EL. REGIONALI E LEGALITA'/AZIONI POPOLARI OVUNQUE POSSIBILE!

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"La Repubblica", SABATO, 19 GIUGNO 2010
Pagina I - Torino
 
Il retroscena

I sospetti sulla famiglia acchiappavoti 

 

SARAH MARTINENGHI

Una candidata ha più di 90 anni, molti sono ultraottantenni, troppi risiedono fuori dal Piemonte. Eppure avrebbero affrontato lunghi viaggi fino a Gurro, nel Verbano, per accettare la candidatura nella lista "Pensionati per Cota" e firmare davanti alla famiglia Giovine: padre, madre e figlio, che avevano il potere di autenticare le loro sottoscrizioni. Da queste stranezze sono partiti gli inquirenti per concludere che le firme erano tutte false tranne una, quella dello stesso Michele Giovine.
 

 

Tutti e tre consiglieri comunali, autenticarono le sigle degli aspiranti
 
La famiglia acchiappavoti anche la mamma in campo
 
 
 
Molti soggetti sono ottantenni e vengono da lontano: "Possibile che abbiano fatto viaggi così lunghi per venire a Gurro a formalizzare il sì alla candidatura?"
 
SARAH MARTINENGHI
(segue dalla prima di cronaca)
È stato l´esposto presentato in procura da Luigina Staunovo Polacco, coordinatrice nazionale del Partito Pensionati Invalidi, a mettere in luce i primi dubbi: si spiega che le elezioni erano state vinte da Roberto Cota con una differenza di voti di 9372 rispetto a Mercedes Bresso e si illustrano le qualifiche di Michele Giovine, di suo padre Carlo e di sua madre Sebastiana Trigila, che, come consiglieri comunali ai comuni di Gurro, Miasino e Monastero Bormida, potevano autenticare le firme «assumendo in tal modo la qualifica di pubblici ufficiali». Poi la denuncia entra nel vivo: «Numerosi candidati risiedono addirittura fuori dal Piemonte, come Martufi Tullio, Martufi Dina, Trigila Iolanda, residenti a Sant´Elpidio al Mare, Vaccari Daria a Verona, Pantano Valentina a Milano. Inoltre Bonfanti Anna, Ferraris Maria, Torello Clementina risultano essere nate negli anni venti del XX secolo (l´ultima addirittura nel 1919), che fa apparire per lo meno strana la circostanza che un´anziana di 88 anni si sia recata personalmente al comune di Gurro al fine di farsi autenticare la firma. Ancora più stupefacente il comportamento della candidata Clementina Torello, nata il 1° agosto 1919».
L´esposto confronta la firma di Sebastiana Trigila in un documento in cui accetta la sua candidatura con quella in cui due giorni dopo autentica la firma del figlio Michele Giovine: ben diversa. «Inoltre il 25 febbraio Giovine Carlo nel comune di Miasino autenticava la firma di Trigila Sebastiana con la stupefacente dizione "Giovine Carlo Consigliere comunale di Collobiano" posta in calce alla firma dallo stesso. Facendo presumere o un suo errore (tenuto conto che in quel comune risiede tale Sara Franchino, altra candidata della stessa lista), o la sussistenza di un´ipotesi ancor più complicata di cui l´esponente non riesce a cogliere appieno gli estremi».

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"La Repubblica", SABATO, 19 GIUGNO 2010
Pagina V - Torino
 
Giovine verso il giudizio immediato
Chiusa l´inchiesta sulle presunte firme false nella lista dei Pensionati
Per la procura 18 sottoscrizioni su 19 sono contraffatte. In un caso analogo nei guai Rabellino.
 
SARAH MARTINENGHI
Diciotto firme false su diciannove: praticamente nessuno dei candidati della lista "Pensionati per Cota" aveva di persona sottoscritto la propria candidatura alle elezioni regionali. Hanno firmato, al posto loro, i due indagati: Michele Giovine, esponente principale della lista, rieletto in consiglio regionale con 27 mila preferenze, e suo padre Carlo. Ora il sostituto procuratore Patrizia Caputo e l´aggiunto Andrea Beconi hanno chiuso l´inchiesta per falso ideologico, e l´intenzione è quella di chiedere per entrambi il giudizio immediato. La perizia grafologica, alcuni errori grossolani, l´accertamento sulle persone anziane che hanno disconosciuto firme e candidature e gli interrogatori dei due indagati (che si sono avvalsi della facoltà di non rispondere) portano infatti la procura a ritenere di avere raccolto in poco più di un mese tutte le prove necessarie. Ora il Tar, che deve decidere il 1° luglio su questo e altri ricorsi, potrebbe chiedere l´acquisizione degli atti dell´inchiesta penale prima di pronunciarsi sull´eventuale annullamento delle elezioni.
Le firme falsificate sono quelle di accettazione delle candidature alla carica di consigliere regionale per la provincia di Torino. ‘‘Pensionati per Cota´´ non aveva bisogno di raccogliere le sottoscrizioni dei cittadini e sia Michele Giovine che suo padre Carlo (difesi dagli avvocati Cesare Zaccone e Roberto Bronzini) potevano procedere all´autenticazione delle firme dei candidati in quanto consiglieri comunali al comune di Gurro (della provincia del Verbano-Cusio-Ossola) e di Miasino (Novara). La procura ha anche chiuso un´altra tranche elettorale che si riferisce a cinque liste che appoggiarono la candidatura a presidente di Renzo Rabellino, e in cui era invece stata necessaria la raccolta delle firme: gli indagati sono due, tra cui lo stesso Rabellino. Tra i cittadini che credevano di aver firmato per altre petizioni c´era anche Luciana Litizzetto.
«Il contesto delle scorse elezioni regionali si sta delineando chiaramente. Gli accertamenti fatti dai magistrati hanno verificato quanto temevamo: una competizione elettorale falsata - ha commentato Mercedes Bresso - Se i candidati, ad eccezione dello stesso Giovine, erano falsi, vuol dire che la lista era "farlocca" e che gli elettori sono stati ingannati. Siamo di fronte a un livello di spregiudicatezza senza precedenti». Alle sue dichiarazioni ha replicato Mario Carossa, capogruppo della Lega Nord in Consiglio regionale: «Un patetico delirio di onnipotenza. Si tratta di frasi di una persona che un giorno presenta un ricorso, il giorno dopo lo ritira, brigando per avere un posto in Europa, e poi cerca di appellarvisi di nuovo. Trascura un particolare fondamentale e cioè che i piemontesi si sono espressi chiaramente con il loro voto e hanno scelto un nuova guida per la nostra regione».

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"La Stampa", 19 Giugno 2010, cronaca di Torino

Gli accusati
“I ricorsi sono oltre la scadenza dei limiti. Vanno annullati”

Avvocato Luca Procacci, lei che è difensore di Roberto Cota, pensa che l’accusa di falso che verrà formalizzata alla lista Pensionati per Cota influirà sui ricorsi al Tar?
«Finché non si arriverà a una sentenza definitiva, e dunque al terzo grado di giudizio, non cambia nulla».
Passeranno anni...
«Non solo. Anche ci fosse una sentenza penale definitiva, questo non supera la nostra eccezione preliminare: i ricorsi al Tar, per noi, sono fuori tempo massimi e perciò nulli».
Se una delle liste oggetto di ricorsi venisse eliminata, si tornerebbe a votare?
«No, non è detto che le preferenze della lista caduta debbano necessariamente essere sottratte a quelle ottenute dal governatore Cota: il voto disgiunto potrebbe ancora far sì che il presidente Cota sia in vantaggio rispetto alla candidata del centrosinistra, Mercedes Bresso».
Quindi siete tranquilli?
«Sì, anche perché non dobbiamo scordarci che non basta una sentenza di primo grado. Anche nel caso in cui il Tar del Piemonte dovesse darci torto, cosa che consideriamo impossibile anche perché dovrebbero smentire colleghi magistrati che avevano validato le liste prima del voto, c’è sempre il ricorso al Consiglio di Stato. La cosa si fa lunga e non si può lasciare il Piemonte nell’incertezza per tutto questo tempo».

I ricorrenti
“Reati gravissimi che avranno effetti amministrativi”


  L’avvocato dei ricorrenti, Sabrina Molinar Min, è ottimista. «La conclusione delle indagini della procura si fonda su prove concrete circa i finti candidati nella lista Pensionati per Cota. Aumentano molto, quindi, le nostre possibilità di vincere il ricorso».
Un conto è l’inchiesta penale, un altro quella amministrativa. Il Tar può esprimersi prima del processo?
«È difficile che ciò avvenga, ma siamo in un caso in cui il vizio amministrativo riveste un profilo penale, di cui il Tar non può non tenere conto».
In che modo?
«Con la chiusura delle indagini della procura, noi possiamo accedere agli atti, compresa la perizia grafica che attesta la falsità delle firme. Questo documento rafforza notevolmente la nostra tesi e ci consente di procedere, di fronte al Tar, alla richiesta di una querela per falso. Falsificare le firme dei candidati è una cosa gravissima sul fronte penale, con inevitabili ripercussioni anche sul piano amministrativo».
In quale misura, quindi, per i giudici del Tar è importante la posizione della procura?
«I giudici amministrativi potrebbero far proprie in qualche modo le decisioni emerse nella fase istruttoria penale. Inoltre, possono assegnare un termine per la querela di falso. E questo contribuirebbe ad accelerare i tempi».

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"La Stampa", 19 Giugno 2010, cronaca di Torino

La rivincita di Bresso

“Hanno ingannato gli elettori”

  «Si tratta di una competizione elettorale falsata». Mercedes Bresso, ex presidente della Regione, commenta così la conclusione dell’indagine penale sul consigliere regionale Michele Giovine. Parole che suonano come una rivincita nei confronti del leader della Lega Nord. Martedì mattina nella sede della giunta regionale Umberto Bossi spiegava che «c’è gente che non accetta mai di perdere». Ieri è arrivata la risposta della «zarina»: «Non si può vincere ad ogni costo, perché di questo stiamo parlando. Una lista che sosteneva il presidente Cota ha commesso gravi reati penali, presentando agli elettori una lista di finti candidati. Siamo di fronte a un livello di spregiudicatezza senza precedenti».
Accuse che Claudia Porchietto, presidente del gruppo del Popolo delle Libertà, rimanda al mittente: «Le conclusioni affrettate, tratte a mezzo stampa dall’ex presidente della Regione, non servono certo a ribaltare la realtà: i piemontesi si sono espressi con chiarezza mandando a casa Bresso e scegliendo Cota come loro presidente per i prossimi cinque anni». L’esponente del Pdl sottolinea come «il clima di tensione che Bresso cerca in tutti i modi di fomentare rappresenta un chiaro tentativo di strumentalizzazione politica, ma siamo certi dell’imparzialità del giudizio del Tar, che non si lascerà influenzare nelle proprie decisioni».
Bresso non la pensa così: «Aver accertato che tutti i candidati, ad eccezione dello stesso Giovine, erano falsi vuol dire che la lista era in tutto e per tutto farlocca e che gli elettori sono stati ingannati». Una tesi che riprende anche il segretario regionale dell’Udc Alberto Goffi: «Si tratta di un fatto grave che dimostra come l’esito elettorale è stato viziato. Ieri è stata accertata l’esistenza di questo vizio. Adesso toccherà ai giudici amministrativi fare in piena autonomia la loro scelta». Per Goffi, però, «ci troviamo di fronte a un fatto grave che non fa altro che confermare i nostri dubbi che ci hanno spinto a presentare un ricorso al tribunale amministrativo».
Ricorso che l’Udc, a differenza di Bresso, non ha mai ritirato anche se l’ex presidente ci tiene a far sapere che sul procedimento penale chiuso contro Giovine è presente in qualità di denunciante e «non ho mai pensato di ritirare il mio formale sostegno». Il Pd, che è rimasto fuori da questa contesa legale, sottolinea per bocca del capogruppo Aldo Reschigna come «furbizie e stratagemmi illegali rischiano di minare alle fondamenta l’esercizio della volontà popolare. È contro questi che si deve schierare chi ha a cuore la democrazia, non contro chi chiede il rispetto delle regole e il controllo dei comportamenti». Non la pensa così Guido Crosetto, sottosegretario alla Difesa: «Lascio le valutazioni agli avvocati. Il dato chiaro è che Bresso, dopo 5 anni, è stata sonoramente bocciata dai piemontesi. Altro dato: il cambio di passo tra il prima e il dopo si comincia a vedere». \

