od epatite attraverso banconote riutilizzate) oppure di andare in overdose, a causa dell’impossibilità di fornire informazioni per la sicurezza di tutti e incapacità di avere una voce autorevole e credibile.

L’obiettivo che ci si pone con questo lavoro non è tanto una (ideologica ed illusoria) astinenza, quanto lo sviluppo e la promozione di modalità più sicure di consumo, favorendo una stabilizzazione della condizione di vita del consumatore ed evitando che questo passi dall’uso all’abuso della sostanza.

 

 

 

Le città che hanno una drug policy locale non includono il tema droghe nell’agenda delle emergenze, ma in quella del governo quotidiano, ordinario, di un fenomeno sociale

(Dalla Conferenza di Francoforte, 1990, risoluzione)

 

COSA E’ LA RIDUZIONE DEL DANNO

 

I vantaggi per la comunità

 

Questo progetto prende spunto da quello attivato in comuni quali Venezia e Firenze, che sono partiti da un fondamentale presupposto: un mero intervento assistenzialistico sortisce l’effetto di una deresponsabilizzazione; il consumatore, anche quando vero e proprio tossicodipendente, va considerato come una persona in grado di intendere e volere e va aiutato ad assumersi le proprie responsabilità all’interno della comunità in cui vive. Il Progetto di riduzione del danno intende proporre degli interventi in un’ottica anche educativa (oltre che socio-sanitaria) atti a fare in modo che il consumatore possa modificare dei comportamenti a rischio non solo per se stesso, ma anche per la collettività.

 

Riteniamo importante evidenziare alcuni vantaggi per la Comunità Locale:

  • riduzione della diffusione dell’HIV e di altre malattie infettive;

  • riduzione degli incidenti e dei reati connessi alla tossicodipendenza;

  • spinta verso un utilizzo appropriato dei servizi socio-sanitari da parte dei consumatori al fine di ottimizzare le risorse.

Il modello di intervento

Primo piano: INFORMAZIONE.

Il progetto prevede vari piani di intervento. Un primo piano, minimale eppure decisivo, è rappresentato dal lavoro informativo-conoscitivo. Fino ad oggi, le campagne lanciate dalle varie amministrazioni che si sono succedute, si sono contraddistinte per il lancio di “motti” di stampo terroristico, paternalistico e punitivo.

E’ invece indispensabile partire dalla diffusione della conoscenza di nozioni scientifiche e conseguenti suggerimenti atti a porre il soggetto consumatore in un quadro collaborativo e responsabilizzante. Tutto ciò può avvenire utilizzando i canali classici: fondamentale sarebbe partire dal coinvolgimento dei locali di ritrovo, a partire innanzitutto dai bar della piazza dove si concentra il maggior numero di ragazzi, potenziali consumatori, che possono acquisire informazioni senza uno sforzo particolare. Infatti sarebbe sufficiente il “passaparola” a rendere edotti gli avventori dei bar sulle caratteristiche delle sostanze e sugli eventuali rischi che ne possono derivare.

Ovviamente, il tutto con una differenziazione tra sostanze che rappresenta il primo essenziale elemento di credibilità per chi voglia relazionarsi con i consumatori, i quali hanno imparato (o impareranno presto) molto bene, sulla loro pelle, le differenze tra sostanza e sostanza. L’aspetto informativo rappresenta per alcune sostanze (come la marijuana) l’aspetto più importante, posto che, a differenza di cocaina o eroina, non esistono modalità di assunzione di cannabis che possano causare complicazioni particolari: l’accorgimento più serio è rappresentato dalla necessità di evitare mix (che possono amplificare pericolosamente gli effetti) o dal fatto che fumare cannabis comporta comunque conseguenze negative all’apparato respiratorio. Questo primo intervento, del tutto fattibile anche dal punto di vista economico ed operativo, rappresenterebbe già un’ottima base per impostare una modifica culturale di approccio alla tematica ed anche uno strumento in grado di attribuire una sicura credibilità alle istituzioni. Chi fa uso di qualsiasi sostanza ascolterà con maggiore attenzione un messaggio informativo e scientifico di uno paternalistico.

A tutto questo si aggiunga un significativo elemento di conoscenza costituito dalla introduzione sul sito istituzionale di un richiamo al link http://www.tips-tricks.it/new/index.php (seguendo l’esempio del Comune di Venezia) in grado di fornire informazioni di questo genere, pragmatiche ed utili a rappresentare un elemento di coinvolgimento diretto per chi già consuma o potrebbe consumare.

 

Secondo piano: DISTRIBUZIONE DI MATERIALE.

Se la prima tipologia di intervento è possibile senza grandi sforzi, la seconda richiede di dover scommettere in maniera molto più energica e coraggiosa.

Esistono infatti due modalità tra cui optare. Quella auspicabile sarebbe la creazione di una unità mobile in grado di muoversi all’interno della città per individuare le zone di maggiore spaccio. Lì posizionarsi con personale medico in grado di rappresentare una presenza discreta che col tempo diverrebbe- come avvenuto nelle altre realtà- sicuro punto di riferimento per il consumatore. Il personale dovrebbe fornire anzitutto materiale sterile per ridurre in maniera decisiva le potenzialità offensive delle varie sostanze. Ma la presenza di personale medico è anche in grado di rappresentare un gancio per il consumatore che riesce ad entrare in contatto in maniera discreta con operatori di cui pian piano imparerà ad avere fiducia.

Scrive Alberto Favaretto11: “Per il tipo di servizio da noi offerto non fu difficile aver da subito un gran numero di contatti; certo un po’ di diffidenza iniziale c’è stata, dato che siamo pur sempre in contesti di illegalità o il timore che confidassimo al SerT i nomi di chi consumava eroina nonostante fosse in terapia sostitutiva, addirittura la paura che li costringessimo a smettere. Molto utile è stato avere un’unità di strada con le ruote (camper). Questo ci ha permesso di cambiare spesso postazione di aggancio, di essere itineranti per la città, anche di essere reperibili durante le uscite con telefonata al nostro cellulare. Gli interventi che via via si è cercato di adottare hanno avuto costantemente l’obiettivo di raggiungere e agganciare le persone nei luoghi in cui vivono la loro condizione di tossicodipendenza. L’ignoranza sui rischi connessi all’uso di droghe è quasi totale se togliamo i luoghi comuni, hanno tanta voglia di raccontare e raccontarsi e ascoltano tutte le informazioni che possono avere da noi”.

Questo è certamente il modello più completo che comuni come Venezia hanno adottato con risultati più che soddisfacenti.

Altri comuni hanno invece scelto di ridurre i costi ma anche l’efficacia e la completezza del progetto, limitandosi all’installazione di distributori scambia siringhe che garantiscono comunque un ritorno, dal punto di vista sia della salute del consumatore di sostanza iniettabile che dell’intera collettività: si evita la dispersione per strada della siringa usata e si mette a disposizione del consumatore una siringa sterile. Comuni come Milano hanno vissuto esperienze altamente positive con un uso veramente massiccio di questi strumenti: dal 1995, in dodici anni 470.000 siringhe erogate. La strategia di riduzione del danno richiederebbe una collaborazione estremamente intensa da parte del sert locale, anche ed in particolare con riferimento alle sostanze sostitutive da somministrare. Per ora, in attesa di poter contare su un lavoro complementare in quella direzione, ci si limita a suggerire un intervento più elementare ma non per questo meno importante in una prospettiva che rappresenterebbe un cambiamento epocale nella lotta contro l’abuso (più che il semplice uso) di sostanze stupefacenti.

FASE OPERATIVA

Affinché il Progetto possa avviarsi da subito, è fondamentale che vengano garantite le seguenti condizioni:

  • individuazione di obiettivi, funzioni, competenze, e risorse necessarie per la predisposizione dei rispettivi atti amministrativi da parte dell’amministrazione;

  • attivazione dei dispositivi a bassa e bassissima soglia, e predisposizione di ulteriori risorse per fare fronte all’aumento dell’utenza agganciata e motivata ad un percorso terapeutico nella media soglia;

  • avvio di una campagna di sensibilizzazione nei confronti dei farmacisti per il programma di scambio;

  • mettere gli operatori del SerT nelle condizioni operative di partecipare alle successive fasi progettuali della attivazione (progettazione, definizione dei costi e formazione), realizzazione (intervento, consulenza e monitoraggio) e verifica.

L’elemento decisivo nella riduzione del danno è lo “scambio”: il materiale sterile (siringhe, aghi, acqua distillata, salviette disinfettanti, profilattici) non viene semplicemente “distribuito”, ma consegnato sulla base del ritorno del materiale da iniezione usato; lo scambio riduce la possibilità che le siringhe usate siano abbandonate in luoghi pubblici, circostanza che crea un problema di salute pubblica ma anche un impatto emotivo sfavorevole sull’opinione pubblica. Altro vantaggio è rappresentato dalla maggiore facilità con cui il tossicodipendente sarà spinto a tornare nel luogo in cui ha consumato, favorendo così un aggancio, diversamente molto complicato. Al di là delle differenze, un programma di scambio di siringhe deve essere psicologicamente e fisicamente accessibile, richiedere pochi requisiti per la frequentazione, una minima identificazione dell’utente, relazioni informali e non coercitive con lo stesso, ponendosi il duplice obiettivo di

  • ridurre il rischio di infezioni del virus HIV

  • diminuire i danni derivanti dall’uso di droga.

L’eventuale presenza di operatori di strada può inoltre aiutare a conseguire un terzo importante obiettivo:

  • favorire l’aggancio con il tossicodipendente attivo.

Soggetti coinvolti:

Operatori di strada: attivazione di un gruppo di operatori che contattino direttamente i tossicodipendenti nei loro luoghi di ritrovo, instaurino con loro una valida relazione di fiducia e mettano in atto il programma di scambio offrendo, insieme al materiale sterile, informazioni, opportunità di contatto con i servizi sanitari, medici e sociali. Questo metodo presenta il grande vantaggio della relazione diretta, con la conseguente facilitazione della presa in carico della persona anche in vista di un eventuale trattamento. Richiede un alto livello di preparazione da parte degli operatori.

Distributori automatici: macchinari automatici che consegnano una siringa sterile in cambio di una usata. Possibilmente vanno installati in riferimento alla presenza di un operatore. Garantiscono economicità, anonimato per l’utente, disponibilità continuata di siringhe senza limiti di orario. Lo svantaggio è legato, in caso di assenza di operatori, alla mancata possibilità di un rapporto diretto, personale con gli utenti: in tal caso è necessario inserire l’installazione della macchina in un contesto di educazione sanitaria e di iniziative informative locali dirette ai tossicodipendenti.

Farmacisti: in più paesi si sono progettati programmi di scambio di siringhe affidati alle farmacie, magari con l’aiuto di un riconoscimento economico, di materiali per la raccolta di siringhe usate, di materiale informativo per i clienti, di speciali contrassegni per i farmacisti partecipanti.. Generalmente si tratta di programmi ben accetti ai td, dal momento che le farmacie sono comunque il luogo privilegiato per procurarsi una siringa. Il limite è rappresentato dagli orari di esercizio e dalla mancata preparazione dei farmacisti nello svolgere l’impegno.

Bar: i bar (in particolare quelli della piazza dove si concentra il passeggio serale) rappresentano il veicolo più immediato per diffondere una informazione di base necessariamente accessibile a tutti, in ordine agli effetti delle sostanze legali e non.

L’intervento qui proposto è rivolto a qualsiasi consumatore (soglia bassissima). Evidente come l’eventuale estensione del progetto con la distribuzione di medicinali sostitutivi necessiterebbe di un innalzamento della soglia.

**

Si ringraziano enormemente Alberto Favaretto e Grazia Zuffa per la collaborazione a distanza, gli spunti e gli autorevoli documenti frutto di anni di esperienza. Si ringrazia Giulio Manfredi per la splendida prefazione.

A seguire il materiale informativo su alcune sostanze.

La cocaina12 è uno stimolante estratto e raffinato dalla pianta della coca. E' tipicamente una polvere biancastra (un alcaloide), senza odore con un gusto amaro intorpidente. Si scioglie in acqua calda e non brilla alla luce di wood (le luci ultraviolette da discoteca). E' inoltre possibile trovare i cristalli di base libera (freebase) o crack ottenuti dalla manipolazione chimica della polvere che resiste alla decomposizione da calore e consente l'inalazione del composto attivo con pipe di vetro o di plastica. Dato l'elevato prezzo è probabile che la cocaina venga tagliata con anfetamine, anestetici, lassativi o altre sostanze.

TEMPI DI SALITA

Il dosaggio varia molto a seconda del peso della persona, delle sue condizioni psico-fisiche e della qualità della sostanza. Una striscia può contenere dai 10 ai 40 mg di cocaina, a seconda della quantità di polvere e dalla purezza. Se tirata, gli effetti più forti durano dai 20 ai 40 minuti. Il fumo del crack ha gli effetti maggiori in circa 10 secondi che durano 3 o 4 minuti.

