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TELEKOM SERBIA/MANFREDI (RADICALI) “COMPLIMENTI A PANSA CHE, SU “L’ESPRESSO”, CHIEDE A PRODI, DINI E FASSINO DI ANDARE IN COMMISSIONE …
… E GASPARRI SI OCCUPERA’ “QUOTIDIANAMENTE” DEL CASO (MEGLIO TARDI CHE MAI)”
Giulio Manfredi (Comitato Nazionale Radicali Italiani, autore del libro “Telekom Serbia – Presidente Ciampi, nulla da dichiarare?”, stampalternativa.it/edizioni speciali) ha così commentato l’articolo di Giampaolo Pansa “Per favore, aiutateci a sapere la verità” che appare sul settimanale “L’Espresso” in edicola
“Finalmente, a sei anni dall’affaire Telekom Serbia, a due anni e mezzo dagli articoli de “La Repubblica” e dall’apertura dell’inchiesta torinese, a un anno dall’inizio dei lavori della commissione parlamentare d’inchiesta, un’autorevole giornalista di sinistra chiede pubblicamente agli esponenti dell’Ulivo coinvolti politicamente nell’affaire di andare a dire quello che sanno in commissione. E’ una presa di posizione importante, che mi auguro sia presa seriamente in considerazione dai destinatari dell’invito. Io l’avrei esteso anche al Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, che all’epoca era, a pieno titolo, esponente di rilievo del governo Prodi, ministro del Tesoro, proprietario al 64% di STET/TELECOM; per garantire la carica istituzionale del Presidente, l’audizione potrebbe trasformarsi in “spontanee dichiarazioni”, come consigliato dal senatore Cossiga, che ha richiamato un precedente che lo riguardò personalmente.
Ricordo che il 27 novembre 2002, quando sono stato sentito dal Procuratore aggiunto di Torino Bruno Tinti, ho depositato in Procura una formale richiesta affinchè venissero “assunti a sommarie informazioni testimoniali” seguenti cittadini Carlo Azeglio Ciampi; Romano Prodi, Mario Draghi, Enrico Micheli, Lamberto Dini e Piero Fassino (oltre a sei esponenti del regime di Milosevic). Il 5 febbraio 203, quando la commissione parlamentare ha audito il sottoscritto e gli europarlamentari radicali Benedetto Della Vedova e Gianfranco Dell’Alba, abbiamo richiesto che i suddetti cittadini fossero sentiti anche dalla commissione stessa. Marini era ancora, allora, uno sconosciuto addetto alle pulizie in una fabbrichetta lombarda…
Per quando riguarda la durissima presa di posizione del ministro Gasparri, che ha annunciato che si occuperà d’ora in avanti “quotidianamente” del caso Telekom Serbia, avrei preferito che, sei anni fa, il deputato di opposizione Gasparri si fosse occupato quotidianamente, assieme alle altre centinaia di deputati del Polo, di denunciare lo sperpero dei soldi dei cittadini italiani appena avvenuto, e non avesse lasciato solo, a gridare nel deserto del Palazzo, l’unico parlamentare radicale, il senatore Piero Milio (autore di un’interrogazione, il 25 giugno 1997, a Ciampi e Maccanico che attende ancora risposta)… ma non si può pretendere da Gasparri una tenacia e una durata radicali!”.
TELEKOM SERBIA/MANFREDI (RADICALI) “L’ON. BONDI COME DON ABBONDIO IL CORAGGIO UNO NON SE LO PUO’ DARE …”.
Giulio Manfredi (Comitato Nazionale Radicali Italiani, autore del libro “Telekom Serbia – Presidente Ciampi, nulla da dichiarare?”, stampalternativa.it/edizioni speciali) ha commentato così l’intervista di Radio Radicale all’on. Sandro Bondi, in cui il portavoce di Forza Italia ha escluso qualsiasi coinvolgimento dell’attuale Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, nella vicenda Telekom Serbia
“L’on. Bondi parte bene, ponendo il problema delle responsabilità politiche degli “esponenti del centrosinistra che hanno governato l’Italia nella passata legislatura” nel non aver fatto nulla per impedire che la STET/TELECOM finanziasse Milosevic, nel giugno ’97, attingendo dalle bollette e dalle tasse dei cittadini italiani. Ma uno di quegli esponenti del governo Prodi era, a pieno titolo, Carlo Azeglio Ciampi, ministro del Tesoro dal 1996 al 1999 e dal novembre ’96 all’ottobre ’97 azionista totalitario di STET/TELECOM. “Escludere categoricamente che si possa tirare in ballo in questa vicenda la figura del Presidente della Repubblica”, come fa e dice Bondi, significa rendere poco credibile la sua stessa denuncia politica.
Il settimanale italiano più letto, “Panorama”, dedica questa settimana l’editoriale di apertura al caso Telekom, ponendo gli stessi interrogativi di Bondi ma avendo il buon senso di nominare anche il ministero del Tesoro; ed è bastato che il TG “StudioAperto” e “Serenissima TV” dedicassero un po’ di spazio al mio libro perché decine di cittadini lo richiedessero al sito di Stampa Alternativa o direttamente alla sede radicale di Torino.
Suvvia, on. Bondi, smentisca Don Abbondio; il coraggio uno se lo può dare!”.
Editoriale di “Panorama” (“Una domanda sul caso Telekom”)
“Dimentichiamo per un momento il “conte Igor”, al secolo Igor Marini, e i lavori della commissione parlamentare. Con i loro veleni e il loro copione che a tratti somiglia a un remake di Febbre da cavallo con i nomi di Mortadella, Cicogna e Ranocchio al posto degli indimenticati Soldatino, King e D’Artagnan. Scriviamo piuttosto su un foglio questa cifra 878 miliardi di lire. E proviamo a ragionare solo su questo. Su quanto, cio’, la Telecom Italia (all’epoca interamente posseduta dal ministero del Tesoro e quindi finanziata con i soldi degli italiani) pagò nel 1997 al governo di Slobodan Milosevic per avere il 29 per cento della compagnia telefonica jugoslava. Trattavasi di un catorcio dal punto di vista aziendale, chiariamo subito. Non ci sarà bisogno di rimanere in attesa del giudizio della storia per stabilire questo. Basterà anche in questo caso un’altra cifra da aggiungere sul foglio 195 milioni di euro, pari a meno di 378 miliardi di lire, cioè i soldi incassati dalla privatizzazione Telecom Italia nel dicembre 2002 per rivendere ai serbi la quota in Telekom. Significa che a cinque anni di distanza l’azienda italiana si è accontentata di meno, molto meno della metà di quanto aveva speso per entrare in TS. In mezzo a queste due cifre (878 miliardi e 378 miliardi) sono volate mazzette mascherate da intermediazioni, su cui indagano la procura di Torino e la commissione parlamentare. Ma a noi qui non interessa.
Vogliamo però aggiungere che quei soldi il governo italiano li versò a uno stato “canaglia” guidato da un dittatore “canaglia”, per giunta in agonia, che non ha mai governato da sincero democratico ma come un terribile e sanguinario despota (e anche qui non è il caso di scomodare la storia). Vi è quindi un problema da risolvere; di fronte al quale la storia, stavolta sì, deve dare una risposta fu eticamente giusto quell’affare, concluso nella consapevolezza del regime che andava a sostenere?
In attesa del giudizio, non è azzardato pensare come la canea e l’acribia solitamente riservate a Silvio Berlusconi si sarebbero scatenate se a capo di quel governo ci fosse stato lui e non Romano Prodi. L’effetto mediatico sarebbe stato devastante per il Cavaliere. E allora, messe da parte le vicende su cui indagano magistratura ordinaria e commissione parlamentare, il responsabile dell’esecutivo in carica nel 1997 e i collaboratori che condussero l’affare potrebbero di grazia rispondere a questa domandina ma perché accettaste di pagare una cifra così esorbitante a quella “canaglia” di Milosevic per quel catorcio della Telekom Serbia?
Post scriptum addressed to our distinguished colleagues of The Economist what about a cover story with a large picture of Mr Prodi and a couple of questions on the Telekom Serbia affaire?”.
A pag. 53, pezzo di Augusto Minzolini "Guarentigia totale - Prodi e gli attacchi su Telekom Serbia".
18 agosto 2003
Il TG “StudioAperto” (ItaliaUno) ha mandato in onda nell’edizione delle 1225 un’intervista al sottoscritto sul libro; il giornalista non ha nominato mai il titolo completo (peraltro, chiaramente visibile) ma è passata la denuncia radicale sulle responsabilità politiche del governo Prodi, Ciampi compreso.
E' stato indicato anche il sito dove si può trovare il libro (www.stampalternativa.it/edizioni speciali).
"Si moltiplicano le visite nelle carceri. Preoccupati per le condizioni dei detenuti a Ferragosto? Non proprio. Qui ci si preoccupa soprattutto delle condizioni di un detenuto solo, e non è Sofri. Dopo i commissari della Telekom Serbia e dopo un deputato di AN con allegata giornalista di Libero, ieri Igor Marini ha ricevuto nella sua cella a Torino un drappello di radicali. "C'è sembrato il più contento di tutti quelli che stanno alle Vallette. Gli piacciono il cibo, le cure e le letture. E' ringiovanito." Buon per lui. Passata l'ossessione di essere ucciso dai killer ulivisti, si sente finalmente utile e amato. Speriamo che duri.".
TELEKOM SERBIA/RADICALI “IGOR MARINI E’ IL DETENUTO PIU’ CONTENTO CHE ABBIAMO INCONTRATO NEL CARCERE DELLE VALLETTE”.
“IL MINISTRO CASTELLI INTERVENGA SULLA MANCATA ISTITUZIONE NEI TRIBUNALI ITALIANI DELLA CASSA DELLE AMMENDE”.
Una delegazione radicale (composta dal consigliere regionale Bruno Mellano e da Giulio Manfredi e Iolanda Casigliani, membri del Comitato Nazionale Radicali Italiani) ha visitato questa mattina il carcere torinese delle Vallette. I radicali hanno distribuito all’interno del carcere copie del modulo per richiedere l’ “indultino” (disponibile su www.radicali.it) e hanno cercato di soddisfare le numerose richieste di chiarimento dei detenuti sull’ambito di applicazione della nuova legge.
Al termine del giro nell’istituto, Mellano e Manfredi hanno visitato brevemente il signor Igor Marini, per sincerarsi esclusivamente sulle sue condizioni di sicurezza e di salute. Marini è apparso rilassato e in ottima forma, in maglietta e calzoncini corti; si è dichiarato “molto soddisfatto” delle misure di sicurezza (rigorosissime) che sono state attuate nei suoi confronti; rispetto ai problemi di salute, ha detto che, finalmente, i medici del carcere erano riusciti a trovare una terapia adeguata e non un semplice palliativo come era stato finora. Rispetto alle letture (Marini, ricordiamolo, non ha accesso né alla TV né ai giornali), i radicali gli hanno chiesto se aveva abbandonato i libri su Socrate e Platone per qualcosa di più leggero; Marini ha risposto che alterna i classici latini e greci con il libri sulle avventure di Fantozzi, che “seppur tragiche, mi aiutano a rilassarmi”. Mellano e Manfredi hanno replicato che Socrate e Platone non erano alla loro portata; Marini ha risposto “Ma il vostro capo Pannella è uomo di grande cultura, l’ho conosciuto negli anni ’80 ad una marcia da Porta Pia…”.
I radicali hanno constatato che la faccia di Marini era molto più rilassata rispetto a quella vista sui giornali ma sono stati interrotti bruscamente dagli uomini del GOM (il nucleo speciale della sicurezza) che hanno intimato “Dei giornali qui non si parla…”.
Dopo essersi accomiatati da Marini, al momento di lasciare il carcere, i radicali hanno regalato al vicedirettore e al comandante degli agenti di polizia penitenziaria copie del libro “Telekom Serbia – Presidente Ciampi, nulla da dichiarare?” (www.stampalternativa.it /edizioni speciali), di Giulio Manfredi.
Negli incontri avuti in carcere, Iolanda Casigliani ha sottolineato l’importanza di attuare finalmente il regolamento penitenziario (DPR 230/2000, artt. 121<130) anche per quanto concerne la cosiddetta “cassa delle ammende”, un fondo che dovrebbe servire a finanziare progetti di studio, lavoro, assistenza alle famiglie sia dei detenuti sia dei liberandi (per esempio, quelli che usciranno grazie all’indultino)
“Ho richiesto a tutti i tribunali d’Italia se avessero istituito, ai sensi di legge, la “cassa delle ammende”; finora ha risposto la metà dei tribunali, e le risposte sono negative al 90%. Chiediamo al ministro della Giustizia, che ha già pronosticato il fallimento dell’indultino, di intervenire per l’attuazione di una legge che permetterebbe alle migliaia di cittadini che usciranno dalle carceri nei prossimi mesi di ottenere l’aiuto necessario a rifarsi una vita, ad impedire loro di rientrare nel mondo criminale.”.
Domani, il consigliere regionale Mellano passerà la mattinata di Ferragosto nel carcere minorile di Torino “Ferrante Aporti”.
TELEKOM SERBIA/RADICALI “TRANTINO OGGETTO DI ATTACCHI VERGOGNOSI … MA SBAGLIA NELL’ASSOLVERE IL TESORO DALLE RESPONSABILITA’ POLITICHE”
Giulio Manfredi (Comitato Nazionale Radicali Italiani, autore del libro “Telekom Serbia – Presidente Ciampi, nulla da dichiarare?”, stampalternativa.it/edizioni speciali) ha così commentato i nuovi attacchi della Margherita al presidente della Commissione parlamentare su Telekom Serbia, on. Enzo Trantino, nonché l’intervista rilasciata dallo stesso a “Il Giorno”
“Mentre gli esponenti dei Ds (Calvi, Violante) continuano a rivolgere al presidente Trantino critiche dure ma comunque “politiche”, gli esponenti della Margherita si esercitano, a turno, nel “tiro al Trantino”; oggi è la volta dell’on. Fioroni, con l’accusa di nepotismo; chi tocca Prodi muore…
Non abbiamo lesinato in questi mesi gli apprezzamenti per la corretta conduzione della commissione da parte del presidente Trantino (peraltro, i resoconti stenografici delle audizioni sono a disposizione dei cittadini sul sito del Parlamento). Non lesiniamo oggi a Trantino la nostra perplessità rispetto a quanto da lui dichiarato nell’intervista a “Il Giorno” (“…E’ stato dimostrato dal direttore generale, il professor Draghi, che il Tesoro veniva saltato nelle informazioni, sicchè il capo dello Stato non sapeva nulla. C’è chi vuole mestare per coinvolgere il presidente che deve essere risparmiato persino dall’alone del sospetto, visto che noi abbiamo il senso dello Stato e le carte non consentono di chiamarlo in causa…”).