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"La Stampa", 19 Giugno 2010, cronaca di Torino

IL CAOS SULLE ELEZIONI REGIONALI

Firme false, quattro indagati

Si è chiusa l’inchiesta penale sul partito di Giovine: un’altra tegola sul voto di marzo
La Lega insorge: la democrazia è in pericolo. Bresso: “Hanno ingannato gli elettori”

 

Terremoto politico in Piemonte. La procura di Torino ha chiuso in tempo record le indagini sui Pensionati per Cota di Michele Giovine, lista che appoggiava il centrodestra, arrivando alla conclusione che 18 delle 19 firme dei candidati in provincia di Torino erano false. I magistrati sono convinti di avere buone carte in mano (fondamentale una perizia grafica) tanto che vorrebbero chiedere il giudizio immediato per Giovine e il padre Carlo, accusati di concorso in falso ideologico.
La notizia arriva a pochi giorni dall’attesa pronuncia del Tar (1° luglio) che valuterà due ricorsi amministrativi presentati da alcune liste del centrosinistra e che già avevano fatto sbottare il neogovernatore: «Una cosa schifosa, iniziativa patetica, un golpe giudiziario se venissero accolti».
L’esito dell’indagine in procura (che tra l’altro ha prodotto anche altri due indagati per le liste di Enzo Rabellino), tuttavia, mette in difficoltà il centrodestra. Mercedes Bresso, che aveva ritirato la sua firma dal ricorso al Tar, dichiara di non averlo fatto contro Giovine e parla di «elettori ingannati» scatenando le reazioni del centrodestra. Carossa (Lega) e Crosetto (Pdl): «Patetica, la volontà popolare ha fatto vincere il centrodestra».

Quando atterra all’aeroporto di Bari e accende il cellulare, il presidente della Regione Roberto Cota si trova decine di messaggi con un unico tema: la procura della Repubblica ha chiesto il giudizio immediato per il consigliere regionale Michele Giovine e il padre. Per gli inquirenti, che hanno chiuso in tempi record l’indagine sulla lista che appoggiava il governatore leghista, 18 delle 19 firme dei candidati erano false. Giovine e la sua lista dei Pensionati per Cota hanno raccolto 27 mila voti alle Regionali e adesso l’ex presidente Mercedes Bresso, che ha perso per poco più di 9 mila preferenze, parla di «elezioni falsate». Si riapre la polemica politica. Tutto questo a pochi giorni dalla pronuncia del Tar, attesa per il 1° luglio, sui ricorsi amministrativi del centrosinistra.
I titolari dell’inchiesta penale, il procuratore aggiunto Andrea Beconi e il sostituto Patrizia Caputo, hanno iscritto nel registro degli indagati Michele Giovine e il padre Carlo per concorso in falso sulla base della perizia grafica affidata a un esperto. Quest’ultima ha stabilito che delle 19 firme dei candidati della lista incriminata solo quella di Giovine sarebbe autentica, le altre sarebbero state apposte o da altri, o in circostanze di spazio e tempo diversi da quanto dichiarato.
«Attaccarsi a circostanze ancora tutte da dimostrare e sollevate a elezioni avvenute non supererà la nostra eccezione sulla tardività dei ricorsi al Tar» fa sapere l’avvocato Luca Procacci, legale di Cota. Solo una sentenza passata in giudicato, e non la conclusione delle indagini della procura, potrebbe avere un peso determinante nella valutazione dei ricorsi amministrativi davanti al Tar. Ma l’esito delle indagini della procura mette comunque in difficoltà il centrodestra. Non a caso i legali dei ricorrenti di centrosinistra hanno già annunciato che chiederanno al Tar di acquisire la documentazione dell’inchiesta penale. I giudici amministrativi potrebbero «congelare» il ricorso nei confronti di Giovine in attesa di una sentenza penale ed esprimersi solo sul secondo (contestate le liste Verdi Verdi, Consumatori per Cota e Scanderebech). Ma potrebbero anche individuare profili amministrativi nelle carte della procura tali da accogliere il ricorso contro Giovine. Secondo gli avvocati dei ricorrenti basterebbe la decadenza di una delle liste contestate per ritornare alle elezioni, di avviso diverso i legali del centrodestra.
Una situazione di incertezza che consiglia Cota a scegliere la strada del silenzio anche se ai suoi collaboratori confessa l’amarezza per chi ha scelto di fare ricorso a tempo scaduto, cioè quando il popolo si era già pronunciato. E il popolo ha scelto Cota e non la Bresso e adesso rimettere in discussione quel voto sarebbe un attentato alla democrazia. Più esplicito Mario Carossa, capogruppo della Lega Nord a Palazzo Lascaris: «Bresso è patetica: un giorno presenta un ricorso, il giorno dopo lo ritira, brigando per avere un posto in Europa, e poi cerca di nuovo di utilizzarlo. La volontà degli elettori è stata chiara: Cota presidente, Bresso a casa. Oggi non può, in pieno delirio di onnipotenza, sostituirsi al giudice e dichiarare che gli elettori sono stati ingannati».

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"La Stampa", 19 Giugno 2010, cronaca di Torino

Raphaël Zanotti

Le indagini di Luigina la pasionaria


  Oh ma che bella notizia che mi dà. Eh, ma io lo sapevo, io sono certosina, avevo fatto i controlli per bene. A me non la si fa, avrò anche 72 anni, ma chiel-lì a l’ha butaje drinta tuti ij sò parènt!».
In questi giorni soffre il caldo e il freddo Luigina Staunovo, la leader della lista Pensionati e Invalidi balzata di colpo al centro della vita politica piemontese. «L’età si fa sentire, ma io vado avanti». E avanti ci va eccome, questa signora piemontese, abiti a fiori e collana di perle, che oggi fa tremare il centrodestra. È grazie al suo esposto in procura se il risultato delle elezioni è in forse e in Piemonte si potrebbe tornare a votare.
Settimane fa, la signora Staunovo, ha indossato i panni del detective e ha fatto la radiografia alla lista rivale, i Pensionati per Cota di Michele Giovine. Ha rintracciato a uno a uno i 19 candidati dei Pensionati per Cota che si erano presentati in provincia di Torino.

Ha scoperto che si trattava di zii, cugini e parenti di Michele Giovine. Alcuni sono nonnetti ultranovantenni che vivono in alcuni casi in altre regioni. Difficile che abbiano attraversato mezza Italia per mettere la loro firma fra le candidature della lista del consigliere regionale. Preparato il dossier, Luigina Staunovo ha messo tutto in una busta, ha affrancato e con i suoi avvocati, Enrico Piovano e Nicolò Paoletti, ha spedito tutto alla procura della Repubblica.
«E ora vengano pure a fare tutte le fiaccolate che vogliono (si riferisce a quella promossa da Enzo Ghigo e Agostino Ghiglia contro i cavilli giuridici e a favore della volontà popolare, ndr), in questi giorni nei supermercati vendono tantissime pistole ad acqua...».
Luigina Staunovo cammina svelta lungo corso Casale. Ha un incontro con il neosindaco di Moncalieri Roberta Meo: questioni politiche. Soffre un po’ il caldo, ma oggi è di buonumore.
«Vuole che le dica chi erano i candidati? Prenda la lista». Fatto. «Allora: Sebastastiana Trigila è la mamma di Michele Giovine. Sara Franchino è la sua compagna; Tullio Martufi è suo zio, sta nelle Marche; Dina è sua figlia, la cugina di Giovine... Poi vediamo... Ah, ecco, le vecchine: una ha 94 anni, le altre due 88 e 89. La più anziana è più vecchia di mia madre, sta a Verona». Va avanti con l’elenco, Luigina Staunovo: la famiglia Trupo al completo «anche loro parenti», poi ci sono le sorelle Vera e Daria Vaccari «figlie di una delle vecchine», il marito di questa Carlo Torello, Rosina e Iolanda Trigila, altre due zie... Insomma, una lista a conduzione familiare. Diciannove candidati in tutto. Secondo la perizia calligrafica fatta effettuare dalla procura di Torino, 18 di quelle firme sarebbero false. Alcune perché non eseguite dai candidati, altre perché non eseguite nel luogo indicato dall’accertatore.
E Luigina come si sente ora? «Lo scriva, lo scriva: il mio esposto l’ho fatto per la legalità, bisogna che tutti ricordino che il popolo è sovrano ed elettore e certi trucchetti non devono più avvenire. Ma lo sa che quello è recidivo? L’aveva già fatto nel 2005, ma poi il reato era stato depenalizzato dai politici...».

Iscritto dal: 07/09/2000
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RADICALI: COTA E BUONANNO, COLPITI E AFFONDATI. ORA SOTTO A CHI TOCCA!

LO STRUMENTO DELL’AZIONE POPOLARE SI RIVELA ANCORA UNA VOLTA RAPIDO ED EFFICACE: SIA UTILIZZATO DOVUNQUE POSSIBILE IN TUTTA ITALIA.
 
 
Oggi il Presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota, si è dimesso da deputato della Lega Nord.
Ai sensi della legge 154 del 1981 (artt. 4 e 6) avrebbe dovuto scegliere fra le cariche di deputato e consigliere regionale entro il 13 maggio 2010, come avrebbe dovuto fare il suo compagno di partito, Gianluca Buonanno, che solo ieri ha scelto di rimanere in Parlamento.
Contro Cota e Buonanno l’Associazione Radicale Adelaide Aglietta e Radicali Italiani avevano promosso ricorso al Tribunale di Torino (cosiddetta “azione popolare”) il 3 giugno scorso, per farli decadere da consiglieri regionali.
 
Giulio Manfredi (Comitato nazionale Radicali Italiani) e Nathalie Pisano (segretaria Associazione Radicale Adelaide Aglietta) hanno dichiarato:
 
Solamente tre giorni fa Cota dichiarava a “La Stampa” che si sarebbe dimesso “nei tempi previsti. La decisione di non dimettermi subito voleva anche essere un modo per sollecitare il Tar a decidere in fretta”. A cosa si deve questa accelerazione di Cota, che oggi ha finalmente scelto? Noi riteniamo la si debba alla comparsa in Piazza Castello di un ufficiale giudiziario che gli ha notificato il nostro ricorso; in base alla legge 154/81, Cota aveva a disposizione dieci giorni dalla notifica per fare la scelta; poteva, certamente, fare delle controdeduzioni ma la sua incompatibilità era così palese da rendere difficile controdedurre alcunchè; idem per Buonanno. L’udienza in Tribunale per discutere le azioni popolari era stata fissata per il 13 luglio ma i dieci giorni di tempo sono comunque tassativi.
Lo strumento dell’azione popolare si è ancora una volta rivelato rapido ed efficace; è stato utilizzato per la prima volta dai radicali piemontesi nel 2000, contro i consiglieri regionali Nicoletta Albano (Forza Italia) e Vincenzo Tomatis (Margherita), che furono costretti a dimettersi da sindaci rispettivamente di Gavi (AL) e Villanova Mondovì (CN). Poi, nel 2004, proponemmo azione popolare contro Rolando Picchioni (Margherita); Picchioni resistette, andammo in tribunale e ottenemmo la sua destituzione da consigliere regionale. Nel 2005 fu la volta di Agostino Ghiglia (AN), deputato e consigliere regionale; con 106 giorni di ritardo, Ghiglia si dimise da deputato. Sulla nostra scia, i radicali presentarono azioni popolari su casi analoghi in Lombardia, Lazio e Campania.
 