EFFETTI

La cocaina agisce sul cervello aumentando la produzione di dopamina, un neurotrasmettitore del piacere. Alza il tono dell’umore, rende più fiduciosi e sicuri di sé, più egocentrici. Le prestazioni fisiche e sessuali sono percepite come migliori e più soddisfacenti, non fa sentire la fame e la stanchezza. E' anche un anestetico locale e restringe i vasi sanguigni. A causa dei suoi effetti piacevoli può provocare una forte dipendenza psicologica. Il giorno dopo lascia spesso in “down”. L’abuso può provocare gravi problemi al cuore, ai vasi sanguigni ed in alcuni casi emorragie celebrali. L’interruzione improvvisa dopo un periodo di abuso può provocare depressione, paranoia, ecc. Con la cocaina si può andare in overdose specie se è iniettata o fumata provocando “colpi di calore”, ictus, arresto cardiaco.

PRECAUZIONI

Se la tiri o la inietti usa strumenti puliti, non scambiarli e non riutilizzarli. Malattie come l'epatite si trasmettono anche scambiandosi le banconote. Sciacquare denti e narici dopo una riga può ridurre il rischio di danni alle mucose. Fai attenzione se ti si addormenta troppo la bocca, potrebbe essere tagliata con lidocaina, un anestetico ancora più pericoloso per il cuore. L'abbinamento cocaina e alcol forma nel sangue il cocaetilene che dà una forte dipendenza (la necessità di un uso continuativo della sostanza per prevenire l'astinenza) e può aumentare il rischio di danneggiare il cuore. Se hai il fiato corto, il battito accelerato e tanto caldo fermati per un po', bevi dell'acqua e aspetta prima di consumare ancora.

LA LEGGE

E' una sostanza illegale. Per l'uso personale sono previste sanzioni amministrative (sospensione della patente, del passaporto e di altri documenti). Inoltre viene proposto un programma socio-riabilitativo presso il Ser.D. di residenza. Per lo spaccio sono previste sanzioni penali (reclusione).

In caso di malessere chiama il 1.1.8.

E' importante evitare di guidare o svolgere attività che richiedano attenzione.

 

La canapa13 è una pianta che comprende tante varianti. Dalla canapa femmina si ottengono: dalle foglie e dai fiori la cosiddetta marijuana; dalla resina olio d'hashish e fumo (hashish). I principi attivi sono una circa una sessantina, il più conosciuto e che ha un effetto psicoattivo è il THC. Gli effetti psicoattivi non sono solo dovuti al principio attivo, ma molto dipende dalle complesse sinergie tra i diversi principi contenuti nella pianta.

 SAPEVI CHE...

...l'hashish e la marijuana che girano potrebbero contenere materiali plastici o altri tipi di materiali da taglio dannosi, usati per aumentarne volume e peso. Se senti odori chimici o sapori insoliti mentre stai assumendo, lascia perdere! Inoltre evita di dividere il fumo con i denti, può provocare infezioni o epatiti. Se decidi di mangiare cannabis fallo solo dopo la sua cottura che in parte può uccidere i batteri.

EFFETTI

I cannabinoidi si assorbono immediatamente con il fumo e l’effetto si manifesta in pochi minuti. Molto più lento e variabile è l’assorbimento per bocca (Occhio! Gli effetti sono più forti). Tra tutte le sostanze illegali è quella che lascia tracce nel sangue e nelle urine per più tempo: anche fino a 36 giorni dopo l'ultima assunzione. A basse dosi può risultare sedativa, rilassante o euforizzante: ebbrezza, buon umore, voglia di ridere, fame (chimica). Ad alte dosi provoca alterazioni sensoriali e percettive. Se la mangi la salita è più lenta (3-4 ore circa), quindi aspetta prima di abbuffarti nuovamente e considera se hai il tempo necessario in quanto l'effetto durerà di più. Come per tutte le sostanze stupefacenti, ogni persona reagisce diversamente.

CONTROINDICAZIONI

L'uso di cannabis può agire negativamente sull'attenzione e il controllo motorio, creare alcune difficoltà di concentrazione e di memoria, ad esempio impedendo di svolgere al meglio attività come la guida o lo studio... a volte è meglio rimandare a dopo. Sebbene sia considerata di uso comune possono verificarsi situazioni di abuso e di uso problematico.

MIX

  • canne + alcol può causare sensazioni spiacevoli come nausea, vomito o collasso in quanto entrambi abbassano la pressione

  • canne + allucinogeni aumenta il rischio di bad trip

  • canne + cocaina // canne + ecstasy // canne + anfetamine: l'unione di due sostanze che hanno effetti opposti sull’organismo può portare ad avvertire una continua esigenza di entrambe con il rischio di collassare o esagerare con l'assunzione

LA LEGGE

I cannabinoidi sono sostanze illegali. Per l'uso sono previste sanzioni amministrative (sospensione della patente, passaporto e altri documenti). In alternativa viene proposto un programma socio-riabilitativo presso il Ser.D. di residenza. Per lo spaccio sono previste sanzioni penali.

E' importante evitare di guidare o svolgere attività che richiedano attenzione.

Tutte le bevande alcoliche14 (vino, birra, grappa, ecc.) agiscono sul sistema nervoso centrale: se assunte in piccole dosi hanno un effetto eccitante e disinibente, in dosi massicce rallentano i riflessi e i tempi di reazione. In pratica l'effetto diventa depressivo e soporifero e diminuisce anche la percezione del rischio. Nonostante l'alcol sia una sostanza legale, un uso non consapevole può portare a gravi dipendenze fisiche e psicologiche.

PRECAUZIONI

  • se bevi fallo a stomaco pieno, così puoi rallentare gli effetti negativi

  • mixare vari tipi di alcolici può aumentare il rischio di malori (il giorno dopo potrebbe essere terrificante!)

  • se stai prendendo farmaci, l'associazione con gli alcolici può alterarne l'effetto e aumentarne gli effetti collaterali

  • se hai patologie al fegato o al cuore, evita di assumere alcol

OCCHIO AI MIX

  • Alcol + sostanze deprimenti (es. ketamina, oppiacei, cannabis): si rallentano i riflessi e si può bloccare il respiro

  • Alcol + eccitanti (es. anfetamine, popper, ecstasy): la super stimolazione del cuore può provocarne l'arresto

  • Alcol + cocaina, bere e tirare cocaina produce una sostanza, il cocaetilene, che può aumentare il rischio di dipendenza e di abuso di entrambi

  • Alcol + psicofarmaci: una quantità innocua di entrambi può creare una miscela pericolosa

Nel caso di una sbronza difficile da smaltire prendi un caffè, contrasta la depressione del respiro. Se qualcuno si sente male portalo in un luogo fresco, rinfrescalo con panni umidi e se è ben cosciente fagli bere acqua con sostanze saline per evitare la disidratazione. Se la situazione peggiora chiama il 1.1.8.

PER LEI è importante sapere che le donne hanno un metabolismo che smaltisce più lentamente ciò che bevono, di conseguenza i rischi possono aumentare.

COSA PREVEDE IL CODICE DELLA STRADA

Il codice della strada vieta la guida in stato di ebbrezza alcolica, in più il rifiuto di sottoporsi al test di alcol e droga è un reato. In entrambi i casi le sanzioni e le ammende possono essere molto severe, ad esempio: multe salate (migliaia di euro), sospensione della patente, confisca del veicolo, arresto. Dato che la legge è soggetta a frequenti modifiche, per avere informazioni corrette e aggiornate ti consigliamo di visitare questi siti:

L'eroina15 è ottenuta elaborando chimicamente la morfina, il principale alcaloide che si ricava dall'oppio grezzo. E' una polvere finissima e granulosa di colore bianco o bruno a seconda della purezza. L'odore è pungente ed il sapore amaro.

TEMPI DI SALITA

Può essere fumata, sniffata e iniettata in vena. Queste diverse modalità di assunzione influenzano i tempi della salita, la durata degli effetti e i rischi ad essi collegati. Se fumata l'eroina sale in circa 5 - 10 secondi, il picco dura circa 5 - 6 minuti e gli effetti svaniscono completamente nell'arco di 3 - 5 ore. Sniffandola i tempi sono simili, mentre iniettandola quasi immediatamente arriva il picco e gli effetti durano complessivamente 4 - 5 ore circa.

EFFETTI

Rallenta il battito cardiaco, il ritmo respiratorio, provoca miosi (pupille a spillo), nausea e vomito. Effetti a medio e lungo termine possono essere: diffuso prurito alla pelle, stitichezza, diminuzione dell'ovulazione e irregolarità o mancanza delle mestruazioni. Riduce la sensibilità e la risposta emotiva al dolore, fisico e psicologico (ansia, disagio, ecc.). Induce una pacifica euforia, una sensazione di benessere molto intenso e di tranquillo distacco. Tolleranza (aumento del dosaggio per ottenere gli effetti ricercati) e dipendenza (necessità di un uso continuativo della sostanza per prevenire l'astinenza) si sviluppano rapidamente. La crisi di astinenza provoca nervosismo, ansia, tremori, febbre, sudorazione intensa, crampi, vomito e diarrea, sbadigli, lacrimazione.

PRECAUZIONI

Il rischio principale, anche la prima volta che si assume e qualunque sia la modalità di assunzione (anche fumandola), è l'overdose (coma, miosi e depressione respiratoria). L'uso di strumenti non sterili e lo scambio di siringhe aumenta notevolmente il rischio di contrarre infezioni e malattie quali le epatiti e/o l'HIV.

LA LEGGE

E' una sostanza illegale. Per l'uso personale sono previste sanzioni amministrative (sospensione della patente, del passaporto e di altri documenti). Inoltre viene proposto un programma socio-riabilitativo presso il Ser.D. di residenza. Per lo spaccio sono previste sanzioni penali (reclusione).

In caso di malessere chiama il 1.1.8.

E' importante evitare di guidare o svolgere attività che richiedano attenzione.

1 Ricerche dagli Stati Uniti, ci dicono che 8 su 10 adolescenti fumano in maniera non problematica

2 Nel 1995, da una ricerca di Peter Cohen ad Amsterdam è emerso che tra coloro che hanno usato la Cannabis, l'eroina è stata provata dal 4,3%. Ma il dato più sorprendente è che soltanto una minima parte di questi soggetti ha usato l'eroina abitualmente (almeno una volta al mese): appena lo 0,2%, soltanto una persona su cinquecento, dopo aver provato l'eroina ha preso ad usarla con una certa continuità. L'uso di eroina con la frequenza di almeno una volta al mese è certamente indicativa di una certa situazione a rischio, ma non equivale alla tossicodipendenza: se fumi uno spinello hai 2 probalità su 1000 di usare eroina con una frequenza a rischio.

3 Istituto Mario Negri.

4 Professore emerito di Farmacologia all’Università di Cagliari.

5 Claudio Cippitelli, sociologo, membro del comitato scientifico del Coordinamento Nazionale Nuove Droghe.

6 Direttore del Center for drug Research all’Università di Amsterdam

7 “Privare tanti consumatori del piacere della cocaina perché una minoranza ne abusa è come proibire ai tanti consumatori il vino perché una minoranza ne abusa”(…). “La maggior parte dei consumatori riesce ad usare la cocaina per periodi limitati e solo in particolari occasioni”: (dal libro Cocaina, di Gian Luigi Gessa, ed. Rubbettino).

8 Marsha Rosenbaum, sociologa americana.

9 Tom Decorte, Professore di Criminologia al Dipartimento di Legge Penale e Criminologia e direttore dello Isd dell’Università di Ghent.

10 Dal libro “Cocaina: il consumo controllato”, a cura di Grazia Zuffa (edizioni Gruppo Abele).

11 Coordinatore delle politiche di riduzione del danno, Comune di Venezia.

12 Fonte: Direzione Politiche Sociali Partecipative e dell’Accoglienza Attività Riduzione del danno Venezia

 

13 Fonte: Direzione Politiche Sociali Partecipative e dell’Accoglienza Attività Riduzione del danno Venezia

 

14 Fonte: Direzione Politiche Sociali Partecipative e dell’Accoglienza Attività Riduzione del danno Venezia

 

15 Fonte: Direzione Politiche Sociali Partecipative e dell’Accoglienza Attività Riduzione del danno Venezia

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http://droghe.aduc.it/notizia/overdose+eroina+torino+allerta+sanitario+n...

ITALIA - Overdose eroina a Torino. Allerta sanitario nazionale

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Notizia 
25 febbraio 2011 19:40
 

Un allerta sanitario nazionale e' stato diramato dal Dipartimento per le politiche antidroga per una serie di overdose sospette, nove secondo le prime informazioni, che si sono verificate a Torino negli ultimi 30 giorni.

La notizia e' stata confermata oggi da Giovanni Serpelloni, capo del dipartimento: 'Abbiamo allertato ieri il 'Sistema di allerta precoce per le droghe' a seguito di una serie di segnalazioni per morti sospette. Dalle prime analisi infatti le overdose potrebbero essere state causate da una o piu' partite di eroina dall'eccessivo principio attivo'.

L'allerta, in particolare, serve alle strutture sanitarie, pronto soccorso e sert in testa, per valutare con attenzione i sintomi di casi analoghi e riferire immediatamente al sistema sanitario nazionale oltre che ai tossicodipendenti utenti dei vari servizi di sostegno.