Il Dr. Draghi è stato audito dalla Commissione il 30 aprile scorso; ha sostenuto di aver saputo di Telekom Serbia solo nell’ottobre 1997; il sottoscritto lo aveva saputo, leggendo “Panorama”, a giugno, mentre l’ “eminenza grigia” del Tesoro, l’uomo che stava lavorando con Ciampi alla “madre di tutte le privatizzazioni”, non sapeva che una controllata di Telecom stava consegnando 900 miliardi di lire ad un certo Slobodan Milosevic in cambio di una partecipazione minoritaria in una società creata in tutta fretta dal regime serbo solamente per incamerare i soldi degli italiani e dei greci, vitali per la propria sopravvivenza? A non credere a Draghi non ci sono solo i radicali; rimando alle dichiarazioni fatte dal Dr. Mario Agliata (responsabile direzione affari societari di STET International, sentito anche dalla Procura di Torino nel maggio 2001) nel corso della sua lunga e importante audizione (9, 15 e 23 luglio). E ancora il Dr. Draghi ha sostenuto che il Tesoro non aveva rappresentanti nel consiglio di amministrazione di STET/TELECOM, mentre il Dr. Lucio Izzo, sentito il 16 ottobre 2002, ha affermato testualmente che rappresentava il Tsoro nel consiglio di amministrazione della Stet che, il 6 giugno 1997, diede il via libera all’operazione Telekom Serbia; chi mente, Draghi o Izzo?
Forse, molto più semplicemente, l’on. Trantino mette le mani avanti rispetto agli sviluppi della polemica politica un centro-destra che mette, giustamente, il dito sulle responsabilità politiche degli esponenti del governo Prodi nell’aver finanziato Milosevic con i soldi dei cittadini italiani, sarà costretto, volente o nolente, ad associare alla “triade” (Prodi, Dini e Fassino) il nome “Ciampi”; se non lo farà, non sarà credibile agli occhi del suo stesso elettorato.”
Il mio comunicato di ieri è stato ripreso in parte dal "corriere della sera".
Importante pezzo su "Il Sole 24 ore" di oggi "Non merita santuari l'affaire con Belgrado" di Lodovico Festa (pag. 10).
TELEKOM SERBIA/RADICALI “IMPORTANTE L’APERTURA DEL DIESSINO CALVI RISPETTO ALLE AUDIZIONI DI PRODI, FASSINO E DINI … MOLTO MEGLIO DEGLI ANATEMI DELLA MARGHERITA … E IL NUOVO “SUPERTESTIMONE” E’ GIA’ STATO RIMANDATO A SETTEMBRE DALLA COMMISSIONE.”
Giulio Manfredi (Comitato Nazionale Radicali Italiani, autore del libro “Telekom Serbia – Presidente Ciampi, nulla da dichiarare?, stampalternativa.it) ha così commentato le diverse prese di posizione degli esponenti dell’Ulivo
“Per fortuna, nel centro-sinistra c’è chi ha ancora la forza, nonostante il caldo, di ragionare e di evitare grida scomposte; il vice-presidente della Commissione Telekom Serbia, il diessino Guido Calvi, si dichiara “per nulla contrario” alle audizioni in Commissione di Prodi, Dini e Fassino, ponendo solamente il giusto problema di evitare un’audizione a ridosso delle dichiarazioni di Marini, senza averle verificate con i documenti svizzeri; non per niente, i radicali avevano richiesto tali audizioni già nel gennaio scorso (e alla Procura di Torino nel novembre 2002) … oltre all’audizione del presidente Ciampi, che potrebbe essere resa sotto forma di “spontanea dichiarazione”, come suggerito dal senatore Cossiga…
Non passa giorno, invece, che un petalo diverso della Margherita si produca in accuse e anatemi nei confronti della commissione d’inchiesta, fino ad arrivare, con Marina Magistrelli, a chiedere le dimissioni del presidente Trantino; dimostrarsi più realisti del re (Prodi) è un gioco in voga anche nella Seconda Repubblica …
E sul nuovo supertestimone apparso sui giornali, è utile andare a leggersi quanto appare sul resoconto stenografico della seduta della Commissione parlamentare del 6 agosto
“… (Presidente Trantino) Comunico che la Commissione ha acquisito i seguenti atti segreti documentazione consegnata alla Commissione in data 31 luglio 2003 dal signor Antonio Volpe, a ciò delegato dal signor Giovanni Romanazzi, contenente elementi di possibile interesse per l’attività della Commissione, destinata ad un compiuto esame e classificata segreta su espressa richiesta del signor Volpe …Comunico che la Commissione ha altresì acquisito i seguenti atti liberi … una lettera (del) procuratore della Repubblica di Torino, dottor Marcello Maddalena, pervenuta via fax in data 5 agosto 2003, con la quale si richiede alla Commissione di trasmettere alla procura di Torino copia della documentazione prodotta e delle eventuali dichiarazioni rese da Volpe Antonio. Sarebbe assolutamente irresponsabile trasmettere atti di cui non abbiamo ancora conoscenza. Quindi, dopo l’opportuno esame da parte dei commissari, nella prima seduta utile, il 12 settembre, data in cui avrà luogo una riunione dell’ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, decideremo in ordine alla trasmissione degli atti alla procura di Torino…”.
Il nuovo supertestimone è stato rimandato a settembre!”.
TELEKOM SERBIA/RADICALI “HA RAGIONE IL VICEPRESIDENTE DEL SENATO, ON. CALDEROLI I MINISTRI CHE AVALLARONO IL FINANZIAMENTO A MILOSEVIC DEVONO CHIEDERE SCUSA AGLI ITALIANI… CIAMPI COMPRESO!”.
Il leghista Roberto Calderoli, vicepresidente del Senato, ha dichiarato “Quello che mi sarei aspettato dai ministri, dai sottosegretari del settore e dal loro presidente di allora sarebbero state le scuse al popolo per l’ormai accertato sperpero del denaro pubblico verificatosi nell’affare chi non si è accorto o non è intervenuto o non ha avuto un ruolo attivo nella vicenda ha comunque una responsabilità politica che deve assumersi” (“La Padania”, 10/08/03).
Giulio Manfredi (Comitato Nazionale Radicali Italiani, autore del libro “Telekom Serbia – Presidente Ciampi, nulla da dichiarare?”, stampalternativa.it) ha così commentato le parole di Calderoli
“Le occasioni per i radicali di essere d’accordo con quanto fa o dice l’on. Calderoli sono così rare che non possiamo lasciarle cadere. Il vicepresidente del Senato pone giustamente il problema delle responsabilità politiche relative a un’operazione che comportò il lauto finanziamento di un dittatore, Slobodan Milosevic (che solo sei mesi prima aveva annullato le elezioni amministrative in Serbia solamente perché le aveva vinte l’opposizione democratica…), grazie ai soldi delle bollette e delle tasse dei cittadini italiani. Fra quei “ministri” evocati da Calderoli rientra a pieno titolo l’attuale Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, che allora, in veste di ministro del Tesoro, deteneva il controllo del 64% di Telecom Italia.
L’on. Trantino, in un’intervista recente a Radio Radicale, ha detto di credere a quanto dichiarato in Commissione dal Dr. Mario Draghi, direttore generale del Tesoro, che ha affermato di aver saputo di Telekom Serbia nell’ottobre 1997, quattro mesi dopo la conclusione dell’affaire. Come è possibile che l’ “eminenza grigia” Draghi non sapesse nulla di Telekom Serbia mentre ne erano al corrente i radicali senzapotere, a cui bastò leggere un articolo di “Panorama” per far fare un’interrogazione parlamentare, il 25 giugno 1997, al loro unico parlamentare, il senatore Piero Milio?!
Ricordo che quando scoppiò lo scandalo, nel febbraio 2001, il portavoce di Prodi negò, sulle prime, l’esistenza dell’interrogazione radicale, per poi correggersi e comunicare che, l’8 luglio 1997, il Ministro per i Rapporti con il Parlamento (on. Giorgio Bogi) aveva inviato il seguente telex “all’on. Ministro Tesoro et conoscenza on. Ministro Affari Regionali e Ministero Trasporti et Navigazione-gabinetto Pregasi voler rispondere at atto sindacato ispettivo n. 4-06641 Sen. Milio concernente privatizzazione Stet” (è perlomeno singolare che il nome “Telekom Serbia” non compaia nel testo ufficiale…). Dal telex era stato escluso il ministero delle Poste (on. Antonio Maccanico, i suoi sottosegretari erano Michele Lauria e Vincenzo Vita), che aveva già ricevuto direttamente il testo dell’interrogazione.
Sono passati sei anni ma una risposta a quell’interrogazione da parte dell’ex ministro del Tesoro ed attuale Presidente della Repubblica è quantomai necessaria ed urgente; i radicali la attendono dal 1997 e non hanno aspettato a chiederla né il signor Marini né l’on. Taormina.”.
Tra l'altro tentativi di screditare il lavoro della commissione con le stesse argomentazioni utilizzate da Previti nei confronti del tribunale di Milano (e l’accanimento dell’ “Espresso” contro Igor Marini ricorda quello dei giornali della destra contro Stefania Ariosto…).
è una verità tanto grottesca da riuscire a mettere del comico in questa faccenda di per sè per nulla allegra. Molto spassoso l'editoriale sul Foglio di oggi, dedicato a questa imbarazzante simmetira.
TELEKOM SERBIA/RADICALI “FRA FUGHE DI NOTIZIE E VELENI, DIVENTA SEMPRE PIU’ URGENTE E NECESSARIA L’AUDIZIONE DA PARTE DELLA PROCURA DI TORINO E DELLA COMMISSIONE DI PRODI, DINI E FASSINO… E DEL PRESIDENTE CIAMPI, IL CUI SILENZIO DIVENTA SEMPRE PIU’ INSOSTENIBILE”.
Giulio Manfredi (Comitato Nazionale Radicali Italiani) ha dichiarato
“Il panorama dopo l’audizione di Igor Marini è sconfortante fughe di notizie che dovevano rimanere segrete e richieste sommarie di arresto da una parte; tentativi di screditare il lavoro della commissione dall’altra, con le stesse argomentazioni utilizzate da Previti nei confronti del tribunale di Milano (e l’accanimento dell’ “Espresso” contro Igor Marini ricorda quello dei giornali della destra contro Stefania Ariosto…).
Noi radicali non ci siamo mai prestati a questo gioco al massacro e non abbiamo aspettato la comparsa del signor Marini per cercare di fare opera di verità; dal 1997 indichiamo le precise responsabilità politiche degli esponenti del governo Prodi nell’aver avallato, con atti e omissioni, un’operazione scellerata sia politicamente che economicamente; abbiamo scritto un libro sulla vicenda (l’unico finora esistente); nel novembre 2002, quando, dopo venti mesi d’attesa, siamo stati ascoltati dalla Procura di Torino, abbiamo chiesto che fossero sentiti Prodi, Ciampi, Dini, Fassino, Draghi e Micheli, nonché, tramite rogatoria, esponenti del regime di Milosevic (Tomic, Kertes, Beko, Sainovic e Vucic, oltre all’italiano Di Stefano); identica richiesta abbiamo fatto alla commissione parlamentare, che ci ha auditi nel gennaio e febbraio scorsi.
Ieri, grazie alla nostra manifestazione davanti al carcere di Torino, le TV nazionali hanno dedicato pochi secondi e fotogrammi alla nostra iniziativa; per la prima volta, milioni di cittadini italiani hanno potuto collegare il nome del loro Presidente alla vicenda Telekom Serbia.
Dopo quanto successo ieri, dopo le nuove insinuazioni di oggi (vedi il passaggio di “Libero” sui presunti “buoni rapporti” fra il Presidente e l’avvocato Paoletti), il silenzio di Ciampi diventa sempre più insostenibile…”.
Torino, 8 agosto 2003
Il libro “Telekom Serbia – Presidente Ciampi, nulla da dichiarare?” è disponibile sul sito www.stampalternativa.it (edizioni speciali) oppure lo si può ottenere telefonando allo 011/2309006 (Associazione Radicale Adelaide Aglietta di Torino). Costo 10 euro.
DOMANI, A TORINO, MANIFESTAZIONE RADICALE DAVANTI AL CARCERE DELLE VALLETTE “PRESIDENTE CIAMPI, IL DOVERE DELLA MEMORIA DEVE VALERE ANCHE PER TELEKOM SERBIA!”.
Domani, giovedì 7 agosto, dalle ore 1000 alle ore 1200, i militanti del Partito Radicale transnazionale terranno una manifestazione di fronte all’ingresso del carcere delle Vallette di Torino (via Pianezza n. 300), in concomitanza con la presenza all’interno dell’istituto di una delegazione della commissione parlamentare d’inchiesta su Telekom Serbia, che procederà all’interrogatorio del sig. Igor Marini.
I radicali esporranno un grande striscione con la scritta “Telekom Serbia – Presidente Ciampi, nulla da dichiarare?”.
Giulio Manfredi (autore del libro “Telekom Serbia – Presidente Ciampi, nulla da dichiarare?”, stampalternativa.it, edizioni speciali), ha motivato così l’iniziativa radicale
“Commemorando, quattro giorni fa, le vittime della strage di Bologna del 2 agosto 1980, il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, si è richiamato a “un dovere che forma il contenuto di un preciso impegno civile, il dovere della memoria”. Questo dovere deve valere per tutti i cittadini italiani e rispetto a ogni avvenimento passato della nostra nazione; altrimenti, sarebbe un dovere puramente retorico ed ipocrita.
Per questo, da cittadino italiano prima ancora che da militante radicale, chiedo al mio Presidente di pronunciare, finalmente, parole di verità rispetto a quei 900 miliardi di lire dei cittadini che (tramite Telecom Italia, allora ancora in mano pubblica) furono consegnati il 10 giugno 1997 dal governo Prodi a Slobodan Milosevic, già allora tristemente noto per le stragi compiute in Croazia e in Bosnia, e che utilizzò i soldi e la tecnologia italiani anche per preparare la successiva pulizia etnica in Kosovo.
Carlo Azeglio Ciampi era allora ministro del Tesoro e, in tale veste, controllava il 64% di Telecom Italia. Il dovere della memoria gli impone di dire agli italiani se era o non era al corrente dell’operazione Telekom Serbia; il dovere della memoria gli impone, comunque, di scusarsi pubblicamente con i cittadini italiani e con i cittadini serbi per non essersi opposto ad un’operazione politicamente scellerata, ben più riprovevole delle tangenti eventualmente pagate.
In Europa ci sono stati già potenti che hanno esercitato il dovere della memoria, fino alle estreme conseguenze nell’aprile 2002, il governo olandese si è dimesso in blocco per non aver saputo impedire, nel 1995, la strage di Srebrenica. Al mio Presidente non chiedo le dimissioni; chiedo una precisa assunzione di responsabilità, per dare senso e significato alle sue alte e nobili parole.”.