Ora, sotto a chi tocca! Assieme a quelle di Cota e Buonanno, avevamo segnalato le incompatibilità di Claudio Sacchetto (Lega Nord, consigliere regionale e assessore provinciale), Massimiliano Motta (PDL, consigliere regionale e assessore comunale) e di Michele Marinello (Lega Nord, consigliere regionale e sindaco). Abbiamo poi appreso dai giornali che sono sorte due questioni di ineleggibilità nei confronti dello stesso Motta e di Riccardo Molinari (vice-presidente del Consiglio Regionale). Ci auguriamo che chi doveva scegliere l’abbia fatto altrimenti i nostri avvocati (Alberto Ventrini e Antonio Polito), a cui si deve questa prima grande vittoria di legalità, torneranno in Tribunale con altre azioni popolari.
Rivolgiamo un appello ai radicali ma anche ai semplici cittadini affinchè, come cinque anni fa, utilizzino quanto fatto in Piemonte per presentare azioni popolari in tutta Italia, dovunque possibile.
 
Ci teniamo, infine, a ricordare che radicali predicano bene ma razzolano meglio: Emma Bonino, eletta nel Consiglio regionale del Lazio, ha optato a tempo debito per il Senato della Repubblica.
 
Torino, 17 giugno 2010                                                                                                
 
Per approfondimenti:
 
 
 
RETTIFICA: dobbiamo rettificare quanto scritto nel comunicato del 15 giugno; non è possibile per i cittadini di Varallo fare un’azione popolare per fare dimettere da sindaco Gianluca Buonanno. Peccato!
Iscritto dal: 07/09/2000
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"La Stampa", 16 Giugno 2010, cronaca di Torino

Il Cota furioso non convince il centrodestra

La base: “Attacco intempestivo e controproducente”
Ma i vertici del Pdl sono con lui: “C’è un complotto”


 

ALESSANDRO MONDO


«Non so se mi spiego: non è il nostro linguaggio, non posso riconoscermi in una cosa del genere». La «cosa» sarebbe la mitragliata sparata da Roberto Cota contro il ricorso e i suoi sostenitori: un intervento, quello nell’intervista su «La Stampa» di ieri, che fa impallidire persino le tirate del coriaceo Borghezio. E che parecchi nel Pdl piemontese non hanno apprezzato.
«Inappropriato», «intempestivo», «controproducente». Sono i tre termini che ricorrono nei commenti degli esponenti del partito, ai vari livelli: ovviamente in forma anonima, per evitare di terminare anzitempo la loro carriera politica. Se Enzo Ghigo e Agostino Ghiglia difendono a spada tratta Cota contro «un asse che cerca di sovvertire le elezioni», la truppa storce il naso. Anche la fiaccolata a Torino (si è deciso di anticiparla a lunedì 28) viene giudicata eccessiva. Non che il ricorso piaccia. Idem per i tempi del Tar: «Non si può tenere in scacco la giunta», sbotta un esponente di An.
Anche così, ieri più d’uno è trasecolato aprendo il giornale. Fanno fede i commenti: «Le ragioni si fanno in tribunale»; «così si influenzano negativamente i giudici»; «toni non consoni per chi ricopre un ruolo istituzionale», «... e che nella vita è pure avvocato». Qualcuno non si capacita: «Ma Cota non era il volto moderato della Lega?». Altri manifestano preoccupazione: «Forse non regge la pressione».
Dubbi che non sfiorano i vertici del partito, solidali con il governatore. Anche l’assessore Ravello approva Cota: «Ci sono questioni di principio sulle quali è giusto prendere posizione». Così pure Osvaldo Napoli: «Cercare di ribaltare il voto è da irresponsabili».
Ghigo va oltre: «Piena sintonia con Cota. Data la situazione, è giusto fare una prova muscolare qual è una manifestazione di piazza». Situazione inquietante, stando al coordinatore del Pdl, che fiuta aria di complotto: «Siamo arcistufi del solito gruppo di potere che vuole sovvertire il voto». Quale gruppo? «Ma sì, le banche e l’intellighentia torinese che pretende di insegnare la moralità a tutti. Quello che non hanno avuto il coraggio di fare prima, sostituendo Bresso con Chiamparino, cercano di farlo ora cambiando le carte in tavola». Anche Ghiglia sente puzza di bruciato: «Tutto il centrodestra teme si possa alterare la volontà popolare. Percepiamo una forte ostilità da parte di certi ambienti, è giusto contrapporle la volontà dei piemontesi».
Da qui la reazione, preventiva, contro le trame di un nemico non facilmente decifrabile e quindi doppiamente pericoloso. Intanto fioccano le reazioni. Angelo Bonelli, leader dei Verdi: «Cota studi di più. I ricorsi si fanno dopo la proclamazione, c’è il precedente del Molise». «Meno fiaccolate, più rispetto delle regole», interviene Giorgio Merlo, Pd. Lapidario Vincenzo Chieppa, Pdci: «Piena fiducia ai tribunali».
Stando ai Radicali, che hanno ricorso contro l’incompatibilità del doppio incarico, entro giugno Cota dovrà decidere quale mantenere. Ieri, durante la trasmissione «Otto e Mezzo», l’interessato ha detto che domani si dimetterà da parlamentare.

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"La Repubblica", MERCOLEDÌ, 16 GIUGNO 2010
Pagina IX - Torino
 
La richiesta del capogruppo Pd dopo le dichiarazioni del presidente sui ricorsi al Tar. Lui annuncia le dimissioni dalla Camera. E Bresso: "Pronta a tornare al voto"
"Cota spieghi in Consiglio i toni fuori luogo"
 
«Io sono pronta a tornare al voto, sono convinta che il Tar accoglierà il ricorso perché le motivazioni sono consistenti. Si parla di 80 mila voti fasulli a fronte di uno scarto tra me e Cota di 9 mila. Le regole democratiche sono quelle di presentare liste senza ingannare gli elettori». Così ieri Mercedes Bresso, ex presidente della Regione, ha risposto al suo successore Roberto Cota sulla vicenda dei ricorsi al Tar per invalidare le elezioni». Cota dal canto suo replica indirettamente annunciando che giovedì si dimetterà dalla Camera.
«L´unico caso analogo di annullamento di elezioni regionali - ha continuato Bresso, che nei giorni scorsi ha comunque ritirato la sua firma dai ricorsi come aveva pattuito con Cota - è avvenuto per il Molise e le firme irregolari erano nove. Qui siamo di fronte a ben quattro liste irregolari, presentate truffando gli elettori». I Verdi, che hanno a loro volta presentato ricorso, chiedono invece a Cota «di misurare le parole quando definisce golpe alcune sentenze - dice il presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli - d´altronde esiste anche un precedente. In Molise nel 2001 aveva vinto il centrosinistra, ma le elezioni furono ripetute a causa di un ricorso del centrodestra, che poi vinse la ripetizione delle elezioni. Allora nessuno parlò di "golpe" ma venne semplicemente rispettata la sentenza». «Abbiamo letto le scandalose dichiarazioni di Cota sui ricorsi - dice invece Aldo Reschigna capogruppo del Pd in Consiglio regionale - Quello di ricorrere è un diritto tocca alla magistratura pronunciarsi non certo a Cota e non certo con i toni fuori luogo che ha usato parlando addirittura di "golpe istituzionale". Ne chiederemo conto al presidente, da cui ci aspettiamo la prossima settimana in Consiglio una comunicazione su quanto ha dichiarato». Per Cota interviene invece il parlamentare Pdl Osvaldo Napoli che parteciperà alla fiaccolata in sostegno del presidente leghista che si terrà il 26 giugno: «La sinistra accetti la realtà di avere perso le elezioni: i piemontesi hanno scelto il buongoverno del centrodestra e tornare alle urne sarebbe un vulnus alle principali regole della democrazia».
(m. trab.)

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"La Repubblica", MERCOLEDÌ, 16 GIUGNO 2010
Pagina IX - Torino
 
Deputato Pdl
Buonanno lascia Palazzo Lascaris
 
Gianluca Buonanno è il primo a scegliere: lascerà Palazzo Lascaris per restare deputato e sindaco di Varallo Sesia. Spiega: «Mi sono consultato con il presidente Cota e abbiamo deciso che avrei potuto essere più utile in Parlamento a difendere le esigenze del territorio piemontese. Continuerò però a collaborare in Regione, ovviamente senza percepire nulla come ho fatto finora, ho sempre percepito una sola indennità». Buonanno deve avere ricevuto la notifica del ricorso presentato da noi radicali, è il commento di Giulio Manfredi: «dalla data della notifica ci sono dieci giorni per scegliere e anche Cota dovrà farlo o presentare un controricorso».

r.scaruffi (not verified)

Casa, anche la Bonino si prende un milioncino - Case, politici ... - [ Translate this page ]

14 giu 2010 ... L'affare sta nel fatto che tutte a Roma già ci risiedono, ... Casa: anche la bonino e la moglie di fassino ha preso parecchi soldi. ...
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PRIMO RISULTATO RICORSI RADICALI: BUONANNO SI DIMETTE DA CONSIGLIERE REGIONALE.

ORA TOCCA A COTA SCEGLIERE ... ENTRO GIUGNO!

 
Alla notizia che il leghista Gianluca Buonanno (deputato, consigliere regionale, sindaco di Varallo) ha deciso di dimettersi dalla carica di consigliere regionale, Giulio Manfredi (Comitato nazionale Radicali Italiani) e Nathalie Pisano (segretaria Associazione radicale Adelaide Aglietta) hanno dichiarato:
 
Buonanno deve aver ricevuto la notifica del ricorso presentato da noi radicali al Tribunale di Torino (cosiddetta “azione popolare”) per far decadere sia lui che Roberto Cota dalla carica di consiglieri regionali per manifesta incompatibilità. Dalla data della notifica si hanno dieci giorni di tempo per scegliere fra le due cariche o si possono presentare controdeduzioni. Il Tribunale di Torino ha fissato l’udienza per discutere le azioni popolari il 13 di luglio.
 
Buonanno, visto il grosso rischio di annullamento delle elezioni regionali, si è assicurata la poltrona più sicura, quella di deputato, continuando, peraltro, a fare il sindaco di Varallo, e quindi, continuando a essere incompatibile. Rivolgiamo un appello ai cittadini elettori di Varallo affinchè promuovano anch’essi un’ “azione popolare” per far decadere da sindaco una persona che manifesta un così arrogante disprezzo della Costituzione e della legalità; i nostri valenti avvocati, Alberto Ventrini e Antonio Polito, sono a loro disposizione.
 
Rispetto a Cota, non possiamo che rilevare la sua patente malafede; anche oggi dichiara che sceglierà fra deputato e consigliere “nei tempi previsti”, mentre, invece, il tempo è scaduto un mese fa: Cota avrebbe dovuto scegliere entro il 13 maggio 2010 (decimo giorno dalla prima riunione del Consiglio Regionale, data in cui si è concretizzata la causa di incompatibilità, art. 6, comma 4, della Legge 154 del 1981). Un comune cittadino può non saperlo; Cota è avvocato ed ha a disposizione uno nutrito ufficio legale; non può non saperlo.
 
Presidente Cota, invece di evocare golpe sudamericani, rispetti, finalmente, la legge e ricordi che i dieci giorni dalla notifica dell’azione popolare sono tassativi.
 