L'aumento degli interventi per overdose da eroina registrato nell'ultimo mese a Torino ha interessato in gran parte ex detenuti o tossicodipendenti usciti da comunita' di recupero. E' uno degli aspetti che emerge dall'analisi sia dei nove casi di decesso avvenuti sia dei ricoveri nelle strutture ospedaliere specializzate che non hanno avuto esito infausto.

Si tratta di persone 'il cui fisico non regge piu' le dosi di droga - spiega Marco Martino, dirigente della squadra antidroga della questura di Torino - dosi che quindi diventano letali fin dalla prima riassunzione dopo il periodo di astinenza'. Martino conferma l'impennata delle ultime settimane e l'ipotesi che a causarla sia stato l'arrivo di una partita di eroina troppo pura. 'Normalmente - spiega - i consumatori si iniettano eroina con principio attivo compreso tra il 4% e l'8%.

In questo caso, visto il picco che abbiamo registrato, ipotizziamo che sia arrivata una partita molto piu' pura, con principio attivo compreso tra il 15% e il 20%. In sostanza, quando un tossicodipendente si inietta una dose e' come se ne assumesse tre e questo lo manda in overdose'.

Secondo Martino, pero', altre ragioni dell'aumento dei casi di overdose vanno cercate nel cambiamento delle abitudini dei consumatori: 'Sempre piu' spesso - dice - chi si buca lo fa da solo, mentre una volta si era soliti farlo in due facendosi la cosiddetta 'linea di prova': se uno stava male l'altro chiamava subito i soccorsi'.

Tutti i direttori sanitari del Piemonte hanno ricevuto l'allerta sanitario diramato dal Dipartimento per le politiche antidroga. Lo ha verificato l'assessorato regionale alla Sanita' che ieri sera, appena ricevuta la nota del Dipartimento, si e' immediatamente attivato perche' il messaggio arrivasse tempestivamente a tutti gli operatori.

'E' utile lo stato d'allerta al di la' del numero di casi, che comunque resta ridotto - spiega a sua volta Emanuele Bignamini, primario del Dipartimento di patologie da dipendenza dell'Asl To2 (Torino nord) - Solo cosi' e' possibile mettere in atto contro misure anche di prevenzione'. Il numero di overdosi e di overdosi mortali e' in calo - sottolinea il professor Bignamini - e 'i picchi che periodicamente fanno notizia non devono far dimenticare che il trend e' in costante diminuzione, grazie ai servizi e ai trattamenti farmacologici'. 'Tra le situazioni piu' a rischio - aggiunge - quella degli ex detenuti, ma anche per loro sono da tempo attivi percorsi protetti quando escono dal carcere. In ogni caso - conclude - bene ha fatto il Dipartimento a suonare un campanello d'allarme che permette noi operatori di essere informati anche su quello che succede al di la' del territorio di nostra competenza e di informare i pazienti'.

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Droga, Perduca: Giovanardi investa soldi in spot e test nel potenziamento del sistema di allerta rapido

Controlli antidroga nelle strade

Dichiarazione del Senatore Marco Perduca, co-vicepresidente del senato del Partito Radicale Nonviolento:

Per una strana ironia della sorte, mentre Gheddafi denuncia che Al Qaeda droga i manifestanti anti-Tripoli, Giovanardi vorrebbe fare il test anti-droga a tutti, giornalisti della RAI compresi. Certo che questo diavolo delle droghe preoccupa sempre tutti i governanti... E' indubbio che al peggio, e al ridicolo, non c'è mai fine, e quando si parla di droga raramente il buon senso prende il sopravvento quando il centro-destra è al governo, ma piuttosto che buttar via i soldi in inutili spot e test a destra e manca se Giovanardi colmasse le lacune dell'inefficienza del sistema di allerta rapido forse, oltre che la faccia, si potrebbero salvare più vite.
Iscritto dal: 07/09/2000
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DROGA/OVERDOSI/RADICALI VIALE E MASSANO: NOVE MORTI A TORINO SOTTOLINEANO IMMOBILISMO POLITICHE COMUNALI.

SERVE UNA SERIA AGENZIA COMUNALE PER LA RIDUZIONE DEL DANNO.

 

Dopo aver appreso dai giornali la notizia del picco di nove morti per overdose nel solo mese di febbraio, Silvio Viale (presidente di Radicali Italiani e candidato alle primarie del centrosinistra di domenica) e Domenico Massano (giunta segreteria Associazione Radicale Adelaide Aglietta) hanno dichiarato:

 

“Nove morti nel solo mese di febbraio – e non è ancora finito - rappresentano un grave lutto per la città di Torino, che deve interrogarsi sull'assordante silenzio e sul colpevole immobilismo che hanno caratterizzato finora le politiche comunali in tema di tossicodipendenze, in particolare sul fronte della riduzione del danno.

Le 27 overdosi mortali dell'estate 2009 non hanno portato alla costituzione di un sistema di coordinamento e di allerta rapida per fronteggiare queste situazioni.

Allora presentammo una petizione, rimasta inascoltata, per far partire finalmente un’Agenzia comunale per le tossicodipendenze degna di questo nome (istituita sulla carta, grazie al lavoro dei radicali, nel 1996), che dovrebbe rilanciare in città interventi concreti di riduzione del danno.

Tra le priorità della prossima amministrazione comunale dovrà esserci la riattivazione dell'Agenzia comunale ed il rafforzamento dei servizi di riduzione del danno per governare responsabilmente il fenomeno, restituendo dignità alle persone e tutelandone la vita.

Invitiamo l'assessore Borgione ad uscire dal suo colpevole immobilismo ed a convocare subito un tavolo operativo che coordini SerT, servizi di bassa soglia e forze dell'ordine per una valutazione puntuale di quello che sta accadendo e per definire le misure urgenti di intervento al fine di prevenire ulteriori morti.

Una domanda sorge, infine, spontanea: il  famoso “sistema di allerta precoce e risposta rapida” del Dipartimento nazionale Antidroga, che il sottosegretario Giovanardi non perde occasione di esaltare, si accorgerà delle ultime overdosi a Torino con mesi di ritardo, come avvenne nel 2009? Ora in Regione c’è Cota e Giovanardi non può più scaricare le responsabilità  sulla giunta Bresso, come fece due anni fa ...

 

Torino, 23 febbraio 2011

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"La Stampa", 23/02/11, cronaca di Torino

 

 

Nove morti di overdose per la droga fai-da-te

In aumento il fenomeno di trafficanti e grossisti improvvisati

CLAUDIO LAUGERI

Un mese drammatico Le recenti morti forse sono la conseguenza di imperizia nella conservazione della droga. L’ultima vitima ieri, a Mifariori, una donna di 39 anni si è accasciata per strada ed è morta prima ancora dell’arrivo dell’ambulanza del 118

Nove morti in 25 giorni. Uno ogni 48 ore. Ammazzati dalla droga. Eroina, soprattutto. Ma anche cocaina. L’ultima vittima è di ieri, tarda mattinata, via Balzico 3, zona Mirafiori. Francesca Rossi, 39 anni, si è accasciata in strada. I soccorritori del «118» sono arrivati in fretta, con loro gli agenti della «Volante». Nulla da fare.

Una situazione affrontata troppe volte nelle ultime settimane. Le cause? «Difficile capirlo, il mondo della droga è in continua evoluzione» spiegano gli specialisti della Squadra Mobile. Negli ultimi anni, anche spacciatori e trafficanti si sono votati all’elettronica. I «pusher» lavorano quasi soltanto con i cellulari, quando cambiano numero (molto sovente) inviano un sms a tutti i «clienti» per avvisarli del nuovo recapito telefonico. A furia di bazzicare l’ambiente, qualcuno decide anche di improvvisarsi importatore di droga. «Le conoscenze dell’ambiente, delle modalità, dei canali di approvvigionamento sono molto più diffuse - aggiungono gli investigatori -. In qualche occasione ci siamo imbattuti in personaggi che credevano di organizzare traffici in proprio. Una volta è accaduto con il figlio di un criminale torinese, andato in Olanda ad acquistare pasticche di ecstasy. Ha fatto poca strada».

Da Torino all’Olanda, in Africa, oppure nel Centro America per acquistare droga da rivendere all’ombra della Mole: fino a pochi anni fa, era un miraggio. Quel tipo di rifornimento era garantito soltanto dalle organizzazioni criminali. Da qualche tempo, anche il «trafficante-fai-da-te» può sperare di portare a casa qualche chilo di droga. Sempre che i fornitori non decidano di «venderlo» alle forze dell’ordine con qualche «soffiata», per far passare nello stesso tempo qualche corriere legato alle organizzazioni più potenti. «Le carceri del Centro America sono piene di personaggi di questo tipo - dicono ancora gli investigatori -. Credevano di fare fortuna e sono finiti a invecchiare in cella». Sono quelle che gli investigatori chiamano in gergo le «volate di sacrificio».

E le morti per overdose? Come possono essere collegate a questo fenomeno? «Il nesso potrebbe essere nella mancanza di esperienza per il trattamento della droga» dicono alla Squadra Mobile. Un esempio. Nell’estate del 2009, ben 34 tossicomani erano stati stroncati dalla droga. Polizia e carabinieri ipotizzavano un «taglio» con sostanze risultate letali, magari per imperizia dei grossisti oppure dei «pusher». La realtà è ancora più semplice. «Quella droga viene chiamata in gergo “Seimam”. E’ monoacetilmorfina, un derivato dell’oppio a uno stato intermedio rispetto alla diacetilmorfina, il nome scientifico per l’eroina» spiegano alla Polizia Scientifica. Il risultato: una droga tre volte più potente e rapida a entrare incircolo rispetto all’eroina. Un prodotto nato per caso. «Basta il contatto prolungato con l’umidità dell’aria a causare quella modifica nella sostanza» dicono i tecnici della Scientifica. Un errore che i professionisti nel settore non farebbero. Basta un «trafficante-fai-da-te», un po’ di distrazione e i tossicomani vanno intraprendono un «viaggio» senza ritorno.

34 il record del 2009 E’ stato uno degli anni con più vittime causate dalla droga: in circolazione c’era un tipo di stupefacente con effetti tre volte più potenti dell’eroina: solo in estate morirono 34 persone LA SPIEGAZIONE «Un lungo contatto con l’umidità dell’aria triplica gli effetti»

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Dal Notiziario Droghe dell'Aduc

 

La croce rossa a favore della riduzione del danno

In occasione del 1° dicembre – giornata mondiale dell’aids, presa di posizione storica

01/12/2010

“Le evidenze scientifiche sono così clamorose che la federazione internazionale della croce rossa e mezzaluna rossa ha ritenuto di dover rompere il suo tradizionale riserbo invitando le 186 società nazionali a promuovere nei rispettivi paesi le pratiche di riduzione del danno tra i tossicomani come modo migliore ed efficace di celebrare la giornata mondiale sull’aids al di là della retorica e Delle frasi fatte abituali in tale occasioni”.
Così Massimo Barra, fondatore di villa maraini ma anche vertice del movimento internazionale della croce rossa e della mezzaluna rossa nella sua qualità di presidente della commissione permanente, commenta la decisione della federazione internazionale.
Nel suo rapporto “out of harm’s way“ che è stato presentato oggi a ginevra alla presenza del board, del corpo diplomatico e delle istituzioni delle nazioni unite, la federazione afferma che “ l’accesso insufficiente alla prevenzione dell’hiv, al trattamento e al supporto per i consumatori di droga per via endovenosa viola i diritti umani. Negare l’accesso ai servizi di riduzione del danno ai tossicomani contribuisce alla trasmissione dell’hiv”.
”Se la percentuale di tossicomani che contraggono l’hiv - aggiunge Barra - è scesa in italia dal 74,6% di tutti i nuovi casi nel 1985 al 7,7% nel 2008, il merito è delle pratiche di riduzione del danno (terapia sostitutiva, unità di strada, scambio di siringhe, peer education, centri di pronta accoglienza) che villa maraini ha introdotto per prima in italia, quando ancora questa terminologia non era entrata nell’uso comune, nel disinteresse fino al boicottaggio da parte delle competenti autorità”.
“La stigmatizzazione e la discriminazione contro i tossicomani nel nostro paese - conclude barra - sono malattie infettive che colpiscono anche chi si prende cura di loro”.

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FRANCIA - Narcosala. Il Comune di Parigi vota per aprirne una sperimentale
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Notizia 
20 ottobre 2010 10:00
 
Il consiglio comunale di Parigi ha votato a favore dell'apertura di almeno una narcosala si' da far correr meno rischi ai consumatori di droghe. "Questa iniziativa va intesa come un esperimento autorizzato dallo Stato e in stretta collaborazione con l'Agenzia regionale della Sanita', la prefettura, le associazioni e tutti coloro che a vari livelli ne sono coinvolti, inclusi gli amministratori locali" -cosi' il testo votato.
Parigi e' il primo Comune a votare su questo argomento molto dibattuto nella scorsa estate.
 