5 agosto 2003
Dal “Corriere della Sera” (“TS, il centrodestra accelera e l’Ulivo se ne va”)
“La commissione che indaga sull’affare TS perde una metà. I rappresentanti dell’Ulivo hanno scritto ai presidenti di Senato e Camera per annunciare loro che diserteranno la seduta di domani e che non parteciperanno alla trasferta di giovedì voluta dai colleghi della CdL per interrogare il “promotore finanziario” Igor Marini … L’accelerazione imposta dal centrodestra ai lavori della commissione ha fatto alzare le barricate all’Ulivo. Tanto da indurre Giovanni Kessler (Ds), Michele Lauria (Margherita) e Giampaolo Zancan (verdi) a protestare con Pera e Casini, accusando il presidente della commissione Enzo Trantino (AN), finora risparmiato dalle critiche, di aver consentito “un cumulo di irregolarità”. Trantino ha replicato con pacatezza “Faccio il mio dovere. Il nervosismo manifestato nei confronti di questa trasferta lascia turbati. Perché temere una verifica se siamo tutti alla ricerca della verità? L’assenza, poi, non trova mai giustificazione nell’esercizio di una funzione”. Pera e Casini, dunque, hanno preso atto delle accuse mosse dall’Ulivo “Stanno accadendo cose veramente inquietanti nella commissione, abbiamo il timore che ci sia una manovra dall’esterno per condurre e condizionare i lavori” dice Kessler. Le presunte irregolarità riguardano le modalità con cui sono state deliberate la trasferta di Torino e l’acquisizione di nuovi documenti bancari, giunti in commissione che, giovedì, potrebbero essere utilizzati per interrogare Marini…
… In mancanza delle carte svizzere, sotto sequestro a Lugano, ecco che alcuni giorni fa si presenta alla commissione un amico ed ex collega di Marini. Si chiama Volpe e deposita un plico con 200 pagine di fotocopie di documenti bancari riferibili a operazioni svolte a San Marino, in Austria e in alcuni paradisi fiscali…”.
Giulio Manfredi (Comitato Nazionale Radicali Italiani) dichiara
“Dopodomani una delegazione della commissione parlamentare d’inchiesta sarà a Torino per interrogare nel carcere delle Vallette il sig. Igor Marini; ci sono ancora i tempi tecnici per permettere ai commissari di ottimizzare la loro trasferta piemontese, recandosi anche nel carcere di Ivrea per audire il sig. Guido Garelli. Il sig. Garelli aveva trasmesso al Partito Radicale una corposa documentazione su alcuni retroscena dell’affaire Telekom Serbia, che avevamo portato a Roma e consegnato alla Commissione parlamentare quando fummo auditi nel febbraio scorso; tale documentazione è stata, su nostra richiesta, classificata “segreta”. I commissari, che giustamente intendono richiedere a Marini precisi riscontri alle sue affermazioni, possono agevolmente fare altrettanto anche rispetto a Garelli.
A tal proposito, mi pare incomprensibile l’atteggiamento dei commissari dell’Ulivo, che hanno notificato ai presidenti delle Camere la loro indisponibilità a partecipare sia all’ultima riunione della Commissione di domani, prima della pausa estiva, sia alla missione in Piemonte di giovedì. I commissari espletano un mandato non di partito ma connesso alla loro funzione di eletti del popolo; rifugiarsi in un nuovo Aventino invece di operare per l’accertamento della verità non mi pare istituzionalmente corretto. A maggior ragione se si considera che il presidente della Commissione, on. Trantino, ha condotto finora i lavori con imparzialità, efficacia ed efficienza; da questo punto di vista, le sue recenti dichiarazioni in cui smentisce categoricamente le voci di una sua prossima nomina a capogruppo di AN alla Camera sono da considerare ben auguranti per un felice proseguimento e un felice esito dei lavori della Commissione.”.
1° agosto 2003
Il giornale francese “Le Monde” pubblica un pezzo dal titolo “En Italie, l’affaire Telekom Serbie, scandale ou affabulations”. L’articolo termina così
“… Une campagne de presse menée essentiellement par le parti radical vise également le président de la république Carlo Azeglio Ciampi, qui, à l’époque des faits, était ministre du Trésor. ».
Dal “Corriere della Sera” (“TS, nuovo mistero consegnati atti sui conti citati da Marini”)
“La commissione TS si spacca sulla decisione di recarsi il 7 agosto a Torino per interrogare in carcere Igor Marini… La decisione di ascoltare Marini è stata presa a maggioranza dall’ufficio di presidenza e l’Ulivo ha annunciato che non parteciperà all’interrogatorio. Ieri è saltata la seduta della commissione che così non ha potuto ascoltare due carabinieri (che avevano raccolto le denunce di Marini) e il consulente finanziario Vatten, un collega di Marini, che avrebbe svolto operazioni bancarie a San Marino. Secondo alcuni commissari della Cdl, prima di lasciare San Macuto, Vatten avrebbe consegnato un plico con “documenti bancari da riscontrare riferibili a operazioni per 5 miliardi” riconducibili a “due dei politici citati da Marini”. Ma il presidente Enzo Trantino (An) smentisce “Non sono arrivati plichi né documenti bancari”…
… La credibilità di Marini ora è al vaglio anche della magistratura di Torino. Igor Marini intreccia confessioni vere ad accuse poco credibili per “trovare un salvacondotto a buon mercato, meglio ancora se con una copertura istituzionale”; è l’opinione espressa dal gip torinese Francesco Gianfrotta nell’ordinanza di custodia cautelare sulla personalità del procacciatore d’affari. Marini viene descritto dal giudice come “schiacciato dai debiti, tendente alla doppiezza” e “come tale portato a ricercare soluzioni individuali ai propri personali problemi, se necessario anche al di fuori di quei contesti di condotte illegali nei quali pure, in precedenza, egli stesso ha scelto di inserirsi. Comunque imbastendo situazioni nelle quali l’apparente volontà di rientrare nel circuito legale, rivelando fatti illeciti (veri) ignorati dall’autorità, sovente si intreccia e si mescola con propalazioni a carico di terzi (a partire dagli ex soci in affari illeciti) ispirate dall’obiettivo di trovare un salvacondotto a buon mercato; meglio ancora se con una copertura istituzionale”.
Da Affaritaliani.it
“… il presidente Enzo Trantino smentisce l’ipotesi che lo vorrebbe prossimo capogruppo alla Camera di AN al posto di Ignazio La Russa, appena nominato coordinatore nazionale del partito di via della Scrofa “Non c’è nulla di vero. Non potrei mai abbinare, anche per ragioni di tempo, il mio incarico di presidente di questa commissione con il ruolo di capogruppo alla Camera. Sono due compiti evidentemente inconciliabili l’uno con l’altro. E non ho alcuna intenzione di lasciare questo mio incarico semplicemente perché, al momento, lo reputo il più prestigioso in assoluto. Stiamo conducendo un’inchiesta importante, in cui abbiamo messo e mettiamo il massimo dell’impegno e dell’energia. Non lascerei mai questa indagine arrivati a questo punto porterò in fondo il mio incarico. Anche perché, lo ribadisco, lo reputo il più prestigioso a cui io possa ambire al momento”.
30 luglio 2003
Da La Repubblica (“Telekom Serbia, per Marini scatta l’estradizione in Italia - I magistrati di Torino “Per noi è un millantatore”)
“Torna Igor Marini, il sedicente “attore”, “conte”, “cavaliere” e,infine, “finanziere d’assalto”… Marini rientra in manette dalla Svizzera, che ieri mattina lo ha estradato, e approda nel carcere delle Vallette di Torino, ma il suo “castello” di accuse crolla proprio nell’ordinanza di custodia cautelare che ha convinto gli elevetici a restituircelo. In 61 pagine, il presidente aggiunto dei Gip torinesi, Francesco Gianfrotta, scrive che le prove raccolte dalla procura subalpina … dimostrano che Igor Marini è un “millantatore”, che i reati da lui compiuti non sono in alcun modo riconducibili “a un’ipotizzata corruzione nell’acquisto di una quota di Telekom Serbia da parte di Telecom Italia nel 1997” e, meno che mai, ai politici indicati dal “faccendiere”… Così, il gip Gianfrotta ne ha chiesto l’arresto e l’estradizione contestando i reati di associazione per delinquere, tentata truffa, ricettazione e falso; ma non invece per riciclaggio, come aveva fatto la giustizia svizzera. Ed è tutta lì, in quella sottile distinzione giuridica, la certezza acquisita dai pm e dal giudice. Infatti, l’unico motivo che potrebbe far parlare di riciclaggio sarebbe l’uso di denaro proveniente da un precedente reato le tangenti appunto. Qualcosa che potrebbe esistere e su cui continueranno a indagare i magistrati torinesi (una settimana fa il gip ha concesso un anno di proroga per il procedimento TS, dopo la richiesta d’archiviazione chiesta dai pm per scadenza dei termini), ma che non riguarda in alcun modo le patacche e le rivelazioni del falso “conte” Marini…”.
23 luglio 2003
In Commissione parlamentare si svolge il seguito dell’audizione del Dr. Mario Agliata e la prima parte dell’esame testimoniale del maresciallo Giuseppe Quaresima.
Da “La Repubblica” (“Segreto violato, indagato il pm Tinti – Il magistrato di TS avrebbe spiato un’altra inchiesta”)
“La procura di Milano ha aperto un fascicolo per violazione di segreto d’ufficio nei confronti di Bruno Tinti, il procuratore aggiunto torinese titolare dell’inchiesta TS. Bruno Tinti è sospettato di aver “curiosato” nel sistema informatico riservato della procura torinese e di aver aperto con la sua password i dati relativi a un’indagine del pm Andrea Padalino. Durante alcune intercettazioni telefoniche, un intermediario si sarebbe vantato di aver chiesto a Tinti di controllare l’esistenza dell’indagine. Di qui la trasmissione degli atti, per competenza, alla procura milanese. Tutta la vicenda nasce all’interno dell’indagine del pm Andrea Padalino, che ha portato in carcere, ieri, per truffa aggravata, il proprietario di sette concessionarie di auto di lusso a Torino, Agostino Tocci (amico di vecchia data proprio di Bruno Tinti) e Sergio Rosso, noto esponente della massoneria del Grand’Oriente d’Italia e consulente personale dell’assessore regionale leghista al Legale e la Commercio estero, Matteo Brigandì…”.
24 luglio 2003
Da Libero (“Telekom Serbia, convocata lady Dini”)
“Sono due, secondo i membri della commissione d’inchiesta su TS, gli elementi che conducono a Donatella Dini. Uno riguarda Natwest, la società inglese di consulenza che ha svolto il ruolo di advisor per la cessione delle quote della società telefonica serba, e l’altra la Ericcson Italia e i lavori che ha svolto per conto di Telecom Italia dopo l’acquisto di TS. I carabinieri di Roma,inoltre, confermano quanto dichiarato da Igor Marini, il grande accusatore di Lamberto Dini, Piero Fassino e Romano Prodi. Cioè che questi ha collaborato per diverso tempo con i carabinieri e a loro ha consegnato un titolo da cento miliardi di lire. Per tutti questi motivi, la commissione TS, dopo aver esaminato i documenti inviati dalla procura di Lucca, ha deciso ieri di convocare la moglie dell’ex ministro degli Esteri… Non sarà sola. Con lei sarà ascoltato anche Curio Pintus. Il faccendiere specializzato nel ripulire denaro sporco si trova in carcere… E’ stato lui, nominandola in una telefonata intercettata nel 1999, a far finire sotto inchiesta a Lucca per concorso in corruzione l’imprenditrice. Nelle trascrizioni delle intercettazioni, tra l’altro, i commissari hanno trovato una nuova traccia. Pintus, oltre a dire di aver “speso molti soldi per la moglie del ministro”, parla infatti della Natwest, cioè dell’advisor utilizzato dai serbi per la cessione di Telekom… Per quel lavoro, pe giunta, Natwest ricevette da TI ben 17 miliardi di lire. La società inglese è dunque sospettata di aver veicolato così dalla Serbia all’Italia i soldi della presunta maxi tangente. Il sospetto è suffragato dal fatto che Pintus fa riferimento nella conversazione a “un credito” che la Natwest avrebbe rilevato da un’altra società per conto della moglie dell’ex leader di Rinnovamento italiano. La commissione TS ha comunque chiesto alla procura di Lucca anche altri atti relativi alle società estere riconducibili a Donatella Dini e, in particolare, a quelle con sede nelle isole Cajman. Si vuole indagare sui rapporti tra queste società off-shore e la Natwest… Ma le accuse alla signora Dini non si fermano qui. C’è un altro filone di inchiesta su cui sta lavorando la commissione. E’ quello che riguarda i lavori effettuati sulla rete telefonica di TS dopo l’acquisto. Furono eseguiti da Ericcson Italia sebbene la sua omologa svedese si fosse offerta di farli a metà prezzo. I commissari sospettano che parte dei 70 miliardi versati siano finiti in mazzette. E di nuovo è saltato fuori il nome della signora Dini. L’amministratore delegato della società, Maurizio Tucci, viene infatti indicato da molti come amico di lady Dini… “Io stessa chiederò di essere ascoltata – ha risposto piccata Donatella Dini – così potrò finalmente denunciare tutta la serie di autentiche persecuzioni delle quali da anni vengo fatta oggetto”. Per l’imprenditrice, infatti, quelle che la riguardano sono “invenzioni e calunnie costruite ad arte”.
Dossier uranio il governo mette il segreto, ma il ministro Frattini non lo sa
Il ministro degli esteri Franco Frattini ha detto che no, non c’è nessun segreto di Stato sui documenti riguardanti il presunto traffico di uranio tra il Niger e l’Iraq. «Mi chiedo se Frattini faccia parte di questo governo» gli ha ribattuto poco dopo Giuseppe Caldarola, deputato diessino che fa parte del Comitato di controllo sui servizi segreti. «Ci deve essere uno stato di straordinaria confusione nel governo - prosegue Caldarola - perché il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Letta ha chiesto davanti al comitato che venisse secretata la seduta, come peraltro previsto dalla legge, e di fronte ad una mia richiesta di produrre tutta la documentazione del Sismi sull'Iraqgate ha sostenuto che su questa documentazione c'è il segreto di Stato».
«Ho trovato altrettanto singolare - ha aggiunto Caldarola - che nel pomeriggio di ieri Frattini abbia dichiarato che la decisione di rendere pubblica o meno la documentazione spettava al presidente del Copaco Bianco e al sottosegretario Letta. Il presidente Bianco ha chiesto la pubblicità degli atti, mentre Letta ha dichiarato che apponeva il segreto di Stato a nome del governo»
Le dichiarazioni di Frattini facevano seguito proprio all’audizione di mercoledì al Comitato di controllo durante il quale, nonostante varie richieste, il Governo aveva negato i documenti e smentito per l’ennesima volta che l’Italia fosse coinvolta nella fabbricazione delle false prove sui traffici di uranio.
«Chi ha parlato di segreto di Stato è un signore che dovrebbe studiarsi l'abc del codice di procedura penale» ha osservato Frattini «il segreto di Stato ha una sua procedura, vi sono invece altre regole che danno la possibilità di non rivelare fatti o documenti quando si compromette la sicurezza delle fonti e questa è una cosa diversissima dal segreto di Stato».
E mentre a Washington il direttore della Cia, Gorge Tenet, ha ammesso la propria responsabilità nel valutare come corretta l’informazione sui traffici tra Niger e l’Iraq, dimostratasi poi falsa, a Londra ancora mercoledì il premier Tony Blair ha ribadito che le notizie erano vere e che egli le ripeterebbe nuovamente se necessario.
In realtà, il dossier uranio, a parte l’evidente imbarazzo del governo italiano, sta svelando la montagna di bugie assortite di incompetenza che hanno fatto da sfondo alla costruzione dei dossier informativi per giustificare l’aggressione anglo-americana all’Iraq. Dopo le informazioni del network Abc secondo cui sarebbe stato un diplomatico del Niger a fabbricare i falsi documenti per ricavarne qualche migliaio di dollari, adesso il settimanale Newsweek sostiene che sarebbe stato un giornalista a passare le carte all’ambasciata americana a Roma nell’ottobre 2002,quando già la campagna di disinformacija americana nei confronti dell’Iraq era in pieno svolgimento.