 
Torino, 15 giugno 2010
 
 
Per approfondimenti:
 
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"La Repubblica", MARTEDÌ, 15 GIUGNO 2010
 
Pagina II - Torino
 
Il segretario Udc: offensivo l´atteggiamento del centrodestra
 
Goffi: ma quale atto sovversivo, vogliamo il rispetto delle regole
 
 
 
 
 

ALBERTO Goffi, segretario regionale dell´Udc, da una partenza con molti dubbi e sorrisini perplessi sulla presentazione dei ricorsi ad un nervosismo crescente. Se lo aspettava?
«Diciamo intanto che non è appropriato usare termini come golpe o vergogna, come ha fatto Cota. Non sono termini che si addicono ad un esame giudiziario. Non vi è alcun dramma, si tratta della richiesta legittima di cittadini che vogliono far luce sul rispetto delle regole. Mi sembra che questo debba essere ricordato a Cota e mi pare che le sue reazioni di oggi abbiano fatto discutere molto anche a Roma».
Anche l´avvocato della Lega, Procacci, sottolinea il compito dei giudici di rispettare la sovranità popolare. Lei cosa ne pensa?
«Non c´è l´intenzione dei ricorrenti, né tantomeno della magistratura di sovvertire un voto popolare. Qui c´è una richiesta da parte di ricorrenti alla magistratura di verificare se le regole elettorali sono state rispettate. Oggi, invece, è evidente un nervosismo eccessivo da parte del centrodestra. Evocare le piazze come sta avvenendo con questa manifestazione in programma e lanciare più o meno velate intimidazioni a chi ha il compito difficile di giudicare - peraltro parliamo di professionisti della materia - è offensivo. Tanto più se proviene da un presidente che conosce la materia forense ed esercita la professione di avvocato».
Non la stupisce che Enzo Ghigo scenda in piazza?
«Mi stupisce molto. Mi sembra che ci troviamo di fronte ad una posizione subalterna della Pdl che ha esponenti di nota moderazione e che dovrebbero tenere un atteggiamento diverso da quello delle piazze. Stiamo parlando di una materia delicata».
Siete ottimisti?
«Facendo l´avvocato nella vita ho imparato che le decisioni si attendono serenamente, non ho mai contestato una sentenza e ho sempre avuto un atteggiamento sobrio e laico. A dir la verità sono sempre stato ottimista, convinto delle ragioni che hanno spinto il mio partito al ricorso. Non c´è mai stato alcuno spirito ostruzionistico a spingerci a farlo».
(s.str.)

 

 

 

 

(.... sono un po' alla frutta se si attaccano ai 5 giorni di ritardo!)

 

 

"La Repubblica", MARTEDÌ, 15 GIUGNO 2010
 
Pagina II - Torino
 
L´avvocato della Lega: la giurisprudenza smentisce Barosio
 
Procacci: sono finiti fuori tempo presentato con 5 giorni di ritardo
 
 
 
 
 

Avvocato Luca Procacci, come legale di Roberto Cota, cosa ne pensa delle dichiarazioni dell´avvocato Barosio?
«Sono rimasto perplesso, ritengo di non poter condividere le sue posizioni, perché smentite da copiosa giurisprudenza del Tar Piemonte e del Consiglio di Stato».
Vuole chiarire?
«Mi riferisco alle ordinanze che hanno stabilito il principio dell´immediata impugnazione dei provvedimenti di ammissione o di esclusione delle liste. Barosio parrebbe invece escludere il principio che si debbano impugnare subito le liste elettorali. Vi è un ulteriore dato giuridico da mettere al centro del dibattito: il decreto salva liste, confermato dalla legge 60 del 2010, stabilisce che i provvedimenti di esclusione o di ammissione delle liste sono definitivi irrevocabili e del tutto autonomi dall´atto della proclamazione degli eletti e pertanto la loro impugnazione deve avvenire subito».
O subito o mai?
«Dovevano agire subito in via cautelare, a mio parere, come ha fatto il presidente Cota con le liste civetta».
Ma se le legge concede un diritto, un tempo entro il quale ricorrere è possibile, perché non si dovrebbe usufruirne?
«Se avessero avuto l´interesse di mettere in discussione la regolarità di queste liste, avrebbero potuto agire nei 60 giorni successivi. Ma non l´hanno fatto, cinque giorni di ritardo».
Siete preoccupati?
«Per nulla. Siamo riusciti ad ottenere che il dibattito sia orientato sulla questione della tardività dei ricorsi».
Non pensa che l´inchiesta penale che coinvolge Michele Giovine possa influenzare il Tar?
«Può dare effetti se c´è una sentenza definitiva, qui non c´è sentenza e neppure un rinvio a giudizio. Neppure una sentenza definitiva peraltro potrà produrre effetti vincolanti sulla Regione, visto che non sarà parte del procedimento penale».
Il presidente Cota ha parlato di un golpe giudiziario. Condivide?
«Sono convinto che quello della sovranità popolare dovrebbe essere il principio a cui ispirarsi anche nelle aule giudiziarie».
(s.str.)

 

 

 

"La Repubblica", MARTEDÌ, 15 GIUGNO 2010
 
Pagina II - Torino
 
NON C´È SCADENZA PER ESERCITARE UN DIRITTO RICONOSCIUTO
 
 
 
 
SALVATORE TROPEA

(segue dalla prima di cronaca)
Ma il governatore del Piemonte ha altre gatte da pelare perché a separarsi potrebbe essere lui dalla presidenza strappata a Mercedes Bresso se dovesse essere accolto il ricorso relativo alle irregolarità di una lista appoggio che gli ha portato 27 mila voti determinanti per il suo successo elettorale.
Il professor Vittorio Barosio ha spiegato con competenza e linearità che se il Tar accoglierà il ricorso Cota potrebbe trovarsi subito nudo di poteri. Al neopresidente questa interpretazione non è piaciuta ma non ha trovato di meglio che obiettare sui tempi di presentazione del ricorso medesimo. Il che è quanto meno una manifestazione di nervosismo.
E´ evidente a chiunque, tranne che a Cota, che non esiste una scadenza per esercitare un diritto riconosciuto. Se non è stato fatto in maniera precipitosa è perché i ricorrenti hanno voluto accertarsi che esistevano buone ragioni per farlo e non fosse soltanto un atto destinato a tradursi in una perdita di tempo. Questo il governatore dovrebbe apprezzarlo e, se convinto di essere nel giusto, collaborare anche lui a un chiarimento che faciliti la chiusura del caso. Invece si agita sollevando obiezioni prive di senso, grida allo scandalo e a metodi da dittatura, come Berlusconi parla di "golpe giudiziario". E non contento ricorre anche all´eleganza oratoria bossiana per dirsi certo che però a Torino "la gente non è scema, ci tiene alla democrazia e, per usare un eufemismo, non lo prenderebbe bene".
Dimentica di dire l´unica cosa che i torinesi e i piemontesi faticano a prendere bene, e cioè un presidente che si serve di queste argomentazione e lo fa nei termini in cui lo ha fatto lui.

 

 

 

 

 

"La Repubblica", MARTEDÌ, 15 GIUGNO 2010
 
Pagina III - Torino
 
L´inchiesta sulla raccolta di firme false per le elezioni
 
Caso Giovine, secondo indagato: è il padre del leader dei pensionati
 
 
 

Come il figlio, anche il genitore si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Il legale: "Vogliamo conoscere gli atti". L´indagine in dirittura d´arrivo.

 
SARAH MARTINENGHI
C´è un secondo indagato nell´inchiesta che ha coinvolto Michele Giovine, consigliere regionale nella lista dei pensionati, con l´ipotesi di accusa di aver raccolto firme false per autenticare la sua lista nelle recenti elezioni regionali piemontesi(che appoggiava il presidente della Lega Roberto Cota): ad aiutarlo, secondo la procura, sarebbe stato il padre Carlo, che probabilmente, anche per questioni di età anagrafica, potrebbe essere stato il tramite con una fascia di elettorato più anziana.
Ma ieri è stata anche una giornata importante, per lo sviluppo del procedimento penale, in quanto i due indagati hanno ricevuto l´invito a presentarsi in procura per rispondere alle domande degli inquirenti. Il padre di Michele Giovine, assistito dall´avvocato Roberto Bronzini, si è avvalso della facoltà di non rispondere. E così ha fatto anche il leader del partito dei Pensionati che è difeso da Cesare Zaccone. L´interrogatorio dei due indagati potrebbe essere l´ultimo atto della procura prima della chiusura dell´inchiesta per falso che, secondo indiscrezioni, sarebbe ormai in dirittura d´arrivo.
«La decisione di non rispondere - ha spiegato l´avvocato Bronzini - è semplicemente dovuta al fatto che non ci pareva opportuno rilasciare dichiarazioni prima di conoscere gli atti. Ci riserviamo di chiarire comunque in seguito la nostra posizione».
Dal punto di vista penale, l´indagine non dovrebbe poter avere sviluppi diretti sull´annullamento delle elezioni. Ma il vero colpo di scena si potrebbe verificare nel caso in cui il Tar piemontese - che il primo luglio deciderà sull´ammissibilità degli altri ricorsi amministrativi presentati da Mercedes Bresso (che poi aveva ritirato la sua firma), dai Verdi e dall´Udc - decidesse di chiedere l´acquisizione degli atti della procura sull´inchiesta Giovine. L´ipotesi di un annullamento delle elezioni potrebbe essere allora uno scenario più che realistico.
Il 28 e il 29 marzo scorso alle urne, la lista dei Pensionati, e di cui Michele Giovine è il leader piemontese, aveva ottenuto 27 mila voti, pari a tre volte tanto la differenza (poco più di 9000 voti) che aveva poi separato Roberto Cota da Mercedes Bresso, assegnando la vittoria al centrodestra. E´ evidente che attorno a quest´inchiesta penale si sia subito creato un clima di grande attenzione politica e non solo: la procura ha comunque accertato in tempi record la sussistenza di elementi probatori a sostegno dell´esposto presentato contro Giovine. Tra i primi atti eseguiti dai magistrati (l´inchiesta è coordinata dal procuratore aggiunto Andrea Beconi e dal sostituto procuratore Patrizia Caputo) c´è stata quella di affidare una perizia calligrafica per accertare la veridicità o meno delle firme autenticate per le elezioni. Molte di quelle raccolte sarebbero di pensionati che le avrebbero già disconosciute, e molte altre apparterrebbero ad anziani ultranovantenni.
In procura era stato presentato anche un altro esposto, che riguardava Deodato Scanderebech, sull´ipotesi tempistica che non potesse raccogliere firme per la propria lista a sostegno del centro destra nella sua posizione di capogruppo dell´Udc. Non sarebbero comunque stati accertati risvolti penali.

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http://www3.lastampa.it/torino/sezioni/politica/articolo/lstp/244652/

politica
15/06/2010 - IL VOTO DALLE URNE AL TAR
 

Cota: "I ricorsi? Uno schifo da regime sudamericano"

 

Il governatore Cota attacca il ricorso per il voto delle regionali

Il governatore Cota attacca il ricorso per il voto delle regionali

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I piemontesi non accetterebbero mai un golpe giudiziario

ALESSANDRO MONDO
 
TORINO

È una porcata, una vergogna, una cosa schifosa... Ora basta con questa storia dei ricorsi, il vaso è colmo!». Nel giorno in cui il Pdl (Ghigo e Ghiglia) annuncia per sabato 26 una fiaccolata nelle strade di Torino «contro il sovvertimento del voto», il presidente della Regione - protagonista di un’azione di governo sulla quale si proietta l’ombra lunga dei ricorsi - dà sfogo a tutta la sua rabbia. A costo di smentire, per una volta, l’immagine di volto moderato della Lega: «Pensare che all’inizio non lo credevo possibile».