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http://droghe.aduc.it/notizia/narcosala+bilbao+immagini_120208.php

SPAGNA - La narcosala di Bilbao. Immagini

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Notizia 
25 settembre 2010 9:58
 

In un periodo di

approfondite discussioni e iniziative

per l'apertura anche in Francia delle narcosale, il quotidiano Le Monde ha pubblicato una sequela di immagini in cui si mostra nei particolari il funzionamento della narcosala di Bilbao.

Qui

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http://droghe.aduc.it/notizia/tossicodipendenza+proposta+bipartisan+stan...

FRANCIA - Tossicodipendenza, proposta bipartisan per stanze del consumo

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Notizia 
24 settembre 2010 18:20
 

Rappresentanti politici francesi di destra, di sinistra e di centro hanno chiesto oggi a Parigi che lo stato adotti il quadro giuridico necessario all'apertura 'almeno a titolo di sperimentazione' delle cosiddette 'stanze del buco', luoghi sotto controllo medico destinate ai tossicodipendenti.

'Si tratta semplicemente di un gesto per ridurre i rischi' ha detto

Patrick Padovani,

medico e vicesindaco Ump (destra di governo) di Marsiglia: 'Questo non significherebbe in nessun caso un impegno in favore della depenalizzazione'. I rappresentanti che chiedono l'esperimento hanno organizzato una conferenza stampa al Comune di Parigi.

Il sindaco della capitale, Bertrand Delanoe, in un comunicato, si e' detto anche lui 'favorevole all'apertura di almeno un centro di consumo' di stupefacenti nel quadro di una 'sperimentazione avallata dallo stato'. L'associazione trasversale a tutto lo schieramento politico ESPT (politici, salute e territorio) lavora sul tema da un anno e ha interrogato una ventina di esperti di Bilbao (Spagna) e Ginevra (Svizzera), dove le 'stanze del buco' sono gia' funzionanti.

La conclusione dell'ESPT e' che un''adozione da parte dello stato di disposizioni giuridiche che consentano ai comuni che vogliono di creare, almeno sperimentalmente, dei centri di consumo e' auspicabile'.

Il funzionamento delle 'stanze', riservate sotto anonimato a chi fa consumo particolarmente intenso di droghe, vedrebbe la collaborazione delle 'autorita' di polizia e di giustizia': 'questi luoghi - ha detto il dottor Laurent El Ghozi, vicesindaco di Nanterre e presidente di ESPT - salvano delle vite, migliorano la situazione dei quartieri e la sicurezza'.

Iscritto dal: 07/09/2000
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In un rapporto che sara' reso pubblico venerdi' prossimo diversi eletti di vari partiti nelle amministrazioni locali transalpine spronano per l'apertura delle narcosale.

Fonte: Notiziario Aduc 23/09/2010

In un rapporto che sara' reso pubblico venerdi' prossimo, ma le cui linee salienti sono state anticipate il 21 settembre dal quotidiano Le Figaro, diversi eletti di vari partiti nelle amministrazioni locali spronano per l'apertura delle narcosale.
Il Governo aveva bocciato la proposta ("ne' utile ne' sostenibile"). Ma nel frattempo una ventina di eletti che fanno parte dell'associazione "Elus, santé publique et territoire" (Espt), hanno approfondito la questione grazie al sostegno del Comune di Parigi, del consiglio generale dell'Ile-de-France (la regione parigina) ed audizioni con esperti medici, sociali e giuridici.
Eletti dei Verdi, Ump, MoDem, Nouveau Centre, PS e PC di Parigi, Marsiglia, Bordeaux, Le Havre, Saint-Denis, Annemasse e Nanterre hanno anche visitato le narcosale di Ginevra e Bilbao. "Le narcosale sono parte di una gamma di strumenti che consentono la prevenzione, l'accesso alle cure e la limitazione del traffico di stupefacenti", dice il presidente dell'associazione, Laurent El-Ghozi, che continua: "Ho trovato questi luoghi ben inquadrati e sicuri sia sul piano sanitario che per i cittadini che vivono nei dintorni. Siamo lontani dall'essere fuorilegge".

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http://www.fuoriluogo.it/sito/home/mappamondo/europa/spagna/riduzione

 

Consumo responsabile e riduzione del rischio, l'esperienza spagnola

La riduzione del rischio fra informazione, consumo consapevole e test delle sostanze secondo l'esperienza di Energy Control al Rototom Sunsplash Festival. L'articolo di Anna Sacchi per fuoriluogo.it.

Fonte: Fuoriluogo.it, di Anna Sacchi 09/09/2010

Immagine 87.pngQuest’anno il Rototom Sunsplash Festival ha dedicato un’attenzione in più alla riduzione del rischio derivante dall’uso ricreativo di sostanze, ospitando tra le altre associazioni la tenda di Energy Control (EC), un collettivo spagnolo di persone che da 13 anni offrono informazioni obiettive sull’uso di sostanze negli spazi di “fiesta”, con il fine di facilitare una decisa presa di responsabilità rispetto all’assunzione di sostanze e promuovere la salute pubblica di consumatori e non.
Il gruppo non si può definire né a favore né contro la droga, semplicemente la intende come un problema di salute e non di morale e come tale se ne occupa. Bisogna dire che la legislazione spagnola sembra provenire da un altro mondo rispetto all’Italia: il consumo privato di qualsiasi droga e la coltivazione di canapa sono depenalizzati, ma il consumo in pubblico può essere sanzionato con una multa da 300 a 30.000 euro a seconda delle dosi ed è reato penale la vendita, anche se le diverse regioni spagnole sono più o meno tolleranti in materia.
D’altra parte in qualsiasi programma politico rispettabile si parla di riduzione del rischio come di un obiettivo importante, forse l’unico concretamente utile e la tossicodipendenza è considerata una malattia, non un vizio o un delitto.  Energy Control collabora, tra gli altri, con il Ministero spagnolo della sanità, con l’agenzia di salute pubblica e con la Regioni Catalana e Andalusa, e tiene i suoi banchetti in varie piazze e festival, come il Sonar di Barcellona, il portoghese Boom Festival e ovviamente il Rototom di Benìcassim. Volontari e lavoratori rispondono a qualunque richiesta senza paternalismo o moralismo: dall’assistenza legale alle indicazioni sulle dosi e le interazioni con altre sostanze, ai test scientifici sulle sostanze degli utenti.
Energy Control è uno dei progetti della ONG Asociación Bienestar y Desarrollo (ABD), che si occupa di dipendenze, AIDS, assistenza a bambini, famiglie, anziani e migranti e in generale dell’inclusione di tutte le persone ai margini della società. Il programma riguardo alle droghe si articola in tre passaggi: EC si dedica alla prevenzione del rischio, mentre a Barcellona esiste un centro di disintossicazione (Sala Baluard, nel quartiere Raval) che offre aiuto personalizzato  a persone con dipendenze, a cui fanno seguito dei corsi di inserimento socio-lavorativo. All’interno del centro sono disponibili “stanze di consumo igienico di sostanze” e l’assistenza di personale qualificato, come infermieri, medici, chimici, psicologi ed  educatori. Ormai a Barcellona sono quattro i centri che consentono di assumere eroina ed altre sostanze in ambienti sicuri sotto ogni punto di vista, incontrando anche il favore della gente di quartiere che vede le strade e le piazzette “ripulite”. 
Mi raccontano i responsabili del banchetto al Sunsplash che le domande più frequenti durante feste sono di tipo pratico e informativo, mentre al centro arrivano le richieste d’aiuto, che riguardano, approssimando, per il 50% l’alcol e per la restante metà, in parti uguali, eroina e cocaina. In una giornata tipo, in festival come il Sonar arrivano circa 300 persone e l’interesse maggiore è per le droghe chimiche, la cocaina e gli effetti di tutte le possibile combinazioni, compresa quella con la guida e il sesso. Il concetto centrale alla base della loro idea di prevenzione è il consumo responsabile: nei materiali informativi si spiega come l’assunzione di qualsiasi sostanza debba scaturire da una decisione strettamente personale, basata sulla conoscenza di sé, del proprio corpo e della sostanza, al fine di valutarne gli effetti piacevoli e i rischi, amplificare i primi ed evitare gli ultimi. Sui banchi si trova il  “foglietto illustrativo” di LSD, MDMA, cocaina, alcol e via dicendo, in cui viene indicata la composizione chimica, i possibili adulteranti, effetti a breve e a lungo termine, posologia, controindicazioni, precauzioni d’uso, interazioni con altre sostanze eccetera.
Un'altra fondamentale attività di EC è il test chimico delle sostanze che i consumatori portano nella tenda per conoscere la composizione specifica, la potenza psicoattiva e le eventuali sostanze adulterate. Nel caso di un test con della marjuana, al microscopio si osservano colore e l’aspetto dei tricomi per  valutare stato di conservazione, il periodo di raccolto, eventuali malattie come funghi che possono essere pericolosi per la salute dell’uomo. Nel caso dell’hashish, lo si fa bruciare come un incenso per valutare le caratteristiche di fumo e cenere. L’esame chimico si effettua tramite la cosìdetta cromatografia su strato sottile o TLC, acronimo dell'inglese Thin Layer Chromatography: mediante un agente vengono  separati i cannabinoidi presenti nel campione, che reagiscono colorando una lastrina, che permette di calcolare le percentuali di THC (effetto psicoattivo) e di CBD (effetto narcotico).
Secondo gli organizzatori l’attenzione al tema del consumo responsabile è decisamente in aumento: sono sempre di più i ragazzi che nei rave portano a far analizzare l’ecstasy o la ketamina prima di assumerla, o che si informano su dosi e interazioni con farmaci. Chiedo cosa pensano del Rototom, che conoscono quest’anno per la prima volta: “è quello che ci aspettavamo, l’atmosfera è tranquilla, non vediamo grandi esagerazioni. L’attenzione è quasi solo sulla cannabis, anche se all’avvicinarsi del weekend vediamo alzarsi la presenza alla nostra tenda di MDMA e speed, mentre resta bassa proporzionalmente quella di cocaina e ketamina. Va anche detto che i consumatori di sola marjuana ancora conoscono poco i nostri servizi e poco li usano.”
http://energycontrol.org/jml/index.php
http://www.abd-ong.org/home.php

 

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Diventa permanente l'injecting room di Sidney

 

 
Fonte: Ansa 15/09/2010

Il governo del Nuovo Galles del sud ha esteso in via definitiva le operazioni del centro aperto nel 2001 nel quartiere a luci rosse di Kings Cross a Sydney, in cui i tossicodipendenti possono iniettarsi sotto supervisione medica. La premier statale Kristina Keneally ha annunciato oggi la decisione di concludere la fase sperimentale e di rendere permanente la struttura, pur mantenendo il monitoraggio della polizia e del dipartimento sanita'. Fino allo scorso aprile, il centro aveva assistito oltre 12 mila consumatori di droghe, distribuito piu' di 300 mila siringhe e aghi sterili e trattato piu' di 3500 casi di overdose senza alcun decesso. Il governo vuole dare certezza al centro perche' ha avuto un effetto positivo nella vita di molti, ha detto la premier. ''In un mondo ideale, non ve ne sarebbe bisogno, ma realta' e' differente e il centro ha dato aiuto alle persone che sono piu' a rischio'', ha detto. Il Medically Supervised Injecting Centre e' stato dall'inizio al centro di polemiche, per il timore che portasse ad un aumento di reati e di uso di droga nell'area, ma secondo un rapporto del Bureau statale di ricerca sul crimine, appena pubblicato, solo una piccola proporzione degli incidenti di cessione, traffico e possesso di droga a Kings Cross si e' verificata entro 50 metri dal centro negli ultimi 10 anni. La direttrice medica del centro, Ingrid Van Beek, si e' detta soddisfatta che il lavoro del suo personale sia stato finalmente riconosciuto. E ha ricordato che i servizi offerti aiutano a prevenire le morti da overdose in episodi che altrimenti si verificherebbero in parchi, gabinetti pubblici o nei vicoli e senza supporto medico.

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Droga. Poretti: il fallimentare sistema di allerta precoce e l'illusione del regime proibizionista
 

16 aprile 2010
 

 

Intervento della sen. Donatella Poretti, Radicali/Pd, segretaria commissione Igiene e Sanita':
 
Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Carlo Giovanardi, ha risposto ieri ad interpellanza parlamentare sul sistema di allerta precoce del Dipartimento per le politiche antidroga della Presidenza del Consiglio dei ministri, e piu' in generale sul regime proibizionista in materia di droghe (1). Interpellanza che avevo depositato con il senatore Marco Perduca su segnalazione di Giulio Manfredi, Comitato nazionale Radicali Italiani e dell'associazione radicale torinese  Adelaide Aglietta.
Nella risposta Giovanardi ha confermato il fallimentare sistema di allerta per evidenti mancanze di coordinamento con le strutture locali e regionali. Esattamente cio' che segnalavamo nell'interpellanza, ossia che il sistema di allerta precoce si era attivato a Torino nell'estate del 2009, dopo ben due mesi che tossicodipendenti morivano per strada per colpa di uno stupefacente oppioide particolare, denominato «6-Mam», di provenienza afgana. Piu' in generale il sottosegretario Giovanardi ha confermato l'approccio ideologico, negato a parole, parlando sempre della prevenzione e della cura, tendendo quasi sempre a sostituire o a sovrapporre questi termini ad un altro, quello della riduzione del danno, aggiungendo che programmi di somministrazione di eroina, a prescindere dai risultati, non possono rientrare nei piani del Governo perche' "la cronicizzazione è una condizione eticamente inaccettabile".
Eticamente inaccettabile forse per un Governo dovrebbe essere che i ragazzi ancora muoiano per strada. A Torino in 27 sono morti la scorsa estate per un oppioide immesso sul mercato dal narcotraffico!
 