Queste carte, sostiene sempre il settimanale, in realtà non giunsero mai nelle mani della sede centrale della Cia a Wasghington perché il servizio si sarebbe accontentato del rapporto che gli era stato inviato dai servizi italiani, rapporto nel quale sarebbe stata inclusa un «trascrizione integrale» dei documenti in possesso degli italiani.
Breve da "La Stampa" di oggi
"L'avvocato del faccendiere Marini chiederà l'audizione di Prodi, Dini e Fassino"
L'audizione di Romano Prodi, Piero Fassino e Lamberto Dini verrà chiesta formalmente dall'avvocato Luciano Randazzo "ai gipi di Torino e Roma" nell'ambito dell'inchiesta su Telekom Serbia. Lo ha annunciato lo stesso legale, difensore di Igor Marini. L'avvocato afferma che proporrà l'audizione nella forma dell' "incidente probatorio" perchè venga valutata la credibilità del suo assistito...".
TELEKOM SERBIA “LA COMMISSIONE PARLAMENTARE PROLUNGHI E INTENSIFICHI I SUOI LAVORI PER ASSECONDARE I NUOVI SVILUPPI E PER SVOLGERE LE FONDAMENTALI AUDIZIONI DI TOMASI DI VIGNANO E GERARDUZZI”.
Benedetto Della Vedova (europarlamentare radicale) e Giulio Manfredi (Comitato Nazionale Radicali Italiani) hanno dichiarato
“La grande mole di lavoro compiuto dalla commissione parlamentare d’inchiesta su Telekom Serbia sta dando i suoi frutti e serve da incentivo anche per il lavoro di altri soggetti istituzionali; anche così si può leggere la proroga delle indagini dei PM torinesi concessa ieri dal gip Marco Gianoglio nonché la recente decisione del governo serbo di lavorare in sinergia con le autorità italiane e greche per fare luce sui retroscena dell’affaire. Occorre evitare che che il prossimo stop per le vacanze estive vanifichi tale accelerazione, tenendo anche presente il ritorno in Italia del signor Igor Marini, previsto per i primi giorni di agosto.
Sarebbe quantomai opportuno, quindi, il prolungamento e l’intensificazione dei lavori della commissione, per permettere anche la regolare tenuta prima della pausa estiva di due fondamentali (e, proprio per questo, non brevi) audizioni quelle del Dr. Tomaso Tommasi di Vignano (amministratore delegato di STET che stipulò la partecipazione in Telekom Serbia nel 1997 dopo aver gestito le trattative con i serbi fin dal 1994, in pieno embargo ONU alla Serbia) e del Dr. Giuseppe Gerarduzzi (braccio destro di Tomasi nella conduzione dell’affaire).”.
16 luglio 2003
Dal “Corriere della Sera” (“Telekom Serbia – Igor Marini tornerà in Italia – Torino chiede altre indagini”)
“Tornerà in Italia Igor Marini. Tornerà già nei primi giorni di agosto. La procura svizzera ha infatti stabilito che è la magistratura italiana “ad avere maggiori competenze” nelle indagini sull’affaire TS. E sull’attività di riciclaggio, accusa per la quale il consulente finanziario è in carcere dall’8 maggio, prima a Lugano e poi a Berna. Per questo il magistero pubblico federale Sergio Mastroianni ha preannunciato ieri al difensore di Marini, l’avvocato Stefano Camponovo, nel corso dell’ennesimo interrogatorio, l’intenzione di chiedere al ministero della Giustizia italiano di assumersi il procedimento penale aperto in Svizzera.
E sempre ieri, stavolta alla procura di Torino, il gip Marco Gianoglio ha disposto la continuazione delle indagini preliminari del filone di TS per l’ipotesi dei reati di falso in bilancio e corruzione… Il giudice ha quindi accolto la richiesta dei pm torinesi, che erano stati costretti il 21 maggio ad archiviare il fascicolo per decorrenza dei termini… Che cosa accadrà adesso? L’inchiesta … dovrebbe avere un’accelerazione. E’ assai probabile che sarà la procura di Torino a prendersi in carico l’inchiesta svizzera. Anche perché il 10 luglio scorso aveva chiesto l’arresto e l’estradizione di Igor Marini alla Svizzera. Un’ordinanza di custodia cautelare, in cui si ipotizza il reato di associazione per delinquere finalizzata alla truffa e alla ricettazione, per la quale è finito agli arresti domiciliari pure l’ex socio del consulente finanziario, l’avvocato romano Fabrizio Paoletti…
La notizia della prosecuzione delle indagini da parte della procura piemontese “è un conforto, pur nelle rispettive autonomie, della serietà delle nostre indagini”, spiega Enzo Trantino, presidente della Commissione parlamentare. Intanto spunta un nuovo giallo. Giuseppe Consolo, capogruppo per An in Commissione, ha denunciato che “a completare il quadro già inquietante dei risultati acquisiti, ora spuntano false firme su verbali del consiglio di Stet International”.
Enrico, ho avuto un breve consulto con un affermatissimo medico sul tuo caso che, ti confesso, ho preso a cuore.
Ti consiglia vivamente tanto mare, sole, relax e un lungo, lunghissimo periodo di stop da questi forum.
In effetti, compagno Manfredi, a te i forcaioli della Lega degli anni belli ti fanno un pippone.
In definitiva, perche' non tentare con la carriera di PM?
Sei preciso, ordinatissimo, magari prendi 2 soldini in piu' e potresti fare carriera, successivamente, in qualche azienda del governo.
Cosa ne dici? E' una brutta idea?
Il più sacro principio della democrazia, è la separazione dei poteri tra esecutivo, legislativo, giudiziario. Berlusconi è l’esecutivo che domina il legislativo e attacca senza tregua il giudiziario. E anche il quarto potere non è al sicuro. Il Tg1 ha interamente nascosto la gaffe del premier a Strasburgo».
TELEKOM SERBIA/MANFREDI (RADICALI) “LA DECISONE DEL GOVERNO SERBO DI INDAGARE A FONDO SULL’AFFAIRE E’ IMPORTANTE ANCHE PER IL BUON FINE DELLE ROGATORIE CHIESTE DALLA PROCURA DI TORINO E DALLA COMMISSIONE PARLAMENTARE D’INCHIESTA.
SPEDIRO’ IL MIO LIBRO ALL’AMBASCIATA SERBA A ROMA.”.
Giulio Manfredi (autore del libro “Telekom Serbia – Presidente Ciampi, nulla da dichiarare?”) ha così commentato la notizia che il governo serbo intende fare luce sulla “più grande rapina e malversazione finanziaria avvenuta in Serbia nel XX secolo e il primo caso nel paese di crimine organizzato con aspetti internazionali.” (parole pronunciate dal ministro della giustizia serbo, Vladan Batic, venerdì scorso)
“Il fatto che il preciso impegno assunto dalle autorità di Belgrado arrivi a sei anni dall’entrata di italiani e greci in Telekom Serbia, a due anni e mezzo dall’apertura dell’inchiesta giudiziaria a Torino e a un anno dalla costituzione della commissione parlamentare non sminuisce la rilevanza della decisione. Ricordo che nel maggio 2002, presso il primo tribunale circondariale di Belgrado, i magistrati serbi ascoltarono, per conto dei loro colleghi torinesi, i seguenti cittadini serbi Milorad Jaksic (ex direttore di TS); Aleksa Jokic (ex direttore PTT serba); Milan Beko (ex ministro per le privatizzazioni); Borka Vucic (la mente finanziaria del regime di Milosevic); Nikola Sainovic, Milan Milutinovic, Valdislav Jovanovic (esponenti di spicco del passato regime). I verbali di tali interrogatori furono inviati in Italia ma possono essere utili anche a Belgrado, assieme, per esempio, al “Rapporto Torkildsen”, dal nome dell’investigatore finanziario norvegese Morten Torkildsen, che ha ricostruito, su incarico del procuratore capo del Tribunale dell’Aja (TPI), Carla Del Ponte, l’entità e le movimentazioni dei fondi neri di Milosevic nelle banche e in varie “società fantasma” cipriote.
Le dichiarazioni del ministro della giustizia serbo lasciano ben sperare per un rapido accoglimento delle rogatorie avanzate dalla commissione parlamentare d’inchiesta lo scorso marzo.
L’intenzione delle autorità serbe di collaborare a 360 gradi con le autorità italiane, tedesche, greche, cipriote, britanniche e con il TPI rappresenta anche un ottimo biglietto da visita per un’Unione di Serbia e Montenegro che intende entrare il prima possibile nell’Unione Europea.
Come piccolo contributo al lavoro degli inquirenti serbi, spedirò all’ambasciata serba a Roma copie del mio libro sull’affaire Telekom Serbia e altra documentazione, che nei mesi scorsi avevo già provveduto a consegnare agli inquirenti torinesi e ai membri della commissione parlamentare d’inchiesta.”.
11 luglio 2003
Da “La Stampa” (“Telekom Serbia, per Paoletti arresti domiciliari – Dalla Procura di Torino richiesta di estradizione alla Svizzera del faccendiere Marini”)
“Mossa a sorpresa della magistratura torinese arresti domiciliari dell’avvocato Fabrizio Paoletti e richiesta di estradizione alla Svizzera (dov’è detenuto) di Igor Marini, per trasferirlo in un carcere italiano… Manca la coda dei 450 miliardi di lire che Marini assicura di aver fatto avere a Prodi, Fassino e Dini. Per il resto, emergono curiose coincidenze fra le garanzie bancarie del Sudest asiatico che impinguano la sua ricostruzione dell’affaire Telekom e questa storia che ha procurato all’ex tandem Paoletti-Marini una pesante accusa per truffa, ricettazione e associazione per delinquere. Siccome quest’ultimo reato prefigura il concorso di almeno tre persone, ecco che si scopre che le misure di custodia cautelare riguardano altri due personaggi, che ieri mattina non sono stati trovati dalla Guardia di Finanza ai rispettivi indirizzi…
Primo fatto la magistratura torinese ha ricevuto “per competenza territoriale” da quella romana gli atti di un fascicolo nato dalle accuse e controaccuse fra Marini e Paoletti e sul cui contenuto si è avuta larga eco nelle audizioni dei due a Palazzo San Macuto. La Procura di Roma si è semplicemente spogliata dell’inchiesta perché a Torino, all’epoca dei fatti, vi era ancora la sede legale di Telecom Italia? … La versione Marini entra in questa inchiesta dal portone di Palazzo San Macuto. Il procuratore capo Marcello Maddalena e l’aggiunto Tinti vanno a interrogarlo a Berna il 19 maggio. A Torino, intanto, si convocavano la prima e seconda moglie del faccendiere. Anche l’avvocato Paoletti, come testimone, è stato sentito più volte. Pochi giorni fa arrivano a Torino gli atti romani e matura in fretta la richiesta di una misura cautelare su cui decide – a riprova che non si tratta di un fatterello secondario – il giudice Francesco Gianfrotta, presidente facente funzioni dell’ufficio dei gip. Ieri lo scenario dell’inchiesta si sposta completamente a Roma per la novità degli arresti domiciliari dell’avvocato … e il trasferimento nella capitale del procuratore capo torinese e dei pm Roberto Furlan e Paolo Storari. A fine giornata erano ancora in corso perquisizioni e interrogatori. Stamane è previsto quello di Paoletti…".
10 luglio 2003
Il giorno prima la Commissione parlamentare ha sentito il Dr. Massimo Gentili, dirigente Eriksson, e il Dr. Mario Agliata, dirigente Telecom.
Da “Libero” (“Spesi 60 miliardi di lire per far funzionare i telefoni di Milosevic. Ne bastavano 30 – Alla Ericsson Italia il doppio del prezzo chiesto dalla casa madre per la manutenzione”)110
“… Mario Agliata, segretario verbalizzante nel consiglio d’amministrazione di Stet International all’epoca dell’acquisto di Ts, è stato molto sicuro nelle sue dichiarazioni. Secondo Agliata l’affare TS non poteva non essere noto al governo italiano e, in particolare, al ministero degli Esteri… l’ex dirigente, inoltre, ha spiegato che un affare da 1500 miliardi mai poteva essere inserito tra le voci “varie ed eventuali” del consiglio d’amministrazione di Stet. Secondo Agliata c’erano tutti i presupposti negativi per far riflettere sulla definizione di quell’operazione. “Io … i miei soldi mai li avrei investiti in quella misura e in quel contesto”… Il presidente della commissione Enzo Trantino si è detto soddisfatto. L’audizione di Agliata “ha permesso di acquisire circostanze di grande rilievo per definire il quadro delle responsabilità politiche”. Trantino ha detto di considerare “quella di oggi una delle audizioni più significative tra quelle sinora svolte, almeno per la lealtà e la chiarezza del dichiarante”.111
Ma ieri è stata anche la volta di Massimo Gentili, all’epoca dei fatti direttore della Eriksson per le stazioni mobili… La EriKsson cura per la Telecom Italia dei lavori di manutenzione, restauro e modernizzazione delle stazioni telefoniche. Il settore guidato dal dottor Gentili è quello che ha curato i lavori fatti proprio dalla Eriksson a Belgrado per rimettere a nuovo le stazioni davvero malandate delle telecomunicazioni di Slobodan Milosevic. Quanto sono venuti a costare questi lavori? Circa 60 miliardi di vecchie lire. Dunque, non pochi soldi. Il presidente Trantino si è voluto soffermare con qualche domanda proprio sui costi dei lavori fatti dalla Eriksson su mandato Telecom Italia. In particolare, Trantino ha chiesto al dottor Gentili delle chiarificazioni su un presunto diverso preventivo fatto non dalla Eriksson Italia, bensì direttamente dalla direzione svedese dell’azienda di comunicazioni. Secondo questo presunto preventivo fatto direttamente in Svezia, il costo della ristrutturazione della TS sarebbe stato un bel po’ più basso 30 miliardi e, dunque, esattamente la metà rispetto ai 60 miliardi versati. Il dottor Gentili, però, ha negato l’esistenza di questo secondo preventivo o, almeno, ha detto di non esserne a conoscenza.
C’è, però, un secondo elemento interessante dell’audizione dell’ex direttore della Eriksson… il dottor Gentili non seguì direttamente i lavori … se ne interessava Maurizio Tucci, che era il responsabile della Eriksson per i lavori fatti all’estero per conto di Telecom Italia. Così è stato per i lavori fatti in Bolivia, Brasile, Cuba. Il dottor Tucci … è già stato ascoltato dalla commissione e ha negato proprio quello che ieri ha affermato Gentili. Le loro dichiarazioni sono, dunque, tra loro in contrasto e in contraddizione. Non è la prima volta che accade. E non è questo l’unico aspetto interessante dell’audizione di ieri. Il dottor Tucci, infatti, conosce la signora Dini, come ha precisato lo stesso Gentili…”.