Che cosa?
«Dopo il voto ho controllato i verbali e mi sono reso conto che i piemontesi si erano espressi in modo chiaro. E questo nonostante Bresso sostenesse il riconteggio del voto, come se in Piemonte esistesse un diritto divino a governare».

E poi?
«Poi ho visto che la sinistra, o una sua parte, cavalcava la faccenda del ricorso. L’ho subito derubricata come un’iniziativa patetica... Ora, invece, noto che questa iniziativa - patetica, lo ripeto - viene periodicamente ripresa ed enfatizzata da chi vuole specularci. Oltretutto sul ricorso, per la verità sono tre, non si è deciso abbastanza rapidamente».

Si aspettava tempi più rapidi dal Tar?
«Certo che sì».

Invece la cosa si fa lunga. E’ preoccupato?
«Ma no! Più semplicemente, è uno schifo constatare che certa gente non accetta le regole democratiche».

Non teme che una reazione così veemente prospetti una pressione indebita verso i giudici del Tar?
«Ma quale pressione... Da parte mia non ci sarà mai niente del genere».

Alcuni osservatori politici interpretano tutto questo agitarsi come un segno di debolezza, o di incertezza.
«Non c’è nessuna manifestazione di debolezza da parte mia. Anzi: sono sicuro che, anche nel caso di un golpe giudiziario, rivinceremmo le elezioni alla grande».

Golpe?
«Sì. Qualora i ricorsi venissero accolti saremmo in presenza di un golpe, roba da Paesi sudamericani. Come nelle dittature: il risultato del voto che non piace viene annullato. In America nessuno si sognerebbe di intraprendere un’azione del genere».

Se non è preoccupato perchè non si è ancora dimesso dall’incarico di parlamentare?
«Lo farò nei tempi previsti. La decisione di non dimettermi subito voleva anche essere un modo per sollecitare il Tar a decidere in fretta».

Lei ha affermato che la gente, «per usare un eufemismo, non la prenderebbe bene”. Non le pare una frase pericolosa?
«Invece penso di essere stato cauto nelle parole. Confermo: la gente non la prenderebbe bene. Dico solo le cose come stanno».

E come stanno le cose?
«Parliamo di ricorsi che non sono basati sul risultato delle urne, come la gente potrebbe pensare, ma su cavilli giuridici: una cosa inaccettabile, politicamente e giuridicamente. Tutto questo è risibile, ri-si-bi-le, di fronte a un risultato popolare come quello che si è manifestato con il voto di marzo».

Sarà. Ma non pensa che tra le regole della democrazia ci sia anche quella di accettare il verdetto della magistratura?
«Allora le dico una cosa. Le liste le valuta il tribunale, prima del voto, e se qualcosa non funziona le esclude. Lo ripeto in altri termini: se qualcuno ha qualcosa da obiettare ricorre subito, nè più nè meno di come ho fatto io».

Con le liste di Enzo Rabellino?
«Esatto. Non si chiede di annullare il risultato a posteriori solo perchè le cose non sono andate come qualcuno si aspettava. Sono certo che Torino e il Piemonte esprimono una cultura diversa>>.

 
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LISTA BONINO-PANNELLA - "Doppi incarichi? Noi no"
 
• da Corriere della Sera - ed. Roma del 15 giugno 2010

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In relazione all'articolo apparso in data 3 giugno 2010 dal titolo Politica bitartisan: i doppi incarichi, ove si legge «È una lista bitartisan quella dei politici che hanno il doppio incarico. Sono 39, uno schieramento che comprende tutti i partiti, dal Pdl al Pd, dall'Udc all`Idv», si precisa che nessun eletto della Lista Bonino-Pannella ricopre in alcun modo doppi incarichi.
Avv. Giuseppe Rossodivita

La Lista Bonino-Pannella non è citata nell`articolo in questione.

(E. Men.)
 

Iscritto dal: 07/09/2000
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RADICALI - VERGOGNOSE LE MINACCE DI COTA: NON SI FERMINO I RICORSI

Boni e Pisano: “Il ricorso è semplicemente un modo democratico, previsto dall’ordinamento, per verificare la correttezza del risultato elettorale”
 
Dichiarazione di Nathalie Pisano (segretaria Associazione radicale Adelaide Aglietta) e Igor Boni (coordinatore provinciale Associazione radicale Aglietta):
 
“Roberto Cota dice che la gente non è scema e non prenderebbe bene una vittoria dei ricorsi che pendono nei suoi confronti. Su una cosa Cota ha ragione: la gente non è scema e saprà capire se qualcuno li ha presi in giro con trucchetti o liste false; stupisce il nervosismo di chi si dichiara così convinto di avere ragione.
Noi crediamo che gli elettori abbiano innanzitutto a cuore la correttezza di un processo elettorale che nel caso delle elezioni regionali è stato truffaldino su molti punti, in tutta Italia: la violazione delle leggi sulla corretta informazione e – in molti casi - la violazione delle norme che regolano la raccolta delle firme sulle liste. Non si tratta di minacciare, si tratta di lottare come i Radicali fanno da decenni per il rispetto delle leggi; innanzitutto da parte delle Istituzioni. Il ricorso è semplicemente un modo democratico previsto dall’ordinamento per verificare la correttezza del risultato elettorale. E per inciso il fatto che Roberto Cota ancora non abbia optato per la carica di Presidente o per quella di Parlamentare (la legge 154/81 impone la scelta entro 10 giorni dall’insediamento, data l’incompatibilità) la dice lunga sui timori in merito ai ricorsi e sulle qualità di questa classe dirigente leghista piemontese”.
 
Torino, 14 giugno 2010
 
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"La Repubblica", LUNEDÌ, 14 GIUGNO 2010

Pagina XI - Torino
 
Barosio: "Se il Tar accoglie i ricorsi, Cota subito senza poteri"
 
VERA SCHIAVAZZI
Crescono le voci secondo le quali i ricorsi presentati contro il risultato delle elezioni regionali potrebbero provocare l´annullamento del voto. Il Tar del Piemonte ne riparlerà il 1° luglio, dopo una prima e movimentata udienza nella quale gli avvocati dei ricorrenti hanno rinunciato alla richiesta di sospendere da subito l´esito del voto: ora i giudici amministrativi di primo grado dovranno quindi pronunciarsi nel merito, sui singoli problemi sollevati.
E su uno di essi (la regolarità e l´autenticità delle firme dei candidati della lista Pensionati guidata da Michele Giovine, che ha ottenuto 27.000 voti mentre Mercedes Bresso è risultata sconfitta da Roberto Cota per poco più di 9.000) sta indagando anche la Procura, col pm Patrizia Caputo impegnata a procedere alla massima velocità. Ma che cosa accadrebbe davvero se il 1° luglio il Tar desse ragione agli attuali oppositori di Cota? Lo abbiamo chiesto a Vittorio Barosio, ordinario di diritto amministrativo all´Università di Torino.
Professor Barosio, cominciamo dall´inizio: i ricorrenti eccepiscono sulla regolarità delle liste pro-Cota, gli avvocati di Cota dicono che il loro ricorso è tardivo. Chi ha ragione?
«A mio giudizio, e pur non avendo letto gli atti, i ricorsi appaiono fondati su problemi estremamente seri, che toccherà ai giudici esaminare nel merito. Quanto al problema della tardività, si tratta di una questione su cui il Consiglio di Stato si è già pronunciato più volte, dando torto all´argomento sostenuto oggi dai legali del presidente Cota: chi ricorre può farlo una volta che ha subito un danno (in questo caso la sconfitta elettorale) e non prima, quando la lista avversaria eventualmente illegittima viene presentata».
Il fatto che su uno dei problemi sollevati, le firme della lista Pensionati, esista anche un´inchiesta penale può rallentare le decisioni del Tar?
«Il Tar può scegliere se attendere o meno gli esiti dell´inchiesta penale, e in un caso del genere potrebbe apparire logico farlo. Infatti, se i ricorsi elettorali venissero respinti e in seguito venisse accertata l´esistenza di un reato si giungerebbe al paradosso che il reato è stato commesso ma i risultati del voto restano validi».
Se il Tar dovesse pronunciarsi a favore dei ricorrenti, annullando il voto, la validità della decisione sarebbe immediata?
«Teoricamente sì: da quello stesso giorno gli atti dell´amministrazione regionale potrebbero perdere ogni validità. Per questo, in caso di ricorsi elettorali, il Tar dà immediata lettura della sentenza dopo averla stabilita. E´ probabile tuttavia che anche il Consiglio di Stato, al quale gli sconfitti potrebbero immediatamente ricorrere, si pronuncerebbe molto in fretta, già entro il mese di luglio, e potrebbe decidere di sospendere la sentenza del Tar in attesa di discutere nel merito, altrettanto rapidamente, diciamo in settembre».
E´ frequente che in secondo grado il Consiglio di Stato rovesci la decisione di un Tar su una materia come questa?
«Mi sentirei di rispondere di no. I criteri che i giudici di primo e secondo grado utilizzano sono i medesimi, se per esempio una firma è stata apposta in modo irregolare difficilmente la decisione cambia».
Una decisione clamorosa come quella di annullare il voto comporta forti ripercussioni politiche. Ancora ieri il presidente del Consiglio Berlusconi ha accusato i giudici di voler ribaltare gli esiti elettorali…
«Non sono d´accordo. Ma, in particolare, se mai una simile accusa venisse rivolta al Tar del Piemonte la riterrei un clamoroso errore, non vi sono dubbi sulla loro imparzialità».

 

Iscritto dal: 07/09/2000
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"La Stampa", 12 Giugno 2010, cronaca di Torino

IL PERCHÉ DEL RINVIO

il caso
Si va al merito dopo la rinuncia alla sospensiva da parte dei ricorrenti
Per il malore del giudice, il 1° luglio la decisione sul ricorso

Voto, il Tar riunito alle Molinette

MAURIZIO TROPEANO
RAPHAËL ZANOTTI

  Il Tar deciderà sui ricorsi elettorali presentati contro la vittoria del centrodestra e di Roberto Cota in Regione il 1° luglio, nell’udienza di merito. Lo hanno stabilito i giudici amministrativi nella camera di consiglio che si è svolta ieri in una sala messa a disposizione dal reparto di cardiologia diretto dal professor Fiorenzo Gaita. Con raro e stoico attaccamento al lavoro, infatti, il presidente del tribunale Franco Bianchi ha deciso di presiedere il collegio nonostante le sue condizioni di salute che lo hanno portato al ricovero, il 4 giugno scorso al termine della prima udienza sui ricorsi, per una crisi coronarica. È stato poi dimesso ieri pomeriggio. Al termine dell’insolita seduta, presieduta appunto da Bianchi con a latere il giudice referendario Richard Goso e il giudice estensore Alfonso Graziano, il Tar ha depositato due ordinanze.
Con la prima, relativa al ricorso presentato contro le liste Verdi Verdi e Consumatori per Cota, i giudici hanno preso atto della rinuncia dei ricorrenti alla sospensiva cautelare. La rinuncia ha di fatto sottratto ai giudici la possibilità di decidere sulle questioni preliminari sollevate dagli avvocati della Lega e del Pdl, che chiedevano il rigetto dei ricorsi perché presentati oltre il termine di 60 giorni dall’ammissione delle liste. Una questione di merito su cui era impossibile anche anticipare la discussione, come chiesto dall’avvocato di Cota, essendo l’udienza dedicata alle questioni cautelari. Lo slittamento, poi, permetterà ai ricorrenti di notificare l’esistenza del ricorso a chi non l’aveva ricevuto, questione formale su cui il centrodestra aveva sollevato un’altra questione di nullità
Con la seconda ordinanza, invece, il Tar ha accolto la richiesta di rinvio, sempre al 1° luglio, dell’udienza contro la lista dei Pensionati di Michele Giovine. I ricorrenti avevano chiesto tempo per presentare querela per falso. I legali del centrodestra, tuttavia, sostengono che l’ordinanza sia «troppo stringata» e stanno valutando se ricorrere al Consiglio di Stato per chiederne l’annullamento per mancanza di motivazione.
Una situazione di incertezza che ha spinto il presidente Cota a scrivere alla giunta delle elezioni del Consiglio regionale per chiedere di rinviare, come già fatto dalla Camera dei Deputati, il momento della scelta tra la carica di governatore del Piemonte e quella di parlamentare della Lega Nord in attesa del pronunciamento del Tar. Cota ha comunque sottolineato di aver rinunciato all’indennità parlamentare e ai relativi benefit. A differenza di quanto successo a Montecitorio il vicepresidente della Giunta, Roberto Rosso, e il consigliere Gianluca Bonanno, anche loro con doppio incarico, non hanno, ad oggi, inviato una richiesta di sospensione all’organismo di Palazzo Lascaris.
La giunta per le elezioni dovrà inoltre anche verificare l’esistenza di una condizione di ineleggibilità per i consiglieri regionali Riccardo Molinari e Massimiliano Motta verificando se al momento dell’elezione erano ancora nel Cda dell’Ente al Diritto allo Studio e di Scr, la società di committenza regionale, e quali funzioni svolgessero.