 
 

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Ecco l'articolo di Maurizio Coletti per la rubrica di Fuoriluogo sul Manifesto del 24 marzo 2010. Scarica il dossier sulle stanze del consumo di fuoriluogo.it (in formato pdf).

Fonte: Il Manifesto, di Maurizio Coletti 24/03/2010

A distanza di meno di un anno, Michael Krausz, docente di Psichiatria, Epidemiologia e Salute Pubblica all'Università della British Columbia a Vancouver torna in Italia a parlare di Riduzione del Danno. Invitato da Itaca, Cnca e Forum Droghe, Krausz ha parlato a Roma di fronte ad un pubblico estremamente attento ed interessato composto da operatori attivi nel settore dei progetti di bassa e bassissima soglia nella capitale. Lo ha fatto con la convinzione e la chiarezza di chi ha contribuito a costruire l’esperienza della città di Amburgo, ha partecipato alla sperimentazione sui trattamenti con eroina medica, è stato tra i fondatori della più rilevante rivista scientifica europea sulle dipendenze, la European Addiction Research; si è poi trasferito in Canada, dove ha partecipato all’apertura ed alla gestione dell’unico servizio per il consumo sicuro (Safe Injection Site) esistente nel continente americano.
L’esperienza della “stanza del consumo” (Sis) è nata dalla preoccupazione per le intollerabili condizioni di vita dei “tossici duri” in Vancouver downtown: lì ci si inietta la droga  in situazioni disperate, negli angoli che puzzano di piscio, usando le siringhe in comune, suscitando tensioni e malumore nella popolazione residente. L’esigenza di diminuire i rischi per la popolazione generale e per i consumatori; di ridurre le probabilità del contagio; di aumentare le possibilità di contatto fra i presidi sanitari e questi consumatori; in una parola, l’obiettivo di  tutela della salute individuale e collettiva ha rappresentato il primo pilastro su cui gli amministratori cittadini hanno fondato la sperimentazione della “stanza” per l’uso più sicuro.
Il secondo pilastro dell’iniziativa canadese è il collegamento con le esperienze europee (spagnole,tedesche, svizzere e olandesi), tutte rigorosamente valutate e considerate come scientificamente attendibili. La scelta di Vancouver non si presenta come un’opzione ideologica, ma come una scelta coerente con l’approccio di salute pubblica, talmente radicato nelle politiche pubbliche da travalicare gli schieramenti politici: molte delle sperimentazioni più avanzate – sottolinea Krausz - sono condotte in città e regioni governate dalla destra o da governi comunque conservatori. In questi contesti, è evidente che gli amministratori sono attenti al benessere complessivo dei cittadini e delle collettività e sono meno attratti dalle chimere ideologiche.
Il terzo pilastro su cui ha fatto perno la “stanza del consumo” è costituito da un sistema di servizi ampio e articolato in cui si è inserita la nuova offerta: dalle basse soglie, ai trattamenti ambulatoriali, a quelli residenziali, alle opzioni di reinserimento sociale. Uno degli obiettivi della “stanza” e uno dei  criteri per valutarne l’efficacia è la possibilità per gli utenti di essere indirizzati verso altri interventi. Per smettere di bucare, ad esempio. O per avere un trattamento con farmaci adeguato (si parla di consumi di oppiacei).
Interessante è conoscere come funziona in pratica la “stanza del consumo”. Non molti sanno, ad esempio, che gli operatori non intervengono nell’atto del consumo, limitandosi (oltre che a regolamentare l’accesso) a fornire materiale sterile e a prestare soccorso all’occorrenza. Veramente impressionanti sono i dati sulla rilevante diminuzione delle morti per overdose e delle patologie infettivo-contagiose associate al consumo, dopo l’apertura del centro. Tuttavia, sono esperienze ancora isolate nel mondo, legate a condizioni locali specifiche, ad amministratori attenti ed a gruppi di operatori preparati e capaci.
Micheal Krausz ha anche discusso dell’esperienza italiana, ad iniziare dall’attuale messa in discussione delle politiche di riduzione del danno (perfino del termine stesso), da lui giudicata incomprensibile. C’è il rischio che permanga un confronto ideologico, a tutto discapito di un dibattito nel merito delle  esperienze, in una cornice nazionale e internazionale. Proprio in questa direzione si stanno muovendo le associazioni che hanno promosso il seminario, convinte che il futuro della Riduzione del Danno in Italia sia legato ad un deciso aumento della produzione scientifica italiana nel settore e ad uno scambio continuo e “competente” tra operatori sulle pratiche. Con lo sguardo rivolto all’Europa, dove trovare conferme, suggerimenti e idee nuove.

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DROGHE/LISTA BONINO-PANNELLA: GIOVANARDI VUOLE PROIBIRE PERSINO IL TERMINE “RIDUZIONE DEL DANNO”.

E IL “CASO  OVERDOSI TORINO” DIMOSTRA CHE IL “SISTEMA DI ALLERTA PRECOCE” NON FUNZIONA.

 
Dopo aver letto l’esauriente risposta del sottosegretario Carlo Giovanardi all’interrogazione (n. 4-01987) del senatore radicale/PD Marco Perduca, Giulio Manfredi e Domenico Massano (candidati della Lista Bonino-Pannella alle elezioni regionali) hanno dichiarato:
 
Giovanardi conferma la chiusura ideologica ed antiscientifica ad ogni ipotesi di “riduzione del danno” provocato dalle politiche proibizioniste. Addirittura, il suo tentativo è quello di proibire lo stesso termine “riduzione del danno”: “…Ancor più nettamente, il Governo italiano …in luogo di “riduzione del danno” ritiene più opportuno utilizzare il termine “prevenzione delle patologie e delle condizioni sociali devianti, correlate all’uso delle sostanze stupefacenti” ove la parola “prevenzione” deve conferire alla locuzione un’impostazione concettuale e, soprattutto, tecnica molto diversa al termine “riduzione” …”. Chiaro, no?
Ricordiamo, innanzitutto, a Giovanardi che la “riduzione del danno” (harm reduction) costituisce uno dei quattro pilastri (con lotta al narcotraffico, cura e prevenzione) delle politiche europee sulle tossicodipendenze. Quindi, a livello europeo, la “riduzione del danno” è cosa ben diversa dalla “prevenzione”.
Rispetto alle narcosale, Giovanardi afferma che non esiste “alcuna previsione normativa che ne consente l’attivazione”. In realtà, dovrebbe valere il principio opposto, per cui tutto quello che non è proibito è ammesso: nessuno dei 132 articoli del Testo Unico sugli stupefacenti (DPR 309/90) proibisce espressamente le narcosale. Singolare poi il fatto che Giovanardi contrapponga alle narcosale “l’utilizzo di terapie farmacologiche come forma di incentivazione al contatto …e di affrancamento dall’uso di sostanze stupefacenti”: stiamo parlando, tra le altre cose, anche del metadone, proprio quel farmaco che Giovanardi, vent’anni fa, quando era dirigente della Democrazia Cristiana, definiva, assiema a Vincenzo Muccioli, “droga di Stato che riduce i giovani a  zombie”.
Del tutto strumentale è poi il tentativo di Giovanardi di mettere le “camere del buco” (sic) in contrapposizione con i servizi tossicodipendenze già esistenti e di negare la funzione – che le narcosale hanno, come dimostrato dalla pratica europea - di aggancio e di possibile inserimento dei “tossicodipendenti sommersi” nel percorso di riabilitazione.
Scontato è poi il NO di Giovanardi all’utilizzo di “pill testing” (analisi chimica delle droghe sintetiche) e della somministrazione controlla di eroina. Rispetto a quest’ultima, rileviamo la falsità delle seguenti testuali parole “consegna e assunzione di un prodotto farmaceutico del tutto simile alla sostanza stupefacente”; stiamo parlando invece di un farmaco del tutto diverso dalla “droga di strada”, sulla quale il consumatore non ha alcuna possibilità di controllo. Del tutto riduttiva è poi la previsione che non più del 3% della popolazione tossicodipendente potrebbe usufruire dell’eroina medica mentre l’affermazione “le esperienze di altri Paesi, in cui la prescrizione di eroina è stata adottata, hanno mostrato che gli stessi pazienti tendono, nell’arco di quattro/sei mesi, ad abbandonare questo tipo di soluzione” è assolutamente generica e non tiene conto dei diversi esiti che il trattamento stesso ha e può avere (interruzione dell’uso di sostanze, passaggio ad altri tipi di intervento e/o di trattamento …).
Infine, Giovanardi espone dettagliatamente tutte le attività poste in essere dal portentoso (si fa per dire) “Sistema di Allerta Precoce e Risposta Rapida (National Early Warning System” dopo che lo stesso “il 13 luglio 2009 riceveva la prima e unica informale segnalazione – via email – da parte di un’associazione di volontariato piemontese circa l’osservazione di un raddoppio dei casi di morte per droga, correlata all’anno precedente, avvenuta nell’arco di circa 70 giorni nell’area di Torino.
Giovanardi rileva, a tal proposito, che “l’Osservatorio Epidemiologico Dipendenze della Regione Piemonte, pur essendone al corrente, non aveva segnalato nulla al Sistema Nazionale …”.
Il problema è proprio questo: a cosa serve un “Sistema di Allerta Precoce” (che, da quanto si legge, finanzia medici, laboratori di analisi, informatici) che poi non è in grado di ricevere ed elaborare in tempo reale le informazioni che arrivano dalla strada? 
Giovanardi non può cavarsela con il seguente auspicio: “Per il futuro, sarà probabilmente necessario un maggior coordinamento territoriale organizzativo ed operativo, soprattutto incentivando forme di collaborazione che permettano un più tempestivo passaggio di informazioni …”. Il passaggio tempestivo di informazioni è condizione preliminare e prioritara del Sistema di Allerta Precoce; se così non è, non si è per nulla utili ai cittadini tossicodipendenti… e si spreca il denaro dei cittadini contribuenti!
 
Torino, 11 marzo 2010
 
                                                 http://www.associazioneaglietta.it/narcosala.html
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AUSTRIA - Riduzione del danno, Onu e Italia contro le stanze del consumo
 
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Notizia 
10 marzo 2010 16:50
 
Le Nazioni Unite sono contrarie alla cosiddette 'stanze del buco', cioe' a luoghi dove i tossicodipendenti possono consumare le sostanze stupefacenti, confermando cosi' la posizione italiana in materia: lo rende noto il Dipartimento nazionale politiche antidroga, che a Vienna sta seguendo i lavori dell'Inbc, il Comitato internazionale per il Controllo dei Narcotici che fa capo all'Onu.
In una delle raccomandazioni del suo rapporto, riferisce il Dipartimento, si afferma infatti che 'le camere per l'assunzione di droga e le camere per l'iniezione di droghe, dove le persone possono abusare con impunita' di droghe acquistate dal mercato illecito, continuano a operare. L'Incb richiama i governi a chiudere queste facilitazioni e simili soluzioni e a promuovere invece l'accesso dei tossicodipendenti ai servizi sociali e sanitari, inclusi i servizi per il trattamento dell'abuso di droghe, nel rispetto dei trattati internazionali sul controllo sulle droghe'.
'Ancora una volta - sottolinea il Dpa - le scelte del Dipartimento e del sottosegretario Carlo Giovanardi trovano conferma in documenti e in posizioni delle piu' importanti organizzazioni mondiali in materia di droga, che indicano chiaramente come principio fondamentale per la soluzione al problema quello di intensificare le offerte terapeutiche e non la fornitura di luoghi dove facilitare il consumo di droghe.
Anche da vari studi scientifici non vi e' dubbio infatti che il fattore e la condizione che piu' e' in grado di prevenire le overdose e l'acquisizione delle infezioni nei tossicodipendenti sia proprio il trattamento precoce e continuativo. Non e' un caso che anche la stragrande maggioranza dei decessi droga correlati avvenuti in Italia e soprattutto nell'area torinese siano avvenuti in persone fuori trattamento'

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4 febbraio 2010 14:35:15 - g.serpelloni (203086) 195.66.9.194 - EDIT
OVERDOSE A TORINO: IL DPA PRONTO AD ACCOGLIERE UN GRUPPO DI LAVORO

In riferimento al vostro articolo pubblicato ieri sulla morte di overdose a Torino, il Dipartimento Politiche Antidroga è disponibile a parlare ed ascoltare le opinioni di tutti senza pregiudizio alcuno.
Per questo, rinnovo l’invito già manifestato nella mia precedente mail ai rappresentanti di ADUC e a tutte quelle organizzazioni, che vogliono contribuire alla soluzione del problema.
Contestualmente sarebbe importante comprendere quante delle persone morte per overdose erano fuori terapia e perché. Per questo il DPA sottolinea ancora una volta, che è disponibile ad accogliere un gruppo di operatori per discutere ed affrontare insieme il problema.