TELEKOM SERBIA/MANFREDI (RADICALI) “COMPLIMENTI A PANSA CHE, SU “L’ESPRESSO”, CHIEDE A PRODI, DINI E FASSINO DI ANDARE IN COMMISSIONE …
… E GASPARRI SI OCCUPERA’ “QUOTIDIANAMENTE” DEL CASO (MEGLIO TARDI CHE MAI)”
Giulio Manfredi (Comitato Nazionale Radicali Italiani, autore del libro “Telekom Serbia – Presidente Ciampi, nulla da dichiarare?”, stampalternativa.it/edizioni speciali) ha così commentato l’articolo di Giampaolo Pansa “Per favore, aiutateci a sapere la verità” che appare sul settimanale “L’Espresso” in edicola
“Finalmente, a sei anni dall’affaire Telekom Serbia, a due anni e mezzo dagli articoli de “La Repubblica” e dall’apertura dell’inchiesta torinese, a un anno dall’inizio dei lavori della commissione parlamentare d’inchiesta, un’autorevole giornalista di sinistra chiede pubblicamente agli esponenti dell’Ulivo coinvolti politicamente nell’affaire di andare a dire quello che sanno in commissione. E’ una presa di posizione importante, che mi auguro sia presa seriamente in considerazione dai destinatari dell’invito. Io l’avrei esteso anche al Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, che all’epoca era, a pieno titolo, esponente di rilievo del governo Prodi, ministro del Tesoro, proprietario al 64% di STET/TELECOM; per garantire la carica istituzionale del Presidente, l’audizione potrebbe trasformarsi in “spontanee dichiarazioni”, come consigliato dal senatore Cossiga, che ha richiamato un precedente che lo riguardò personalmente.
Ricordo che il 27 novembre 2002, quando sono stato sentito dal Procuratore aggiunto di Torino Bruno Tinti, ho depositato in Procura una formale richiesta affinchè venissero “assunti a sommarie informazioni testimoniali” seguenti cittadini Carlo Azeglio Ciampi; Romano Prodi, Mario Draghi, Enrico Micheli, Lamberto Dini e Piero Fassino (oltre a sei esponenti del regime di Milosevic). Il 5 febbraio 203, quando la commissione parlamentare ha audito il sottoscritto e gli europarlamentari radicali Benedetto Della Vedova e Gianfranco Dell’Alba, abbiamo richiesto che i suddetti cittadini fossero sentiti anche dalla commissione stessa. Marini era ancora, allora, uno sconosciuto addetto alle pulizie in una fabbrichetta lombarda…
Per quando riguarda la durissima presa di posizione del ministro Gasparri, che ha annunciato che si occuperà d’ora in avanti “quotidianamente” del caso Telekom Serbia, avrei preferito che, sei anni fa, il deputato di opposizione Gasparri si fosse occupato quotidianamente, assieme alle altre centinaia di deputati del Polo, di denunciare lo sperpero dei soldi dei cittadini italiani appena avvenuto, e non avesse lasciato solo, a gridare nel deserto del Palazzo, l’unico parlamentare radicale, il senatore Piero Milio (autore di un’interrogazione, il 25 giugno 1997, a Ciampi e Maccanico che attende ancora risposta)… ma non si può pretendere da Gasparri una tenacia e una durata radicali!”.
Torino, 22 agosto 2003
Bravo Giulio.
Turko
TELEKOM SERBIA/MANFREDI (RADICALI) “L’ON. BONDI COME DON ABBONDIO IL CORAGGIO UNO NON SE LO PUO’ DARE …”.
Giulio Manfredi (Comitato Nazionale Radicali Italiani, autore del libro “Telekom Serbia – Presidente Ciampi, nulla da dichiarare?”, stampalternativa.it/edizioni speciali) ha commentato così l’intervista di Radio Radicale all’on. Sandro Bondi, in cui il portavoce di Forza Italia ha escluso qualsiasi coinvolgimento dell’attuale Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, nella vicenda Telekom Serbia
“L’on. Bondi parte bene, ponendo il problema delle responsabilità politiche degli “esponenti del centrosinistra che hanno governato l’Italia nella passata legislatura” nel non aver fatto nulla per impedire che la STET/TELECOM finanziasse Milosevic, nel giugno ’97, attingendo dalle bollette e dalle tasse dei cittadini italiani. Ma uno di quegli esponenti del governo Prodi era, a pieno titolo, Carlo Azeglio Ciampi, ministro del Tesoro dal 1996 al 1999 e dal novembre ’96 all’ottobre ’97 azionista totalitario di STET/TELECOM. “Escludere categoricamente che si possa tirare in ballo in questa vicenda la figura del Presidente della Repubblica”, come fa e dice Bondi, significa rendere poco credibile la sua stessa denuncia politica.
Il settimanale italiano più letto, “Panorama”, dedica questa settimana l’editoriale di apertura al caso Telekom, ponendo gli stessi interrogativi di Bondi ma avendo il buon senso di nominare anche il ministero del Tesoro; ed è bastato che il TG “StudioAperto” e “Serenissima TV” dedicassero un po’ di spazio al mio libro perché decine di cittadini lo richiedessero al sito di Stampa Alternativa o direttamente alla sede radicale di Torino.
Suvvia, on. Bondi, smentisca Don Abbondio; il coraggio uno se lo può dare!”.
Torino, 20 agosto 2003
Editoriale di “Panorama” (“Una domanda sul caso Telekom”)
“Dimentichiamo per un momento il “conte Igor”, al secolo Igor Marini, e i lavori della commissione parlamentare. Con i loro veleni e il loro copione che a tratti somiglia a un remake di Febbre da cavallo con i nomi di Mortadella, Cicogna e Ranocchio al posto degli indimenticati Soldatino, King e D’Artagnan. Scriviamo piuttosto su un foglio questa cifra 878 miliardi di lire. E proviamo a ragionare solo su questo. Su quanto, cio’, la Telecom Italia (all’epoca interamente posseduta dal ministero del Tesoro e quindi finanziata con i soldi degli italiani) pagò nel 1997 al governo di Slobodan Milosevic per avere il 29 per cento della compagnia telefonica jugoslava. Trattavasi di un catorcio dal punto di vista aziendale, chiariamo subito. Non ci sarà bisogno di rimanere in attesa del giudizio della storia per stabilire questo. Basterà anche in questo caso un’altra cifra da aggiungere sul foglio 195 milioni di euro, pari a meno di 378 miliardi di lire, cioè i soldi incassati dalla privatizzazione Telecom Italia nel dicembre 2002 per rivendere ai serbi la quota in Telekom. Significa che a cinque anni di distanza l’azienda italiana si è accontentata di meno, molto meno della metà di quanto aveva speso per entrare in TS. In mezzo a queste due cifre (878 miliardi e 378 miliardi) sono volate mazzette mascherate da intermediazioni, su cui indagano la procura di Torino e la commissione parlamentare. Ma a noi qui non interessa.
Vogliamo però aggiungere che quei soldi il governo italiano li versò a uno stato “canaglia” guidato da un dittatore “canaglia”, per giunta in agonia, che non ha mai governato da sincero democratico ma come un terribile e sanguinario despota (e anche qui non è il caso di scomodare la storia). Vi è quindi un problema da risolvere; di fronte al quale la storia, stavolta sì, deve dare una risposta fu eticamente giusto quell’affare, concluso nella consapevolezza del regime che andava a sostenere?
In attesa del giudizio, non è azzardato pensare come la canea e l’acribia solitamente riservate a Silvio Berlusconi si sarebbero scatenate se a capo di quel governo ci fosse stato lui e non Romano Prodi. L’effetto mediatico sarebbe stato devastante per il Cavaliere. E allora, messe da parte le vicende su cui indagano magistratura ordinaria e commissione parlamentare, il responsabile dell’esecutivo in carica nel 1997 e i collaboratori che condussero l’affare potrebbero di grazia rispondere a questa domandina ma perché accettaste di pagare una cifra così esorbitante a quella “canaglia” di Milosevic per quel catorcio della Telekom Serbia?
Post scriptum addressed to our distinguished colleagues of The Economist what about a cover story with a large picture of Mr Prodi and a couple of questions on the Telekom Serbia affaire?”.
A pag. 53, pezzo di Augusto Minzolini "Guarentigia totale - Prodi e gli attacchi su Telekom Serbia".
18 agosto 2003
Il TG “StudioAperto” (ItaliaUno) ha mandato in onda nell’edizione delle 1225 un’intervista al sottoscritto sul libro; il giornalista non ha nominato mai il titolo completo (peraltro, chiaramente visibile) ma è passata la denuncia radicale sulle responsabilità politiche del governo Prodi, Ciampi compreso.
E' stato indicato anche il sito dove si può trovare il libro (www.stampalternativa.it/edizioni speciali).
Da "Europa" (quotidiano della Margherita)
"Un detenuto che si sente amato"
"Si moltiplicano le visite nelle carceri. Preoccupati per le condizioni dei detenuti a Ferragosto? Non proprio. Qui ci si preoccupa soprattutto delle condizioni di un detenuto solo, e non è Sofri. Dopo i commissari della Telekom Serbia e dopo un deputato di AN con allegata giornalista di Libero, ieri Igor Marini ha ricevuto nella sua cella a Torino un drappello di radicali. "C'è sembrato il più contento di tutti quelli che stanno alle Vallette. Gli piacciono il cibo, le cure e le letture. E' ringiovanito." Buon per lui. Passata l'ossessione di essere ucciso dai killer ulivisti, si sente finalmente utile e amato. Speriamo che duri.".
TELEKOM SERBIA/RADICALI “IGOR MARINI E’ IL DETENUTO PIU’ CONTENTO CHE ABBIAMO INCONTRATO NEL CARCERE DELLE VALLETTE”.
“IL MINISTRO CASTELLI INTERVENGA SULLA MANCATA ISTITUZIONE NEI TRIBUNALI ITALIANI DELLA CASSA DELLE AMMENDE”.
Una delegazione radicale (composta dal consigliere regionale Bruno Mellano e da Giulio Manfredi e Iolanda Casigliani, membri del Comitato Nazionale Radicali Italiani) ha visitato questa mattina il carcere torinese delle Vallette. I radicali hanno distribuito all’interno del carcere copie del modulo per richiedere l’ “indultino” (disponibile su www.radicali.it) e hanno cercato di soddisfare le numerose richieste di chiarimento dei detenuti sull’ambito di applicazione della nuova legge.
Al termine del giro nell’istituto, Mellano e Manfredi hanno visitato brevemente il signor Igor Marini, per sincerarsi esclusivamente sulle sue condizioni di sicurezza e di salute. Marini è apparso rilassato e in ottima forma, in maglietta e calzoncini corti; si è dichiarato “molto soddisfatto” delle misure di sicurezza (rigorosissime) che sono state attuate nei suoi confronti; rispetto ai problemi di salute, ha detto che, finalmente, i medici del carcere erano riusciti a trovare una terapia adeguata e non un semplice palliativo come era stato finora. Rispetto alle letture (Marini, ricordiamolo, non ha accesso né alla TV né ai giornali), i radicali gli hanno chiesto se aveva abbandonato i libri su Socrate e Platone per qualcosa di più leggero; Marini ha risposto che alterna i classici latini e greci con il libri sulle avventure di Fantozzi, che “seppur tragiche, mi aiutano a rilassarmi”. Mellano e Manfredi hanno replicato che Socrate e Platone non erano alla loro portata; Marini ha risposto “Ma il vostro capo Pannella è uomo di grande cultura, l’ho conosciuto negli anni ’80 ad una marcia da Porta Pia…”.
I radicali hanno constatato che la faccia di Marini era molto più rilassata rispetto a quella vista sui giornali ma sono stati interrotti bruscamente dagli uomini del GOM (il nucleo speciale della sicurezza) che hanno intimato “Dei giornali qui non si parla…”.
Dopo essersi accomiatati da Marini, al momento di lasciare il carcere, i radicali hanno regalato al vicedirettore e al comandante degli agenti di polizia penitenziaria copie del libro “Telekom Serbia – Presidente Ciampi, nulla da dichiarare?” (www.stampalternativa.it /edizioni speciali), di Giulio Manfredi.
Negli incontri avuti in carcere, Iolanda Casigliani ha sottolineato l’importanza di attuare finalmente il regolamento penitenziario (DPR 230/2000, artt. 121<130) anche per quanto concerne la cosiddetta “cassa delle ammende”, un fondo che dovrebbe servire a finanziare progetti di studio, lavoro, assistenza alle famiglie sia dei detenuti sia dei liberandi (per esempio, quelli che usciranno grazie all’indultino)
“Ho richiesto a tutti i tribunali d’Italia se avessero istituito, ai sensi di legge, la “cassa delle ammende”; finora ha risposto la metà dei tribunali, e le risposte sono negative al 90%. Chiediamo al ministro della Giustizia, che ha già pronosticato il fallimento dell’indultino, di intervenire per l’attuazione di una legge che permetterebbe alle migliaia di cittadini che usciranno dalle carceri nei prossimi mesi di ottenere l’aiuto necessario a rifarsi una vita, ad impedire loro di rientrare nel mondo criminale.”.
Domani, il consigliere regionale Mellano passerà la mattinata di Ferragosto nel carcere minorile di Torino “Ferrante Aporti”.
Torino, 14 agosto 2003
TELEKOM SERBIA/RADICALI “TRANTINO OGGETTO DI ATTACCHI VERGOGNOSI … MA SBAGLIA NELL’ASSOLVERE IL TESORO DALLE RESPONSABILITA’ POLITICHE”
Giulio Manfredi (Comitato Nazionale Radicali Italiani, autore del libro “Telekom Serbia – Presidente Ciampi, nulla da dichiarare?”, stampalternativa.it/edizioni speciali) ha così commentato i nuovi attacchi della Margherita al presidente della Commissione parlamentare su Telekom Serbia, on. Enzo Trantino, nonché l’intervista rilasciata dallo stesso a “Il Giorno”
“Mentre gli esponenti dei Ds (Calvi, Violante) continuano a rivolgere al presidente Trantino critiche dure ma comunque “politiche”, gli esponenti della Margherita si esercitano, a turno, nel “tiro al Trantino”; oggi è la volta dell’on. Fioroni, con l’accusa di nepotismo; chi tocca Prodi muore…
Non abbiamo lesinato in questi mesi gli apprezzamenti per la corretta conduzione della commissione da parte del presidente Trantino (peraltro, i resoconti stenografici delle audizioni sono a disposizione dei cittadini sul sito del Parlamento). Non lesiniamo oggi a Trantino la nostra perplessità rispetto a quanto da lui dichiarato nell’intervista a “Il Giorno” (“…E’ stato dimostrato dal direttore generale, il professor Draghi, che il Tesoro veniva saltato nelle informazioni, sicchè il capo dello Stato non sapeva nulla. C’è chi vuole mestare per coinvolgere il presidente che deve essere risparmiato persino dall’alone del sospetto, visto che noi abbiamo il senso dello Stato e le carte non consentono di chiamarlo in causa…”).