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Consiglio regionale, il Tar rinvia a Settembre
 
• da Corriere della Sera - ed. Roma del 11 giugno 2010

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di E. Men.

Il Tar rinvia, la Bonino denuncia. Si conclude con un altro slittamento, quella che doveva essere la giornata clou sul fronte del consiglio regionale: il Tribunale amministrativo, ieri, avrebbe dovuto decidere sul numero degli eletti, e cioè se è legittimo che siano 74 (73 più il presidente) come è ora, oppure se il numero deve scendere a 71 (7o+i). Questione vitale, al di là dei numeri: se i consiglieri venissero ridotti, la Polverini perderebbe tre uomini di maggioranza (due della sua Lista, uno del Pdl) e l’Udc diventerebbe ancora più decisivo. Sull’entrata in giunta dei centristi, la governatrice è stata sibillina: «Ci siamo quasi. Chi sarà sacrificato? Nessuno». Si metterà mano allo statuto? Chissà. La giornata, però, si è conclusa con un altro rinvio: il Tar ha spostato la discussione al i6 settembre. La motivazione, ufficialmente, è per «notificare a tutti gli eletti la causa in corso», ma il risultato è politico: la Pisana, di fatto, resta in una posizione di stallo amministrativo.
Nel frattempo, però, Emma Bonino e il senatore del Pd Luigi Zanda hanno presentato un esposto alla Corte dei Conti «per il danno erariale che si sta procurando»: la Regione, infatti, per ara pagherà 74 consiglieri. Gli avvocati del centrosinistra, per ora, sono soddisfatti: «ll rinvio - dice Gianluigi Pellegrino - è un’implicita ammissione della legittimità del ricorso».

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ELEZIONI REGIONALI E LEGALITA':
I TESTI DELLE AZIONI POPOLARI PRESENTATE DALL'ASSOCIAZIONE AGLIETTA CONTRO COTA E BUONANNO

che possono essere replicati nelle altre regioni dove vi sono situazioni simili di incompatibilità!

 

www.associazioneaglietta.it

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O.204/2010 del 07/06/2010
Udienza Pubblica del 25/05/2010, Presidente AMIRANTE, Redattore DE SIERVO

Norme impugnate: Artt. 1 e 2 del decreto legge 05/03/2010, n. 29.

Oggetto: Elezioni - Elezione dei Consigli regionali delle Regioni a statuto ordinario - Procedimento elettorale - Interpretazione autentica dell'art. 9, commi 1 e 3, e dell'art. 10, comma 5, della legge 17 febbraio 1968, n. 108 - Presentazione delle liste alla cancelleria del tribunale - Rispetto del termine orario - Condizione di assolvimento - Presenza nei locali del Tribunale, entro il termine di legge, dei delegati incaricati della presentazione delle liste, muniti della prescritta documentazione, comprovabile con ogni mezzo idoneo - Regolarità della autenticazione delle firme - Sufficienza che i dati richiesti dall'art. 21, comma 2, ultima parte, del d.P.R. n. 445/2000, siano comunque desumibili in modo univoco da altri elementi presenti nella documentazione prodotta - Esclusione che la regolarità medesima possa essere inficiata dalla presenza di una irregolarità meramente formale quale la mancanza o la non leggibilità del timbro della autorità autenticante, dell'indicazione del luogo di autenticazione, dell'indicazione della qualificazione del l'autorità autenticante, purché autorizzata - Decisioni di ammissione e di eliminazione di liste di candidati o di singoli candidati da parte dell'Ufficio centrale regionale - Regime delle impugnative - Individuazione dei soggetti legittimati a ricorrere - Applicazione alle operazioni e ad ogni altra attività relative alle elezioni regionali in corso - Possibilità per i delegati incaricati della presentazione delle liste, che si siano trovati nelle condizioni descritte dal comma 1 dell'art. 1 del decreto impugnato, di presentare le liste dalle ore otto alle ore venti del primo giorno non festivo successivo a quello di entrata in vigore del decreto medesimo ? Consultazioni per il rinnovo degli organi delle Regioni a statuto ordinario fissate per il 28 e 29 marzo 2010 - Prevista affissione del manifesto recante le liste e le candidature ammesse, a cura dei sindaci, non oltre il sesto giorno antecedente la data della votazione - Ritenuta esorbitanz a del legislatore statale dalla potestà di stabilire i principi fondamentali nella materia concorrente della elezione dei Consigli regionali, ed interferenza nella correlata potestà regionale con l'adozione di norme di dettaglio, innovative, fittiziamente interpretative, eccezionali e derogatorie - Lamentata interferenza con le elezioni regionali già indette, contrasto con la normativa regionale, alterazione della par condicio tra le diverse liste in conseguenza della riammissione della lista del PDL nel collegio elettorale della Provincia di Roma.

Elezioni - Elezione dei Consigli regionali delle Regioni a statuto ordinario -Procedimento elettorale - Interpretazione autentica dell'art. 9, comma 1 e 3, e art. 10, comma 5, della legge 17 febbraio 1968, n. 108 - Presentazione delle liste alla cancelleria del tribunale - Rispetto del termine orario - Condizione di assolvimento - Presenza nei locali del Tribunale, entro il termine di legge, dei delegati incaricati della presentazione delle liste, muniti della prescritt a documentazione, comprovabile con ogni mezzo idoneo - Regolarità della autenticazione delle firme - Sufficienza che i dati richiesti dall'art. 21, comma 2, ultima parte, del d.P.R. n. 445/2000, siano comunque desumibili in modo univoco da altri elementi presenti nella documentazione prodotta - Esclusione che la regolarità medesima possa essere inficiata dalla presenza di una irregolarità meramente formale quale la mancanza o la non leggibilità del timbro della autorità autenticante, dell'indicazione del luogo di autenticazione, dell'indicazione della qualificazione dell'autorità autenticante, purché autorizzata - Decisioni di ammissione e di eliminazione di liste di candidati o di singoli candidati da parte dell'Ufficio centrale regionale - Regime delle impugnative - Individuazione dei soggetti legittimati a ricorrere - Applicazione alle operazioni e ad ogni altra attività relative alle elezioni regionali in corso - P ossibilità per i delegati incaricati della presentazione delle liste, che si siano trovati nelle condizioni descritte dal comma 1 dell'art. 1 del decreto, di presentare le liste dalle ore otto alle ore venti del primo giorno non festivo successivo a quello di entrata in vigore del decreto medesimo - Consultazioni per il rinnovo degli organi delle Regioni a statuto ordinario fissate per il 28 e 29 marzo 2010 - Affissione del manifesto recante le liste e le candidature ammesse, a cura dei sindaci, non oltre il sesto giorno antecedente la data della votazione - Ritenuta esorbitanza del legislatore statale dalla potestà di stabilire i principi fondamentali nella materia concorrente della elezione dei Consigli regionali, ed interferenza nella correlata potestà regionale con l'adozione di norme di dettaglio, innovative, interpretative - Lamentata mancanza di un'espressa "clausola di cedevolezza" di rispetto della divergente normativa regionale, mancanza di coordinamento con le Regioni, uso improprio e irragionevole della decret azione d'urgenza, irragionevole interferenza con le elezioni regionali già indette.

Elezioni - Elezione dei Consigli regionali delle Regioni a statuto ordinario - Procedimento elettorale - Interpretazione autentica degli artt. 9 e 10 della legge 17 febbraio 1968, n. 108 - Disposizioni sui termini per la presentazione delle liste, sull'autenticazione delle firme, sulle decisioni dell'Ufficio centrale regionale, nonché disposizioni per i procedimenti elettorali in corso - Ritenuta inapplicabilità delle predette disposizioni nella Regione Toscana che ha adottato una propria legge elettorale - In subordine, lamentata natura autoapplicativa, puntuale e di dettaglio delle norme impugnate e conseguente lesione della potestà legislativa concorrente della Regione in materia di procedimento elettorale regionale, irragionevole sanatoria.

Dispositivo: manifesta inammissibilità
Atti decisi: ric. 43, 45 e 52/2010

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"La Stampa", 06 Giugno 2010, cronaca di Torino

Elezioni regionali. A che punto sono i ricorsi?

Retroscena

RAPHAËL ZANOTTI

  A oltre due mesi dalle elezioni regionali l’esito viene ancora messo in discussione nelle aule di tribunale, che è come dire che la politica non è più in grado di autoregolamentarsi. O perlomeno che i suoi protagonisti non credono più nei meccanismi che loro stessi hanno adottato: sempre più spesso si rivolgono a un magistrato se le urne non sono state magnanime.
Attualmente sono quattro i ricorsi pendenti davanti al Tar, più un’indagine penale della procura ordinaria. Due ricorsi su cui si dovranno esprimere i giudici amministrativi potenzialmente potrebbero invalidare le elezioni e si dovrebbe tornare al voto per dare un governo al Piemonte. Il primo ricorso è quello presentato dall’Udc, dai Verdi e dalla Lista Consumatori contro altre tre liste del centrodestra: Al Centro con Scanderebech, Verdi Verdi e Consumatori per Cota. La prima udienza è stata discussa venerdì e il Tar si esprimerà domani sull’udienza cautelare. Si entrerà nelle questioni di merito, invece, il 1° luglio. Cota e il Pdl non vorrebbero nemmeno arrivarci, sostenendo che il ricorso delle tre liste di centrosinistra è comunque tardivo: se si avevano rilievi da fare, perché ci si è svegliati solo dopo l’esito del voto?
Il secondo ricorso ha la stessa tempistica, ma è stato presentato dalla Lista Pensionati e Invalidi che mette in dubbio i Pensionati per Cota di Michele Giovine. La rappresentante della prima lista ha anche presentato un esposto in procura contro Giovine e la magistratura ha aperto un fascicolo per verificare la regolarità delle firme dei candidati della lista di Giovine. Molti di loro sono piuttosto anziani, anche ultranovantenni. Hanno firmato loro? E tutti nelle stesso luogo indicato dai verbali di presentazione della lista? È quello che sta cercando di accertare la magistratura attraverso una perizia calligrafica.
Ma il ricorso alla toga non è un’arma che si usa solo contro l’avversario politico. Due ricorsi davanti al Tar hanno caratteristiche decisamente fratricide. Il che dimostra quanto la disciplina di partito sia ormai un ricordo dei tempi andati. Il primo, presentato da Giovanni Porcino dell’Italia dei Valori, è contro il compagno di partito Luigi Corsio, risultato eletto in Consiglio Regionale. Porcino, primo degli esclusi con 3579 preferenze, chiede il riconteggio delle schede in sette sezioni a Torino e sette a Chieri nella speranza di superare il compagno e scalzarlo dalla poltrona di consigliere regionale. Il secondo è stato presentato da Roberto Boniperti, Pdl, contro il collega di partito Girolamo La Rocca. Boniperti chiede il riconteggio in undici sezioni di Novara e in altre quattro minori a Grignasco, Gozzano, Gattico e Bellinzago. La speranza è sempre la stessa: sorpassare il compagno. Per entrambi i ricorsi il Tar ha individuato dei profili meritevoli di essere approfonditi, tanto che ha chiesto alle diverse prefetture di procedere al riconteggio dei voti. Le cause si discuteranno entrambe il 7 ottobre. Con buona pace della serenità interna ai partiti.