Giovanni Serpelloni

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TORINO/ENNESIMA OVERDOSE MORTALE. RADICALI: IN UNA NARCOSALA NON SAREBBE SUCCESSO. IL SINDACO CHIAMPARINO DEVE ANCORA RISPONDERCI …

… E IL CAPO DIPARTIMENTO ANTIDROGA PROTESTA PERCHE’ GLI OPERATORI LOCALI NON GLI HANNO SEGNALATO IN TEMPO LE OVERDOSI DI UN ANNO FA!
 
L’altra notte Alessandro, 39 anni, è morto per overdose al Parco Sempione, a Torino; la sua “compagna di buco” è stata salvata per il rotto della cuffia.
 
Dichiarazione degli esponenti radicali Domenico Massano e Giulio Manfredi:
 
Se Alessandro si fosse “fatto” in una narcosala sarebbe ancora vivo; sarebbe stato subito assistito da personale medico che gli avrebbe iniettato il Narcan, evitando così l’overdose. Lo diciamo da anni, lo diciamo oggi, continueremo a dirlo: servono nuovi strumenti di aggancio dei tossicodipendenti sommersi, per assicurare loro, durante l’uso di droghe, condizioni igieniche accettabili e assistenza sanitaria immediata; non facendolo, quei tossicodipendenti si faranno comunque, tra i topi  e i rifiuti, e rischieranno ad ogni iniezione di fare la fine di Alessandro. E la narcosala può essere il primo passaggio per una presa in carico del td.te da parte dei servizi pubblici per le tossicodipendenze. E la narcosala può essere uno strumento per attenuare l’insicurezza, reale o percepita, nei quartieri.
 
L’abbiamo detto anche al sindaco Chiamparino, quando, ormai mesi fa, ci ha concesso udienza. Gli avevamo chiesto di utilizzare l’ultimo anno di permanenza in Comune per riattivare l’Agenzia comunale sulle tossicodipendenze e per organizzare un convegno in cui gli operatori delle narcosale europee potessero venire a illustrare il loro lavoro. Niente di rivoluzionario, dunque, due proposte ragionevoli. Attendiamo ancora una risposta dal Sindaco.
 
Intanto, sul sito benemerito dell’ADUC, il Prof. Serpelloni, Capo del Dipartimento Antidroga, interviene per la seconda volta sulle 27 overdosi mortali dell’estate scorsa, ribadendo che gli operatori torinesi che non l’avvertirono in tempo di tali overdose. Serpelloni chiede: come è stato possibile che il sistema nazionale abbia ricevuto la segnalazione (peraltro tramite una semplice telefonata) 60 giorni dopo l’inizio dei decessi?
 
Forse, oltre a far domande, Serpelloni dovrebbe venire a Torino, mettere attorno a un tavolo gli operatori (se ci fosse un’Agenzia comunale sulle tossicodipendenze sarebbe più facile) e verificare le falle del sistema.
 
Questa volta, la la segnalazione la facciamo noi radicali: prof. Serpelloni, ieri è morto di overdose Alessandro. Noi proponiamo una o più narcosale per evitare altre morti. Lei cosa propone?
 
 
Torino, 3 febbraio 2010
 
 
 
http://www.associazioneaglietta.it/narcosala.html
 
http://droghe.aduc.it/articolo/dipartimento+antidroga+risponde+sistema+nazionale_17050.php
 
 
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Droghe. Poretti e Perduca: sistema nazionale allerta. Una bufala che il Dipartimento antidroga usa come scarica barile
 
28 gennaio 2010

 

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  • Dichiarazione dei senatori Donatella Poretti e Marco Perduca, Radicali-Pd

Dopo aver letto la replica risentita del Prof. Giovanni Serpelloni, Capo Dipartimento Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri (1), alla nostra interrogazione (2-00152 del 20 gennaio) sulla reale esistenza di un "sistema di allerta precoce" (2) formuliamo le seguenti considerazioni:

- innanzitutto, noi avevamo interpellato il Presidente del Consiglio dei Ministri; il fatto che ci risponda Serpelloni dobbiamo intenderlo come conferma che ormai, non solo nel campo delle tossicodipendenze, la burocrazia conta piu' dei politici?
- Serpelloni scrive "Sistema Nazionale di Allerta" senza aggettivi, ma il decreto 23 gennaio 2009, che Serpelloni dovrebbe ben conoscere visto che e' il provvedimento che fissa le sue funzioni, parla di "sistemi di allerta precoce... per l'evidenziazione precoce dei rischi e delle possibili conseguenze rilevanti per la salute della popolazione" (art. 2, comma 6); dobbiamo dedurre che visto che finora la "precocita'" dell'allerta e' una chimera, Serpelloni si e' messo il cuore in pace e ha risolto il problema togliendo semplicemente l'aggettivo?
- Serpelloni scrive testualmente che "... la segnalazione di un numero particolarmente elevato di overdose infauste nell'area torinese da parte di una associazione di volontariato operante nella Regione Piemonte e' giunta per la prima volta al Sistema Nazionale di Allerta dopo che gia' 15 decessi erano avvenuti, con un ritardo di oltre 2 mesi ... Il ritardo nell'attivazione dell'allerta non puo' essere imputato al Sistema nazionale ma, in caso, ad una scarsa sensibilita' informativa dei sistemi e degli osservatori locali oltre che ad una oggettiva difficolta' da parte delle unita' di primo rilevamento di percepire il fenomeno nelle sue fasi iniziali". Piu' chiari di cosi'! E' la dimostrazione che il "Sistema Nazionale di Allerta" (precoce) e' una bufala: e a nulla vale scaricare il barile sugli "osservatori locali" o tentare di buttarla in caciara, accusandoci di denigrare in un colpo solo magistrati, poliziotti, medici e assessori regionali. O fornire grafici che dovrebbero
dimostrare che, una volta partito l'allerta, le overdose sono diminuite; sono diminuite semplicemente perche' c'e' stato un "passaparola" fra consumatori e spacciatori; i primi non vogliono morire, i secondi non vogliono perdere clienti.

Noi non accusiamo l'universo mondo ma puntiamo il dito su Serpelloni, chiedendogli conto di quello che e' tenuto a garantire in base a un decreto emanato dal suo riferimento politico, il sottosegretario Carlo Giovanardi. Se Serpelloni non e' in grado di garantire quello per cui viene pagato, ne tragga le dovute conseguenze.

(1)http://droghe.aduc.it/notizia/droghe+sistema+allerta+precoce+dipartimento+governo_115572.php
 

(2) http://blog.donatellaporetti.it/?p=1166
 

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ITALIA - Droghe. Sistema allerta precoce. Dipartimento del Governo non condivide interrogazione parlamentare
 
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Notizia 
26 gennaio 2010 21:07
 
In relazione al vostro articolo sul sistema di allerta nazionale, non condividendo le affermazioni in esso contenute in quanto non supportate da alcun dato di realtà in relazione a come si sono effettivamente svolti i fatti, ci preme comunicare quanto segue:
la segnalazione di un numero particolarmente elevato di overdose infauste nell’area torinese da parte di una associazione di volontariato operante nella Regione Piemonte e’ giunta per la prima volta al Sistema Nazionale di Allerta dopo che già 15 decessi erano avvenuti, con un ritardo di oltre 2 mesi. La segnalazione è stata immediatamente recepita ed in meno di 24 ore il Sistema, lavorando anche di notte, ha attivato e completato una complessa indagine di campo per poter avere una risposta interpretativa del fenomeno che fosse esauriente al fine di lanciare un’allerta soprattutto diretta ai consumatori.
Come è stato successivamente evidenziato dai dati raccolti, dopo aver lanciato l’allerta il numero delle overdose è drasticamente crollato. Quindi è stato proprio grazie all’allerta che i consumatori sono stati avvisati del grave pericolo evitando ulteriori morti. Dopo l’attivazione dell’allerta la collaborazione con le strutture regionali, la Magistratura, le Forze dell’Ordine e le strutture sanitarie coinvolte è stata particolarmente efficace e ben organizzata. Il ritardo nell’attivazione dell’allerta non puo’ essere imputato al Sistema nazionale ma, in caso, ad una scarsa sensibilità informativa dei sistemi e degli osservatori locali oltre che ad una oggettiva difficoltà da parte delle unità di primo rilevamento di percepire il fenomeno nelle sue fasi iniziali. Ciò, eventualmente, denota la necessità di attivare forme di collaborazione sempre più intense tra strutture locali (che dovrebbero essere in grado di percepire più precocemente i primi segni ed eventi negativi trasformandoli in vere e proprie segnalazioni), e il sistema nazionale, che è in grado di intervenire a più ampio raggio e molto più tempestivamente attivando allerte che possono interessare altre regioni quando non addirittura l’intero territorio nazionale. La domanda, quindi, da porsi, al fine di migliorare i sistemi, dovrebbe essere quindi quella del perché non hanno funzionato i sistemi locali e perché il Sistema di Allerta Nazionale non sia stato avvisato più precocemente, considerate la capacità, la tempestività e gli accessi che il Sistema possiede e che avrebbero potuto determinare un’azione più immediata da parte di tutti gli enti e le strutture locali coinvolte.

Denigrare il lavoro di tanti operatori, laboratori, magistrati, Forze dell’Ordine, sanitari delle unità di emergenza e unità di strada nonché gli assessorati regionali che si sono impegnati e che quotidianamente si impegnano nel sostenere un sistema che tenta di prevenire intossicazioni se non addirittura morti evitabili non è accettabile, specialmente se le critiche vengono mosse in maniera così grossolana e gratuitamente denigratoria senza conoscere ne' gli aspetti tecnici ne' gli aspetti scientifici del problema e ignorando come esattamente siano andate e cose. Non conosciamo i dati in possesso di coloro che hanno mosso la critica da voi riportata al sistema nazionale, ma di certo i dati in nostro possesso dimostrano l’efficacia e l’utilità di tale Sistema. A dimostrazione di quanto detto, in via del tutto preliminare, forniamo un grafico rappresentativo dell’andamento dei decessi prima e dopo l’attivazione dell’allerta da parte del Sistema nazionale dove risulta chiaro la riduzione delle morti dopo l’allerta (vedi in basso).

Comunque, al di là di come possa essere percepito o definito tale Sistema, esso continuerà la propria azione di sorveglianza permanente sulle caratteristiche tossicologiche delle sostanze, sui decessi e sulle modalità di consumo, in quanto si ritiene che, al di là delle critiche superficiali, le strutture sanitarie debbano essere messe nelle condizioni di poter agire tempestivamente e contemporaneamente di poter avvisare i consumatori il prima possibile circa eventuali pericoli emergenti.

Giovanni Serpelloni
Capo Dipartimento Politiche Antidroga
Presidenza del Consiglio dei Ministri
 

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http://droghe.aduc.it/articolo/droga+governo+conservatore+canada+nuovamente_16964.php

 

Droga. Governo conservatore del Canada nuovamente sconfitto, i giudici: stanza del consumo e' struttura sanitaria
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Articolo di Pietro Yates Moretti
18 gennaio 2010 11:49
 
La Corte d'Appello federale del British Columbia ha respinto il tentativo del Governo federale di chiudere il centro per la somministrazione controllata di sostanze stupefacenti Insite, a Vancouver. Il giudice, nel ribadire che tale centro è a tutti gli effetti una struttura sanitaria, ha così rigettato il ricorso del Governo conservatore da sempre contrario ad ogni forma di riduzione del danno.
Nella motivazione, il giudice Carol Huddart ha spiegato che le legge federali che proibiscono il possesso e il consumo di sostanze illegali non possono prevalere su un programma sanitario provinciale. Nel caso, si applica la dottrina della "immunità intergiurisdizionale" in quanto Insite "offre un programma sanitario" finanziato dal governo provinciale e sostenuto dal ministero della Giustizia del British Columbia, dal ministero della Salute, dal dipartimento di polizia di Vancouver e da numerosi organismi provinciali.
"La materia sanitaria è regolata dalle autorità provinciali", ha scritto il giudice. Si tratta quindi di "una indisputabile intromissione del Governo federale in una materia, quella dei servizi medico-sanitari, che riguarda medici e pazienti. E' come se il Parlamento potesse votare una legge per impedire ad un medico di usare il bisturi".
Dello stesso parere il secondo giudice d'Appello, Anne Rowles. Il terzo giudice, Daphne Smith, ha invece espresso parere opposto. Secondo Smith, nel caso di un conflitto fra legge federale e provinciale, dovrebbe prevalere la prima in forza della dottrina della "supremazia".
Il Governo dovrebbe ora ricorrere alla Corte Suprema del Canada. Nel frattempo, Insite continuerà ad operare.
Situata nel cuore di Vancouver, a Downtown Eastside, Insite ha ormai il consenso di medici e ricercatori, oltre agli abitanti della zona e numerosi organismi provinciali. I tossicodipendenti ammessi possono ottenere un controllo delle sostanze acquistate illegalmente prima di autosomministrarsele per evitare overdose e altre conseguenze dovute alla presenza di additivi o ad una alta concentrazione del principio psicotropante. Vengono offerti loro strumenti sterilizzati per la somministrazione, come le siringhe. Medici e infermieri monitorano costantemente le condizioni di salute dei tossicodipendenti e possono intervenire in caso di reazioni avverse.
Quando il centro fu aperto nel 2003, fu garantita temporanea immunità dalle legge federali sulla droga che avrebbero altrimenti portato a procedimenti penali per i consumatori e il personale sanitario. L'immunità è stata poi revocata dall'attuale Governo poco dopo essere stato eletto nel 2008.
Di fronte alla possibilità di chiudere i battenti, Insite ha fatto ricorso alla Corte Suprema della provincia. I legali del centro hanno prodotto numerosi studi scientifici che ne dimostravano l'efficacia quale strumento sanitario e di riduzione del crimine e del degrado urbano. A seguito di quella prima vittoria, il Governo federale aveva presentato l'appello appena respinto.
 