Il Dr. Draghi è stato audito dalla Commissione il 30 aprile scorso; ha sostenuto di aver saputo di Telekom Serbia solo nell’ottobre 1997; il sottoscritto lo aveva saputo, leggendo “Panorama”, a giugno, mentre l’ “eminenza grigia” del Tesoro, l’uomo che stava lavorando con Ciampi alla “madre di tutte le privatizzazioni”, non sapeva che una controllata di Telecom stava consegnando 900 miliardi di lire ad un certo Slobodan Milosevic in cambio di una partecipazione minoritaria in una società creata in tutta fretta dal regime serbo solamente per incamerare i soldi degli italiani e dei greci, vitali per la propria sopravvivenza? A non credere a Draghi non ci sono solo i radicali; rimando alle dichiarazioni fatte dal Dr. Mario Agliata (responsabile direzione affari societari di STET International, sentito anche dalla Procura di Torino nel maggio 2001) nel corso della sua lunga e importante audizione (9, 15 e 23 luglio). E ancora il Dr. Draghi ha sostenuto che il Tesoro non aveva rappresentanti nel consiglio di amministrazione di STET/TELECOM, mentre il Dr. Lucio Izzo, sentito il 16 ottobre 2002, ha affermato testualmente che rappresentava il Tsoro nel consiglio di amministrazione della Stet che, il 6 giugno 1997, diede il via libera all’operazione Telekom Serbia; chi mente, Draghi o Izzo?
Forse, molto più semplicemente, l’on. Trantino mette le mani avanti rispetto agli sviluppi della polemica politica un centro-destra che mette, giustamente, il dito sulle responsabilità politiche degli esponenti del governo Prodi nell’aver finanziato Milosevic con i soldi dei cittadini italiani, sarà costretto, volente o nolente, ad associare alla “triade” (Prodi, Dini e Fassino) il nome “Ciampi”; se non lo farà, non sarà credibile agli occhi del suo stesso elettorato.”
Torino, 13 agosto 2003
Il mio comunicato di ieri è stato ripreso in parte dal "corriere della sera".
Importante pezzo su "Il Sole 24 ore" di oggi "Non merita santuari l'affaire con Belgrado" di Lodovico Festa (pag. 10).
TELEKOM SERBIA/RADICALI “IMPORTANTE L’APERTURA DEL DIESSINO CALVI RISPETTO ALLE AUDIZIONI DI PRODI, FASSINO E DINI … MOLTO MEGLIO DEGLI ANATEMI DELLA MARGHERITA … E IL NUOVO “SUPERTESTIMONE” E’ GIA’ STATO RIMANDATO A SETTEMBRE DALLA COMMISSIONE.”
Giulio Manfredi (Comitato Nazionale Radicali Italiani, autore del libro “Telekom Serbia – Presidente Ciampi, nulla da dichiarare?, stampalternativa.it) ha così commentato le diverse prese di posizione degli esponenti dell’Ulivo
“Per fortuna, nel centro-sinistra c’è chi ha ancora la forza, nonostante il caldo, di ragionare e di evitare grida scomposte; il vice-presidente della Commissione Telekom Serbia, il diessino Guido Calvi, si dichiara “per nulla contrario” alle audizioni in Commissione di Prodi, Dini e Fassino, ponendo solamente il giusto problema di evitare un’audizione a ridosso delle dichiarazioni di Marini, senza averle verificate con i documenti svizzeri; non per niente, i radicali avevano richiesto tali audizioni già nel gennaio scorso (e alla Procura di Torino nel novembre 2002) … oltre all’audizione del presidente Ciampi, che potrebbe essere resa sotto forma di “spontanea dichiarazione”, come suggerito dal senatore Cossiga…
Non passa giorno, invece, che un petalo diverso della Margherita si produca in accuse e anatemi nei confronti della commissione d’inchiesta, fino ad arrivare, con Marina Magistrelli, a chiedere le dimissioni del presidente Trantino; dimostrarsi più realisti del re (Prodi) è un gioco in voga anche nella Seconda Repubblica …
E sul nuovo supertestimone apparso sui giornali, è utile andare a leggersi quanto appare sul resoconto stenografico della seduta della Commissione parlamentare del 6 agosto
“… (Presidente Trantino) Comunico che la Commissione ha acquisito i seguenti atti segreti documentazione consegnata alla Commissione in data 31 luglio 2003 dal signor Antonio Volpe, a ciò delegato dal signor Giovanni Romanazzi, contenente elementi di possibile interesse per l’attività della Commissione, destinata ad un compiuto esame e classificata segreta su espressa richiesta del signor Volpe …Comunico che la Commissione ha altresì acquisito i seguenti atti liberi … una lettera (del) procuratore della Repubblica di Torino, dottor Marcello Maddalena, pervenuta via fax in data 5 agosto 2003, con la quale si richiede alla Commissione di trasmettere alla procura di Torino copia della documentazione prodotta e delle eventuali dichiarazioni rese da Volpe Antonio. Sarebbe assolutamente irresponsabile trasmettere atti di cui non abbiamo ancora conoscenza. Quindi, dopo l’opportuno esame da parte dei commissari, nella prima seduta utile, il 12 settembre, data in cui avrà luogo una riunione dell’ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, decideremo in ordine alla trasmissione degli atti alla procura di Torino…”.
Il nuovo supertestimone è stato rimandato a settembre!”.
Torino, 12 agosto 2003
TELEKOM SERBIA/RADICALI “HA RAGIONE IL VICEPRESIDENTE DEL SENATO, ON. CALDEROLI I MINISTRI CHE AVALLARONO IL FINANZIAMENTO A MILOSEVIC DEVONO CHIEDERE SCUSA AGLI ITALIANI… CIAMPI COMPRESO!”.
Il leghista Roberto Calderoli, vicepresidente del Senato, ha dichiarato “Quello che mi sarei aspettato dai ministri, dai sottosegretari del settore e dal loro presidente di allora sarebbero state le scuse al popolo per l’ormai accertato sperpero del denaro pubblico verificatosi nell’affare chi non si è accorto o non è intervenuto o non ha avuto un ruolo attivo nella vicenda ha comunque una responsabilità politica che deve assumersi” (“La Padania”, 10/08/03).
Giulio Manfredi (Comitato Nazionale Radicali Italiani, autore del libro “Telekom Serbia – Presidente Ciampi, nulla da dichiarare?”, stampalternativa.it) ha così commentato le parole di Calderoli
“Le occasioni per i radicali di essere d’accordo con quanto fa o dice l’on. Calderoli sono così rare che non possiamo lasciarle cadere. Il vicepresidente del Senato pone giustamente il problema delle responsabilità politiche relative a un’operazione che comportò il lauto finanziamento di un dittatore, Slobodan Milosevic (che solo sei mesi prima aveva annullato le elezioni amministrative in Serbia solamente perché le aveva vinte l’opposizione democratica…), grazie ai soldi delle bollette e delle tasse dei cittadini italiani. Fra quei “ministri” evocati da Calderoli rientra a pieno titolo l’attuale Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, che allora, in veste di ministro del Tesoro, deteneva il controllo del 64% di Telecom Italia.
L’on. Trantino, in un’intervista recente a Radio Radicale, ha detto di credere a quanto dichiarato in Commissione dal Dr. Mario Draghi, direttore generale del Tesoro, che ha affermato di aver saputo di Telekom Serbia nell’ottobre 1997, quattro mesi dopo la conclusione dell’affaire. Come è possibile che l’ “eminenza grigia” Draghi non sapesse nulla di Telekom Serbia mentre ne erano al corrente i radicali senzapotere, a cui bastò leggere un articolo di “Panorama” per far fare un’interrogazione parlamentare, il 25 giugno 1997, al loro unico parlamentare, il senatore Piero Milio?!
Ricordo che quando scoppiò lo scandalo, nel febbraio 2001, il portavoce di Prodi negò, sulle prime, l’esistenza dell’interrogazione radicale, per poi correggersi e comunicare che, l’8 luglio 1997, il Ministro per i Rapporti con il Parlamento (on. Giorgio Bogi) aveva inviato il seguente telex “all’on. Ministro Tesoro et conoscenza on. Ministro Affari Regionali e Ministero Trasporti et Navigazione-gabinetto Pregasi voler rispondere at atto sindacato ispettivo n. 4-06641 Sen. Milio concernente privatizzazione Stet” (è perlomeno singolare che il nome “Telekom Serbia” non compaia nel testo ufficiale…). Dal telex era stato escluso il ministero delle Poste (on. Antonio Maccanico, i suoi sottosegretari erano Michele Lauria e Vincenzo Vita), che aveva già ricevuto direttamente il testo dell’interrogazione.
Sono passati sei anni ma una risposta a quell’interrogazione da parte dell’ex ministro del Tesoro ed attuale Presidente della Repubblica è quantomai necessaria ed urgente; i radicali la attendono dal 1997 e non hanno aspettato a chiederla né il signor Marini né l’on. Taormina.”.
Torino, 11 agosto 2003
Bravo Giulio.
Tra l'altro
tentativi di screditare il lavoro della commissione con le stesse argomentazioni utilizzate da Previti nei confronti del tribunale di Milano (e l’accanimento dell’ “Espresso” contro Igor Marini ricorda quello dei giornali della destra contro Stefania Ariosto…).
è una verità tanto grottesca da riuscire a mettere del comico in questa faccenda di per sè per nulla allegra. Molto spassoso l'editoriale sul Foglio di oggi, dedicato a questa imbarazzante simmetira.
TELEKOM SERBIA/RADICALI “FRA FUGHE DI NOTIZIE E VELENI, DIVENTA SEMPRE PIU’ URGENTE E NECESSARIA L’AUDIZIONE DA PARTE DELLA PROCURA DI TORINO E DELLA COMMISSIONE DI PRODI, DINI E FASSINO… E DEL PRESIDENTE CIAMPI, IL CUI SILENZIO DIVENTA SEMPRE PIU’ INSOSTENIBILE”.
Giulio Manfredi (Comitato Nazionale Radicali Italiani) ha dichiarato
“Il panorama dopo l’audizione di Igor Marini è sconfortante fughe di notizie che dovevano rimanere segrete e richieste sommarie di arresto da una parte; tentativi di screditare il lavoro della commissione dall’altra, con le stesse argomentazioni utilizzate da Previti nei confronti del tribunale di Milano (e l’accanimento dell’ “Espresso” contro Igor Marini ricorda quello dei giornali della destra contro Stefania Ariosto…).
Noi radicali non ci siamo mai prestati a questo gioco al massacro e non abbiamo aspettato la comparsa del signor Marini per cercare di fare opera di verità; dal 1997 indichiamo le precise responsabilità politiche degli esponenti del governo Prodi nell’aver avallato, con atti e omissioni, un’operazione scellerata sia politicamente che economicamente; abbiamo scritto un libro sulla vicenda (l’unico finora esistente); nel novembre 2002, quando, dopo venti mesi d’attesa, siamo stati ascoltati dalla Procura di Torino, abbiamo chiesto che fossero sentiti Prodi, Ciampi, Dini, Fassino, Draghi e Micheli, nonché, tramite rogatoria, esponenti del regime di Milosevic (Tomic, Kertes, Beko, Sainovic e Vucic, oltre all’italiano Di Stefano); identica richiesta abbiamo fatto alla commissione parlamentare, che ci ha auditi nel gennaio e febbraio scorsi.
Ieri, grazie alla nostra manifestazione davanti al carcere di Torino, le TV nazionali hanno dedicato pochi secondi e fotogrammi alla nostra iniziativa; per la prima volta, milioni di cittadini italiani hanno potuto collegare il nome del loro Presidente alla vicenda Telekom Serbia.
Dopo quanto successo ieri, dopo le nuove insinuazioni di oggi (vedi il passaggio di “Libero” sui presunti “buoni rapporti” fra il Presidente e l’avvocato Paoletti), il silenzio di Ciampi diventa sempre più insostenibile…”.
Torino, 8 agosto 2003
Il libro “Telekom Serbia – Presidente Ciampi, nulla da dichiarare?” è disponibile sul sito www.stampalternativa.it (edizioni speciali) oppure lo si può ottenere telefonando allo 011/2309006 (Associazione Radicale Adelaide Aglietta di Torino). Costo 10 euro.
DOMANI, A TORINO, MANIFESTAZIONE RADICALE DAVANTI AL CARCERE DELLE VALLETTE “PRESIDENTE CIAMPI, IL DOVERE DELLA MEMORIA DEVE VALERE ANCHE PER TELEKOM SERBIA!”.
Domani, giovedì 7 agosto, dalle ore 1000 alle ore 1200, i militanti del Partito Radicale transnazionale terranno una manifestazione di fronte all’ingresso del carcere delle Vallette di Torino (via Pianezza n. 300), in concomitanza con la presenza all’interno dell’istituto di una delegazione della commissione parlamentare d’inchiesta su Telekom Serbia, che procederà all’interrogatorio del sig. Igor Marini.
I radicali esporranno un grande striscione con la scritta “Telekom Serbia – Presidente Ciampi, nulla da dichiarare?”.
Giulio Manfredi (autore del libro “Telekom Serbia – Presidente Ciampi, nulla da dichiarare?”, stampalternativa.it, edizioni speciali), ha motivato così l’iniziativa radicale
“Commemorando, quattro giorni fa, le vittime della strage di Bologna del 2 agosto 1980, il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, si è richiamato a “un dovere che forma il contenuto di un preciso impegno civile, il dovere della memoria”. Questo dovere deve valere per tutti i cittadini italiani e rispetto a ogni avvenimento passato della nostra nazione; altrimenti, sarebbe un dovere puramente retorico ed ipocrita.
Per questo, da cittadino italiano prima ancora che da militante radicale, chiedo al mio Presidente di pronunciare, finalmente, parole di verità rispetto a quei 900 miliardi di lire dei cittadini che (tramite Telecom Italia, allora ancora in mano pubblica) furono consegnati il 10 giugno 1997 dal governo Prodi a Slobodan Milosevic, già allora tristemente noto per le stragi compiute in Croazia e in Bosnia, e che utilizzò i soldi e la tecnologia italiani anche per preparare la successiva pulizia etnica in Kosovo.
Carlo Azeglio Ciampi era allora ministro del Tesoro e, in tale veste, controllava il 64% di Telecom Italia. Il dovere della memoria gli impone di dire agli italiani se era o non era al corrente dell’operazione Telekom Serbia; il dovere della memoria gli impone, comunque, di scusarsi pubblicamente con i cittadini italiani e con i cittadini serbi per non essersi opposto ad un’operazione politicamente scellerata, ben più riprovevole delle tangenti eventualmente pagate.
In Europa ci sono stati già potenti che hanno esercitato il dovere della memoria, fino alle estreme conseguenze nell’aprile 2002, il governo olandese si è dimesso in blocco per non aver saputo impedire, nel 1995, la strage di Srebrenica. Al mio Presidente non chiedo le dimissioni; chiedo una precisa assunzione di responsabilità, per dare senso e significato alle sue alte e nobili parole.”.