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"La Stampa", 6 giugno 2010, cronaca di Torino

 

3 domande a Michele Giovine, consigliere

«Pretesti assurdi. Per questo non mi difendo in aula»

 

La lista Pensionati per Cota è oggetto tanto di un ricorso amministrativo al Tar quanto di un esposto alla procura della Repubblica.
Consigliere Giovine, come mai tutti contro la sua lista? Si tratta di una persecuzione o effettivamente c’è qualche irregolarità nella presentazione dei suoi candidati?
«Sono sereno. Questi sono solo pretesti che non stanno né in cielo né in terra».
Nell’ultima udienza davanti al Tar la Lega e il Pdl erano rappresentati dai loro legali, come mai lei non si è nemmeno costituito?
«Per la stessa ragione. Ritengo che i giudici del Tar siano persone serie, non mi serve un legale che mi rappresenti».
La procura della Repubblica ha però anche aperto un’indagine penale per falso sulla sua lista. Lei è indagato?
«Non ho ricevuto alcun avviso di garanzia e nemmeno mi risulta di essere iscritto nel registro degli indagati. So che è stata aperta un’indagine, ma d’altra parte è un atto dovuto dopo un esposto. Però ripeto: sono assolutamente sereno, anche su questo fronte».\

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"La Repubblica", DOMENICA, 06 GIUGNO 2010
Pagina VII - Torino
 
Giovine: "È più preoccupato Cota"
Il consigliere dei Pensionati indagato per le firme false alle Regionali: sono tranquillo

Il centrodestra prende le distanze, il Pd attende l´esito finale.

I Radicali "Deve dimettersi"

 
SARA STRIPPOLI
MARCO TRABUCCO
È stata una sorpresa per tutti veder comparire nella Sala degli Svizzeri di Palazzo Reale, durante la visita del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, anche Michele Giovine, indagato perché sospettato di aver presentato firme false per la sua lista Pensionati per Cota. Il consigliere gronda di sudore e ne approfitta per scherzarci su: «Fa un caldo dannato, non scrivete che è perché sono agitato. Ma ho ben poco da dire, non voglio fare come Roberto Rosso, che rilascia interviste e si rovina con le sue mani». Quando gli invitati lasciano la sala, Giovine saluta tutti calorosamente, invece di nascondersi aggredisce e davanti all´elegante buffet della signora Anna Ghisolfi parla fitto con l´avvocato Ennio Galasso, adesso consigliere comunale Udc. «Solo qualche consiglio, sono così tranquillo che non ho neppure nominato un avvocato. In realtà, se proprio devo dirla tutta, mi sembra più preoccupato il presidente Cota».
Cota, qualche metro più in là, se è nervoso non lo dà a vedere. Esprime dispiacere per il malore che l´altro ieri ha colpito il presidente del Tar, Franco Bianchi e gli augura pronta guarigione. Poi ripete: «Non sono d´accordo sulla data del 1 luglio voglio che l´udienza del Tar venga anticipata e voglio capire che cosa c´è da fare prima di quella data. In ogni caso, conclude, si tratta di un ricorso "inammissibile". Le liste non le valutano i giudici, ma la politica».
Ottimista è anche il suo legale l´avvocato Luca Procacci: «Solo una sentenza penale definitiva potrebbe avere qualche influenza sul giudizio amministrativo, questo però a patto che la Regione si sia costituita nel processo penale. Credo che questa vicenda, sempre che il reato di falso sia accertato, vada circoscritta alla lista di Giovine e alla difesa di Giovine».
Parla di «una inchiesta ininfluente» anche il senatore Enzo Ghigo, coordinatore regionale del Pdl: «Mi sembra che ci siano due piani totalmente scollegati: il risultato del voto è stato chiaro ed ha dato la vittoria a Cota e al centrodestra. In Tribunale si potrà decidere se, ed è tutto da vedere, Giovine e la sua lista abbiano commesso irregolarità. Ma questo non compromette l´esito generale».
«È evidente che l´indagine della magistratura sulle firme raccolte da Giovine - dice invece il capogruppo Pd a Palazzo Lascaris Aldo Reschigna - affronta un punto nodale del nostro sistema elettorale, tanto che la conferma delle prime ipotesi di reato metterebbe in discussione la stessa validità delle Regionali di marzo. Naturalmente le conclusioni si traggono solo a procedimento giudiziario terminato. Ma una indagine di questa portata non dovrebbe trovare attenzione solo nella minoranza sconfitta alle elezioni, dovrebbe interessare tutti coloro che credono in una democrazia della rappresentanza e non in una democrazia del sotterfugio». «Se ha ancora un minimo di dignità, Michele Giovine si deve dimettere»: afferma Giulio Manfredi, del Comitato nazionale radicali italiani, che da tempo combatte contro l´esponente dei Pensionati per Cota: «Già cinque anni fa aveva falsificato le firme e continua. Ma il reato era stato depenalizzato. Adesso invece rischia il carcere».

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FIRME FALSE ELEZIONI REGIONALI/RADICALI: IL CASO GIOVINE DIMOSTRA CHE BATTERSI PER LA LEGALITA’ NON E’ SOLO GIUSTO MA CONVIENE. INVECE, OLTRE IL DANNO ANCHE LA BEFFA: NEL 2007 GIOVINE RAPPRESENTO’ IL PIEMONTE ALLA “FESTA DELLA LEGALITA’” DI DON CIOTTI, IN CALABRIA!

 
 
Alla notizia che il consigliere regionale Michele Giovine (37 anni, leader dei “Pensionati per Cota”) è indagato per firme false dalla Procura della Repubblica di Torino, Giulio Manfredi (Comitato nazionale Radicali Italiani) ha dichiarato:
 
Cinque anni fa Giovine era indagato dalla Procura per aver raccolto fra l’80 e il 90% di firme false per presentarsi alle elezioni regionali, allora come Lista Consumatori, sempre nello schieramento del centro-destra. Giovine aveva calcolato tutto: sapeva che, grazie a una leggina di Berlusconi del 2004, il reato di firme false era stato depenalizzato e, perciò, rischiava solo una multa che, alla fine, tirando per le lunghe il processo, non pagò neppure. Nessuno dei candidati o delle liste di allora (i radicali non si erano presentati ma denunciarono da subito il “caso Giovine”) fece ricorso al TAR contro Giovine e così questi divenne consigliere regionale e potè ricattare per cinque anni l’intero Consiglio con i suoi ostruzionismi, ottenendo in cambio di poter costituire un suo gruppo consiliare, con lauti finanziamenti annessi. Oltre il danno anche la beffa: il 20 e 21 marzo 2007, pochi giorni dopo la costituzione del suo gruppo, Michele Giovine andò in missione per conto del Consiglio Regionale alla festa “contro le mafie e per la legalità” dell’Associazione “Libera” di Don Ciotti”!
 
Se qualcuno si fosse battuto per la legalità allora, Giovine sarebbe stato destituito, non sarebbe stato arruolato nuovamente dal centro-destra e non sarebbe stato determinante, con la sua “nuova” lista, per la vittoria di Cota; battersi per la legalità, alla resa dei conti, conviene, oltre ad essere giusto.
Intanto, la Corte Costituzionale (con sentenza n. 394 dell’8 novembre 2006) ha dichiarato illegittima la legge del 2 marzo 2004 sui reati elettorali, nella parte in cui viene depenalizzata la falsità nelle sottoscrizione di firme per le liste elettorali. E’ per questo che ora Giovine rischia il carcere.
 
Se ha ancora un minimo di dignità, si dimetta.
 
 
Torino, 5 giugno 2010
 
 
Manfredi (348/5335305)
 
 
 
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"La Repubblica", SABATO, 05 GIUGNO 2010
Pagina III - Torino
 
Elezioni, Giovine indagato per firme false
Tar, tensione in aula sui ricorsi del centrosinistra: il presidente colto da malore
Il 29 marzo il partito dei Pensionati del consigliere sotto accusa ha raccolto 27 mila voti
 
SARAH MARTINENGHI
MARCO TRABUCCO
Michele Giovine, consigliere regionale nella lista dei Pensionati (che appoggiava il leghista Roberto Cota) è indagato dalla Procura della Repubblica di Torino per l´ipotesi di accusa di aver raccolto firme false per autenticare la sua lista nelle recenti elezioni regionali piemontesi. La notizia è trapelata ieri e getta nuova luce anche sui ricorsi che prima l´ex presidente Mercedes Bresso (che poi, dopo un accordo con Cota, ha annunciato di voler ritirare la sua firma), ma anche i Verdi e l´Udc e i Pensionati e Invalidi (che facevano invece parte del centrosinistra) avevano presentato al Tar chiedendo di annullare l´esito delle elezioni.
Il partito dei Pensionati di cui Giovine è il leader piemontese (e grazie al quale lo stesso è stato confermato consigliere regionale per la seconda legislatura consecutiva) ha infatti ottenuto il 28 e 29 marzo scorso, quasi 27 mila voti. Tre volte tanto la differenza (meno di 9 mila voti) che alla fine ha separato Roberto Cota da Mercedes Bresso e che ha segnato la vittoria del centrodestra.
L´indagine penale partita all´inizio di maggio, ha avuto già alcuni importanti riscontri: sarebbe infatti stata già affidata una perizia calligrafica per capire se, come i denuncianti sospettano, sia stato lo stesso Giovine ad apporre tutte o quasi le firme che autenticavano la lista. Un sospetto che sarebbe stato confermato anche dalle persone che chiamate a testimoniare avrebbero già in gran parte negato di essere state loro a mettere quelle firme.
È evidente che l´indagine penale, quando anche si arrivasse in tempi rapidi alla richiesta di rinvio a giudizio, avrà tempi molto lunghi e difficilmente potrebbe comportare di per sé l´annullamento delle elezioni.
Gli elementi acquisiti dalla Procura però potrebbero avere un notevole rilievo per la decisione che il Tar piemontese dovrà prendere il 1 luglio sui ricorsi amministrativi presentati da Bresso (che poi come si è detto ha poi ritirato la sua firma), Verdi e Udc oltre che da alcuni privati cittadini. Tre sono quei ricorsi: una riguarda appunto Giovine e la lista dei Pensionati, il secondo la lista Al Centro con Scanderebech il terzo quella dei Verdi Verdi.
Ieri si è tenuta la prima udienza del Tar conclusasi però sostanzialmente con un nulla di fatto. Udienza tesa, tesissima. Addirittura qualche ora dopo la sua conclusione il presidente del Tar del Piemonte, Franco Bianchi, è stato ricoverato d´urgenza alle Molinette per un sospetto infarto.
La tensione è nata dal fatto che Cota e il suo legale Luca Procacci avevano chiesto, in modo assolutamente irrituale, che il Tribunale amministrativo si pronunciasse subito nel merito, «Spero che i giudici decidano immediatamente - aveva detto Cota - perché è diritto dei piemontesi essere governati senza turbative di sorta. Non ho alcuna intenzione di farmi mettere sulla graticola e neanche di subire maneggi politici».
Ciò nonostante ieri il Tar si è limitato alla prevista udienza cautelare sulla richiesta di sospensiva dell´esito elettorale. Richiesta di sospensiva che nel frattempo era però stata ritirata dai legali di Udc, Verdi, Pensionati e Invalidi perché, come ha poi spiegato l´avvocato Enrico Piovano, i tempi dell´udienza di merito sono talmente vicini (il 1 luglio appunto) che non aveva senso chiedere la sospensiva della nomina dei consiglieri regionali. Procacci ha posto invece una questione preliminare di inammissibilità basata sul fatto che le liste contestate non sarebbero state impugnate nei tempi previsti dalla legge. «Non è vero, non conosce la giurisprudenza in merito» ha replicato Piovano. Su questo punto l´avvocato di Cota ha comunque chiesto una decisione del Tar entro oggi che il malore di Binachi renderà difficile.
L´udienza è stata movimentata anche dall´osservazione del legale di Cota che la firma di Bresso (che aveva annunciato di volerla ritirare in cambio dell´appoggio di Cota per la sua riconferma alla guida del Comitato delle Regioni della Ue) continuava a comparire in calce ai ricorsi. Ma i legali dell´ex presidente hanno poi spiegato che era una questione di tempi tecnici: dalla dichiarazione della volontà di ritirare il ricorso al ritiro effettivo, la procedura regolata dal Consiglio di Stato fissa infatti scadenze non accorciabili.