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DROGA/TORINO/LISTA BONINO-PANNELLA: IL RESPONSABILE DELLE 27 MORTI DELLA SCORSA ESTATE E’ IL PROBIZIONISMO.

SE L’EROINA FOSSE LEGALE NON VI SAREBBE STATA NESSUNA MORTE, SE VI FOSSERO STATE NARCOSALE I MORTI SAREBBERO STATI DI MENO.
 
Dichiarazione di Giulio Manfredi e di Domenico Massano (Lista Bonino-Pannella):
 
“A distanza di sei mesi dai fatti, il dr. Giovanni Serpelloni, direttore del Dipartimento per le politiche contro le droghe della presidenza del Consiglio, ci spiega che le 27 overdosi mortali avvenute in 45 giorni in provincia di Torino, la scorsa estate, sono dovute a una molecola chiamata “6-Mam”, uno stupefacente oppioide di origine afgana che contiene un’alta concentrazione di monoacetilmorfina.
Noi, invece, riteniamo che il responsabile delle overdose mortali sia il regime proibizionista sulle droghe, di cui Serpelloni è un fervente militante. Se i Sert torinesi avessero potuto somministrare il farmaco eroina (non la robaccia che si può acquistare in strada, 24 ore su 24), come fanno, a cento chilometri da Torino, i medici svizzeri, non sarebbe morto nessuno. Se a Torino vi fosse almeno una narcosala, come in altre decine di città europee e non, come avevano richiesto mille cittadini torinesi tramite petizione popolare, sarebbero state evitate alcune overdose mortali. Se l’oppio prodotto in Afghanistan fosse utilizzato per creare morfina e non eroina, come proposto prima dai radicali e poi anche dal Parlamento Europeo, il “6-Mam” non esisterebbe neppure.
 
Due mesi fa, quando il sindaco Chiamparino trovò mezz’ora del suo tempo prezioso per riceverci, gli chiedemmo di riattivare l’Agenzia Comunale sulle tossicodipendenze e di organizzare una grande conferenza con operatori di tutta Europa sulle narcosale. Non avendo avuto alcuna risposta, né positiva né negativa, rinnoviamo le nostre richieste. Chiamparino ha ancora un anno di attività a disposizione e non ha il problema di essere rieletto, essendo al secondo mandato.
Lasciate passare le elezioni regionali, una data significativa per organizzare la conferenza sulle narcosale potrebbe essere il 26 giugno, giornata mondiale “contro la droga”.
 
Caro Sergio, se non ora quando?”.
 
Torino, 12 gennaio 2009
 
http://www.associazioneaglietta.it/narcosala.html

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"La Stampa", 12 Gennaio 2010, cronaca di Torino

il caso
La scoperta dopo gli esami della Scientifica

Una molecola killer ha ucciso 27 eroinomani

MASSIMO NUMA

  E’ stata una strage, e ora sappiamo esattamente il nome dell’eroina-killer: 6-Mam. Uno stupefacente oppioide che contiene un’alta concentrazione di monoacetilmorfina. Ha un’azione violentissima, appena entra in circolo attraversa la barriera ematoencefalica. E uccide. Il dottor Giovanni Serpelloni, direttore del Dipartimento per le politiche contro le droghe della presidenza del Consiglio spiega le cause dell’epidemia di morti per overdose, avvenuta nell’estate 2009 in provincia di Torino. Dice: «Un fatto quasi senza precedenti»: 27 morti in 45 giorni. E adesso, completati e incrociati tutti i dati è stata individuato il tipo di sostanza e il luogo di produzione: l’Afghanistan.
La molecola assassina, individuata dai laboratori della Scientifica e dai risultati degli esami post-mortem, si pensava fosse il «catrame nero», un tipo di droga pesante prodotto in Messico. A Milano, poco prima, alcuni pusher messicana aveva trattato una partita di «black tar», catrame nero, provocando la morte di alcuni tossicodipendenti. Ma la 6-Mam non ha origini sudamericane.
Si tratta di una partita di eroina afghana, prodotta nel cuore delle coltivazioni d’oppio dai racket locali, dai «signori della guerra», forse dai Talebani. Poco importa. La 6-Mam, una volta iniettata, arriva subito al cervello, saltando quella di reazioni chimiche che trasformano - in una situazione normale - l’eroina in morfina. La dose a base di 6-Mam può uccidere quasi all’istante soggetti che, per esempio, sono appena usciti da una comunità di recupero o dal carcere. È uno stupefacente oppioide che contiene un’alta concentrazione di monoacetilmorfina. Una molecole violentissima che appena entra in circolo attraversa la barriera ematoencefalica. «Alcuni cadaveri sono stati trovati con ancora le siringhe conficcate nelle braccia. Una morte fulminea. Il tempo di assimilazione della molecola è di pochi secondi, molto più veloce dell’eroina», spiega il direttore del Dpa.
Ancora: «Allora, non fu perso un solo istante. Decidemmo di istituire il livello di massima allerta 24 ore dopo avere ricevuto, dagli organismi locali, i dati sul numero e sulle circostanze dei decessi. Ma il caso Torino è stato unico in Italia, in quel periodo, e ci ha consentito di studiare a fondo ogni dettaglio di questa vera e propria strage».
Gli esperti del Dpa hanno ricostruito il percorso della droga. Con un interrogativo rimasto in sospeso: come mai quella partita di eroina afghana, transitata attraverso i Balcani e finita in mano ai pusher africani che controllano il mercato della droga pesante, conteneva in percentuali elevatissime la 6-Mam? «Potrebbe essere un fatto accidentale, un problema di produzione o di cattiva conservazione», dicono. Oppure un gesto consapevole dei narcos, che hanno inviato nel circuito dello spaccio in Europa, la micidiale eroina-killer.
Ipotesi. Una vendetta nata all’interno del racket che controlla il traffico di oppio e i laboratori chimici, i trafficanti e i mediatori, oppure un piano preciso, con lo scopo di provocare vittime tra i consumatori europei. «Impossibile ricostruire questo tipo di scenari, noi possiamo solo accertare il tipo di sostanza utilizzata, le caratteristiche chimiche, le aree di provenienza. E cercare di evitare, in futuro, con la prevenzione, una catena di morti di queste dimensioni spaventose». E adesso in Europa scatta anche l’allarme antrace. In Scozia l’eroina contaminata ha giù ucciso cinque volte mentre altre partite di droga sono state tagliate con antiparassitari e veleni veri e propri. Che hanno provocato un’interminabile catena di lutti. I carabinieri e il pm Andrea Padalino, a luglio, avevano aperto un’inchiesta i cui risultati, sul fronte delle analisi della sostanza killer, sono stati ora confermati anche dai laboratori del ministero.

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Droghe: anche in Italia arrivato tempo di cambiare le politiche
di Fabrizio Faggiano
 
L’Italia è ai primi posti in Europa per consumo di cannabis, cocaina ed eroina. Eppure le politiche sulla tossicodipendenza del nostro paese continuano a essere improntate al proibizionismo. Ma è un modo di affrontare il problema che a livello internazionale è stato abbandonato proprio perché non ha dato grandi risultati. Tanto che l’Osservatorio europeo sulle droghe auspica ora l’adozione di interventi rivolti alla prevenzione e alla riduzione del danno. Raccomandazioni che il nostro paese è ben lontano dall’ascoltare.
 
La Relazione annuale dell’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze, da poco pubblicata, delinea il radicale ripensamento delle politiche sulle droghe, dopo le scelte proibizionistiche degli ultimi quindici anni che hanno prodotto scarsi risultati. L’Italia ha ancora molto da lavorare per aderire a queste raccomandazioni.
 
L’Italia e il consumo di droghe
 
L’Italia è ai primi posti in Europa per consumo di cannabis, dopo Spagna, Repubblica Ceca e Francia: ne fanno uso l’11,5 per cento dei giovani (vedi tabella). I consumatori di cocaina sono invece l’1,2 per cento e gli eroinomani lo 0,6 per cento, ma anche per queste sostanze il nostro paese è fra quelli con i più alti consumi. Sempre più frequente, poi, il policonsumo e in particolare l’associazione di alcol e droghe: è un fenomeno rilevato da numerosi sistemi di sorveglianza che registrano un aumento, per l’alcol, del consumo a rischio fra i giovani, cioè fuori pasto e con episodi di ubriachezza.
 
Il consumo di cannabis nel nostro paese è non solo elevato, ma anche in aumento, in controtendenza rispetto all’Europa dove ormai da qualche anno si registra una riduzione. Le altre droghe mostrano un andamento stabile, analogamente a quanto osservato nel resto d’Europa. Stabile anche il consumo di cocaina, che invece spesso si ipotizza sia in crescita ed è presentato dai media come un fenomeno diffuso e socialmente non condannato.
 
Mortalità correlata alla droga
 
Il quadro degli effetti sulla salute è sorprendentemente meno grave che in altri paesi, e in particolare lo è quello della mortalità correlata alla droga, dovuta soprattutto a eroina e a cocaina. Il tasso annuale di decessi per droga è intorno a 15 per milione in Italia, mentre più della metà dei paesi europei registrano tassi superiori a 20 per milione e in tre paesi è persino sopra i 70 per milione.
 
Come spiegare la discrepanza fra prevalenza e rischio di morte? La risposta è che a determinare il rischio di morte per droga concorrono altri fattori oltre all’incidenza del consumo. Ha un ruolo rilevante il sistema dei servizi perché influisce sul grado di protezione della popolazione di utilizzatori, e l’Italia è considerata un paese con pieno accesso a tutte le principali strategie terapeutiche, quelle psicosociali e sostitutive in particolare. Ma va considerata anche la struttura del mercato illegale che determina la variabilità della purezza della sostanza al dettaglio, causa principale della overdose, e il mercato italiano viene considerato stabile. Infine, non si può escludere una scarsa accuratezza dei dati perché la qualità delle statistiche è decisamente migliorabile. In ogni caso, si tratta di un argomento che meriterebbe di essere approfondito.
 
Il cambiamento delle politiche
 
Intanto, le politiche sembrano avviarsi verso una nuova fase: il documento europeo prende atto del cambiamento in corso a livello internazionale sancito dalla valutazione negativa che lo United Nations Office on Drugs and Crime (Unodc) ha dato delle politiche fortemente proibizionistiche ereditate dagli anni Novanta, e auspica una nuova politica "in cui la riduzione della domanda acquisisca un’importanza maggiore" e in cui "la riduzione del danno sia inclusa a tutti gli effetti".
 
In Italia c’è molto da fare per aderire a queste raccomandazioni: la riduzione della domanda soffre di molti limiti. In particolare, la prevenzione è ancora considerata una specie di pratica taumaturgica, diffusa virtualmente in tutte le scuole, ma con interventi che sono in gran parte lezioni di una mattinata, meramente informativi sulle droghe e i relativi danni: cioè proprio quegli interventi che il documento europeo esplicitamente stigmatizza. Eppure, la comunità scientifica ha dimostrato l’efficacia di numerosi interventi, scolastici, famigliari e ambientali, a partire ad esempio da regolamenti scolastici che impegnano i docenti ad atteggiamenti ritenuti preventivi.
 
Gli interventi di riduzione del danno, come la distribuzione di siringhe e preservativi, di Narcan per l’overdose da eroina, di metadone a bassa soglia, poi, sono svolti in modo sporadico da enti pubblici e privati su base quasi volontaristica, e a malapena sono stati fino ad ora tollerati dai ministeri competenti. Si tratta di interventi pragmatici, mirati alla salvaguardia della salute, e sono un obiettivo fissato dalla EU Drugs Strategy 2005 - 2012.
 