Torino, 6 agosto 2003
5 agosto 2003
Dal “Corriere della Sera” (“TS, il centrodestra accelera e l’Ulivo se ne va”)
“La commissione che indaga sull’affare TS perde una metà. I rappresentanti dell’Ulivo hanno scritto ai presidenti di Senato e Camera per annunciare loro che diserteranno la seduta di domani e che non parteciperanno alla trasferta di giovedì voluta dai colleghi della CdL per interrogare il “promotore finanziario” Igor Marini … L’accelerazione imposta dal centrodestra ai lavori della commissione ha fatto alzare le barricate all’Ulivo. Tanto da indurre Giovanni Kessler (Ds), Michele Lauria (Margherita) e Giampaolo Zancan (verdi) a protestare con Pera e Casini, accusando il presidente della commissione Enzo Trantino (AN), finora risparmiato dalle critiche, di aver consentito “un cumulo di irregolarità”. Trantino ha replicato con pacatezza “Faccio il mio dovere. Il nervosismo manifestato nei confronti di questa trasferta lascia turbati. Perché temere una verifica se siamo tutti alla ricerca della verità? L’assenza, poi, non trova mai giustificazione nell’esercizio di una funzione”. Pera e Casini, dunque, hanno preso atto delle accuse mosse dall’Ulivo “Stanno accadendo cose veramente inquietanti nella commissione, abbiamo il timore che ci sia una manovra dall’esterno per condurre e condizionare i lavori” dice Kessler. Le presunte irregolarità riguardano le modalità con cui sono state deliberate la trasferta di Torino e l’acquisizione di nuovi documenti bancari, giunti in commissione che, giovedì, potrebbero essere utilizzati per interrogare Marini…
… In mancanza delle carte svizzere, sotto sequestro a Lugano, ecco che alcuni giorni fa si presenta alla commissione un amico ed ex collega di Marini. Si chiama Volpe e deposita un plico con 200 pagine di fotocopie di documenti bancari riferibili a operazioni svolte a San Marino, in Austria e in alcuni paradisi fiscali…”.
Giulio Manfredi (Comitato Nazionale Radicali Italiani) dichiara
“Dopodomani una delegazione della commissione parlamentare d’inchiesta sarà a Torino per interrogare nel carcere delle Vallette il sig. Igor Marini; ci sono ancora i tempi tecnici per permettere ai commissari di ottimizzare la loro trasferta piemontese, recandosi anche nel carcere di Ivrea per audire il sig. Guido Garelli. Il sig. Garelli aveva trasmesso al Partito Radicale una corposa documentazione su alcuni retroscena dell’affaire Telekom Serbia, che avevamo portato a Roma e consegnato alla Commissione parlamentare quando fummo auditi nel febbraio scorso; tale documentazione è stata, su nostra richiesta, classificata “segreta”. I commissari, che giustamente intendono richiedere a Marini precisi riscontri alle sue affermazioni, possono agevolmente fare altrettanto anche rispetto a Garelli.
A tal proposito, mi pare incomprensibile l’atteggiamento dei commissari dell’Ulivo, che hanno notificato ai presidenti delle Camere la loro indisponibilità a partecipare sia all’ultima riunione della Commissione di domani, prima della pausa estiva, sia alla missione in Piemonte di giovedì. I commissari espletano un mandato non di partito ma connesso alla loro funzione di eletti del popolo; rifugiarsi in un nuovo Aventino invece di operare per l’accertamento della verità non mi pare istituzionalmente corretto. A maggior ragione se si considera che il presidente della Commissione, on. Trantino, ha condotto finora i lavori con imparzialità, efficacia ed efficienza; da questo punto di vista, le sue recenti dichiarazioni in cui smentisce categoricamente le voci di una sua prossima nomina a capogruppo di AN alla Camera sono da considerare ben auguranti per un felice proseguimento e un felice esito dei lavori della Commissione.”.
1° agosto 2003
Il giornale francese “Le Monde” pubblica un pezzo dal titolo “En Italie, l’affaire Telekom Serbie, scandale ou affabulations”. L’articolo termina così
“… Une campagne de presse menée essentiellement par le parti radical vise également le président de la république Carlo Azeglio Ciampi, qui, à l’époque des faits, était ministre du Trésor. ».
Dal “Corriere della Sera” (“TS, nuovo mistero consegnati atti sui conti citati da Marini”)
“La commissione TS si spacca sulla decisione di recarsi il 7 agosto a Torino per interrogare in carcere Igor Marini… La decisione di ascoltare Marini è stata presa a maggioranza dall’ufficio di presidenza e l’Ulivo ha annunciato che non parteciperà all’interrogatorio. Ieri è saltata la seduta della commissione che così non ha potuto ascoltare due carabinieri (che avevano raccolto le denunce di Marini) e il consulente finanziario Vatten, un collega di Marini, che avrebbe svolto operazioni bancarie a San Marino. Secondo alcuni commissari della Cdl, prima di lasciare San Macuto, Vatten avrebbe consegnato un plico con “documenti bancari da riscontrare riferibili a operazioni per 5 miliardi” riconducibili a “due dei politici citati da Marini”. Ma il presidente Enzo Trantino (An) smentisce “Non sono arrivati plichi né documenti bancari”…
… La credibilità di Marini ora è al vaglio anche della magistratura di Torino. Igor Marini intreccia confessioni vere ad accuse poco credibili per “trovare un salvacondotto a buon mercato, meglio ancora se con una copertura istituzionale”; è l’opinione espressa dal gip torinese Francesco Gianfrotta nell’ordinanza di custodia cautelare sulla personalità del procacciatore d’affari. Marini viene descritto dal giudice come “schiacciato dai debiti, tendente alla doppiezza” e “come tale portato a ricercare soluzioni individuali ai propri personali problemi, se necessario anche al di fuori di quei contesti di condotte illegali nei quali pure, in precedenza, egli stesso ha scelto di inserirsi. Comunque imbastendo situazioni nelle quali l’apparente volontà di rientrare nel circuito legale, rivelando fatti illeciti (veri) ignorati dall’autorità, sovente si intreccia e si mescola con propalazioni a carico di terzi (a partire dagli ex soci in affari illeciti) ispirate dall’obiettivo di trovare un salvacondotto a buon mercato; meglio ancora se con una copertura istituzionale”.
Da Affaritaliani.it
“… il presidente Enzo Trantino smentisce l’ipotesi che lo vorrebbe prossimo capogruppo alla Camera di AN al posto di Ignazio La Russa, appena nominato coordinatore nazionale del partito di via della Scrofa “Non c’è nulla di vero. Non potrei mai abbinare, anche per ragioni di tempo, il mio incarico di presidente di questa commissione con il ruolo di capogruppo alla Camera. Sono due compiti evidentemente inconciliabili l’uno con l’altro. E non ho alcuna intenzione di lasciare questo mio incarico semplicemente perché, al momento, lo reputo il più prestigioso in assoluto. Stiamo conducendo un’inchiesta importante, in cui abbiamo messo e mettiamo il massimo dell’impegno e dell’energia. Non lascerei mai questa indagine arrivati a questo punto porterò in fondo il mio incarico. Anche perché, lo ribadisco, lo reputo il più prestigioso a cui io possa ambire al momento”.
30 luglio 2003
Da La Repubblica (“Telekom Serbia, per Marini scatta l’estradizione in Italia - I magistrati di Torino “Per noi è un millantatore”)
“Torna Igor Marini, il sedicente “attore”, “conte”, “cavaliere” e,infine, “finanziere d’assalto”… Marini rientra in manette dalla Svizzera, che ieri mattina lo ha estradato, e approda nel carcere delle Vallette di Torino, ma il suo “castello” di accuse crolla proprio nell’ordinanza di custodia cautelare che ha convinto gli elevetici a restituircelo. In 61 pagine, il presidente aggiunto dei Gip torinesi, Francesco Gianfrotta, scrive che le prove raccolte dalla procura subalpina … dimostrano che Igor Marini è un “millantatore”, che i reati da lui compiuti non sono in alcun modo riconducibili “a un’ipotizzata corruzione nell’acquisto di una quota di Telekom Serbia da parte di Telecom Italia nel 1997” e, meno che mai, ai politici indicati dal “faccendiere”… Così, il gip Gianfrotta ne ha chiesto l’arresto e l’estradizione contestando i reati di associazione per delinquere, tentata truffa, ricettazione e falso; ma non invece per riciclaggio, come aveva fatto la giustizia svizzera. Ed è tutta lì, in quella sottile distinzione giuridica, la certezza acquisita dai pm e dal giudice. Infatti, l’unico motivo che potrebbe far parlare di riciclaggio sarebbe l’uso di denaro proveniente da un precedente reato le tangenti appunto. Qualcosa che potrebbe esistere e su cui continueranno a indagare i magistrati torinesi (una settimana fa il gip ha concesso un anno di proroga per il procedimento TS, dopo la richiesta d’archiviazione chiesta dai pm per scadenza dei termini), ma che non riguarda in alcun modo le patacche e le rivelazioni del falso “conte” Marini…”.
23 luglio 2003
In Commissione parlamentare si svolge il seguito dell’audizione del Dr. Mario Agliata e la prima parte dell’esame testimoniale del maresciallo Giuseppe Quaresima.
Da “La Repubblica” (“Segreto violato, indagato il pm Tinti – Il magistrato di TS avrebbe spiato un’altra inchiesta”)
“La procura di Milano ha aperto un fascicolo per violazione di segreto d’ufficio nei confronti di Bruno Tinti, il procuratore aggiunto torinese titolare dell’inchiesta TS. Bruno Tinti è sospettato di aver “curiosato” nel sistema informatico riservato della procura torinese e di aver aperto con la sua password i dati relativi a un’indagine del pm Andrea Padalino. Durante alcune intercettazioni telefoniche, un intermediario si sarebbe vantato di aver chiesto a Tinti di controllare l’esistenza dell’indagine. Di qui la trasmissione degli atti, per competenza, alla procura milanese. Tutta la vicenda nasce all’interno dell’indagine del pm Andrea Padalino, che ha portato in carcere, ieri, per truffa aggravata, il proprietario di sette concessionarie di auto di lusso a Torino, Agostino Tocci (amico di vecchia data proprio di Bruno Tinti) e Sergio Rosso, noto esponente della massoneria del Grand’Oriente d’Italia e consulente personale dell’assessore regionale leghista al Legale e la Commercio estero, Matteo Brigandì…”.
24 luglio 2003
Da Libero (“Telekom Serbia, convocata lady Dini”)
“Sono due, secondo i membri della commissione d’inchiesta su TS, gli elementi che conducono a Donatella Dini. Uno riguarda Natwest, la società inglese di consulenza che ha svolto il ruolo di advisor per la cessione delle quote della società telefonica serba, e l’altra la Ericcson Italia e i lavori che ha svolto per conto di Telecom Italia dopo l’acquisto di TS. I carabinieri di Roma,inoltre, confermano quanto dichiarato da Igor Marini, il grande accusatore di Lamberto Dini, Piero Fassino e Romano Prodi. Cioè che questi ha collaborato per diverso tempo con i carabinieri e a loro ha consegnato un titolo da cento miliardi di lire. Per tutti questi motivi, la commissione TS, dopo aver esaminato i documenti inviati dalla procura di Lucca, ha deciso ieri di convocare la moglie dell’ex ministro degli Esteri… Non sarà sola. Con lei sarà ascoltato anche Curio Pintus. Il faccendiere specializzato nel ripulire denaro sporco si trova in carcere… E’ stato lui, nominandola in una telefonata intercettata nel 1999, a far finire sotto inchiesta a Lucca per concorso in corruzione l’imprenditrice. Nelle trascrizioni delle intercettazioni, tra l’altro, i commissari hanno trovato una nuova traccia. Pintus, oltre a dire di aver “speso molti soldi per la moglie del ministro”, parla infatti della Natwest, cioè dell’advisor utilizzato dai serbi per la cessione di Telekom… Per quel lavoro, pe giunta, Natwest ricevette da TI ben 17 miliardi di lire. La società inglese è dunque sospettata di aver veicolato così dalla Serbia all’Italia i soldi della presunta maxi tangente. Il sospetto è suffragato dal fatto che Pintus fa riferimento nella conversazione a “un credito” che la Natwest avrebbe rilevato da un’altra società per conto della moglie dell’ex leader di Rinnovamento italiano. La commissione TS ha comunque chiesto alla procura di Lucca anche altri atti relativi alle società estere riconducibili a Donatella Dini e, in particolare, a quelle con sede nelle isole Cajman. Si vuole indagare sui rapporti tra queste società off-shore e la Natwest… Ma le accuse alla signora Dini non si fermano qui. C’è un altro filone di inchiesta su cui sta lavorando la commissione. E’ quello che riguarda i lavori effettuati sulla rete telefonica di TS dopo l’acquisto. Furono eseguiti da Ericcson Italia sebbene la sua omologa svedese si fosse offerta di farli a metà prezzo. I commissari sospettano che parte dei 70 miliardi versati siano finiti in mazzette. E di nuovo è saltato fuori il nome della signora Dini. L’amministratore delegato della società, Maurizio Tucci, viene infatti indicato da molti come amico di lady Dini… “Io stessa chiederò di essere ascoltata – ha risposto piccata Donatella Dini – così potrò finalmente denunciare tutta la serie di autentiche persecuzioni delle quali da anni vengo fatta oggetto”. Per l’imprenditrice, infatti, quelle che la riguardano sono “invenzioni e calunnie costruite ad arte”.
Dossier uranio il governo mette il segreto, ma il ministro Frattini non lo sa
Il ministro degli esteri Franco Frattini ha detto che no, non c’è nessun segreto di Stato sui documenti riguardanti il presunto traffico di uranio tra il Niger e l’Iraq. «Mi chiedo se Frattini faccia parte di questo governo» gli ha ribattuto poco dopo Giuseppe Caldarola, deputato diessino che fa parte del Comitato di controllo sui servizi segreti. «Ci deve essere uno stato di straordinaria confusione nel governo - prosegue Caldarola - perché il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Letta ha chiesto davanti al comitato che venisse secretata la seduta, come peraltro previsto dalla legge, e di fronte ad una mia richiesta di produrre tutta la documentazione del Sismi sull'Iraqgate ha sostenuto che su questa documentazione c'è il segreto di Stato».
«Ho trovato altrettanto singolare - ha aggiunto Caldarola - che nel pomeriggio di ieri Frattini abbia dichiarato che la decisione di rendere pubblica o meno la documentazione spettava al presidente del Copaco Bianco e al sottosegretario Letta. Il presidente Bianco ha chiesto la pubblicità degli atti, mentre Letta ha dichiarato che apponeva il segreto di Stato a nome del governo»
Le dichiarazioni di Frattini facevano seguito proprio all’audizione di mercoledì al Comitato di controllo durante il quale, nonostante varie richieste, il Governo aveva negato i documenti e smentito per l’ennesima volta che l’Italia fosse coinvolta nella fabbricazione delle false prove sui traffici di uranio.
«Chi ha parlato di segreto di Stato è un signore che dovrebbe studiarsi l'abc del codice di procedura penale» ha osservato Frattini «il segreto di Stato ha una sua procedura, vi sono invece altre regole che danno la possibilità di non rivelare fatti o documenti quando si compromette la sicurezza delle fonti e questa è una cosa diversissima dal segreto di Stato».
E mentre a Washington il direttore della Cia, Gorge Tenet, ha ammesso la propria responsabilità nel valutare come corretta l’informazione sui traffici tra Niger e l’Iraq, dimostratasi poi falsa, a Londra ancora mercoledì il premier Tony Blair ha ribadito che le notizie erano vere e che egli le ripeterebbe nuovamente se necessario.
In realtà, il dossier uranio, a parte l’evidente imbarazzo del governo italiano, sta svelando la montagna di bugie assortite di incompetenza che hanno fatto da sfondo alla costruzione dei dossier informativi per giustificare l’aggressione anglo-americana all’Iraq. Dopo le informazioni del network Abc secondo cui sarebbe stato un diplomatico del Niger a fabbricare i falsi documenti per ricavarne qualche migliaio di dollari, adesso il settimanale Newsweek sostiene che sarebbe stato un giornalista a passare le carte all’ambasciata americana a Roma nell’ottobre 2002,quando già la campagna di disinformacija americana nei confronti dell’Iraq era in pieno svolgimento.