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"La Stampa", 04 Giugno 2010, pag. 20

Cota per ora si tiene le due poltrone

il caso

CARLO BERTINI
ROMA

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E dunque, non potendo sapere cosa decideranno i giudici amministrativi, il governatore e i suoi quattro colleghi hanno scritto una lettera a Maurizio Migliavacca, presidente della Giunta per le elezioni riunita ieri per dichiarare l’incompatibilità, chiedendo in buona sostanza un rinvio della pratica. E la Giunta si è spaccata in due, con i dodici esponenti di Pdl e Lega che hanno votato a favore e con i nove delle opposizioni Pd, Udc e Api (Idv ha perso il suo esponente dopo il passaggio di Pino Pisicchio con Rutelli) fermamente contrari. E quindi è stato rinviato tutto ad un comitato interno che entro il 18 giugno dovrà dare un parere. La motivazione addotta da Cota è riassumibile in un poche parole: oggi c’è il rischio di optare tra due cariche, una delle quali però è incerta, per via di un ricorso che potrebbe inficiarne la titolarità. Tradotto, gli conviene aspettare prima di fare un passo falso che potrebbe rivelarsi un azzardo: se l’ex capogruppo leghista alla Camera rinunciasse infatti al suo scranno a Montecitorio, nel caso di un esito favorevole alla Bresso, rischierebbe di perdere entrambe le cariche. ««Il rinvio della decisione sui cinque deputati eletti nei Consigli regionali è palesemente in contrasto con l’articolo 122 della Costituzione», tuona Donata Lenzi del Pd. «E’ la prima volta che si verifica una situazione di questo tipo, è una forzatura da parte della destra e non ci sarebbe neanche bisogno di un voto della Giunta, perché la Costituzione è chiara e va direttamente applicata».
Ma in questa vicenda i tempi sono cruciali. Proprio oggi il Tar del Piemonte deve decidere se il ricorso sia o no ammissibile. E se lo fosse, potrebbero passare anche sessanta giorni prima di avere un pronunciamento definitivo di merito. E i 30 giorni concessi a Mussolini e Carfagna per optare tra i due incarichi dopo che ieri la Giunta ha deliberato la loro «incompatibilità» non mettono dunque al riparo i loro colleghi. Le cinque posizioni pendenti saranno dunque esaminate dal “comitato per le incompatibilità” che dovrà verificare se il contenzioso legale sia in grado di inficiare il risultato delle elezioni. E cioè se per Cota, Rosso, Buonanno, Rixi e Biasotti l’obbligo di optare rischi di far perdere il seggio di deputato e poi anche quello di consigliere regionale qualora venissero successivamente annullate le elezioni amministrative. Il 18 giugno la palla tornerà alla Giunta che dovrà poi trasmettere le sue decisioni all’ aula.
In tutto ciò non va dimenticato che a doppio incarico corrisponde doppio stipendio. Ma Cota nella sua lettera alla Giunta specifica di aver chiesto alla Ragioneria regionale di rinunciare alla sua indennità e lo stesso vale per gli altri deputati piemontesi e liguri, mentre la Mussolini ha spiegato di aver devoluto in beneficenza ad una casa famiglia di Napoli il suo stipendio da consigliere regionale.

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La Repubblica
SABATO, 05 GIUGNO 2010
Pagina III - Torino

La polemica
Dai Radicali due esposti contro Cota e Buonanno

SARA STRIPPOLI

«Cota continua a non scegliere e per di più è recidivo», attaccano i radicali dell´Associazione Adelaide Aglietta «L´incompatibilità è una condizione in cui sembra trovarsi a suo agio, visto che quando nel 2005 era stato nominato sottosegretario si è subito dimesso da presidente del Consiglio regionale, ma dal ruolo di consigliere regionale non si è dimesso prima del marzo dello stesso anno». Ieri, Giulio Manfredi, Silvio Viale e Nathalie Pisano, assistiti dai due avvocati Antonio Polito e Alberto Ventrini, hanno annunciato due azioni popolari (ricorsi che possono presentare comuni cittadini) contro il governatore Roberto Cota e Gianluca Buonanno per il loro doppio ruolo (nel caso di Cota) e triplo ( nel caso di Buonanno che è consigliere regionale, deputato della Lega Nord e sindaco di Varallo Sesia). Per la comunicazione i radicali hanno scelto un doppio appuntamento: la conferenza stampa convocata a Torino è stata infatti duplicata anche a Novara, città natale del nel presidente. Oltre ad essere recidivo, incalza poi Silvio Viale «Cota ha dimostrato di parlare bene e razzolare male, finora molte chiacchiere, a cominciare dalla Ru486, e pochi fatti concreti».
La stessa azione popolare era stata adottata dai radicali nel 2004, quando l´accusa di incompatibilità pesava su Rolando Picchioni. Da quando sarà loro notificato il ricorso, Cota e Buonanno avranno dieci giorni per formulare un contro-ricorso o per eliminare le ragioni di incompatibilità e già la prossima settimana si saprà quale sarà la data entro la quale dovrebbero essere presentate le dimissioni dei due esponenti del Carroccio. Altri ricorsi verranno. Incompatibili sono anche Michele Marinello (Lega, sindaco di Domodossola), Massimiliano Motta (Pdl, assessore comunale di Castiglione torinese) e Claudio Sacchetto (Lega Nord, assessore alla provincia di Cuneo). Dalla sede dei radicali parte inoltre la proposta di un´anagrafe degli eletti, una scheda completa con compensi, votazioni «tutto quello che serve a rendere l´azione di consiglieri e amministratori il più trasparente possibile», dice Salvatore Grizzanti, tesoriere dell´Associazione Adelaide Aglietta.

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La Stampa ed. Novara

LA PROTESTA DEI RADICALI

“Cota deve scegliere: in Regione o a Roma”

Un’azione popolare, con ricorso presentato al Tribunale di Torino, per far dichiarare il novarese Roberto Cota, governatore del Piemonte, incompatibile nella carica di consigliere regionale essendo già capogruppo della Lega alla Camera. E’ stato presentato dai Radicali a norma dell’articolo 122 della Costituzione e della legge 154 del 1981, che mette in evidenza come tale incompatibilità deve cessare entro dieci giorni dal momento in cui si è venuta a creare.
«Calcolando che il primo consiglio regionale è del 3 maggio – hanno detto ieri Giulio Manfredi e Nathalie Pisano – i tempi sono scaduti. Quando a Cota verrà notificato il ricorso, avrà dieci giorni per formulare osservazioni o eliminare la doppia carica. Altrimenti decadrà da consigliere regionale e da presidente del Piemonte». Analogo ricorso è stato presentato contro Gianluca Bonanno, che è al tempo stesso parlamentare, consigliere regionale, sindaco di Varallo Sesia e vicesindaco di Borgosesia.
 

 

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La Stampa ed. Vercelli

RADICALI E ASSOCIAZIONE AGLIETTA

Al tribunale: «Troppe cariche per Cota e per Buonanno»

«Gianluca Buonanno ha troppe cariche». È questo il messaggio lanciato dai Radicali e dall’associazione «Adelaide Aglietta» attraverso due azioni popolari presentate al Tribunale di Torino per far decadere dalle loro cariche in Consiglio regionale Buonanno e il presidente Roberto Cota. «L’onorevole Buonanno - ha spiegato Giulio Manfredi del Comitato nazionale dei Radicali - è doppiamente incompatibile: deputato Lega Nord, consigliere regionale e sindaco di Varallo».

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politica
04/06/2010 - polemica

Radicali presentano ricorsi contro Cota e Buonanno

 

Il governatore del Piemonte Roberto Cota

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Azione popolare per incompatibilità dei doppi incarichi.

Cota: Bresso non ha ritirato il ricorso. L'avvocato: solo questione di tempi tecnici

 
torino

Due «azioni popolari» (ricorsi di cittadini) sono state presentate ieri da esponenti piemontesi dei Radicali e dell’Associazione Adelaide Aglietta al Tribunale di Torino per «far decadere dalle loro cariche in Consiglio Regionale Roberto Cota e Gianluca Buonanno». L’iniziativa è stata presentata oggi nel corso di una conferenza stampa.
«Le cariche di membro di una delle due Camere, di presidente e di assessore di Giunta provinciale, di sindaco e di assessore dei Comuni compresi nel territorio della regione - ha spiegato Giulio Manfredi del Comitato nazionale Radicali Italiani - sono incompatibili con la carica di consigliere regionale.

Roberto Cota è incompatibile essendo sia capogruppo della Lega Nord alla Camera sia presidente della Regione Piemonte. Gianluca Buonanno è doppiamente incompatibile: deputato Lega Nord, consigliere regionale e sindaco di Varallo Sesia, in provincia di Vercelli». Da quando sarà loro notificato il ricorso, Cota e Buonanno avranno dieci giorni di tempo per formulare osservazioni o per eliminare le cause di incompatibilità.

Secondo Silvio Viale, presidente dell'Associazione Aglietta «Esistono sicuramente nelle altre regioni situazioni di incompatibilità simili a quelle da noi rilevate in Piemonte. Ci appelliamo ai Radicali delle altre regioni, ma anche a tutti i cittadini, perchè utilizzino il nostro know how politico-giuridico per promuovere azioni popolari nei loro territori».

Intanto, il presidente della Regione Piemonte, in merito all’udienza cautelare di oggi al Tar del Piemonte, ha annotato:  «I miei avvocati mi hanno comunicato che la Bresso non avrebbe ritirato il ricorso: può essere che ci sia un problema di tempi tecnici, altrimenti sarebbe una cosa che si commenta da sola. Altro non devo aggiungere».
La replica arriva immediata per bocca dell'avvocato Sabrina Molinar Min: «Il ritiro della firma di Mercedes Bresso dal ricorso è una volontà già espressa, iter che per motivi tecnici è in via di perfezionamento».
«Dal punto di vista processuale - conclude l’avvocato - il ritiro della firma della Bresso dal ricorso non influenza in alcun modo la sopravvivenza del giudizio stesso, in quanto esistono altre parti in causa».