Gli interventi di prevenzione e di riduzione del danno sono tecnologie sanitarie in senso proprio: possono avere effetti positivi, ma anche effetti collaterali a volte inaccettabili (si pensi a un intervento di prevenzione che aumenta l’uso di sostanze). È dunque auspicabile che si intraprenda formalmente un percorso che permetta di identificare le pratiche che hanno dimostrato una maggiore efficacia, attraverso valutazioni scientifiche rigorose. Servono poi finanziamenti adeguati per diffondere quelle pratiche, e un’organizzazione che assicuri la qualità e l’omogeneità sul territorio nazionale degli interventi. Percorso che è ancora ben lungi dall’essere stato scelto dall’Italia.

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Secondo Massimo Barra, presidente della Commissione permanente della Croce Rossa Internazionale e fondatore di Villa Maraini a Roma, "In Italia il dibattito sulle droghe è troppo influenzato da motivazioni politiche di basso profilo". «Anche le Nazioni Unite finalmente si dicono a favore di un approccio umano nei confronti dei tossicodipendenti».

Fonte: fuoriluogo.it, di Leonardo Fiorentini 14/12/2009

«In Italia il dibattito sulle droghe è troppo influenzato da motivazioni politiche di basso profilo»: è duro il giudizio di Massimo Barra, presidente della Commissione permanente della Croce Rossa Internazionale e fondatore di Villa Maraini a Roma, su come il nostro Paese affronta il problema delle dipendenze. Un Paese dove «si oppongono sue opposti fronti che non ragionano al di fuori delle ideologie - ha detto Barra a margine di un seminario - e le evidenze scientifiche non hanno alcun peso. Quello che impera è solo la partigianeria politica, è davvero un dibattito di basso livello».

«Parlare male della riduzione del danno è pura follia» ha continuato Massimo Barra. «Dire no alla riduzione del danno vuol dire essere ignoranti e non capire cosa vuol dire. Essere favorevoli non significa essere del partito della droga, ma del partito della vita». Quanto a realtà come la comunità di San Patrignano, dove si pratica l'astinenza come terapia per uscire dalla tossicodipendenza, secondo Barra «questi sistemi vanno bene per alcune tipologie di tossicodipendenti e al momento opportuno. Per esempio, nella fase calante della dipendenza, quando c'è una più forte determinazione a uscire dalla droga. Possono invece rivelarsi inutili in altri momenti».

«Anche le Nazioni Unite finalmente si dicono a favore di un approccio umano nei confronti dei tossicodipendenti» ha sottolineato infine Barra. «Il rappresentante dell'Ufficio delle Nazioni Unite per la lotta alla droga (Unodc) che partecipa al seminario ha per la prima volta oggi convenuto sull' importanza di un approccio meno repressivo e meno poliziesco nei confronti di chi ha problemi di droga. Nel mondo ci cono 200 milioni di consumatori di sostanze stupefacenti, di cui almeno il 10% sono consumatori problematici che vengono tuttora discriminati e stigmatizzati, incarcerati, trattati come criminali e non come persona malate. Questo è il grande 'peccatò che viene commesso nei loro confronti, e che è stato riconosciuto dall'Onu che si è impegnato a una nuova politica». «Oggi, a Villa Maraini - ha continuato Barra - ci sono rappresentanti di tutto il mondo, anche di Paesi come Thailandia e Cambogia dove i diritti umani non sono sempre rispettati e dove, ad esempio, esiste ancora la rieducazione forzosa dei tossicodipendenti, e che sono venuti per vedere com'è questo approccio umanitario che la Croce Rossa ha fatto suo da sempre. Un approccio basato sui principi umanitari, sulla riduzione del danno e la cura della persona».

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 EUROPA -  EUROPA - Sono 80 le narcosale nel Vecchio continente
 
 
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http://droghe.aduc.it/notizia/sono+80+narcosale+nel+vecchio+continente_114680.php

Notizia 
16 dicembre 2009 14:52
 
Se la Francia dibatte la proposta d'istituire le 'stanze del buco" nella capitale, altrove esse sono una realtà consolidata. Nel vecchio continente si contano 80 narcosale, e nel resto del mondo 5. La prima fu aperta a Berna nel 1986. Oggi in Svizzera ce ne sono 30 e il suo modello è stato ripreso da altri Paesi. La Germania ne conta 21, l'Olanda una ventina, la Spagna tre, la Norvegia una, e da poco anche il Lussemburgo dispone di una sua struttura. Il principale obiettivo delle narcosale è di limitare, con la distribuzione di siringhe sterili, la trasmissione di malattie infettive come Aids ed epatite C che colpiscono il 60% dei consumatori di droghe. In più sono presenti assistenti sociali e medici per consigliare e aiutare i tossicomani a smettere o a gestire meglio la loro dipendenza.
La formula funziona. Secondo uno studio condotto nel 2004 dall'Osservatorio europeo delle droghe e tossicomanie (OEDT), nei Paesi pionieri l'esperienza si è rivelata molto positiva. Le narcosale non solo non hanno incrementato il consumo di sostanze tra i tossicodipendenti, ma hanno permesso di ridurre il numero dei morti per uso di droghe. Il rapporto europeo evidenzia anche gli effetti positivi delle narcosale per la vita dei quartieri in cui operano. Restano due punti negativi, secondo il rapporto: la "comodità" di fruire di una sala del buco può ritardare la fase di disintossicazione; di solito, nei pressi delle narcosale s'instaura un traffico di droga "su piccola scala".

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FRANCIA - Narcosale a Parigi?
 
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Notizia 
14 dicembre 2009 18:53
 
Per la prima volta potrebbero essere aperte a Parigi delle narcosale, dove i tossicodipendenti sono assistiti mentre si drogano.
Ci sta pensando la capitale francese dove, nei prossimi mesi, potrebbero nascere tre o quattro di questi spazi.
La proposta e' del deputato socialista Jean-Marie Le Guen, favorevole a lanciare uno studio per realizzare il progetto nella capitale, prima che venga eventualmente esteso ad altre grandi citta', come Marsiglia, Lilla o Lione.
'E' inaccettabile che a Parigi esistano luoghi noti dove ci si riunisce per consumare droghe pesanti, come eroina e crack' afferma oggi Le Guen sul quotidiano Le Parisien. 'Sono scene aperte sulla violenza sociale e sanitaria. Servono luoghi a riparo dagli sguardi dove queste persone, spesso vittime di epatite C e Aids, apprendano a gestire la loro dipendenza'.
In questi centri i tossicodipendenti riceverebbero materiale pulito, siringhe sterili e consigli sulle pratiche meno pericolose.

 

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Canada. Riduzione del danno: 'gli scienziati devono difendere la verità dagli attacchi della politica'
 
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Articolo di redazione
25 novembre 2009 11:33
 
 Gli scienziati hanno il dovere di farsi sentire quando i leader politici "ignorano sistematicamente l'evidenza scientifica". Lo scrive il direttore della ricerca presso il British Comumbia Centre for Excellence in Hiv/Aids a Vancouver.
Il ruolo principale della scienza è avanzare la conoscenza e gli scienziati non possono "essere affrancati dal fare la cosa giusta" solo perché temono le minacce alla loro credibilità, ha detto il dottor Thomas Kerr.
Il suo centro di ricerca ha seguito e studiato Insite, la 'stanza del consumo' situata nel centro di Vancouver che permette ai tossicodipendenti di iniettarsi eroina controllata sotto la supervisione di medici e personale sanitario. Diversi politici conservatori e esponenti religiosi hanno attaccato questo programma di riduzione del danno, ma anche altri programmi come lo scambio di siringhe per prevenire la trasmissione di malattie come l'Hiv e l'epatite C. "Ci sono ancora persone che sostengono che lo scambio di siringhe non funziona. E' scioccante", ha detto Kerr.
"In quanto accademici, abbiamo alcune scelte. Possiamo perseguire la ricerca come semplice esercizio intellettuale, ma quando una questione riguarda le scelte politiche, abbiamo il dovere di parlare".
Per esempio, quando il governo federale conservatore aveva ripetutamente citato alcuni articoli pubblicati sulla rivista Global Journal of Drug Policy per criticare gli studi che dimostravano l'efficacia di Insite, Kerr si è rivolto ad una associazione per i diritti civili ed ha scoperto che era stata la polizia canadese a pagare per la pubblicazione di quegli articoli. La polizia è stata poi costretta ad ammettere il misfatto. La scoperta "ha poi portato ad un maggiore controllo sulla polizia e al divieto di interferenze sulla ricerca scientifica", ha spiegato Kerr.
Sono stati gli stessi ricercatori del BC Centre, attraverso le sue ricerche, a difendere Insite dinnanzi alla Corte Suprema dagli attacchi di gruppi politicizzati. Nel 2008 la Corte ha deciso che la ricerca e la sperimentazione delle 'stanze del consumo' sono costituzionalmente protette se basate sull'evidenza scientifica.
Kerr si è detto frustrato dal fatto che il Governo federale, senza un briciolo di evidenza scientifica, continua a interferire su studi e sperimentazioni che portano reali benefici ai cittadini.
 

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DROGA: RADICALI DA SINDACO PER SOLLECITARE STANZE DEL BUCO
(ANSA) - TORINO, 28 OTT - Il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, ha incontrato oggi i radicali Igor Boni, Giulio Manfredi, e Domenico Massano che gli hanno illustrato lo stato delle cose in merito all'Agenzia comunale sulle tossicodipendenze, istituita formalmente dal Consiglio Comunale di Torino nel settembre 1996, su impulso radicale, e mai entrata effettivamente in funzione.
'L'Agenzia - ricorda una nota dei radicali - dovrebbe essere uno strumento agile e non burocratico di coordinamento di tutte le realta' cittadine operanti sul tema delle tossicodipendenze nonche' di impulso e di sfruttamento delle sinergie fra i diversi addetti ai lavori. Se l'Agenzia fosse stata funzionante, per esempio non si sarebbe verificato il ritardo nella comunicazione fra forze dell'ordine e servizi tossicodipendenze delle 30 morti per overdose di quest'estate a Torino'.
I radicali hanno quindi proposto al sindaco che la Citta' di Torino organizzi un grande convegno transnazionale, invitando gli operatori europei delle 'stanze del consumo' (Ginevra, Francoforte, Barcellona), per acquisire dati ed esperienze aggiornati sui diversi contesti. Il sindaco Chiamparino ha assicurato il suo interessamento dicendo che discutera' di queste questioni con gli uffici competenti.
(ANSA).
 

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DROGHE/TORINO/SINDACO CHIAMPARINO INCONTRA DELEGAZIONE RADICALE SU AGENZIA TOSSICODIPENDENZE E NARCOSALE.

ASSESSORE ARTESIO, SE CI SEI BATTI UN COLPO! 
 
 
Oggi pomeriggio il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, ha incontrato una delegazione radicale composta da Igor Boni (segretario Associazione Radicale Adelaide Aglietta), Giulio Manfredi (vice-presidente Comitato nazionale Radicali Italiani) e Domenico Massano (giunta segreteria Associazione Aglietta).
 
I radicali hanno illustrato, innanzitutto, al sindaco lo stato delle cose in merito all’Agenzia comunale sulle tossicodipendenze, istituita formalmente dal Consiglio Comunale di Torino nel settembre del 1996, su impulso radicale, e mai entrata effettivamente in funzione. L’Agenzia, secondo l’impostazione originaria, dovrebbe essere uno strumento agile e non burocratico di coordinamento di tutte le realtà cittadine operanti sul tema delle tossicodipendenze nonché di impulso e di sfruttamento delle sinergie fra i diversi addetti ai lavori.
 
Se l’Agenzia fosse stata funzionante, non si sarebbe verificato il ritardo nella comunicazione fra forze dell’ordine e servizi tossicodipendenze delle 30 morti per overdose verificatesi quest’estate a Torino. Un’agenzia funzionante avrebbe permesso un dibattito sull’opportunità o meno delle narcosale meno “urlato”, meno episodico, meno idelogico, più approfondito e serio.
 
Rispetto, appunto, alla “questione narcosale”, i radicali hanno proposto al sindaco Chiamparino che sia la Città di Torino, in quanto tale, ad organizzare un grande convegno transnazionale, invitando gli operatori europei delle “stanze del consumo” (Ginevra, Francoforte, Barcellona …), per acquisire dati ed esperienze aggiornati sui diversi contesti.
 
Il sindaco Chiamparino ha ascoltato con attenzione le proposte radicali; si è dimostrato sostanzialmente favorevole sia alla riattivazione dell’Agenzia sia alla promozione del convegno ma, considerata la complessità dei problemi sollevati, si è riservato di dare una risposta solamente dopo aver discusso delle questioni con gli uffici competenti.
 
All’uscita dell’incontro, gli esponenti radicali hanno dichiarato:
 
“Lo scambio di ragionamenti con il sindaco non è stato né scontato né rituale; ci pare che vi sia stata da parte di tutti il tentativo di approfondire e di capire, nell’interesse non del proprio orticello ma dell’intera collettività. Ci auguriamo che la stessa attenzione e il medesimo mettersi in gioco su queste questioni dimostrato dal sindaco siano fatti propri dall’assessore regionale alla Sanità, Eleonora Artesio, che, diciamolo, finora è rimasta colpevolmente alla finestra”.
 
Torino, 28/10/09