Queste carte, sostiene sempre il settimanale, in realtà non giunsero mai nelle mani della sede centrale della Cia a Wasghington perché il servizio si sarebbe accontentato del rapporto che gli era stato inviato dai servizi italiani, rapporto nel quale sarebbe stata inclusa un «trascrizione integrale» dei documenti in possesso degli italiani.
Breve da "La Stampa" di oggi
"L'avvocato del faccendiere Marini chiederà l'audizione di Prodi, Dini e Fassino"
L'audizione di Romano Prodi, Piero Fassino e Lamberto Dini verrà chiesta formalmente dall'avvocato Luciano Randazzo "ai gipi di Torino e Roma" nell'ambito dell'inchiesta su Telekom Serbia. Lo ha annunciato lo stesso legale, difensore di Igor Marini. L'avvocato afferma che proporrà l'audizione nella forma dell' "incidente probatorio" perchè venga valutata la credibilità del suo assistito...".
Manfredi, che palle.
Un Garantista "di parte". Originale.
Grazie Tosti.
Ciao bello, riposa anche tu.
PS
A proposito, vuoi anche tua una bella dose della cura che ho praticato a Senatore?
Modificato da - Enrico Sagaria il 17/07/2003 153152
TELEKOM SERBIA “LA COMMISSIONE PARLAMENTARE PROLUNGHI E INTENSIFICHI I SUOI LAVORI PER ASSECONDARE I NUOVI SVILUPPI E PER SVOLGERE LE FONDAMENTALI AUDIZIONI DI TOMASI DI VIGNANO E GERARDUZZI”.
Benedetto Della Vedova (europarlamentare radicale) e Giulio Manfredi (Comitato Nazionale Radicali Italiani) hanno dichiarato
“La grande mole di lavoro compiuto dalla commissione parlamentare d’inchiesta su Telekom Serbia sta dando i suoi frutti e serve da incentivo anche per il lavoro di altri soggetti istituzionali; anche così si può leggere la proroga delle indagini dei PM torinesi concessa ieri dal gip Marco Gianoglio nonché la recente decisione del governo serbo di lavorare in sinergia con le autorità italiane e greche per fare luce sui retroscena dell’affaire. Occorre evitare che che il prossimo stop per le vacanze estive vanifichi tale accelerazione, tenendo anche presente il ritorno in Italia del signor Igor Marini, previsto per i primi giorni di agosto.
Sarebbe quantomai opportuno, quindi, il prolungamento e l’intensificazione dei lavori della commissione, per permettere anche la regolare tenuta prima della pausa estiva di due fondamentali (e, proprio per questo, non brevi) audizioni quelle del Dr. Tomaso Tommasi di Vignano (amministratore delegato di STET che stipulò la partecipazione in Telekom Serbia nel 1997 dopo aver gestito le trattative con i serbi fin dal 1994, in pieno embargo ONU alla Serbia) e del Dr. Giuseppe Gerarduzzi (braccio destro di Tomasi nella conduzione dell’affaire).”.
Roma, 16 luglio 2003
16 luglio 2003
Dal “Corriere della Sera” (“Telekom Serbia – Igor Marini tornerà in Italia – Torino chiede altre indagini”)
“Tornerà in Italia Igor Marini. Tornerà già nei primi giorni di agosto. La procura svizzera ha infatti stabilito che è la magistratura italiana “ad avere maggiori competenze” nelle indagini sull’affaire TS. E sull’attività di riciclaggio, accusa per la quale il consulente finanziario è in carcere dall’8 maggio, prima a Lugano e poi a Berna. Per questo il magistero pubblico federale Sergio Mastroianni ha preannunciato ieri al difensore di Marini, l’avvocato Stefano Camponovo, nel corso dell’ennesimo interrogatorio, l’intenzione di chiedere al ministero della Giustizia italiano di assumersi il procedimento penale aperto in Svizzera.
E sempre ieri, stavolta alla procura di Torino, il gip Marco Gianoglio ha disposto la continuazione delle indagini preliminari del filone di TS per l’ipotesi dei reati di falso in bilancio e corruzione… Il giudice ha quindi accolto la richiesta dei pm torinesi, che erano stati costretti il 21 maggio ad archiviare il fascicolo per decorrenza dei termini… Che cosa accadrà adesso? L’inchiesta … dovrebbe avere un’accelerazione. E’ assai probabile che sarà la procura di Torino a prendersi in carico l’inchiesta svizzera. Anche perché il 10 luglio scorso aveva chiesto l’arresto e l’estradizione di Igor Marini alla Svizzera. Un’ordinanza di custodia cautelare, in cui si ipotizza il reato di associazione per delinquere finalizzata alla truffa e alla ricettazione, per la quale è finito agli arresti domiciliari pure l’ex socio del consulente finanziario, l’avvocato romano Fabrizio Paoletti…
La notizia della prosecuzione delle indagini da parte della procura piemontese “è un conforto, pur nelle rispettive autonomie, della serietà delle nostre indagini”, spiega Enzo Trantino, presidente della Commissione parlamentare. Intanto spunta un nuovo giallo. Giuseppe Consolo, capogruppo per An in Commissione, ha denunciato che “a completare il quadro già inquietante dei risultati acquisiti, ora spuntano false firme su verbali del consiglio di Stet International”.
Enrico, ho avuto un breve consulto con un affermatissimo medico sul tuo caso che, ti confesso, ho preso a cuore.
Ti consiglia vivamente tanto mare, sole, relax e un lungo, lunghissimo periodo di stop da questi forum.
Sei affaticato.
Ciao e grazie -)))
In effetti, compagno Manfredi, a te i forcaioli della Lega degli anni belli ti fanno un pippone.
In definitiva, perche' non tentare con la carriera di PM?
Sei preciso, ordinatissimo, magari prendi 2 soldini in piu' e potresti fare carriera, successivamente, in qualche azienda del governo.
Cosa ne dici? E' una brutta idea?
Il più sacro principio della democrazia, è la separazione dei poteri tra esecutivo, legislativo, giudiziario. Berlusconi è l’esecutivo che domina il legislativo e attacca senza tregua il giudiziario. E anche il quarto potere non è al sicuro. Il Tg1 ha interamente nascosto la gaffe del premier a Strasburgo».
Time Magazine, 9 luglio
TELEKOM SERBIA/MANFREDI (RADICALI) “LA DECISONE DEL GOVERNO SERBO DI INDAGARE A FONDO SULL’AFFAIRE E’ IMPORTANTE ANCHE PER IL BUON FINE DELLE ROGATORIE CHIESTE DALLA PROCURA DI TORINO E DALLA COMMISSIONE PARLAMENTARE D’INCHIESTA.
SPEDIRO’ IL MIO LIBRO ALL’AMBASCIATA SERBA A ROMA.”.
Giulio Manfredi (autore del libro “Telekom Serbia – Presidente Ciampi, nulla da dichiarare?”) ha così commentato la notizia che il governo serbo intende fare luce sulla “più grande rapina e malversazione finanziaria avvenuta in Serbia nel XX secolo e il primo caso nel paese di crimine organizzato con aspetti internazionali.” (parole pronunciate dal ministro della giustizia serbo, Vladan Batic, venerdì scorso)
“Il fatto che il preciso impegno assunto dalle autorità di Belgrado arrivi a sei anni dall’entrata di italiani e greci in Telekom Serbia, a due anni e mezzo dall’apertura dell’inchiesta giudiziaria a Torino e a un anno dalla costituzione della commissione parlamentare non sminuisce la rilevanza della decisione. Ricordo che nel maggio 2002, presso il primo tribunale circondariale di Belgrado, i magistrati serbi ascoltarono, per conto dei loro colleghi torinesi, i seguenti cittadini serbi Milorad Jaksic (ex direttore di TS); Aleksa Jokic (ex direttore PTT serba); Milan Beko (ex ministro per le privatizzazioni); Borka Vucic (la mente finanziaria del regime di Milosevic); Nikola Sainovic, Milan Milutinovic, Valdislav Jovanovic (esponenti di spicco del passato regime). I verbali di tali interrogatori furono inviati in Italia ma possono essere utili anche a Belgrado, assieme, per esempio, al “Rapporto Torkildsen”, dal nome dell’investigatore finanziario norvegese Morten Torkildsen, che ha ricostruito, su incarico del procuratore capo del Tribunale dell’Aja (TPI), Carla Del Ponte, l’entità e le movimentazioni dei fondi neri di Milosevic nelle banche e in varie “società fantasma” cipriote.
Le dichiarazioni del ministro della giustizia serbo lasciano ben sperare per un rapido accoglimento delle rogatorie avanzate dalla commissione parlamentare d’inchiesta lo scorso marzo.
L’intenzione delle autorità serbe di collaborare a 360 gradi con le autorità italiane, tedesche, greche, cipriote, britanniche e con il TPI rappresenta anche un ottimo biglietto da visita per un’Unione di Serbia e Montenegro che intende entrare il prima possibile nell’Unione Europea.
Come piccolo contributo al lavoro degli inquirenti serbi, spedirò all’ambasciata serba a Roma copie del mio libro sull’affaire Telekom Serbia e altra documentazione, che nei mesi scorsi avevo già provveduto a consegnare agli inquirenti torinesi e ai membri della commissione parlamentare d’inchiesta.”.
Torino, 15 luglio 2003
11 luglio 2003
Da “La Stampa” (“Telekom Serbia, per Paoletti arresti domiciliari – Dalla Procura di Torino richiesta di estradizione alla Svizzera del faccendiere Marini”)
“Mossa a sorpresa della magistratura torinese arresti domiciliari dell’avvocato Fabrizio Paoletti e richiesta di estradizione alla Svizzera (dov’è detenuto) di Igor Marini, per trasferirlo in un carcere italiano… Manca la coda dei 450 miliardi di lire che Marini assicura di aver fatto avere a Prodi, Fassino e Dini. Per il resto, emergono curiose coincidenze fra le garanzie bancarie del Sudest asiatico che impinguano la sua ricostruzione dell’affaire Telekom e questa storia che ha procurato all’ex tandem Paoletti-Marini una pesante accusa per truffa, ricettazione e associazione per delinquere. Siccome quest’ultimo reato prefigura il concorso di almeno tre persone, ecco che si scopre che le misure di custodia cautelare riguardano altri due personaggi, che ieri mattina non sono stati trovati dalla Guardia di Finanza ai rispettivi indirizzi…
Primo fatto la magistratura torinese ha ricevuto “per competenza territoriale” da quella romana gli atti di un fascicolo nato dalle accuse e controaccuse fra Marini e Paoletti e sul cui contenuto si è avuta larga eco nelle audizioni dei due a Palazzo San Macuto. La Procura di Roma si è semplicemente spogliata dell’inchiesta perché a Torino, all’epoca dei fatti, vi era ancora la sede legale di Telecom Italia? … La versione Marini entra in questa inchiesta dal portone di Palazzo San Macuto. Il procuratore capo Marcello Maddalena e l’aggiunto Tinti vanno a interrogarlo a Berna il 19 maggio. A Torino, intanto, si convocavano la prima e seconda moglie del faccendiere. Anche l’avvocato Paoletti, come testimone, è stato sentito più volte. Pochi giorni fa arrivano a Torino gli atti romani e matura in fretta la richiesta di una misura cautelare su cui decide – a riprova che non si tratta di un fatterello secondario – il giudice Francesco Gianfrotta, presidente facente funzioni dell’ufficio dei gip. Ieri lo scenario dell’inchiesta si sposta completamente a Roma per la novità degli arresti domiciliari dell’avvocato … e il trasferimento nella capitale del procuratore capo torinese e dei pm Roberto Furlan e Paolo Storari. A fine giornata erano ancora in corso perquisizioni e interrogatori. Stamane è previsto quello di Paoletti…".
10 luglio 2003
Il giorno prima la Commissione parlamentare ha sentito il Dr. Massimo Gentili, dirigente Eriksson, e il Dr. Mario Agliata, dirigente Telecom.
Da “Libero” (“Spesi 60 miliardi di lire per far funzionare i telefoni di Milosevic. Ne bastavano 30 – Alla Ericsson Italia il doppio del prezzo chiesto dalla casa madre per la manutenzione”)110
“… Mario Agliata, segretario verbalizzante nel consiglio d’amministrazione di Stet International all’epoca dell’acquisto di Ts, è stato molto sicuro nelle sue dichiarazioni. Secondo Agliata l’affare TS non poteva non essere noto al governo italiano e, in particolare, al ministero degli Esteri… l’ex dirigente, inoltre, ha spiegato che un affare da 1500 miliardi mai poteva essere inserito tra le voci “varie ed eventuali” del consiglio d’amministrazione di Stet. Secondo Agliata c’erano tutti i presupposti negativi per far riflettere sulla definizione di quell’operazione. “Io … i miei soldi mai li avrei investiti in quella misura e in quel contesto”… Il presidente della commissione Enzo Trantino si è detto soddisfatto. L’audizione di Agliata “ha permesso di acquisire circostanze di grande rilievo per definire il quadro delle responsabilità politiche”. Trantino ha detto di considerare “quella di oggi una delle audizioni più significative tra quelle sinora svolte, almeno per la lealtà e la chiarezza del dichiarante”.111
Ma ieri è stata anche la volta di Massimo Gentili, all’epoca dei fatti direttore della Eriksson per le stazioni mobili… La EriKsson cura per la Telecom Italia dei lavori di manutenzione, restauro e modernizzazione delle stazioni telefoniche. Il settore guidato dal dottor Gentili è quello che ha curato i lavori fatti proprio dalla Eriksson a Belgrado per rimettere a nuovo le stazioni davvero malandate delle telecomunicazioni di Slobodan Milosevic. Quanto sono venuti a costare questi lavori? Circa 60 miliardi di vecchie lire. Dunque, non pochi soldi. Il presidente Trantino si è voluto soffermare con qualche domanda proprio sui costi dei lavori fatti dalla Eriksson su mandato Telecom Italia. In particolare, Trantino ha chiesto al dottor Gentili delle chiarificazioni su un presunto diverso preventivo fatto non dalla Eriksson Italia, bensì direttamente dalla direzione svedese dell’azienda di comunicazioni. Secondo questo presunto preventivo fatto direttamente in Svezia, il costo della ristrutturazione della TS sarebbe stato un bel po’ più basso 30 miliardi e, dunque, esattamente la metà rispetto ai 60 miliardi versati. Il dottor Gentili, però, ha negato l’esistenza di questo secondo preventivo o, almeno, ha detto di non esserne a conoscenza.
C’è, però, un secondo elemento interessante dell’audizione dell’ex direttore della Eriksson… il dottor Gentili non seguì direttamente i lavori … se ne interessava Maurizio Tucci, che era il responsabile della Eriksson per i lavori fatti all’estero per conto di Telecom Italia. Così è stato per i lavori fatti in Bolivia, Brasile, Cuba. Il dottor Tucci … è già stato ascoltato dalla commissione e ha negato proprio quello che ieri ha affermato Gentili. Le loro dichiarazioni sono, dunque, tra loro in contrasto e in contraddizione. Non è la prima volta che accade. E non è questo l’unico aspetto interessante dell’audizione di ieri. Il dottor Tucci, infatti, conosce la signora Dini, come ha precisato lo stesso Gentili…”.